[Quest] Le Nuove Sette Spade

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    Traversata rilassante in quel di Genosha



    Akira e Meika avevano già ricevuto indicazioni su dove recarsi, e quando.
    La nave denominata "Spirito Indomito" li stava aspettando al molo 7 di Kiri.
    Quando i due ninja fossero giunti al porto, avrebbero potuto vedere un possente galeone stagliarsi in mezzo alle navi più piccole, una nave decisamente adatta a solcare le acque terribili dell'isola di ghiaccio; peccato che il nome di quella nave fosse Stella della Sera, e loro fossero ancora al molo 6. L'imbarcazione che stavano cercando si trovava poco più avanti, e di indomito aveva solo il suo capitano, tanto esperto quanto folle, per anche solo pensare di solcare i flutti di Genosha con quella..bagnarola?
    Spirito Indomito si trattava di un piccolo flute un tempo commerciale, ora utilizzato come messaggero, o nave da pesca, rattoppata alla bellemeglio con assi di legno e vitoni di ferro presi dalla ruggine. La forma allungata e la bandiera di kiri erano le uniche cose che davanto un carattere deciso alla nave. La Spirito Indomito era poco più che una vecchia corvetta, anche se sembrava più una scialuppa da diporto che una nave in grado di portare qualunque cosa a Genosha, viva.



    Una volta in prossimità della nave, il capitano, un vecchio lupo di mare che sembrava averne viste davvero molte, parecchie delle quali per via del troppo Rhum e della troppa poca esperienza in mare, uscì dalla cambusa, per presentarsi ai ninja. Gli mancava un braccio, aveva infatti la manica destra appuntata alla spalla, senza niente al suo interno, e un occhio gli era stato chiaramente portato via.

    - Benvenuti sulla mia nave giovani talenti ninja! Il mio nome è Samoru Genkai, e sarò il vostro capitano per questo viaggio. Questa è la mia fidata compagna di mille notti in mare, Spirito Indomito. Questa nave è una delle poche in grado di raccontarvi l'incontro con un vero e proprio kraken dei mari del nord, ed è qui integra per raccontarlo! -

    Quanto della storia fosse verità e quanta fosse dovuta all'alcool, ai ninja non era dato sapere. Il capitano era un beone e un giocatore d'azzardo, aveva perso addirittura un dito della mano sinistra al gioco. L'uomo invitò i due ninja a salire a bordo e a sistemarsi dove avessero voluto, prima di ultimare i preparativi e partire. Lo spazio sulla nave era ristretto: la stiva era una stanzetta dove stare in 3 era già una fatica erculea, il ponte di comando era costituito da una cabina occupata quasi interamente dalla pancia del capitano, e sul ponte esterno non potevano mai stare in 3 o la nave rischiava di sbilanciarsi.

    - Immagino vi stiate chiedendo come mai scomodare un lupo di mare come me per questa breve gita. In realtà non dovevo essere io ad accompagnarvi a Genosha, ma il caso ha voluto che le autorità portuali inviassero i vostri compagni sulla nave qui accanto, il galeone, approfittando di un viaggio commerciale già organizzato, quindi voi avrete la fortuna di viaggiare con me! Ho preparato un po' di Rhum per voi una volta arrivati, e faremo una rapida colazione di pesce quando saremo a destinazione. Per la notte vi aspettano due amache nella stiva. -

    Il capitano quindi rispose ad eventuali domande, per poi aggrapparsi a una corda e sbilanciarsi fuoribordo per guardare avanti oltre la prua. Restò lì immobile a guardare il cielo per alcuni minuti, poi si rivolse ai ninja nuovamente, rassicurandoli.

    - Ottimo ottimo, niente nuvole in vista, il vento è giusto e anche la temperatura dell'aria. Sarà un viaggio veloce e il mare sarà calmo come una tavola. Partiremo subito. -

    Slegò quindi la cima dal molo, e la tirò a bordo, per dare il via alla nave, provvista di un vecchio motore puzzolente e rumoroso, dando il via al viaggio.

    [Dopo circa 13 ore di viaggio]

    La nave era ormai in acqua da un pezzo, e il viaggio era circa a metà della sua durata, ed era proceduto tranquillo, quando il capitano iniziò a sbuffare. Erano circa le 19.00 quando delle brutte, bruttissime nuvole nere iniziarono a farsi strada verso i ninja e la loro nave. Da lì a qualche ora, forse si sarebbero incontrati.

    - Abbiamo davanti qualche nuvoletta ma niente di che, cose normali per queste zone, potete andare a dormire, passeranno sicuramente in un baleno. -

    Il capitano tirò dritto, e verso le 1.00 di notte, se i ninja fossero stati nel mondo dei sogni nella stiva, avrebbero ricevuto un brusco risveglio. Se fossero stati all'esterno, forse avrebbero pregato le divinità di kiri di trovarsi su un'altra nave. Il mare ormai totalmente oscuro per la notte che lo aveva abbracciato, sembrava indemoniato, che il peggiore degli Oni del mare si trovasse sotto i ninja in quel preciso momento. Delle onde altissime solcavano le acque, i venti freddi bruciavano la pelle e strappavano le vele, e la pioggia imperversava al punto da rendere impossibile la navigazione a qualunque imbarcazione di grandi dimensioni.

    - Tranquilli signori, ho affrontato decine di tempeste come questa, ahahahhahahah. -

    Ma la spirito indomito resistette con fermezza, così come il suo capitano.
    Per circa 20 minuti, quando un cavallone si abbattè sulla nave già abbondantemente provata, riducendola in poltiglia, a dodici ore di navigazione da kiri, e altre 8 dalle prime sponde di Genosha.




    Edited by Jotaro Jaku - 27/9/2015, 15:58
     
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    Le Nuove Sette Spade

    Ready, Steady... And Go? No, Sink


    Era giunto il giorno, il momento. L'ora della rivincita per Kiri, l'ora delle nuove Spade.
    Peccato fosse anche l'ora di rottamare la bagnarola con cui avremmo tentato la traversata.
    Io e Meika, l'uno accanto l'altro, giungemmo insieme al porto di Kiri, dopo che io l'attesi sopra al gate delle mura del villaggio. La nostra prima, sbagliata impressione fu quella di meraviglia per la grandezza e la magnificenza del galeone che si stagliava di fronte a noi. « Vedi, Meika, questa si che è una nave con cui tentare una traversata tra i gelidi mari del nord... » Esclamai, orgoglioso della maestosità della flotta di Kiri. « Mica come quella zattera male arrangiata alla sua sinistra! Guarda qui, è perfino interamente coperta dall'ombra della nostra nave! Con quella non arriveresti neanche a metà di un viaggio da qui a Konoha! » Scherzai, ridendoci su, prima di accorgermi, quando ormai eravamo arrivati al molo dove c'era l'imbarco, che quello non era il settimo, ma il sesto. Eravamo un molo dietro, e questo poteva significare una cosa soltanto...
    « Oh, che cazzo... » A bassa voce, totalmente impreparato dinanzi a quello che stavo vedendo. « Ma... Ma... Ci deve essere un errore... » Bisbigliai, incerto. « Itai aveva parlato di nave adeguata alla traversata... Con questa non ci farei neanche una scampagnata in mare da due ore... » Purtroppo non c'erano errori. Il molo era quello giusto, la nave pure. Il capitano... Non ne parlo affatto.
    Un vecchio lupo di mare, diceva di essere. Vecchio sicuro, di mare era tutto da verificare. La puzza di alcool era così forte preannunciava il suo arrivo di diversi secondi e ricordava la sua presenza per forse qualche minuto. Per di più, come se non fosse abbastanza, aveva un sol occhio ed un unico braccio, e alla mano buona mancava un dito. Dubitavo essere in grado di andarsi a compare il rum da solo, figuriamoci se era in grado di portare una barca, per quanto mal ridotta e di minime dimensioni fosse.
    « Ok, non è uno scherzo. » Ripetei, questa volta convinto, a Meika, appena il capitano della Spirito Indomito si fosse allontanato per salire a bordo, attraverso una piccola e usurata passerella di legno. « Sei religiosa? Prega anche per me, te ne prego... » Non ero mai stato a Genosha, e incominciai a pensare che non sarei mai riuscito a vederla.

    Saliti a bordo la situazione si rivelò essere perfino peggiore - se mai fosse stato possibile - rispetto a quanto si poteva pensare da fuori. Un'unica cabina in cui si poteva rimanere in piedi - o meglio, in ginocchio - in massimo due o tre persone contemporaneamente, con due amache ai lati della minuscola stanza. La forma eccessivamente allungata e le varie riparazioni di fortuna, probabilmente, la rendevano estremamente instabile, e sul ponte, a meno che non avessimo voluto sdraiarci sulla pancia dell'ubriacone di mare, avremmo avuto molta difficoltà nel rimanere in piedi insieme.
    La domanda era legittima, ed uscì spontanea dalla mia bocca. « Ma... Perché? » Semplice, ovvio. La nostra imbarcazione doveva essere il grande galeone che avevamo potuto osservare poco prima, ma per qualche strana coincidenza del destino, fu una fortunata destinata agli due genin diretti nella terra del Fuoco. Ovvio, ripetevo tra me e me. Buttai fuori l'aria, totalmente sconsolato, allontanandomi dal ponte per andare a disperarmi in una qualche parte della nave - anche se le dimensioni rendevano praticamente impossibile trovare un posto per avere un pò di intimità - mentre maledicevo Kami o il destino, oppure entrambi.
    Neanche le rassicurazioni del comandante riguardo il bel tempo mi tranquillizzarono o mi risollevarono il morale. « Vado a piangere in cabina. Svegliami quando arriviamo, o quando stiamo per affondare. » Chiesi gentilmente, e senza neanche troppa ironia, a Meika, mentre scendevo i due scalini di numero che portavano in stiva.

    [...]

    Il viaggio procedeva - stranamente, viste le premesse - tranquillo. Avevamo appena finito di cenare con un pò di carne salata e polpette di riso che avevamo portato da casa io e Meika. Nella mia solita sacca da viaggio avevo riposto un buon numero di generi alimentari a luna conservazione, anche perché il clima gelido di Genosha non pensavo potesse offrire molto, tranne, ovviamente, del buon pesce fresco.

    z6ooNnk

    « Non ho mai sperato così tanto di rimettere piede sulla terra ferma come questa volta... » E non avevo neanche visto i nuvoloni neri pece che si addensavano di fronte a noi sulla linea dell'orizzonte. Il capitano non indugiò a rassicurarci, o almeno tentò. « Andare a dormire? Vorrei assistere alla mia dipartita in verità, penso proprio di rimanere sveglio questa notte. » Ed invece rimpiansi di non essere andato a letto.
    « Sarebbe stata una morte migliore: nel sonno, senza preoccupazioni, magari indolore, ed invece... » Ed invece ero lì, sul ponte, a veder tramutare il cielo stellato notturno in un unico, immenso ammasso di nuvole tuonanti. Anche il mare, prima piatto, incominciò a gonfiarsi tutto ad un tratto, ed un feroce vento si alzò in direzione opposta alla nostra. La barcaccia incominciò a rimbalzare e a scontrarsi sulle indomite onde, mentre il capitano continuava a ridere, vantandosi di presunte tempeste simili già superate indenne nel tempo addietro.

    z6ooNnk

    « Dannato pazzo... » Esclamai a bassa voce, con un piccolo ghigno in volto, mentre vedevo i cavalloni crescere sempre più in altezza e forza. « Meika! Prendi tutte le funi che riesci a trovare, tagliale via dalla barca se serve! Devono essere resistenti e abbastanza lunghe! In fretta! » Urlai alla compagna di mille avventure, che adesso rischiava di essere realmente l'ultima, mentre anche io incominciavo a cercare e tagliare quante più funi e corde di canapa possibili.
    Avevo un piano. Piano... Non esageriamo. Parlerei piuttosto di spirito di sopravvivenza. Una volta trovate tutte le corde che io o Meika avremmo valutato abbastanza resistenti ed adatte, non restava altro che procedere quanto più velocemente possibile. « Meika, velocemente, legati stretta a me con questa... » Gli avrei passato la prima corda adeguata. « Fai quanti più nodi puoi, e stai attenta a lasciarci le braccia ben libere... Ne avremmo bisogno. » Quindi l'avrei aiutata a legarsi a me, mostrandogli la schiena, e stando ben attento a far passare, prima che il nodo fosse completo e troppo stretto, un'ulteriore corda di canapa tra il mio corpo e la prima corda. L'utilizzo di cui ne avrei fatto era molto semplice. Un secondo grande passaggio, con relativo nodo, sarebbe stato fatto per collegare i nostri corpi, ormai uniti, all'albero maestro della barca, lasciando all'incirca quattro metri di corda. « Questo dovrebbe essere il pezzo più resistente della barca e, nel caso le cose andassero male... » E con male intendevo affondare, letteralmente. « La corda ci darà la possibilità di ritrovarlo, quantomeno per evitare di affogare... Il legno dovrebbe rimanere quantomeno a galla, così avremo la possibilità di non affogare e di non finire inghiottiti o separati dalla corrente. » A quel punto non rimaneva altro che fare un ultimo nodo, anche questo all'albero maestro, ma con l'altra estremità ancora libera. « Samoru! Legati con questa fune! Forza! » Avrei esortato il vecchio, pazzo lupo di mare, ma senza insistere troppo nel caso l'alcool gli avesse dato troppo alla testa. Non volevo che morisse, ma noi eravamo ben più importanti.
    Se avessi avuto altre corde ed altro tempo a disposizione, avrei cercato di fare quanti più nodi con estremità libere possibili, così da poterle sfruttare, eventualmente, per aggrapparci con le braccia una volta raggiunto il pennone di legno. « Ehi... » Mi rivolsi a Meika, con il capo leggermente girato verso di lei, visto che non potevo guardarla negli occhi. « Tieniti stretta a me, ci penserò io... » Cercai di rassicurarla con le mie parole, facendo attenzione ad usare un tono quanto più confortante possibile.

    Ma era proprio il tempo che mancava. Riuscii a vedere pochi istanti prima l'enorme onda che si abbatté sulla nave, distruggendola, ma non prima di aver preparato il mio corpo
    Passo Incalzante dell'Assassino
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può incrementare Forza o Resistenza di 3 tacche se presente nebbia o uno specchio d'acqua nelle vicinanze. L'utilizzatore guadagna 1 slot azione extra per effettuare AdO o SeM; utilizzare lo slot azione richiede l'utilizzo della tecnica. Mantenere la tecnica richiede uno slot tecnica.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 / Consumo: ½ Basso a colpo )
    [Da genin in su]
    . Il legno usurato cedette di fronte alla potenza delle onde, e mi sentii catapultato via, sospeso quasi nel vuoto più assoluto per qualche istante, prima di sentire il gelido tocco dell'acqua sulla mia pelle. La marea ci inghiottì, portandoci a fondo con lei per il peso della nave, ma avrei impiegato solo un minimo istante prima di incominciare a spingerci verso la superficie con tutta la mia forza, eventualmente, se si fosse presentata l'occasione, facendo anche uso del chakra. Il mare, per quanto terribile, era la fonte di vita per noi Hozuki, ma non potevo dire lo stesso per Meika. Era per questo, oltre che per evitare che la corrente ci dividesse, che l'avevo fatta legare a me, per potermi prendere cura di lei. Avrei cercato a tentoni la fune che, tesa e tirata com'era - probabilmente - ci collegava all'albero maestro, che sarebbe probabilmente riemerso dal fondo del mare prima di noi. Utilizzando la forza delle braccia, laddove il nuoto non mi avrebbe permesso di arrivarci, avrei incominciato a tirare la fune, fino ad arrivare nuovamente in superficie. Riemersi dal mare in tempesta, la prima cosa a cui avrei badato sarebbero state le condizioni di Meika, quindi avrei tentato di trovare una delle altre funi che avevo annodato al pennone per cercare di rimanere quanto più possibile ancorato al pennone. Non mi sarebbe importato di alcun dolore derivante dallo strusciare delle funi sulla mia nuda pelle, anche perché ormai padroneggiavo perfettamente la tecnica Abilità Comuni dei Portatori Anatomia Liquida: L'utilizzatore può manipolare l'acqua del proprio organismo. I danni verranno percepiti come un qualsiasi altra persona: l'utilizzatore può convertire uno status Leggero un danno ½ Leggero alla vitalità, uno status Medio in danno Leggero, uno status Grave in Medioleggera; sono esclusi avvelenamento e Condizioni fisiche Gravi. Non può subire Rotture o amputazioni. I danni subiti dall'organismo si suddividono equamente in ogni zona dell'organismo, testa esclusa. Se Liquefatto, Reidratato, colpito oppure se utilizzato Passo Liquido, l'utilizzatore ottiene un bonus in Percezione. L'utilizzatore deve bere dell'acqua una volta ogni ora, altrimenti è Intorpidito. Ogni round di permanenza in acqua, rigenera gratuitamente i danni subiti di 1 ferita; non rigenera la Vitalità ma solo il danno subito.
    Liquefare: L'utilizzatore può Liquefare il proprio corpo per uno slot azione/tecnica, riducendo i danni subiti, non cura danni accumulati precedentemente. Può ridurre i danni subiti da un'offensiva di ½ Leggera ogni consumo ¼ Basso impiegato. L'utilizzatore può Liquefarsi ulteriormente, aumentando il limite massimo di riduzione dei danni di 1,5 volte; la zona colpita sarà deformata ed avrà un malus di 1 tacca in Forza ogni ½ Leggera sopra il limite, l'utilizzatore dovrà Reidratare la zona colpita per eliminare il malus. L'utilizzatore può anche liquefarsi del tutto, divenendo del tutto liquido: non subirà danni e non potrà attaccare, è considerata difesa totale: il round terminerà una volta Reidratato, richiede un consumo MedioBasso ed uno slot difesa/tecnica.
    Reidratare: L’utilizzatore può Reidratare. Se reidrata una zona normale, per ogni consumo ¼ Basso essa ottiene un bonus di 2 tacche in Forza se usata in attacco, in Resistenza se usata in difesa. Se Reidratate le zone deformate esse torneranno normali, richiede slot azione/tecnica ed un consumo ¼ Basso ogni tacca di malus. Se Reidratato l’intero corpo dopo una liquefazione totale, l’utilizzatore tornerà solido, richiede uno slot azione/tecnica senza consumo di chakra. Le zone deformate o il corpo liquefatto saranno reidratati gratuitamente al termine del round successivo la liquefazione.
    del mio clan. Il dolore sarebbe stato sopportato, così come tutti gli urti del caso con i vari pezzi della barcaccia sparsi nel mare attorno a noi. Per mia fortuna - e, contemporaneamente, per nostra sfortuna viste le condizioni disperate - l'acqua intorno a noi mi avrebbe rigenerato- Liquefare riduce fino a Leggera.
    - Vitalità Liquida rigenera ½ Leggera.
    con il passare del tempo, nel caso in cui il mio corpo liquido non fosse riuscito ad assorbire qualche danno eccessivamente grave.
    « MEIKA! RESISTI! » Avrei cercato di spronare la ragazza, ma più per darmi forza e per ricordarmi che la sua vita dipendeva molto - probabilmente - da me.
    Adesso non rimaneva altro da fare che stringere i denti e sperare la tempesta passasse il più velocemente possibile.

    OT/ Non inserisco ora i consumi di chakra visto l'enorme numero di possibilità ed ipotetiche. Gli eventuali consumi li aggiorno, laddove fosse necessario, nel prossimo post su tue indicazioni.
     
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  3. -Meika
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    Le Nuove Sette

    Sperduta




    L'impiegato dell'armeria mi scaricò davanti parecchia roba. Erano vestii non pesanti, ma di materiale molto isolante e con gli interni lucidi che servivano per tener caldi. Ero appena uscita dal Palazzo del Mizukage dopo la convocazione ed ero andata direttamente a prendere ciò che serviva per il viaggio a Genosha. Akira era tornato alle mura e così presi tutto io, e lo portai a casa. Mi sentivo agitata, quasi inquieta di andare in quella landa infinita di ghiaccio. Ma gli ordini erano ordini, ed io non potevo far altro che obbedire loro.




    Il mattino dopo mi svegliai che il sole non era ancora sorto. Presi le scorte di cibo preparate la sera prima, misi tutto in uno zaino solido (insieme ai vestiti per il freddo e le provviste) e mi incamminai fuori casa, lasciando un biglietto a mio padre come saluto. La colazione la feci strada facendo, mangiando un dorayaki strada facendo. Trovai l'Hozuki prima di arrivare al porto e così ci dirigemmo insieme verso i moli, non prima di avergli sbolognato il carico pesante. Su, qui c'è anche la tua roba, collabora!
    Dissi, prima di sbadigliare vigorosamente. Ma è troppo presto... Dissi col classico "broncio del sonno". I moli si susseguivano ordinati. Mentre ci avvicinavamo al molo numero sette l'Hozuki iniziò a decantare le lodi della galea commerciale che non era destinata a noi. Contai i moli e di fatti, prima che Akira se ne accorgesse soffocai un mugulo di disapprovazione.
    Akira... Dissi tirandogli la manica. Veramente... noi abbiamo la bagnarola...
    Ero terrorizzata. Non avevo di certo paura di andar per mare, ma mi sembrava come come tentare di attraversare l'oceano su una zattera in quel caso. Un'impresa avventurosa e destinata ad una fine quasi certamente violenta.

    Il "capitano" era a dir poco inquietante. Senza un braccio, con quattro dita rimanenti, senza un occhio ed un puzzo d'alcol che sembrava provenire direttamente sulla pelle più che dalla sua bocca. Un biglietto di sola andata per l'inferno ed il traghettatore era anche storpio. Credo che se pregassi si scatenerebbe una tempesta, gli dei si sentirebbero presi in giro da me. Cercai di sdrammatizzare la situazione, ma era in realtà ben più grave di quanto la mia battuta lasciasse intendere. La barca era disastrosa. Non c'era spazio sul ponte, non c'era spazio in cabina, non c'era spazio in stiva. ... Già, chissà perché. feci eco.





    [Il giorno prima, nel Palazzo del Mizukage]
    Non c'è nemmeno una nave per Genosha? Solo una Mizukage... ma... diciamo che potrebbe essere il suo ultimo viaggio. Cavolo. Yogan? E come porto le tue chiappe... dov'era che volevi andare? Sempre più simile a tuo padre. E sia, purtroppo, non si può far altrimenti.




    Non lo sapevamo, ma in poche parole, quella era stata l'unica (ed ultima) scelta. Akira sparì in cabina poco dopo, io rimasi fuori sul ponte per un po', godendomi una navigazione tranquilla. Quando ci lasciammo alle spalle Kiri e la sua nebbia raggiungi l'Hozuki in cabina, gettandomi con malagrazia sull'amaca. Dai, magari sono solo le apparenze che ingannano. Magari.

    Quando giunse la sera però giunse anche il momento tragico. La sera fu oscurata da nubi temporalesche che lasciavano intendere una pericolosa tempesta in arrivo. Non appena le vidi sbiancai, letteralmente. Ero certa che sarei morta quel giorno: quella carriola era del tutto inadeguata a fronteggiare quel fronte temporalesco. Lo si capiva dalle nuvole e dai lampi ed i tuoni che emettevano. Quando la tempesta ci avrebbe investiti saremmo colati a picco come sassi. Mi sentivo come se fossi sul patibolo. Atterrita.
    Ci rimaniamo qui... dissi, lasciandomi sfuggire una risatina isterica. Fortuna che Akira pensò bene di suggerirmi di prendere dei pezzi di corda per legarci. Annuii e presi un kunai, cercando (e trovando) una delle molte cime che stavano sulla barca. Presi lo zaino con i vestiti e le provviste e lo tenni vicino. Evitai di far passare la corda solo attorno alla mia vita, c'era il rischio che sfuggissi mentre venivo sballottolata. Così, dopo aver passato un paio di volte la fune attorno alla mia ed eseguito un primo nodo la feci passare da lì sulla mia spalla destra e dunque sotto l'ascella sinistra, finendo un un ultimo stretto nodo per chiudere l'imbragatura di fortuna. Nel mentre la pioggia sferzante aveva iniziato a battere sul punte, infradiciandomi fino all'osso. Infine misi lo zaino e legai la corda che avanzava alle spalline, così da (sperare) di non perderlo se fosse necessario. Certo era che se i vestiti si fossero bagnati ne avremmo potuto fare ben poco.
    Infine Akira legò la corda attorno all'albero maestro. Approvai mentalmente, ma annuii soltanto, iniziando a sentir freddo, molto freddo. Mi avvicinai al pennone, Akira fece altrettanto. Cercò di rassicurarmi, di dirmi che ci avrebbe pensato lui. Che sarebbe andato tutto bene. Cercai di sorridere, ma riuscii soltanto a fare un passo verso di lui, stringendomi con entrambe le braccia a lui, che invece si teneva al pennone. Se sopravviviamo ricordami di andare a prendere a testate il Mizukage.

    Furono le mie ultime parole prima del Disastro. Un'abnorme onda si abbatté sulla nave, mandandola in frantumi. il crack del legno fu così orrendo da udirsi anche sul roboare della tempesta. Mi strinsi ancora più forte ad Akira, cercando di non perderlo. Sapevo che la corda ci avrebbe impediti di separarci (a meno che non fosse stata tagliata) ma temevo che se mi fossi separata da lui non avrei potuto far altro che farmi sbattere qui e lì nel mare in piena balia degli elementi.
    Volammo via, mentre la nave veniva ridotta ad un cumulo di macerie. La presa su Akira si fece sempre più flebile, ma con le unghia mi tenni alla sua maglietta mentre le immensità liquide per dei lunghi istanti mi sommersero. Non persi la presa. Chiusi gli occhi e sperai che tutto quello finisse presto e che tutte le precauzioni prese non fossero vane. Non avevo intenzione di morire lì, in quel modo, ma che altro potevo fare oltre tutto ciò che avevo fatto? Nulla. Potevo rimanere ferma e confidare in Akira.

    Non avevo pregato affatto, eppure i Kami l'avevano mandata lo stesso la tempesta. Quale ironia.
     
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    Le sponde dell'isola più vicina all'inferno



    Quando la sciagura si abbatté sulla bagnarola, Akira fece il possibile per cercare di salvare se stesso e la dolce Meika, non solo, inviò un avvertimento anche al vecchio capitano, il quale si voltò un instante nella direzione del ragazzo, per poi venire colpito alla testa con inaudita violenza da una trave di legno che era stata fracassata dall'onda. Cadde e venne inghiottito dai flutti, sparendo per sempre.
    D'altro canto Akira creando un miscuglio di chakra, pennone, corde, e pensieri coraggiosi, rimediò una sorta di simil zattera di fortuna nel caso la nave fosse stata completamente distrutta, legando anche la kunoichi a sè; la quale eseguì rapidamente gli ordini del compagno più esperto in materia di acqua, così in fretta e senza avere il minimo dubbio, da trovarsi pronta nel momento in cui era più necessario. Nel momento in cui la nave venne distrutta, i due ninja erano ancora legati a quella che forse era l'unica parte più resistente della nave, almeno per i primi istanti.
    La prima parte del tronco a spezzarsi fu quella superiore, circa un metro sopra la testa dei ninja, un contraccolpo fortissimo dato da acqua e vento in direzioni opposte, che fracassarono l'albero, il quale cadde in mare; pochi minuti dopo fu la base del legno a venire scorticata via dal ponte della nave, scaraventando in acqua i due ninja, in mezzo al furore delle onde.
    A quel punto solo la resistenza di Akira avrebbe impedito ai due di finire negli abissi. Meika avrebbe certamente potuto aiutare, ma in quel parapiglia d'acqua, almeno la fortuna era stata dalla loro parte, essere un Hozuki avrebbe potuto ridurre la possibilità di morire di una buona percentuale. Forse.
    Per lunghissimi minuti, il corpo del ninja avrebbe patito forse la fatica più grande fino a quel momento, Meika, che non aveva le sue capacità di fusione con l'acqua, per quanto abile nel nuoto stava venendo sbalzata a destra e sinistra dalle onde, e questo causava una fortissima frizione sulla fune, che richiedeva il massimo utilizzo di rigenerazione della sua tecnica Hozuki, per non essere segato in due, senza contare l'effetto della corrente su lui stesso, e il pezzo di albero maestro di circa due metri che spesso si girava dalla parte sbagliata, mettendo uno dei due sott'acqua, e obbligando Akira a uno sforzo immane per rigirare il tutto. Se non avesse avuto il chakra ad aiutarlo, sarebbe caduto vittima del mare già da un pezzo; ma ormai anche quello era vicino all'esaurimento...e le cose stavano per prendere una piega anche peggiore.

    Si sarebbero accorti in tutto quel tempestoso caos, che qualcosa, qualcosa di grosso, li stava puntando dagli abissi? Una figura particolarmente possente si faceva strada a grande velocità verso la superficie, e più divorava metri, più il suo profilo si stava facendo colossale. Qualunque cosa fosse era grande almeno cinque o sei volte la loro vecchia barca, e si trovava poche decine di metri sotto i loro piedi. Sarebbero svenuti prima di scoprire cosa li stava per investire? O sarebbero stati preda di un mostro degli abissi? Quello che ne seguì fu un rompo fracassante, un colpo tale da polverizzare il tronco del vero senso della parola, che spedì i ninja in aria, come se fossero stati colpiti da una molla.
    Quando ripresero a precipitare, una grossa balena si trovava sotto di loro, e non fu l'acqua quella che sentirono, ma un grosso e rosso braccio, che li afferrò entrambi stringendoli per il collo tra bicipite e avambraccio, con una fragorosa risata.

    - AAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHA ORA CHE HO DISTRUTTO LA BARCA CHI LA SENTE MIA MOGLIE -

    Niente di meno che Samoru in persona! Con un enorme ematoma sulla fronte dalla parte dell'occhio cieco, l'abito da capitano zuppo, e la faccia coperta di sangue. Attaccato col sedere alla balena con un controllo del chakra da fare spavento, aveva appena ripreso i due ninja, e li teneva ben stretti. Troppo forse. Li aveva salvati dal mare, sarebbero ora morti soffocati dal possente braccio villoso dell'uomo I cui peli stavano praticamente riempiendo la bocca di Akira?
    Un ordine dell'uomo, e la balena riprese la sua traversata verso Genosha, infrangendo i flutti con la sua stazza colossale che ben poco era impensierita dalla tempesta; l'animale sembrava molto anziano, chissà quante altre mareggiate come quella aveva passato...
    [Il chakra speso da Akira fino a quel momento è pari al 90% della riserva. Arrotonda come preferisci. Potete assegnarvi come preferite 4 Leggere sparse]

    La traversata sulla balena proseguì tranquilla. Samoru non lasciò i ninja nemmeno per un istante nelle successive dieci ore, voleva essere sicuro che non cadessero nuovamente in acqua, anche se questo forse per Akira fu peggio che meglio.
    Alle prime luci dell'alba iniziarono a vedere la costa, la tempesta era ormai passata, e con essa anche il clima un po' più mite di Kiri. Il gelo ora regnava sovrano, e loro erano belli inzuppati dell'acqua del mare. Per questo appena furono vicini alla riva, fu lo stesso Samoru, dopo aver salutato la sua amica balena, a condurli sulla riva, dove avrebbe immediatamente allestito un fuoco per farli asciugare. La costa era costituita da rocce, terra, e molto molto ghiaccio misto a neve. L'interno nell'isola non era visibile, poichè la foresta innevata ne impediva la facile esplorazione visiva. Era fitta come una foresta tropicale, ma quasi totalmente bianca, intervallata a destra e a sinistra da colline e ghiacciai, un posto veramente simile all'inferno.
    Il fuoco acceso tramite una tecnica di fuoco dal capitano, avrebbe aiutato i ninja ad evitare in extremis l'ipotermia, e avrebbe asciutto anche i loro abiti, ma non sarebbe durato all'infinito data la temperatura e il clima del posto, e la mancanza di adatto combustibile, quindi avrebbero dovuto approfittarne. Il capitano si sedette a terra sui sassi innevati, con le spalle alla foresta, e si rilassò, tirando fuori una boccia di rhum dal cappottone inzuppato, e vi si attaccò, ma non prima di omaggiare i due ninja della sua analisi.

    - Beh, che dire, è stata una gita avventurosa almeno, AHAHAHHAHAHAH. Ora che siamo qui non abbiamo più nulla da temere, queste terre sono così inospitali che sono sicuro non troverete un cane a infastidirvi durante la vostra ricerca. -

    Sul terminare di questa frase, due lupi, robusti come uomini adulti, se non di più, completamente bianchi, schizzarono fuori dalla boscaglia, senza che nessuno li avesse minimamente uditi. Erano a pelo liscio, alti quasi un metri al garrese, con una testa grossa come quella di un coccodrillo gigante e il volto color crema, come se portassero una maschera fusa con il resto della pelle. Uno dei due afferrò il capitano per una spalla, dalla parte del braccio mozzato, affondando le zanne nella carne, e trascinandolo indietro verso il bosco, mentre l'altro si sarebbe piazzato tra i due ninja, ringhiando in preda alla furia più nera, come per minacciarli che se avessero mosso un muscolo, i prossimi sarebbero stati loro.

    Nel giro di pochi istanti, il capitano dolorante e scalpitante sarebbe scomparso nel fitto della foresta innevata, seguito dal lupo minaccioso che avrebbe lasciato i due ninja a loro stessi. Soli, infreddoliti, e senza la minima idea di dove andare. Stavolta il loro capitano li aveva abbandonati per sempre, ma almeno avevano avuto la possibilità di riprendere fiato dopo la nottata assurda. Magari quei lupi terrificanti non li avrebbero attaccati, avendo già trovato un pasto più che sufficiente.....

    Ore 12.00 Temperatura +2 Gradi°

    OT
    CITAZIONE
    Salve! Bagnatini?
    Nel lasso di tempo tra la tempesta e lo sbarco, potete recuperare un po' di chakra, diciamo un 20%. A causa delle condizioni climatiche del posto, la rigenerazione di vitalità e chakra seguirà le regole seguenti:
    Avete tutto il vostro equipaggiamento, ma niente di più, ogni supporto vitale è andato perso con la nave. Se non troverete cibo e acqua, soffrirete fame e sete e perderete vitalità, Ogni turno di post a meno di azioni o eventi particolari, coprirà sempre circa mezza giornata, e starà sempre a voi trovare sostentamento, e un riparo per la notte, o i personaggi ne soffriranno le conseguenze. Alla fine di ogni giro di post, in base al'impegno nel sopravvivere, sarete premiati con ripristino di vitalità e chakra, al contrario una mancanza in questo, o un eccessivo irrealismo nel recuperare cibo o trovare riparo, sarà punito con una riduzione di questi valori. Siete soli e sperduti nel posto più gelido del mondo, e non avete la minima idea di dove si trovi l'uomo che cercate, buona fortuna.

    Indicazioni su flora e fauna:
    CITAZIONE
    La fauna è caratterizzata nella zona forestale da animali come la renna, la lepre polare, la volpe artica, mentre a nella zona più collinare vi sono cervi, alci, lupi e orsi. I laghetti interni all'isola sono ricchi di lucci e trote. Nelle coste invece sono presenti il merluzzo e l'aringa.
    La flora è divisa in pini, pioppi e betulle, salici nani e abeti. Nelle zone più a nord ci sono tracce di licheni, e piccole betulle; sono presenti sporadici alberi da frutto composti da meli selvatici e soprattutto bacche.


    Edited by Jotaro Jaku - 27/9/2015, 16:52
     
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  5. -Meika
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    Le Nuove Sette

    Sopravvivi.






    Sarei morta quel giorno. Ne ero certa. Non si poteva sopravvivere ad una tempesta del genere: Akira avrebbe ceduto, le corde di avrebbero segato in due, ed alla fine una nuova possente ondata ci avrebbe travolti e gettati negli abissi neri. E lì si sarebbe conclusa l'eroica storia di Meika Akuma, con buona pace dei suoi sogni e delle sue speranze.
    Ma il fato non sembrava vederla allo stesso modo. Sopratutto se il fato prendeva la forma di un vecchio storpio capitano creduto decisamente morto che, eroicamente, cavalcava un'enorme balena. Esatto. una balena.
    Quando riemergemmo dall'acqua sotto l'ascella del capitano ci rendemmo conto che lui, forse, era meno sprovveduto di quanto sembrasse. Il mizukage doveva averci mandato con qualcuno in grado di portarci a destinazione, per quanto dall'aspetto improbabile e dalla nave poco funzionante. Ma quell'enorme balena sembrava essere decisamente più adatta allo scopo. Solo che lui, insistentemente, non intendeva lasciarci ed io mi sentivo soffocare per la stretta. Sappiamo... mantenerci... da soli... Dissi, ma non c'era nulla da fare. Dunque sospirai, lasciandomi trasportare, voltandomi verso Akira. Stai bene? Hai delle ferite? Chiesi, preoccupata. Dove la corda aveva frizionato con la pelle sentivo bruciare, ma non era niente di grave. [1 Ferita Leggera ad ogni arto]. La tempesta dopo un po' si calmò, ma io iniziai a battere i denti per il freddo. L'aria era gelida e man mano che ci avvicinavamo a Genosha diveniva sempre peggio. Se non avessimo trovato un modo di riscaldarci saremmo morti assiderati prima di ogni altra cosa.


    Quanto approdammo a Genosha l'ambiente era ostile. Faceva un freddo bestiale, c'era una foresta ed oltre questa probabilmente solo montagne. Iniziai a battere i denti, mentre il nostro cicerone sembrava essere tranquillo, anzi! Accese un fuoco sul quale mi fiondai, allungando le mani sulla fiamma per recuperare calore. Le dita erano oltremodo pallide e temevo che il freddo avesse fatto strage di quelle dei piedi (che non sentivo). Così mi tolsi rapidamente i calzari e le calze, che tenni vicino al fuoco per far asciugare, ma i miei piedi erano perfettamente normali se non dello stesso bianco cadaverico delle mie mani. Ok Akira... Dissi, battendo i denti. Que... questa è una que... que.. stione d.. di vita o di ..morte Tirai su col naso, per poi starnutire sonoramente. Ci sta... staranno... z..zero gradi.. s..sai c...che l'acq..acqua è b..buon cond... Starnutii ancora. Stavo facendo un preambolo scientifico assurdo, ma se non l'avessi fatto forse non avrebbe capito, perché le mie prossime parole - ed azioni - sarebbero state probabilmente male interpretate come probabile segno di follia dovuta al troppo freddo. Conduttore di cal... calore, p..per cui se r... rimaniamo co..con i vestiti bagn... bagnati m...moriamo ma..male mi mi s...sa Non potevo arrossire data la situazione: i miei organi interni richiedevano sangue! N...non... fiatare.. Conoscevo Akira così bene che con ogni probabilità ne avrebbe fatte di battute da lì all'eternità. Ma comunque, la mia mia vita era decisamente più importante, e se dovevo sopportare qualche stupida battutina l'avrei fatto. Avevamo il fuoco, dovevamo approfittarne per asciugarci i vestiti ma allo stesso tempo non potevamo lasciare che il calore delle fiamme che nutriva i nostri corpi fosse disperso dall'acqua dei nostri vestiti in un centesimo del tempo! Pareva folle ma di fatti era una regola abbastanza basilare della sopravvivenza: i vestiti bagnati, al freddo, andavano tolti ed asciugati in quanto disperdevano più calore di quanto ne trattenessero, venendo meno la loro funzione isolante. Oss...ossan... A..Akira gir... giratevi... Però il tempo di pensare al mio pudore ce l'avevo eccome.
    Avevo portato vestiti pesanti per l'occasione. Al di la dei materiali isolanti che avevo messo nello zaino e che insieme alle provviste erano ormai a rimpinguare il bottino dei Kami del Mare,avevo comunque indossato pantaloni abbastanza pesanti da essere usati con la neve, calze pesanti, una maglietta più leggera sotto il maglione di pail e scarpe da neve. Tolsi tutto, rimanendo così in biancheria, sedendomi vicino al fuoco fino quasi a sentire il dolore pudicamente rannicchiata su me stessa mentre i vestiti, ben piegati, assorbivano il calore del fuoco asciugandosi.
    ... Io uccido il Mizukage quando torniamo a Kiri... avevo le gambe rannicchiate contro il petto e la faccia affondata tra le braccia.


    Quando i vestiti si furono asciugati ed io più riscaldata dal fuoco me li rimisi. Avevo riacquistato un contegno, ma non sarebbe stato di certo facile. Così mi avvicinai ad Akira, sedendomi al suo fianco. Siamo messi male. Lo zaino con le provviste è perso... almeno c'è il f... Zitta Meika, che porti iella.
    Mentre dicevo appunto "almeno c'è il fuoco" quando un lupo bianco con una maschera comparve, azzannando il capitano e portandolo via in un lampo. In un lampo avevo afferrato le armi e per qualche metro cercai di rincorrere la bestia, ma mi arresi presto: troppo veloce e troppo pericoloso. Imprecai ad alta voce ed in maniera molto poco elegante. Ma per tutti i Kami sputtanati! Diedi un calcio ad una pietra, tornando verso il fuoco con passo pesante ed una evidente nuvola nera di furia sulla testa. Se Akira fosse stato in silenzio avrebbe potuto udire persino i tuoni! Ora siamo nella merda più totale. Ecco, Meika era arrabbiata, e si era dimenticata di essere una ragazza. Ok Akira, niente panico. Ero io quella che stava andando in panico! Ma la verità era che era in quella situazione difficile che riuscivo a dare il meglio di me in termini di inventiva. Prima di tutto, le tre priorità per non morire qui sono: uno il calore, due l'acqua, tre il cibo. Moriremo di freddo prima di morire di sete e moriremo di sete prima di morire di fame. Tu, poi, se non butti giù qualche liquido mi diventi utile come un sasso. Inizia a camminare attorno al fuoco, nervosamente. Questo fuoco è l'inizio. Sei esausto, per cui rimani qui a riposare. Per prima cosa, io andrò a raccogliere della legna per tenerlo vivo. Preparerò un focolare in un posto più riparato. Rimpinguiamo queste fiamme, poi portiamo una bastoncino acceso lì e spostiamo tutto. Non voglio rimanere vicino al mare di notte. Quella era la prima priorità. Seconda priorità, l'acqua. La cerco io, tu riposa e raccogli la legna senza stancarti troppo. Incrociai le braccia al petto. E non discutere. Mi aveva salvato la vita poche ore prima. Se non fosse stato per lui in una tempesta del genere sarei sicuramente morta. Il minimo che potevo fare era lasciare che si riposasse il più possibile per riprendere le forze. Comunque, con i miei Occhi dovrei riuscire a trovare una fonte d'acqua in fretta. C'è vegetazione, sembra florida, ci sarà anche un fiume o un laghetto nelle vicinanze. La cercherò quando raccolgo la legna, così da mettere il campo lì vicino. Era molto comodo stare vicino un corso d'acqua, lo insegnava la storia del resto. Così potrai bere quanto vorrai... Poi caccerò. Usando i miei occhi cercherò di trovare animali ad una certa distanza, dunque mi avvicinerò furtivamente e vedrò come fare per abbatterne uno che ci dia un po' di cibo. Il piano si era delineato chiaramente nella mia mente: dovevamo agire in quella maniera ordinata se volevamo sopravvivere. C'erano altre cose da considerare. La missione ora passa in secondo piano, per oggi limitiamoci a sopravvivere ed a fare scorte di cibo. Dobbiamo cercare un modo anche per non morire assiderati. Quando avremo cibo, acqua ed altro, andremo a trovare l'Eremita maledetto ed a concludere la missione. Solo allora respirai, quasi affannosamente, dopo quel fiume di parole. Tu resta qui. Riposati. E non discutere. Meika Akuma così arrabbiata non era uno spettacolo bello a vedersi. Akira conosceva bene la mia personalità tranquilla, anche dolce, sarcastica, scherzosa, triste, disperata, furiosa... ma mai in preda ad un delirio misto di furia-panico-comando.






    [Ore 12:00] - [La Taglialegna]


    Lasciai Akira davanti al fuoco e mi diressi verso il bosco, accelerando il passo. Restare ferma mi avrebbe fatta congelare. Nel bosco c'erano rami circa ovunque. Dato che era una foresta praticamente disabitata c'era una moltitudine di legna secca in terra che iniziai a raccogliere fino a riempirmi le braccia. Raccolsi sopratutto rametti di pino, ma non badai molto a quale legna raccoglievo, giacché per evitare inutili sforzi non staccavo di certo la legna verde dagli alberi. Avrebbe fatto solo molto fumo! L'ideale era trovare un albero seccato e caduto, come se ne potevano vedere molti in una foresta. Inoltre dovevo anche cercare l'acqua. Così richiamai il chakra nei miei occhi [-2 Bassi] ed attesi un po' per riuscire ad acutizzare al massimo la vista. Entro novecento metri riuscii a notare parecchie cose: animali di vario tipo, che vagavano tranquilli ignari della mia distante presenza (lepri, anche un paio di renne!). Mi girai fino a che non riuscii a trovare ciò che cercavo, a mezzo chilometro verso est. Un fiumiciattolo moto piccolo, senza pretese, ma più che sufficiente a rifornire di acqua me ed Akira almeno fino al giorno successivo quando - con ogni probabilità, se Akira si fosse rimesso - saremmo dovuti andar via. Così mi avvicinai, senza perder tempo con rapidi balzi da ninja, verso il fiume. A circa una dozzina di metri da lì lasciai la legna in un preciso mucchietto dietro un grosso albero ed un cespuglio basso e rasposo. Presi con me solo i rami più grossi, lasciandone un paio per sostenere il fuoco successivamente la riaccensione. Dunque ricominciai a raccogliere la legna sulla via del ritorno, cercando rami più grossi. Avevo intravisto un albero abbattuto dalle intemperie a circa mezzo chilometro ad ovest rispetto al mio punto di ingresso nella foresta.
    Tornato al campo, lasciai la legna vicino al fuoco, scaldandomi le mani su quello che rimaneva. Ho trovato un posto buono dove accamparci. Rimpinguiamo le fiamme con questi rami per il momento. Facciamo una specie di torcia, dobbiamo portare il fuoco nel bosco. Dissi, mettendo uno dei rami di betulla nel fuoco solo con la punta (circa una ventina di centimetri) mentre gli altri andavano a far ardere le altre fiamme. Mi sedetti vicino al fuoco, riscaldandomi le mani, finché la fiamma non fu pronta ad essere trasportata. La punta del bastone era annerita e quando la tirai fuori dal fuoco ardeva. Ma non sarebbe durata in eterno... tuttavia, era anche vero che bastava anche un po' di carbone per tenere la fiamma decisamente viva. Ok Akira, adesso andiamo. Non facciamola spegnere. Dissi e condussi Akira verso il posto che avevo trovato, tagliando la strada direttamente verso est. Trovato il corso d'acqua lo risalii finché non vidi il cespuglio dietro il quale avevo nascosto la legna. Il fuoco lasciato lì ardeva e non ci sarebbe voluto molto a tornare per riaccendere la nostra "torcia", ma facendo attenzione una piccola fiammellina vi giunse: più che sufficiente a dar fuoco alle sterpaglie ed al rametti secchi che avevo trovato. Non appena il fuoco iniziò ad ardere soffiai per sostenerlo ed il fumo denso che ne uscì mi parve profumare di vittoria. Ok Akira. Io vado a caccia, mi sposto verso nord. Mh.. raccogli legna, fai ardere il fuoco bene ed assicurati che non possa spegnersi. Dobbiamo cercare tronchi più grossi per stanotte, ho intravisto un albero abbattuto a circa un chilometro o poco meno verso ovest. Ma potrebbero essercene altri. Gettai il primo pezzo di legno nel fuoco con attenzione. Non fare sforzi inutili però, voglio che tu ti riposi, ok? Feci un mezzo sorriso, cercando di risultare incoraggiante. Adesso ci penso io.





    [Ore 13:50] - [La Cacciatrice]


    Attesi giusto dieci minuti per riscaldarmi un po' al fuoco, dunque partii a caccia. Per precauzione strinsi già le dita attorno ad un kunai. Mi spostai di un centinaio di metri verso nord dalla posizione in cui ci trovavamo, dunque riattivai nuovamente i miei occhi [-2 Bassi] per vedere quali animali giacevano nella foresta. Non c'era tana, oscurità, albero o altro che potesse fermare il mio sguardo. Vidi chiaramente una coppia di lepri dal manto bianco che mangiavano tranquillamente. Le puntai: erano loro la mia prima preda di quel giorno. Tuttavia ero controvento, mi avrebbero scoperto subito. Così risalii il corso del fiume fino a trovarmi alle loro spalle, col vento che andava da sud a nord e dunque copriva il mio odore. Mi avvicinai alle lepri con molta calma, come una kunoichi dovrebbe essere [Furtività (Base)]

    Furtività (Base) [1]
    Maestria: L'utilizzatore ottiene +3 alla Furtività.
    , fino a trovarmi a crica dieci metri dalle lepri. Caricai il kunai che ancora stringevo tra le dita: sapevo che avrei potuto prenderne solo una per il momento, ma era meglio di niente. I miei occhi mi avevano consentito di trovare una preda facilmente, ma era di fatti l'unica che potevo trasportare con le mie forze. Avessi abbattuto una renna avrei dovuto trasportare fino all'accampamento una bestia che pesava più di duecento chili! Maledissi quel mio limite, ma scagliai comunque il dardo con tutte le mie forze, mirando al cranio dell'animale. Il kunai penetrò nella testa della povera bestiola. L'altra, spaventata, fuggì come previsto. Presi la mia prima vittima e le cavai il kunai dal cranio, cercando di lavare via il sangue contro il terreno. Preso il primo animale, tornai al campo da Akira. Se non fosse stato lì l'avrei atteso.
    L'animale pesava almeno quattro chili e potevamo certamente farci la carne per mangiare quella sera e quella mattina. Ma non è abbastanza. Dissi, preoccupata. Con questo freddo il metabolismo si alza, dobbiamo mangiare più del normale. Fa una cosa... inizia a spellarlo ed a togliere le viscere, ed a preparare gli spiedi per cuocere... mh magari cerca un sasso! Ecco, ne serve uno piatto ma non troppo grande, lavalo al fiume, usarlo per posarci sopra la carne magari. Attento a non lasciarla mai incustodita, se ci sono lupi se la fregheranno loro. Mi riscaldai ancora vicino al fuoco un po', ma quell'esercizio fisico mi stava aiutando a non raffreddarmi. Vedo se riesco a procurarci un'altro animaletto per domani. Dissi. Conservare la carne con quel freddo non era di certo un problema! Riattivai per la terza volta i miei occhi, sperando di non dovermi pentire per la spesa di chakra [-2 Bassi]. Tuttavia, non avevo diritto di lamentarmi: Akira aveva fatto ben di più per aiutarmi a sopravvivere, potevo sprecare qualcosina per procacciare il cibo per entrambi. Notata una seconda lepre mi avvicinai, facendo sempre attenzione al vento, e con un'azione simile alla precedente la uccisi con un kunai. Presa la mia vittima tornai al campo.
    Mi sedetti vicino ad Akira, riprendendo in mano il Kunai. Non ho mai pensato ai miei occhi come uno strumento per cacciare, ma sapere dove stanno le prede con un largo anticipo... facilita tutto. Ho visto animali più grossi, ma da sola non riuscirei a trasportarli. Per oggi e domani andrà bene questo. Ah! Mi tornò in mente l'idea avuta precedentemente. Senti, tu hai il problema dell'acqua. Certo, se rimaniamo vicino al corso bere per te non sarà problematico, ma comunque dobbiamo far qualcosa perché è probabile che prima o poi dobbiamo allontanarci. Per cui... uhm... ecco, spero non ti faccia schifo l'idea. Io la trovavo disgustosa, ma purtroppo necessaria. Voglio fare un otre dalla pelle di queste due lepri.



    [Ore 16:15] - [L'Artigiana]


    Dopo aver spellato le due bestie, operazione che non si rivelò facile, presi i due pezzi sanguinolenti di pelliccia e mi avvicinai al fuoco che ardeva scoppiettante, sapientemente alimentato di continuo. Bruciacchiai appena i peli dei due animali e l'interno della pelle al fine di renderla più resistente alla decomposizione, dunque mi sedetti per terra. Tagliai due rettangoli circa uguali di pelle aiutandomi con un kunai e molta pazienza, dunque eliminai i vertici di un lato corto dei de rettangoli così da formare una specie di imbuto che posava su un rettangolo. Dunque presi il mio kit di primo soccorso. Lì c'era qualcosa che avrei potuto usare per l'occasione. Ok, sarà una cosa lunga forse. Approfitta per cercare altra legna, pigne, qualsiasi cosa utilizzabile come combustibile nel frattempo... ah, magari, se asciughiamo qualcosa possiamo usarla domani per accendere un fuoco col vecchio metodo dei bastoncini che sfregano. Se il fuoco si fosse spento, eravamo morti. Dovevamo far qualcosa. Ok... mettiamoci a lavoro... Presi il kit di sutura, svolsi il filo ed iniziai con estrema pazienza un vero proprio intervento di pronto soccorso sulle pelli di quelle lepri, incollandone con attenzione tutti i lati fatta eccezione dell'estremità superiore dello stretto imbuto che avevo creato. Applicai la sutura con estrema attenzione, stringendo il più possibile al fine di far aderire i lembi di pelle alla perfezione. Dovetti usare abbastanza filo da rinunciare a quattro medicazioni future, ma alla fine fui soddisfatta del risultato. Avevo lasciato la parte pelosa all'interno, perché il peli potevano trattenere lo sporco ed inoltre non mi entusiasmava l'idea di tenere tessuti molli a contatto con l'acqua... e poi bere quell'acqua. Ma non avevo ancora finito! Presi sempre dal kit di primo soccorso delle garze sterili. Ne tagliai con un secco colpo di kunai un primo tocchetto lungo una trentina di centimetri che strinsi attorno al collo dell'otre, così da chiuderlo. Poi presi un bel po' di garza, che era abbastanza resistente (non quanto una corda di certo, ma sufficiente a resistere al peso dell'otre pieno d'acqua) e lo legai con entrambe le estremità al collo dell'otre sotto il primo nodo. Avevo creato così un lungo laccio che permetteva all'otre di essere trasportato, ed inoltre il nodo superiore e quello inferiore avrebbero permesso un doppio sistema di chiusura per evitare perdite dall'otre. Usarlo forse non era scomodo, ma bere non era di certo un'emergenza. Era un'azione che poteva essere fatta con una certa calma, in buona sostanza. Feci un sospiro: durante quelle azioni mi ero estraneata totalmente dal mondo. E difatti avevo lasciato ad Akira alcune cose da fare: tagliare la carne e raccogliere altra legna.




    [Ore 17:25] - [La Cuoca]


    Non che potessi far molto per cucinare però. Ma misi il sasso sul fuoco (mentre le fitte della fame iniziavano a farsi sentire decise) lasciando che il fuoco la riscaldasse, dunque presi la carne tagliata da Akira e la misi sulla pietra che avrebbe fatto a mo di padella. Non era il massimo, ma era sempre meglio di qualcosa. Quando la carne fu cotta (non a puntino) la infilzai con un kunai - pulito - senza troppi complimenti e la porsi ad Akira. Un pranzo misero, ma pur sempre un pranzo. Dissi, per poi prendere la mia fetta di carne. Mangiarla senza posate ed un piatto non era facile, ma la fame rendeva estremamente abili persino in certe evoluzioni. Alla fine avevo cucinato almeno tre quarti del primo coniglio, sforzandomi di mangiare anche il fregato ed altri organi che generalmente apprezzavo molto poco. Non erano mai stati così buoni.
    Una volta terminato il pranzo raccolsi tutte le interiora svuotate e le andai a portare lontano. Rischiamo di avere visite. Le porto via. La carne che abbiamo ancora in parte la cucineremo stasera, il resto... mh, niente, dobbiamo tenerla da qualche parte su delle pietre, magari vicino al fuoco. Raccogliamo altra legna, abbiamo bisogno di rami grossi per la notte. Così mi allontanai, magari seguita da Akira, lasciando le viscere ad almeno seicento metri dal campo, molto a sud, per poi andare verso l'albero che avevo intravisto prima. Se Akira non l'avesse già depredato, col suo aiuto, avrei cercato si spezzare e portare al campo rami più grossi di quelli che si trovavano per terra. Spezzati quattro rami belli sostanziosi li trascinai con il ragazzo fino al nostro falò, che rimpinguammo. Ed ora non ci rimaneva che aspettare alla sera. Ma non con le mani in mano: ripulii tutto attorno al campo. Raccolsi qualsiasi pigna, rametto e possibile combustibile mettendoli nel mucchio insieme ad altri. Dobbiamo preparare qualcosa su cui stenderci stanotte... ho visto dei salici nani, vado a staccare un po' di rami da lì. Scossi il capo, mentre mi allontanavo. Non sarà il letto di rose ma oh...! Dissi da lontano con un urlo. Era la prima battuta che facevo da che il capitano era stato portato via. Adocchiato uno di quegli strano alberi che stavano a terra con un kunai iniziai pazientemente a tagliare i rami. Un'operazione lunga e tediosa, ma necessaria. Alla fine, con più viaggi, riportai molti di quei rametti pieni di foglie al campo. Alla sera li avremmo usati come "materasso".



    [Ore 21:45] - [La cuoca - 2]


    Il sole era tramontato. Da un bel po' quando suggerii di mangiare ancora prima di dormire. Rifeci le stesse operazioni di prima, risaldando un sasso sotto il fuoco per poi metterci sopra la carne a cucinare. Cucinammo il quarto di coniglio che rimaneva ed un quarto dell'altro. Il giorno dopo avremmo dovuto cacciare ancora. Iniziavo a sentirmi spossata. L'adrenalina dovuta alla necessità di occuparmi di tutto era svanita, lasciando solo una profonda stanchezza.
    Ok Hozuki Feci un grosso sbadiglio. Ammetto di essere un tantino esausta. Ma non possiamo dormire contemporaneamente, se il fuoco si spegne siamo morti. Mi strofinai gli occhi. Avrei voluto lasciar dormire lui, ma era innegabile che fossi troppo stanca. Sono troppo stanca persino per essere imbarazzata Caddi mezza morta sul giaciglio di rami di salice nano. Scomodo, ma pur sempre qualcosa. Mettiti vicino a me, evitiamo di lasciar disperdere il calore inutilmente. Normalmente, Akira lo sapeva, una situazione del genere mi avrebbe provocato forti accessi di imbarazzo e di rossore. Ma la necessità era evidente. Misi un braccio sotto la testa per stare più comoda. Svegliami tra un paio d'ore, ok? Dissi con voce sempre più impastata dal sonno. O quando sei stanco... Sbadigliai. ... Stavo per dire qualcosa, ma ciò che stavo per dire rimase un mistero.
    Mi ero addormentata prima di riuscire a formulare una qualsiasi frase.

    Erano le 22.00 quando mi addormentai.
     
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    Ero pronto ad affrontare la tempesta. Cime ben strette, nodi ben fatti, pennone ben resistente...
    Ah, no, questo no.
    La prima onda fracassò gran parte del ponte, scaraventando travi di legno in aria, le quali, colpirono il nostro grandioso capitano dritto sulla tempia, gettandolo negli abissi più profondi.
    Fuori la prima comparsa.
    Non avevo, però, certo tempo per disperarmi, visto che mi stavo ancora riprendendo dal primo impatto quando una seconda onda arrivò a contatto con la nave, più alta e potente della prima. Fu allora che il pennone si spezzò per la prima volta.
    Prima, perché non fu l'ultima.
    Onda dopo onda, nuovi pezzi di legno saltavano in aria, sbriciolandosi e venendo inghiottiti dalle maree, mentre anche il grande pennone si era ridotto a poco più che uno stuzzicadenti.
    Il piano era saltato. E saltammo in aria anche noi quando un fragoroso cavallone disintegrò, definitivamente, la povera bagnarola che tanto coraggiosamente aveva sfidato il mare in tempesta sulla via di Genosha. Dall'aria fu un attimo ad arrivare nell'acqua.
    Fummo inghiottiti dalla forza del mare, più e più volte, ed ogni volta dovevo fare ricorso ad ogni mia energia, fisica o dal chakra, per evitare di essere fagocitati dalla violenza del mare. Come se non bastasse, oltre all'oceano in tempesta, anche le corde che tenevano uniti il mio corpo con quella di Meika avevano iniziato a frizionare, raschiando la mia pelle e causando al mio corpo un dolore continuo che, per fortuna, era molto attenuato dal fatto che l'acqua, tutt'attorno e dentro me, aiutava a sopprimere, a rigenerare.
    Dovetti lottare per non so quanto tempo contro le intemperie della natura; ad ogni cavallone dovevo sforzarmi per tornare a galla ed in posizione quanto più retta possibile per non fare affogare Meika dietro di me.
    Lottavo, affannavo, ingoiavo acqua salata, continuavo a lottare. Per tanto, troppo tempo.
    Cercavo di non mollare, continuavo a resistere, ma le energie mi stavano per abbandonare, il chakra si sarebbe esaurito da lì a pochissimo tempo. Era inutile, dovevo rassegnarmi, stavo per mollare.
    E proprio mentre, con il fiatone, stavo decidendo se arrendermi, per la prima volta nella mia vita, successe l'imprevedibile.
    Da sotto di me sentii il flusso dell'acqua cambiare direzione, come se qualcosa di veramente grosso stesse per emergere.
    E, in effetti, qualcosa emerse dall'acqua. Sicuramente la situazione era grottesca. Un'enorme balena bianca, grande come un galeone, era sotto ai nostri piedi, e noi eravamo tenuti ben fermi nella morsa di un grosso e peloso braccio. Sputai acqua salata e un ciuffo di peli dalla bocca. « Ma che diavolo succede?! » E la risposta era ovvia. Samoru, deturpato in viso dal pezzo di legno che lo aveva colpito, era lì, in piedi sulla balena. « Dannato grassone, ubriacone che non sei altro?! Ma quanto tempo c'hai messo?! Non era meglio partire direttamente su questa balena?! » Protestai a gran voce, per quanto non fui mai così felice di essere tra le braccia ruvide e pelose di un vecchio marinaio. « Sei un... Dannato... Ubriaco... » Ma il corpo mi abbandonò. Ero stremato, al limite delle mie possibilità, ed ora che sapevo di essere al sicuro, mi abbandonai ad un sonno profondo. [Riserva di Chakra: 6 Bassi - Ferita Leggera ad ogni arto]

    Mi destai dal profondo sonno quando eravamo praticamente giunti a Genosha. « Bbbbppfff... PFU! » Sputai vigorosamente una pallottola di peli umidi - i kami sanno solo se d'acqua, di sudore o di rum - mentre il bianco paesaggio di Genosha si mostrava ai nostri occhi. « Che schifo... Ma quanto ho dormito? » Esclamai, quasi rimpiangendo di non essere affogato dopo aver realizzato di aver mangiucchiato peli per non so quante ore. [Riserva di Chakra: 18 Bassi] Eravamo sopravvissuti.

    Scendemmo dal cetaceo che, dopo essere stato salutato da Samoru, scomparve tra le acque da cui era venuto. Gettai le gambe sul freddo terreno nevoso, sentendo le gambe e il resto del mio corpo intorpidito. « So che sembrerà strano a dirsi ma... Ho bisogno di bere. Magari non salata l'acqua. » Ma prima di tutto serviva un'altra cosa. Dovevamo asciugarci. Il gelido vento tagliava la pelle bagnata e i vestiti fracidi d'acqua, così il marinaio accese un fuoco grazie ad un suo ninjutsu. Subito sia io che Meika incominciammo a scaldarci vicino alle calde fiamme, esponendo per prima cosa le dita delle mani e dei piedi. « Cche fffredddo dannnattoo... » Balbettavo, mentre i denti battevano gli uni sugli altri. Meika si tolse i calzari e le calze bagnate, ed io decisi di imitarla. « Doovreemmmoo fffar assciuggareee tutttoo... » E Meika già c'era arrivata. Annuii. « Nnon dovvevii aaveree bissognoo ddi qquestaa sscuusa peer tooglieertii i vesttitii ddavanntii a meee... » Scherzai, ma senza ridere troppo per via del gelo. Per quanto quel luogo fosse inospitale, il mio spirito sembrava essere incrollabile. Acconsentii di rivolgere il mio sguardo verso la possente foreste imbiancata alle nostre spalle. Neve, ghiaccio, vento, desolazione. Nessuna anima viva. Dannato sia Itai per l'eternità se non fossi tornato da quel luogo. Vivo, si intende.
    Quando Meika ebbe finito, anche io, incominciai a togliere le mie vesti, restando con solo uno slip nero e mettendo gli abiti a prendere calore vicino al fuoco. Io stesso, che di solito non amavo il caldo così ravvicinato, fui ben contento quella volta di poter essere così a contatto con quelle fiamme.

    Quando i vestiti furono asciugati, sia io che Meika, ci rivestimmo. Proprio mentre mi stavo infilando nuovamente i calzari ai piedi e Meika si stava avvicinando a me parlando di quanto eravamo fortunati ad avere un fuoco vivo ed uno che sapeva accenderlo in qualsiasi occasione, successe - un'altra volta - l'imponderabile. Due enormi lupi bianchi con una specie di maschera sul volto comparvero dal bosco e, mentre uno afferrava il nostro povero salvatore dall'unico braccio buono che aveva, l'altro si era messo proprio tra lui e noi, pronto ad intervenite con le sue enormi fauci nel caso avessimo tentato di muovere un muscolo. In men che non si dicesse, le tre figure scomparvero nel bosco « Ok, torniamo a casa? Per le spade sarà per un'altra volta... » Purtroppo, però, non potevamo tornare neanche a Kiri, non avendo a disposizione né cetacei né navi per la traversata di ritorno. Mi alzai in piedi di scatto e tirai un calcio alla neve, frustrato. « Che schifo di situazione! » Stavo perdendo le staffe. Meika passò ad analizzare la situazione in cui ci trovavamo, per niente rosea, designando tre priorità principali: fuoco, acqua e cibo. « Sono d'accordo soprattutto sulla seconda, ma anche le altre due, vista la situazione, mi sembrano imprescindibili. » Fu così che, in breve tempo, delineò un piano abbastanza preciso per permetterci di superare con meno danni possibili la giornata. Purtroppo, in quella situazione, eravamo costretti a sopravvivere di giorno in giorno, non potendo fare piani di lungo termini. « Va bene tutto... » Non cercai di replicare alle sue preoccupazioni riguardo il mio stato di salute. Era vero, seppure il viaggio in braccio al capitano mi aveva permesso di risposarmi un pò, ero ancora molto stanco e con pochissimo chakra in corpo. « Va bene, ti aspetterò qui per adesso, ma stai attenta. Unica cosa, utilizza i tuoi occhi per vedere se i lupi e il povero capitano hanno lasciato tracce sulla neve, non dovrebbe essere difficile per te. Se capiamo la direzione in cui sono andati domani potremmo cercare di recuperare il nostro salvatore. Itai parlò di un certo Eremita dei Lupi, non vorrei che fossero sue creature... » E viste le stranezze del luogo non mi sarei sorpreso più di tanto.

    Fu così che Meika partì in cerca di una sorgente d'acqua potabile e di legna per il vecchio e nuovo fuoco. Io, a mia volta, avevo ben poco da fare, oltre ad occuparmi con una certa sollecitudine e costanza a prendermi cura del fuoco dinanzi a me raccogliendo legna secca e qualche pezzo di legno più grosso ma ben asciutto - aiutandomi anche con il fuuma kunai - per alimentare le fiamme, così approfittai del tempo che Meika mi regalò per riposare il mio corpo. Intanto, strano a dirsi, la mia gola stava diventando secca. Avevo bisogno al più presto di vera acqua.

    Meika tornò dopo meno di un'ora, con nuova legna già posizionata presso un ruscello che aveva precedentemente individuato. Con lei aveva un grosso bastone per portare il fuoco fino al nuovo campo. « Aspetta, vai da sola. Nel caso si spegnesse il ramo già so che uno tsunami, vista la nostra grande fortuna, si abbatterebbe sulla nostra spiaggia spegnendo anche questo fuocherello e, con lui, le nostre speranze. Nel caso non torni, significa che il fuoco è acceso. Se, invece, torni, significa che avremmo fatto bene ad essere prudenti. Tra 10 minuti ti raggiungo. » Mandai quindi da sola Meika avanti e, nel caso fosse andato tutto bene, avrei seguito le sue indicazioni per raggiungere il nuovo campo base per quella giornata. In caso contrario avremmo ripetuto il fatto tutte le volte che fosse stato necessario.
    Arrivato vicino al fiume, dopo poco meno di un chilometro di strada, potei notare come almeno nella foresta eravamo più riparati dal gelido vento battente sulla spiaggia. Prima di riscaldarmi, avevo un'altra cosa da fare: immersi la testa nell'acqua incominciando a bere la gelida, ma pulita, acqua del fiume. Quando ne fui sazio, sentii nuovamente il mio corpo rispondere al meglio ai miei comandi. « Va bene, vai pure a cacciare. Ci penso io al fuoco. » E detto ciò, avrei utilizzato il controllo del chakra - se fosse stato necessario - per raggiungere la cima degli abeti nelle vicinanze del fuoco, preferendo non lasciare nulla al diabolico fato. Anche il clima di Kiri non era certo mite in inverno e vivendo da solo fin da bambino mi ero preoccupato più e più volte di accendere il fuoco nei mesi freddi - certo, almeno avevo a disposizione la strumentazione adatta - quindi mi ricordavo che quel tipo di albero era particolarmente adatto per ottenere ceppi di legno in grado di bruciare lentamente. Aiutato dalla mia lama, cercai di ottenere quanta più legna asciutta possibile. Ammucchiai in poco tempo una gran quantità di legno dagli alberi nelle vicinanze, tagliando i grossi rami e lasciando intatti i tronchi. Dopo di ciò mi misi all'opera per minimizzare il rischio che il fuoco si spegnesse. Tolsi la neve e il ghiaccio dalle vicinanze del fuoco, quindi poggiai tutta la legna su una grossa roccia nelle vicinanze per tenerla lontana dall'umida terra. Legna bagnata sarebbe stata completamente inutile.

    Meika sarebbe tornata da lì a poco con due belle lepri in mano. « Sei proprio la mia eroina! » Scherzai, affamato.« Va bene, non preoccuparti, ci penso io. » Dissi, lasciando in aria un kunai che roteo, per poi riprenderlo al volo come uno chef pluristellato prende al volo il suo fido coltello da cucina. Fu un gioco da ragazzi spellare e sviscerare i poveri animali, così, dopo aver cercato e trovato un sasso adatto ed averlo lavato come secondo indicazioni di Meika, continuai a dividere in pezzi le bestiole, mettendone diversi pezzi sul sasso, altri pezzettini li infilai nella punta di un kunai e, aiutandomi con tre pezzi di legno - uno per infilarlo nell'anello metallico e gli altri due utilizzandoli come appoggi -, creai una specie di spiedino verticale per cucinare la carne. « Se ci va male la carriera ninja possiamo aprire una braceria! Mentre fai la brava donna di casa mi allungo a prendere la legna da quel tronco spezzato che mi avevi detto prima. Non mi sono fidato a lasciare da solo il nostro amico... » Mi riferivo al fuoco. Così mi addentrai nella foresta seguendo le precedenti indicazioni di Meika, finendo col trovare ben presto il tronco di cui mi aveva parlato l'Akuma. Feci quanti più pezzi di legno possibili, sempre con il mio fidato fuuma kunai, quindi trasportai tutta la legna nei pressi del fuoco, lì dove stavo ammucchiando ormai una gran quantità di legno. Al secondo e ultimo viaggio, i leprotti erano ormai quasi pronti. « Ottimo! Finalmente si mangia! » Mangiammo le prede con gusto e, per quanto il pasto fosse infimo, mettere qualcosa di caldo sotto i denti sembrò come mangiare nella migliore taverna di Kiri. « Mmhh si, volendo potremmo uccidere qualcosa di più grosso, o volendo si potrebbe anche pescare. In questi fiumiciattoli ci sono un sacco di pesci sicuramente. Domani ci penseremo meglio. » Meika aggiunse quindi di voler creare degli otri per il trasporto dell'acqua. « Questa, per quanto mi faccia schifo l'idea, potrebbe essere un'ottima idea. L'acqua non dovrebbe essere un grosso problema, però meglio non andare in giro impreparati. Non si sa mai. Vediamo che riesci a combinare. » E fu così che Meika impiegò la successiva ora a cucire, rattoppare, scucire, tagliare e incidere le pelli delle due lepri. Io, per l'ennesima volta, fui mandato a raccogliere legna. « Signor-sì! » La presi in giro, facendo finta di mettermi sugli attenti. Ripresi quindi la mia opera di raccolta e, dopo una buona mezz'ora, avevamo a disposizione così tanta legna da poter accendere altri tre fuochi. « Questa dovrebbe bastare... Come stiamo messi con gli otri? » Meika mi mostrò il lavoro finito. Grazie alle sue abilità mediche e al suo equipaggiamento di primo soccorso era riuscita a creare un otre con tanto di chiusura e un ulteriore nodo da fissare ad una cintura per trasportarlo. « Ho cambiato idea. Io cucino, a te ti metto a fare borse! » Provai il grande otre, snodando e annodandolo diverse volte, quindi lo testai con l'acqua all'interno per vedere se la garza resisteva. Sembrava di sì. « Beh, di meglio non penso si potesse chiedere. » Ed era la verità.

    Terminato con la cucitura ed i pasti, Meika disse di andare a prendere da un salice nano che aveva visto tempo prima per recuperare dei rami sopra i quali ci saremmo potuti stendere per ripararci dal freddo ed umido terreno. « L'importante è la compagnia, baby! » Risposi da lontano ridendo.

    Quando era ormai quasi notte fonda avevamo terminato tutte le operazioni che ci eravamo imposti per il primo giorno. Avremmo patito il freddo quella notte, ma di meglio per il primo giorno non si poteva chiedere. Mangiammo quasi tutta la carne di coniglio che ci era rimasta, quindi Meika si lasciò andare. Era veramente esausta. Mi sentii leggermente in colpa per aver lasciato fare quasi tutto a lei quel giorno, ma aveva insistito così tanto ed io ero altrettanto sfinito che non ero riuscito ad oppormi. « Forza, vieni qui, riposa ci penso io. » Dissi mentre, senza fare troppe battute, mi sdraiavo vicino a Meika. « Ti sveglio io, non ti preoccupare. » Non so neanche se riuscii a terminare la frase prima che Meika si addormentasse come un sacco. « Uhm... Si, buonanotte anche a te. » Bisbigliai con un sorriso.
    L'avrei lasciata dormire per molte ore, finché non fossi riuscito più a tenere gli occhi aperti, e solo a quel punto l'avrei svegliata. Intanto avrei posto sempre attenzione a mantenere vivo il fuoco. Io mi ero riposato abbastanza per quel giorno, adesso toccava a lei.

     
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    [Resoconto: Dato che le ferite che avete accumulato sono per lo più tumefazioni o graffi, non trattandosi di ferite aperte la vostra vitalità massima non cala. A seguito delle azioni svolte durante la giornata, delle scelte fatte, e della quantità di ore riposate, Meika recupera completamente la vitalità e fino a 10 Bassi. Akira recupera totalmente la vitalità ed essendosi dato al riposo quasi totale, recupera la totale riserva di chakra. Da adesso in avanti segnate alla fine dei vostri post il vostro status psicofisico di salute, chakra totale e chakra speso. Ottimo lavoro.]

    Gli abitanti dell'inferno di ghiaccio



    Si trovavano lì, in uno dei luoghi più remoti e inabitabili del mondo; un luogo dove un tempo, i ninja di kiri venivano spediti per addestramenti terribili; Genosha, l'isola sulla quale, durante il regno del 4° Mizukage, venivano abbandonati i condannati a morte, legati mani e piedi, dopo essere stati apportunamente coperti di abiti zuppi, affinchè morissero congelati in poco tempo. Ora questi due genin si trovavano in una situazione simile, con una missione forse più grande di loro; certo era che se fossero tornati, non sarebbero stati più gli stessi.
    Durante il primo giorno, Meika aveva potuto notare, durante il trasferimento del falò, alcune tracce: si trattava di ramoscelli spezzati, impronte nel sottobosco, ma soprattutto sangue; molto sangue, disposto in una scia da trascinamento. Se avesse fatto attenzione avrebbe potuto notare che le tracce partivano proprio dalla costa dove erano sbarcati, e si dirigevano nel fitto della foresta, a nord, molto oltre la loro posizione, fino a sparire nel nulla.
    Se avessero deciso il giorno successivo di seguirle, sarebbero arrivati fino al limitare della foresta, trovandosi davanti le colline rocciose e gelate di Genosha, senza più notare altro sangue, nè tracce di impronte....perchè...

    ...verso le 3 del mattino, non sarebbe stato Akira a destare la giovane dal sonno, ma un possente rombo di tuono. Le notti sono oscure a Genosha, a maggior ragione nel luogo dove si trovavano loro; non ci sono luci per centinaia di km, nè insediamenti, nulla, solo una fitta foresta, e il temporale, infido, era arrivato da nord, cogliendoli di sopresa fino a poco prima del suo manifestarsi; dopotutto i cieli dell'isola del ghiaccio sono quasi sempre coperti di nubi terribili. Dal momento della brusca sveglia di Meika, alle 3.00, avrebbero avuto circa 10 minuti prima del palesarsi della pioggia.
    A Genosha il nemico non è il freddo, nè la manca di acqua o di cibo, e gli animali del posto lo sanno bene, iniziano molto presto a scappare quando fiutano l'arrivo del temporale. Il nemico è la pioggia. I temporali lì non sono scrosci d'acqua, non ci sono tempeste che scuotono la terra: la pioggia è più maligna, è finissima, fitta, ed estremamente trascinata dai leggeri venti, è in grado di inzuppare un uomo in pochissimi minuti, lasciandolo morire assiderato prima che sia in grado anche solo di rendersi conto di avere freddo.
    Nella foresta, la sera, non molto prima di dormire, Meika avrebbe notato a circa un km da dove metri da loro, una conformazione rocciosa, non visibile prima a causa della conformazione della foresta, ma solo dal punto in cui avevano allestito il campo, rendendo un ulteriore spostamento uno spreco di energie. Se avessero voluto evitare la pioggia mortale che si sarebbe infilata ovunque, quella conformazione era forse la loro unica salvezza, l'avrebbero raggiunta in tempo? O avrebbero tentato la fortuna riparandosi dove si trovavano? La pioggia sarebbe stata molto fitta, e il fuoco difficilmente avrebbe retto fino alla fine del temporale. Se avessero organizzato delle torce e fossero partiti subito, avrebbero forse raggiunto la zona teoricamente sicura, appena in tempo per evitare il peggio.

    [...]

    Qualora fossero stati rapidi e svegli, e Meika avesse ricordato di questo dettaglio, la conformazione rocciosa avrebbe potuto ospitarli, essendo anche in direzione delle tracce, le quali avrebbero retto al maltempo, ma solo dentro la foresta, protette dalla boscaglia.
    Forse non c'erano caverne, forse si, ma la scelta stava a loro, avrebbero tentato?

    [Se scegliete di restare e provare a proteggere il fuoco]

    La pioggia sarebbe arrivata possente nel giro di una decina di minuti. I ninja avrebbero provato a proteggere il fuoco nelle migliori delle loro possibilità, essendo anche più riposati. Akira non aveva ancora dormito, ma la giornata passata a recuperare le energie non avrebbe trasformato la situazione in un problema. I due orsi in fuga dalla pioggia però si.
    Dal bosco infatti, ruggiti terribili arrivarono in fretta alle orecchie dei ninja, due orsi dei ghiacci infatti sarebbero usciti dalla boscaglia piombando su di loro, in fuga anch'essi dalla pioggia.
    Abituati ad una landa inesplorata e disabitata, i due animali si sarebbero spaventati estramente alla vista di due estranei nel loro territorio, e per la presenza di un fuoco, elemento da loro noto, ma primitivamente temuto, soprattutto in quel luogo. La presenza dei due ninja durante una fuga già disperata, avrebbe portato i due animali ad attaccare i ninja immediatamente.

    [Stat dei due orsi, data la situazione in cui si trovano, alcune statistiche sono migliorate a discapito di altre, la base è un'energia blu: For 550, Res 450, Rifl 450, Vel 500]

    Primo round di lotta


    Entrambi gli orsi avrebbero attaccato un bersaglio diverso, a meno che uno dei due ninja si fosse posto davanti a loro, in quel caso gli attacchi si sarebbero diretti contro lo stesso individuo. Le bestie sarebbero piombate sui ninja cercando di colpirli con un morso, le zanne degli orsi dei ghiacci erano molto rare per la pericolosità di essere raccolte, e molto ricercate per la loro possanza, in grado di spezzare le spade più forti. Per molti anni i ninja in allenamento a Genosha erano stati resi cadaveri dalle mascelle di queste colossali bestie, alte oltre due metri, e di parecchie centinaia di kg di peso. [For 550 - Vel 500 - Pot 20][Slot Azione] Quindi, che avessero trovato le carni o meno, entrambi avrebbero vibrato un'artigliata ai danni dei ninja, cercando di colpirli ai fianchi, o alle braccia. Terribili erano gli artigli di quei mostri, affilate come i rasoi, attaccate ad un braccio abbastanza potente da abbattere un albero. [For 550 - Vel 500 - Pot 20][Slot Azione]
    Se i loro colpi non avessero ucciso i due ninja, un terzo attacco sarebbe andato a loro discapito: i due orsi si sarebbero dati la spinta con le zampe posteriori, per lanciarsi letteralmente addosso ai ninja[For 550 - Vel 500][Slot Azione] e atterrarli per poterli sbranare con zanne e artigli. La potenza di quest'azione in termini di numeri, se non difesa, nemmeno avrebbe richiesto di essere scritta dal narratore di questa triste storia, data la mortale unione di artigli e zanne. Come avrebbero reagito i due ninja?

    [Se cercate di raggiungere la conformazione rocciosa a circa 1km a nord]

    Il temporale avrebbe colpito i due ninja dopo circa 10 minuti dal risveglio di Meika, obbligandoli a un riparo migliore di quello in cui si trovavano. Approfittando di un ricordo del giorno appena passato, Meika avrebbe condotto Akira ad una sorta di conformazione rocciosa leggermente rialzata da terra, che aveva visto poco prima di coricarsi. Da lontano sembrava l'unione di svariati massi poggiati assieme dal tempo, ma una volta vicini, si sarebbe rivelata come una vera e propria caverna con un ingresso larco circa 4 metri, e un'altezza di pari ampiezza. Accanto a questa caverna, due più piccole facevano da supporto, ma sembravano come bloccate all'ingresso da alcuni rovi, lì presenti da almeno un paio di mesi, che rendevano difficile l'ingresso senza farsi molto male.
    Tutte e 3 le caverne sarebbero state totalmente buie, ma se avessero scelto di entrare nella caverna, dato che la pioggia ormai li stava per travolgere, avrebbero potuto tranquillamente esplorarla usando le torce come luce, notando che essa era profonda al massimo una decina di metri, e che per i primi 9 non sussisteva alcun pericolo.
    Sul fondo della caverna infatti, la luce avrebbe chiaramente mostrato ai ninja qualcosa di estremamente grosso, appallottolato per terra in un angolo. Un orso dei ghiacci.
    Una terribile bestia in letargo, che alla presenza del fuoco iniziò ad aprire sonnosamente gli occhi, per trovarsi davanti due figure umane, con tanto di torce, se le avessero avute.
    Inutile dire che la bestia, disturbata dal suo sonno prima del previsto, avrebbe attaccato immediatamente i due ninja, cercando di farli pentire della loro scelta.

    [Stat dell'orso, data la situazione in cui si trova, e al letargo, alcune statistiche sono migliorate a discapito di altre, la base è un'energia blu: For 475, Res 550, Rifl 550, Vel 475]

    [Primo Round di Lotta]


    L'orso avrebbe innanzitutto alzato tutta la sua mastodontica figura, arrivando quasi a sfiorare il soffitto della grotta, per poi lanciarsi su entrambi i ninja. Era abbastanza grosso e arrabbiato da pensare di poter sopraffare entrambi, per questo avrebbe vibrato 3 artigliate in successione distribuite a caso tra chi avesse avuto nel suo raggio d'azione, dondolando da una parte all'altra, ma sempre in avanti, per uccidere i ninja, o spingerli fuori dalla grotta, sotto la tempesta. [3 Slot azione][Pot 20x3]
    Terminata la sfuriata, l'orso avrebbe assunto una posa difensiva strana, infatti si sarebbe leggermente alzato sulle gambe posteriori, e avrebbe emesso una sorta di suono, possente, gutturale, e...bizzarro. Non era un grido di lotta, forse qualcos'altro, che i ninja avrebbero fatto bene a temere, forse più della bestia che avevano davanti.


    OT
    Ben ritrovati! Ho segnato due ipotetiche in base alle vostre azioni, sono andato a logica, ma nulla vi vieta di trovare un riparo asciutto, caldo, e senza orsi, poi faremo i conti al prossimo giro :kappa:
    Avete fatto un ottimo lavoro nel post precedente, continuate così, ma mi raccomando le tabelle riassuntive a fine post.
     
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  8. -Meika
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    Le Nuove Sette

    The Bear and the Maiden Fair







    Stavo facendo un sogno. Un incubo, per essere precisi. Ero in una landa deserta, dove non c'era altro che bianco a segnare l'orizzonte. Non c'erano alberi, rocce, acqua, animali. C'era solo bianco, sia in terra, che in cielo. Le nubi lasciavano presagire la caduta di altra neve oltre quella che già ricopriva il suolo a perdita d'occhio. Non ero sola, o per essere precisi, lo ero: Akira era davanti a me, disteso per terra. La sua pelle pallida, il suo petto immobile. Quando eravamo sbarcati su quell'isola maledetta mi ero chiesta cosa potesse succedere se gli Hozuki venivano in contatto con un gelo estremo. Quel sogno mi stava dando la chiara percezione delle mie ipotesi. Razionalmente sapevo che erano certamente errate, ma nel mio subconscio messo a nudo dal sogno non era così: era la mia più grossa paura, un terrore che non volevo vedere. Mi inginocchiai di fianco al ragazzo, presi una sua mano che si spezzò tra le mie dita. Ma non c'era carne. Solo ghiaccio. Il corpo di Akira era ghiaccio. Arretrai, lanciando un urlo, proprio mentre sentivo provenire dal cielo un tuono tremendo. Alzai lo sguardo... e vidi fuoco.


    Era il fuoco che ardeva. Akira l'aveva tenuto ben acceso. Era ancora vicino a me, così mi voltai verso di lui, sbadigliando, senza ancora realizzare la minaccia. ... Ho fatto un sogno orribile. Dissi, evidentemente più intontita dal sonno che consapevole del pericolo. Stavamo in questo deserto ghiacciato e tu eri diventato un ghiacc... non riuscii a finire la parola. Un secondo tuono mi riscosse, facendomi spalancare gli occhi per il terrore. Non me l'ero sognato... Le fortune non finivano mai di perseguitarci. Schizzai in piedi, apparentemente impazzita. Corri a riempire l'otre se non l'hai fatto, ho visto una formazione rocciosa che potrebbe offrirci riparo. Non intendo ricevere la pioggia in testa con tutta la fatica fatta per riscaldarci... avanti, facciamo una torcia e portiamo tutta la legna che possiamo lì. E così preparai una torcia con alcuni rametti secchi e misi nella mia sacca un po' di quella esca asciutta che avevamo preparato con così tanta cura, per proteggerla dall'acqua. Una volta tornato avrei caricato le mie braccia di legna, sperando di riuscire a portare anche il resto del coniglio rimanente.


    Guidai Akira verso il costone roccioso e mentre camminavamo iniziai a concentrarmi per poter vedere con i miei occhi contro cosa stavamo andando incontro. Ci muovevamo rapidi, coprire un chilometro grazie alla nostre capacità fisiche non avrebbe richiesto molto tempo e quando eravamo a circa cinquecento metri dalla roccia i miei occhi furono pronti. [Vista Vitale]
    Il mio sguardo trafisse l'oscurità e la roccia e osservai attentamente il percorso da fare, così da poterlo raggiungere quanto più rapidamente possibile senza perder tempo a cercare una grotta. Che trovai! Ma era occupata... da un orso. Imprecai a denti stretti, proseguendo a camminare. Una buona ed una brutta notizia. Mai che ci fossero solo buone, vero? C'è una grotta, troveremo riparo. La brutta è che dentro c'è un orso addormentato. Con ogni probabilità una volta lì ci avrebbe attaccati. Ma forse saperlo ci avrebbe dato un minimo vantaggio riguardo al da farsi. In genere farei andare un'illusione davanti, ma temo che se l'attacca me la secca davvero in poco. Dobbiamo affrontarlo, sinceramente, lo preferisco morto che pronto a riprendersi il suo posto se lo cacciamo. E le mie illusioni da sole forse non potevano battere una bestia di tale possanza. Mi sa che devi andare tu davanti. Odiavo la mia debolezza in quel momento, così come l'avevo odiata sulla nave. Avrei voluto poter aiutare Akira in maniera più efficace che non rimanere nelle retrovie. Scusa, sono troppo debole. Dissi solamente, mentre la grotta, il temporale e lo scontro si avvicinavano inevitabilmente. Lasciamo la legna all'ingresso della grotta, magari alimentiamo la torcia per non far spegnere del tutto il fuoco. Io resterò alle tue spalle, cercherò di supportarti con delle illusioni, ok? Ce l'avremmo fatta. Ce la facevamo sempre, in un modo o nell'altro.


    Giunti all'ingresso della grotta, silenziosamente, avremmo posato la legna a terra, approntando un rapido fuocherello per tenere vive le fiamme. Eravamo distanti circa tre metri dall'ingresso e l'orso giaceva a sei metri da noi. Akira era quello designato ad attirare su di se il colpi dell'orso: l'Hozuki era resistente, più forte certamente di me e sopratutto in grado di ridurre i danni che subiva. Il fatto di dover bere in continuazione poteva anche essere una seccatura, ma un corpo come il suo aveva vantaggi notevolissimi.
    Vedi di non farti staccare un braccio dall'orso. Dissi quasi in un sussurro, prima di allontanarci. Come a Suna, come ogni volta che si prospettava una battaglia, finivo per incoraggiarlo così. Chiedendogli di rimanere tutto intero, o di non morire. La prima volta era successo proprio a Suna, ma quella volta Akira aveva una furia tale ad animarlo che mi aveva fatto paura. Ora era diverso: era tutto calcolato, una battaglia per la sopravvivenza vera e propria. Così lui sarebbe andato diretto contro la bestia. Io Invece, dovevo supportarlo dalla distanza. Tutta la grotta era il mio territorio e rientrava nel raggio d'azione dei miei occhi, ma sapevo al contempo di non poter strafare: le illusione mi drenavano via il chakra con una facilità a dir poco mostruosa e sebbene il riposo mi avesse fatto recuperare gran parte delle forze non potevo sperperarle a cuor leggero.





    Sapevo che con ogni probabilità Akira avrebbe tentato di subire uno dei colpi della bestia per cercare di sferrarle un colpo mortale. Era il suo stile che conoscevo abbastanza bene, date le innumerevoli battaglie affrontate assieme: gli artigli dell'orso sembravano pericolosi, ma nulla che Akira non potesse gestire. E nella peggiore delle ipotesi l'avrei curato io. Come sempre.
    Se l'orso fosse sopravvissuto al probabile colpo di Akira allora mi sarei sospstata dietro di lui, tagliando la visuale di me all'orso mentre creavo a circa un metro di altezza dal suolo due shuriken, che avrei fatto partire sull'onda di un successivo attacco di Akira: immediatamente successivo a questo, atto a sorprendere l'orso mentre imbastiva una difesa contro l'Hozuki - qualsiasi cosa lui avesse deicso di fare - . I due shuriken, più grossi del normale (dal diametro di ben mezzo metro) sarebbero partiti perpendicolari al terreno, passando vicino ad Akira, quasi sfiorandolo, per poi raddrizzarsi strada facendo cercando di colpire l'orso alla gola con un unico attacco preciso e speculare, atto a far credere all'orso che la sua gola fosse stata irrimediabilmente danneggiata [Azione]. Ma il suono che l'orso aveva lanciato mi aveva allarmato. Cosa poteva essere? Era un orso, e quei cunicoli erano senza via d'uscita. Che fosse una specie di richiamo?


    Così aguzzai le orecchie, pronta a rilevare qualsiasi rumore in avvicinamento all'interno della grotta [Percezione 9].

    jpg



    Se per caso un orso si fosse avvicinato alle nostre spalle quando ancora era al di fuori della grotta avrei creato immediatamente, alla prima distanza utile (dunque a tre metri dall'orso) un vero e proprio muro di fuoco largo ed alto tre metri, che avrei spinto contro l'orso a piena velocità per allontanarlo dall'ingresso [Azione].
    Comunque che l'orso si stesse avvicinando a meno avrei tratto tre kunai dalla sacca porta oggetti ed ancora sincronizzando il mio attacco con quello di Akira, agendo con un istante di ritardo sul suo per cercare di sorprendere l'orso, avrei tentato di colpirlo con tre kunai mirando all'addome dell'animale. I kunai furono lanciati in linea verticale (se l'orso fosse stato in piedi) oppure orizzontale (se invece fosse stato su quattro zampe) e miravano all'immenso busto dell'animale. [Azione]. Preferii non eseguire tecniche di vario tipo o sprecare più chakra del necessario: forse Akira poteva tenere a bada da solo l'orso dinanzi a noi. Io dovevo coprirgli le spalle e temevo più ciò che avevamo dietro.




     
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    Le Nuove Sette Spade

    Battaglia Primordiale


    La giornata non sarebbe finita in quel modo, troppo tutto bello per essere vero.
    Erano passate all'incirca cinque o sei ore da quando Meika aveva preso sonno, durante le quali ero stato ben attento a non far spegnere il fuoco, che sia io che lei fummo colti impreparati da un rumore oscuro, presagio di problemi.
    Un fragoroso rombo di tuono. « O dannazione. » Bisbigliai, mentre Meika sembrava essersi svegliata ma senza essersi ben accorta di quello che stava per accadere. « Non sarò l'unico a congelarsi vivo qui se non ci muoviamo! » Risposi, senza ridere troppo, mentre mi precipitavo a riempire l'otre di fortuna creato da Meika e, visto che c'ero, a dare una gran sorsata d'acqua dal fiumiciattolo. « Quanto è lontana questa grotta? Riusciamo ad arrivare in tempo prima di finire di nuovo inzuppati? » Chiesi, mentre già andavo ad eseguire velocemente tre veloci sigilli vicino al corso d'acqua. [Tecnica]Tecnica della Moltiplicazione Acquatica - Mizu Bushin no Jutsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Topo, Gallo, Lepre (3)
    L'utilizzatore può creare cloni di sé sfruttando almeno 3 unità d'acqua ogni copia. Le copie possono essere create ad una distanza di 1,5 metri dall'utilizzatore o da un clone e possono allontanarsi dal ninja che le ha create di circa 30 metri, superata questa distanza si dissolvono riversando acqua nell'arena. Si possono muovere contemporaneamente o 1 clone o l'utilizzatore. Le loro statistiche sono pari energia l'utilizzatore. Hanno 100 crediti equipaggiamento dell'utilizzatore; non è possibile duplicare Bombe e Tonici. La vitalità è pari a ½ leggera ogni grado ninja. Il chakra posseduto è diviso equamente tra tutte le copie create e l'utilizzatore; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 5 / Consumo: Basso )
    [Cloni Massimi: 1 ogni grado ninja]

    [Da studente in su]

    Movimenti Senzienti
    Arte: L'utilizzatore può creare cloni d'acqua migliori. L'utilizzatore può creare fino a 3 cloni in grado di muoversi contemporaneamente con lui.
    (Consumo: Basso)
    [Da genin in su]

    Informazioni Condivise
    Arte: L'utilizzatore può creare cloni d'acqua migliori: se distrutti, le informazioni possedute dai cloni ritorneranno all'utilizzatore.
    (Consumo: Basso)
    [Da genin in su]

    Creai due cloni d'acqua utilizzando il fiume stesso. « Prendete quanta più legna asciutta potete! Dividetevi bene tra grossi ceppi e quelli più piccoli! Veloci! » Ordinai ai miei cloni, mentre già avevano incominciato a muoversi. Meika preparò una specie di torcia con cui avremmo acceso di nuovo il fuoco una volta che avremmo trovato riparo. Io, come i miei cloni, dopo aver riempito l'otre, presi tutta la legna che riuscii a prendere. « Prendi la carne e la torcia, alla legna ci penso io Meika! » E, detto questo, in pochissimo tempo fummo pronti a partire.

    Procedemmo di buon passo verso il riparo individuato da Meika, ma prima di arrivare, fu proprio lei a dare una cattiva notizia: la grotta era già occupata, da un orso dei ghiacci. « Mi spiace per lui, ma per stasera noi siamo più importanti. » Continuai ad avanzare con tutti e due i miei cloni. Ascoltai le sue preoccupazioni prima di risponderle. « Non preoccuparti, stai dietro di me. Ci penso io al polpettone bianco. » Dissi convinto. « Almeno avremmo un bel pò di carne per i giorni seguenti. » Avevo trovato il lato buono della medaglia anche in quella situazione. « Sistemiamo la legna all'ingresso, al riparo, poi passa la torcia ad uno dei miei cloni. Uno di loro si occuperà della torcia, l'altro ci guarderà le spalle. Per l'orsacchiotto basterò io, tu supportami soltanto. » Presi fiato. « E non scusarti. » Gli sorrisi, mentre ormai eravamo arrivati dinanzi alla grotta. Ai suoi lati, due fessure più piccole nella roccia, bloccate da rovi, sembravano essere lì ormai da qualche tempo. « Probabilmente è un'intera cucciolata. Vediamo di non svegliarli. »

    Mi addentrai all'interno della roccia, riponendo al coperto la legna, seguito dai miei due cloni. Uno prese la torcia di Meika, l'altro si dispose di guardia all'entrata. La lunghezza della copertura mi avrebbe permesso di non sciogliere la tecnica per la distanza. Meika disse di stare attento e di non farmi staccare un braccio dall'orso, al ché risì di gusto. « Questo proprio non posso promettertelo! » Avere un corpo d'acqua aveva i propri vantaggi e i propri svantaggi.
    Era finito, però, il tempo per scherzare. L'enorme orso, come da pronostici, non aveva alcun piacere a vederci nella sua tana. La mastodontica creatura si destò dal suo torpore e si posizionò su entrambe le zampe posteriori, rivelandosi in tutta la sua altezza, quasi tre metri. Io ero di molto avanti a Meika, di circa sei metri, e mi avvicinai a meno di tre metri dall'orso. Poggiai la mano sul fuuma kunai, fermandomi proprio di fronte all'animale che mi superava di molto per altezza e peso.
    Non di ferocia però.
    Ero lì impalato, quasi incurante di poter essere oggetto dei suoi attacchi. « Mi spiace, Teddy, devo rimetterti a dormire... Per sempre. » La voce era calma, quasi annoiata. La cosa, come intuibile, non fu accettata molto volentieri dall'orso dei ghiacci che, infuriato, prese ad attaccarmi con le sue enormi e potenti zampe ed i suoi ancor più temibili artigli. « Pfff... » Buttai fuori un pò d'aria, prima di essere colpito in rapida successione da tre violentissimi colpi che avrebbero spezzato ossa e lacerato carne di quasi tutti gli uomini. Non di un Hozuki però. Bastò la mia pesante cotta di magliaCotta di Maglia Inferiore [Protezione]
    Indossabile sotto dei vestiti, questa leggera cotta di maglia costituita da sottili anelli di ferro intrecciati ricopre e protegge il busto e gli arti superiori.
    Tipo: Protezione-Supporto
    Dimensione: Grande
    Quantità: 1
    (Potenza: 30 | Durezza: 3 | Crediti: 135)
    assieme ad un pò di chakraAnatomia Liquida: L'utilizzatore può manipolare l'acqua del proprio organismo. I danni verranno percepiti come un qualsiasi altra persona: l'utilizzatore può convertire uno status Leggero un danno ½ Leggero alla vitalità, uno status Medio in danno Leggero, uno status Grave in Medioleggera; sono esclusi avvelenamento e Condizioni fisiche Gravi. Non può subire Rotture o amputazioni. I danni subiti dall'organismo si suddividono equamente in ogni zona dell'organismo, testa esclusa. Se Liquefatto, Reidratato, colpito oppure se utilizzato Passo Liquido, l'utilizzatore ottiene un bonus in Percezione. L'utilizzatore deve bere dell'acqua una volta ogni ora, altrimenti è Intorpidito. Ogni round di permanenza in acqua, rigenera gratuitamente i danni subiti di 1 ferita; non rigenera la Vitalità ma solo il danno subito.
    Liquefare: L'utilizzatore può Liquefare il proprio corpo per uno slot azione/tecnica, riducendo i danni subiti, non cura danni accumulati precedentemente. Può ridurre i danni subiti da un'offensiva di ½ Leggera ogni consumo ¼ Basso impiegato. L'utilizzatore può Liquefarsi ulteriormente, aumentando il limite massimo di riduzione dei danni di 1,5 volte; la zona colpita sarà deformata ed avrà un malus di 1 tacca in Forza ogni ½ Leggera sopra il limite, l'utilizzatore dovrà Reidratare la zona colpita per eliminare il malus. L'utilizzatore può anche liquefarsi del tutto, divenendo del tutto liquido: non subirà danni e non potrà attaccare, è considerata difesa totale: il round terminerà una volta Reidratato, richiede un consumo MedioBasso ed uno slot difesa/tecnica.
    per rendere i suoi attacchi completamenti inefficaci, in poche parole inutili. Le potenti artigliate dilaniarono il corpo, ma l'orso avrebbe sentito la mia pelle spostarsi, muoversi sotot i suoi colpi, fino a schizzare via, trasportata via dalla sua furia. Ero diventato acqua. Il primo colpo prese sia il braccio destro che il busto, il secondo fu un attacco discendente che mi colpì alla alla spalla sinistra, quindi l'ultimo un colpo ascendente, con la stessa zampa del primo attacco, che avrebbe colpito il mio ventre in pieno, se solo non fossi stato fatto d'acqua. E sarebbe stato proprio da quell'ultimo colpo che sarebbe iniziata la mia controffensiva.
    L'animale sarebbe stato probabilmente confuso da ciò che era successo al mio corpo, e dio non avrei esitato per punire il suo attacco. « Ora tocca a me cucciolone... » Avrei esclamato, mentre il mio busto dilaniato dal suo ultimo attacco era ridotto a poco più di una gelatina. La mano destra, che impugnava il fuuma kunai, si sarebbe mossa, per sferrare quello che speravo essere il mio primo ed ultimo attacco. Sfruttando l'attacco ascendente, avrei assecondato la salita del mio corpo, aiutandomi con gli arti inferiori, e con un unico e rapido movimento, avrei sfoderato la lama cercando di colpire l'enorme orso proprio sulla testa. L'enorme kunai avrebbe percorso nel modo più velocemente possibile la traiettoria che lo portava dalla mia schiena al cranio dell'animale, con l'unico intento di affondare la sua lama affilata tra gli occhi dell'animale o, nel caso non avessi potuto, in un punto qualsiasi del suo enorme torace. [S&M]

    L'attacco aveva l'unico fine di terminare fin da subito lo scontro, nel modo più indolore possibile per il povero animale. Stava difendendo il suo territorio, ma noi dovevamo difendere le nostre vite.
    Se il primo attacco non sarebbe bastato, l'orso avrebbe emesso un potente e gutturale verso... « E' un dannato richiamo o cosa?! » Il mio pensiero andò alle due fessure più piccole nella roccia che avevo visto solo pochi minuti prima. Dovevo sbarazzarmi nel minor tempo possibile dell'orso se non avevo intenzione di trovarmi a combattere su due fronti. Per fortuna alle mie spalle avevo ancora un clone e Meika pronti a rallentare gli eventuali nuovi nemici. Io, nel frattempo, dopo aver ricomposto il mio corpo, non avevo intenzione di lasciar prendere fiato all'animale.
    Chiusi rapidamente la distanza, arma in pugno, e, senza alcun timore di possibili attacchi da parte dell'animale, gli balzai addosso. [Movimento Gratuito] Avrei cercato di colpire la base del collo dell'animale, dove ci sarebbe potuta essere la clavicola sinistra di un uomo, con un potente colpo dello stesso fuuma kunai che probabilmente era già bagnato del sangue dell'animale. In alternativa avrei cercato sempre di colpire il torace dell'orso. Il colpo sarebbe stato portato con la sola mano destra, con un movimento discendente speculare quasi al primo attacco. [Slot Azione II] Se fossi riuscito a colpire l'animale, avrei velocemente impugnato dal mio cosciale un kunai con la mano sinistra e, con un rapido movimento, avrei cercato di conficcarlo nella gola dell'orso. [Slot Azione III] Se invece non avessi avuto il modo di colpire la gola dell'animale, avrei cercato di conficcare l'arma nella parte del suo torace più alta possibile. A quel punto avrei, senza tener conto di quale fosse stato l'esito dei miei attacchi, avrei cercato di estrarre dalla sua pelle le mie armi e, aiutandomi con gli arti inferiori, avrei effettuato un minuscolo balzo all'indietro, portandomi a meno di un metro di distanza dall'animale che, speravo proprio, non fosse più in grado di respirare.



    Edited by H¡dan - 11/10/2015, 19:44
     
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    L'eremita dei Lupi



    Quando la coppia giunse alla tana dell'orso, questi non si aspettava certo un gruppo così preparato. I due ninja, grazie soprattutto alla previsione ottica di Meika, erano entrati nella grotta, consci di quello cui andavano incontro. Grazie alla capacità fisica di Akira, i colpi dell'orso andarono praticamente a vuoto, ma il corpo di questo era molto robusto e mostruosamente resistente, infatti riuscì a incassare ogni singolo colpo di arma da lancio della ragazza, infatti i kunai si conficcarono in superficie nello strato di carne dell'orso appena sotto la pelliccia, causandogli giusto un leggero fastidio; a differenza delle bordate taglienti dell'Hozuki. Akira colpì ripetutamente l'orso, sporcandosi del suo sangue ad ogni assalto.
    L'animale, ormai quasi privo di forze, poco prima della carica finale, emise il suo ruggito, flebile e triste; la sua voce risuonò nella caverna, ma non andò oltre, complice anche la tempesta che infuriava fuori. Nessuno potè udirlo quella notte, o quasi. La sua voce troppo poco profonda per destare dal letargo gli orsi presenti nelle grotte vicine, per fortuna dei due ninja.
    Con il suo ultimo colpo della serie, Akira squarciò il petto della bestia, facendo riversare su di sè il suo sangue da capo a piedi, che spruzzò fuori dal corpo dell'orso dei ghiacci. Per alcune tribù era un segno di potere, per altri di disonore, come avrebbe interpretato Akira la presenza di tutto quell'innocente sangue su di se? La potenza di Kiri doveva basarsi sul sangue delle sue creature?
    Nel giro di pochi minuti dalla morte dell'orso, la tempesta di pioggia che stava lavando Genosha divenne più forte, rombi di tuono si unirono a grande violenta, e flagellarono le terre lì attorno, assieme a qualunque creatura avesse avuto la sfortuna di non raggiungere in tempo un riparo sicuro.
    Se i due avessero portato il fuoco nell'interno, magari vicino a dove l'orso era addormentato, avrebbero avuto una buona temperatura e un riparo asciutto e privo di insidie. Il cadavere dell'orso avrebbe oltretutto fornito carne e pelliccia; l'unica cosa alla quale dovevano prestare attenzione era il fumo. Se avessero alimentato troppo il fuoco avrebbero rischiato di soffocare dentro la grotta, che presentava una pessima circolazione dell'aria.

    Genosha quella notte pianse uno dei suoi figli, ma uno dei suoi guardiani si trovava lì, e non avrebbe lasciato i colpevoli privi di giudizio. La voce dell'orso non arrivò mai alla sua razza, per via della pioggia battente, ma arrivò al guardiano di quella montagna, che si trovava su di essa. L'uomo camminava nella tempesta come fosse fatta di coriandoli, la grandine colpiva il suo corpo senza causargli intralcio, e sembrava non curarsi del fitto buio della notte, ora al suo massimo. Lo strano eremita interruppe la sua passeggiata a circa venti metri al di sopra della grotta dove stavano trovando riparo i due ninja, accompagnato da due creature nella notte. Uno dei quali ululò, ma il cui suono venne totalmente coperto dalle intemperie, così come la voce dell'uomo.

    - Non piangere figlio mio, l'ultimo desiderio del nostro fratello non resterà inascoltato. Chi invade Genosha e ne viola le leggi, vi resterà per sempre, oltre la fine della propria vita. -

    L'uomo, che portava un bastone di legno per aiutarsi a camminare, o forse perchè vi era semplicemente legato, si fermò guardando verso il basso, verso la collina innevata che ospitava orsi, e ninja. Piantò il bastone nella neve, che per poco non venne portato via dalla terribile tempesta, e compose dei sigilli. Numerosi sigilli. Quindi posò un ginocchio a terra, e toccò il suolo con la mano. Le sue vesti venivano quasi lacerate dal vento e dalla grandine, e il freddo sembrava come cristallizzargli la pelle.

    - Arte del Ghiaccio. Terribile Vendetta dei Ghiacci -

    Immediatamente, la quasi totalità della neve presente sulla collina, si staccò, come percorsa da una scossa di energia, e precipitò verso il basso. Fu un attimo, la valanga di ghiaccio e neve precipitò a valle, spogliando la metà superiore della collina del suo bianco manto, per coprirne la valle, creando una sorta di tomba di ghiaccio sotto di sè. Davanti alla grotta dei ninja sarebbe stata presente una quantità di neve ghiacciata interminabile. Dall'uscita della grotta, la libertà si celava solo verso l'alto; davanti solo neve.
    La grotta si trovava con la strada sbarrata, almeno 8-9 metri al di sotto della superificie ultima del manto innevato.
    Cosa avrebbero fatto i due ninja? Avrebbero aspettato di recuperare del tutto le forze, rischiando di venire soffocati dal fumo del fuoco? O lo avrebbero spento per non consumare ossigeno, rischiando però così l'ipotermia? O ancor peggio, avrebbero provato a scavare nella neve per creare un tunnel del quale ignoravano la possibile lunghezza?
    Di sicuro avrebbero potuto resistere a lungo nella grotta, tra la carne dell'orso e l'acqua presente nella neve, ma sicuramente non abbastanza da far sciogliere quell'inferno di ghiaccio; dato che la stagione dello scioglimento a Genosha, non esisteva affatto. [La resistenza della neve ghiacciata compatta è equiparabile a potenza 15 con durezza 2, con il passare delle ore e della tempesta, il compattamento potrebbe visibilmente aumentare.]

     
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  11. -Meika
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    Le Nuove Sette Spade

    Un Piano per Sopravvivere




    Non vennero altri orsi. Sulle prime, dopo quella (ennesima) sfortuna pensai che gli orsi dovevano essere di gran lunga meglio. Essi di carne, pelle, ossa. Concreti, duri, pericolosi ma affrontabili! Invece cosa si poteva fare contro l'ineffabile eppur portentosa natura? Cosa si poteva fare contro la furia del ghiaccio che cadeva dal cielo con la minaccia più che dichiarata, anzi, confermata di volerci seppellire per il resto dei nostri (brevi) giorni dentro un tunnel roccioso di piccole dimensioni con un cadavere di orso a farci compagnia?


    Quando vidi il sangue dell'orso schizzare addosso ad Akira e colpirlo non seppi se sentirmi inorridita o felice. L'Hozuki aveva sconfitto rapidamente l'orso e questi cadde a terra con un sonoro tonfo che fece tremare la terra sotto i miei piedi. Ma era davvero stato il peso dell'orso a far vibrare la dura roccia oppure erano le mie gambe che avevano preso a muoversi, forse segno di un'oscuro presagio? Mi voltai verso l'uscita impietrita mentre la pioggia diveniva ghiaccio e con una rapidità assurda sommergeva tutto, bloccando l'ingresso sotto diverso metri di neve. Non potei far altro che rimanere lì. Non potevamo comportarci diversamente: uscire avrebbe significato la fine certa per entrambi. Così rimasi quasi imbambolata a guardare il ghiaccio che si accumulava (e fu un periodo davvero breve).

    png



    Cosa... Sussurrai con lo sguardo pietrificato. Cosa diavolo è successo... Mi avvicinai al muro di ghiaccio, mettendovi una mano sopra. No, no, non ci credo, questo non è per niente giusto!


    Era la stessa reazione che Akira aveva visto quando eravamo appena naufragati ed il nostro panciuto compagno di (s)venture ci aveva abbandonati per imboscarsi con un simpatico ed alquanto feroce lupo assai strano ed inquietante. Rifiutavo di arrendermi all'idea di morire lì, in quel modo. Chiusa in un buco dal ghiaccio. Ero ancora troppo giovane per cedere il passo alle generazioni future della Nebbia. I Kami devono irriderci. Dissi, digrignando i denti. Anzi, si staranno sbellicando dalle risate. Ah, ma andassero a quel paese i Kami e chiunque altro. In un gesto alquanto deciso misi la mano destra stretta a pugno contro il palmo della mancina e feci scoccare rumorosamente le dita, dunque mi voltai verso Akira carica di una determinazione quasi sacra.


    Feci un lungo respiro, chiusi gli occhi e riflettei per alcuni istanti, mentre il cervello elaborava una soluzione. La situazione era critica: il fuoco poteva essere mantenuto per un po', ma se troppo forte ci avrebbe soffocati. L'aria lì dentro era limitata ed era ancora più importante del calore stesso, dell'acqua e del cibo. Al contempo dovevamo scappare di lì, perché anche con un fuoco tenue la situazione non sarebbe migliorata: eravamo a Genosha, quella neve piuttosto che sciogliersi sarebbe diventata un muro di ghiaccio. Mi grattai il mento, un gesto che facevo sempre quando ero profondamente riflessiva. Dovevamo scegliere cosa fare... mi voltai nuovamente verso Akira e la soluzione venne così spontanea che gli occhi mi presero a brillare. Te l'ho già detto che sono contentissima di trovarmi in queste brutte situazioni con te? Sì, glie l'avevo detto a Taki, ma mentre lì era una dimostrazione d'affetto lì c'era un'utilità pratica che derivava dalle conoscenze di Akira. E sappi che ti abbraccerei se non fossi sporco di sangue come un macellaio. Comunque, ho una soluzione! Battei il pugno destro sulla mano sinistra. Non dobbiamo scegliere se fuggire o restare vicino al fuoco, possiamo fare entrambi grazie ai tuoi cloni! Creane uno o due, due direi che è più sicuro e mandali a scavare la neve. Mh... Mi avvicinai al muro di ghiaccio e cercai di scavarlo con le mani, senza però ottener nulla. Forse con il Fuuma Kunai ci si riesce. Ci vorrà un po' ma nel mentre possiamo tenere il fuoco al minimo per non soffocare e far qualcosa con quell'orso. Ed aspettare che il tunnel sia completo. Alla fine non potevamo fare altro, e qualsiasi situazione avessimo scelto ci avrebbe senza dubbio portato degli svantaggi. Ma così facendo avremmo preso solo i lati positivi della situazione traendone il massimo vantaggio.


    Così sarebbe iniziata l'opera di escavazione del tunnel. Noi non potevamo rimanere con le mani in mano. Feci ardere il fuoco con attenzione, affinché la fiamma non si spegnesse ma non facesse troppo fumo. Nel mentre Akira avrebbe iniziato a scuoiare l'orso, aiutato anche da me. Ciò che si voleva ottenere era una certa pelliccia. Anche se sanguinolenta dal lato interno, l'esterno poteva essere abbastanza caldo e asciutto. Era il massimo che ci potevamo permettere in quel momento. Ad un certo punto abbandonai l'opera ad Akira, andando ad alzare il fuoco giusto un po' (senza esagerare) per mettere poi a cuocere ciò che rimaneva delle lepri uccise il giorno prima sfruttando un bastone come spiedo. Quando il tutto fu cotto chiamai Akira. Dai riposati un attimo e mangia. Scuoiare un orso era un lavoro complesso. Una volta consumato il lauto pasto curai il fuoco ed andai ad aiutare Akira.


    A meno di cattive sorprese dal lato copie, avremmo scuoiato l'orso. Avevo preparato un bastone dalla punta rovente, che passai sul bordo interno della pelle per bruciarla, così da toccarla senza essere viscidi di sangue, ma nella situazione in cui eravamo non avrei rischiato di più. Infine, preparato quel capo, mi sarei avvicinata al fuoco. Mettiamoci sotto questa bella coperta. Quasi mi veniva da ridere (e piangere) Ed aspettiamo di non morire assiderati. Le copie dovevano fare più in fretta che potevano. Da loro dipendeva la nostra sopravvivenza.


    Quando Akira si avvicinò di più al fuoco (ed ebbi la mente libera per notarlo) vidi che il sangue ormai era coagulato lasciandogli la pelle ed i vestiti sporchi. Passai un sito sulla sua maglietta, grattando un attimo con l'unghia il sangue con fare pensieroso. Non ci si può far niente, non hai altri vestiti. Dissi. Il sangue rischierà di attirare altre bestie. Ma non fa niente, non possiamo farci nulla. Lasciarsi intimorire da qualcosa di inevitabile non sarebbe servito a nulla. Alla fine, se le copie non avessero ancora terminato avrei messo un piccolo ciocco nel fuoco per tenerlo vivo quanto bastava per non farlo spegnere, ma mi infilai sotto "la coperta" insieme ad Akira, stringendomi a lui , sentendo freddo. Ora che tutto era fatto mi accorgevo che il fuoco era debole, troppo. Brrr... dissì, rannicchiandomi il più possibile. Puzzi di sangue. Dissi, mentre poggiavo la testa sulla spalla di Akira. Non me ne stavo lamentando ovviamente, il mio tono era scherzoso per quel che poteva esserlo in quella situazione. Solo che iniziavo a sentire paura, perché tutta quella missione si stava rivelando un disastro dopo l'altro: disastri imprevedibili, portentosi, contro i quali non potevamo far altro che piegarci e reagire come meglio potevamo. Torniamo a casa, Akira. Non era una richiesta: era più una sfida, una sfida contro quella natura ostile ed inconsapevolmente contro l'Eremita che ce l'aveva scatenata contro. Era un modo per farsi forza e convincersi che sì, sarebbe stato possibile.



     
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    Topi in Trappola


    Il sangue della povera creatura si riversò sul mio viso e sui miei vestiti.
    I caldi fluidi dell'orso riscaldarono, anche se solo per un attimo, la mia gelida pelle. Tutti e tre i miei attacchi andarono a segno, portando al limite la resistenza del grande animale che, prima di cedere il passo definitivamente, cercò con un ultimo sforzo di richiamare - probabilmente - aiuto. Un debole e rauco ruggito primordiale, un ultimo vano tentativo di difendere quello che era il suo territorio.
    Quando il kunai trafisse il collo della bestia, vidi spegnersi la luce nei suoi occhi. « Mi spiace... » Sussurrai appena, prima di estrarre le armi dal corpo, tremante, della bestia, e scansarmi appena di qualche metro all'indietro per evitare che l'enorme corpo dell'animale mi schiacciasse. Il tonfo roco della carcassa riecheggiò nella grotta, perdendosi poi nel rumore della tempesta.
    Mi piegai sulle ginocchia, riponendo le lame nei loro rispettivi foderi e tasche, quindi chiusi gli occhi dell'animale. Era stato necessario. O lui o noi. « Dobbiamo togliere tutto il sangue dalla carcassa, almeno potremmo usare la sua carne come cibo. » Mi guardai i vestiti, per passare poi la mano destra sul volto, togliendo il sangue ancora caldo che scivolava sulla mia pelle. « Penso di essere un pò bruttino da guardare, vero? » Non riuscivo a capacitarmi di quanto sangue potessi avere addosso.

    E non mi capacitai neanche di quello che successe dopo qualche istante. Il rumore della tempesta che imperversava fuori era facilmente udibile, ma qualcosa incominciò a muoversi sopra di noi. « Mh? » Ancora con le gambe poggiate a terra, sentii il terreno vibrare. Sempre più. Poi l'intera caverna intorno a noi incominciò quasi a muoversi, e il rumore crebbe sempre più, fino a sovrastare quasi quello dei tuoni e della pioggia.
    La montagna intera incominciò a muoversi, a scivolare verso il basso. Finché non fu visibile anche ai nostri occhi. Non mi girai nemmeno, restai fermo quasi impassibile, guardando la nuda roccia di fronte a me. Sapevo già che era successo, e non mi credevo capace di controllarmi. I miei cloni, praticamente su quella che un tempo era l'entrata della caverna, rimasero anche loro immobili, quando la valanga arrivò. I loro piedi furono sommersi dalla neve, che arrivò fino ai polpacci praticamente. Buttai fuori l'aria, occhi chiusi, cercando di calmarmi. « Meika... Dimmi che non è vero e che ho preso una botta in testa mentre combattevo. Dimmelo, ti prego... » Purtroppo, però, era la cruda realtà.
    Incominciai a camminare per la grotta, cercando un modo per calmarmi e sfogare la mia rabbia mentre Meika stava esponendo il suo piano. Quando ebbe finito, ed io ebbi finito di sfogare la mia rabbia camminando, cercai anche io di dare un ordine mentale al mio flusso di pensieri. « Allora... Prima cosa, incominciamo a creare subito una via di fuga prima che la neve diventi ghiaccio. Ehi, voi! » Mi rivolsi ai miei due cloni, ancora immobili. « Mettete giù la legna e date il fuoco a Meika, subito dopo incominciate a scavare un tunnel! Cercate di farlo abbastanza grande da farci passare una persona, perciò state attenti a non farlo tropo largo... Potrebbe crollare tutto con la fortuna che abbiamo! » Mi girai dopo aver dato le disposizioni ai miei cloni, guardando la carcassa dell'orso. « Adesso sposterò l'orso in fondo alla caverna, cercherò di fargli uscire tutto il sangue e incomincerò a tagliare la pelliccia, dovrebbe uscirci una bella coperta calda! Poi più tardi incomincerò a tagliare la carne dell'orso, così che avremmo un bel pò di provviste. magari con un pò di pelliccia possiamo farci una sacca per portare la carne... Potrai risfoderare le tue doti da sarta. » Presi fiato, guardando Meika. « Si. Facciamo così. Tu pensa al fuoco e alla cena, io incomincio a lavorare con l'orsacchiotto. » Ripresi la lama dal fodero. « Ehi, voi! Su, non battete la fiacca, lavorate! » Urlai ai cloni, i quasi sfoderarono il fuuma kunai ed incominciarono ad usarlo per scavare un passaggio nella neve. Lo avrebbero impugnato a due mani, con la lama rivolta verso il basso, e approfittando della larga lama e della punta, lo avrebbero utilizzato quasi come un piccone. Grazie alla loro - ovvero alla mia - forza e al fuuma kunai, il muro di neve sarebbe stato particolarmente semplice da penetrare, soprattutto perché lavoravano in coppia. [Azione]

    Io, intanto, avrei spostato la carcassa fino in fondo alla grotta, facendola rotolare sul fianco. Una volta che fossi arrivato in fondo alla grotta, avrei tagliato la gola dell'animale orizzontalmente, e l'avrei posto a pancia sotto. In questo modo il sangue sarebbe defluito dal corpo, allagando la roccia circostante. A quel punto avrei incominciato ad intagliare il corpo dell'animale, procedendo a scuoiare la bestia per quanto possibile. L'operazione fu abbastanza lunga visto le dimensioni dell'orso, ma semplice grazie al fuuma kunai. Al termine delle operazioni, avrei avuto a disposizione un'enorme pelliccia che sarebbe potuta essere utilizzata come coperta per un letto matrimoniale. Avrei preso la pelliccia con entrambe le mani, mostrandola a Meika. « Ehi, ti piace come corredo nuziale? Ti porto in luna di miele al mare, giuro! » Avrei scherzato con l'Akuma, mentre mi avvicinavo a lei vicino alla piccola fiamma dove stava cuocendo il resto delle lepri. Dopo aver tolto con il piatto della lama quanto più possibile il sangue dall'interno della pelliccia, avrei messo questa vicino al fuoco, così da farla seccare velocemente. A quel punto le lepri erano quasi pronte, solo che io sembravo il peggiore macellaio di Oto per quanto sangue avevo addosso. « Ok, cerco di darmi una sciacquata con tutto questo ghiaccio... Mi bagnerò un pò, ma non posso restare coperto da tutto questo sangue... Puzzo. » Dissi serio. « Più del solito. » Aggiunsi scherzando.

    Mi avvicinai al grande muro di ghiaccio dove i miei cloni stavano lavorando e, sempre con il fuuma kunai, cercai di spezzare qualche pezzo di ghiaccio, mentre avrei utilizzato la neve più liquida per pulire le mani, il viso e il resto delle parti del corpo che avevo sporche di sangue. « Avrò un pò di freddo adesso, ma almeno c'è il fuocherello e siamo al chiuso. » Mi tolsi quindi la maglietta insanguinata e, portandola vicino al fuoco, incominciai a passarci il ghiaccio che avevo staccato precedentemente, facendolo sciogliere. Con l'acqua così ricavata, avrei preso a strofinare la maglietta, bagnandola e cercando di lavarla dal sangue animale come meglio fossi riuscito. Se fosse stato necessario, avrei ripetuto questa operazione tutte le volte necessarie per assicurarmi di non indossare vestiti palesemente insanguinati. Quando ottenni un risultato soddisfacente, avrei messo la maglietta ad asciugare vicino al fuoco, ed io mi sedetti vicino a Meika per consumare il lauto pasto.

    Mangiammo le lepri in silenzio, anche se relativamente al caldo. Il fuoco non era alto, ma bastava a riscaldarci vista anche l'assenza del vento in quella grotta. « Se sei d'accordo, mentre te finisci di essiccare la pelliccia, potrei incominciare a staccarne un pezzo. Possiamo ricavarci una sacca per le provviste, non credi? » Se Meika fosse stata d'accordo, avrei tagliato all'incirca un quarto della pelliccia e l'avrei aiutata a cucirla. Probabilmente avrebbe utilizzato altre tre o quattro dei kit medici che possedeva, ma il risultato sarebbe stato più che accettabile alla fine. Una bella sacca porta viveri che, insieme all'otre per l'acqua, era più di quanto sperato fino a poche ore prima. « Quando finiranno di scavare, se finiranno, l'otre e la sacca con i viveri le porteranno i miei cloni, così non avremo problemi di sorta e peso in eccesso. Giusto, scansafatiche?! » Gridai ai poveri cloni d'acqua che mugugnarono, mentre continuavano a lavorare. Non era facile essere me d'altronde, lo capivo. « Adesso cerchiamo di riposare... Per quanto possibile. » Ci sistemammo vicino al fuoco, con la coperta di pelliccia ormai pronta ad essere utilizzata. « Ragazzi, state attenti a rimanere abbastanza vicino a me. Ricordatevi, non oltre i trenta metri... » Speravo, ovviamente, che la distanza che avrebbero dovuto percorre fosse decisamente minore. « Riposiamo, forza... Non sia mai che questa giornata finisca! » Esclamai spazientito, mentre coprivo il mio corpo e quello di Meika con la pelliccia.
    Appoggiò la sua testa sulla mia spalla, scherzando sul fatto che puzzassi di sangue. Risi. « Anche tu non sei proprio un fiorellino se dobbiamo dirla tutta, eh! » Controbattei allo scherzo della ragazza. Tirai su la coperta, lasciando praticamente solo i volti scoperti, ma illuminati dalla piccola fiamma.
    « Si. Torneremo a casa, sani e salvi. » Risposi convinto. « E andremo a farci una bella vacanza al mare, con un bel clima soleggiato. » La guardai negli occhi, con tenerezza. Baciai la sua fronte. « Adesso dormi, resto sveglio un altro pò a controllare i lavoratori e il fuoco. »

     
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    La scalata




    Quando, col passare delle ore il fumo avrebbe iniziato a saturare la caverna, i due genin avrebbero avuto sempre più difficoltà a respirare. La neve subito dopo essere caduta non era ancora rigida, ma data la grande quantità avrebbe richiesto del tempo per essere spostata.
    Passarono 5 ore, e in caso di sonno, i ninja sarebbero stati svegliati dalla difficoltà a respirare, l'ossigeno scarseggiava, lo stesso fuoco lentamente stava arrivando a conclusione, ma per loro fortuna, sarebbero rimasti dentro alla grotta ancora per poco. I cloni opportunamente invitati da Akira a lavorare senza perdere tempo, avrebbero richiesto parte del suo chakra, ma in 5 ore, avrebbero raggiunto la superficie. Proprio al limite, quando gli occhi dei ninja avrebbero lacrimato per il bruciore e l'anidride carbonica avrebbe riempito la spelonca, un bagliore di luce avrebbe invaso il volto dei cloni, lasciando passare uno spiraglio fin dentro la grotta. Libertà.
    Scalare la sorta di tunnel, se fosse stato costruito abbastanza ripido, sarebbe stato facile, la neve si era irrigidita abbastanza da non crollare sotto i piedi dei ninja, i quali avrebbero potuto uscire in breve tempo, trovando davanti a loro uno splendido paradiso invernale.
    Il sole splendeva ora su Genosha, nessuna traccia delle nubi, o della tempesta; solo un forte vento che asciugava le fronde degli alberi, un vento certamente freddo che avrebbe bruciato la pelle se non fosse stata coperta, ma almeno non stava piovendo.
    Una volta fuori dalla grotta, avrebbero notato anche un grosso, enorme cambiamento all'ambientazione lì fuori: la collina alle loro spalle, prima completamente bianca, era ora del tutto spoglia dal manto innevato, il quale si era spostato per intero sulla valle e sulla foresta, arrivando a coprire quasi tutto il territorio boschivo, e lasciando solo le punte degli alberi al di fuori. Una vera e propria alluvione di neve!


    [...]

    Le tracce che avevano seguito, ora completamente scomparse a causa dello sconquassamento del territorio, indicavano di dover proseguire verso la collina, che ora era formata da rocce spigolose, passaggi stretti, e seraccate profonde un paio di metri, che richiedevano di essere saltate per poter raggiungere la cima. Un passo falso in quell'ambiente, e persino il più abile dei ninja si sarebbe ritrovato sul fondo dei piccoli crepacci, infilzato dalle rocce.
    Se avessero mantenuto una andatura tranquilla, attenta agli ostacoli, avrebbero raggiunto la cima della struttura collinare nel giro di 4 o 5 ore, altrimenti, sfruttando le loro arti ninja e il chakra, avrebbero potuto impiegare molto meno tempo, ma avrebbero scoperto quasi subito, che a causa della superficie estremamente liscia delle rocce, coperte di ghiaccio, eventuali impasti di chakra per attaccarsi avrebbero richiesto il doppio dello sforzo.
    Lungo la salita, avrebbero certamente scovato resti umani, una grande quantità di scheletri sparsi uno ogni 100-200 metri, ciò che restava di avventurieri, o semplici prigionieri, spediti a Genosha come punizione.
    Se Meika avesse utilizzato i suoi speciali occhi primi di iniziare l'arrampicata, avrebbe notato come sulla cima della collina, fosse presente una sorta di costruzione, molto in lontananza. Una sorta di rifugio, ma se non l'avesse raggiunta, non ne avrebbe avuto la certezza.


    [...]

    La traversata di per sè non avrebbe causato problemi ai ninja se l'avessero intrapresa con attenzione, nessun agguato o incidente improvviso sarebbe loro capitato, e la salita, per quanto ripida e maledetta dal vento gelido, sarebbe stata superata con una semplice, sebbene lunga arrampicata.
    A circa 50 metri dalla cima però, i kami vollero comunque dare ai ninja la loro opinione sull'argomento, infatti, la terra avrebbe iniziato a cedere sotto il peso dei loro piedi, non rappresentando un pericolo, dato che l'evento lasciò lunghi secondi per essere scorto, dando ai ninja il tempo di indietreggiare di qualche metro, ma facendo cadere a valle di fatto, l'ultimo pezzo dell'angusto sentiero.
    L'effetto della precedente frana si palesò nell'indebolimento di un tratto del percorso, che si staccò dalla parete della piccola montagna, finendo nel vuoto.
    A 50 metri dalla fine del percorso e a circa 1500 di altitudine, i ninja avrebbero avuto un dilemma davanti a loro: saltare una seraccata di circa 50 metri, tornare indietro, e aggirare la collina, impiegando circa 3 giorni di cammino affidandosi alla fortuna di non venire puniti dal clima di Genosha, o scalare verticalmente ciò che restava della montagna, circa 50 metri, fino al promontorio sopra di loro. Cosa avrebbero fatto?


    OT
    Regole di attraversata:
    A causa della superficie estremamente liscia e ghiacciata, il chakra adesivo funziona come segue: In caso scegliate una attraversata veloce, dovrete considerare un totale di 50 turni di mantenimento.
    Nella parte finale in caso di scalata verticale il consumo è triplicato per turno.
     
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    Le Nuove Sette Spade

    The climb




    In un certo modo mi sentii appena sciogliere al pensiero che una volta finita quella storia e tornati a casa ci sarebbe stato il tempo di rilassarsi. Nascosi appena il viso, mentre le guance mi si imporporavano appena e risposi. Ogni promessa è debito. Risposi, sorridendo appena. E sappi che a questa ci tengo. Aggiunsi poi, sbadigliando, ma decisa a non addormentarmi. Difatti quando lui mi disse di dormire scossi appena il capo. È pericoloso. Siamo in un cubicolo e dobbiamo tenere il fuoco acceso per non morire congelati. Se mi addormentassi rischierei di non svegliarmi più. Era un pensiero catastrofico, ma se potevo cercare di contrastare il soffocamento allontanandomi dalla font di consumo dell'ossigeno (magari infilandomi nel tunnel), da addormentata avrei dato ai gas letali già mezzo lavoro fatto. E non dormire neanche tu. Precisai, ruotando appena il capo per guardarlo. Un fuoco così basso produce una combustione incompleta del carbone, dunque monossido di carbonio che... ti risparmio i dettagli, ma ti fa soffocare. Ma non te ne accorgi... ti viene sonno, ti addormenti, e muori. In effetti la morte più dolce che potesse esistere. Avvisami se senti ti senti troppo stanco, ok? Ma non c'era molto che potessi fare, se non, appunto, sperare che più in alto l'aria fosse maggiormente respirabile. E così iniziò la lunga attesa della fine dei lavori, durante la quale (dopo circa un paio d'ore di semplici chiacchiere ed immobilità) seguii il consiglio di Akira e costruii una borsa similmente a quanto avevo fatto prima per la saccoccia dell'acqua. Eseguii anche in quel caso attenti lavori di sutura legando insieme le due metà ripiegate di un lungo rettangolo di pelle, lasciando un'apertura superiore per prendere e metterci cose. Usai il Sai per bucare la pelle agli angoli e ci infilai due garze, ognuna delle quali legata con uno stretto nodo a formare due laccetti per portare quella borsa con le mani o sulle spalle. Era scomoda, ma era utile. Comunque, arrostiamo la carne, sarà meglio mangiarla fredda che cruda e non sappiamo se riusciremo ad accendere ancora un fuoco. Suggerii. Non ci sarebbe di certo voluto molto a scaldare quei pezzi di carne, avevamo molto tempo e per lo più l'avremmo passato a scaldarci il più possibile.


    Finita quell'operazione (che mi rubò circa un'ora) ero esausta, ma non per la fatica fatta, quanto per il fuoco che bruciando stava rendendo irrespirabile l'aria. Cercai di mantenere la calma (per consumare meno ossigeno possibile) e tornai sotto la coperta vicino ad Akira. Ero visibilmente preoccupata ed in quel momento osservavo il fuoco come il mio più grande nemico. Come respiri? Domandai. Io suggerirei di tenerlo acceso al massimo un'altra ora. Se le copie non hanno trovato nulla, lo spegniamo e speriamo che riescano a trovare presto l'uscita. Se continuiamo ad alimentarlo ci uccideremo più velocemente che per il freddo. Certo, almeno sarebbe stata una morte dolce. Tuttavia non ero ancora pronta ad arrendermi quando, poche ore prima, avevo solennemente promesso che saremmo tornati a casa. E visto che mi aveva promesso una vacanza, non me la sarei lasciata sfuggire visto l'inferno di quei due giorni... e se il Mizukage avesse osato ridire qualcosa, c'era sempre la possibilità di infilargli le dita negli occhi con fare isterico. Ma perché vuoi uomini siete così fissate con le spade? Tossii, con la gola irritata dal fumo. Come ogni donna che si rispetti incolpavo gli uomini delle mie disgrazie... anche se non a torto. Il Mizukage le aveva volute ed Akira sembrava felice come un bambino di andare a recuperare quel metallo fino a Genosha. Respiravo piano, tenendo gli occhi chiusi (che iniziavano a bruciare) ed attendevo che il tempo passasse, infilando metà della faccia sotto la maglia sicché facesse da filtro contro il particolato più grosso del fumo. Non è che si stanno facendo un pisolino? Sono tue copie dopotutto. Tentai di buttarla a ridere, ma tossii ancora e la risata mi morì in gola. Spegniamo il fuoco dai... Dissi con un sospiro, iniziando a tremare per i brividi. Mi alzai con l'intenzione di prendere della neve spalata dalle copie per gettarla sul fuoco quando ecco che finalmente la buona notizia giunse. Le copie avevano trovato la superficie! Tirai un sospiro di sollievo e presi della neve per spegnere il fuoco, dunque mi avvicinai alla coperta d'orso e la piegai facendo aderire le parti umide. Dammi una mano a ripiegarla. Arrotolai la coperta e con un altro po' di garze (che andavano esaurendosi) chiusi quel fagotto, sollevandolo. Direi che è ora di uscire da questa trappola infernale. Feci un sorriso, abbastanza dolce, ed un colpo di tosse molto forte, segno che i miei polmoni non tolleravano più quell'aria irrespirabile. No ok, stavo dicendo qualcosa di carino, ma la sensazione di tossire un pezzo di polmone me l'ha fatta dimenticare. E così mi limitai ad infilarmi nel tunnel creato dalle copie, percorrendolo con cautela ma quanto più rapidamente possibile, beandomi dell'aria fredda e pura.


    Il paesaggio all'esterno era a dir poco sconvolgente. Tutto sembrava essere sotto un manto nevoso di tale spessore da non lasciare quasi dubbi sulla sua provenienza tutt'altro che naturale. Com'era possibile che in cinque ore avesse nevicato così tanto da ridurre tutto ad un unico informe manto bianco. Non aveva il benché minimo senso. Ma... dissi ad Akira, una volta riemerso. Cosa diavolo è successo mentre eravamo lì... ed aggiungo, per fortuna che eravamo lì. Deglutii la mia paura al pensiero di rimanere all'aria aperta sotto quella che non era nemmeno definibile una tempesta. Almeno si vede ancora la collina... bé a questo punto direi di andare. Iniziavo a sentir freddo e camminare avrebbe certamente aiutando entrambi a scaldarsi.
    Tuttavia osservando da vicino ciò che ci toccava fare si comprendeva come non fosse affatto possibile camminare semplicemente per la cima. Il terreno era un inferno di neve e crepacci, rocce affilate e qualsiasi altro espediente che la natura avesse escogitato per rendere più difficile la scalata. Forse possiamo tentare di prendere una via breve, ma dovremo usare un botto di chakra mi sa... la strada è lunga e credo che senza attaccarci al terreno cascheremmo. Alla fine si decise di fare il giro lungo e così ebbe inizio una lunga e penosa camminata in un ambiente ostile ed a tratti spaventoso. Il vento tirava implacabile ed io tenevo le mani ben nascoste nelle maniche, ma avevo freddo. Cercavo di distrarmi ed anche di distrarre Akira, così iniziai a parlare, parlare, parlare sperando solo di arrivare il più presto possibile in cima. Per fortuna che sono riuscita a vedere quella grotta e per fortuna che sai creare dei cloni. Cioè, se non fossero successe queste cose ci saremmo trovati sotto metri di neve, morti, oppure costretti a scavare noi, oppure soffocati dal nostro stesso respiro. Non so più cosa pensare, da quando è iniziata questa storia ce ne stanno accadendo una dietro l'altro. Secondo me in cima troviamo come minimo un drago, anzi, il solo drago che conosco è l'unico che voglio vedere perché significherebbe un rapido ritorno a casa. Ah, per quando torniamo, visto che intendo farlo sulle mie gambe, ti devo far vedere un posto che ti assicuro amerai. C'è tutto quello che ti piace, acqua, tepore e la pace che invece piace a me. Non so se qualcuno a Kiri lo conosce, è fuori il Villaggio, un po' a nord-ovest a piedi se corriamo ci metteremo credo un'oretta non di più. Ci andiamo quando torniam... HIIII CHE DIAVOLO È! Interruppi il mio flusso quasi ininterrotto di parole quando vidi il primo scheletro e finii per arretrare di qualche passo. Non che avessi paura di qualche osso ed a dir la verità non mi impressionavano più di tanto. Ma era la sorpresa! U... uno scheletro... Deglutii il nulla e mi avvicinai (con cautela) alle ossa che stavano in un piccolo crepaccio alla mia destra profondo un paio di metri. Solo che lo scheletro era incastrato all'inizio della stretta fenditura, con le braccia intrecciate tra loro in una posizione innaturale (e probabilmente molto dolorosa in vita). M... mi sembra giusto. E così voltai il capo dall'altra parte, ignorandolo e proseguendo dritta.


    Solo che non potevo ignorarli tutti! C'erano fin troppi scheletri sulla via, in fndo ai crepacci, in posizioni assurde che mi facevano pensare per lo più a lente morti per inedia più che un rapido trauma cranico senza troppe conseguenze. Così i miei passi divennero straordinariamente attenti e l'angusto percorso parve divenire sempre più lungo anziché accorciarsi. Ricordi quando viaggiammo su Yogan per andare a Suna? Ricordi com'ero, mh... spaventata? Spaventata non era il termine corretto. Era più giusto dire "terrorizzata". Non mi sono ancora passate le vertigini... dissi, in una specie di mormorio con la voce tremante, cercando di rimanere quanto più possibile al centro del percorso e più lontana possibile dai bordi e da rovinose cadute. Il problema era che non appena ero costretta ad avvicinarmi al bordo sentivo una brutta sensazione di vuoto prendermi lo stomaco seguita dalla percezione chiara della morte che mi attendeva sul fondo del crepaccio che stranamente pareva farsi grande e vicino. Strinsi i denti e mi costrinsi ad andare avanti, magari con più calma, ma senza lasciarmi fermare da quella mia fobia per le altezze ed i camminamenti traballanti e dopo cinque ore circa di cammino potevamo quasi vedere la cima quando madama fortuna decise di voltarci le spalle e facendolo emise un rumore inquietante.


    Il rumore del ghiaccio che si spaccava mi fece rabbrividire peggio del tuono che aveva dato inizio alle loro sfortune. AKIRA INDIETRO! urlai, piegandomi sulle ginocchia per scattare poi rapidamente all'indietro con un agile balzo. Atterrai sul percorso innevato, dimentica delle vertigini e del pericolo: la certezza di una caduta scacciava via la paura di un possibile volo a fondovalle.
    Ma dico io... mancava così poco... Sospirai, alquanto arresa al destino. Ma immagino che farci vedere il traguardo prima di cercare di impedirci di raggiungerlo faccia parte della intrinseca crudeltà del destino. Commentai, guardandomi attorno per cercare di capire che fare. Eravamo in alto, per cui potei osservare cosa avevamo attorno senza dover sforzare i miei occhi: il mio campo visivo non era abbastanza ampio da permettermi di osservare molto altro. Che facciamo? Altre cinque ore per tornare indietro... insomma, rischiamo di rimanerci secchi. Dissi, con una certa preoccupazione nella voce. Aspetta vediamo che c'è in cima... Così attivai i miei occhi [Vista Vitale] e riuscii e dopo alcuni secondi di concentrazione aumentai di dieci volte il mio raggio visivo. Riuscii a vedere, in lontananza, una costruzione. Un rifugio, dove forse riuscire a trovare un riparo per la notte. Se avesse nevicato come quella notte saremmo morti. Vedo una specie di costruzione... Dobbiamo raggiungerla Akira. Dissi decisa, cercando di ignorare la paura. Sapevo cosa andava fatto e di sicuro lo sapeva anche Akira: dovevamo scalare quella parete con estrema calma ed attenzione. Io non ho visto nulla lì sopra. Ora dovremmo avere delle corde, quanto vorrei averle maledizione... comunque, dato che non c'è niente, salgo prima io e poi tu. Se tu cadi puoi evitare di ucciderti, no? Io invece sarei una poltiglia sanguinolenta. Se inizio a perdere l'equilibrio puoi afferrarmi. Rabbrividii al pensiero. Ma non stiamo a troppa distanza, magari diciamo che parto una decina di secondi prima di te... ma se stiamo troppo vicini e cado ti travolgerei.


    Assodate quello che era l'ordine di partenza mi avvicinai alla parete quasi verticale della montagna e vi posai il piede destro, attivando il chakra adesivo Chakra Adesivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità sulle superfici verticali.
    (Mantenimento: ¼ Basso)
    [Da Genin in su]

    prima sul piede destro, poi sul sinistro. Non osai camminare normalmente in verticale, ma mi spinsi in avanti fino a toccare la fredda roccia con le dita e dunque imitando ciò che avevo fatto prima sotto la pianta dei miei piedi lo feci anche sulle mani al fine di trovare maggiore stabilità. Ci sarebbe voluta una notevole quantità di chakra rispetto al normale per percorrere quella strada. Così iniziai ad avanzare molto lentamente, con estrema calma, mormorando a bassa voce incoraggiamenti al mio scarso coraggio. Piano Meika... piano... piano che non cadi.... Posavo con attenzione ogni mio passo, ringraziando l'addestramento del Mizukage sulla via per Suna e dentro il Deserto, perché ero abbastanza certa che senza quelle abilità sia io che Akira saremmo in un luogo piuttosto remoto chiamato "aldilà". Non sapevo perché, forse era stata la nevicata di quella notte a suggerirmelo, ma tre giorni sotto il cielo di Genosha potevano equivalere ad un'eterna tomba ghiacciata come regalo. E così proseguii la mia lenta scalata, mettendoci il triplo del tempo ed il triplo del chakra rispetto al normale, con tutta la cautela possibile ed immaginabile nello scegliere i miei appigli, verificando prima di gravare col peso su di essi che fossero ben saldi. Manca poco... manca davvero poco... Dissi con voce bassa e tremante, finché non vidi il bordo. Accelerai il passo nell'ultimo paio di metri e giunta a destinazione mi issai su, allontanandomi rapidamente dal precipizio. Mi piegai in avanti ansimando, attendendo Akira e quando dopo pochi istanti lo vidi comparire e tornare sulla terra ferma sano e salvo riuscii a tirare davvero un sospiro di sollievo. Bene... siamo qui, ancora vivi... pensavo peggio. Feci un ultimo lungo sospiro e raddrizzai la schiena, guardando l'enorme struttura che campeggiava ad una certa distanza da noi. Andiamo? Cosa ci riservava ancora il destino non potevamo saperlo, ma ero certa che sarebbe stato estremamente beffardo.




     
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    Le Nuove Sette Spade

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    Meika sprofondò nella mia spalla, nel vano tentativo di nascondere un leggero imbarazzo per la mia proposta, gongolando al solo pensiero di una vacanza al mare.
    Non gli feci notare niente di tutto questo con una delle mie battute, non volevo rompere, per una volta, quel bel momento che si era creato in quell'inferno di ghiaccio. Contraccambiai il sorriso con un altro, incominciandomi a stiracchiare sotto la grande coperta che eravamo riusciti a procurarci dalla pelliccia dell'orso bianco. « Ovvio che tu ci debba tenere, ci tengo anche io... » Dissi a bassa voce, mentre lei sbadigliava, seppur avesse appena declinato la mia proposta di riposare. « Auff... » Borbottai, buttando fuori l'aria. « Per uan volta che facevo il cavaliere! » Continuai a stiracchiarmi, muovendomi freneticamente sotto le coperte come un bambino. « Si, si, ho capito. Bla-bla-bla... Non mi addormento, ok! » Giocai a fare il ragazzino, ridendo in faccia anche alle visioni di morte di Meika. « Sono già stanco se proprio vuoi saperlo... » Continuai a ridere e a scherzare, smorzando la tensione del momento.
    Continuammo a parlare e a riposarci per circa un paio d'ore, dopo le quali l'Akuma decise di seguire il mio consiglio di costruire una borsa per portare con noi cibo ed altri materiali utili. L'operazione fu abbastanza laborioso, seppur non molto lunga, ma al termine delle operazioni il risultato fu più che soddisfacente. Utile, seppur scomoda. « Andrà benissimo, o comunque uno dei miei cloni se la farà andare bene per forza. » Non era facile essere uno dei miei poveri, e sfruttatissimi cloni. Una bruttissima vita, sicuramente.

    Dopo aver completato lo zaino, Meika mi raggiunse nuovamente sotto le coperte, visibilmente turbata. Il fuoco adesso stava diventando la sua prima preoccupazione. « A dir la verità, incomincio a non respirare benissimo... » L'aria stava diventando, con il passar del tempo, sempre più pesante. « Mi spiace ma... Penso che tu abbia ragione. Tra poco dovremmo spegnerlo. »

    z6ooNnk

    Ammisi con tristezza. « E, comunque, puoi dirlo che volevi una scusa per restare al buio con me... » Avevo incominciato. « Una bella grotta fredda, nessuno nei paraggi per decine e decine di chilometri, a parte i miei poveri cloni che stanno lavorando per noi... Te sola con me con tutto questo gelo... Sotto una coperta... Saresti la più invidiata di tutte le ragazze di Kiri, non trovi? » Gli pizzicai la spalla. « Potevi usare benissimo un'altra scusa, o dirmelo chiaramente no?! Ahah coff-coff... » Risi di gusto, ma tossii per il freddo. « Ok, basta... » Ci pensò il gelo, e non la paura della morte, a farmi smettere di scherzare. Tornai ad essere inghiottito dalla coperta, fino alla testa. Finché Meika non esclamò qualcosa riferendosi alle spade e a noi uomini. Uscii nuovamente con la testa. « Queste non sono spade... Queste saranno le spade. Daranno di nuovo lustro a Kiri e a tutti i suoi ninja, come le precedenti Sette. » Non avevo ancora abbandonato l'idea di lasciare andare le vecchie Sette per la loro strada, ma potevo occuparmi di una sola cosa alla volta. Passò altro tempo, e noi cercammo semplicemente, e per quanto possibile per via del fumo e del freddo, di riposare. Alla battuta di Meika incominciai a ridere in maniera strozzata. « Non sarebbe da escludere... Se non facesse così freddo andrei a vedere... Ma gli lascio il beneficio del dubbio. » Annuii quando decise di spegnere il fuoco. Il fumo ormai aveva quasi preso il sopravvento in quella grotta. « Spegni pure... Ti scaldo io adesso. » Ammiccai, scoprendo con delusione che i miei cloni avevano appena trovato la superficie.
    Restai a bocca aperta, a metà tra il felice e il dispiaciuto per quella notizia. « Oh, beh... Facciamo dopo casomai... » Aggiunsi, tirandomi su dal pavimento ed aiutando Meika a piegare la coperta. « Aspetta un attimo... Ne prendo una striscetta... » Tagliai dalla coperta una sottile striscia di pelle per la sua lunghezza, larga non più di cinque centimetri. « Questa la usiamo per riporci la carne... Così nello zaino possiamo portare anche un pò di legna asciutta. » Fu così che riempii lo zaino che avevamo creato prima di un pò di legna, quindi con tutta la carne che riuscii a farci entrare, meticolosamente avvolta nella pelle d'orso. « Va bene... Adesso possiamo andare. Ehi, voi due! » Chiamai i miei cloni. « Bel lavoro, adesso prendete, uno a testa, zaino ed otre con l'acqua... Anzi... » Diedi un gran sorso d'acqua dall'otre, per ripassarlo poi definitivamente al secondo clone. « Adesso possiamo andare. » Sorrisi di ricambio a Meika. « Non ti preoccupare per quella cosa carina... Me la dirai una volta a casa. » Dissi dolcemente, mentre la aiutavo ad uscire fuori dalla prigione di neve.


    z6ooNnk

    Quando uscimmo di nuovo alla luce del sole, il paesaggio era ben diverso da come lo avevamo abbandonato solo qualche ora prima. Non più pioggia e nuvole, ma un cielo limpido con un fioco sole splendente, ed un vento freddo ad accompagnarlo. Ma era ben altro a lasciarci a bocca aperta. La foresta in cui eravamo accampati era stata completamente inghiottita dal freddo. « Ma... Che diavolo... » Riuscii a malapena a dire, osservando le poche punte di alberi che fuoruscivano dal folto manto di neve. La collina innevata dietro di noi, invece, adesso appariva come un ammasso di spuntoni rocciosi. « Questo è si uno spettacolo che non si vede tutti i giorni... » Era un vero labirinto di rocce aguzze, molto pericolose da affrontare con una semplice camminata. « La strada direi che la sappiamo... Dobbiamo andare più in alto, no? Che dici che ci conviene fare? » La risposta era scontata, ma il come arrivare a destinazione non lo era per nulla.
    Il dubbio era arrivare velocemente a destinazione, con tanto chakra in meno ed un sacco di pericoli in più, oppure avanzare con calma?
    « Sai che di solito mi espongo sempre, però... Direi di non sfidare la sorte. E' da poco passata l'alba, abbiamo ancora tante ore di sonno davanti. Non corriamo rischi e non sprechiamo energie, d'accordo? » Così incomincio la lenta salita della montagna, tra il feroce ruggire del vento e le incessanti chiacchiere di Meika. Avanzavo con l'incessante dubbio se togliere le mani dalla tasca, e congelarmele, per tapparmi le orecchie, oppure di darle una botta in testa e farla trasportare dai cloni, in silenzio. Ci volle un grazioso scheletro di un esploratore troppo ardito, in una posizione decisamente plastica, ad interrompere e sobbalzare indietro l'Akuma. « Oh grazie al cielo... » Era la prima volta in vita mia che ero felice di vedere un uomo, o quel che ne rimaneva, morto. « Suvvia, è solo uno scheletro! »
    Esclamai, senza sapere che ne avrei incontrati un'altra infinità di scheletri lungo il nostro percorso. Tutti in posizioni rocambolesche, chi infilato in un crepaccio e con le ossa spezzate da una roccia aguzza. Quel posto era un cimitero a cielo aperto. « Beh, non so se siamo fortunati noi... O se sono stati sfortunati loro... » Deglutii, sperando di non dover aggiungere le mie ossa alle loro. « Forza, andiamo avan... » Osservai dietro di me dove Meika, per via del terreno che si era ristretto particolarmente in quel punto, stava incominciando a titubare. « Forza, Meika, sei più forte di qualche vertigine. Lo sai... » Gli dissi, senza aggiungere tante altre parole. Ognuno di noi aveva le sue paure, ma bisognava affrontarle prima o poi. Magari quella poteva essere la volta buona per lei. « Ragazzi, se ha ancora paura spingetela! Deve capire che non c'è niente di cui avere paura! » Ero talmente impegnato a parlare ad alta voce che non riuscii a sentire il sordo rumore di un pezzo di montagna che si staccava. Di netto, appena dopo le punta dei miei piedi. Restai congelato sul posto, incapace di muovermi e senza ascoltare gli avvertimenti di Meika, mentre il crepaccio si veniva a formare davanti a me. Mossi leggermente le punta dei piedi, sentendo al di sotto di essi il vuoto. « Ehm... » Per qualche centimetro non avevo fatto la fine di una gelatina che cascava da un palazzo. « Come stavo dicendo, non c'è niente di cui avere paura... » Le ginocchia tremarono, e cascai all'indietro atterrando sulla roccia innevata con il mio sedere. Il cuore batteva all'impazzata e il respiro era affannoso. Mi lasciai cadere all'indietro, finendo con la testa sulla neve. « Per tutti i kami... Devo chiedere un aumento ad Itai... » Decisamente.

    Mentre recuperavo la calma e le energie dopo quella paura imprevista, Meika utilizzò i suoi formidabili occhi per osservare dinanzi al crepaccio che avevamo davanti cosa ci aspettasse. Per una volta sembrava avere buone notizie. « Un rifugio, veramente?! » Mi rimisi in piedi in un batter d'occhio, pensando alla prospettiva di riposarmi dentro una casetta di legno con un bel focolare accesso. « E che stai aspettando! Incomincia ad andare! » Diedi due pacche ai miei cloni. « Facciamo così, se caschi ti prendo io, o uno dei miei cloni! Capito ragazzi?! Le priorità sono, in ordine, otre dell'acqua, Meika e zaino! » Mi fermai un istante, capendo di aver fatto parlare troppo il mio subconscio. « Eheheh! Scherzavo ovviamente! Prima di tutto la nostra dolce Meika! » Cercai di salvarmi in extremis, appoggiando il mio braccio sulla sua spalla e tentando di darle un bacetto sulla guancia.

    Assecondai le richieste dell'Akuma, e attesi che lei avesse una decina di metri di distanza prima di iniziare a mia volte la salita. « Ragazzi, fate attenzione a lei se casca. Voi potete anche fracassarvi sulla roccia, acqua siete e acqua tornerete, ma a lei dovete dare quanto meno il tempo di recuperare il contatto tra la roccia e il suo corpo per fargli utilizzare il chakra adesivo. Parto prima io insieme ad uno di voi, uno rimane giù finché non abbiamo superato i venti metri di altezza. Intesi? » Detto questo, avrei richiamato il chakra Chakra Adesivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità sulle superfici verticali.
    (Mantenimento: ¼ Basso)
    [Da genin in su]
    lungo tutte le piante dei piedi, incominciando a camminare lentamente, ma in verticale, sulla frastagliata superficie rocciosa. Meika, probabilmente con la complicità della sua solita paura per l'altezza, avanzava molto lentamente e quasi a carponi. Decisi di non fare battute a riguardo per non rischiare di scoraggiarla o distrarla, e quindi, di conseguenza, rischiare di andarla a raccogliere con il cucchiaino in fondo alla valle, ma mi limitai a regolare il mio passo in base alla sua velocità. Tutto questo fu estremamente utile anche a me, perché mi permetteva di rimanere ben concentrato su tutti i miei singoli passi, evitando cali improvvisi di concentrazione, e relative rischi di cadute connesse. La roccia verticale, per via delle condizioni climatiche, risultata essere un terreno particolarmente ostico su cui camminare, ciò mi costrinse ad utilizzare più chakra di quanto avevo preventivato, sebbene il riposo notturno e la lenta camminata non aveva per nulla sfiancato il mio fisico. Ci volle ben poco, in questo modo, prima che Meika raggiungesse l'estremità del dirupo e sparì dietro ad esso. Con il cuore sollevato, aumentai leggermente il passo, chiudendo i pochi metri che mi separavano dalla salvezza, o almeno da quella che ritenevo tale. Arrivato sull'orlo del baratro, allungai una mano per aiutarmi a tirarmi su, quindi, a mia volta, aiutai prima il clone con l'otre e, qualche decina di secondi dopo, l'ultimo clone con lo zaino. « E anche questa è fatta... Pfiuuu... » Buttai fuori l'aria, piegandomi leggermente sulle ginocchia.
    Guardai dritto davanti a noi la costruzione in lontananza.
    « Ceto che andiamo... » Sempre davanti, sempre più in su.

     
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