La Città Dolente

Taki - Confine Orientale

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  1. Boreanz
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    Quando l'uomo con il turbante si fece da parte, la figura alle sue spalle entrò nella stanza con calma. Jeral si voltò appena a guardarlo, ed i suoi occhi scintillarono sotto il cappuccio che indossava. Era un uomo alto, quasi quanto il Flagello stesso, con ampie spalle ed uno sguardo profondo. Aveva una fluente chioma albina e indossava abiti da monaco; al suo collo, un tozzo rosario completava il suo aspetto. La vista divina dell'Immortale non gli lasciò dubbi: aveva davanti un altro di quei rari mortali che non erano semplici formiche da schiacciare sotto i suoi piedi, come Benkei e Gendo [Percezione del ChakraPercezione del Chakra [0]

    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva.
    ]
    . La linea di pensiero dell'Avatar fu interrotta dalla voce piena del Direttore, che riservò al nuovo arrivato le stesse parole di benvenuto a lui stesso rivolte qualche minuto prima.

    « ... »

    Essere interrotto non gli piacque. Ascoltò con pazienza rara la presentazione dell'uomo al Direttore stesso: si definì in molti modi, citando alcuni titoli che la nebbia ai lati della sua mente parve riconoscere quasi con divertimento. Scacciò via la sensazione, ulteriormente infastidito. La sua attenzione venne di nuovo attirata dalle parole che lo Shogenin - così aveva scelto di farsi chiamare l'individuo - rivolse verso di lui. Si voltò lentamente, alzando il mento mentre i suoi occhi violacei incontravano quelli del monaco, singolarmente dello stesso colore. Stava per ribattere all'assurdità dell'uomo - che affari mai avrebbe potuto avere un il Flagello? -, ma scrutando per un attimo nell'ombra degli occhi dell'altro si fermò. C'era qualcosa in quello sguardo; oltre l'inconfondibile eco della voce di fulmini e tempesta che il suo chakra emanava, oltre quel sentore di struttura ossea unica che la nebbia gli gridava sin da prima, Jeral percepì l'impronta di qualcosa che nessun mortale, in teoria, avrebbe dovuto avere negli specchi dell'anima: il volto della morte.

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    Si voltò completamente, girando il busto per fronteggiare il monaco mentre questi riprendeva a parlare. Chi era quell'uomo? Il fetore della morte era potente in lui, ma la sua fiamma vitale ardeva forte e senza esitazioni. In quel momento, Jeral seppe di aver davanti un enigma. Poi lo Shogenin menzionò Hayate, e tutto cambiò. Per un istante solo, le pupille dell'Immortale si allargarono dalla sorpresa. Non proferì parola, in risposta alla proposta dell'uomo, e lo osservò congedarsi dal Direttore.

    Quest'ultimo, notò l'Avatar con la coda dell'occhio, aveva uno sguardo piuttosto confuso e le sue piccole sfere color nocciola saettavano da una delle figure davanti a lui all'altra, come nel tentativo di carpire qualche informazione in più in merito allo scambio appena avvenuto. Poi Jeral si voltò di nuovo verso di lui, sbattendo lo stivale a terra con forza sufficiente da farlo sobbalzare. O così pensava l'Immortale, ma il Direttore si limitò semplicemente ad abbassare lo sguardo verso il punto d'impatto e poi a rialzarlo con indifferenza. La trasformazione nel volto dell'uomo grassoccio fu completa: aveva appena deciso qualcosa, e la sua maschera da mercante era tornata a regnare la scena. « Molto bene, Shogenin. », mosse una mano su e giù, come tentando di fermare un ringraziamento. « Nella Città Dolente, il giusto incontro vale oro. Che non si dica che il Direttore non favorisce il commercio! Ohohohoh! » Ridacchiò di gusto, abbandonando la coscia di pollo ed afferrando in vece un tovagliolo in seta rossa con intricati ricami alle estremità. « Avrai tutte le donne ed il cibo che le tue tasche sapranno comprare, monaco. » Si pulì avidamente la bocca, ispezionando con cura ed energia i suoi baffetti ispidi. « Ora va'. », aggiunse infine, non guardandolo già più.

    « Da questa parte. », gli indicò con l'abbozzo di un inchino l'uomo con il turbante.

    [...]

    Dieci minuti dopo, ben meno di quanto il monaco aveva preventivato, il Flagello uscì a sua volta dalla sala cremisi al piano superiore dell'obitorio. Nella tasca interna della suo impermeabile nero, un sacchetto piuttosto rigonfio premeva sul suo cuore. Era stato più facile del previsto, rifletté. Il Direttore aveva molto apprezzato il corpo della Lama del Silenzio e non aveva fatto lo sciocco errore di provare a impossessarsene con la forza, scatenando chiunque si nascondesse alle sue spalle contro Jeral per incatenarlo e renderlo schiavo. Il che era singolare, data l'impossibilità di scrutare l'immensa energia del Flagello e, quindi, rendersi conto con esattezza di quanto fosse pericoloso. Iniziò a camminare nella massa di persone, ignorando le grida dei vari venditori. Che fosse stato a causa delle parole che aveva pronunciato per chiarire il contesto dell'incontro, o magari per semplice etica professionale del Direttore, Jeral era sicuro che presto o tardi avrebbe rivisto quell'ometto grasso. Non gli era sfuggita l'espressione risoluta che per un attimo era apparsa nel suo sguardo avido.

    Girando l'angolo, l'Avatar scacciò quei pensieri. Ciò che importava, in quel momento, era scoprire chi fosse il monaco dallo sguardo intenso come una tormenta di neve. Strinse il pugno e, quasi senza accorgersene, diede una poderosa spallata ad un venditore che aveva osato piazzarsi sul suo cammino con alcuni braccialetti dall'aspetto sinistro in mano. Questi finì a terra rumorosamente, apostrofando l'Avatar, che però non fermò né lo degnò di attenzione. A seconda di ciò che avesse scoperto più di uno scenario avrebbe potuto realizzarsi. Continuò a vagare nelle tortuose vie della Città Dolente, evitando contatti con gli abitanti e gli avventori, sforzandosi di analizzare le poche informazioni che aveva su quell'uomo. Prima di passare per la Porta dell'Inferno, ancora a bordo di Shosei si era preparato a dovere per quella visita. Chissà se, alla fine, sarebbe servito a qualcosa.

    Cinquanta minuti dopo il Flagello era tornato davanti al bordello, dove aveva indicato lo Shogenin, o come si era fatto chiamare. Notò la sua figura massiccia immediatamente, nonostante fosse più basso di lui. Attorno al monaco, la calca di persone passava a qualche metro di distanza, come a voler evitare un contatto troppo diretto. Jeral si avvicinò con passo fermo, senza fretta, lasciando che l'altro lo scorgesse arrivare davanti a sé. Quando gli passò davanti non si fermò e inclinò leggermente il capo a sinistra, invitandolo a seguirlo. Certo del suo assenso, l'Immortale non si disturbò a controllare dietro di sé e camminò per un'altra decina di minuti, finché non individuò una via chiusa tra due edifici in pietra che non sboccava da nessuna parte se non la roccia stessa della caverna. Le due costruzioni parevano piuttosto malmesse, come diverse all'interno della Città Dolente del resto, e non parevano abitate, ma entrare non era necessario. Jeral imboccò la via e camminò fino alla roccia, fermandosi solo a quel punto.

    « Come mi hai trovato? », domandò, senza preamboli. Pensava già di sapere la risposta, ma scelse di non risparmiare al monaco quella risposta. Solo una volta udito ciò che aveva da dire, Jeral si voltò verso l'uomo dai capelli color luna e proseguì. « Parli di Hayate e il tuo sguardo tradisce un'esperienza che nessun mortale dovrebbe avere, monaco. Chi sei? »

    Era più unico che raro che l'Immortale si interessasse all'identità di un mortale, ma quella figura aveva stimolato la sua sete di sapere. Aveva parlato di "scambiarsi storie" su Hayate, il che significava che era in cerca di informazioni e allo stesso tempo poteva offrirne. Naturalmente, il Flagello aveva più di un modo per apprendere ciò che desiderava e difficilmente avrebbe esitato ad usarli anche in quel frangente, dato ciò di cui aveva parlato il monaco, ma per il momento scelse di attendere e osservare come l'altro avrebbe impostato quella conversazione.

    Sotto il cappuccio, il suo sguardo rifletteva la dannazione.


    Edited by Boreanz - 2/9/2015, 17:01
     
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