Come diventare una Spia

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  1. lNearl
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    Nessuno avrebbe mai potuto negare la gentilezza con la quale Eiatsu rispose alla mia domanda, anzi sembrò quasi felice di poter colmare la mia sete di conoscenza. Lo stesso aggettivo non si sarebbe invece sposato bene con la parte successiva dell'addestramento. Indubbiamente all'interno di quella villa ero circondato da molti professionisti e ciò mi avrebbe aiutato a bruciare le tappe ed a raggiungere grandi obbiettivi in poco tempo. D'altro canto tutto ciò aveva un costo, ed in alcuni momenti, come quello che stavo attualmente vivendo era molto alto da pagare.
    Eiatsu decide di mettermi subito sotto torchio, per abituarmi a gestire l'estorsione di informazioni. Senza molti giri di parola quella che subì fu una vera e propria tortura. Inizialmente solo mentale, ogni volta che riusciva ad accedere ad un ricordo o simili entrava nella mia mente in maniera più profonda. Ormai conosceva già tutto riguardo il mio passato, ma scavava ancor più in profondità. Quando sembrò esser tutto finito invece mi legò alla sedia e si passò alla tortura fisica. Mai nella vita avrei potuto immaginare simili dolori. L'unghia strappata è qualcosa di inimmaginabile, imparagonabile al semplice dolore delle dita lussate o dei buchi nelle orecchie. Il dolore dell'unghia batteva ogni altra cosa provata sino ad oggi.


    Tutto il necessario! Tutto il necessario!.


    Eiatsu l'aveva detto sin da subito, l'unico modo per resistere è attaccarsi a ciò che si ha di importante. Ed io oggi avevo un importante obbiettivo vitale, dovevo diventare la miglior spia in circolazione. Se per poterlo essere dovevo essere torturato, ben venga, si occomodino.
    Finalmente dopo un tempo interminabile venne Anteras a prendermi. Il giorno era solo a metà, avrei dovuto ancora studiare tutto il pomeriggio i metodi criptati assieme ad Ukitake. Non ero nella condizione psicologica migliore per studiare, ma come in ogni altra cosa da questo momento in avanti c'avrei messo tutto il mio impegno.



    Day 4



    Come sembre il bagno serale e l'ottima cena che si poteva avere nella mensa comune riuscivano a ripristinare anima e corpo di chiunque. Questa mattina mi ero svegliato all'ora indicatami, non ero riuscito ad andare nella voliera, troppo distrutto dalle torture del giorno precedente.


    Chissà cosa mi aspetta oggi.

    Pensai mentre mi recavo nella zona dell'addestramento odierno. Ad attendermi c'era una bambina indicativamente della mia stessa età, tra i 10 ed i 12 anni. Rimasi stupido dal fatto che questa villa ospitasse altri gagni del mio genere. Ma ne rimasi contento, ciò significava che nonostante l'età avrei presto potuto essere un valido membro della villa, e servire non solo fedelmente, bensì abilmente.
    Ascoltai il lungo discorso della ragazza. La giornata di oggi l'avrei dedicata a famigliarizzare con i movimenti furtivi. Dovevo sviluppare meglio l'abilità di passare inosservato e nello stesso tempo di ottenere informazioni.
    Davanti a me avevo tre diverse prova, a sentir parlare la ragazza sembrava che tutte e tre avessero lo stesso grado di difficoltà. I tempi delle altre persone erano impressionanti, mai sarei riuscito a batterli, ma per oggi mi sarei già sentito soddisfatto nell'uscire vittorioso dalle tre prove senza farmi beccare. Già comunque discretamente difficile.
    Mi congedai dalla bambina con un gesto di saluto effettuato con la mano, tra bimbi speravo non fossero necessarie grandi formalità. Anche se in alcuni momenti lei era riuscita a padroneggiare un linguaggio molto sviluppato,, quasi forbito. Ecco, forse in questo non sarei mai migliorato.

    Siccome le tre prove dovevano essere di ugual difficoltà le avrei affrontate nell'ordine in cui venivano spiegate. Avrei iniziato dai due tizi che giocavano a scacchi. Mi avvinai al luogo in cui stavano giocando passando dalla parte ovest della casa, arrivando in una piccola pineta. Saltai su gli alberi davanti a me e andai dritto verso il lago. Arrivai ad essere sulla seconda fila di alberi della pineta, davanti a me potevo vedere il tavolino con la scacchiera ed i due giocatori. Alla mia sinistra c'era un piccola baracca e dopo di loro un lago. La partita sembrava esser appena iniziata, forse solo una delle tante che avrebbero affrontato quel giorno. Mentre osservavo i due tizi giocare cercai di ricordare gli insegnamenti importanti. Questa poteva considerarsi una delle mie prime operazionni sul campo da spia. Dovevo essere calmo e paziente. Una spia ha tutto il tempo del mondo in casi come questi, l'importante è l'obbiettivo. Difficoltà primaria nel superare questa prova era imparare il gioco degli scacchi, che non conoscevo. Non solo avrei dovuto muovere un pezzo bianco, ma avrei anche dovuto far vincere il bianco con quella stessa mossa. Indossai il Rivestimento Mimetico ed osservai la coppia di signori giocare per un'oretta. Dovevo assolutamente comprendere le regole basi del gioco. Non ero mai stato una cima nella logica, ma gli ultimi giorni mi stavano abilmente insegnando ad usare il cervello, e dopo quel tempo di osservazione riuscì perlomeno a capire i movimenti più semplici. Nell'oretta d'osservazione che avevo fatto i due signori avevano disputato tre partite e stavano iniziando la quarta. Tutte e tre le partite erano state vinte dal Nero, che era più anziano e probabilmente esperto.


    Questa è l'ultima partita, dopodichè andrò a riposare, ti ho già annientato per oggi.

    Ti farò a pezzi questo giro. E poi sarà meglio che sia l'ultima, inizio a vedere delle api e sappiamo benissimo che ci fanno paura questi animali di merda.
    Queste parole vennero pronunciate dal vecchio, che probabilmente iniziava a stufarsi vista la facilità del gioco. Mentre il giovane mi aveva rivelato un'informazione utile, i due potevano avere un punto debole, la paura. Speravo che l'offesa avrebbe stimolato il cervellino del bianco, Era ovvio che da un momento all'altro mi sarebbe potuta capire l'occasione buona per compiere la mia missione, e dovevo assolutamente portarmi in una situazione di vantaggio. Dovevo avvicinarmi, e l'unico posto in cui avrei potuto nascondermi era la baracca. Mi spostai attraverso la pineta, in maniera tale da frapporre la baracca tra me e loro, a quel punto sarei scattato in avanti avvicinandomi alla baracca. Iniziai a sentire un forte ronzio provenire da un nido di api proprio sotto il tetto della baracchetta. Ecco spiegate le api che tanto facevano paura a questi signori. Avrei dovuto tenere bene a mente quell'informazione, era ovvio che avrei dovuto saperla sfruttare, a mio rischio e pericolo.
    Entrai nella baracca, che fortunatamente aveva la porta dal mio lato stando ben attento a non far rumore aprendo la porta. All'interno era tutto buio e sentivo volare nell'aria attorno a me qualche ape. Non erano il mio animale preferito ma non mi avrebbero certo impedito di portare a termine la missione. Mi avvicinai al muro dalla parte dei giocatori e trovai una serie di piccoli buchi qua e la dal quale poter osservare i giocatori. Il bianco sembrava starsi riprendere, e tutto sommato c'era la possibilità che vincesse.


    Attento alla prossima mossa ragazzo. Se corretta, vincerai, se errata, perderai.

    Disse con calma l'anziano. Mi si strinse il cuore, non pensavo di dover intervenire così rapidamente. Diedi un'occhiata al giovane, sembrava molto perplesso, probabilmente non immaginava di aver davanti a se una possibilità così grande. Speravo che ciò l'avrebbe indotto a perdere molto tempo nella scelta della mossa. Guardai verso il basso del muro di legno, vidi un buco abbastanza largo di circa cinque centimetri. D'un tratto mi fu chiaro come agire. Presi un sonaglio dalla tasca e lo posizionai per terra, proprio davanti al buco nel muro verso i giocatori di scacchi , che distavano da me circa 4 metri. A guardare la scacchiera il bianco aveva una sola mossa valida, tutte le altre lo avrebbero condannato. Ma denominatore comune di tutte le mosse sbagliate che avrebbe potuto fare era una singola pedina. Aspettai la mossa del bianco, che prese con calma il suo cavallo. Ecco fatto, già che aveva preso in mano il cavallo era certo che avrebbe fatto la mossa errata, aspettai di capire verso quale casella stava per posizionarlo e diedi un calcio al sonaglio. Questo sarebbe schizzato verso rapidissimo sotto il tavolo dei giocatori di scacchi emettendo il suo classico suono. Sarebbe potuto sembrare un veloce serpente per qualcuno di poco esperto, e se anche non si fossero spaventati sicuramente la loro attenzione si sarebbe spostata sull'erba sottostante, dimenticando per un attimo la scacchiera, esattamente la stessa cosa che avevo fatto io quando avevo perso di vista la bimba per guardare la pergamena.
    In quel preciso istante avrei utilizzato la Tecnica del furto. Un sottilissimo filo di chakra sarebbe passato da uno dei tanti buchi di quel vecchio muro della baracca e si sarebbe agganciato ad una delle pedine del nero. La presenza di quella pedina segnava la vittoria del nero, la sua assenza invece ne determinava la sconfitta. Negli scacchi si sa non vale il detto " tutti sono utili ma nessuno è indispensabile", difatti, una singola pedina può cambiare il risultato della partita. Avrei preso un'alfiere del nero, che trascinato dal filo di chakra sarebbe sbattuto contro il muro di legno ed atterrato per terra. Se il pezzo fosse totalmente sparito i due avrebbero potuto sospettare qualcosa, così invece l'avrebbero ritrovato per terra e avrebbero pensato di esserselo dimenticato. Di fatti non era pensabile che fosse stato l'eventuale movimento di uno di essi nel caso in cui si fosse spaventato a far cadere proprio quel pezzo e non tutti gli altri. La mossa era abbastanza astuta, ma tutto dipendeva dai due signori, dovevo sperare che abbassassero la concentrazione al passare del sonaglio .


    La pigiatura del mosto



    <div class="gdr"> Dopo la missione degli scacchi mi spostai dall'altra parte della pineta, dalla quale potevo vedere parte della procedura di raccoglimento dell'uva. Davanti a me c'erano le officine, luogo nel quale arrivavano le casse d'uva. Portate da 7 individui che seguivano sempre lo stesso giro nelle vigne. Mi avvicinai alle officine passando da dietro, alla ricerca di un vetro dal quale vedere le operazioni interne. C'erano due individui che controllavano i grappoli. Li osservai per qualche minuto e notai che tutto sommato avevano l'aria distratta, probabilmente tra una cassa e l'altra bevevano e dovevano essere già con i gomiti un po' alti. Avrei ben dovuto sfruttare quest'informazione. L'officina aveva anche una porta sul retro, alle spalle dei due operai che setacciavano il vino. Essi mi davano le spalle, e alla loro destra per tutta la lunghezza dell'officina c'era un bancone. Su questo bancone era appoggiato il pintone di vino dal quale continuavano a bere. Mi sdraiai a terra strisciando per arrivare silenziosamente in prossimità della brocca. Dopo qualche istante ero proprio sotto di essa. Presi la bottiglia di alcool dal mio equipaggiamento ed aspettai il momento propizio. Appena sentì la bottiglia toccare nuovamente il balcone l'afferrai con un movimento rapido, sicuramente i due operai dopo l'ennesimo bicchiere stavano tornando al loro lavoro. Rovesciai in fretta un buona dose di alcool all'interno della brocca, che si sarebbe presto mescolata al vino e riposizionai la bottiglia al suo posto. I due erano già alticci, non si sarebbero accorto dell'aumento sproporzionato della gradazione alcolica del vino, e nel migliore dei casi si sarebbero addormentati nell'arco di pochi minuti. L'indomani li avrebbero accolti una bella sgridata ed un bel mal di testa.


    Questi due sono fuori uso!

    Difficilmente avrebbero notato qualcosa di strano d'ora in avanti, e difficilmente i raccoglitori avrebbero fatto caso alla loro ubriachezza visto che lasciavano le casse davanti all'officina senza star troppo a pensare al lavoro dei due operai. Rimasi sdraiato mentre aspettavo l'arrivo del quarto e del quinto raccoglitore. Il quarto zoppicava ed era lento, sarebbe arrivato quasi contestualmente al quinto. La resistenza all'alcool dei due operai mi stupì, erano ancora in grado di prendere le casse due e tre che i trasportatori avevano appena portato. Io, sempre dietro il bancone dove nessuno poteva vedermi aspettavo l'arrivo della cassa numero cinque, e nel frattempo avevo individuato una cassa di una sultanina sul fondo dell'officina. Come preventivato il quarto raccoglitore tardava ad arrivare, dalla mia posizione potevo vederlo, e subito dietro di lui di qualche decina di metri c'era già il quinto. I due lasciarono le loro casse per terra e se ne andarono. I due operai nel frattempo erano ampiamente indietro con il loro lavoro, probabilmente per l'ubriachezza procedevano a rilento ed erano ancora presi dal setacciare la terza cassa. Presi la quinta cassa appena posata, lasciando solamente la quarta sul pavimento. I sensi dei due erano andati, e difficilmente avrebbero notato il ritardo del quarto trasportatore. Una volta finita la terza cassa sarebbero andati a prendere la quarta, e secondo i normali ritmi di lavoro sarebbe poi normalmente arrivata la sesta. L'assenza della quinta cassa sarebbe potuta tranquillamente passare inosservata.
    Presi la quinta cassa con l'uva buona e la trascinai verso l'uscita, ma prima dovevo ancora versare il contenuto della cassa di una sulterina nel bacile. Aspettai che i due operai terminassero il setacciamento della quarta cassa e che si alzassero per andare a prendere la quinta. Sfruttai quei pochi attimi buoni per rovesciare la cassa di uva sulterina previamente individuata nel bacile e per dare una bella girata, evitando che i grappoli bianchi si vedessero ad una rapida occhiata. Dopodichè scattai verso la porta, portando via con me la quinta cassa di uva buona.




    Cavallo goloso



    Tra una missione e l'altra il tempo passava ed era già quasi mezzogiorno. Ora toccava l'ultima missione. Arrivai al maneggio passando da dietro la villa e attraverso il campo degli ulivi, dopodichè entrai direttamente nel bosco, dal quale potevo osservare il giardino circostante. Il maneggio era proprio davanti a me, e li intorno potevo vedere Ashiro correre dietro ad una farfalla. Più avanti c'era un lungo campo di fiori ed un giardiniere intento a sistemare della terra. Pochi attimi dopo il mio arrivo la farfalla se ne andò, ed Ashiro tornò più vicino al maneggio.


    cosi non posso evitarlo... Devo farlo giocare.

    Il rimedio poteva essere veloce, ma prendere le farfalle non sarebbe stato particolarmente agevole nemmeno per nessuno. Attraversai parte del bosco e tagliai verso il centro dell'esterno per arrivare nel campo di fiori, tra la prima e la seconda fontana. Il giardiniere era ancora abbastanza lontano, ed il mio passaggio era stato nascosto ad Ashiro dalla grossa fontana vicino al maneggio. Mi sdraiai a terra, cercando di rimanere ben nascosto tra i fiori. Rimasi il più immobile possibile, in maniera tale che gli animali si abituassero alla mia presenza. Dopodichè, non appena una farfalla mi si avvicinava la prendevo un rapido scatto della mano, per poi metterla in una tasca vuota dei pantaloni. Aspettai di averne intrappolate sei o sette, dopodichè feci lo stesso percorso a ritrovo, e mi avvicinai al maneggio da dietro, rimanendo coperto alla vista di Ashiro ed indossando il Rivestimento mimetico


    Loro sono forti, devo stare molto attento

    Ashiro e gli altri mi avevano dato dimostrazioni di grande prova, e di conseguenza anche se Ashiro sembrava un tonto dovevo temerne le capacità. Mi accucciai ed iniziai a rilasciare la prima farfalla dalla tasca, prendendola con una mano e lasciandola andare nella direzione di Ashiro. Speravo che questo l'avrebbe distratto. La farfalla avrebbe cercato di tornare verso i fuori, e per farlo avrebbe proprio dovuto passargli davanti. Aspettai di sentire il bambinone correrle dietro felice e scattai con attenzione dentro il maneggio. I cavalli erano animali pericolosi ed attenti, non dovevo passare dietro di essi e dovevo stare attento a non disturbarli. Entrato nel maneggio vidi cinque cavalli, a qualche metro di distanza da me, divisi ognuno nel suo recinto. Dal mio lato potevo trovare del fieno e delle carote, ne presi quanto più potevo con una mano e mi avvicinai al cavallo tendendo la carota verso di esso, il quale senza grossi rumori iniziò a mangiare la carota prima, ed il fieno dopo. Dentro il maneggio sentivo pochi rumori, e non potevo ben immaginare cosa stesse facendo Ashiro, di conseguenza ogni due minuti rilasciavo una farfalla. Anch'essa speravo avrebbe mirato ai fuori, passando sempre davanti al nostro bambinone di casa. Mentre il cavallo mangiava cercai di sellarlo. Era la prima volta che facevo questo genere di operazione, ma i passanti erano pochi ed anche ad un novellino sarebbe sembrata un'operazione ovvia. Mancava la malizia e l'esperienza, di conseguenza ogni tanto potevo mancare un passante e dover ripetere l'operazione. Fatto il primo cavallo rilasciai un'altra farfalla dalla tasca, dopodichè avrei preso un'altra carota e dell'altro fieno per ripetere l'operazione con gli altri due cavalli, stando sempre attento a rilasciare una farfalla ogni due minuti.
    Terminato di sellare i cavalli avrei ripercorso la strada fatta in precedenza, passando da dietro e ripercorrendo la zona degli ulivi, diretto al luogo dell'incontro con la bambina.


    Speriamo di non aver dato nell'occhio!
     
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