OspedaleUna giocata a caso per Shinken e Tezzu

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    Oto, sounds Good

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    L'edificio era elegante ed in un qualche modo austero, le facciate regolari e l'intonacatura impeccabile donavano un'aria seria alla struttura sanitaria nonostante la prolungata assenza di un dirigente ufficiale, non che questo avesse mai indotto ad una deficienza nell'assistenza medica per i cittadini di Oto. Tutto procedeva con una regolarità maniacale e nulla veniva trascurato, seppur ad occhi più attenti, o per richieste ben più particolari di un'ingessatura o qualche punto di sutura, la mancanza di un primario o un'attenta organizzazione risultava più che evidente. L'ospedale di Oto era allo sbando, ma risultava ancora in funzione e per la popolazione civile del villaggio nulla era cambiato fino a poco tempo prima.

    L'edificio, due piani d'altezza ed ogni singola finestra sigillata da inferiate d'acciaio, era strutturato in un unico blocco, un semplice parallelepipedo in cui erano stipati tutti i reparti medici. Una scelta singolare considerata la presenza al suo interno di un laboratorio per le malattie infettive ed un reparto psichiatrico (a cui forse erano dovute tutte le sbarre presenti ad ogni finestra dello stabile), però considerando l'abitudine di scavare nel sottosuolo dei primi progettisti del Suono era naturale pensare che il complesso proseguisse verso il basso, per un numero imprecisato di livelli sotterranei.
    Gli interni, come l'esterno dell'edificio, erano impeccabili sia per manutenzione che pulizia: ovunque si voltasse lo sguardo il colore dominante era il bianco, partendo dalle piccole piastrelle dieci per dieci che ricoprivano i pavimenti e le pareti, per il mobilio in alluminio verniciato o per le rifiniture dei soffitti ed il linoleum nelle sale operatorie. Tutto era candido ed immacolato e non vi era nessun tipo di indicazione per orientarsi in maniera autonoma.

    Tutto era perfettamente in ordine tranne che per una cosa, le infermiere da qualche tempo sembravano più aggressive, non che lo fossero mai state, ma il loro atteggiamento pareva quasi problematico negli ultimi giorni. La mancanza di delicatezza nelle medicazioni e la poca cura nelle suture avevano sollevato qualche lamentela, ma di fatto mancando un responsabile, il tutto era rimasto nascosto privo della giusta attenzione dei superiori. Che l'Amministratore fosse uno Yakushi forse aveva complicato la cosa, essendo il suo clan noto per la poca necessità di interventi medici.


    Pensavo e ripensavo ad un incipit per avervi lì, nel posto sbagliato al momento giusto, ma non riuscivo a trovar nulla che si adeguasse ad entrambi, quindi ho preferito altro. Ho deciso di giocare in risposta completa alle vostre azioni, mi son fatto un'idea generale di quello che c'è nell'ospedale ed ora sta a voi dire come-perchè-da dove entrate.
    Sappiate solo che in ospedale non si usano cellulari e non si entra affetti dall'influenza o malattie trasmissibili per via aera, pena l'immediata sodomia fino a piena guarigione... e no Dorian, non sarà cosa piacevole!
     
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    Indicibile Vergogna

    - I -



    OH MIO DIO Mai Dorian avrebbe pensato che un evento del genere sarebbe potuto accadere proprio a lui. MADRE SANTISSIMA DI TUTTI I PAVONI! Continuava il Pavus ad urlare, andando freneticamente in su ed in giù per il bagno di casa. Non posso uscire in queste condizioni, non posso! Sarei lo zimbello di tutta Oto! Cosa direbbe Febh Yakushi, quel bellissimo, lungilineo ragazzo che dirige tutta questa baracca, che nasconde i suoi profondi e grandi occhi dietro ad un paio di occhiali privi di lenti? Si nascose dietro il separè ove era solito spogliarsi prima di farsi il bagno. Dovete sapere che la nobile famiglia di Dojin lo aveva sempre - almeno fin quando non ebbero scoperto della sua ... "tendenza" - viziato per quanto riguarda la cura di sé. Non era passata settimana il cui l'uomo non si fosse fatto un bagno nell'acqua di rose, in cui non avesse cosparso il suo corpo dei più profumosi e costosi unguenti, non avesse sottoposto il suo statuario fisico mulatto a trattamenti coi fanghi, termali o scrub. Per questo, mai nella sua vita gli era capitato di scontrarsi contro quell'evento che la mattina che sto descrivendo più lo cambiò, mutò e rese ingestibile. MI SI È INCARNITO UN PELO DEI BAFFI! Dissi, guardandosi allo specchio, semi nudo ma ancora parzialmente nascosto dietro quella paratia. Aveva paura di sé e di ciò che era divenuto. Sono un mostro ... UN MOSTRO! Continuava a ripetere come se qualcuno lo stesse ascoltando, piangendo, mentre con gli indici delle due mani si stuzzicava la pelle infiammata e piena di pus sopra il labbro. Aspetta un attimo ... pensò, ritraendosi di scatto dallo specchio. Mia nonna mi diceva sempre che questi aggeggi del demonio non vanno schiacciati ... e poi che schifo, dovermi sporcare le mani con del liquido biancastro viscido e caldo ... poi portò l'indice ed il pollice della mano destra al mento, con fare pensieroso. Ma certo che no, non sono la stesso liquido!

    Se sue conoscenze mediche di base, assolutamente inesistenti, lo portarono quindi a fare la cosa che tutte le persone avrebbero fatto al suo posto: dare di matto e considerare la sua pelle irreversibilmente deturbata. L'unica scelta sensata, data l'ipocondriaca conclusione, parve quella di incamminarsi verso l'Ospedale di Oto. Un giorno morirò, come tutti gli esseri umani, ma spero in un modo meno doloroso.

    L'edificio di Oto non vantava una nomea che lo precedesse: era un semplice parallelepipedo cintato di sbarre su ogni finestra che si presentasse (e le finestre erano molte) sui due piani. Dorian arrivò di corsa, sbracciando come un forsennato mentre continuava ad urlare per le strade del Suono: Permesso! Lasciatemi passare è un emergenza, una catastrofe, si tratta della mia vita!

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    RAGAZZE PER BENE


    Personale non autorizzato - parte I



    Come tanti altri ospedali, l'ospedale del villaggio del Suono non differiva poi tanto dalle strutture che era possibile visitare negli altri grandi villaggi ninja. La predominanza del color bianco, la cura e la pulizia degli ambienti, persino la forma dell'edificio con la relativa insegna che indicava l'accesso principale alla struttura sanitaria. Eppure erano stati fatti degli sforzi titanici per nascondere alla cittadinanza quello che, in tempi non troppo remoti, succedeva in quei luoghi. L'intero edificio veniva spesso sottoposto a manutenzione - c'era una sorta di piano speciale dedicato all'Ospedale stesso - e i fondi che venivano stanziati per la gestione ordinaria e straordinaria erano forse anche troppi. Ma se si fosse venuto a sapere che sotto a quell'innocente struttura, Rengoku Ookamikumo la regina del terrore, un tempo operava e compieva i suoi macabri esperimenti, probabilmente un sacco di gente si sarebbe volentieri lasciata morire a casa pur di non rischiare di diventare la prossima cavia di qualche medico pazzo. E quindi l'Ospedale doveva sembrare perfetto, un diamante bianco in mezzo alle strutture fatiscenti di Oto.

    Ma, proprio perché nel mondo dei ninja c'è sempre un "ma", l'assenza prolungata di un vero e proprio controllo, costante e giornaliero, aveva portato la situazione a degenerare, logorandosi piano piano dall'interno, sempre di più, fino a quel giorno.

    [...]

    Pile e pile di documenti. Fascicoli e rotoli di carta ovunque. Quella che doveva essere la sala di controllo dei guardiani del villaggio, verteva in condizioni di disordine controllato, seppur sempre di disordine si trattasse. Appena si superava l'uscio di quella stanza dalle modeste dimensioni, subito si aveva la percezione che in quel periodo di lavoro ce ne fosse tanto, forse troppo. I carichi e gli scarichi delle merci, l'arrivo del materiale da costruzione, insieme ad i controlli di accesso/uscita dal villaggio, avevano sovraccaricato il materiale da archiviare. Tuttavia Shinken era stato chiarissimo: archiviare voleva anche dire controllare ancora una volta tutto il materiale, così che nulla poteva sfuggire più di una volta agli attenti occhi di più persone. Lui nel frattempo vagliava alcune decisioni sui lavori che si stavano svolgendo, controllano, di tanto in tanto, alcuni fascicoli che gli venivano sottoposti da un corposo gruppo di assistenti indaffarati. In quel preciso momento Shinken era seduto su di un trespolo, mentre leggeva con rinnovato interesse alcuni dei rapporti delle mura, all'interno dei quali un suo assistente aveva notato una discrepanza. I suoi occhi saltavano da un semplice foglio bianco ad un rotolo leggermente più sofisticato, che era steso su alcune pile di carta su di un tavolino. Con il dito seguiva le diciture del rotolo e controllava sul foglio che aveva in mano.

    Sei sicuro che non sia semplicemente una svista? Hai richiesto spiegazioni all'Accademia? Kuuro, che supervisionava con il suo fare frenetico, era di fianco al ragazzetto che aveva sottoposto la questione al Jonin. No, abbiamo appena inviato un corvo per richiedere gli altri documenti ufficiali ed ho mandato a chiamare il soldato che era di guardia. Hideki si è reso conto del doppio e mi ha subito chiamato. Conoscendo la questione ho pensato che dovevi venire informato. Lo sguardo di Shinken era tremendamente serio.

    E se è vero, abbiamo una questione da gestire. Dai la priorità a questo, occupatene tu. Abbassò gli occhi nuovamente su quel rigo, poi tutto d'un tratto si ricordò di quei consigli che Kuuro gli aveva dato qualche giorno prima. Subito rialzò lo sguardo. Certamente Kuuro sorrideva, ovviamente, aveva capito quello che era successo nella testa del Jonin. Hideki... giusto? Ottimo lavoro. Disse al ragazzetto di fianco al suo assistente. Sembrava un gesto da poco, ma si era dovuto sforzare per farlo. Il ragazzetto sorrise e si congedò, tornando alla sua postazione, più fiero che mai.

    Avrebbe voluto dedicare altro tempo a quella questione, sapeva quanto poteva essere grave quello che stava succedendo, tuttavia non fece nemmeno in tempo a poggiarsi nuovamente sulla sua sedia che un soldato apparve sull'uscio della stanza, sudato e sbraitante. Takatsui-sama! Abbiamo un problema all'Ospedale! Un altra questione spinosa da risolvere.

    [...]

    Giunto difronte all'Ospedale, Shinken capì subito che doveva esser successo qualcosa: transenne e gruppi di soldati presidiavano l'ingresso, impedendo l'accesso a chiunque. Tutt'intorno a loro si stava cominciando a riunire un gruppo di curiosi e le guardie stavano cominciando ad avere problemi a tenere a bada la folla, affamata di notizia. Tra chi era lì solo per curiosità e chi invece per necessità, il Fedaikin si diresse scortato da una coppia di shinobi direttamente verso quello che sembrava il comandante di quel piccolo manipolo. Uno di loro sembrava più un vecchio che un ninja, l'altro era un ragazzetto con due occhi vispi ed attanti.

    Grazie Capitano, ora ci pensiamo noi shinobi. Esordì il vecchio rivolto al più alto in grado. Proprio mentre l'uomo cercava di fare il resoconto della situazione al gruppetto, il ragazzetto dall'aria allegra stava tirando insistentemente la manica del Jonin, il quale, ad occhi chiusi, non sembrava però reagire. Finito di ascoltare, strattonò la spalla e si libero dalla presa

    Si, ho capito! Ci sono forse altri shinobi che si sono proposti volontari per indagare?

    small_lch.007.ch





    Edited by Shinken Takatsui - 18/5/2017, 18:22
     
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    Nel posto giusto al momento sbagliato

    - II -



    Se c'era qualcosa che Dorian odiava più dei ritardi era non potersi presentare in qualche posto nella migliore delle sue condizioni - ovviamente sia stilistiche che cosmetiche - e quel giorno nessuna delle due poteva essere adeguatamente adempiuta. Se il volto era deturpato da un piccolo ma gravosissimo foruncolo, un vestiario era viziato da una totale inadeguatezza: un vestito color smeraldo con particolari indaco e dettagli argentei era la prima cosa che dalla sera prima - trascorsa alla Rosa Candida in dolce compagnia - l'uomo era riuscito a mettersi indosso prima della forsennata corsa verso l'ospedale. Ma si trovò decisamente nel posto giusto al momento sbagliato. Devo imparare la tecnica della trasformazione al più presto. Non posso continuare al vivere col terrore di acne, sbucciature e grossolani errori nel tagliarmi la barba! Con quella potrò sempre essere perfetto in ogni circostanza. L'ospedale pareva come in quarantena, chiuso, circondato da transenne e con tanto di guardie ninja armate che non facessero entrare nessuno. Il Pavus si dimenava scostando tutti i curiosi, convinto nell'animo che sarebbe riuscito ad entrare nella struttura senza tante storie. Avrebbe presto scoperto che non era così. Il manipolo di Ninja stava dialogando piuttosto animatamente fino a quando uno di loro si rivolse a voce piuttosto alta agli altri chiedendo di qualche volontario. Se qualcuno avesse posato gli occhi su Dorian si sarebbe accorto che l'appariscente - ed eccezionalmente bello - uomo vestito di smeraldo era adesso provvisto di una lunga tunica bianca con una fascia porta kunai legata in vita, due pantaloni stretti con ampie tasche nere e un piccolo zaino anch'esso nero contenente il pietrame e gli altri oggetti necessari al ninja più affascinante di Oto per combattere. Il Kaiken era come al solito custodito nell'interno della manica destra. Come l'Anaga riuscisse a cambiarsi d'abito con tale velocità e senza che nessuno se ne rendesse conto rimaneva un mistero irrisolto. Io. Avrebbe gridato con voce ferma, grave, decisamente più mascolina del solito. Purtroppo, o per fortuna, dipendentemente dai punti di vista, Dojin Riku Anaga era un personaggio eccentrico, egocentrico, eclettico ed anche disarmante: l'unico modo che la sua psiche multiforme aveva trovato per far coesistere tutte quelle sfaccettature uniche ed inconcilibili con altri aspetti del suo essere quando la situazione necessitava una certa concentrazione era il freddo distacco, il passo calcolato e assoluto. Uno dei più immediati e riscontrabili mutamenti di Dorian in quel tipo di circostanza era, oltre alla voce che diventava più profonda, l'affinarsi dello sguardo dolce e caldo che aveva solutamente in uno spiraglio di concentrazione e dedizione.
    Ma perché questo cambio repentino ed a quale scopo, chiederete voi? Eppure è semplice. Prima si fosse risolto il problema all'ospedale, prima avrebbe ricevuto le sue cure. Io sono un volontario.


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    Le prime fila della folla si ruppero all'improvviso, anche in modo energico, facendo sfociare la figura di Sendo.
    Si trattava di uno shinobi di oltre un metro e novanta, capelli color argento, cute abbronzata, occhi azzurri.
    Indossava dei pantaloni chiari, scarpe ninja nere, e una giacca priva di maniche che lasciava scoperto un grosso tatuaggio tribale sul braccio sinistro.
    Da dietro le spalle si alzavano due grossi Jitte di metallo riposti incrociati dietro la schiena.

    Sono un volontario.

    Esordì abozzando un sorriso palesemente falso per raggiungere il gruppo che si era creato.

    [qualche giorno prima]

    Sendo si trovava in una stanza poco illuminata, in un luogo non ben precisato di Oto.
    Era seduto a gambe incrociate sul tatami, davanti a lui, in una posizione speculare vi era una seconda sagoma.
    Tra le labbra il genin teneva un sigaro, corto e tozzo, la cui brace colore rosso risaltava nell'oscurità di quel luogo.
    Una grosso puff, seguito da una vampata di fumo che si diradò nell'aree.

    Perchè mi hai convocato ?

    Domandò il genin parlando con assoluta calma, come se si trovasse in un posto sicuro, assolutamente a suo agio.

    Abbiamo un problema all'ospedale.

    Ribattè una voce più adulta, quasi anziana.

    Come saprai rappresenta una grossa fetta dei nostri business.
    Non vogliamo intoppi, rallentamenti o ficcanaso extra e questi ultimi avvenimenti potrebbero avere risvolti negativi sulla nostra posizione che potrebbe essere compromessa.
    La struttura è già stata bloccata al pubblico e presto l'amministrazione avvierà un'indagine.
    Voglio che tu partecipi e supervisioni la situaione in prima persona.
    Prima tutto tornerà alla "normalità" prima potremo ripartire con i nostri traffici.
     
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    L'Ospedale del Suono


    Post 1 ~ Esami di routine


    La stanza in cui la giovane kunoichi si trovava assomigliava più ad un cubicolo che ad un ufficio. L'impressione, oltre che dalla metratura minimale, era rafforzata dalle alte colonne di documenti che occupavano tre lati dei quattro tradizionalmente disponibili in un quadrato, arrivando in alcuni casi a sfiorare il soffitto. Ehm...quindi, signor impiegato, perché sono stata convocata in...in questo posto? L'omuncolo davanti a lei si sistemò gli spessi occhiali, simili a fondi di bottiglia. A separarli una traballante scrivania, dall'aria piuttosto economica. A pareggiare una gamba più corta delle altre, un chiaro difetto di fabbrica, c'erano ovviamente dei fascicoli. Nel constatarlo diversi pensieri passarono tra la mente di Harumi. La speranza che non si trattasse di nulla di importante. La domanda su come facesse il Villaggio a tirare avanti, vista l'efficienza sotto la media dei suoi uffici. E, ancora una volta, cosa ci facesse lì in quel momento. L'ometto borbottò qualcosa e appoggiò sul piano una scheda personale, attirando l'attenzione della ragazza. In effetti il tavolo era l'unica porzione di spazio sgombra, cosa che sorprese non poco la giovane. Sollevando la carta, riconobbe se stessa nella foto, mentre l'impiegato finalmente rompeva il suo silenzio. Con una fastidiosa voce nasale, le spiegò la situazione. Ci mancano tutti i suoi dati fisici, chi ha compilato l'ha schedata è un inetto. Di nuovo, gli stessi interrogativi sollevati in precedenza si ripresentarono. Seriamente, come poteva essere una delle potenze ninja del continente essere così disorganizzata? Deve recarsi all'ospedale e sottoporsi agli esami di routine, altezza, gruppo sanguigno e quelle cose lì. Porti con sé...eccolo, prenda questo promemoria. L'uomo, con un'agilità e un coraggio inaspettato, estrasse un singolo foglio da in mezzo una pila, che tremò per una frazione di secondo, instabile. Lo stesso fece Harumi, nel timore che quei quintali di carta le si rovesciassero rovinosamente addosso, ma l'abilità del dipendente, affinata probabilmente dall'esperienza, evitò il disastro. Tirando un sospiro di sollievo, prese il documento che lui le porgeva. Certo, nessun problema, vado e torno!

    L'idea che si trattasse di una semplice formalità, che le avrebbe portato via un paio d'ore al massimo, naufragò non appena svoltato l'angolo. Lo sciatto edificio dell'ospedale, almeno esternamente, si ergeva poco distante, ma il parallelepipedo di cemento era cinto d'assedio da un'imponente spiegamento di forze. La polizia stava facendo allontanare i civili, cercando di creare un cordone di sicurezza, ma questi, spinti da un'irrefrenabile curiosità, continuavano a spingersi in avanti. Harumi provò un senso di disagio per l'atteggiamento quasi morboso nei confronti delle disgrazie altrui che la gente comune lasciava emergere in circostanze del genere, e si strinse il busto con le braccia. Lasciando correre lo sguardo sulla folla, cercò di capire senza successo che cosa stesse accadendo di preciso, quando una figura alta e slanciata attrasse la sua attenzione. Si trattava sicuramente di uno shinobi e, dal modo in cui si rivolgeva alla piccola folla radunata intorno a lui, probabilmente di un suo superiore. L'uomo sembrava alla ricerca di volontari da capitanare in quella missione improvvisata per cui Harumi, seppur timidamente, si fece avanti. Ehm...io sarei...cioè sono...una kunoichi di Oto. Mi chiamo Harumi, piacere. Osservando il gruppetto variopinto che lo circondava, eseguì un piccolo inchino, decisamente troppo formale, scena abbastanza rara a vedersi nel Villaggio del Suono. Se serve una mano sono a sua disposizione, signor...? In fin dei conti finché la situazione all'ospedale non fosse stata risolta lei non poteva completare la propria scheda, e lasciare le cose in sospeso le procurava un fastidio interiore tale, che se fosse stata predisposta sarebbe sfociato probabilmente in un'ulcera. Per la quale a sua volta avrebbe in effetti avuto bisogno che il nosocomio fosse operativo. Con un sorriso tenue, attese senza aggiungere parole superflue una risposta dal caposquadra, sistemandosi distrattamente i capelli dietro l'orecchio.

    yopooad






    Edited by Historia - 19/9/2017, 13:29
     
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    - Ragazze per bene -

    Personale non autorizzato - parte II




    Tre volontari. Sei in tutto.

    Nessuno, tantomeno il Jonin del Suono, si sarebbe aspettato così tanta partecipazione da parte degli shinobi e le kunoichi del villaggio. In quell'accalcarsi di corpi, in un mare di gente che sembrava aumentare sempre di più, qualcuno si fece avanti. Il cordone di sicurezza si aprì per i soli istanti necessari a far passare i tre ninja e poi si richiuse, tra le spinte e le lamentele crescenti della gente. Shinken spostò i suoi occhi su tutti e tre gli individui, stuzzicato dalle loro voci, e li guardò ad uno ad uno. Ma non appena arrivarono vicini, il ragazzo che poco prima aveva strattonato la manica di Shinken cominciò ad agitare vistosamente le mani, avrebbe cercato - e probabilmente ci sarebbe riuscito -ad attaccarsi all'estremo della sua manica, proprio come aveva fatto poco prima con il Jonin. Il vecchio, assai più lento e barcollante, si spostò in direzione diSendo, poggiandosi nuovamente sul suo bastone una volta raggiunto il ragazzo.

    Il mio nome è Mekura, lui è Oshi. Disse con voce flebile ed un vistoso sorriso sul volto. Aveva gli occhi chiusi per le troppe rughe sul viso, ma sembrava sapere perfettamente da che parte rivolgersi. Il ragazzetto era più o meno alto quanto lei, ma la sua faccia era scocciata, come se fosse stato costretto a starle vicino. Ma non disse nulla. Anche perchè non ci fu il tempo per parlare o conoscersi meglio, il Jonin del Suono era incalzante.

    Tu... Esclamò cercando con la voce Sendo. ...insieme a Mekura. Harumi-san insieme ad Oshi e tu... Disse rivolgendosi al ragazzo con l'aria da grande stilista. ... tu vieni con me. Lo squadrò con i suoi occhi cerulei da cima a fondo, con quello sguardo severo che lo aveva reso spesso impopolare. Ne guardò i dettagli, i particolari della veste e l'eleganza. Era così che ci si vestiva ad Oto? Di Bianco Latte? Scacciò via quel pensiero dalla testa e lasciò che fosse Mekura a dare al gruppo qualche informazione aggiuntiva.

    Spostando il bastone davanti a sè, il vecchio cominciò a disegnare a terra quella che sembrava la piantaimage approssimata dell'ospedale, od almeno di una mappa che sembrava coincidere molto all'edificio visto dall'esterno. Come facesse un vecchio cieco a scrivere sulla terra, quello era un mistero. Non ci sarebbe stato tempo per fare domande e convenevoli, la folla stava stranamente crescendo e qualcosa non andava.

    Primo e secondo piano interrato. Entriamo a coppie e ci dirigiamo verso le scale per la discesa. Al quinto interrato ci riuniamo al centro, qui, tra i due corpi scala. Se perdete il vostro partner, se rimanete indietro, ripulite il livello dove vi trovate e tornate immediatamente indietro.

    Intesi?

    [...]

    失明


    Assegnato al vecchio infermo, Sendo si sarebbe ritrovato a dover frenare i propri passi pur di non perdersi l'ansiano shinobi. Era lento, incredibilmente lento. Raggiunsero l'ingresso a Sud dopo addirittura qualche minuto, mentre gli altri erano probabilmente già entrati nella struttura. Mekura tremava ad ogni passo che compieva e persino a fare i pochi scalini all'ingresso faticò non poco. Se il ragazzo avesse detto qualcosa, il vecchio avrebbe sorriso bonario.

    OohOoh i giovani. Sembra che voi siate più preoccupati del trascorrere del tempo di quanto non lo siano i vecchi barbuti come me! Eppure siamo noi quelli con poco tempo a disposizione, non voi di certo, ahahahagcoah. Sii paziente, giovane shinobi, gli altri ci aspetteranno dove ci è stato detto di dirigersi.

    Cieco e barcollante avrebbe percorso tutto il primo livello lentamente, proseguendo verso il baratro di scalini che dovevano scendere. Dopo un lunghissimo quarto d'ora di noi, finalmente i due sarebbero scesi per le scale e si sarebbe ritrovato davanti ad uno scenario poco entusiasmante: l'intero piano sembrava privo di illuminazione, saltata o forse semplicemente interrotta; sprazzi di luce provenivano solo da alcune stanze e strani rumori rimbombavano qui e lì, come naturale sottofondo. La peggiore notizia era che dopo pochi metri era impossibile vedere alcunché.

    Il vecchio non sembrava però curarsi di quel dettaglio, se lo avesse aspettato, lui lo avrebbe guidato tranquillo quanto inesorabile nel buio. Se Sendo si fosse fatto fermare dall'oscurità, Mekura lo avrebbe semplicemente esortato con la sua solita voce spenta Su su, non farti spaventare. Afferra un lembo del mio mantello e stammi vicino. Dopo circa cinque minuti in fila indiana, davanti a lui un piccolo sbuffo di elettricità squarciò l'oscurità, abbastanza potente da rintronargli la vista se l'avesse guardato. Probabilmente a causa di quel sovraccarico, ancora più avanti, i sostegni usurati di una lampada sul soffitto cederono e l'oggetto oscillò veloce in direzione della coppia, ondulando avanti ed indietro due volte prima di rovinare definitivamente suolo, in un frastuono degno di nota. Schivare le tre lampadate gli avrebbe fatto forse fatto perdere il contatto con il vecchio ed allora si sarebbe ritrovato solo nella più totale oscurità. Stava già rischiando di perdere il suo compagno?

    弱音器


    Ad Harumi sarebbe andata diversamente. Non fece nemmeno in tempo a chiedere al ragazzo che direzione prendere, che quest'ultimo si lanciò di corsa verso l'ingresso principale dell'ospedale, spalancando la porta con una spallata ed infilandocisi dentro. Se avesse perso l'attimo sarebbe rimasta fuori, da sola, probabilmente incapace di raggiungerlo di nuovo dentro la struttura. Un inizio particolarmente opposto.

    Inseguendolo dentro, Harumi avrebbe giusto fatto in tempo a scorgere la direzione da intraprendere, che subito sarebbe scomparso. Tuttavia anche se era sensibilmente più veloce di lei, sembrava che alla fine delle due rampe l'avesse aspettata di proposito. Sorrideva, con fare infantile e giocoso, mentre con le mani sembrava voler comunicare con lei. Compieva gesti che sarebbero risultati poco sensati per la kunoichi, almeno all'inizio, ma dopo un pò di tentativi avrebbe cominciato a capire che cos'è che voleva dirgli. Sembrava proprio che volesse competere con lei in una corsa a scendere, giù fino al quinto piano.

    Se l'avesse seguito avrebbe subito notato che il primo piano interrato era perfettamente illuminato, ma che le rampe non erano continue e che perscendere di nuovo avrebbero dovuto raggiungere le scale dall'altro lato: Oshi si sarebbe lanciato nella sua corsa, schivando arzillo ben tre lettini lasciati nel mezzo del corridoio. Era un tratto rettilineo, ma pur di non perdere tempo il ragazzo saltò i primi due ostacoli e aggirò il terzo, volando letteralmente giù per la scalinata. Pochi passi ed saltò di nuovo, usando come appoggio la parete del pianerottolo prima di lanciarsi giù per la seconda, ed ultima metà delle scale. Nemmeno tredici secondi ed era sceso.

    Il secondo piano era assai più rovinato del primo. C'erano dei palesi segni di colluttazione lungo il corridoio, proprio lungo la strada che avrebbero dovuto prendere per tornare - indietro - verso la discesa successiva; qui e lì fogli di carta, scaffalature e sedie a rotelle dimenticate rendevano la corsa assai più impegnativa. Erano già arrivati ai magazini. Come se non bastasse, proprio a metà del percorso in corrispondenza del corridoio centrale, due figure erano di spalle, imbambolate a fissare dentro una delle tante stanze. Complice la penombra, un occhio attento, avrebbe subito notato che una delle due era sporca di sangue sui vestiti. Oshi, incurante del probabile pericolo, le fece cenno di abbassarsi, e dopo aver sorriso nuovamente ad Harumi si rimise a in marcia, questa volta assai più silenzioso. Avrebbe percorso senza problemi tre-quarti del corridoio, fino a che, sbattendo contro un mobiletto rovesciato a terra, non fece un rumore tremendo, attirando l'attenzione delle due infermiere. Si nascose dietro una stampella e non venne visto. Lo stesso non si sarebbe potuto dire di Harumi, la quale avrebbe dovuto trovare un riparo.

    無礼


    Bene shinobi, siamo rimasti soli. Andiamo, avanti... Avrebbe detto il Jonin in direzione di Dojin, esortandolo ad incamminarsi verso l'ospedale. La nostra missione è un pò diversa, ma vedrai che raggiungerai i tuoi compagni non appena mi avrai aiutato a trovare una cosa. Sembri un tipo attento ai dettagli, per questo mi serve il tuo aiuto. Saliamo invece che scendere.

    Sarebbero entrati insieme dall'ingresso a Est, per poi dirigersi subito alla prima rampa di scale disponibile. Invece che scendere, proprio come Shinken aveva detto, il duo avrebbe percorso la strada inversa, salendo fino al primo piano elevato dell'Ospedale. Mentre salivano, avrebbero udito strani rumori e lampi di luce provenire dal piano inferiore. Nell'ambiente di sopra tutto era in perfetto ed in ordine. L'unica cosa che forse stonava, era la totale assenza del personale medico, evacuato di fretta e furia poco prima.

    Il tuo nome è? Avrebbe detto dopo aver raggiunto un ufficio abbastanza ampio da essere verosimilmente quello del capo dell'ospedale. Il mio non è importante.

    Ecco cos'è che dovrai fare per me: mi serve che tu ti metta a cercare in ogni angolo, in ogni scaffale, in ogni anfratto di questa stanza, alla ricerca di una chiave. Detta così potrebbe sembrare tanto semplice quanto lungo ma purtroppo per te questa chiave non ha - diciamo - esattamente la forma di una chiave. E' uno strumento che potrebbe servire ad accedere ai livelli più bassi dell'ospedale, ma non ho idea di che forma abbia. Il posto dove va inserita ha una forma circolare e l'apertura sembrerebbe essere assai profonda.

    E la buffa ricerca non sembrava essere affatto finita. A quanto pareva il primario dell'ospedale doveva essere un medico specializzato in urologia, almeno guardando alcuni strumenti di tortura riposti con precisione all'interno di almeno un paio di teche di vetro. Per il resto erano presenti una marea di libri di anatomia e di medicina, com'era ovvio che fosse (anche se forse alcune solo guide e -bignami), una scrivania con una comodissima poltrona ed un altro paio di sedie leggermente più sciatte. Proprio sulla quella poltrona Shinken si sarebbe accomodato, poco dopo aver chiarito le ultime cose con il ragazzo.

    In tutto questo io ho bisogno di concentrazione e – soprattutto- di silenzio. Avvisami quando avrai trovato la chiave che ci serve.


    Prima parte di discesa. Potete ovviamente cercare di proseguire voi con il racconto, anche di più piani ed inserendo voi stessi cosa c'è da superare, infondo ne il ragazzino ne il vecchio lo sanno D: In tal caso ricordatevi di fermarvi al quinto :zxc:
    In alternativa potete lasciare decidere a me quali cose brutte vi succederanno :hero:

    Per Tezzu invece qualcosa di pop-porno :guru:



    Edited by Shinken Takatsui - 21/9/2017, 01:16
     
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    Magistra Vitae

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    L'Ospedale del Suono


    Post 2 ~Infiltrazione


    L'incarico era semplice: infiltrarsi all'interno della struttura ospedaliera, divisi per squadre, convergendo al quinto piano interrato. Il suo compagno di team era un ragazzino dall'aria annoiata, che rispondeva al nome di Oshi. L'illustrazione del piano impedì alla ragazza di presentarsi come si deve; la sua attenzione venne infatti richiamata a terra, su cui stavano venendo tracciate linee regolari con incredibile maestria, considerando che l'anziano teneva gli occhi chiusi. Alla kunoichi non rimase che annuire, in risposta all'incitazione del capitano. D'accordo! Nell'istante stesso in cui si voltò verso il ragazzo, quello prese il largo con uno scatto degno di un centometrista. Allungando inutilmente una mano per trattenerlo, cercò di richiamare la sua attenzione senza successo. Ehi! Aspetta! Reagendo in modo tutto sommato rapido, grazie all'addestramento da ninja a cui si stava sottoponendo, partì subito all'inseguimento per non rimanere indietro. Oshi aveva nel frattempo raggiunto e spalancato le porte principali della struttura ospedaliera, le quali subito dopo il suo passaggio iniziarono lentamente a richiudersi, probabilmente per effetto di un qualche meccanismo di blocco studiato appositamente per impedire ai pazienti più lenti di rimanere schiacciati tra le ante. Con un balzo felino la giovane riuscì a proiettarsi all'interno della hall un istante prima che il varco si facesse troppo stretto, atterrando soavemente sul pavimento piastrellato. Guardandosi intorno ansimante intravide l'ombra del compagno scomparire su una scala che si snodava verso le fondamenta. Senza il tempo di riprendersi, gli corse dietro, cercando di non interrompere per quanto possibile il contatto visivo. Nonostante il distacco che stava accumulando, discesi un paio di rampe completamente sgombre, trovò il ragazzo ad aspettarla su un pianerottolo. Quasi troppo affaticata per rimproverarlo, cercò comunque di comunicare con lui. Ti sembra...il modo...di correre via? Posizionando le mani sui fianchi, assunse un'aria contrariata, forse nella speranza di suscitargli un qualche senso di colpa. Per favore, non farlo di nuo...

    2YqzUcx


    No, decisamente stava sbagliando alla grande nel chiedergli una cosa del genere. Con sguardo arcigno, infatti, comprese proprio in quel momento che il suo gesticolare inconsulto andava proprio nel senso opposto. Cosa? Una...sfida? Non credo che... Niente, troppo tardi: il moccioso era infatti ripartito di gran carriera, giusto controllando se la kunoichi avesse raccolto o meno la sua sfida. Sospirando, Harumi si rassegnò a dargli corda. Quella missione era partita nei peggiori dei modi, almeno secondo i suoi standard, ma non intendeva abbandonare in quel luogo probabilmente pericoloso un alleato, per quanto balzano. Quello si muoveva in modo straordinariamente agile, nonostante il corridoio in cui si era inoltrato fosse ingombro di oggetti per nulla fuori posto in un ospedale, ma abbandonati inspiegabilmente a loro stessi. Harumi non perse tuttavia tempo a guardarsi intorno, per il timore di vedere la sagoma del ragazzo simile ad un furetto dileguarsi, e proseguì la discesa. Nel piano inferiore, il secondo sotterraneo, regnava un'atmosfera inquietante, che fece scattare sull'attenti la sensazione di pericolo della giovane. Qualcosa doveva essere successo in quel posto, e non si trattava di nulla di piacevole. Giusto per aggiungere ulteriore angoscia, due figure immerse nella semioscurità stavano immobili lungo la loro strada. Harumi, con occhi attento, notò ulteriori macabri dettagli, come delle evidenti tracce di sangue sui vestiti di una delle due [Abilità] Occhio di Falco [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di scovare facilmente le trappole: la sua Percezione è incrementata dal bonus ai Riflessi o ad una statistica secondaria scelta all'acquisizione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di notare dettagli minori, ottenendo un vantaggio a riconoscere porte occultate, camuffamenti, oggetti e persone nascoste. Non incrementa la Percezione per trovare obiettivi furtivi. [Da genin in su]

    Investigatore [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di percepire facilmente rumori trascurabili e discussioni, se effettuati entro il movimento di uno slot azione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di ipotizzare a grandi linee il tempo trascorso dall'abbandono di un oggetto in base al suo calore. [Da genin in su]
    . Oshi, incurante della preoccupante stranezza della situazione, sorrise ed avanzò di soppiatto verso le scale per proseguire la discesa, ma la loro malasorte prese la mira, prendendoli con uno dei suoi strali. Un mobile di qualche centimetro troppo alto incontrò il piede del ragazzo, provocando un suono secco che risuonò simile ad uno scoppio nell'ambiente deserto ammantato di un profondo silenzio. A stento la kunoichi si trattenne dal gridare dietro al suo accompagnatore un ma allora lo fai apposta. Piuttosto, resasi conto che le infermiere, se tali potevano essere chiamate, avevano alzato il capo, ruotandolo alla ricerca dell'origine del rumore, prese una decisione rischiosa in una frazione di secondo. Appiattendosi contro la parete, dietro un carrellino porta farmaci sbilenco, concentrò il chakra sulla sua pelle, avvolgendosi di una sottile membrana in grado di imitare l'ambiente intorno a sé [Tecnica] Tecnica dell'Occultamento - Kakureni no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può occultare sé stesso, una persona o un oggetto riproducendo quasi perfettamente l'ambiente occupato, diventando invisibile. Se l’obiettivo compie una manovra offensiva o difensiva, la tecnica termina il proprio effetto. Se disattivata la tecnica entro 6 metri da una fonte di chakra, l'utilizzatore non può compiere altre azioni offensive: il round termina dopo l'eventuale fase difensiva.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Basso )
    [Da genin in su]
    . Se era stata abbastanza rapida da scomparire prima che la inquadrassero o meno, l'avrebbe scoperto presto. Nel dubbio, la giovane trattenne il fiato, cercando mentalmente un kami a cui appellarsi.

    Chakra: 49/50
    Vitalità: 14/14
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 400
    Velocità:  400
    Resistenza: 400
    Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 400
    Agilità: 400
    Intuito: 400
    Precisione: 400
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Tecnica dell'Occultamento
    2: ///
    Note
    ///

     
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    Ospedale


    Capitolo II

    Sendo era stato assegnato al vecchio cieco.
    Per lui era indifferente, anzi... forse la cecità del suo compagno si sarebbe rivelata un vantaggio per la sua esplorazione personale del luogo.
    Il vecchio, agilmente, tracciò con il suo bastone una mappa dell'edificio sul terreno ben articolata.
    La cosa era molto strana, un vecchio cieco come poteva conoscere così bene la conformazione dell'ospedale ?
    Forse aveva lavorato tra quelle mura per lungo tempo, forse aveva studiato delle piantine in rilievo con le dita, magari lo aveva progettato lui o magari era in possesso di qualche capacità ninja straordinaria.
    Ormai in quel mondo contorto e perverso niente era come appariva e Sendo lo sapeva benissimo.
    Non avrebbe sottovalutato il suo compagno nemmeno per un istante.
    Il gruppo di ninja si divise in tante piccole coppie che avrebbero dovuto esplorare l'edificio separatamente.
    Il rendez-vous era fissato nel quinto piano interrato.
    Le coppie partirono, Sendo fece tre passi, poi si voltò verso il suo compagno. Era lentissimo.
    Così, con un espressione di sufficienza stampata sul volto, mise le mani in tasca aspettando l'anziano per poi accodarsi a lui.
    Certo l'età avanzata e la cecità erano un problema, ma il ninja non aveva alcuna fretta, così si limitò a seguire l'infermo.
    Come fai a conoscere così bene la pianta dell'ospedale ?
    Gli domandò per ammazzare il tempo.
    Avrebbe potuto rispondergli con una bugia, ma perchè mentirgli?
    Dopo circa un quarto d'ora, quando ormai tutte le altre coppie erano già entrate nell'edificio, anche Sendo e il vecchio ne varcarono la soglia.
    dimmi una cosa, hai qualche capacità ninja ? in fondo non sappiamo cosa potrebbe succedere e avere una panoramica sulle tue abilità mi tornerebbe utile.
    La discesa ai piani inferiori avvenne senza intoppi, tolta la lentezza con cui la coppia procedeva.
    te hai qualche idea sull'origine di questi "disguidi" ? certo è strano che le infermiere di punto in bianco inizino ad avere comportamenti strani, tutte assieme...
    Visto l'incedere con il freno a mano non restava che chiacchierare.
    La situazione all'ospedale doveva tornare alla normalità, non solo perchè l'ospedale ninja del villaggio era un presidio strategico, ma anche per gli affari segreti in cui era coinvolto e che vedevano nella struttura una grossa fetta dei business del suo clan.
    Giunti al secondo piano interrato, le lusci rapidamente scemarono man mano che si inoltravano in profondità, fino a quando il buio assoluto prese il sopravvento.
    Ora era Sendo a trovarsi in difficoltà.
    Mekura più ci inoltriamo, più il buio è fitto, ora dovrai essere anche i miei occhi
    Lo avvertì. Il vecchio probabilmente non si sarebbe accorto del cambio di luce e metterlo al corrente del fatto che ora era lui ad avere un grosso handicap avrebbe giovato entrambi.
    Così Sendo non dovette fare altro che rimanere accodato a quella "saetta" di Mekura.
    Percepiva il suono dei suoi passi avanti a lui e di tanto in tanto gli poggiava una mano sulla spalla per tenere tracciata la sua posizione.
    Ad un certo punto un lampo elettrico balenò sui loro capi illuminando con un piccolo squarcio il soffitto e parte di una grossa lampada che rocambolò rimanendo appesa per un lembo in aria verso i due.
    Quello squarcio di luce, il boato elettrico e metallico furono abbastanza per far percepire a Sendo il pericolo che afferrò con guizzo Mekura per una spalla tirandolo a se come per fargli scudo con il proprio corpo portando istintivamente l'altra mano in avanti in sua protezione.
    Il grosso neon con la sua impalcatura metallica venne bloccato dalla mano di Sendo che disponeva di una forza mostruosa per essere solo un genin.
    Un frastuono metallico seguì l'impatto, prodotto probabilmente dall'impianto di illuminazione che ruzzolò definitivamente a terra.
    I guanti protettivi e il parabraccia avevano attutito.
    Stai attento a dove metti i piedi, è precipitata una lampada.
    Lo avvertì accompagnandolo con un braccio di nuovo davanti a se, per farsi fare strada.
    ...
    Degli strani rumori echeggiarono ovunque, forse c'era qualcuno ed era stato messo in allarme da tutto quel frastuono.
    Hai sentito anche tu ? Sei riuscito a cogliere qualche dettaglio ?
    Lo interrogò cercando di sfruttare i suoi super sensi.





     
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    Soli al primo incontro


    - III -

    I volontari, alla fine, furono quattro, oltre a Dorian ed al Jonin stesso che aveva fatto la richiesta. Il giovane Pavus non ebbe molto tempo per scambiare chiacchiere o fermarsi ad osservare i suoi compagni dato che, nel giro di pochi istanti, l'uomo che aveva chiamato a gran voce volontari si era gettato nella pianificazione di un metodo per quella missione improvvisata. Forse non ho gli abiti adatti ... pensò Dojin distraendosi mentre il vecchietto presente iniziava a disegnare a terra una mappa che, ad una rapida occhiata, non poteva che essere che la pianta dell'ospedale che avevano davanti. Potrei provare con la giacca di tessuto tecnico marrone regalatami da Raikegi lo scorso anno. È vecchia, non è disegnata da me, ha poco stile, ma forse è abbastanza capiente per tutto l'equipaggiamento che mi dovrò portare dietro. Ebbene sì, lo status "concentrato" dell'Anaga era durato giusto il tempo del proporsi come volontario. Probabilmente se quella parte di lui non fosse intervenuta in questo momento sarebbe in qualche mercatino o boutique di Oto e paesi limitrofi a cercare un nuovo sale da bagno alle mandorle. In ogni caso, optò per il vestito regalatogli da Raikegi. Bisognava soltanto aspettare che tutti si girassero - non era certo uno che si cambiava davanti a tutti, anche se nessuno se ne sarebbe potuto rendere conto. Il giovane cronomante fu riportato al mondo quando il jonin posò gli occhi su di lui. Non era attraente, per sua sfortuna. Sissiggnore! Disse semplicemente con un breve cenno del capo. L'uomo sembrava turbato da qualcosa. Sicuramente non dalla disarmante bellezza dell'Anaga. O forse sì?
    Il Jonin parlò di persone che potevano rimanere indietro e di abbandonare chiunque si trovasse in difficoltà. Non un comportamento da caposquadra senza dubbio, non almeno con le premesse che avevamo avuto fino a quel momento. Ucciderne uno per salvarne cento era comunque un buon compromesso, certo, ma quando non hai idea se questi cento possano davvero morire, l'etica dietro a quella massima va a farsi benedire.

    Una volta separatisi dagli altri ninja, il più alto in grado ed il negromante rimasero soli. La frase che l'alto ninja di Oto pronunciò fu un po' ambigua. O almeno, Dorian ci vide dell'ambiguità. C'è da dire che quell'uomo era capace di vedere cose ambigue anche in un foglio bianco. Ci lavoro con i dettagli. Disse fiero. Se in quel momento l'uomo si fosse girato per porsi davanti a Dorian ed aprire la strada, una volta che avrebbe provato a riparlare con l'Anaga, lo avrebbe visto in un nuovo abito. Marrone, con dei lacci di cuoio incrociati dalle spalle ai fianchi, accompagnati da un tessuto elastico dello stesso colore sotto di essi che sembrava quasi una calzamaglia. Varie tasche e borselli si aprivano dalle parti in cuoio. Il corpo del giovane ninja si stava muovendo di pari passo con il più in alto di grado ma quando si aspettava di dirigersi verso le scale per scendere, in realtà l'altro andò verso una rampa che saliva. Non era quanto accordato e la paura che l'uomo avrebbe potuto abusare di lui, dopo la squadratura iniziale e quelle parole ambigue di pochi istanti prima, si faceva sempre più pressante. Certo, che fosse una reale paura o un sentimento di ansia e curiosità al tempo stesso - perché sia chiaro, del sesso, se buono, non si rifiuta mai -, qualcosa di più riconducibile alla malizia dell'ignoto che all'angoscia del terrore. Più si inoltravano per le scale, più il buio si faceva fitto, più la salivazione di Dorian aumentava. Chi se ne frega alla fine se non è un granché ... magari abbiamo Mr. Querciadura ed io di certo non me lo voglio far scappare. Il Dorian calcolatore, quello freddo e ... mascolino, in quel momento, era probabilmente a cercare un modo per suicidarsi. Poi il Jonin chiese quale fosse allo studente. Dojin Riku Anaga, Signore. Disse, come se svegliato di soprassalto. Ma preferisco Dorian. Dopotutto è semplicemente un acronimo. Poi aggiunse che il suo non era importante. Che si stesse tutelando qualora volessi denunciare uno stupro? Magari stava usando la tecnica della trasformazione per sembrare il guardiano che ho visto più volte ai Gate, di modo da avere un alibi perfetto! Era come giocare al Guardia e Ladri. Dopotutto, Dorian ne aveva fatta una questione di Manganelli.
    Eravamo appena entrati in una stanza piuttosto particolare, forse quella del primario. Un primario sadico, a veder bene, date le evidenti tracce di tortura. Certo, alcuni oggettini presenti potevano essere divertenti da usare in certe situazioni, ma Dorian stava cercando di concentrasi e quindi quel pensiero fu scacciato in un batter d'occhio. Con molta fatica, in realtà. Probabilmente dopo abbondanti minuti di ricerca. A quel punto, comunque, le intenzioni del Jonin gli erano piuttosto manifeste. In ogni caso, all'Anaga era appena stato comandato di cercare un oggetto sferico che doveva essere una "chiave" e gli fu chiesto del silenzio. Con un cenno del capo, nuovamente, acconsentì e si mise alla ricerca.
    C'era davvero di tutto in quella stanza, da semplici bisturi a seghe piuttosto scarne, quasi da falegname, alcuni oggetti nascosti, altri in bella mostra. Sugli scaffali centinai e centinai di plichi e referti medici, alcuni oscurati con l'inchiostro, forse delebile attraverso il chakra - altrimenti non capisco l'utilità di tenerli quando si possono distruggere. Furono proprio gli scaffali che decise di perquisire a fondo: purtroppo non era molto alto il giovane Riku, quindi dovette necessariamente affidarsi ad una sedia per perlustrare i piani più alti di scaffali e mobili, stando attento tuttavia a fare meno rumore possibile, come richiesto dal Jonin senza nome. Purtroppo, se non stranezze come cervelli di neonati, pezzi di cadaveri mutati e feti di gemelli omozigoti morti per aborto in delle giare di vetro contenente un liquidino verde, non trovò niente. Ad un certo punto, però, ebbe l'illuminazione. Cercare nella scrivania del primario. Forse quell'opzione l'aveva scartata fino a quel momento perché riteneva banale e scontato che qualcuno avesse già controllato lì, altrimenti perché mai chiedere di "cercare"? Appena aprì il primo cassetto in basso a destra, un oggetto di legno, grande quanto la mia intera mano, inciso in più punti con una piccola protuberanza al centro, si parò dinnanzi a Dorian. È forse questo? Disse. Se non era l'oggetto cercato, stava quasi sicuramente armeggiando un dilatatore anale.







    Chakra: 10/10
    Vitalità:8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Note
    ///



     
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    - Ragazze per bene -

    Personale non autorizzato - parte III



    失明 - Sendo



    Come mai conosciamo così bene l'ospedale? Bhé, non si direbbe, ma sono vecchio abbastanza da ricordare persino i primi cantieri. Pensa che solo per costruirlo ci saranno morte almeno cinquanta persone... e poi qui dentro mi ci hanno addirittura addestrato! Ahahah-cohfcofh

    La risata venne soffocata da un evidente colpo di tosse, catarroso e poco rassicurante. Mekura era effettivamente vecchio a sufficienza da poter sostenere di aver vissuto tanto a lungo da aver visto la costruzione dell'ospedale; che quest'ultimo fosse stato eretto alla fondazione del Suono era solo un dettaglio, ma la verità era che gli addestramenti (e le torture) di Sayaka venivano proprio effettuati lì, nei sotterranei della struttura ospedaliera.

    Dentro l'edificio il ragazzo del suono si dimostrò paziente, una dote degna di un ninja, ed accompagnò l'infermo tenendo il suo passo lento ed inesorabile. Sarebbe stato buffo da dire, ma sembrava proprio che la sua missione - almeno per il momento - fosse quella di fare da balia ad un vecchio cieco chiacchierone. Per quale motivo il Jonin lo aveva assegnato a Mekura era un mistero (o meglio, per quale motivo Mekura stava partecipando a quella missione lo era), ma il ragazzo aveva trovato il modo di ottenere qualche informazione utile semplicemente dandogli spago

    Oh, si si, sono stato un ninja! Addestrato dalla regina dei ragni-lupo in persona! Mica dai tenerelli che addestrano la vostra generazione!

    Però ora il mio corpo non mi permette più di impastare il chakra, non come un tempo almeno. La cecità poi mi ha inferto un grave colpo, soprattutto con le ragazze. Sai nò, non vedere con chi ti stai per infilare in un letto è un grande svantaggio... anche se forse, a ripensarci bene, qualche volta mi ha anche salvato dai trucchetti sporchi delle gatte del Neko Senzai. Un paio di volte, secondo me, mi hanno dato qualche scarto. Ma non lo saprò mai! AHAHAHA! E comunque da quel giorno niente più missioni, niente più vita da ninja: solo una felice vita da pensionato. Nel tempo libero ho imparato ad usare il mio fedele bastone, quello sì!

    Cosa mi dici di te? Non ti ho mai visto in giro nel villaggio, chi è che ti ha addestrato alle arti ninja... Febh dannato Yakushi?


    [...]

    Bhe, se ci ho visto lungo, il problema non riguarda solo le infermiere. Sai, quando è stato costruito l'ospedale, Sayaka Okamikumo ha fatto di questo luogo... come dire, il suo centro di ricerca personale. Cose macabre ed esperimenti proibiti, sperimentazioni su pazienti vivi e strani miscugli tra uomini ed animali. Non è un caso che il laboratorio fosse situato sotto all'ospedale. Qualche medico sbadato deve aver spostato qualcosa che non doveva essere toccata e noi dobbiamo rimettere subito a posto la situazione. O sopra avranno dei guai... Ho una mezza idea di che cosa stia succedendo, ma spero veramente di sbagliarmi! Dai sbrigati!.

    Il resto era storia. La lampada oscillò dal soffitto, Sendo si fece trovare pronto ed i due rimasero di nuovo al buio Poco dopo, probabilmente dai piani inferiori, cominciarono ad emergere quegli strani suoni. Ehh, credo che Oshi abbia fatto incavolare le infermiere e noi le abbiamo appena attirate qui. Credo. Come facesse a saperlo era un mistero, però era proprio così: al piano di sotto Oshi e Harumi avevano passato qualche minuto di tensione.

    I passi continuavano lenti e corridoio dopo corridoio la conversazione continuò, il vecchio chiese al ragazzo persino quale fosse il nome dei propri genitori, insieme a quale fosse il suo ramen preferito, in un insieme di domande praticamente inutili. Eppure, mentre proseguivano nel buio parlando del più e del meno, Sendo cominciò a sentire una sensazione lungo tutto il suo corpo. Perso tra le parole del vecchio, improvvisamente si rese conto che sapeva esattamente quale fosse la direzione da intraprendere! Non riusciva a vedere un tubo in quel buio pesto, ma qualcosa gli diceva che doveva dirigersi in direzione specifica, apparentemente la stessa che stava prendendo il vecchio.

    Poi Mekura si fermò davanti all'ennesimo bivio. Dobbiamo andare a sinistra, dove vai? Gli avrebbe detto. Ma la sensazione gli diceva di digersi da tutt'altra parte, verso destra c'era qualcosa che lo chiamava, che lo attirava verso il corridoio buio. [Effetto]Tecnica del Suono Ammaliante - Efficacia 30

    弱音器 - Harumi



    Ferma immobile davanti all'infermiera, Harumi avrebbe avuto il privilegio di incontrare faccia a faccia una delle famose sottoposte di Rengoku! Oltre al fatto che si muovevano in modo alquanto strano, notò come quella che gli si era parata davanti era sì ricoperta di sangue, con gli occhi che giravano a vuoto come fossero scollegati dagli stessi nervi, ma che il liquido vermiglio non era affatto fresco ne tantomeno recente; come se non bastasse quest'ultima emanava un tanfo tanto forte da ferire il naso, da far salire il vomito a chiunque, e persino il camice non assomigliava a quello in attuale dotazione delle infermiere. Più di qualcosa cominciava a suggerire che le signorine non appartenevano all'attuale equipe dell'ospedale, ma allora da dove provenivano?

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    Furono attimi di probabile terrore e disgusto, aggravati dal fatto che il volto della donna si stava avvicinando sempre di più a quello della kunoichi, poi improvvisamente ci fù un rumore secco e la scena cambiò. All'improvviso la luce andò via, in seguito al tipico clac da interruttore che si spegne, facendo cadere l'intero piano in una accettabile ma comunque inquietante penombra. Qualche luce di sicurezza si accese di rimando, distraendo le due sottoposte dalla ricerca che stavano effettuando, ma la piccola Harumi non poteva comunque muoversi! Fu un altro suono a tirarla fuori dai guai, ben più udibile, che attirò definitivamente il mostro lontano dalla sua posizione. Il ragazzetto, che il vecchio Mekura aveva detto chiamarsi Oshi, aveva appena lanciato un orinatoio portatile in ferro nella direzione da cui erano appena arrivati ed era riuscito a distrarre le infermiere il tanto che bastava per afferrare Harumi per un braccio e tirarsela dietro.

    La bambina ebbe pochi secondi per capire che cosa volesse fare il ragazzo, poiché ora si trovava senza la copertura della tecnica dell'occultamento ed a meno di una decina di metri da una coppia di orride creature! Bastò un attimo che una delle due infermiere si girò, emettendo un suono terrificante in direzione della coppia di bambini, e subito entrambe cominciarono a muoversi verso il duo, colto nel bel mezzo del tentativo di svignarsela furtivamente. Oshi sembrò non trovare la forza di muoversi, ma le infermiere già avevano cominciato a guadagnare terreno. Dovevano correre, nascondersi oppure lottare?

    無礼 - Dojin



    Si, si. Credo sia proprio quello. Ora fai silenzio.

    Concluse frettoloso il Jonin, ad occhi chiusi, proprio mentre il ragazzo gli proponeva quello strano oggetto di piacere. La verità era che Shinken non stava minimamente prestando attenzione al dilatatore anale, perché stava cercando di gestire due momenti particolarmente delicati ai piani di sotto. Il fatto che Dojin Riku Anaga, in arte Dorian il furbo, si fosse totalmente dimenticato che non doveva minimamente disturbare il Jonin del Suono, aveva fatto si che quella minima interruzione avesse provocato un improvviso calo di controllo sui due sacchi di carne che guidava ai piani inferiori. E tutto avvenne proprio nel momento più sbagliato possibile, poiché ora Harumi si ritrovava davanti a due delle pericolose infermiere di Rengoku e Sendo con ogni probabilità era finito sotto l'effetto del Genjutsu di quel posto.

    Tutto per una semplice distrazione.

    Come se non bastasse, i sensi sviluppati del Jonin cominciarono a captare qualcosa che stava succedendo anche fuori dall'edificio dell'ospedale: il poco efficiente cordone delle forze dell'ordine sembrava cominciare a frammentarsi e la gente, che nel frattempo era diventata molta ma molta di più, stava cominciando a superare il perimetro difensivo ed invadere l'esterno della struttura.

    Abbiamo un problema. Aprì gli occhi ed diventò serio. Con tutto l'intento di mettere pressione al giovane, convinto di quello che stava evidentemente facendo, e lo esortò a dirigersi velocemente al piano terra.

    Ci toccherà fermare qualsiasi cosa o persona che cercherà di entrare nell'ospedale. Il Genjutsu ha cominciato ad espandersi anche fuori dall'edificio quindi piano piano tutte le persone nelle vicinanze cercheranno di procedere ai piani inferiori, verso i laboratori! Se hai un modo per sigillare le entrate fallo; potremmo usare il rilascio su tutti quelli che passeranno, ma temo che cominceranno ad essere tanti... a breve la polizia qui fuori non sarà più in grado di contenerli e verranno tutti qui. E quando dico tutti intendo proprio tutto il villaggio del Suono. Se non li fermiamo ora noi, non sarà affatto facile farlo dopo!

    L'illusione si attiva per attirare cavie verso i laboratori di Rengoku, come fossero insetti verso le luci. Cerca di fermarli, o Harumi e Sendo se la passeranno veramente male! Io ti raggiungo appena possibile, intanto preparati!
    Shinken era ancora impegnato: doveva riuscire a trovare velocemente un modo per tirare fuori dai guai gli altri due e scendere di corsa a dare supporto a Dorian.

    In compenso l'aspirante sarto aveva ancora un pò di vantaggio rispetto alla massa di gente, poichè le porte della struttura erano state chiuse dopo che loro si erano infilati dentro. Una persona sola non avrebbe mai potuto rompere i cardini delle porte, ma fuori di lì la situazione stava davvero degenerando velocemente.

    main






    Scusate per l'attesa :riot:



    Edited by Shinken Takatsui - 28/10/2017, 16:21
     
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    L'Ospedale del Suono


    Post 3 ~ Fuga


    La giovane kunoichi del Suono si portò le mani davanti bocca e naso, cercando al contempo di trattenere il respiro ed evitare che il conato di vomito appena provato si trasformasse in qualcosa di peggio. La zaffata di carne in decomposizione l'aveva travolta non appena le due figure si erano avvicinate, attratte da un movimento nel loro campo visivo. Scambiarle per infermiere era un errore piuttosto grossolano, ora che le osservava meglio. Non era mai stata nel nosocomio prima, ma poteva comunque affermare che le loro divise erano piuttosto datate e fuori moda. Non era però quello il punto focale, quanto piuttosto lo stato dei loro corpi, tale da spingere Harumi a domandarsi come potessero perfino muoversi senza cadere a pezzi. Le tracce di sangue raffermo, brunito, erano la parte meno terrorizzante del poco rassicurante quadro che si stava formando davanti ai suoi occhi. Quando d'improvviso la luce venne meno, l'otese riuscì a bloccare un urletto di panico solamente in virtù delle mani già strette intorno alla bocca. Bloccata dalla paura di distogliere lo sguardo da quella creatura, che forse aveva usato essere umana un tempo, fece uno sforzo per non voltarsi nella direzione del rumore metallico alle sue spalle. Le inquietanti infermiere invece ne vennero attratte, spostandosi con passi che lasciavano sospettare arti disarticolati dai pressi della ninja di Oto, che sospirò per poi inalare un po' d'aria finalmente respirabile facendone scorta. A quanto pareva era stato il ragazzo che l'accompagnava ad avere quella pensata, o per lo meno lo suppose dalla sua pronta reazione. Afferrandola per un braccio infatti, nonostante l'occultamente che ancora l'avvolgeva, la stava trascinando lungo il corridoio, lontano da quell'incubo. Il quale, tuttavia, non aveva nessuna intenzione di mollare la presa. Pur correndo a perdifiato, le guardiane dei sotterranei stavano guadagnando terreno: era solo questione di tempo prima che fossero acciuffati. Per di più, quando una di quelle emise un grido più simile a quello di un'arpia che di una donna, Oshi si bloccò sul posto, paralizzato. Harumi spostò rapidamente lo sguardo da lui all'infermiera più vicina un paio di volte, cercando di trovare una via di fuga a quella situazione. Alla fine, prese una decisione. Con un sonoro schiaffo alla guancia, cercò di risvegliare il compagno dalla catalessi che l'aveva preso, strattonandolo poi per il colletto. Se non fosse bastato, l'avrebbe raccolto da terra per poi cercare di correre via. Il cuore della giovane le martellava in petto, ma il terrore sembrava scemato. Aveva imparato a tal punto a convivere con la morte, a svalutare la propria vita, che la paura aveva ormai un effetto di breve durata su di lei. Piuttosto, era pronta ad agire, non per sé, ma per il ragazzo che era con lei. Non avrebbe permesso che gli succedesse qualcosa, anche se non lo conosceva che da pochi minuti. Con quella convinzione nell'anima, cercò quello che stava cercando: il passaggio da un reparto all'altro. Avendo una conoscenza almeno sommaria sapeva che gli ospedali avevano sempre, in tali punti, un sistema di porte spartifuoco, in modo che se si fossero verificati incidenti, le fiamme non si sarebbero potute diffondere rapidamente mettendo a repentaglio la vita dei pazienti. Trovatala dopo una svolta, con ormai il fiato della custode sul collo, lanciò letteralmente Oshi oltre il varco, tirandosi dietro i maniglioni, e prendendo a calci qualsiasi arto che si fosse frapposto per impedirlo. Il pulsante, premi il pulsante! Mentre teneva a bada la tenace infermiera, diede quell'ordine con un tono disperato al compagno, nella speranza che si sbrigasse. Il piccolo pulsante, posto sulla parete di fianco agli infissi delle pesanti porte, serviva per attivare il meccanismo magnetico che le bloccava, impedendone l'apertura dall'altro lato. Sempre che funzionasse e non fosse andato in rovina, il che, considerando lo stato pietoso di quel piano, era da non escludere. Quanto sarebbe stata fortunata la giovane kunoichi?

    o6TaHv0



    Chakra: 49/50
    Vitalità: 14/14
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 400
    Velocità: 400
    Resistenza: 400
    Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 400
    Agilità: 400
    Intuito: 400
    Precisione: 400
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
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    2: ///
    Note
    Spero di non aver ecceduto nella libertà della descrizione, nel caso edito.

     
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    Dilatatori & Cadaveri
    Un Paradiso Inaspettato


    - IV -

    A quanto pareva il Pavus aveva trovato ciò che stavano cercando ma aveve anche disturbato il jonin maniaco - che, secondo lui, si era messo a fantasticare su quella sedia su ciò che, una volta trovato l'attrezzo del peccato, avrebbe potuto fare con Dorian. Tuttavia, alle parole dello studente, il ninja parve infastidirsi - che fosse come quegli strani asessuali che prima corteggiano per lungo tempo e poi dopo, quando possono avere la loro preda, la lasciano andare? Ma a quanto pare, le cose erano più serie di uno strano giochino sessuale per l'Anaga. La folla che poco tempo prima avevano superato all'ingresso dell'ospedale, adesso pareva voler entrare. Perché? Bhè, il Jonin non lo specificò proprio con chiarezza ma citò, dal niente, un genjutsu. Dovevano essere dentro qualcosa di molto al di fuori della portata del Nostro, anche se sarebbe stato un ottimo campo di battaglia per la sua naturale propensione alle illusioni. Non ho idea di come si sigilli una porta! Lo vedi che mani morbide e delicate che ho? Pensi che chiunque, nella mia posizione, sarebbe propenso a farsi venire degli orribili calli? Seccato da quella insinuazione, Dorian si voltò ed eseguì gli ordini come richiesto ... ma a modo suo. Scese rapidamente tutte le rampe di scale con una serie di balzi fino a tornare al pian terreno dove iniziava, dalle vetrate della porta d'ingresso, a vedere la folla avvicinarsi. Aveva un vantaggio, ma era minimo. Si arricciò i baffi con la mano sinistra mentre la testa iniziava a scrutare in tutte le direzioni le direzioni. Cominciamo. Un sorriso di sfida comparve sul volto del Pavus. Rapidamente si infilà nella stanza accanto e, con non poca fatica, iniziò a trascinare l'armadio pieno di medicinali che vi era. Per fortuna le porte erano abbastanza larghe da far passare quel mobile senza troppa difficoltà. Lo posizionò subito davanti al cardine destro della porta, di modo da bloccarne una parte in modo piuttosto stabile. Nella stanza adiacente prese tutti i lettini d'ospedale e li portò dalla parte opposta della porta, così da formare un corridoio con una piccola strettoia. Si accertò di rimuovere tutte le ruote dai lettini di modo che non potessero essere facilmente spostabili. Una volta che la folla fosse riuscita ad oltrepassare la prima fila di letti - e già questo avrebbe richiesto un lungo tempo, visto che erano stati riposti di modo da bloccare la porta d'ingresso - si sarebbe diretta verso i piani inferiori, al dire di Shinken. Dunque ciò che era da fare era piuttosto semplice: cercare la strada più breve per i sotterranei e tentare di deviare quella sorta di gruppo di zombie in un altro ambiente. Per quanto avessero cercato di sfondare la barricata, indubbiamente si sarebbero prima sparpagliati, magari cercando strade alternative limitrofe. Dorian entrò in ogni stanza, cercando di bloccare la porta con tutti i mobili presenti, preferendo i più pesanti. Non era estremamente forte, questo è certo, ma indubbiamente era più forte di una persona normale e tanto bastava a non rendergli quel lavoro estremamente faticoso. Le scale che portavano al piano di sotto, dopo una manciata di minuti, erano bloccate da un mobiletto basso, usato come archivio, un pesante apparecchio per la rianimazione, la gigantesca lampada utilizzata durante gli interventi chirurgici, un peluche di una bambina ricoverata lì in precedenza di una my little kitsune e l'ennesimo armadietto contenente stetoscopi (eh eh eh, scopi) e abiti del mestiere. Non c'è niente di mio in tutto questo. Sembra una creazione anonima. Disse il Sarto. Corse velocemente davanti all'ingresso ed, in un attimo, mise le mani nella sua borsa con l'equipaggiamento. Iniziò a spargere le sue fastidiose biglie tutt'intorno all'ingresso, scrivendo con esse il suo nome. Perfetto. Incrociò le braccia soddisfatto.
    La mandria iniziava ad essere vicina e del jonin, neanche l'ombra. Forse, a quel punto, l'Anaga avrebbe fatto bene ad allontanarsi e cercare riparo.







    Chakra: 10/10
    Vitalità:8/8
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità:  100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
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    3: ///
    Slot Azione
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    Slot Tecnica
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    I suoi sensi si destarono poco a poco, la sensazione tattile del fluido di coltivazione che scendeva lungo le pompe di drenaggio, risucchiato con un frastuono sordo per essere riciclato a nuovi utilizzi, il brivido di freddo dovuto al contatto della pelle nuda con l'aria e solo allora gli occhi si aprirono sul mondo dopo lungo tempo.

    Ledah mosse i primi passi tremanti dalla vasca di clonazione, esaminando attentamente tutti i segnali inviati dal proprio corpo, le dita possedevano una sensibilità ottimale ed i muscoli reagivano bene durante i movimenti, le ossa sembravano adeguatamente robuste e non sembrava vi fossero problemi con le articolazioni, si tastò l'addome per verificare che la fascia addominale e gli organi interni fossero in buono stato e mentre riempiva i polmoni di aria fresca, emettendo i suoi primi respiri si voltò a guardare i propri dintorni con i penetranti occhi azzurri.

    La sala della clonazione si presentava pulita ed asettica come al solito con numerose vasche allineate in verticale lungo le pareti, ognuna contenente un nuovo corpo di ricambio o del materiale da utilizzare nel prossimo esperimento, il medico diede anche un'occhiata a ciò che rimaneva del proprio corpo nella vasca centrale, se fosse stato più emotivo avrebbe come minimo considerato patetica la condizione in cui era, ma all'atto pratico era come nuovo dopo aver speso alcuni mesi ad elaborare e costruire un nuovo corpo identico al primo ed in grado d'ospitarlo a distanza fornendogli nuovamente la libertà di movimento di cui aveva bisogno, nel passaggio gli era sembrato di aver perso qualcosa ma non era certo che si potesse quantificare, forse di trattava di quel poco di emotività che ancora gli rimaneva.

    Si diresse in una delle stanze adiacenti che era stata destinata alla funzione di bagno, una doccia calda era l'ideale per testare la sensibilità alle temperature del suo nuovo corpo oltre che rimuovere gli ultimi rimasugli del fluido di clonazione, per certi versi era come se si stesse lavando per la prima volta in assoluto ed alla conclusione si diresse nell'area residenziale del laboratorio sotterraneo.

    La stanza era spartana e priva di decorazioni o comodità superflue, in questo sia Ledah che Sayaka sembravano essere del medesimo avviso, quella stanza serviva in prevalenza a dormire ma ospitava anche alcuni dei ricambi d'abiti per chi la occupava e l'unica frivolezza era uno specchio a figura intera collocata all'interno dell'anta, ottima per verificare che tutto fosse al proprio posto al termine della clonazione, l'altezza sembrava la medesima ad un metro ed ottanta, la carnagione pallida al punto da sfiorare il cadaverico era anch'essa nella norma, almeno per lui e gli occhi azzurri ricambiarono il suo sguardo dallo specchio.

    Una differenza era l'assenza di tutti i suoi innesti comprese le braccia chirurgiche che aveva installato sullo sterno, tuttavia aveva ancora su comodino i suoi speciali occhiali da analisi, gli bastò portarli al viso ed irrorarli di chakra per verificare definitivamente la condizione di ossa ed organi interni, concluso anche questo esame, li infilò nella tasca di un camice pulito e si vestì, il contatto con la stoffa fu diverso da come lo ricordava, forse perché questa era la prima volta che quel corpo aveva l'esperienza d'indossare dei vestiti, nulla che non sarebbe passato col tempo ad ogni modo.

    Dirigendosi verso l'uscita dai sotterranei si chiese quanto tempo fosse passato, non era semplice in quanto il posto veniva costantemente mantenuto dalle infermiere e non c'era un filo di polvere in tutto il laboratorio e nemmeno dei danni causati dal suo catastrofico esperimento, si aspettava che fossero passati dei mesi ma la verità era che aveva passato anni in attesa che il nuovo corpo venisse completato, il mondo era cambiato ed era inconsapevole di come persino nel suo stesso dominio vi fossero ospiti inattesi ed indesiderati che in qualche maniera avevano rimesso in funzione meccanismi oramai dimenticati, reliquie di un tempo che sembrava lontanissimo, quando Sayaka rispondeva ancora al nome di Rengoku ed il villaggio era di gran lunga più spietato e crudele.
    Non che se lo ricordasse allegro e ridente prima di chiudersi nei suoi studi.

    Verificò il proprio utilizzo del chakra, funzionava correttamente sugli occhiali dalla grossa montatura tonda e riuscì a replicare alcuni dei propri jutsu, dissolvendo una delle sue copie sonore si diresse nuovamente verso l'ingresso, il quale si presentava come una comune parete coperta di simboli, questa tecnica di sigillo conduceva ad una sorta di labirinto che agiva da ultima difesa contro coloro che cercavano di appropriarsi dei segreti di Sayaka, tanti piccoli balzi da un sigillo all'altro funzionavano come una lunga serie di bivi ed incroci, bastava prendere la svolta sbagliata per finire nella camera mortuaria in veste di cadavere.

    Sarebbe riapparso pochi minuti più tardi in un semplice ed anonimo sgabuzzino nel seminterrato prima di mettere nuovamente piede all'interno del proprio ospedale.

    Eccoci qui, Ledah torna a camminare tra noi, si prepara con comodo ed arriva ai sotterranei senza sospettare nulla, Shinken può decidere liberamente alla fine di quale giro di post il primario torna nel suo regno e si ricongiunge all'azione.
     
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    - Ragazze per bene -

    Personale non autorizzato - parte IV





    弱音器 - Harumi


    Il pulsante, premi il pulsante!


    Oh, come sarebbe stato semplice premere quel pulsante! Eppure, e lo notò persino Harumi attraverso gli occhi del ragazzo, il giovane shinobi del Suono sembrava terrorizzato all'idea di chiudersi dentro. Il chakra aveva effetti inaspettati e strani; quale poteva essere, effettivamente, il motivo per cui sul volto di un cadavere si palesava un’espressione di paura? Quali conseguenze poteva scatenare un’azione così semplice come chiudere una porta? Infondo Oshi non aveva un’anima, od almeno non più, e se si muoveva era solamente grazie ai fili che il Jonin del Suono riusciva a tenere saldi anche da una notevole distanza. Eppure, in quel espressione facciale, si stava palesando la preoccupazione di Shinken, forse proprio tramite il chakra che scorreva nel cadavere. Chiudere e sigillare quella porta avrebbe portato ad una sola e poco auspicabile conseguenza: la perdita del controllo sul ragazzo. Certo, non era di se un problema perdere Oshi, piuttosto quello di lasciare la giovane kunoichi (nonché preziosa jinchuuriki) sola in quell'inferno sotterraneo.

    Gli bastò allungare il braccio per colpire con forza il pulsante rosso sulla parete. In un istante la chiusura automatica della porta si attivò e due massicce barre di acciaio si allungarono fino a chiudere definitivamente le due ante. Le infermiere rimasero fuori, probabilmente con grande soddisfazione per Harumi, ma ormai il controllo del cadavere si era spezzato. La ragazza del Suono fece giusto in tempo a girarsi per guardare il ragazzo che quest'ultimo perse i sensi, cadendo a terra come un sacco di patate. Avrebbe intravisto un sorriso sulle sue labbra, oppure era solo un altro riflesso involontario prodotto dal chakra? [Nota]Si interrompe il controllo tramite la Tecnica dell'Anima Morta su Oshi

    smile



    Se Harumi avesse deciso di dare retta agli ordini del Jonin probabilmente avrebbe dovuto trovare la rampa di scale più vicina e risalire in superficie, ma cosa ne avrebbe fatto del ragazzo? Quella perdita di sensi non poteva di certo essere scambiata per una morte improvvisa (anche se il ragazzo ne respirava ne aveva battito), ma la ragazza doveva decidere se portarsi dietro Oshi oppure no. Qualsiasi fosse stata la decisione, per sua sfortuna, la sorpresa una volta arrivata alla scala più vicina sarebbe stata tanta. A differenza di quello che gli era stato detto sulla struttura, la scalinata che gli si parava davanti... scendeva. Costretta ad avanzare che cosa avrebbe fatto?

    Scendere ed esplorare la porzione dell'ospedale dove si trovavano avrebbe fatto scoprire alla ragazza che su quel piano non erano soli: di quattro stanze inesplorate sul piano, tutte rigorosamente con la porta chiusa, la ragazza avrebbe potuto percepire dei rumori in due di queste ultime, mentre un altra sembrava essere silenziosa e vuota. La quarta invece, chiusa a chiave, sembrava più simile ad una cella frigorifera, con una grossa maniglia ed una piccola fessura orizzontale al centro. Impossibile percepire rumori all'interno o spiare tramite la piccola apertura, la kunoichi avrebbe potuto forzarla [Potenza 10 Durezza 3] ed esplorarla, ma verosimilmente avrebbe dovuto farlo senza provocare troppo rumore, per sua fortuna le luci di emergenza le permettevano di guardarsi intorno e non inciampare ad ogni passo.

    a-falsified-romance-2019227



    無礼 - Dojin



    Nel mentre l'Anaga si destreggiava nel riposizionare l'arredamento del pianoterra, Shinken era ancora impegnato al piano superiore. Gli sembrò di aver pianificato tutto alla perfezione fino al momento in cui, contemporaneamente, perse il controllo su uno dei due cadaveri e non riuscì ad evitare che Sendo finisse sotto l'effetto del Genjutsu. Mentre per Oshi fu una scelta, per quanto riguardò lo shinobi di Oto non ebbe modo di proteggerlo dagli effetti dell'illusione con un semplice cadavere. Il vecchio di Shiranui tentò di trattenerlo, ma non possedendo chakra non riuscì ad opporsi alla forza del giovane, che sparì tra le braccia di un gruppetto di infermiere urlanti. Costatando di aver perso anche il secondo ninja sotto la sua supervisione, il Fedaikin sbatté con violenza il pugno sulla scrivania, spezzandola a metà: doveva risolvere la questione in fretta o Febh gli avrebbe sicuramente assegnato qualche compito ingrato per punizione.

    Afferrò il dilatatore anale e lo infilò sotto al mantello, pronto a rimboccarsi le maniche e concludere il lavoro. Scesi i pochi gradini che lo separavano dal sarto, il Jonin gli si avvicinò con passo deciso. Accennando con la testa alla direzione da prendere, Shinken gli si rivolse.

    Dobbiamo andare a recuperare gli altri. Nessuno di loro è arrivato al quinto piano, quindi dobbiamo andare noi a prenderli. Harumi è bloccata tra il secondo ed il terzo, Sendo è stato catturato. Pensavo di poterlo evitare, ma pare che dovremmo sporcarci le mani. Fai attenzione a non cadere nell'illusione o farai la stessa fine del tuo compagno. Poi si girò e si diresse verso le scale del piano inferiore.

    Arrivati al piano completamente oscurato (lo stesso in cui Sendo si era fatto catturare), i rumori che provenivano dall'oscurità fecero subito intuire ai due che il numero di in infermiere era sensibilmente aumentato. Un misto di suoni macabri e sinistri provenivano dall'oscurità infondo al primo corridoio. Il Jonin chiuse gli occhi e si calò nel buio Stammi vicino.

    Al ragazzo sarebbe bastato rimanere a qualche metro dal Fedaikin per capire subito che quest'ultimo si stava facendo largo nell'oscurità prendendo a pugni qualcosa che di umano, ormai, aveva ben poco. Sentì chiaramente i rumori di un combattimento, ma in mezzo a quel buio non poteva di certo capire contro cosa o quanti nemici il Jonin stava combattendo. Tra suoni macabri, tonfi e rumori vari, avanzarono per una decina di metri senza eccessivi intoppi. Anche se il Jonin lo avvisava mentre avanzavano, il ragazzo avrebbe dovuto evitare di prendere a calci (e forse anche ferire il suo fisico da modello) qualche lettino o macchinario lasciato in mezzo alla corsia. Fu solo arrivati alla fine del reparto che il ragazzo avrebbe sentito tirarsi la manica del vestito: evidentemente una delle infermiere non era stata debilitata abbastanza dal Jonin, ed ora stava cercando di tirare a terra il ragazzo. Avrebbe potuto attirare l'attenzione del Jonin o difendersi da solo, ma doveva tenere ben a mente che il suo compagno stava avanzando, non doveva rimanere indietro.


    Concluso di ripulire il corridoio, l'Anaga avrebbe sentito tirarsi nuovamente per una spalla. Se avesse provato a difendersi nuovamente, sarebbe stata la voce di Shinkena a rassicurarlo Sono io, stai calmo. Dobbiamo scendere ed inventarci qualche modo per riaccendere le luci, altrimenti rischi un infarto ogni dieci passi.. Anche se non potevano vedersi, Shinken stava cercando di usarfe il senso del tatto per fargli capire la sua posizione. Al piano di sotto è anche peggio. Ci saranno una ventina di infermiere che vogliono i nostri corpi, vuoi venire con me od preferisci aspettarmi qui sopra? Solo a quel punto si udirono i rumori al piano di sopra: gli abitanti di Oto avevano sfondato le porte.

    [...]

    Sfondate le le porte d'ingresso dell'ospedale la folla si riversò dentro la struttura come un fiume in piena. Per fortuna dei ninja, le biglie e le barricate posizionate dal sarto gli fecero guadagnare qualche minuto in più, ma la situazione non sarebbe di certo andata a migliorare. Per quanto impedite da i mobili e costretti a cambiare strada, quel mare di persone avrebbe raggiunto il piano inferiore in meno di dieci minuti e poi avrebbe proseguito diretto seguendo la stessa strada che i due shinobi del suono stavano percorrendo. Dovevano sbrigarsi se non volevano essere presi nel mezzo.

    Tra due turni la folla è da noi, quindi potrebbe essere una buona idea muoversi... :ghu:

    Per ora Ledah rimane in stand-by, Harumi può decidere cosa fare del povero Oshi ed a quale porta dedicarsi (anche più di una sta bene) e Dorian deve decidere come muoversi. Se decidi di avanzare con Shinken sei libero di descrivere fino a due round di scontro, infermiere incluse, considerando che sono tutte en Rossa.

    Gl & Hf!


     
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24 replies since 23/1/2017, 19:24   437 views
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