La Festa della Fondazione

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    Fine dei Giochi







    Raizen accolse il ritorno di un rinsavito Deveroux con un sospiro di sollievo, non potendo che essere soddisfatto delle decisioni che aveva preso.

    Come preferisci Deveroux, non ho problemi ad assecondarti, ma se ti è possibile cerca di non portarmi rancore da prima della cancellazione.
    Io ho un ruolo al mondo, e seppure i miei modi possano risultare grezzi, credi a me, non nascondono mai malvagità.
    Come vedi sei intatto ora e lo saresti stato pure dopo, per quanto vale ti chiedo scusa, ma sappi che vestire il mio ruolo comporta decisioni, e devo sempre assicurarmi che non possano trasformarsi in errori.
    Volevo tutelare te e me, semplicemente, e tieni a mente che io posseggo molte più informazioni di quante tu possa immaginare.


    Abbozzò un sorriso stiracchiato.

    E, più di tutto, non provocare MAI, MAI una persona in quel modo.
    Potevi sparire, ed in questa folla nessuno avrebbe visto, o ricordato.
    Per vincere non bastano solo i muscoli, ci vuole anche il cervello e in questi minuti hai proprio dato l’impressione di averlo dimenticato parecchio lontano.


    Si fece di lato per far intervenire Shizuka e procedere alla cancellazione dei ricordi.


    Edited by F e n i x - 28/9/2015, 12:01
     
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    L'avventura finale dei due Kurogane





    I due Kurogane si stavano dirigendo verso l'entrata in modo da cambiare le cospicue vincite di Asuma al gioco delle tre carte in biglietti della lotteria, quando a Shinichi venne un'idea:

    Ehi! Che ne diresti di provare col gioco dei dadi? Meika aveva detto che si vinceva facilmente e dopotutto di gettoni ne hai a bizzeffe!

    Si, in effetti potrei provare. Che ne diresti di quello stand la?

    Perché no... c'è un po' di fila ma tanto non abbiamo fretta.

    I due sunesi si fermarono quindi ad osservare il gioco dei dadi, ed il singolare personaggio che gestiva la bancarella


    jpg

    Di un po' Shinichi...

    Si, dimmi Asuma. Che c'è?

    Ma questa... non è mica la festa dell'accademia?

    Si, l'anniversario della fondazione se non ricordo male. Perché?

    Mi spieghi allora che cazzo ci fa uno di Kumo li a giocare a dadi?

    Pffff

    Soltanto l'incredibile forza di volontà di Shinichi gli impedì di emettere una gigantesca risata e di fare una ancora più grossa figura di merda.

    Poco dopo Asuma si avvicinò al tavolo e mise i piedi su una strana pedana che si trovava li a terra.

    Bene, ed ora giochiamo alla scossa col nostro concorrente....

    Asuma Kurogane. Ma... non dovremmo giocare a dadi? Che è sta scossa?

    Ragazzo mio, certo che si gioca a dadi ma con un po' più di brio! Se vinci non succede nulla ma se perdi riceverai una scossa!

    Mi pare una stronzata ma ok. Io lancio!

    I dadi rotolarono ed Asuma totalizzò un 13!

    Non male. Vediamo un po' se riesci ad evitare la scossa...

    Il conduttore lanciò i suoi tre dadi...

    Scossaaaaa? Ahi Ahi Ahi!

    Una scossa elettrica di bassa intensità colpì il Kurogane. Nulla di grave, solo un leggero fastidio.

    Ehi Asuma, tutto bene?

    Si, si... nulla di grave. Riproviamo!

    Asuma lanciò nuovamente i dadi... e totalizzò solo un 9!

    Scossaaaaa? Ahi Ahi Ahi!

    Il banco l'aveva battuto di nuovo.

    Devi ripeterlo ogni volta?

    Eh certo! Se no dove starebbe il divertimento?

    Vabbé... di nuovo!

    Di nuovo 13...

    Speriamo ti porti più fortuna.

    Questa volta tutto il piccolo pubblico (alcuni fan di Asuma che lo avevano seguito dalla bancarella delle tre carte) urlò a squarcia gola:

    SCOSSAAAAAAAAAAA? VA BENE!

    Attese una scossa che non giunse Asuma Kurogane

    Ehi, ho vinto! Andiamo di nuovo!

    Un'altro lancio e...

    Scossaaaaaaa? Ahi Ahi Ahi!

    E persi altri 100 gettoni...

    Scossaaaaaaa? Ahi Ahi Ahi!

    E perso un altro lancio...

    Certo che stavolta sei proprio sfigato cugino

    Taci, vedrai che mi rifarò: un altro giro!

    Scossaaaaaaa? Ahi Ahi Ahi!

    Ancora!

    Scossaaaaaaa? Niente...

    Come niente?

    Eh, abbiamo pareggiato. Quindi niente. Vuoi provare di nuovo?

    No, no va. Ho preso abbastanza scosse per oggi.

    Se vuoi abbiamo anche altri giochi... la ghigliottina...

    No, no grazie. Direi che ho chiuso con i giochi per oggi.

    Su andiamo a cambiare questi gettoni e poi all'estrazione.
     
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    " Bene, vedo che hai imparato a parlare con cognizione di causa. Quello che dici è vero, le conoscenze sono una componente importante nel nostro lavoro. E' altresì importante che tu rimanga inosservato, devi essere un attento uditore ma del tutto invisibie agli occhi del mondo. E bada bene, questa è una situazione che la tua debolezza favrisce fortemente...sarà importante che tu continui ad celare il tuo lato da spia nel tempo, anche quando diventerai più forte. E' questa la vera sfida."

    Quindi si avvicinò ancor più al ragazzo, costringendolo con el spalle al muro, come farebbe una coppia di giovani amanti. Arrivò a sfiorargli il collo con le labbra per poter sussurrargli all'orecchio con una flebile voce:

    " Ho detto al boss che secondo me stiamo puntando troppo su di te. Vedi di farmi ricredere e porta a complimento i compiti che ti sono stati assegnati in fretta e con efficacia. Sarai anche il cocco del capo ma agli occhi di noi altri sei vulnerabile e fragile. Se venissi a scoprire che stai lasciando tracce dietro di te e che qualcuno ti sta controspiando non sarà certo la reazione di Suna a doverti preoccupare. Intesi? "

    Gli diede quindi un bacetto sul collo, stampando sul suo volto un'espressione al tempo stesso inquietante e sorridente. La ragazza aveva qualche anno in più ma era ancor più minuta e bassa di Ryoshi, quindi quella era una scenetta del tutto plausibile che avrebbe destato poche attenzioni.
    Si allontanò quindi dal sunese, scomparendo in poco tempo tra la folla...cosa le passasse realmente nella testa era del tutto impossibile da capire per il genin ma una cosa gli sarebbe apparsa chiara: ormai la posta in gioco era troppo alta, doveva assolutamente farcela. Non poteva ancora saperlo, ma aveva le spalle coperte al punto tale che persino la morte poteva diventare un problema superabile...al tempo stesso questo poteva significare che il fatto stesso di morire non avrebbe potuto "salvarlo" da un destino molto più spiacevole qualora avesse deluso le aspettative del boss.

    Chiuso quel siparietto, Soifon sarebbe tornata da Matsumoto che sembrava aver avuto non troppa fortuna con il suo banchetto dei baci.

    " Che dici, chiudiamo baracche e burattini e aspettiamo l'estrazione sperando che gli altri abbiano avuto maggior successo? "

    " Si è meglio, ho solo le labbra secche e ho finito un rossetto intero! Uff "

    " Comunque, mi spieghi come diavolo fai a conoscere l'Hokage?! "

    " E' un alunga storia. Che peccato, per un attimo ci ho quasi sperato..."

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    La Festa della Fondazione

    L'Uomo senza Vergogna


    Le varie storie che si erano incrociate quella notte continuavano ad andare avanti.
    Tutte dinanzi ai miei poveri occhi, bistrattati, che continuavano ad osservare capendo ben poco di quello che stava accadendo. Le cose essenziali gli erano state spiegate, ma quelle azioni avevo origini molto più antiche di quello che pensavo. Tradimenti, morti, attentati, personaggi dai nomi improbabili e chi più ne ha più ne metta. Almeno Itai era accanto a me.
    O forse no.
    L'unica figura con un minimo di confidenza con me in quello stretto vicolo, si stava allontanando con Deveraux. E così rimanemmo in tre.
    Akira, Shizuka e l'Hogake.
    Imbarazzante, non c'è che dire, anche per uno come me. Deglutii vistosamente, sforzandomi di sorridere ai due, e sperando che Itai si sbrigasse a dire quello che doveva dire. « Ehm... » La mia bocca si mosse da sola, quasi contro la mia volontà. Adesso avrei dovuto dire qualcosa, magari di intelligente, non potevo tirarmi indietro. « Bella festa, vero? » Intelligente, Akira, intelligente.

    Passarono alla fine pochi minuti, che però parvero essere un'eternità, quando Itai risbucò da una stradina insieme al ninja di Oto, questa volta con indole ben più calma di come aveva lasciato quella stessa strada solo pochi minuti prima. Acconsentì di farsi cancellare dei ricordi, ma con delle eccezioni. Non riuscii ben a capire, ancora una volta, tutta la storia di cui avevo già sentito, probabilmente perché ero sempre una persona poco informata sui fatti. « Per me ha tutto molto poco senso, ma comunque comandi te... Immagino sia scontata una frase del tipo "tu non ha visto niente", giusto? » Chiesi, giusto per sicurezza e conferma, ad Itai.
    Adesso ci sarebbe stata l'estrazione.

    [...]

    Meika si contené in risposta alla mia battuta.
    Per due, forse tre secondi, poi scoppiò in una fragorosa risata. Incominciai a ridere anche perché si sa, chi ride in compagnia ride due volte. O forse questo era un altro detto riferito a qualcos'altro, fatto sta che ero veramente senza vergogna! « La vita è troppo breve e troppo intensa per vergognarsi per così poco! » Esclamai alla fine, quando anche Meika si stava riprendendo dalla mia splendida battuta sul ragazzo cieco ed il bastone in palio. « Forza, andiamo a vedere. Non sia mai che tu vinca veramente quel bastone, sarà la tua maledizione! » Quindi, con di nuovo Meika sottobraccio, procedemmo in direzione della piazza principale.
    Sempre che il destino non sia ancora in agguato...

     
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    La mia risposta mi aveva leggermente tirato fuori dai guai, anche se le parole della ragazza che accompagnarono i baci sul collo non furono certo tranquillizzanti. Nemmeno la morte mi avrebbe salvato dall'ira dei miei superiori. Speravo davvero di non dover scoprire il reale significato di questa frase, speravo davvero di poter riuscire a ripagare e completare le missioni. La ragazza sembrava essere un membro molto importate se aveva avuto la possibilità di esprimersi con il capo e gli altri riguardo il mio utilizzo. Capire le gerarchie all'interno dell'organizzazione non era semplice, ma d'altro canto non era faccenda che mi dovesse interessare, dovevo solo eseguire gli ordini.
    Dopo lo scambio di baci sul collo la ragazza si allontanò, ed io feci lo stesso andando però dall'altra parte del vicolo, all'interno del quale ero totalmente solo. Diedi uno sguardo anche sopra di me sui tetti e tutto attorno, non c'era nessuno. Mi trasformai velocemente, cambiando le mie sembianze in quelle di mio padre, indubbiamente non correvo il rischio di incontrarlo in quella festa.

    In questo modo potevo girare liberamente senza dover pensare a non farmi guardare. Girai per le strade cercando l'attrattiva principale, ovvero la piazza nella quale doveva esserci il gioco più interessante. Mentre camminavo passai accanto ad una coppia di ragazzi che sembrava intenzionata a farsi notare. Lui era molto alto e aveva un particolare ciuffo bianco in mezzo ad una chioma di capelli blu. Lei invece era dall'aspetto normale, senza tratti distintivi particolari, ma compensava ridendo in maniera quasi convulsa. Mentre gli passavo accanto notai uno scambio di battute cui non feci caso tirando avanti. Arrivai alla piazza centrale e mi fermai a prendere del cibo da una delle tante bancarelle ai lati della piazza, simili a quelle nella quale si poteva trovare Matsumono. Aspettai un po' guardandomi intorno alla ricerca di personaggi validi da osservare, ma c'era troppa gente e non feci tempo ad individuare nessuno di interessante. Decisi allora di partecipare anch'io al gioco della scalata, avvicinandomi al bancone per chiedere i dadi.


    Mi faccia vincere buon uomo.

    Dissi, modulando la voce esattamente come quella di mio padre.



    Non credevo nella fortuna, ma quel giorno ebbi prova effettiva di quanto si possa sculare negli occhi dell'uomo davanti a me, che impotente dovette assistere alla mia vincita. Fortunatamente ero trasformato ed avevo le sembianze di mio padre, che si sarebbe preso l'ondata di folla e complimenti di tutti coloro che mi stavano attorno. Io, una volta libero dalle manifestazioni di gioia e d'invidia attorno a me, sarei andato a comprare altri 4 bei bigliettini per l'estrazione.




    Edited by lNearl - 26/9/2015, 19:30
     
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    Tutto si era risolto velocemente, facendo tornare la situazione alla tranquillità. Fortunatamente, la ragazza e il suo amico si erano accorti dell'errore e si erano scusati, per poi andarsene poco dopo. La giovane sembrava parecchio imbarazzata, cose che non poté che compiacere Haruki. Evidentemente si vergognava della sua maleducazione e se ne era pentita. Il monaco rosso aveva accettato le loro scuse e li aveva salutati educatamente quando si erano allontanati. Forse non proprio tutti i ninja avevano dimenticato le buone maniere. Bisognava che li si aiutasse a ricordare, ma esisteva una speranza di ristabilire il rigore e il rispetto di un tempo. Abbandonando quei pensieri, il Miyazawa ritornò a concentrarsi sulla festa. Il ragazzo che avevano aiutato a liberarsi dall'enorme panda si era presentato. Il suo nome era Ryun, mentre l'altro si chiamava Izumo. Haruki lo imitò, piegandosi in un lieve inchino. Il mio nome è Haruki Miwayaza, piacere di conoscervi. Nonostante avesse difronte un ragazzo come lui, il monaco rosso scelse un approccio piuttosto formale, esattamente come era solito fare. Sfortunatamente, anche un contesto tanto allegro e informale non poteva cancellare certe abitudini così ben radicate nel suo carattere. Il suo attendente, invece, rispose con un ampio sorriso, per poi pronunciare il proprio nome. Ciao! Io mi chiamo Shirai! Sono un novizio del Tempio della Fiamma! Poi, Kizaru continuò con alcune domande. Voi perché siete venuti alla festa? Siete dei ninja? Il ragazzino avrebbe atteso la risposta, per poi tornare a concentrarsi sulla bancarella dove era possibile giocare a dadi. Fece un partita, puntando 100 gettoni. Quella volta la fortuna sembrava averlo abbandonato. La somma dei numeri che aveva ottenuto era inferiore a quella del banco. Senza farsi scoraggiare, decise di continuare a giocare, così da riuscire a vincere abbastanza gettoni per un'altro biglietto della lotteria. La cattiva sorte lo perseguitò per un'altra giocata, ma ma le due successive si rivelarono vincenti, portandolo alla somma che desiderava. Shirai esultò con un urlo di gioia. Poi, con un sorriso sornione stampato in volto, si rivolse al Miyazawa e agli altri due ragazzi. Vi va di andare a cambiare i gettoni? Il monaco rosso decise di accontentarlo e la stessa fecero i loro nuovi amici. Il banco che permetteva di convertire quelle monete in biglietti della lotteria si trovava poco distante da loro, quindi ci arrivarono in poco più di due minuti di cammino. La cosa doveva essere stata un sollievo per Ryuu, visto che doveva caricarsi sulle spalle un peso non indifferente. Ottenuto ciò che desiderava, Shirai si sarebbe voltato verso Ryuu e con occhi dolci l'avrebbe supplicato. Adesso vorresti portarmi alla bancarella dove hai vinto quel panda?



     
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    La Festa della Fondazione

    Il lato nascosto di Lady Ayame




    Ayame non si poté ritenere contenta di quando suo marito fu costretto ad allontanarsi da un giovane Shinobi. Aveva sperato che quella sera fosse di solo divertimento, invece il suo ruolo pareva inseguirlo ovunque. Tuttavia decise di non fiatare, così come di non fargli pesare più del necessario il tempo che non stava passando con la sua famiglia. Sapeva fin troppo bene quanto lui cercasse di conciliare i suoi impegni di padre e marito con quelli di Mizukage. Così si limitò a sospirare e ad avvicinarsi a Yogan, dopo aver rispettosamente salutato i Kobayashi. Jukyu e Nana stavano mettendo una certa pressione sulla terribile dragonessa che però, avendole viste praticamente crescere sin da quando ancora non camminavano, era affezionata a loro più di quanto lei stessa non fosse disposta ad ammettere.
    Yogan, tutto bene? Domandò Ayame alla ragazzina. Oh, sì. Vero truppa?
    Jukyu stava mangiando molto contenta un enorme zucchero filato, mentre Nana attentava un dango. Yogan invece sgranocchiava distrattamente della carne secca, tenendo per mano entrambe le bambine. Oh sì mamma! Disse. Ayame sorrise ed accarezzò i capelli della figlia.


    Sì udì un gran trambusto. Yogan arretrò con le due bambine appena: un negoziante sembrava essere davvero infuriato con la coppia che poco prima aveva messo a soqquadro la festa. Ayame si avvicinò, incuriosita e vide l'uomo che iniziava a scaldarsi troppo con una bambina poco più grande di Jukyu e Nana ed un uomo poco meno intelligente di loro. Così fece un passo in avanti, sospirando.



    Oddio, non esageri, non vede che c'è una bambina? Ayame si tarttenne dal dire "un uomo dalla mente semplice" ... Ed un uomo senz'altro innocente?
    Ma mi hanno svaligiato tutto! Ho perso almeno tremila ryo stasera! Mia moglie mi uccide! Lo capisco lo capisco... Dunque allungò alcune bancone all'uomo che le prese. Si sentiva fortunata che ora suo marito guadagnasse qualcosa in più: da quando era rimasta incinta aveva lasciato del tutto la carriera come Kunoichi e badare a Jukyu e Nana le aveva impedito di riprendere a farlo. Oh... È una festa, non c'è bisogno di rovinarla così! Disse Ayame con un sorriso dolce sul viso.


    Quattromila Ryo appena "regalati". In palio ce n'erano cinquemila! Ayame allora si voltò verso il duo. Questa cosa non succederà sempre, non dovete prendere ciò che non è vostro senza pagare o senza chiedere. Dai, ora non è successo nulla. Bambina, ci sono i tuoi genitori? Sei qui da sola? Domandò allora Ayame. Si poteva lasciare una bambina così piccola vagare con un tonto? Adesso però devo recuperare i soldi... Yare yare... credo proprio che andrò a concedermi una sana giocata per vedere se vinco un altro biglietto! Posso stare tranquilla che non combinerete altri disastri?





    Ayame Shinretsu era una donna adorabile. Ma aveva un problema col gioco. Non molti conoscevano questa sua passione segreta, ma quella era l'occasione perfetta per lasciarsi andare. Non aveva paura di perdere! I gettoni, del resto, erano un omaggio per far divertire la gente. Così si diresse vergo il banco della scalata e lì si sedette, con un sorriso smagliante. Sentiva già l'adrenalina crescere.




    Vogliamo iniziare? E ne uscì vincitrice. Con zero gettoni ed un biglietto in più.



    Le giocate di Ayame sono valide per Itai. Itai non ha più gettoni da usare :wosd:
     
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    ::: Il Duo combinaguai :::

    A salvare le situazione fu una giovane ed attraente donna che Yachiru riconobbe subuto come la moglie del Mizukage. Che lo avesse fatto a posta perchè sapeva di averla nelle vicinanze? Se così era stato quello scricciolo era davvero un diavoletto perchè aveva sfruttato Ashiro come gigante tontolone per creare tutto quel baccano e cercare di catturare l'attenzione della compassionevole mamma.

    " Io...io non ho una mamma. Ho solo questo cagnolone a farmi compagnia..."

    Aveva gli occhi lucidi e aveva l'espressione tipica dei bambini che sapevano di aver fatto qualcosa di sbagliato ma non capivano perchè nessuno gli comprendesse. Proprio in quel momento delle farfalle catturarono l'atttenzione di Ashiro che, posando maldestramente la ragazzina a terra, si allontanò senza nemmeno salutare l'onorevole presenza femminile (in realtà Yachiru gli aveva fatto segno dietro la schiena di andarsi a fare un giro). Quindi la piccolina dai capelli rosa ci accucciò a terra, rannicchiata sul suo esile corpicino con lo sguardo fisso nel vuoto.

    jpg

    " Ecco, ora sono davvero sola. Posso stare un po con te? "

    La difesa assoluta delle bambine e dell'indifesa donna, ci perchè solo così si poteva definire un essere in grado di fermare Ashiro con tanta facilità, aveva in braccio una delle due figliolette dormiente, mentre teneva per mano l'altra. Magari quello era il momento buono per scoprire qulcosa in più su Itai o magari...

    Qualora la donna avesse accettato, Yachiru le sarebbe stata appoccicata tutto il tempo alla gamba tentando di muovere l'istinto materno della donna e abbassare completamente la guardia (o almeno quegli insegnamenti basilari di "autodifesa" che il Jinkurichi le aveva sicuramente insegnato). Restava in silenzio con l'espressione quasi paonazza di chi prova gioia nello stringere una persona amata. Era solo una orfanella indifesa, troppo piccola per andare in giro per il mondo e cavarsela da sola...si certo, come no.

    "Fai tirare me! Fai tirare me! "

    Alla fine la donna aveva vinto diversi ryo e Yachiru aveva continuato a recitare la sua parte, palesando una gioia estrema per ogni vincita. Si era creato un bel baccano li attorno, dopotutto qullo era il banco più rischioso e remunerativo dell'intera festa, e quella era proprio ciò che voleva la giovane kunoichi. Di certo l'ignoto essere a guardia delle ragazizne non si era addentratao nella calca rischiando di far spaventare le bambine o farle vedere il vizietto del gioco della mamma.

    Intanto Ashiro stava prendendo posizione nella remota possibilità che...

     
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    La Festa dell'Accademia

    Estrazione!





    Ad un certo punto la musica si arrestò. Le danze finirono, i possenti tamburi si zittirono. Tutte le luci si attenuarono, tranne una, la luce che illuminava l'uomo del momento! Il Presentatore!
    Vestito di tutto punto, con una criniera bionda ed un paio di occhiali da sole, teneva il microfono in mano come solo un presentatore esperto sapeva fare. E se vi state chiedendo il perché degli occhiali dovete sapere che su di lui c'era così tanta luce che essi erano assolutamente necessari!




    BENVENUTI SIGNORI E SIGNORI

    ALLA

    GRANDE

    E
    STRA
    ZIO
    NE!



    Due belle donne trasportarono un enorme sfera con dentro un sacco di biglietti. L'uomo ci infilò una mano dentro, iniziando a rotearla vorticosamente. Bando alle ciance gente, posso sentire la vostra voglia di sapere chi vincerà il BASTONE DI SON WUKONG! Ma prima di tutto, partiamo dai terzi premi! In palio ci sono UN EQUIPAGGIAMENTO DI QUALSIASI TIPO CREATO DAI MIGLIORI MASTRI ACCADEMICI!!! urlò l'uomo concitato. ED A VINCERE SONO...

    Itai Nara - 2° Biglietto!
    Itai Nara!
    Ryoshi Okura - 5° Biglietto!


    Il boato della folla accompagnò le acclamazioni dei vincitori! Dunque il presentatore, bello carico, proseguì. BENE! Ed ora, chi vincerà UN MUCCHIO DI SOLDI??? Altre acclamazioni dalla folla e scene isteriche mentre l'uomo mescolava i biglietti, prendendone altri due!

    Haruki Miyazawa!
    Ryuu Mizukiyo!

    Infine le luci si attenuarono ed i Teiko a sorpresa iniziarono a suonare ad un ritmo incalzante... stava per succedere! L'estrazione finale!

    Ed ora... chi vincerà il BASTONE
    DI
    SON
    WU
    KONG!



    Questo pezzo di artigianato pregevole è stato pensato per essere una buona arma per tutti i ninja dal grado genin fino al jonin! Un bastone con la capacità di allungarsi, potrete sorprendere i vostri nemici in combattimento e progettare grandi scherzi con i vostri amici... ed il fortunato vincitore è....


    Deveroux Yotsuki!



     
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    ehm...da qualche parte

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    La festa della fondazione

    Alla ricerca della bancarella perduta


    Parlato Ryuu
    Pensato Ryuu
    Parlato Izumo
    Parlato Ayaka
    Parlato Kazuko

    Ryuu fu sorpreso e allo stesso tempo felice di scoprire che i 2 ragazzi che aveva appena conosciuto fossero dei monaci, capendo il motivo della naturale compostezza di Haruki e del loro curioso abbigliamento. Era la prima volta che sentiva parlare del tempio della fiamma, ma non era l’unico ad essere curioso di conoscere chi aveva di fronte, in quanto il piccolo Shirai gli fece la fatidica domanda alla quale non seppe resistere a rispondere con falsa modestia, tirando fuori dalla tasca destra il suo fedele coprifronte di Kiri e mostrandoglielo. Hai indovinato. Sono un ninja del villaggio della nebbia, ma non siamo qui in missione ufficiale. Ah, lui non è un ninja. Fa il lavapiatti. Disse, indicando il suo amico. Perché ci tieni a sbattermelo in faccia come se fosse una colpa? Un giorno sarò un grande cuoco, aprirò un ristorante e appenderò una tua foto all’esterno con la scritta “Io non posso entrare”. Come vuoi, tanto, per quando accadrà sarò così vecchio che potrò mangiare solo brodini senza sale. La chiacchierata sembrò non interessare a Shirai, che essendo un bambino, si rimise subito a giocare ai dadi, mentre i 3 ragazzi continuarono a parlare tra di loro conoscendosi meglio e riuscendo anche a vincere parecchi gettoni alla bancarella dei dadi, non contenendo il suo entusiasmo dalla gioia e mettendosi ad urlare stringendo tra le mani il suo premio. Subito dopo, andarono a ritirare il loro secondo biglietto, seguiti dai 2 giovani di Kiri con il loro peluche gigante sulle spalle, ed ottenendo così una possibilità in più di vincere un premio alla lotteria, a cui ormai mancava poco tempo prima dell’estrazione finale. Il bambino biondo chiese di nuovo a Ryuu se potesse accompagnarlo alla bancarella dove vinse il suo panda giocattolo, ma il fatto era che lui non aveva idea di come ritornarci, essendo stato trascinato via senza la possibilità di guardare la strada che percorsero. Mettersi alla ricerca di una singola bancarella in tutto quella confusione e quelle centinaia di bancarelle simili tra loro sarebbe stata una vera pazzia, rischiando di perdersi del tutto in quell’infinito labirinto di piccole stradine incredibilmente affollate di persone, quindi la scelta più saggia doveva essere per forza rinunciare in partenza. Ah, che diavolo, se ci sono arrivato una volta, ci posso arrivare di nuovo. Nessun problema, seguitemi.

    [...]


    Come parlare ad una melanzana. E fu così che cominciarono un lungo cammino tra i vari viottoli del villaggio accademico, facendosi strada tra la folla in cerca di quel dannato tiro a segno. Per fortuna la cecità di Haruki gli consentì di evitare di vedere il modo in cui i suoi 2 nuovi amici urtarono la gente con il pesante carico che avevano sulle spalle, finendo anche per venire inseguiti da un energumeno a cui avevano appena spinto a terra la fidanzata.

    [Poche decine di metri più lontano]


    Le 2 apprensive nonne di Ryuu continuavano a spiarlo (stavolta dal tetto di un chiosco di ramen) con il solito binocolo giocattolo che alternativamente si scambiavano per controllare la situazione, soprattutto in quel momento. Ma come fa ad essere così idiota? Non guardare me, ha preso dal tuo ramo della famiglia. No, è dal ramo della famiglia di quella cariatide che sta marcendo a casa in questo momento. Stupido vecchio arteriosclerotico. Qui urge una soluzione, se non vogliamo che finisca di nuovo nei guai. Pensi a quello che penso io? Si: togliamolo di mezzo!
    Le 2 apparenti adorabili vecchiette rispolverarono tutte le loro arti ninja, mettendosi all’opera per attuare il loro diabolico ma geniale piano per risolvere la situazione e nel giro di pochi istanti si portarono a una decina di metri di distanza davanti all’allegra combriccola, anticipandoli sul tempo e perfettamente occultate tra la folla, pronte a colpire. Nonna Ayaka aveva estratto dalla borsetta uno dei suoi sottilissimi e letali spiedi, mentre nonna Kazuko era pronta dall’altra parte della strada ad effettuare il suo ninjutsu. Nell’istante in cui Ryuu, che stava davanti al gruppo, si trovò a pochi passi di distanza da loro, Ayaka iniettò nello spiedo che stringeva in mano parte del suo chakra e lo lanciò dritto verso il collo di Ryuu con una rapidità tale che sarebbe crollato sotto l’effetto del suo speciale genjutsu senza nemmeno rendersene conto, ma prima che quest’ultimo potesse cadere a terra completamente afflosciato, Kazuko prese all’istante le sue sembianze, per poi gettarsi su di lui e spingerlo dall’altra parte della strada con una rapidità incredibile, in modo che nessuno si potesse accorgere dello scambio.
    Il piano era perfettamente riuscito e mentre Ayaka prese con sé il corpo incosciente di suo nipote, Kazuko condusse il gruppetto di amici (con metà del panda sulle spalle) verso la bancarella in cui era cominciato tutto quel gran casino che l’aveva portato a quella bizzarra situazione, avendo un senso dell’orientamento molto più sviluppato del giovane genin. Finalmente il viaggio arrivò al termine in pochi minuti e le 2 nonne ripeterono lo scambio, rimettendo al suo posto lo sfortunato ragazzo che si stava appena riprendendo dal genjutsu che Ayaka aveva appena rilasciato.
    Ryuu si guardò intorno un po’ disorientato e poi sbalordito, non rendendosi conto di come fosse riuscito a condurre alla tanto agognata meta i suoi amici, senza rendersi neanche conto che l'estrazione era appena cominciata. Ehmm…come ci siamo arrivati?


    Edited by Yusnaan - 28/9/2015, 18:24
     
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    THE END

    Life's like a movie, write your own ending. Keep believing, keep pretending.




    «Io non sono una Uchiha.»



    Quelle parole le uscirono di bocca come uno sputo di bile alla quinta volta che il nome di quella dinastia veniva affiancato alla sua persona.
    Ancora ferma al suolo, stupidamente inginocchiata e con le mani protese a mezz'aria, la ragazza fissava in basso, lottando contro una rigidità che sentiva progressivamente prendere dominio di lei.
    In fondo al suo sé, in quella parte dell'animo in cui la luce del Sole non riesce a battere, che rimane nell'oscurità di una condizione predestinata e forse persino voluta, mantenuta nel ricordo di chissà quale punizione, qualcosa rise.
    Rise di gusto. E di scherno.
    «Io non sono una Uchiha.» Ripeté la Chunin, e la sua voce, adesso, tremava. «Non osare...» Sibilò in un sussurro serpeggiante, mentre alzava gli occhi in quelli dello Yotsuki. Il suo volto, bello ed elegante come quello di una bambola d'altri tempi, sembrava improvvisamente esser precipitato in una condizione di rifiuto tale da snaturare la sua espressione, data in pasto ad una maschera di rabbia priva di freni e controllo. «...paragonarmi a quella persona.»
    E fu allora che quel volto ridente si frappose al suo.
    Le tre tomoe socchiuse, affogate nella goduria della distruzione e della morte, si posero sopra le sue di un verde adesso scuro come la notte.
    In un istante, l'espressione affamata e dilaniante di chi l'aveva sporcata e annientata, rubandole quella spensieratezza di vivere di un tempo, si sostituì a lei...
    ...e lei, rendendosene conto, si trattenne. Esitò.
    D'improvviso tacque, abbassando lo sguardo, stringendo i denti, chiudendo gli occhi.
    “Calma” diceva a se stessa, cercando di inspirare in modo impercettibile. Era sotto lo sguardo di tutti. La guardavano. La giudicavano. Non avrebbe permesso che... “Come acqua che scorre, vento che fugge e fuoco che arde, impetuoso, potente, ma mai fuori controllo, mai senza freno.”

    Inspirò. Impose la fermezza.
    Non era più un animale senza direzione. Obbediva adesso, anche se solo a se stessa.

    «Non ti ho ingannato.» Mormorò dopo una manciata di secondi, e adesso, incredibilmente, la sua voce era tornata impostata. In un solo battito di ciglia la sua espressione era cambiata, cresciuta, sfumata e ricreata: della maschera di odio divorante e ruggente, di quel bagliore che per un solo brevissimo, incalzante secondo, aveva illuminato le sue iridi e che parlava chiaro circa ciò che realmente voleva, non c'era più traccia. Distrutta e rimodellata in modo nuovo e pulito. «Estrarre ricordi è un processo che può distruggere la mente, soprattutto se quel frammento di memoria è traumatico come quello che hai fatto vedere a noi. Radicato. E profondo.» Disse Shizuka Kobayashi, nascondendo le mani in grembo, strette le une alle altre in una geometria di dita lunghe e affusolate. «Perdendo la “base del ricordo”, il trovarti qui e ora avrebbe avuto una ripercussione forte su di te. Esattamente come ora ti senti smarrito, ferito e arrabbiato, quando imparerai a non trovare il ricordo di ciò che è stato, la tua condizione peggiorerà. Ecco perché volevo rimuovere questo incontro.» Ed in parte ciò che diceva era vero. «Mi hai dato il tuo permesso a gestire la tua mente. Non prendo mai ciò che va oltre quello che mi è stato permesso.» Affermò, guardando lo Yotsuki con espressione solida. Non vacillava. Era la verità ciò che diceva, di questo nessuno avrebbe dubitato. Come poter credere il contrario, del resto? Era così sicura di sè. «Trovo stancante che tu dubiti di me fino a questo punto, Deveraux. Se avessi voluto, nell'attimo in cui ti sei concesso a me, avrei potuto distruggerti la mente. E sono ancora in tempo a farlo.» Fece presente, sorridendo educatamente. «Mi sembrava di aver capito che fossimo alleati, oppure sto sbagliando?» E così dicendo, fece spallucce. Lisciando il pregiato broccato del suo kimono, la Principessa dei Kobayashi si riportò in eretta postura. «Credi di essere davvero così cattivo e pericoloso, oppure, non so, arrabbiato...?» Sussurrò... a quel punto, però, con il volto ancora inclinato verso il suo obi e la lunga cascata di capelli castani a coprirle i lineamenti, la ragazza alzò gli occhi in quelli del suo interlocutore, e sorrise. Se quel ghigno poteva chiamarsi realmente sorriso, ovviamente. «...Al mondo esistono persone molto più cattive di te, non sempre saremo tutti qui a tollerare il tuo comportamento. Impara a soppesare cosa ti esce di bocca, o presto ti verrà cucita da qualcuno.»

    Ma a quel punto tacque di fronte all'intervento di Itai. Non si oppose né disse niente quando il Mizukage portò via l'otese. Si limitò a rimanere in piedi, ferma, non degnando di uno sguardo né Raizen né Akira. Le sue mani, strette attorno al suo obi, ancora tremavano di rabbia.
    ...Perché l'avevano fermata?
    Volevano il suo parere? Per cosa?
    Era così evidente che quel ragazzino non fosse nient'altro che un burattino di un padrone sempre diverso, incapace di recidere i fili che lo tenevano sospeso a mezz'aria. Credevano davvero che avrebbe lasciato tutte quelle informazioni –le sue abilità, il coinvolgimento di Itai e Raizen, dei paesi che rappresentavano, Akira stesso, capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato– nella mente di un individuo che avrebbe potuto rivomitare tutto ai piedi di qualcuno pronto a giustificare il suo essere al mondo?
    Non avrebbe messo a repentaglio Konoha. Il suo Hokage. Se stessa e la sua famiglia.
    Lo avrebbe ucciso, piuttosto... del resto di lei nessuno conservava ricordo. Nessuno sapeva delle sue capacità e dei suoi obiettivi, e dunque lei non avrebbe concesso ad una creatura come quella di mettere a rischio tutto quello a cui aveva lavorato e ancora lavorava, minandola con chissà quale padrone senza volto. Privandola così di ciò che ancora la manteneva in equilibrio, ferma dalla parte giusta delle cose. Impedendole di cadere dall'altro lato della lama.

    Quando Deveraux Yotsuki e Itai Nara tornarono, non disse niente. Annuì, ascoltando la nuova decisione del volubile e stolto otese, e a quel punto sorrise.
    Il suo volto, la sua espressione, il suo timbro di voce: niente tradiva l'errore. Era bella, elegante e dolce come la prima volta in cui i loro sguardi si erano incrociati.
    «Molto bene.» Commentò, tagliando corto quel galateo che immaginava non dovesse più utilizzare. «Sappi che adesso ti farò svenire.» Spiegò, fissando l'otese negli occhi. «Il ricordo che sto andando a togliere è troppo fresco, troppo recente. Svegliarti senza più avere qualcosa di simile dentro di te potrebbe essere un trauma ben peggiore di quello che ti avrebbe aspettato se non avessi preso la decisione più giusta, tornando qui, ora.» Disse la ragazza. «Perciò adesso bloccherò l'afflusso di sangue della tua giugulare. Rimarrai svenuto per poco tempo, ma non ti preoccupare, non soffrirai, e al tuo risveglio non sarai né intontito né spaesato.» Lo rassicurò con gentilezza. «Ti pregherei dunque di sederti nuovamente.» E avrebbe aspettato che lo Shinobi le obbedisse prima di prepararsi. Stavolta non si inginocchiò al livello del suo interlocutore. Rimase in piedi.
    Shizuka Kobayashi non poteva cancellare i ricordi, quel tipo di potere era una benedizione riservata solo agli Dei e forse al Tempo... però poteva estrarli, e facendolo non ne rimaneva traccia nella mente di chi li aveva posseduti. Avrebbe fatto questo con l'interrogatorio, che avrebbe poi impresso in un rettangolo di carta stropicciato che teneva dentro la sua borsetta e che avrebbe bruciato con un piccolo soffio di fuoco dalla bocca appena terminata l'opera. Avrebbe raccolto persino la cenere, come se nemmeno di quella volesse lasciare traccia.
    Annuendo dunque all'otese, la ragazza si sarebbe avvicinata per bloccare l'afflusso di sangue al cervello di lui, inducendo così uno svenimento. Avrebbe ripreso il corpo del giovane Yotsuki prima che questo sbattesse al suolo, accompagnandolo sullo stesso con dolcezza e controllandone poi l'effettivo stato, assicurandosi che fosse svenuto davvero, solo a quel punto agendo su di lui con la sua abilità, eliminò tutta la scena appena svoltasi: dal momento in cui il giovane bianco arrivava in quel vicolo con Itai, fino a quel preciso istante.
    «La versione dei fatti che dovrete riportare è questa.» Disse la ragazza quando ebbe finito e si fu rialzata. Ai suoi piedi il corpo di Deveraux Yotsuki ancora giaceva privo di sensi. Spiegò rapidamente che, essendo stata fermata da Raizen non aveva potuto estrarre il ricordo del Ferro, ma giacché era stata interrotta quando ormai il filo chakrico era stato quasi del tutto tolto, aveva visto le rimembranze per intero. Sapeva per filo e per segno ciò che sapeva anche il Lupo di Oto, ma non avrebbe potuto apporre quel sapere in nessuno dei presenti in quanto, agli effetti, il ricordo non le apparteneva e ancora risiedeva nella mente del suo proprietario. Aggiunse che aveva eliminato ogni aspetto di quell'interrogatorio, dal momento in cui Itai e l'altro erano arrivati lì, pertanto al momento del risveglio di quest'ultimo sia Raizen che Akira dovevano essere spariti e Itai stesso avrebbe dovuto giustificare lo svenimento, le macchie di sangue sul kimono, e recitare come se non ci fosse mai stato niente di quello che avevano appena vissuto, perché il rischio più grande in quel genere di casi era andare incontro ad un anacronismo mentale che, a lungo andare, avrebbe persino potuto portare la mente del poveretto a collassare. E questo nessuno lo voleva. Soprattutto lei, che trovava nel piccolo otese un ricco scrigno di interessi. «Ne consegue che io non vi ho mai seguito. Non mi avete chiamata, non avete usufruito delle mie capacità.» Puntualizzò educatamente la Principessa, sorridendo melliflua verso i presenti. «Quando si sveglierà non conserverà ricordo di questo episodio. Se farete come ho detto, avremo ottenuto tutti ciò che desideriamo.» E così dicendo si pulì educatamente le mani al kimono dell'otese a terra. «Qualora il vostro buonismo vi porti a fare qualche idiozia, tenete fuori dalla stessa me e il mio Clan.» Affermò, riportandosi in eretta postura. Girandosi si incamminò poi verso una delle vie di sbocco di quel vicolo. «Non si vincono le guerre con la fiducia e la dolcezza. E forse sarebbe il caso che qualcuno di voi capisse che non siamo più tanto al sicuro come prima.» Commentò, si sarebbe detto persino casualmente, poi però, dopo aver controllato l'uscita, assicurandosi che nessuno osservasse, aspettò che una mandata di chiassosi ragazzi in kimono, carichi di regali forse per le loro belle, passasse davanti allo sbocco. «Dunque con permesso.» E così dicendo, dopo un profondo inchino, si unì al flusso di gente, sparendo alla vista in un istante.

    Quando Deveraux Yotsuki si fosse svegliato, di quella circostanza e di Shizuka Kobayashi non avrebbe conservato il minimo ricordo. Sapeva di aver incontrato la famosa Principessa, che si era comportata con lui in modo assai maleducato di fronte a tutte quelle persone, ma niente più di questo. La versione ufficiale dei fatti sarebbe spettata ad Itai Nara e l'Erede dell'Airone sarebbe stata pronta a renderla propria.
    Lei, per tutta risposta, rilassò i muscoli delle spalle quando svoltò la quarta strada del Matsuri, ormai lontana abbastanza da poter liberamente sospirare.
    «Ci avete messo più tempo del previsto, il Capoclan è assai di mal umore per l'accaduto.»
    Ferma di fronte ad una bancarella di spille per Obi, Shizuka non si girò nemmeno, continuando a guardare la mercanzia.
    «Ci hai seguiti?» Si limitò a domandare, sorridendo nel chiedere al mercante del banco quanto costasse quell'inutile ninnolo di bronzo, con una pietra azzurra impura sulla punta.
    «No, mia Signora. Mi avete ordinato di non farlo.» Disse la donna che le si affiancò: i corti capelli a caschetto rossi come il fuoco scendevano a solleticare un volto ovale dai grandi occhi azzurri. «Ma non vi ho persa di vista nemmeno per un istante, se è questo che state domandando.» Aggiunse, come al solito in quel suo modo enigmatico e incomprensibile. Shizuka pagò il fermaglio, che accomodò nel suo obi per nascondere la mancanza della stola interna, e poi si girò. «E' sempre difficile farlo, eh?» Chiese Ritsuko Aoki, facendo strada alla sua signora. Girarono stradine e passarono davanti a bancarelle di diverso tipo e pregio.
    «...Cosa?» Domandò di rimando la Principessa, i cui lineamenti si ammorbidirono solo nel vedere in lontananza la figura di suo Padre e sua Madre fermi di fronte ad un banco di scommesse: il primo sembrava sconsolato, la seconda, però, profondamente divertita.
    «Niente...» Rispose dopo un istante di silenzio la Kumori, chiudendo gli occhi. Era testarda, orgogliosa e stupidamente fiera anche in quelle situazioni. Anche quando capiva che la strada che aveva scelto non era splendida come pretendeva che fosse, che sedere nei ricordi rubati delle persone, essere dimenticata, conoscere gli altri ancora e ancora, ancora una volta, era qualcosa che lentamente logorava. «...Niente, Principessa.»
    «SHIZUKA!» Ruggì improvvisamente Toshiro Kobayashi, zampettando da un piede all'altro nel vedere la figlia in lontananza, indicatale da Mamoru Aoki, al suo fianco, un passo dietro di lui. Come sempre. «DI BUON ORA, CREDEVO CHE RAIZEN TI AVESSE AGGREDITO O ALTRO!» La triste uscita fu subito seguita da una disgrazia, giacché di punto in bianco qualcosa lo colpì alla gamba, costringendolo ad inginocchiarsi fingendo di controllare il suo zori. Una lacrima cadde al suolo, nascosta nella sua nascita dai capelli ispidi del Capoclan.
    «Bentornata, Shizuka.» Si limitò a dire Heiko Uchiha, fissando la figlia di sbieco. La squadrò da capo a piedi, inarcando un sopracciglio. Non disse niente, ma parve riconoscere qualcosa. «Sembra che tuo padre desideri di nuovo perdere la nostra fortuna a questo banco, sii così gentile da fermarlo.» Ordinò aprendo il ventaglio di fronte al suo viso, scostandosi poi con flemma una ciocca di capelli corvini dal collo lungo e candido. Fece l'atto di voltarsi, per andarsene, ma mentre passava accanto alla figlia, esitò. «Pulisci la faccia. Nessuna traccia di ciò che fai. Mai.» Disse in un sussurro, sventolandosi poi subito dopo. «Sanae, per favore, ho bisogno di aria.» Accanto a lei una donna alta e con un kimono nero le scivolò al fianco, annuendo. «Anata, voglio danzare all'Obon, c'è possibilità che tu finisca di sperperare il nostro denaro e venga ad accompagnarmi, oppure desideravi tornare a casa a piedi?» Cinguettò con dolcezza la Matrona, inducendo per tutta risposta il Capoclan ad alzare il viso di scatto, terrorizzato.
    «...Pensi che tua madre mi farà davvero tornare a casa a piedi?» Sussurrò Toshiro Kobayashi avvicinandosi alla figlia a cui bisbigliò nell'orecchio mentre la moglie si allontanava verso le danze.
    «Decisamente.» Convenne Shizuka, socchiudendo gli occhi con dolcezza quando il padre le strinse una spalla amorevolmente. Anch'egli non diceva niente, ma pareva intuire. «Stavolta quanto hai perso, Otou-sama?»
    «Ma niente più che spiccioli, appena 2.540 Ryo, cosa vuoi che sia? E' tua madre che esagera sempre!»
    Brontolò il Capoclan come un bambino arrabbiato.
    «Ah, in effetti sono pochi davvero.» Disse stupita la Principessa. Era evidente che sia lei che il padre avessero dei seri problemi a concepire il denaro come una risorsa di pregio. «Lascia che provi io, allora. Per una volta posso giocare.» Commentò, guardando l'uomo del banco che sembrava assai lieto di quella decisione, come dimostrò strofinandosi le mani. Era un bancarello con un'insegna che recava il titolo “La scalata” e sembrava consistesse in più fasi consecutive di gioco. Non aveva mai fatto niente di simile, ma parve non esserne particolarmente interessata, e prese dalla sua borsetta di broccato i gettoni che le avevano dato all'entrata.
    Quando il signore le chiese se era pronta ad iniziare, lei annuì senza eccitazione. Suo padre, del resto, sembrava già elettrizzato per entrambi, benché parve rattristarsi quando la figlia si azzardò a puntare solo 200 gettoni. In verità la scelta era voluta dalla triste realtà per cui se il Clan Kobayashi era tanto fortunato nel mondo del commercio, altrettanto non lo era nel gioco. In effetti si stimava che ogni membro di quella Dinastia godesse di una sfortuna nelle scommesse tale da far temere il collasso dei tesori della famiglia in appena un pomeriggio di puntate. Questo era il motivo per cui nessun Kobayashi giocava mai. Su nulla.
    ...E il destino, non essendo certo mai bugiardo, si rivelò corretto anche quella volta: in appena qualche lancio, Shizuka perse tutto.
    «Forse è meglio smetterla.» Disse la Principessa dopo un lunghissimo silenzio.
    «Già. Forse è meglio.» Acconsentì con voce strozzata Toshiro Kobayashi, fissando le mani del commerciante che prendevano gioiose tutti i gettoni della figlia. Si girò a guardarla come se improvvisamente si fosse ricordato qualcosa di assolutamente strabiliante. «Tua madre ci taglierà la gola.» Esclamò senza fiato.
    «Temo di si.» Deglutì la ragazza. Era vero che i Kobayashi non erano fortunati al gioco, ma era altrettanto vero che ne apprezzavano il brivido come nessun altro. «Comprale qualcosa e quietala.»
    «Le comprerò la statua del Drago vicina al Tempio.»
    Rispose il Capoclan, annuendo gravemente. «Aveva detto che la trovava splendida.» Commentò girandosi e iniziando a camminare verso la piramide Obon in cui tutti danzavano al ritmo dei tamburi Taiko.
    «E' la statua di una divinità!» Sbottò Shizuka, allibita, affiancandosi al padre. «Non puoi comprare le divinità del Villaggio Accademico, Otou-sama!»
    «Allora le comprerò un banco di ninnoli.»
    Gemette l'uomo, fissando la figlia come se non fosse ben sicuro di cosa fare in quella circostanza.
    «Un ciondolo di cristallo e dei bei fiori penso che basteranno...» Sospirò la Principessa, scuotendo la testa.
    Accanto a lei il Signore dell'Airone scoppiò a ridere, allargò un braccio e cinse a sé con dolcezza la figlia, avvicinandosi a lei nel portarsi il dito indice di fronte alla bocca. I suoi occhi verdi smeraldo, così simili ai suoi, si socchiusero sornioni.
    «A tua madre piacciono gli eccessi, te lo posso garantire.» Commentò, ridacchiando. «Ti ho mai raccontato di quando, da giovani, qualche anno in più di te forse, lei si presentò alla Festa delle Anime vestita come una Yokai, con tanto di coda e pennacchi tra i capelli? Credo di non aver mai riso tanto come quella volta!»
    «No, non credo.»
    Rise a sua volta Shizuka, lasciandosi abbracciare dal padre. Socchiuse gli occhi nel sentire quel calore, e improvvisamente l'ansia, la tristezza e la rabbia che aveva provato poco prima, scemarono come fossero portati via dal vento.
    «E mai te lo racconterà.» Tuonò improvvisamente una voce alle loro spalle, prima che due mani candide e affusolate si stringessero attorno al collo del Capoclan. «Maledetto, io ero tornata a cercarti e tu sparli di tua moglie, non ti vergogni, filibustiere?!»
    «“Filibustiere”?»
    Fecero eco insieme Shizuka e Toshiro Kobayashi, la prima con voce stupita e il secondo con tono strozzato, scoppiando poi entrambi a ridere.
    «Ridete finché ne avete fiato.» Avvampò immediatamente Heiko Uchiha, fissando basita il marito e la figlia. «Penso che non ne avrete mentre tornerete a casa con mani e piedi legati, saltando!» Minacciò, furente...
    ...ma le sue parole si persero nelle risate degli altri due.
    Ormai in prossimità della danza collettiva, Toshiro Kobayashi afferrò i polsi della moglie e ridendo la trasse a sé con dolcezza, baciandole la punta del naso prima di buttarsi a volteggiare assolutamente senza senso dentro l'Obon, urtando gli altri danzatori e facendo levare esclamazioni di stupore e risate di gioia improvvisa. Come al solito dava spettacolo, e come al solito tutti ne rimanevano per qualche motivo incantati.
    Erano così, i Kobayashi. Non importava dove andassero: riuscivano sempre a conquistare la scena.
    «Non avete un accompagnatore, Ojou-sama?» Chiese Ritsuko Aoki, mortificata, avvicinandosi alla sua Signora. «Devo andare a...» Ma anche lei non finì la frase, perché Shizuka le prese le mani, mettendosi a ridere.
    «La mia migliore amica può bastare.» Commentò la Principessa dell'Airone. «Avevamo detto che stavamo insieme a questa Festa, no?»
    E così, mentre le due ragazze si univano all'obon, qualcosa improvvisamente prendeva fuoco (e dalle grida maschili si suppose essere un uomo maturo), e Mamoru e Sanae Aoki correvano a prendere secchi che, per qualche motivo, si riempirono quasi per magia di acqua, la Festa della Fondazione continuò.

    Si dice però che, per qualche strana ragione, Shizuka e Toshiro Kobayashi arrivarono a Konoha a piedi, all'alba del giorno dopo.
    Avevano le mani legate e una scritta a pennarello sulla fronte: "punizione divina".
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Festa della Fondazione

    Fine (?)






    Tutto andò per il verso giusto. Ma Shizuka disse qualcosa che, a mio parere, aveva dell'offensivo verso me. Non avevo idea se Raizen la pensasse allo stesso modo ma all'evidenza dei fatti Shizuka e Raizen erano quelli che avevano creato il caos con le loro azioni, io, quello che le aveva risolte. Ovviamente non avrei fatto accenno a nessuno dell'interrogatorio, sarebbe stato inutile parlarne, ma quando si confondeva il "buonismo" con l'idiozia ignorando i risultati ottenuti non ero contento. Superai Shizuka, richiamando Akira vicino a me con un gesto, prendendo tra le braccia il corpo inerme dello Yotsuki.
    Sono stato io a risolvere i casini che avete creato con le vostre azioni, e ad ottenere ciò che era necessario. Non osare parlarmi di buonismo, Shizuka Kobayashi. C'era veleno nella mia voce. Sono pur sempre un Kage. E tu una chunin. Sta al tuo posto e modera le parole. Aveva forse confuso la mia voglia di agire per via diplomatica con l'incapacità di prendere decisioni? Avevo creduto nelle mie capacità ed in Deveroux, ed anche se lo Yotsuki si fosse opposto c'erano diversi metodi che non prevedevano aggredire un alleato per ottenere ciò che era necessario. Alla fine dei giochi dovevo riconoscere a Deveroux il merito di aver portato informazioni vitali a Kiri: mi andava bene tutelare il villaggio cancellando l'interrogatorio, non mi andava bene farlo forzatamente senza nemmeno spiegare a Deveroux il perché fosse necessario. Il Chunin ci aveva messo del tuo.
    Ricreeremo la situazione iniziale, gli dirò perché è svenuto. Raizen, immagino di non doverti dire come e quando intervenire, hai già capito tutto. Lui per queste azioni di inganno era decisamente migliore di me. Ciò che dovevamo fare era basilare: spiegare a Deveroux il perché dello svenimento, e ricominciare con Raizen che tornava chiedendo di Hayate. Akira. Non parlare con nessuno di questo, con nessuno. Quando torneremo a Kiri ti darò migliori istruzioni. Adesso va via, va a divertirti, fa come se non fosse accaduto nulla. Quando tutti furono andati via rimisi Deveroux a terra, attendendo che si svegliasse. Quando fu del tutto sveglio mi ritrovò a guardarlo, con una espressione un po' stranita.
    Ehm... è imbarazzante, Deveroux. Mi grattai appena il capo. Hai presente il mio drago? Quello di quaranta metri? Ecco, devi sapere che lei si può trasformare in una ragazzetta, capelli rossa, un tappo. Il problema che anche se tappo, rimane tremendamente forte ma il suo corpo è quello di una adolescente. Comprese le crisi rabbiose. Era agitata visto che doveva badare alle mie figlie ed è parecchio infantile quando è così, ed anche troppo impulsiva. Ora... mi ha trovato mentre parlavamo, non l'hai vista, era alle tue spalle. Quando mi ha visto arrabbiato ha pensato che tu stessi facendo qualcosa e diciamo... ti ha messo K.O in un istante, non te ne sei manco accorto. Perdonala, si è spaventata, ultimamente è nervosa... Mi grattai la testa con fare dispiaicuto. Comunque, l'Hokage sta arrivando. Ti senti bene? Immagino sarai rintronato. Ti ho portato qui per farti riposare, ma stai bene, ti ho fatto rattoppare! Difatti stava bene, tutto sommato, magari stordito e con le idee confuse ma stava benissimo. Avanti, tra poco sarà tutto finito.





    Yogan non lasciava mai Ayame. Non poteva: l'aveva promesso ad Itai. Il suo compito era quello di badare alle bambine, ma dato che Itai non c'era automaticamente doveva pensare anche a lei. Ayame si era sempre lamentata di quella troppa attenzione, ma in realtà ne comprendeva anche il motivo: era la moglie di una delle massime cariche accademiche. Per colpire Itai potevano colpire lei, Jukyu o Nana. Inoltre Ayame non credeva che quella bambina fosse orfana. Nemmeno un po'. Era troppo ben vestita e con due figlie di cui occuparsi non poteva di certo pensare ai figli altrui. La bambina era tonta, come si poteva esserlo a quell'età e per quello che le aveva aiutate. Ma stava per cedere quando Yogan, semplicemente, non le mise due gelosissime bambine in braccio. Ayame rimaneva uno kunoichi, per cui, con la sua forza riuscì a sostenere tranquillamente il peso di Jukyu e Nana che abbracciarono possessivamente la loro madre. Siete gelose voi due? No!
    Torna dai tuoi genitori. Disse dopo un po', non sapendo più come fare per badare a tre bambine! Io devo andare, mi spiace. Purtroppo devo badare a loro. Basta che non mangiate più nulla dalle bancarelle senza pagare.
    Yogan, con le mani libere, avrebbe cercato allora di afferrare Yachiru da sotto le ascelle per posarla a terra se fosse stato necessario. Su dai! Anche Yogan aveva capito che Yachiru non era sola. Era troppo ben vestita: una bambina di quell'età non era così ben messa e Yogan aveva il cuore decisamente più duro di Ayame. Vai. Non essere rude, Yogan. Mi ha seccato. Borbottò la dragonessa, rimanendo vicino ad Ayame. Per poi, come ogni buona guardia del corpo, portarla via con una spintarella leggera. Forse nessuno immaginava che sotto le spoglie di quella ragazzina dolce si celasse un terrificante drago lungo quaranta metri, con in testa molte più preoccupazioni di quanto Ayame stessa non immaginasse. Itai sta tardando e questo non mi piace. Gli sarà successo qualc...
    No che non mi è successo niente! Itai era lì! No, in realtà non era lì. Era ancora a risolvere la faccenda di Deveroux. Quella era la Kagebunshin che aveva creato parecchio tempo prima per parlare con l'Hokage. Scusa se sono sparito, un po' di cose... vogliamo andare? Ayame mi guardò sottecchi per un istante. Dunque avvicinò la bocca ad un mio orecchio. Guarda che ho capito. Disse con un sussurro tagliente, dunque mi diede Jukyu che presi in braccio. Sospirai. Non riuscivo mai a prenderla in giro con le Kagebunshin.
    Andiamo dai! Cosa volevi fare? Lanciare due dadi, no? Altra carne! Ma sei mai sazia tu?




    Il vero me era con Deveroux, dopo che tutto era finito. Era passato del tempo, ed altro era trascorso da che Raizen fosse andato via. Avrei preso qualcosa da bere allo Yotsuki per aiutarlo a riprendersi. La musica tutto d'un tratto cessò e la voce del presentatore iniziò a spargersi nell'aria. Alla fine ci siamo persi tutto Stai bene ora? Gli chiesi. Però all'improvviso vennero chiamati i premi. Ayame Shinretsu! Ehi è mia moglie! Ha vinto! Itai Nara! ... Anche io ho vinto! Ahaha...
    E poi giunti al primo premio. Deveroux Yotsuki! Oh diavolo! Hai vinto. Mh... mantieniti forte, ti porto a prendere il premio! Presi Deveroux, stringendolo con un braccio, dunque iniziai una parziale trasformazione in Demone: nacquero solo quattro paia di ali che con un rapido movimento mi fecero spiccare il volo ad una velocità pazzesca [Velocità: 850].
    In un istante fummo sul palco. Ok, preparati! Scesi verso il basso, facendo sparire le ali a dieci metri dal suolo per poi atterrare con un tonfo sul legno, piantando i piedi ben a terra, sorprendendo il presentatore. Deveroux era con me. Feci un sorriso, allungai un braccio in avanti alzando l'indice ed il medio in segno di vittoria. ... Il Mizukage? E vi ho portato anche il vostro vincitore! ... Ah... Ed ecco a voi Deveroux! Portate il bastone! Una ragazza si affrettò sul palco, consegnando nelle mani di Deveroux una custodia di legno con una tracolla finemente decorata dentro la quale riposava il pregiato bastone di Son Wukong.
    Ancora un applauso il il fortunato vincitore!

    Mi defilai, raggiungendo Ayame. Lo sapevo! Scusa. Mia moglie mi colpì in testa con una mano messa di taglio. Il colpo mi fece abbassare il capo. Non riesci a staccare mai? Io voglio. Ma mi cercano. E TU IGNORALI! Vorrei che fosse facile... sospirai. La mia copia scomparve. Spaventata. Passai un braccio attorno alle spalle di Ayame, stringendola appena a me. Mi spiace non riuscire a stare quanto vorrei con voi. Lei sospirò appena. Io lo capisco, Itai. Ma Jukyu e Nana... Lo so. Il problema era che gli eventi di quella sera, forse, non avrebbero migliorato la situazione. Ma farò quello che devo. E che posso.
    Itai io... sembrava volermi dire una cosa, poi ambiò idea. Non fa niente. Te lo dirò quando saremo a casa. Le diedi un bacio sulle labbra. Va bene. Dissi, dandole un tenero bacio sulle labbra. Va tutto bene.



    Piccole annotazioni sul post: il biglietto è quello di Ayame, per cui in realtà viene gridato il suo nome (nel primo caso).
    Seconda annotazione: Ayame va via poco dopo Itai, la copia ci ha messo poco a raggiungerli sebbene abbi ripreso la scena con alcuni post di ritardo.
    Terza annotazione: non fatemi fare un altro post :whem:
     
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    [La Festa della Fondazione]


    Kamine si stava godendo la musica da ormai un'ora, ormai sbollita la piccola delusione per la perdita degli ultimi gettoni. La repentina fine delle danze e della musica la sorprese proprio nel maggior momento di svago in quella serata, mentre ballava in un gruppetto di giovani che si stava formando. Tutto tacque quando il presentatore finalmente diede il via all'estrazione. La ragazza tirò fuori i suoi due biglietti e li baciò portandoseli alle labbra, fissando il palco.

    Terzi premi. Non mi interessano. Sono qui per i soldi. Il nome di Kamine non uscì, lasciando la ragazza un po' titubante, dato che qualcuno aveva addirittura un quinto biglietto. Il che abbassa le mie probabilità a... Ma non fece in tempo a finire il calcolo, poichè il presentatore aveva già annunciato i vincitori dei premi in denaro. Ed ovviamente, Kamine non era tra questi. La kunoichi abbassò lentamente la mano con i biglietti, apparentemente senza cambiare espressione.

    ...coraggio...quel bastone varrà sicuramente qualcosa...

    CITAZIONE
    Questo pezzo di artigianato pregevole è stato pensato per essere una buona arma per tutti i ninja dal grado genin fino al jonin! Un bastone con la capacità di allungarsi, potrete sorprendere i vostri nemici in combattimento e progettare grandi scherzi con i vostri amici... ed il fortunato vincitore è....


    Deveroux Yotsuki!


    Lentamente, le mani di Kamine presero i biglietti dai due lati, strappandoli con un movimento secco e deciso. I resti dei biglietti volarono in aria, mentre la ragazza si rigirò sui tacchi, infilandosi nella folla. In volto le si poteva leggere la rabbiosa frustrazione per non aver vinto nulla. In futuro molto probabilmente, la kunoichi considererà questa versione di sè come stupida ed infantile. Si diresse verso il cancello, borbottando tra sè e sè su quanto fosse ingiusta la vita. Povera ragazza, non ne aveva ancora la più pallida idea, ma aveva dannatamente ragione.


    Legenda
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    La Festa della Fondazione

    Mai una Gioia


    I dibattiti non accennarono a finire.
    Sbuffai, un pò di nascosto, vista l'effettiva inutilità delle questioni campate in aria in quei minuti. Stavano giocando a scarica barile, chi più chi meno, accusandosi l'un l'altro di incapacità nel prendere decisioni, prendere quest'ultime in modo troppo avventato, di noncuranza, di poco interesse, di poca saggezza, di troppa presunzione. Insomma, una gran noia.
    Peccato che io fossi l'ultima ruota del carro lì in mezzo, oltre ad essere un povero cristo caduto dal tetto, quindi non potevo permettermi di fiatare.
    Alla fin fine, dopo vari momenti di tensione più o meno evitati all'ultimo momento, quella riunione si concluse nel migliore dei modi per i presenti. Itai aveva le sue informazioni, i ninja della Foglia la loro sicurezza, perfino Deveraux avrebbe conservato qualche ricordo di quel giorno e, visto le premesse, pensai proprio che fosse una gran vittoria per lui. Io, infine, avevo ottenuto... Un bel niente, a dire il vero. Un sacco di grattacapi inutili.
    Quando quello strano consiglio si sciolse, dopo aver progettato le azioni di tutti, Itai mi chiese di non farne parola con anima viva e di tornare alla Festa a divertirmi come se non fosse successo niente. A Kiri avrei avuto ulteriori informazioni. « Va bene capo, non una parola! » Annuii con la testa, quindi, con un breve inchino, salutai i presenti. « E' stato un... » Non trovai le parole. « Un piacere, massì... Buon proseguimento a tutti! » E detto ciò, mi allontanai da quell'angusto corridoio, dirigendomi verso il banco della Scalata, i quali eventi sono già stati abbondantemente raccontati.

    L'estrazione, stranamente, risultò essere un buco nell'acqua sia per me che per Meika. Avevamo entrambi due biglietti, ma neanche un premio dei sei in palio. « Niente. Mai una gioia. » Esclamai gelido, chiudendo i biglietti perdenti nel mio pugno. « Non ci credo... Ha vinto Itai... E considerando la moglie, ha vinto due volte! E Deveraux ha vinto l'inutile bastone... Peccato... » Guardai Meika, pronto a continuare la frase. « Poteva essere un gran, bel regalo. » Scoppiai quindi a ridere, certo che Meika mi avrebbe seguito. Una volta ripreso il controllo di me stesso, buttai fuori l'aria. « Auff! Domani si torna sulle mura, con tanto di probabile cazziatone! Fantastica idea essere venuto fin qui... » Scompigliai i capelli a Meika, tanto ormai la festa era finita. « Ma almeno mi sono divertito un sacco! »
    A conti fatti, oltre ad essere stato beccato da Itai durante la mia gita fuori porta, avevo anche partecipato ad una riunione segreta, conosciuto l'Hogake, essere venuto a sapere di un probabile attacco terroristico a Kiri, aver dato del cieco ad un cieco, preso un palo di dimensioni apocalittiche.
    Non avevo vinto un premio, ma sicuramente un sacco di grattacapi.

     
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    ::: Il duo combinaguai :::

    Non era proprio aria: la dragonesse non concedeva un centimetro all'indifesa mogliettina e poco dopo arrivò anche Itai...un'occasione sprecata ma di certo sempre meglio che aver provato a rapire la donna per poi finire nelle grinfie del duo può temibile di Kiri! Itai non era un rivale alla portata di nessuno dei sottoposti del Colosso...serviva lui per occuparsi di queste faccende.

    " Cattiva tu! "

    Disse rivolta per la ragazzina che badava ai due bambini. Poi incrociò un'ultima volta lo sguardo della donna che magari avrebbe anche assecondato la bambina dal caschetto rosa qualora non vi fosse il mastino di guardia. Quindi si allontanò, scomparendo tra la folla, per andare a raggiungere Ashiro. Sapeva che di certo il fidato compagno la stava monitorando e osservando da un punto sopraelevato, pronto ad intervenire in caso di difficoltà. Le avventure del due combinaguai erano finite; uno scampato incidente mortale e un risarcimento pari al premio in palio...non male no?

    ::: Pura Ratio :::

    Ukitake si era ormai arreso. Le aveva provate di tutte ma con quei pochi gettoni rimanenti riuscire a guadagnare qualche altro biglietto era un'impresa impossibile. Ascoltò dunque il verdetto dello speaker non così speranzoso, sapendo che la probabilità non era dalla sua e che la fortuna era un'alleata che mai era stata sua amica nella sua vita. I numeri, la matematica, la logica...quelle si che erano armi su cui poter contare. Ma ogni tanto perdere faceva bene allo spirito; il gioco non è mai bello se non vi è un opponent all'altezza, no? E questa sacrosanta verità valeva nel gioco così come nella vita vera dove i problemi e la posta in gioco era molto più elevata. Ma ora loro erano senza il loro asso nella manica, senza il giocatore che poteva fare la differenza...bisognava chiudersi in difesa aspettando che un miracolo lo facesse tornare a casa.

    " Nulla di fatto eh? "

    " Potrei dire lo stesso di voi! "

    " Non stare sulla difensiva Ukitake, può capitare di perdere ogni tanto "

    " Che avete fatto voi due per tutto il tempo? "

    " Io essere divertito! "

    " Sisi abbiamo mangiato tante caramelle! "

    Così i cinque ninja abbandonarono la festa: chi felice, chi depresso e chi col cuore infranto...Tuttavia nelle sue piccole sfaccettature quell'esperienza avrebbe potuto aprire delle porte o favorire nuove strade: la monotonia non faceva proprio per gli abitanti di quella villa!

     
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