Riallineamento del Caos

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  1. Amanimaru
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    Un tempo qualcuno disse che il creato, e ciò che non è ancora stato creato, sono due parti di un grande caos, che si muovono regolarmente e irregolamente allo stesso tempo. Gli elementi all'interno di queste due grandi ruote sono quantità astronomiche, eppure a volte succede che due elementi simili possano posizionarsi, in posizione zero, che si crei un ponte tra le due realtà, quello è chiamato punto zero, una zona di nulla e di tutto tra ciò che è e ciò che deve ancora essere. Cosa succederebbe, se due uomoni, uniti dal combattimento in gioventù, fossero stati divisi dalla morte, entrambe le identità cancellate, due persone che non esistono. Cosa succederebbe se queste due persone si incontrassero, epr caso, anni dopo, spinti dal solito bisogno di combattere. Senza dubbio, questo è un punto zero, che se dovesse verificarsi, darebbe il via ad una catena di eventi non indifferente, che porterebbe al collasso di una delle due realtà. Aggiungiamo poi che uno dei due è morto e tornato dalla morte, e che l'altro avendovi vissuto, non sia in grado di morire; e se entrambi dividessero lo stesso sangue? L'architetto del caos, cerca continuamente di tenere divisi gli elementi simili, ma è costretto a controllare tutto con un'equazione matematica, che prima o poi avrà un punto di contatto, nel nostro caso. Un bosco.

    [...]

    Uno dei due passava il suo tempo all'interno del tetro bosco di Oto ad allenare le sue capacità, colpito da uno strano morbo di un ancor più strano animale, mentre l'altro, vi si stava recando per pregare, anch'esso colpito dal morbo della vita. Difatti quando il secondo arrivò a qualche decina di metri dal primo elemento; la catena di eventi si spezzò, creando due nuove partenze, delineate da una parola.

    << Strano...>>

    Me ne stavo tranquillo nel bosco dei sussurri, cercando una radura per sedermi e pregare Dio, quando ad un certo punto il mio naso fu colpito da uno strano fetore, un odore certamente diverso da tutti quelli che avevo incontrato prima di allora, ma che però mi sembrava assomigliare all'odore di qualcuno che conoscevo. Si senza dubbio, riflettendoci, mi resi conto che quell'odore assomigliava al mio. L'odore di qualcuno che come me aveva affrontato la morte, e come me, doveva esserci sprofondato, ma non era così. Ripercorsi con la mente i momenti salienti della mia vita, fino ad anni prima, un combattimento, che mi aveva visto in difficoltà. Senza dubbio l'odore era quello, non restava che, provarci. Quindi chiuso nella tonaca e con la testa glabra nascosta nel cappuccio, mormorai qualche parola sconnessa da sogghigni.

    << Hiiiimuuuraaaaa, sento il tuo fetooore da mooortoooo...>>

    << Tana per Himuraaaa>>

     
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  2. Shinken Takatsui
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    Passeggiava il Takatsui, sconvolto dai recenti avvenimenti del Fato, suo acerrimo nemico. Quel che la gente, se avesse potuto sapere, avrebbe narrato nel tempo, sarebbe stata la storia di uno shinobi senza precedenti; di un ninja tornato dalla morte non una singola volta, bensì due. Era morto e poi risorto quando Oto aprì ai ninja del continente le sue porte; morto per mano del destino e risorto per mano del Caos. Il Caos, che splendida essenza. Erano poche le persone in quel continente che, probabilmente, erano state cullate sin dalla nascita da quell'essenza onnipresente; quel giovane ragazzo dai capelli blu non era stato l’unico. Una donna diabolica fu la prima di cui il Takatsui ebbe notizia; divenne ben presto suo allievo e, con il tempo, apprese molto da questa donna sconvolgente ed allo stesso tempo attraente. Tuttavia la recente notizia della sua definitiva morte fece solamente sorridere il Takatsui; non era riuscita come lui a scampare nuovamente ad essa… Shinken Takatrsui era ufficialmente defunto il 10/01 dell’anno corrente anche se, in realtà, a morire, era stato solamente il gemello dello shinobi. Ora deteneva ufficiosamente il primato, se così si poteva dire. Oltre a lui v’era un altro ragazzo; un suo lontano fratello, morto secondo i corrieri accademici. Spesso il Takatsui ci pensava… Jotaro Jaku che razza di fine aveva fatto? Le ombre li legavano grazie ad un vincolo sanguigno molto più forte di quanto un qualsiasi corriere accademico avesse potuto immaginare; ed era proprio quel vincolo che, da oramai tanto tempo, aveva convinto lo shinobi dai capelli blu che il fratello non era defunto. Il fratellastro, tanto per precisare. Effettivamente il mondo delle ombre era infinitamente contorto, probabilmente non allo stesso livello dell’essenza pura del Caso ma, ragionandoci, anche se impossibile, non sarebbe assolutamente fattibile conoscere tutti i segreti di quel mondo. E, forse per un caso della vita, quelli che ne erano legati, anche se riuscivano a controllare le ombre, erano in totale balia di esso.

    [...]

    Seduto su di un sasso Shinken era in totale meditazione. Ora non si riconosceva più, nemmeno da solo; dalla morte del fratello Kyasashin, lo shinobi dai capelli blu era completamente cambiato. Che mutazione profonda che aveva subito il suo corpo, che traumi aveva superato quello shinobi e quale terribile passato nascondeva dietro ad un volto ancora troppo giovane per l’età che realmente possedeva. E così, in quel bosco dove i sussurri regnavano sovrani, mentre il vento gli accarezzava i capelli, Shinken giocherellava con dei piccoli sassi dalle più svariate forme e dimensioni. Probabilmente li aveva raccolti precedentemente poiché erano ben visibili, accanto alla sua comoda postazione, un considerevole ammasso di piccole rocce o formazioni calcaree molto simili. Con movimenti precisi ed eleganti, con una cadenza non definita, il Takatsui scagliava uno o più sassi in direzione degli alberi che aveva davanti. Lanciava dei sassi in mezzo alle fronde degli alberi, con l’unico scopo di far arrivare tali proiettili il più lontano possibile in quella foresta fittissima.

    Ad un tratto, appresosi da una distrazione del ninja che scaturì il lancio peggiore che Shinken aveva effettuato quel giorno, una voce risuonò nella foresta, allertando i sensi dello shinobi. Quest’ultimo si mosse talmente rapidamente da essere invisibile ai più posizionandosi in piedi su un masso poco lontano. La sua mano destra era già scesa lungo il fianco e le sue labbra fecero scivolare via dalla bocca del ninja parole soavi ma mortalmente pericolose.

    - Palesati e ripeti lentamente come mi hai chiamato... -


     
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  3. Amanimaru
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    CITAZIONE

    - Palesati e ripeti lentamente come mi hai chiamato... -


    << E io che avevo sentito dire che i tuoi sensi erano molto sviluppati, ho detto...Tana per Himura! >>

    image



    E saltai fuori dai cespugli chiaramente per farmi vedere. Erano anni che non ci vedevamo, anche se in effetti ci eravamo visti giusto per darcele di santa ragione, quando lui ebbe la meglio. Restando comunque a qualche metro da lui, per non rischiare di scatenare una reazione che non volevo accadesse, ricominciai a parlare.

    << Io mi ricordo di te, il tuo sangue ha sempre lo stesso odore. L'ultima volta mi hai fatto stramazzare al suolo, ti ricordi di me fratellino? Eppure dovresti. >>

    Quindi ripresi a camminare verso di lui, con le braccia dentro al mantello, apparentemente disarmato, tanto io sapevo che la mia arma più forte ero io stesso, e che non mi serviva altro. A circa un metro da lui, tirai fuori le braccia dal mantello e mi abbassai sulle gambe, appoggiando i gomiti sull'estremità delle ginocchia, come per stare in equilibrio, mentre muovevo in modo ossiessonante la testa a destra e a sinistra mentre lo fissavo negli occhi.
     
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  4. Shinken Takatsui
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    Incontri Di Sangue

    Shinken fissò quel misterioso shinobi. Misterioso per modo di dire. Per un momento il Takatsui non si mosse, rimase dubbioso ad assaporare quella situazione tanto inaspetta. Poi, in un istante, da quella posa così prepotentemente atta all'offesa, Shinken si rilassò. Un leggero sorriso comparve sulle labbra quasi bianche dello shinobi di Oto mentre le sue pupille, argentee, si rilassarono e, assieme ad esse, anche la croce che ne caratterizzava lo sguardo. Le braccia di Shinken si spalancarono, scostando il mantello, mostrando il petto scultoreo dello shinobi. Oramai il sorriso era palesemente comparso sul volto di quello shinobi tanto insensibile...

    - E come non ricordo... - Socchiuse gli occhi. - Nessun Jaku dimentica i propri fratelli, nemmeno io. - Attese. Aveva miglioni di domande da porre al suo "fratellone" ma quell'incontro sarebbe continuato in un lungo più appartato della foresta, dove nessun orecchio indiscreto avrebbe potuto udirli. Shinken era felice di quell'imprevisto nella sua giornata di meditazione e, anche se forse si stava esponendo troppo, l'odore degli Jaku era impossibile da ricreare o confondere. La stirpe pura della casata delle ombre era unica ed inimitabile e, di questo, Shinken ne era certo. Quello non poteva che essere suo fratello.

    Effettivamente Jotaro era l'unico che poteva conoscere così bene Shinken, oltre Arima, e, con quel nome, erano in pochi a poterlo chiamare. Probabilmente, se non fosse stato per l'odore del sangue fraterno, il Takatsui avrebbe ucciso chiunque avesse solo provato a chiamarlo in quel modo. Non solo, lo avrebbe deturpato e forse anche peggio...
     
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  5. Amanimaru
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    Senza dubbio il ninja di Oto ora mi aveva riconosciuto, ma non certo per via del corpo. Quando ci eravamo conosciuti ero poco più di un ragazzino, ora avevo proprio cambiato corpo. Un uomo quasi pelato, ammantato in nero, con gli occhi iniettati di sangue e la pelle bianchissima quasi trasparente. Anche lui era certamente diverso, sia per le movenze che per gli occhi.

    << Che dire Shinky, siamo diventato due mostri, noi si che rispecchiamo come si deve lo stereotipo del ninja come arma del proprio villaggio, ihihihihi. Sono ad Oto adesso anche se in un corpo che solo rassomiglia al mio, dato che quello vero sta sottoterra. >>

    Lo invitai a seguirmi poggiandogli un braccio sul collo, come si fa tra amici e insieme ci allontanammo lontano da orecchie indiscrete.

    << Sai, adesso vivo a Oto e per la prima volta nella mia vita ho voglia di servire il paese in cui vivo, fino a cambiamenti d'affari s'intende. Ma ti dirò di più ho appreso tecniche potenissime, oltre ad essermi celato nella fede in Dio. Ti mostrerò qualcosa dopo, prima voglio sentire le tue di novità. >>

    [...]

    << Ah sapevi che sono stato ucciso per ben 3 volte? Muahahah. >>
     
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  6. Shinken Takatsui
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    Shinken sorrise lievemente, non pensava che rivedere il fratello avrebbe potuto fargli in tal modo piacere. Non smise di fissarlo con i suoi occhi cruceiformi e non si scostò da quel segno di affetto a lui tanto estraneo; si sentiva stranamente a suo agio. Chissà se il fratello, su cui oramai non aveva dubbi, non avesse usato qualche particolare Genjutsu per poter ammorbidire il carattere del Takatsui. Shinken pensò a questa eventualità, ma lo fece più per diletto che per sfiducia. Pensieroso ascoltò le parole di Jotaro mentre, tramite le sue capacità innate e non, ne studiava il nuovo e strano corpo. Quante cose improbabili accadevano nel mondo degli shinobi.

    - La mia storia è più triste. Ho perso il mio gemello e credo che lui abbia sacrificato la sua vita per donarmi poteri che ancora non riesco a controllare bene, ne tantomeno a concepire. I miei strani occhi ne sono la prova. - Disse sorridendo ma con una palese malinconia di sfondo. Rievocare la morte di Kyasashin non faceva certamente sorridere lo shinobi di Oto. - Piuttosto ti invidio, io non trovo pace. Non trovo una patria. - Sospirò - Quando avremo più tempo e saremo sicuri al cento per cento di non essere spiati, ti racconterò una storia tremenda a cui, se vorrai, potrai credere o meno. - Sorrise.

    In poco tempo arrivarono in uno spiazzo isolato e, dopo risate e racconti, Shinken tornò serio. Si staccò senza violenza dalla stretta del fratello e si allontanò estraendo un coltello da lancio da una tasta nascosta. - Giochiamo un pò? Fammi vedere se questo tuo corpo è più interessante di quello molliccio che possedevi prima... Spero tu abbia smesso di giocherellare con le marionette. -
     
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  7. Amanimaru
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    Ascoltai con vivo interesse il breve racconto di Shinken, ma quando fu il momento del ninja di chiedere di provargli il mio nuovo potere, dovetti scuotere la testa.

    << Sono spiacente fratello, anche se ho smesso con i pupazzi, nuove regole mi impongono un comportamento. Non posso mostrare il mio potere senza uccidere, purtroppo le regole sono regole, e ora che mi sono dato al culto della fede, certe regole sono addirittura dogmi. Tuttavia ho qualcosa da chiederti, se in futuro un grave male attaccasse l'Accademia e i suoi villaggi. Un male costituito da ninja che vogliono essere liberi, un male visto tale solo dall'accedemia stessa, lo combatteresti, o ti uniresti ad esso? >>

    Parole strane e senza significato per uno che non fosse stato sulla stessa lunghezza d'onda dei due fratelli, più spirituali che sanguigni, al momento, dopo la grande modifica fisica di Shinken, e quella ancetrale di Jotaro. Le intenzioni del Jaku anziano erano chiare, voleva sapere dove si sarebbe schierato il fratello, se un gruppo di ninja avesse scelto l'esilio, pur di far clorrare le basi gettate dal loro stesso padre.
     
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  8. Shinken Takatsui
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    L'espressione di Shinken rimase felicemente immutata prima di ascoltare le ultime parole del fratello. Udite si riscosse; portò una mano davanti al volto ben stretta nel pugno. I suoi occhi si fecero bianchi e le iridi cruciformi divennero ancora più evidenti, il sakki dello shinobi di Oto esplose. Un leggero sorriso comparve sulle labbra di Shinken - Spero di aver realmente udito le tue ultime parole. Ho giurato di distruggere l'Accademia davanti alla tomba di Kyasashin - Un secondo di silenzio - E che mi sentissero pure. Tanto a breve moriranno tutti... - Abbassò il pugno ma non estinse il sakki. Sorrise a Amanimaru, un sorriso sadico e quasi maniacale. Non ne poteva più di attendere ed aver scoperto di avere un alleato era stata la miglior notizia che lo shinobi di Oto, o quello che ne era rimasto, aveva avuto nell'arco di due mesi. Si calmò, i suoi occhi tornarono "normali". - Bevi? O la tua fede ti impedisce anche questo...? - Concluse sarcastico.
     
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  9. Amanimaru
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    << Bevo, bevo. E molto anche. Bevo, fumo, uccido, sono un salutista. >>
    Avrei seguito Shinky se avesse voluto andare a bere qualcosa da qualche parte, e durante il viaggio, prima di tornare nel villaggio....

    << Uhm Shinken, sei ancora un Fedaikin? Io sto cercando una squadra a cui unirmi, e ho molti mercenari da piazzare in giro. Ho molte costruzioni a Oto che mi appartengono, come il bordello, l'ospedale e il barovia. Sono ottime basi. La mia idea è di ramificarmi in tutta Oto. Mi piace il potere. >>

    Quindi avrei continuato a camminare giocherellando con uno dei paletti, chiuso, facendolo girare tra le dita come una penna. Mi venne in mente anche un'altra cosa.

    << Uhm fratello, non hai un contratto? >>
     
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    IL CAOS E L'EQUILIBRIO


    Rievocare affetti passati - parte I


    Si dice che esistano dei luoghi, per nulla speciali all'apparenza, in cui la probabilità che degli eventi straordinari accadano è assai più alta di qualsiasi altro posto nel creato. C'è chi parla di convergenze astrali, chi di magnetismo e chi di tanto altro, ma la verità è che in questi posti, resi più fragili dagli eventi e dalle conseguenze delle emozioni umane, la materia non riesce più a sostenere nemmeno il passo leggero degli spiriti, come fosse uno specchio d’acqua pronto ad incresparsi al più leggero soffio di vento, e si sfalda, lasciando che il tempo smetta di scorrere linearmente. Non esiste un modo preciso per scatenare questi eventi eccezionali, essi accadono proprio quando meno te lo aspetti, quando riescono a sorprenderti maggiormente, lasciandoti di stucco.

    Che il Bosco dei Sussurri fosse un posto speciale era risaputo, ma nessuno potrà mai affermare con certezza che sia anch’esso uno di quei luoghi unici in cui tutto può accadere.

    [...]



    Ora sì che aveva tutto il necessario per procedere! Finalmente!

    Perché anche se era passato molto tempo dal suo ultimo incontro con le Ombre, nella notte perpetua di Castlevania, il ricordo di quegli ultimi avvenimenti era ora vivo nella memoria del Fedaikin. Ma non fu una conquista facile. Dopo anni ed anni di pellegrinaggio il passato si era fatto grigio ed alcune immagini si erano persino sfocate, diventando facilmente confondibili con i sogni. E tutto questo accadde per un motivo preciso, non fu una perdita di memoria casuale. Il Male che costrinse il Fedaikin lontano dalla sua terra era profondo, ma soprattutto cercava sempre di più di penetrare nell'animo del giovane, conquistandone anche i pensieri ed i ricordi. Man mano che l'infezione peggiorava - ancor prima che Shinken potesse raggiungere la vetta del monte ed incontrare la Croce - il ninja di Oto finì per dimenticare chi fosse veramente, troppo concentrato a sopravvivere a quella tremenda malattia. Alla fine, ma solo dopo molto tempo e molte perdite, il Fedaikin riuscì anche in quell'impresa, sopravvivendo ancora una volta.

    Fu il ritorno al suo villaggio, il contatto diretto con i suoi ricordi, a ridargli la consapevolezza del passato. Perché prima di quell'incontro lui era diventato un Ronin e come tale aveva vagato per mesi senza una meta precisa, proseguendo per il cammino quasi per la sola forza di inerzia. Alla fine, perso e senz'anima, si ritrovò davanti all'East Gate ed al suo villaggio. Quell'incontro fu decisivo.

    Ci mise un pò per ricordare tutto, ma giorno dopo giorno la memoria riaffiorava sempre più velocemente, complici alcuni incontri ed avvenimenti. Fino a che non ricordò dei Jaku, di Castlevania, dei suoi fratelli scomparsi (o morti) e di quell'ultimo incontro fatidico nel castello. Ricordò i fatti di quella riunione, i dettagli, ma qualcosa ancora gli sfuggiva... il castello non esisteva più, Castlevania era sparita, ma il collegamento con i rimanenti fratelli non poteva essere interrotto, così come il collegamento con il mondo delle ombre. Era una certezza che non poteva essere sfaldata perché risalente alla creazione del mondo. Ma più provava a ristabilire il contatto e più falliva. Tutti i rituali che conosceva avevano dato esito negativo, li aveva provati tutti eccetto uno.

    Quel giorno Shinken si era incamminato con tutto il necessario nel Bosco dei Sussurri, in direzione di un luogo della foresta a lui caro, dove era solito fermarsi a meditare, dove raramente veniva disturbato.


     
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    Fratelli



    << Tana per Himura >>



    Che fosse un'illusione della sua mente? Quasi un decennio era passato da quando Shinken aveva sentito risuonare quella frase in quello stesso posto ad opera del fratellastro Jotaro. Nessuna illusione, se il ronin si fosse voltato nello stesso punto in cui aveva scoperto il fratello 9 anni prima, avrebbe nuovamente trovato qualcuno lì. Una figura coperta da un mantello scuro, lunghi capelli neri e la pelle bianca come la luna. Ayato? No, decisamente no, la stazza era molto diversa. La figura che lo fissava, seduta su un ramo, era molto più esile di quella del vecchio Kage, e il volto più scavato e sofferente, un uomo che sembrava sui 50 senza alcun dubbio. La figura sembrò squagliarsi tra le ombre della grande quercia, o forse era solo il Bosco che giocava con la mente del ramingo. Riapparve al suolo, incamminandosi verso l'Otese.

    << Non funzionerà sai, quello che cerchi di fare. Come non funziona tutto il resto che hai provato a fare. >> Sentenziò l'uomo, scuotendo la testa, ma sorridendo chiaramente al ninja, come un fratello maggiore quando scopre il minore sul luogo del misfatto di una marachella. Quindi si sedette accanto a Shinken, osservandolo. << Io ti sento, perchè sono stato io ad allontanare il Demone, e a tagliare col passato. Puoi smettere di cercare casa ora, il castello non esiste più, e le sue Ombre sono morte, tutte quante. Persino io sono morto. Brutta storia. Mi hanno riportato qui con un Edo Tensei finito male. >>
    Jotaro fissò il fratello, socchiuse gli occhi e sorrise. << Io sono morto, ma tu sembri invecchiato peggio di me Shinken. Che ne è stato di mio fratello in tutti questi anni? >>

    Un incontro ben diverso dal precedente di un decennio prima. Davanti a Shinken non c'era più un invasato alla ricerca di potere sufficiente da spodestare il padre, ma qualcuno stanco, che aveva visto cose che avrebbe preferito evitare, e che cercava la pace con i pochi, pochissimi che gli erano rimasti.
    Il fratello era molto diverso dall'ultima volta che lo aveva incontrato, quasi un decennio prima. Lo aveva lasciato spadaccino ninja in erba, e aveva incontrato un assassino di lungo corso. Poteva percepirlo a pelle tutto il sangue che il fratello aveva versato.
    Dall'ultima volta che si erano incontrati, Jotaro aveva scoperto molto sulla sua creazione e sulla sua nascita, di fatto aveva compreso che egli era molto poco fratello naturale di Shinken, quanto piuttosto un clone del vero figlio primogenito di Ayato, ma questo ai suoi occhi era un dettaglio. Ritrovare Shinken in quel periodo molto oscuro era una benedizione, nonostante il ronin portasse sul suo volto il segno del tempo e della sofferenza.

    << Siamo rimasti solo io e te. Non c'è nessun altro, temo. >>
     
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    IL CAOS E L'EQUILIBRIO


    Rievocare affetti passati - parte II


    Non fu nemmeno necessario voltarsi per capire chi stesse pronunciando quel nome. Sì, c'era qualcosa di diverso nel tono, una punta di affanno in più, ma la voce era esattamente quella che nove anni prima lo aveva chiamato allo stesso modo. Himura. Un nome passato, perso, pieno di rabbia e maledetto da grandi rimpianti. Poteva essere solamente una persona ad averlo pronunciato, a sostenerlo senza far tramare la voce. All'udireUn ampio sorriso si dipinse sul volto del ronin, di quelli che non riesci in nessun modo a trattenere. Seduto sopra alla sua roccia, Shinken abbassò il mento ed inclinò leggermente il viso, tanto da scorgere con la coda dell’occhio destro la figura del compagno. Lo guardò muoversi tra le ombre dell’albero e lo attese, fino a che non giunse vicino alla sua posizione. Quel poco sangue che avevano in comune ribollì, passo dopo passo, fino a rilassarsi e ricominciare a scorrere lungo il suo normale percorso.

    È evidente invece che questa volta io sia riuscito nel mio intento. Rispose il Jonin divertito. Bentrovato fratello. I due si guardarono come si potevano guardare due vecchi compagni, oltre che due fratellastri dal sangue d’ombra. Qualsiasi fosse il reale grado di parentela, i due avevano vissuto il vecchio mondo, qualcosa che ormai non esisteva più, vivendo agli albori del mondo dei ninja. Le parole del suo interlocutore rievocarono alcuni di questi ricordi, in particolare l’ultima riunione delle ombre. Ricordò i volti di tutti gli attori coinvolti, le proposte fatte e la conclusione di quel regno.

    Ricordo il giorno in cui hai chiuso il Castello. Lo stesso giorno in cui qualcuno cercò le ombre, riunendole per un’ultima volta, ma infrangendo regole troppo antiche per poter essere ignorate. Io non sto più cercando casa, fratello, eppure le tenebre hanno ancora qualcosa che mi appartiene. Sappiamo entrambi come funziona... non si ottiene nulla senza aver dato qualcosa in cambio.

    Si prese un momento per ripassare con gli occhi tutti i ricordi che aveva davanti. Shinken aveva avuto la sua risposta. Davanti a lui c’erano vari oggetti, disposti intorno al kanji della stirpe dei Jaku, tutti appartenenti al suo passato. Li aveva disposti a terra, i Sai di Arima, il sangue di Enishi, un coprifronte della foglia rigato ed un medaglione. Poco dopo era apparso Jotaro.

    Accettazione. Quella era la chiave per avere risposta da un mondo che non c’era più. In cambio, poco a poco, le tenebre ti restituivano qualcosa, ma solo a coloro i quali erano andati oltre ai rimorsi: accettare il passato fino a ricordare ogni evento senza portarsi dietro il peso del rimorso. Affetti, persone, luoghi, tutto poteva e doveva essere superato. Anche il vecchio compagno ne era sicuramente cosciente.

    Eppure tu hai ragione fratello. Sono invecchiato male… disse ghignando. Ma ho conquistato un corpo che sembra non risentirne. Il problema è stato far accettare tutto questo al mio spirito, che si era evidentemente perso. Si lasciò cadere sulle braccia, che si puntellarono sulla roccia mentre il Fedaikin fece scivolare indietro i suoi capelli. Guardò quel poco cielo che si poteva intravedere dalla foresta e si fece accarezzare la pelle dal vento. Non indossava nessuna maschera di carne, non temeva di essere disturbato da altri, non in quel luogo. Aveva riconquistato la tranquillità che aveva perso e l'aveva ritrovata lì dietro le mura di Oto. Sapeva però che di shinobi come lui e Jotaro non ce ne erano più e che ora come un tempo la loro conoscenza attirava chiunque fosse alla ricerca di potere.

    Gli ultimi appartenenti al vecchio mondo, dei dinosauri. Eppure io ho ritrovato casa... tu invece ora dove andrai?



     
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    La presenza di Shinken, come si faceva chiamare ora, lo rassicurava. Quasi tutti coloro che avevano caratterizzato la sua crescita erano morti, o scomparsi. Alcuni volti erano andati scomparendo dalla memoria; persino quelli dei grandi amici e compagni, come Kamuro, di suo fratello Arima, della sua un tempo amata, alla quale aveva fatto passare le pene dell'inferno, Tobi, e sua sorella Yhui, tutti morti troppo giovani, o dispersi nelle pieghe del tempo. Alle prime parole di suo fratello, Jotaro rispose sorridendo e scrollando la testa.

    << Si beh, in realtà vengo da Oto, e sono qui per una passeggiata, quella tua roba voodoo non serve a nulla, ma ammetto che con un pollo sgozzato avresti dato un tocco di stile, ahahahhaha. >>

    Quindi il ninja si fece cupo al pronunciare della parola fratello, così spesso da Shinken. Tirò fuori un coprifronte dal mantello, quello della Foglia, rigato, e lo fece cadere a terra ai suoi piedi.

    << Sai in realtà, siamo fratelli come lo sono l'acqua e la pietra. Ho scoperto da poco cosa sono realmente e da dove vengo. C'è qualcosa di Ayato in me, ma è più il risultato di un esperimento, che di un amore. >> Quindi ripetè la stessa azione, ma stavolta con un coprifronte della Sabbia, rigato anch'esso.

    << Ho passato la vita a cercare di capire chi fossi e da dove venissi; ora che lo so, mi rendo conto che un posto vale l'altro, cercherò un luogo tranquillo per condurre i miei affari. >> Ripetè nuovamente il gesto, con un coprifronte della Nebbia, tirato fuori dal mantello. Rigato anche questo. << Himura, qualcosa mi spaventa. Qualcosa che mi opprime il petto più di Rengoku, più di quando ho sigillato il castello dopo aver condotto le ombre alla morte in una missione scellerata, più del tempo che passa. >>
    Nuovamente, gettò a terra un quarto coprifronte, del Suono.

    << Il mondo va avanti, siamo noi che stiamo vivendo troppo per il mestiere che abbiamo scelto, o altri hanno scelto per noi. Purtroppo però siamo qui e dobbiamo adattarci, ci aspettano tempi molto oscuri. Tieniti vicine le persone di cui ti fidi. Perchè molto presto ne avrai bisogno. >>

    Intanto, tieni questo.


    [...]

    In quel momento Jotaro sembrò come divenire polvere, così come i coprifronte che aveva gettato a terra, e Shinken si sarebbe destato dal sonno in cui si trovava, disteso a terra in quello stesso luogo, accarezzato dal vento primaverile che lo aveva fatto rilassare profondamente. Che fosse stato tutto un sogno? Sembrava certamente così, eppure qualcosa era rimasto. Davanti a lui era presente una figura completamente nera. Una figura che somigliava molto ad Arima, come il ragazzo era da giovane, quando lui e il fedaikin erano cresciuti. E sembrava molto reale. Le parole risuonavano nella sua testa.

    "Intanto tieni questo"



    La strana figura, distante circa quattro o cinque metri da Shinken, gli si avventò addosso [Vel/For Blu] Per cercare di afferrarlo al collo e strangolarlo [Slot azione]. Cosa stava succedendo ?
     
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    IL CAOS E L'EQUILIBRIO


    Rievocare affetti passati - parte III




    Il Jonin sorrise ancora. Quello shinobi era forse l'unico che lo aveva sempre preso in giro, sin dal primo giorno in cui le loro strade si erano incrociate, ed era l'unico la cui ironia non gli faceva scattare immediatamente la violenza, l'assassinio o lo stragismo... anzi, lo divertiva. Ascoltò le sue parole e non si scompose. Guardò i coprifronte cadere ad uno ad uno e capì dove stesse cercando di arrivare con quelle affermazioni. Si erano sempre compresi, rispettando l'uno le scelte dell'altro, e Shinken lo avrebbe fatto anche quella volta, persino davanti a quell'ultimo gesto compiuto con il coprifronte di Oto, buttato lì come fosse uno dei tanti. Oramai vicini, la voce di Shinken divenne quasi un sussurro.

    Bhe... Lo incalzò con lo stesso appellativo con cui gli si era rivolto fino ad allora ...fratello. Io e te siamo prossimi tanto quanto lo eravamo io ed Arima... io e Shinodari, io ed Enishi od addirittura io e Raizen. Ci accomunava forse solo un nome, qualcuno lo avrebbe definito un clan, che ha riunito sotto lo stesso kanji shinobi e kunoichi di tutto il continente. Una stirpe dannata le cui fondamenta erano basate sulla menzogna, sull'egocentrismo e sulle belle parole. Di certo non su una vera e propria discendenza sanguinia.

    Fece un altro passo in avanti in direzione di Jotaro, mentre guardava distrattamente verso le oscurità del bosco dei Sussurri. Ma come non ha sorpreso me, dubito ti abbia colto impreparato sapere di essere l'ennesimo esperimento di qualcuno... Ayato amava solo se stesso e con ogni probabilità sta continuando a farlo anche ora, chissà dove e chissà con chi.. Era completamente assorto nei pensieri, si era palesemente perso a ricordare qualcosa che però non voleva condividere, non in quel momento. Ma a chi importa più. Abbiamo vissuto troppo tempo per preoccuparci ancora del nostro passato.

    Si riprese da quello strano stato di trance ed un ghigno gli tagliò il volto. Le persone di cui mi fido dici... credo di non essere in errore se ti dico che sto abbandonando proprio ora l'ultima di esse. Sopravvivrò... e se così non fosse, non avrò rimorsi da lasciare su questa terra. Si guardarono, forse veramente per l'ultima volta, mentre il Jonin continuava a sorridere.

    "Intanto tieni questo"

    ...



    Shinken si svegliò di soprassalto. Si era veramente addormentato? Da quant'è che non gli succedeva? Anni probabilmente, sicuramente da quando aveva intrapreso quella fatale scalata per incontrare la Croce, al confine Nord di Iwagakure. Ed era strano, il suo corpo non gli aveva più chiesto quel tipo di riposo. Sorpreso scattò subito in piedi, con un gesto atleticamente perfetto. Come era possibile? Che cosa gli era successo? Si ricordò del rituale, della sua volontà di accedere nuovamente al mondo delle ombre... Poi una frase. Coincisa. Priva di apparente significato. Ricordò una parte di una conversazione, forse addirittura appartenente al suo passato, eppure quella frase gli stava rimbalzando nella testa: "Intanto tieni questo". Tieni cosa? Tutto quello che aveva sentito era reale o solo frutto della sua immaginazione? Cercò conferme in terra con lo sguardo, dovevano esserci gli strumenti che si era portato per il rituale, i Sai di Arima, il coprifronte... ed invece nulla, non c'era più nulla.

    Poi li notò. Non avrebbe confuso quei calzari nemmeno tra mille altri modelli. Qualcuno, che per altro era riuscito ad eludere le sue percezioni, era in piedi davanti a lui. Per un momento gli sembrò di rivivere un Dejavù e di ricominciare tutto d'accapo, ma poi alzò lo sguardo. Non era più Amanimaru, Jotaro, ad attenderlo, davanti a lui c'era... Arima. Arima Jaku Uchiha.


    Arima, frat...


    Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che la figura si scagliò contro di lui. Venne preso totalmente di sorpresa da quell'attacco, tanto da fargli sgranare gli occhi, bianchi, dallo stupore. Cercò di reagire al meglio, ma il suo corpo sentiva un movimento, una sensazione diversa da quella che il suo raziocinio gli diceva. Impastò velocemente il suo chakra nel tantien e lo diresse istantaneamente alla muscolatura del suo braccio sinistro, che frustò l'aria davanti a se [Slot Difesa] [Consumo Basso - Blu Riflessi migliorati]. Con un movimento dall'interno verso l'esterno, scansò di colpo il braccio dell'Uchiha che gli sfilò di fianco al volto. Sentì l'urto sul suo avambraccio, era tutto reale.

    Non ebbe nemmeno il tempo di pensare. Il suo corpo si mosse in avanti, abbassando il baricentro per trovare l'equilibrio utile all'offensiva. Di istinto fece ruotare il suo bacino, accompagnando il movimento con l'anca per aumentarne la velocità, mentre il suo braccio sinistro si protese in avanti per colpire con il palmo la spalla opposta del suo avversario [Impasto Basso - Vel/For Blu], non avrebbe di certo ferito nessuno con quel colpo [Slot Azione] . Allora perchè si stava movendo così?

    Poi, una rotazione contraria del bacino, da destra verso sinistra, ed il busto del ninja dagli occhi spenti si piegò in avanti, mentre il suo braccio destro affondava nuovamente il palmo aperto in direzione dello stomaco del suo bersaglio [Impasto MedioBasso Vel/For Blu]. Sembrò una combinazione strana per lo stile del ninja di Oto, ma chiunque avesse assistito a quello scontro, avrebbe potuto tranquillamente pensare che non fosse poi così particolare[Slot Azione]. Quelle sue movenze, quei colpi portati di palmo... Poteva essere possibile che Himura, Shinken, fosse improvvisamente finito indietro nel tempo, ai giorni in cui si allenava con suo fratello Arima? In pochi istanti quel combattimento sembrò prendere le sembianze del più classico tra gli scontri nel paese del fuoco. Clan Uchiha contro Clan Hyuuga.


    Almeno nella sua mente.


    Edited by Shinken Takatsui - 25/5/2017, 23:30
     
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    Non fu difficile per Shinken allontanare il simulacro che stava cercando di saltargli al collo, spostandosi per poi colpirlo con un buffetto, più che con un colpo vero e proprio. Che il jonin non provasse una vera e propria minaccia dalla figura che aveva davanti? Da come il fratello si era posto, quella strana "cosa" sembrava più un regalo che un nemico, o una prova. Infatti, quando il falso Arima fu respinto, Shinken avrebbe potuto giurare di aver scorto qualcosa di simile ad un sorriso nei lineamenti neri del suo quasi-fratello della foglia. Quando l'otese portò l'ultimo colpo però, la sua mano sembrò come affondare dentro il suo rivale come se questi fosse fatto di pece e non di carne. A quel punto, il simulacro sorrise nuovamente e si rilassò, abbandonando ogni posizione di lotta, mentre il fedaikin, tramite la propria mano ancora addentro allo stomaco di Arima, poteva chiaramente percepire qualcosa che gli stava permeando il corpo attraverso l'arto superiore bloccato. Quindi l'effetto ebbe fine. La mano rilasciata, e il corpo nero di Arima iniziò a mutare di forma, come se si stesse lentamente trasformando in qualcosa di diverso.

    Pochi istanti ancora, e il simulacro avrebbe assunto le sembianze di Kamuro Uchiha Jaku, un antico jonin della foglia, uno dei primi ad unirsi alla "famiglia". Famoso per la sua maestria con la spada e per la sua padronanza con gli occhi del suo clan; il quale avrebbe assunto una posizione marziale, piegato sulle finocchia, con entrambe le mani a cingere l'elsa della sua spada, tenuta orizzontalmente davanti al volto, in attesa di un assalto di Shinken; ma prima che questo potesse avvenire, la creatura avrebbe nuovamente cambiato aspetto, ribollendo e scoppiettando come fosse un sacco di nero di seppia pieno di petardi, si allungò ed accorciò, come una massa informe di formaggio fuso, fino a che, al termine, si divise a metà, assumendo due forme completamente separate, simili ma diverse. Assunse le identità di due fratelli del clan Hyuga, anche loro membri del clan, Kaze e Kyoshiro, famosi al loro tempo come due tra i più promettenti ninja del villaggio, che avrebbero guidato il clan a nuova gloria, entrambi erano in posizione di combattimento, quella che solo gli Hyuga sono in grado di padroneggiare con eleganza.
    I due fratelli guardarono Shinken, e per quanto fossero completamente neri e privi di dettagli, l'otese avrebbe potuto chiaramente avvertire la sensazione di essere guardato, giudicato, fin nel profondo.

    In quel momento, convinti, i due fratelli si rivoltarono l'uno contro l'altro, colpendosi a vicenda le mani destre, con un colpo di juuken, tornando ad amalgamarsi in un'unica massa nera, che assunse altre forme in sequenza, tutte squadrarono Shinken, severe, per poi scomparire. Shinodari l'amministratrice di Oto, Yhui la sorella di Jotaro, Kamuro Shinretsu il chunin della nebbia e ultimo guardiano di Pelle di Squalo, Tobi Inuzuka, Amano, e tutta un'altra serie interminabile di altri ninja che negli anni, avevano rimpolpato i ranghi di quella famiglia dissoluta, fino a che, la massa nera si fermò. Assunse per ultima la forma di un giovane spadaccino, in tenuta ronin, con i capelli tenuti in una coda, con una spada in cintura. Shinken avrebbe facilmente riconosciuto se stesso in quel simulacro.

    La massa nera esplose in una polvere nera, che si mischiò all'aria, e si diresse come brezza verso Shinken, penetrando nella sua pelle e nelle vie respiratorie, diventando per lui un bagaglio da portare.


    << E' stato più lungo e teatrale del previsto. >>
    Jotaro era apparso di nuovo, seduto a terra dietro a Shinken, con una boccetta di sakè e due ciotole per poterlo bere.

    << Sei tu l'ultimo Jaku ora, ti ho lasciato la conoscenza su tutte le tecniche del clan, anche quelle che non ho mai appreso. Sta a te esplorarne i limiti e farne buon uso. Io ho già questo nome, non voglio altro sulle spalle, voglio seguire la mia strada. Bevi ? >>
     
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