La Città Dolente

Taki - Confine Orientale

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  1. Boreanz
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    « Let alone yourself. »

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    Udendo le parole dell'uomo dalla chioma albina, l'Avatar non nascose un sorriso soddisfatto. Era come aveva immaginato: le sue azioni risuonavano sempre di più e, anche se ormai aveva trovato Hayate, il fatto di essere famigerato gli avrebbe procurato tutto il divertimento e la distrazione di cui avrebbe potuto avere bisogno. L'incontro con il Bersaglio era ancora piuttosto distante nel tempo, d'altronde.

    Il monaco gli pareva un tipo piuttosto abile con le parole, anche più di quanto non volesse dare a vedere: Non lo aveva lusingato, eppure lo aveva fatto, riferendogli fatti che un terzo avrebbe potuto presumere piacevoli alle orecchie del fautore del massacro; ghignò appena quando l'altro definì il Ferro, l'Erba e la Cascata come "staterelli". Era d'accordo, anche se probabilmente non per lo stesso motivo. Quando poi questi gli chiese - di nuovo con abile scelta di parole - come avrebbe dovuto chiamarlo, l'Avatar si presentò senza alcuna remora.

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    « Mi conosci già come Flagello. Puoi chiamarmi Jeral. »

    Quando l'altro poi proseguì nel suo racconto, non tentò nemmeno di negare la natura dell'ombra che l'Avatar aveva scorto nei suoi occhi: egli era davvero, chissà come, tornato indietro dalla morte. Non era, dunque, un semplice mortale, ma qualcuno che aveva visto la Tenebra ed era ritornato: un Risorto, come egli stesso sì definì.

    « Un'altra storia da udire. », commentò, senza distogliere lo sguardo.

    L'Immortale e il Risorto. Forse, dopotutto, con quell'uomo avrebbe potuto scegliere un percorso diverso dalla violenza. Per di più, stando a ciò che diceva, conosceva Hayate personalmente e da lungo tempo, e lo voleva morto. A quanto pare non era a conoscenza della cosiddetta "Ascensione Divina", come l'aveva chiamata la Magnificenza di Hayate, ma era al corrente di un cambiamento di qualche tipo nell'individuo che entrambi cercavano. Concluse la sua risposta con un invito al Flagello: rivelare ciò che sapeva, così che entrambi potessero trovarlo.

    Jeral squadrò il monaco per un lungo momento, studiandone i lineamenti induriti del volto: la mascella forte, la fronte alta, lo sguardo infuocato. C'era solo una cosa che l'uomo non aveva considerato: l'eventualità che Jeral stesso desiderasse il cadavere di Hayate. Per sua fortuna, non era questo il caso, o comunque non negli stessi termini dell'albino. Se così fosse stato, le zanne dell'Immortale non avrebbero esitato un istante a chiudersi sulla gola dello Shogenin. Fece un passo avanti.

    « E sia, Risorto. Saprai tutto. Allo stesso modo, dovrai rivelarmi tutto. »

    Non era il tono di voce di chi desidera fornire un'alternativa. Il monaco pareva un uomo a sua volta percettivo: Jeral non aveva dubbi che si sarebbe reso conto, in quel momento se non prima, delle possibili conseguenze di un incontro ravvicinato con il Flagello Immortale.

    « Il nome di Hayate indica molte cose. », esordì. « Una organizzazione. Un individuo. Un obiettivo. Il mortale che tu conosci ha creato qualcosa di grande, sparso in tutte le terre del continente ninja, e tramite le sue Virtù cerca un modo per raggiungere finalmente l'obiettivo che tanto agogna e a cui, pare, si è avvicinato troppo per potervi rinunciare. » Il tono dell'Avatar, neutro fino a quel punto, si tinse di una nota di sarcasmo. « Ascensione Divina. Questo è ciò che il suo cuore brama. Eppure, non è forte abbastanza per afferrarla con le sue sole forze. Il culto di schiavi della sua volontà, guidati dalle Virtù, non hanno altra ambizione che servirlo e consegnargli le chiavi di cui avrà bisogno per spalancare finalmente quella porta. » Arricciò leggermente il naso, irridente, e un ciuffo di capelli ramati si liberò dal nascondiglio del cappuccio e gli mise in ombra parte dell'occhio non marchiato dal sigillo del Contratto. « Qui poveri idioti che hanno attaccato la Foglia mesi fa appartenevano a lui, ma sono sfuggiti al suo controllo e hanno creduto di poter imbrigliare il potere di un Demone per facilitare le cose. »

    L'arte di sigillare e imbrigliare un potere più grande per futuro uso era riservata a pochi, rari eletti. Quegli sciocchi mortali avevano fatto il passo più lungo della gamba ed avevano avuto ciò che si meritavano, con l'umiliazione aggiuntiva di essere stati sconfitti dagli incapaci della Foglia.

    « Hayate aveva piani per il Ferro, ma il mio incontro con il nostro amico carbonizzato ha costretto la Virtù responsabile ad affrontarmi di persona. La ragione per cui su quel tavolo di mogano nero mancava il cadavere di uno dei generali di Hayate è la stessa per cui tu ed io, Risorto, abbiamo uno scopo comune. » Il suo ghigno si allargò, rivelando canini lucenti. « Desidero incontrare Hayate per testare la natura di questa sua asserita "Divinità". Così, non avendo altro modo per stanarlo, ho stretto un patto con la Virtù. Mi si chiede di recuperare un oggetto di estrema importanza, custodito in un luogo quasi inaccessibile, e consegnarlo ad Hayate. » L'espressione dell'Avatar si rabbuiò per un momento. « Un'inutile perdita di tempo persino con i miei poteri. » Aveva già fatto un'esperienza simile con la presa della Città Fantasma e il giochetto, quanto meno, gli era venuto a noia.

    Sollevò di nuovo il capo, trafiggendo il monaco con lo sguardo.

    « E qui, Risorto, entri in gioco tu. »

    Non si disturbò ad elaborare l'ovvietà nascosta in quelle parole.
     
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