Rapporti di Sangue

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    " Diogenes guarda che ho trovato tra alcuni fogli mal riposti nella librearia? Storia del clan Mikawa, scissioni. "

    Vidi solo un'enorme pila di libri entrare nello studio, trasportata dalle mani di un Ukitake in piena fase di aggiornamento della libreria della villa. Probabilmente c'erano più tomi lì che non in tutta Oto e personalmente ne avevo letti davvero una misera parte. Ukitake invece si era letto e studiato in quattro anni che stava a villa Mikawa praticamente ogni cosa che fosse anche solo lontanamente paragonabile ad un foglio scritto. Leggeva a velocità tripla di qualunque perona avessi mai visto e momorizzava un grande numero di informazioni...alcune poesie, canti e ballate di decine di pagine lette anni prima le ricordava perfettamente a memoria.

    " Di che parla? "

    " Può essere interessante. Non sembra nulla di ufficiale, non è rilegato e la scrittura è grezza...tuttavia credo che la penna che ha scritto questi fogli sia quella di Loxion Mikawa. Comuqnue, anche se fossero dicerie, un Garth non può permettersi di ignorare qualsiasi aspetto del suo Clan. Leggilo, io ci ho messo 10 minuti...ora torno di la. Ah mi sono preso Anteras e i tre gemelli con me, mi serviranno per almeno 3-4 giorni per mettere tutto apposto. "

    " Fa come vuoi. "

    :::

    " Non tutto è raccontato nei racconti ufficiali sull storia del clan del Sangue. Il regno di Kaiso non fu così prospero e pacifico come molti testi fanno intendere; tutta'altro: il primo Garth aveva fondato un clan di spietati combattenti, devotamente legati al sangue ma ben lontani da potersi definire una comunità o meglio ancora una famiglia. Ciò era inevitabile poichè quell'affinità verso la linfa vitale era l'unico legava che gli univa...Kaiso aveva fatto molti viaggi e ricerche in tal senso riuscendo a scovare antiche tribù e popolazioni seguendo la scia di sangue che era in grado di percepire. La baracca tenne in piedi fin quando il carismatico leader non lascio il posto al suo primogenito, preservando una linea di discendeza diretta ma non tenendo conto degli altri valorosi ninja che per anni avevano combattuto le sue guerre e si erano in qualche modo integrati ai Mikawa, sottostando alle loro regole. Kodan, che poi divenne noto come III Rīdā della Rosa d'Acciaio, era più interessato al bene del villaggio e si disenteressò dei problemi interni al clan. Inutile a dirlo, il colpo di stato fu inevitabile: la politica di prosperità e pace indotta dalla brillante mente del Garth non conciliava minimamente con gli interessei e le attitudini di una larga fetta di quei popoli che tanto faticosamente Kaiso aveva riunito sotto un'unica bandiera. La faccenda fu coperta e tenuta segreta anche al resto del villaggio, ma l'intero quartiere Mikawa fu distrutto e molti membri del consiglio dei 10 vennero uccisi ed altri, appartenenti alla parte faziosa, se ne andarono...Quello fu il momento più basso della storia dei Mikawa: uno dei clan più potenti della Rosa si ritrovò ridotto di una grande porzione, per la magigorpate costituita dai combattenti più valorosi e potenti. Li chiamavano le "lame insaguinate" poichè riuscivano a fondere i poteri del sangue dentro le loro armi rendendole inarerstabili. Kodan non era un combattente leggendario come suo padre ma fu solo grazie alla sua posizione di potere e ad una serie di manovre politiche e economiche che riuscì a rimettere in piedi in clan e a farlo tornare ai fasti di un tempo...

    In tempi più recenti, la decisione del Garth Yamaneko di creare una nuova sede del clan ad Oto ha fatto sì che un'altro corposo gruppo di combattenti, molto più radicali e legato alle idee dei confratelli che già da tempo avevano abbandonato l'idea dei Mikawa, si distaccò. Il loro era un sangue più impuro, lontano dalla linea di discendenza diretta ma dal potenziale enorme in quanto erano riusciti ad unire il controllo del sangue all'arte degli esplosivi..."

    Fu proprio quell'ultima frase a farmi credere nella validità del documento: avevo incontrato e sconfitto il capoclan di quel gruppo di Mikawa distaccatosi dal clan e le sue strabilianti doti coincidevano proprio con quanto descritto dal testo! Che fosse tutto vero? In ogni caso scoprire tutto ciò mi fece riflettere su come Kaiso fosse un ninja straordinario: non che non lo sospettassi visto lo strabiliante potere delle tecniche da lui inventate e tramandate ma era l'aspetto da leader che lo elevava ai miei occhi più di ogni altra figura nell'intera storia Ninja nota. Sarei diventato come lui..anzi, lo avrei superato.
    Così mi addormentai, crogiolandomi nei miei pensieri di conquista, poco prima che mi accorgessi del chakra cremisi che iniziò a sprigionarsi dal documento invadendo in poco tempo la mia mente! Un fuuinjutsu vecchio di centinaia di anni si era attivato a contatto con il mio chakra, riconoscendolo come quello del nuovo Garth dei Mikawa!

    jpg

    " Sveglia fratelli di sangue. Il Bosco dell'Upupa vi chiama all'appello. La strada vi sarà indicata. "

    Intanto anche da tutt'altra parte del mondo, un ninja veniva assalito nel sonno da quella mistica ed inquetante figura.

    CITAZIONE
    In questo link trovi un po la storia dei Mikawa. I riferimenti al sangue espolsivo anche sono attendibili, in uno scontro masterato dalla folle mente di Febh è venuto fuori questo ceppo del clan distaccatosi tempo addietro. Penso di aver trovato un modo fiquo per intrecciare il tutto con la Lama Insaguinata e darti uno spunto per sviluppare la storia del tuo clan. Vediamo di divertirci e farti prendere il livello II :guru:

    Ps. La giocata potrebbe avere un contenuto un po macabro.
     
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    Capitolo Primo
    Un'altra notte insonne




    Atto I
    La gravosità del passato †

    Mi ero oramai rassegnato a questa mia natura. Mi ero rassegnato a dovermi alzare di notte, a dover uscire per "cacciare", a cadere in quelle crisi d'euforia che ben poco lasciavano alla mia memoria. Eppure quella sera era diverso. Non avevo pruriti come l'ultima volta, ma mi sentivo come se una ghigliottina pendesse sulla mia testa. Mi alzai dal letto e scesi in piazza: camminai verso il pozzo, e vi ci appoggiai le mani, guardando verso il fondo. La stagione era fresca e piacevole come solo Kiri poteva permettersi ma io sentivo un gran caldo, quasi come se fossi nel bel mazzo di un qualche deserto sunese. La sosta in piazza fu breve, dunque, perché decisi di andare a rinfrescarmi con un bagno. Quando una persona non dorme, dopotutto, diventa irrequieta.

    , immerso nella mia vasca, iniziai improvvisamente a patire un freddo indicibile. « Devo essermi ammalato. » pensai. « Eppure sono in forze. »
    Aprii il rubinetto dell'acqua calda e la temperatura tornò piacevole. Rilassandomi, appoggiai la testa al bordo della vasca e volsi gli occhi al soffitto. « Sembra che il pavimento del terzo piano sia stato ristrutturato. » pensai, mentre notavo che una discreta porzione del soffitto del bagno era di un colore diverso e cementata in modo assai brullo e scarno. Quando giunsi a Palazzo la prima volta, quando Saruhyondo mi scelse, quel posto era abbandonato da secoli. Mi asciugai in modo abbastanza sommario ed andai al piano di sopra, passando per le scale subito accanto alla porta del bagno: quelle scale non portavano da nessuna parte, la cima era murata. Possibile che non me ne fossi mai accorto? Scesi giù, mi rivestii, presi Saruhyondo e mi armai di piccone. Arrivato davanti alla scalinata Saruhyondo iniziò a tremare in modo ossessivo, quasi spaventato.

    Cosa si nasconde dietro a quel muro, Saruhyondo?

    Saruhyondo tacque e smise di vibrare. Ultimamente non voleva condividere con me la sua conoscenza, quasi come se preferisse che studiassi, come se non mi meritassi di apprendere dal suo potere.
    Presi il piccone e, avendo a disposizione l'intera notte, mi misi dell'idea che ci sarebbe voluto del tempo. In realtà mi sbagliavo: alla prima picconata il muro respinse in modo assai brusco l'arma di distruzione edile facendomela cadere giù dalle scale. Contemporaneamente Saruhyondo uscì dal fodero che avevo saldo legato al passante dei miei pantaloni e si appoggiò al muro. Su quest'ultimo, per un istante, comparve un gigantesco sigillo, poi, immediatamente, il muro si sgretolò. La stanza che celava era buia, senza finestre, con all'interno una libreria che si stendeva su tutti e tre i lati disponibili, alta fino al soffitto. Al centro della stanza, non più larga di una manciata di metri, librerie escluse, vi era una bellissima scrivania nera, in mogano, spessa, possente, con incisa su di essa una katana stilizzata. Al centro del tavolo vi era una pagina strappata, con poche parole sopra incise:

    "Ci siamo scissi per questioni Idelogiche.
    Il nostro sangue continua a renderci fratelli ma i nostri cuori sono ormai troppo distanti.

    Noi abbiamo scelto il ferro ed il fragore della battaglia,
    il calore della prima linea e l'onore eterno della guerra.

    Voi avete scelto la famiglia, il Clan, la dinastia,
    la terra e la sicurezza della casa.

    Noi siamo Spirito, noi siamo mondo in Guerra.
    Noi siamo il Sangue che sgorga dalle infinite Battaglie."



    Il foglio sembrava importante; la calligrafia era sicura e ferma. Mi era però totalmente estranea. Il foglio risultava strappato sotto l'ultima frase, si leggeva soltanto una "M" maiuscola nel finale, non vi erano sigilli né altri segni di riconoscimento. La cosa che più mi soddisfaceva di tutto ciò, oltre alla scoperta, era il tono altisonante delle parole, l'imposizione dello stato di autorità, il sentimento di cameratismo tra soldati. Il mio cuore e la mia mente erano gonfi d'idee e speranze e questa sensazione mi ridiede il sonno che avevo perso qualche ore prima. « Ci penserò domani », dissi tra me e me, « voglio conoscere tutti i segreti di questi libri. »
    Andai a coricarmi ancora con quella inebriante sensazione addosso. Così mi addormentai. Non mi accorsi del chakra cremisi che iniziò a sprigionarsi dal documento trovato in libreria. Il Chakra si intrufolò nella mia mente in un istante. Avevo attivato un fuuinjutsu vecchio di centinaia di anni, e Saruhyondo ne fu il vincolo: eravamo stati scelti come nuovi Generali del Clan Kenkichi!


    " Sveglia fratelli di sangue. Il Bosco dell'Upupa vi chiama all'appello. La strada vi sarà indicata. "







    Narrato.
    « Parlato. »
    « Pensato. »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.





    OT/ Ho ambientato questa giocata dopo quelle che ho già attive per giustificare un po' il tutto. La cosa non dovrebbe creare wormhole legendosi.
    EDIT: C'era un errore di impaginazione: corretto! /OT

    Edited by Ade Geist - 7/10/2015, 17:32
     
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    Quella visione mi sconvolse: era un semplice sogno ma il volto di quella ragazzina sembrava reale...potevo sentire l'odore del sangue, il suo respiro affannoso e percepire immane aura di pericolo che la circondava. Ogni cellula del mio corpo mi spingeva ad incamminarmi verso la Rosa. Partii prima dell'alba, quello stesso giorno, come in preda a quella rance che mi pervadeva quando il combattimento si faceva più avvincente e il sangue iniziava a dominare la scena. Era più forte di me, ora avevo solo quello in testa...per un attimo complotti, guerre e quant'altro vennero completamente rimossi. Dovevo sapere cosa stava accadendo! Non dissi a nessuno della mia partenza anche se probabilmente chi di guardia alla villa mi avrebbe visto correre con un razzo verso il cancello per poi sparire da Oto attraverso il South Gate.

    :::

    Il Bosco dell'Upupa era la naturale continuazione di quello dei Sussurri, delimitato solo dal confine immaginario del territorio del Suono. Però man mano che ci si addentrava nei territori del Kotetsu Bara, più la flora e la fauna cambiavano. L'oscurità e insidiosità della parte Otese dava ora spazio ad un più marcato misticismo: ogni albero, pozzanghera o roccia smbrava essere avvolta da una patina di energia che nel suo insieme rendeva il bosco un luogo incantato. Non a caso i Kappa si erano insidiati in quella zona...Tuttavia io non feci molto caso a ciò che mi circondava, una scia di sangue olfattiva mi stava guidando da diversi minuti ormai verso zone mai esplorate. Mi stava portando verso ovest, nella parte meno fitta di alberi che pian piano dava spazio all' Ibara no Sabaku, il deserto. Non ero un sensitivo, non lo sono mai stato, ma ad un certo punto potei percepire nitidamente un altro ninja in avvicinamento. Era una sensazione strana, era come se in qualche modo una parte di me, o forse solo del mio sangue, era fuori dal mio controllo ma si avvicinava sempre più. Non potevo averne il controllo quindi continuai a seguire l'odore di sangue, continuando a monitorare quel qualcosa in movimento.

    png

    Era ancora buio, il sole stava per sorgere, ma i miei occhi allenati a fendere l'oscurità mi permisero di distinguere la sagoma di un corpo, disteso a terra. La scia di sangue condceva proprio lì! Mi arrestai bruscamente difronte a quel cadavere dilaniato: il suo collo era praticamente staccato dal resto del corpo immerso in una pozza di sangue. Era accaduto da poco, lo si capiva dalla lucentezza del liquido ancora sgorgante dalle principali vene e arterie. Mi avvicinai per cercare di individuare di chi si trattasse ma ancora prima di giungere ad una conclusione, i miei sensi mi avvertirono di un imminete pericolo! Peccato che fosse troppo tardi; la trance appannava le mie capacità percettive e non mi faceva restare lucido.
    Era una trappola!

    png

    Quello che doveva essere un grosso tronco di albero, o quelcosa del genere, mi colpì in pieno volto sbalzandomi di almeno 4 metri e facendomi rovinare a terra senza sensi [For 975, Pot 50]. Il grande Garth messo K.O. con un solo colpo...e per fortuna riuscii a rafforzare la mia difesa [MedioAlto, overcup->res 950, ferita QuasiGrave] tramite il chakra, altrimenti avrei potuto dire addio alla testa!

    :::

    Keiji sarebbe stato condotto davanti lo stesso cadavere e avrebbe potuto percepire come il Garth un altro ammasso di sangue nelle sue vicinanze che sembrava puntare al suo stesso traguardo. Tuttavia la differenza di velocità gli avrebbe permesso di arrivare con sufficente ritardo per vedere l'ombra di un essere gigantesco scomparire tra il fogliame con in spalla quello che sembrava il corpo di qualcuno dalla cui testa sgorgava del sangue...era veloce e già troppo distanze, tentare di raggiungerlo sarebbe stato impossibile.

    Analizzando il cadavere a terra, il genin avrebbe potuto scoprire diverse cose. Era chiaramente uno studioso, un ricercatore residente alla Rosa D'Acciao. Sembrava anche un esperto di medicina in quanto portava con se delle fiale per il sangue, diversi strumenti e apparecchi medici. Frugando bene tra i suoi indumenti, il kiriano avrebbe potuto trovar euna lettera custodita in una tasca interna della giacca. Il suo contenuto era:

    " La sua spedizione alla ricerca della tribu Ketsueki no kemono è stata bocciata. Per tanto non le sarà fornito nessun supporto militare nè tantomento fondi per perpretare nelle sue teorie e congetture ad oggi infondate. Non esiste nulla del genere, se ne faccia una ragione. "

    Era datata a quattro giorni prima e firmata da un certo Yuri Fukushima. Apparte qualche kunai ed esplosivo e il necessario per una spedizione di più giorni nel bosco non vi era null'altro di rilevante. Lo sventurato non era un ninja, questo era evidente.

    L'unica pista era la scia di sangue che quella montagna in movimento lasciava dietro di lui...non gli rimaneva che seguirla?!



    CITAZIONE
    Il Garth è K.O. !!!


    Edited by DioGeNe - 7/10/2015, 20:01
     
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    Capitolo Secondo
    Sulla scia di sangue




    Atto II
    La Rosa d'Acciaio

    Quel che vidi per tutta la notte fu l'agghiacciante volto di una ragazza, completamente scorticato, grondante sangue, che bisbigliava parole con un tono lugubre, profondo, quasi cavernoso della voce. Le sue ferite, i suoi occhi, il suo inquietante sorriso mi ricordavano la descrizione che Saruhyondo fece del sottoscritto quando per la prima volta fui colto dalla mia sete. Quando mi svegliai poche ore dopo, l'unica cosa che mi premeva era andare a ricontrollare quella biblioteca che avevo scoperto qualche ora prima, seppur il sogno che avevo fatto mi aveva lasciato una strana sensazione addosso simile a quella che si prova quando si vuole fare qualcosa ma si sa di non poterla fare per delle impedenze. Scesi al piano inferiore e andai verso quel nuovo luogo di sapere che stavo agognando con tutto me stesso: salii le scale, entrai nella stanza e l'unica cosa che trovai fu una pergamena poggiata a terra in una stanza completamente vuota. Tutto quello che avevo visto la notte precedente era scomparso. La scrivania, la libreria, il sapere. Tutto vuoto. Non appena presi quella mappa, però, il magone angosciante che avevo sullo stomaco, la sensazione di cui vi ho parlato poco fa, sparì: tra le mani avevo parte della conoscenza che cercavo; forse non l'atavica storia del Clan ma comunque un punto di partenza, una sua stilla, se così si può dire. Aperta la pergamena, ne scoprii la su natura: era la mappa di Kotetsu Bara. In alto a destra, scritto con un rosse cremisi sul giallo vetusto del foglio, si poteva leggere Ketsueki no kemono, seguito da un grande punto interrogativo. Come quel pezzo di carta fosse riuscito a giungere nella mia casa, come quella libreria avesse fatto a rimanere nascosta così a lungo e, parimenti, a sparire nel giro di qualche ora, sembravano problemi non esistenti, in quel momento. Non sapevo da che punto incominciare ad interrogarmi. Non avevo idea di cosa o chi fosse Ketsueki no kemono, ma poco importava: il mio corpo era interamente proteso verso la Rosa d'Acciaio. "Le Radici profondo del sangue non gelano" mi aveva detto Saruhyondo, alla Costiera. In quel momento capii cosa intendesse. Non persi un istante, mi rivestii delle mie bende e dei miei abiti, misi il cappotto cerimoniale e, osservando l'orizzonte che iniziava a tingersi di rosso, mi incamminai verso ciò che stava sussurrando al mio cuore di pompare più forte il sangue nelle vene.

    [...]

    Sembrava di essere sotto una qualche sorta di genjutsu; l'atmosfera era quasi sognante, ogni essere vivente o meno pareva essere attraversato da una luce cristallina e di riflettere tutto lo spettro cromatico, non un solo colore. Mi sembrava quasi di essere nel bel mezzo di una cristalleria in un giorno di sole intenso. Gli alberi sembravano, con le loro foglie, enormi flussi di chakra che uscivano dalla terra ed ogni tanto, tra l'uno e l'altro, riuscii perfino ad intravedere qualche Kappa. « E quindi questa è Kotetsu bara ed il bosco in cui mi trovo dovrebbe essere il bosco dell'Upupa, secondo questa pergamena. E' un luogo magnifico », pensai tra me e me, mentre fugacemente e molto di rado, alzavo gli occhi dalla mappa per controllare che stessi percorrendo il giusto sentiero. Piano piano gli idilliaci alberi che mi avevano accompagnato fino a quel momento, l'erbetta esile che mi lambiva i pantaloni e i piccoli ristagni piovani che si alternavano lungo la via, iniziarono a farsi più radi, fino a quasi scomparire. La mappa mi diceva che se avessi continuato in quella direzione avrei trovato il deserto della Rosa, l'Ibara no Sabaku, ma fu altro a cogliere la mia attenzione. Avevo addosso la stessa sensazione che si ha quando senti un rumore nella notte vicino a te ma non sai cosa l'ha causato: percepivo qualcosa ma non riuscivo a capacitarmi di cosa fosse, un uomo, suggerivano i miei sensi, ma da quando in qua ero in grado di percepire il chakra e le altre persone?

    Non è Chakra, Keiji.
    E' molto più saporito e ti è molto più affine.
    E' Sangue.

    Stavo dunque percependo del sangue, era mai possibile? Saruhyondo non mi aveva mai mentito, seppure ancora non avesse espresso nessun parere sulle mie azioni né su ciò che era accaduto, e questo era molto strano.
    Quando riabbassai gli occhi sulla mappa, vidi che era comparsa una goccia di sangue poco più giù rispetto a dove mi trovassi. La situazione generale era alquanto bizzarra. Cercai di allontanare dalla mia testa quella percezione, quell'essenza, mentre mi dirigevo verso quel che avrebbe indicato la macchia di sangue sulla pergamena. Quando arrivai nel luogo denotato dalla mappa, prima ancora di preoccuparmi di cosa stesse indicando, notai immediatamente in lontananza, tra il fogliamo, un gigantesco essere portare in spalla qualcosa di altrettanto enorme, forse il corpo di una persona ferita, vista la scia di sangue che partiva qualche metro davanti ai miei piedi e che andava in quella direzione. Pensai subito di seguirlo, interpretando erroneamente il segno sulla mappa come quella persona, ma era troppo veloce, non sarei mai riuscito a stare al suo passo. « Potrai pure correre più velocemente di me, ma non stai affatto nascondendo le tue intenzioni, se non ti preoccupi della scia di sangue che ti stai lasciando appresso. »Appena notai questa linea rossa che ci collegava, però, qualche metro più in là notai anche ed inevitabilmente un cadavere barbaramente decapitato, immerso in una pozza di sangue, con gli occhi ancora sbarrati. Tutto quel liquido cremisi mi diede un po' fastidio ai denti, me li fece prudere ma riuscii a concentrarmi sullo scopo per il quale mi trovavo in quel posto e a trattenermi. La luce che da poco era sorta, poi, mi garantiva almeno un'altra mezza giornata di controllo totale. Ricontrollai la mappa: mi trovavo esattamente nel punto indicato. La macchia rossa contrassegnava questa carcassa. Mi soffermai un attimo ad osservarla e notai subito il colore acceso del sangue, segno che non fosse molto tempo che quell'uomo si era allotanato dalla vita. A prima vista si poteva quasi subito escludere che fosse un ninja ma preferii cercare altri indizi nel suo corpo che potessero confutare o meno questa idea. Trovai subito delle provette, dei filatteri per il sangue e svariati utensili medici. Contemporaneamente però, trovai anche quattro kunai, degli esplosivi e provviste. « Difesa minima e necessaria. Si aspettava che qualcuno lo attaccasse oppure sapeva che ciò che stava facendo era molto rischioso e lungo, vista la quantità di provviste che si è portato dietro. » Potei dunque escludere definitivamente che fosse un ninja. Decisi di controllare nuovamente gli abiti, magari potevo non aver visto una tasca interna; infatti, in prima analisi, non mi ero accorto della lettera all'interno della sua giacca.


    " La sua spedizione alla ricerca della tribu Ketsueki no kemono è stata bocciata. Per tanto non le sarà fornito nessun supporto militare nè tantomento fondi per perpretare nelle sue teorie e congetture ad oggi infondate. Non esiste nulla del genere, se ne faccia una ragione. "

    Subito notai il riferimento a Ketsueki no kemono e potei apprendere che fosse una tribù, quindi un gruppo di persone. Chissà quale fosse il collegamento con me e con i Kenkichi. Ad avvalorare la tesi della lunghezza della missione che il povero malcapitato si era auto-imposto trovai anche la data della suddetta lettera: quattro giorni prima rispetto alla sua morte, cioè il giorno corrente. La questione pareva farsi sempre più intricata.
    Mentre pensavo a come sciogliere la matassa che si era venuta a creare, quella strana sensazione, quel captare qualcosa a me estraneo eppure così vicino si faceva sempre più forte, fino al punto che non potei più ignorarlo. Sembrava indicarmi la scia di sangue vicino al cadavere: dopotutto era l'unica pista - in tutti i sensi - che avevo, non potevo esimermi dal seguirla.






    Narrato.
    « Parlato. »
    « Pensato. »
    Anima di Saruhyondo.
    [font=Felix Titling] Anima di Keiji.


     
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    La traccia di sangua continuava nel bosco per quasi due chilometri. Seguirla non sarebbe stato complicato ma una cosa era certa: chiunque stava perdendo tutto quel sangue era in guai seri, se non era già morto. Le parti più intricate degli arbusti e radici erano già state strappate, la strada era stata spianata da quella creatura che il kiriano aveva potuto individuare anche se solo di sfuggita. La traccia finiva nei pressi di un lago di media grandezza, attorniato da una fitta zona di lunghi (circa 9 metri) bambu, sovrastato da una sequenza di piccole cascate che portavano a quote più basse la limpida acqua proveniente dai vicini monti del Ryū no Chēn. Non vi erano molte scelte, per continuare bisognava immergersi...o forse no?

    Entrado in acqua si poteva scorgere un'unica insenatura che conduceva ad oltre 18 metri di profondità al di sotto della cascata verso quello che sembrava a tutti gli effetti un ingresso segreto. Decidere di prendere quella via non sarebbe stato così semplice in quanto nè si sapeva se vi fosse realmente un'uscita nè per quanto tempo si doveva trattenere il respiro; ma c'era poco da fare: l'unico modo per scoprirlo era provare.

    Una volta immerso, proprio al centro del cunicolo sotterraneo (ovvero alla prondità più bassa), sarebbe accaduto l'imprevedibile: la lama insaguinata in possesso del Kenkichi avrebbe preso a brillare di un rosso cremisi e avrebbe spinto con grande forza il ninja verso il basso [For 500]! Riuscire a nuotare resistendo a quella grande pressione sarebbe stato oltremodo complicato e sicuramente continuare oltre con quel peso addosso, salvo idee geniali, non era possibile. Il ninja doveva decidere: poteva lasciare la lama e risalire in superfice o provare a continuare.
    Nella seconda ipotesi sarebbe apparso chiaro allo shinobi che, senza compiere azioni particolari, non sarebbe mai arrivato ad uscire dallo specchio d'acqua: la capienza dei suoi polmoni, anche sforzandosi fino allo stremo, era insufficiente anche se ad occhio e croce, non gli mancava poi molta strada da dover percorrere.

    Solo se in grado di andare avanti, ciò che avrebbe atteso dall'altra parte il ragazzo sarebbe stato un mondo completamente inaspettato. Uno stretto cunicolo lo avrebbe condotto fuori dalla caverna sotterranea dalla quale era sbucato aprendosi ad uno spazio molto, molto più ampio!

    jpg

    Era una città, nascosta nel cuore del Bosco dell'Upupa e con il sole che stava sorgendo si poteva classificare solo come uno spettacolo mozzafiato! Un grosso ponte lungo più di 30 metri, i cui pilastri erano ricoperti di una fitta nebbia che ne impediva di vedere la base, conduceva quell'ingresso segreto all'antica fortezza immersa nella natura. Antica perchè sia il tipo di costruzione, con i suoi decori primitivi, il suo stato e la fusione con quella che era la parte più profonda del Bosco, la datava almeno ai tempi dei primi Kage.
    A guardia di quell'accesso vi era un grosso uomo armato di un'ascia appuntita inquitante, parabraccia e gambali di spesso cuoio e elmetto da guerra. Se percepito l'intruso [Percezione 9] l'unica reazione da parte dell'energomeno sarebbe stata attaccare il ragazzo con la sua arma gigante mediante un iniziale colpo di punta e due ampi fendenti obliqui (il primo da destra a sinistra e il secondo viceversa), in rapida sequenza, grignando dopo ogni attacco in maniera del tutto bestiale [Pot 35, Vel 400, For 525]. Mirava a punti critici, nell'ordine: basso ventre, collo e ginocchia adattando il suo corpo alle differenti altezze e tipi di attacchi; di li non si passava, soprattuto non armati!

    " UAAARGGGGGG! "

    :::

    Anche se non poteva saperlo, Keiji era stato individuato sin dal principio: si era lanciato all'inseguimento senza pensare troppo a muoversi furtivamente e un'ombra molto più abile di lui in quel settore già lo stava pedinando a debita distanza [18 metri, Furtività 6].

    jpg



    CITAZIONE
    OT / Ok non ce la faccio proprio a fare una Free tranquilla, facciamo diventare una quest alla morte! ahahaha La facciamo bella lunga così vediamo di farti fare un bel power up ;) / OT


    Edited by DioGeNe - 8/10/2015, 23:24
     
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    Capitolo Secondo
    Sulla scia di sangue




    Atto III
    "Entra nella tana del cremisi coniglio" †

    Mi meraviglia dell'intensità mai calante del sangue che stavo seguendo: i segni in terra erano sempre chiari, mai tracce sparse, quasi mai interruzioni nette. Il sangue perso, dunque era tantissimo; chiunque si trovasse in quella situazione, di certo, non stava passando un bel momento. Fu proprio mentre pensavo a questi dettagli che mi risuonarono in testa come fulmini le parole del sogno della notte precedente. « Sveglia fratelli di sangue », iniziai a bisbigliare. « Il bosco dell'Upupa vi chiama all'appello. La strada vi sarà indicata. » Non avevo fatto caso a quelle parole fino a quel momento. « La strada per questo bosco mi è stata indicata dalla mappa, adesso questa scia di sangue mi sta indicando ancora una via. » in quell'istante, però realizzai un'altra importante informazione: « il messaggio parla al plurale! Fratelli di Sangue. Che chi sto seguendo, magari il proprietario di questo sangue oppure colui che lo porta in spalla come una preda, sia un Kenkichi come il sottoscritto? » lo sfondo dei miei pensieri rivelatori erano arbusti strappati, alberi policromatici in eterna attesa e radici sovvertite; la confusione dell'armonia di quel paesaggio rispecchiava esattamente quel che avevo in testa: le certezze secolari della mia tacita Saruhyondo si facevano sempre meno certezze. Possibile che fossi sulle tracce di un sapere più antico, oppure la mia lama, vincolo immortale dei miei poteri, non mi riteneva ancora degno di tutto il suo sapere? Non sapevo se la scia di sangue che stavo seguendo mi avrebbe portato dinnanzi alle risposte che aspettavo ma in cuor mio lo speravo, lo speravo con tutto me stesso.
    D'improvviso, l'infinita tonalità del bosco, la gioia innata della vegetazione si rifletteva davanti a me in un grande specchio d'acqua, un lago. Estrassi la mappa, cercando di capire dove fossi arrivato; le tracce di sangue finivano sulla costa. « Uhm, questo dannato foglio impregnato di chakra. » pensai, notando che la mappa fosse totalmente cambiata, meravigliandomi una seconda volta; l'unica cosa che mi mostrava, adesso, era il lago dove mi trovavo, il nome dei monti circostanti e una grande, grossa macchia di sangue al centro. Sotto, le seguenti parole: "entra nella tana del cremisi coniglio". Stava probabilmente sbeffeggiando una storia per bambini vecchia di secoli, ma ancora non capivo cosa volesse dire.
    Tutto intorno al lago vi erano degli altissimi bambù, ad occhio avrei detto più o meno dieci metri, ed esattamente dall'altra parte rispetto a dove mi trovassi, una armoniosa e perfetta serie di cascate che portavano l'acqua dei monti circostanti nel lago. Avrei dato qualsiasi cosa per poter godere di quello spettacolo ogni volta che avessi voluto.

    Mi voltai a destra ed a sinistra, cercando la continuazione della scia di sangue che precedentemente mi aveva portato fino a quel luogo; non vidi niente, mi spostai di qualche passo sia da un lato che dall'altro per cercare meglio ma non trovai nessun proseguimento; possibile che il ferito avesse smesso di sanguinare proprio in quel punto? No, data l'intensità e la mole di sangue che aveva perso fino a quel momento. La scia si troncava bruscamente; tuttavia volli provare a confutare in modo definitivo anche quella ipotesi che già di per sé sembrava confutarsi. Cercai, a passo di corsa, una qualche apertura, una spelonca, un varco, nelle immediate vicinanze del lago, prima nel lato destro, poi, una volta arrivato alla cascata, tornai indietro per cercare anche nel lato sinistro. Niente. C'erano poche altre soluzioni: « i due colossi si sono immersi nel lago, nascondendo così le loro tracce. Non credo volutamente, dato che chi porta la persona ferita non ha cercato di occultarsi fino ad ora. Non vedo altre opzioni. » O probabilmente - e forse a ragione - non ero in grado di vederle.
    Sapevo poco su quel posto, quindi mi curai di non lasciare niente al caso: non potevo togliermi i vestiti per nuotare meglio mentre guardavo se quel lago avesse potuto portarmi effettivamente da qualche parte o meno, quindi decisi di immergermi così come mi trovavo, totalmente vestito ed armato. Le mie bende si sarebbero bagnate, forse, addirittura, avrebbero perso la loro stretta fasciatura sul mio corpo ed avrei dovuto toglierle, cosa che non mi avrebbe permesso di nascondere l'identità della mia persona. In quel momento però, era l'ultima cosa importante.
    Feci un passo nell'acqua, poi un'altro: non era affatto fredda, anzi, piuttosto di una dolce frescura quasi primaverile se mi passate il termine: la sua trasparenza mi permise subito di scorgere la vivida vegetazione subacquea, tutta con tonalità fredde, a differenza della vegetazione esterna, per via della presenza dell'acqua, e tutta l'energetica fauna di pesci e pesciolini che si dimenavano intorno ai miei piedi; questi ultimi emanavano una flebile luce intermittente, come quella delle lucciole ma meno intensa e parevano usarla per comunicare tra loro in una danza di piccole fiammelle.
    Feci un altro passo, poi un altro ancora: l'acqua mi arrivava al bacino, le cascate davanti a me erano ancora distanti. Era il momento di immergere la testa ed iniziare a nuotare in cerca di qualcosa.
    Lo feci.

    Silenzio.

    Quasi finto, quasi innaturale. Non si sentiva più niente: la vita esterna non trapassava il velo d'acqua, la vita interna non suonava sotto di questo. Quando iniziai a nuotare, essa pareva non emettere suoni, cioè non sentivo neanche degli spostamenti di liquido accanto a me. Innaturale silenzio.
    Un po' come in quelle piscine moderne, di quelle che i potenti ed i ricchi costruiscono nelle mura delle proprie case, il lago andava da una pendenza praticamente assente alla costa fino ad una discreta profondità sotto la cascata, segno anche dell'erosione delle rocce da parte dell'acqua durata millenni. Cercai in lungo e largo nella parte intermedia, la prima cioè a necessitare di un corpo immerso affinché si potesse distinguere con certezza ciò che si vedeva oltre l'acqua. Niente. Saruhyondo pareva non voler collaborare, se ne stava zitta, senza neanche provare a suggerirmi qualcosa. Proseguii con la parte più profonda, riemergendo ovviamente di tanto in tanto per riprendere fiato e vedere dove fossi all'interno del mini eco-sistema del lago, ma trovai, ancora una volta, un semplice lago abitato da simpatici pesci luminosi. Toccò anche alla parte finale del lago, quella negli immediati pressi dell'ultima cascata proveniente dai monti limitrofi: l'acqua in quel punto era più torbida, come ci si poteva immaginare, quindi bisognava prestare più attenzione ai luoghi che si sarebbero scelti per immergersi e riemergere. M'immersi: scesi due metri, l'acqua si faceva meno mossa e la forza tutt'intorno meno presente. Potei immediatamente distinguere una specie di passaggio, letteralmente un buco sul fondo del lago, largo circa 4-5 metri, sotto la cascata. Tuttavia, i metri che mi separavano da quella apertura erano circa una quindicina, e non sapendo per quanto questa si sarebbe potuta prolungare sott'acqua, non potevo certo rischiare di morire annegato. Dovevo trovare un modo per respirare sott'acqua, oppure per limitare il più possibile il tempo che avrei speso senza fiato. Riemersi, spingendomi velocissimamente verso l'alto in quel tremendo silenzio.
    « Ed ora come diavolo faccio? Accidenti a me e quando non penso a delle improvvisate pesche subacquee. » pensai ironicamente; non sono mai stato capace di pescare, a dir la verità. Tornai a riva di gran carriera, nonostante tutto non ero certo dimentico del fatto che il mio fratello di sangue del sogno potesse essere il tizio ferito e che non se la stesse passando troppo bene mentre io ero lì a farmi una nuotata. Mi fermai in piedi, osservando il panorama: ero un ninja abile nell'arte della spada, per il resto, non sapevo fare molto altro. Persa Saruhyondo avrei perso, quasi immediatamente dopo, anche la mia vita. Come poteva venirmi incontro questa mia abilità ancora una volta? Poteva, la mia arte Kenkichi, aiutarmi in questa situazione? Estrassi Saruhyondo dal mio fianco e la puntai verso la cascata: chiusi un occhio e percorsi la lama per tutta la sua lunghezza con lo sguardo, come se questo mi aiutasse a pensare. Stavo puntando a ciò che si trovava all'estremità di essa, al mio fine: la cascata. Cosa avrei dovuto fare per raggiungerla? Cosa c'era, in quell'immaginario percorso affilato lungo la mia spada, nel mezzo? Guardai ancora Saruhyondo e notai il riflesso sulla sua lama: « Ma certo, i bambù! » esclamai nella mia testa, entusiasta. Il riflesso della lama mi mostrava quelle lunghissime canne cave che costeggiavano tutt'intorno il lago. Corsi rapidamente a verso una di loro, e con un deciso colpo ne recisi il tronco a pochi centimetri da terra. Me ne sarebbe bastato uno solo? Dovevo farmelo bastare perché non sarei stato in grado di tenere in equilibrio quasi venti metri di bambù. Già una decina di metri erano abbastanza lungi per un boccaglio. « Ma se avessi come controllare la punta? » pensai. Effettivamente sarebbe stato tutto ben diverso perché se avessi avuto modo di controllarla, anche solo ribilanciandola in avanti o indietro, avrei potuto gestire meglio la situazione.
    Presi dunque un sasso di medie dimensioni, pesante forse tre chili, ed estrassi dal mio - bagnato - cappotto i venti metri di nylon che mi portavo sempre dietro; il sasso sarebbe stato il contrappeso necessario per controllare la punta mentre con le mani ed il nylon avrei ribilanciato il peso tirando verso di me o lasciando che il sasso tirasse verso il basso. A quel punto praticai un foro che attraversasse il bambù all'estremità, circa cinque centimetri al di sotto di essa. tagliai una cinquantina di centimetri di filo - che avrei usato per legare il sasso, e poi lo passai dentro al buco sopracitato facendolo uscire per l'estremità naturale in alto, lo passai anche attorno al sasso, facendoci qualche giro sia in lungo che i largo per fissarlo saldamente, e poi legai il fino all'altra estremità. Avevo il mio contrappeso. Presi i restanti diciannove metri e cinquanta di nylon e li legai alla medesima estremità del sasso, dal buco creato dalla parte opposta, facendolo passare nel medesimo modo e ricongiungendolo, con un nodo ben stretto, all'altra estremità, avvolticciolando i metri in eccesso alla mia mano sinistra. Presi il bambù in mano e mi preparai ad immergermi in acqua. Arrivato più o meno con l'acqua all'altezza del petto, con un rapido movimento portai il bambù sopra la mia bocca, tenendo la testa leggermente piegata all'indietro cosicché potessi fin da subito bilanciare la canna con il nylon nelle mie mani. Proseguii la mia camminata col mio boccaglio, muovendomi sul fondo; avanzato qualche metro, vidi sopra di me il torbido dell'acqua della cascata: era arrivato il momento di immergermi un altro poco, visto che ero a pochi metri dall'ingresso di quel cunicolo nascosto. Mancavano pochi centimetri alla mia canna di bambù perché non fosse completamente ricoperta d'acqua, quindi decisi che era il momento di staccarsi e proseguire in apnea; avevo fatto un bel guadagno, circa una decina di metri, la stessa lunghezza della canna, potevo quindi ritenermi soddisfatto: presi un ultimo, profondissimo respiro dal bambù, mi staccai e scesi ancora di qualche centimetro. A questo punto successe qualcosa che mai mi sarei aspettato: improvvisamente Saruhyondo iniziò a brillare di un rosso intenso, cosa che mai era accaduta prima, ed iniziò a spingere con una incredibile forza verso il basso. Non potevo farci molto, ero sott'acqua, dovevo per forza assecondare quel movimento. Rapidamente scesi fino al letto del lago, mentre la spada continuava a spingere verso il basso. Non sarei mai riuscito a toglierla dalla mia fodera, quindi rimanevano poche soluzioni: nella mano sinistra avevo ancora il nylon che reggeva il bambù il quale, avendo il sasso attaccato all'estremità, una volta entrato in acqua, era sceso sul letto con me. Potevo volgere a mio vantaggio questa situazione. Con il braccio destro impugnai Saruhyondo e la spinsi in avanti con tutta la forza che avessi in corpo: l'importante era riuscire a far toccare alla lama il passante della mia cintura porta-spada in modo tale da tagliarlo e liberarmi da quella presa della morte. Mai come in quel momento apprezzai il fatto che Saruhyondo non volesse stare chiusa in un fodero; dopotutto chi avrebbe voluto vivere in una stretta prigione oscura come il fodero poteva essere per lei? Ogni muscolo del mio braccio era proteso in avanti, anzi, più precisamente con traiettoria obliqua, al basso verso l'alto. Avevo però bisogno anche della mano sinistra: velocemente passai il nylon nel palmo della mano e lo girai intorno ad essa, in modo tale da non perdere il bambù, e la poggiai su Saruhyondo. Lo sforzo muscolare mi richiese tantissimo ossigeno, cosa che in quel momento non potevo permettere di dargli, non potevo certo morire come un idiota qualunque: solo i campi di battaglia avrebbero potuto vedere il mio corpo sofferente! Con questa idea ferma in testa spinsi fortissimamente la mia spada con entrambe le mani, fino a tagliare quella dannatissima cintura. Subito la spada Kenkichi cadde a terra in un muto tonfo. In quella situazione di crisi, alzai subito lo sguardo verso la grottache avevo davanti: mi separavano circa una decina di metri da quello che sembrava esserne il fondo. Tirai subito il bambù verso di me, con un po' di forza: ne afferrai una estremità e la utilizzai come fodero per Saruhyondo, infilandoci la lama della spada che, grazie all'elsa, era leggermente alzata da terra. A quel punto, avendo ancora circa dieci metri di spago arrotolati nella mano sinistra, mi lanciai nuotando velocissimo verso la spelonca. Il fiato iniziava a mancarmi e mi sentivo allo stremo delle forze, ma quei dieci metri libero da impedimenti erano decisamente alla mia portata. Li percorsi in un istante, così come in realtà si era svolta in un istante tutta questa situazione. Sopra di me c'era l'uscita: poggiai le gambe sul fondo e con un forte colpo di reni mi spinsi in alto, uscendo praticamente subito.

    Aria, ossigeno.

    Uscendo, il mio corpo preso un innaturale respiro, profondissimo, rumoroso, quasi. Non avevo tempo da perdere però, non potevo fermarmi a ristorarmi, avevo bisogno di recuperare Saruhyondo. Posi le mani sul bordo di quella che adesso sembrava una piccola pozza, larga circa quattro metri, e mi tirai su. Avevo snocciolato circa 14 metri di filo, quindi nella mia mano restavano saldi ancora cinque metri. Iniziai a tirare, nuovamente facendo appello ad ogni singola fibra bianca dei miei muscoli. Sentivo il bambù che strusciava sul letto del lago. Continuai a tirare, il mio volto iniziò ad assumere una strana espressione di sforzo, quasi quella di un sorriso nervoso. Saruhyondo era sempre più vicina. « Un ultimo sforzo, Keiji! » pensai stremato. Avevo bisogno di smettere di tirare ma non potevo; fui premiato però per la perseveranza. Vidi la Spada di Clan ed il bambù riaffiorare sotto i miei occhi, erano quindi all'estremità della grotta. Smisi di tirare, adesso potevo facilmente - si fa per dire, avrei comunque dovuto sollevare la lama per tre metri - recuperare il vincolo del mio potere. « Dovrò tenerti in mano come una balia, adesso. » dissi a Saruhyondo, ma non era abbastanza vicina per poter sentire quello che avevo da dire, le nostre anime non erano in contatto. Raccolsi un secondo le energie, tirai un profondo sospiro: era arrivato il momento di rituffarsi.

    Silenzio.

    Di nuovo quella immonda sensazione: « Fanculo, DEVO SALVARE SARUHYONDO! » pensai. Sapevo che senza di lei io non ero niente ma allo stesso tempo lei senza di me. Eravamo l'unico battaglione rimasto, gli unici membri delle nostre fila a mantenere alta la bandiera della nostra armata. Eravamo gli ultimi Kenkichi e la nostra storia non si sarebbe certo interrotta per un po' d'acqua. Appena raggiunsi il fondo, cercai l'appoggio più saldo possibile con i piedi, poi mi piegai sulle ginocchia, rannicchiandomi su Saruhyondo: con entrambe le mani afferrai la lama per l'elsa da una parte e sul manico dall'altra, stringendo forte; mi tagliai ma il dolore fu niente in quel momento. Ancora una volta, ponendo tutta la forza necessaria, tutta la forza che il mio corpo era in grado di produrre, mi spinsi fortissimamente verso l'alto. Riuscii a sollevarla dal letto del lago ed a tirarla verso l'alto; non appena la spada si era staccata da terra, la magica forza che la attirava verso il basso e quel sinistro e bellissimo bagliore cremisi iniziarono gradualmente a scomparire, dandomi la possibilità di tirare un piccolo sospiro di sollievo.

    Mi hai fatto prendere un bello spavento.
    Non ci riprovare mai più.

    La lama non mi rispose. Forse era il luogo dove mi trovavo, ma sembrava che essa non fosse più in grado di comunicare con me. La cosa mi indispettiva non poco, non ero più abituato a stare solo.

    Non potevo più legarla in vita, dovevo tenerla stretta saldamente nelle mie mani. Avevo la sensazione che non sarebbe stata la prima volta che qualcuno o qualcosa avrebbe cercato di separarmi dal mio vincolo di potere. Dovevo stare in guardia. Proprio a fronte di questa necessità decisi di attingere al potere della mia spada prima ancora di poter incontrare qualche minaccia: sarei stato più silenzioso, più scaltro, più attento, se avessi attivato l'hijutsu.
    Era il momento di recuperare il mio nylon: proprio come si fa col rocchetto di una canna da pesca, usai la mia mano per avvolgere il filo fino a che non vidi riemergere l'estremità della canna; tagliai il nylon all'altezza del nodo fatto per assicurarlo alla canna, lo staccai dalla mia mano e lo riposi nella tasca zuppa del mio cappotto.

    Appena mi voltai però, il panorama un po' ripagò l'enorme sforzo fatto: dinnanzi a me si stagliava a tutti gli effetti una città, e in special modo, una fortezza raggiungibile attraverso un lunghissimo ponte lungo una trentina di metri, sorretto da degli enormi pilastri di cui non vedevo l'inizio per via della fitta nebbia che giaceva sotto tale fortezza. A prima vista sembrava un luogo piuttosto antico, ma non ero capace di datarlo, neanche per sommi capi. « Il Bosco dell'Upupa è un posto meraviglioso. » ripetei ancora nella mia testa. Piano piano iniziai a percorrere quel lunghissimo ponte finché non potei vedere distintamente un ennesimo energumeno che sembrava fare da guardia all'accesso della fortezza. Non pareva affatto avere buone intenzioni, la sua gigantesca ascia e il suo vestiario erano decisamente datati ma pur sempre temibili ma, ancora una volta, non vedevo alternative se non quella di avvicinarmi per cercare informazioni.

    « Pessima scelta. »
    Fu il mio unico pensiero non appena, quando ci separavano circa quattro metri e mezzo, quel gigante mi corse incontro con fare tutt'altro che gentile. Saruhyondo non voleva rispondermi ma sembrava darmi tutto ciò che mi era necessario per poterlo fronteggiare. Il suo primo attacco fu una specie di affondo, un colpo di punta tirato con quella sua gigantesca ascia, diretto niente meno che al mio basso ventre; tsk, mossa tipica da elemento scorretto! Era veloce, nonostante le sue dimensioni, ma non più veloce di me: con un piccolissimo aiuto in chakra nelle mie gambe, feci un piccolo balzo all'indietro, circa un metro, evitando la punta della spada. La sua offensiva però non era certo finita lì: caricò subito l'ascia tirandola verso destra e poi si esibì in un fendente semicircolare all'altezza del mio collo. Ancora un colpo veloce, ma non certo così veloce: avevo imparato dal primo, non avevo bisogno di ripetere ancora per capire quando spostarmi; rapidamente, non mi mossi dalla mia posizione ma portai indietro il collo e la schiena di qualche centimetro, facendomi passare la lama esattamente davanti agli occhi. « Un po' di sana adrenalina è quello che ci vuole! » Il colpo però non aveva finito la sua corsa: il selvaggio - era questo ciò che pareva l'avversario che mi trovavo di fronte - abbassò leggermente lascia per tornare indietro con lo stesso movimento ma mirando stavolta alle mie ginocchia. Non ero nella posizione più comoda per evitare un colpo di quel tipo, ma trovai comunque come trarne profitto: riportai immediatamente il busto in avanti e allo stesso tempo spostai la gamba sinistra indietro, col piede rivolto perpendicolarmente rispetto al corpo, portando su di lei tutto il peso. Immediatamente la gamba destra si distese in modo completo, seguendo il movimento dell'altra. Questo non mi evitò una piccola ferita, lieve, leggermente sanguinante ma solo superficialmente. « Dannazione! » pensai, prima di realizzare che, in quel momento, l'offensiva era passata a me. Gli attacchi che avevo subito non sembravano andarci per le leggere, io non mi sarei certo fatto trovare impreparato. Per prima cosa, avrei ripagato il bastardo con la sua stessa moneta: rispostando il peso sulla gamba sinistra avrei cercato un affondo diretto immediatamente al cuore, attingendo al potere di Saruhyondo affinché colpisse sia con più brutalità sia con più inclemenza, coadiuvando il tutto con un buon impasto di chakra per migliorare la velocità del mio colpo.

    Sia che questo attacco fosse andato a buon fine, sia che questo non avesse colpito il bersaglio, il mio secondo attacco sarebbe stato un fendente ascendente, dall'anca a sinistra alla sua spalla destra. Sarebbe stato anche questo aiutato da Saruhyondo.
    Se questo attacco non fosse andato a segno, alla stessa maniera avrei portato un colpo discendente, da destra verso sinistra, senza però osare troppo, questa volta.
    Se questo colpo fosse invece andato a segno, avrei impugnato la spada con due mani una volta completato il tragitto ed avrei cercato di tagliare la gola al mio avversario con un attacco rivolto ancora da destra verso sinistra.

    Era finito il tempo dei giochi. Qualcuno mi voleva in quel posto ed io dovevo scoprire il perché. Avrei impugnato la spada saldamente con due mani, mettendomi in guardia per eventuali attacchi avversari.




    StatisticheStatusLieve mano sx (sanguinamento leggero)
    Lieve coscia sx
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I] Balzo all'indietro
    [Slot Difesa II] Spostamento baricentro
    [Slot Difesa III] Spostamento del peso


    [Slot Azione I] Affondo
    [Slot Difesa II] Fendente ascendente
    [Slot Difesa III] Fendente discendente
    If
    [Slot Difesa III] Fendente orizzontale alla gola


    [Slot Tecnica] Attivazione Hijutsu


    ///



    Narrato.
    « Parlato. »
    « Pensato. »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.




    OT/ Evvai, una quest alla morte! D: Devo sistemare la "visibilità" del Chakra e delle ferite in tabella ... moddo domani perché ora non mi ricordo come si fa. X°D /OT
     
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    Il kiriano se l'era cavata bene con la faccenda del lago e della spada, era evidente che il suo legame con quel metallo era fortissimo e l'ingegnosità che mise in campo lo dimostrò a pieno. L'arma aveva una vitalità, una propria volontà e il fatto stesso che poco prima aveva agito contro il ninja, lo rendeva giustamente preoccupato. Cosa poteva aver indotto la lama a non far avvicinare il suo padrone in quel luogo? il Kenkichi in effetti non l'aveva vista in questi termini: che stesse cercando di proteggerlo? E se si, da cosa? Che l'antico manufatto conoscesse già quel luogo?

    Una volta giunto nel villaggio segreto l'approccio utilizzato fu quello diretto: dopotutto era un combattente del Sangue, un ricercatore di quelle sensazioni forti che solo uno scontro alla morte poteva dare. Il gigante attaccava con tutta la forza che aveva addosso ma il kiriano rispose bene ai colpi, subendo pochissimi danni. Certo, difendersi da un colpo di punta (portato con un'arma di quelle dimensioni) arretrando era stata una scelta piuttosto azzardata ma per fortuna la punta dell'arma non andò oltre il metro guadagnato dai riflessi dell'accademico. C'era un che di folle nel suo stile di combattimento poichè anche la difesa sul secondo colpo fu al limite della sicurezza: avrebbe potuto sentire lo spostamento d'aria a pochi centimetri dal sul petto e i suoi capelli, mancandolo di pochissimo nuovamente. Anche il terzo dimostrò una tattica del tutto conservativa, mirata a minimizzare lo spreco di energie e i movimenti superflui. Tuttavia sarebbe riuscita a mantenere quell'assetto per l durata di un intero scontro? Un avversario esperto poteva facilmente adattarsi a quel modo di combattere da folli, sempre sul filo del rasoio, e usarlo a suo vantaggio!

    In ogni caso, arrivò il momento dell'offensiva. I colpi erano ben portati ma il problema era un'altro, molto più profondo e radicato all'interno dell'arma che stava impugnando. La guardia non si difese minimamente dagli attacchi e lasciò che l'arma impattasse il suo corpo senza però provocare il minimo danno! Dopo il secondo ed infine il terzo tentativo ormai sarebbe parso chiaro al ragazzo che il costrutto fonte del suo potere non gli sarebbe servito a molto in quella circostanza...era forse questo quello che poco prima l'arma stessa gli stava cercando di comunicare? Sull'ultimo assalto la risposta dell'uomo sarebbe stata fulminea e inaspettata [S&M]. Avrebbe tentato di afferrare la lama a contatto con il collo, prendendola dal lato tagliente e senza subire il minimo danno. In forza era leggermente superiore al kiriano, quindi divincolarsi da quella presa sarebbe stato impossibile.
    Avrebbe quindi avvicinato l'arma, e anche il ragazzo qualora non avesse lasciato la presa, a se e avrebbe detto urlato in una strana lingua tribale:

    " Angdad aku MERE! "

    A quel punto avrebbe allontanato il suo rivale mediante un ampio movimento di braccio per poi riafferrare con due mani la sua arma. Era pronto ad un nuovo round di combattimento quando un altro ninja sarebbe apparso dalla caverna alle spalle dello shinobi. Quando era arrivato?!

    " Dune Morua, dune! "

    Era un ragazzino, basso e dal fisico asciutto, e urlava ancora zuppo per il viaggio attraverso il cunicolo nel lago, in direzione dei due. Avrebbe quindi raggiunto la guardia per poi sedersi sulle sue spalle e tranquillizzarlo sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Sembrava un duo affiatato.

    " Erano almeno cento anni che non si vedeva un Kenkichi da queste parti! Ma la tua spada non mente. Cosa ti porta qui? Ti pedinavo da un po ormai, certo che in quanto a furtività sei proprio scarsino è..ma devo dire che non hai impiegato poi molto tempo a capire come superare la prova del lago. Io sono Sione mentre lui è Morua...non parla la tua lingua però se hai resistito ad un suo attacco vuol dire che non sei tanto male! "

    Era palesemente eccitato, come se il tuo arrivo rappresentasse un salto di qualità considerevole il lavoro di guardiano che era tenuto a compiere. In effetti poteva immaginarlo, non dovevano giungere nel villaggio poi molti visitatori...anzi, visto il contenuto della lettera trovata in possesso dello studioso, proprio nessuno. In un attimo la situazione era diventata molto più tranquilla e pacata: che fosse il sangue che scorreva nelle tue vene una garanzia valida a non schedarti come intruso?

    " Allora, cosa vuoi da noi? Cosa ti ha portato qui? Devo dirtelo, una volta giunti fin qui l'unico modo per andarsene è avere il permesso della vecchia Tadnekomaryouse..ops, nella tua lingua Kenmeina nekuromansā (saggia necromante) e ti posso assicurare sarebbe inutile mentire. "

    Proprio in quel momento, da uno delle insenature nella costruzione partirono tre frecce dirette ai piedi dell'accademico, tra lui e il duo di guardiani. Il metalli utilizzato per la punta era di un rosso cremisi e lo stesso arco che le aveva scoccate vantava le stesse tonalità di colore. Seguì una voce acuta provenire dal punto dal quale erano state lanciate:

    jpg

    " Tu essere paturescu, Sione. Non sapere ancora nulla di hiuo. "

    " Stiamo solo parlando! Magari è qui per un motivo valido! Non è così?! "

     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Capitolo Terzo
    Ataviche Conoscenze




    Atto IV
    Insoliti convenevoli

    « Cosa diavolo sto fronteggiando? » pensai, quando vidi la mia lama penetrare il cuore dell'energumeno che avevo dinnanzi ed uscirne totalmente pulita e immacolata mentre la ferita si richiudeva dietro di essa. Non mi persi d'animo e passai al secondo fendente, quello obliquo, e questa volta la spada sembrava non scalfire neanche il corpo del mio avversario, alla stregua di quando si prova a tagliare l'acqua di una cascata; il suo flusso sembrerà scindersi, ma solo per un istante: riprenderà poi la sua eterna corsa come se niente fosse successo.

    Cosa Succede, Saruhyondo? Perché non lo scalfisco!?

    Chiesi con forza alla spada Kenkichi, ma ancora una volta non volle rispondermi o non poteva. Ero assai turbato, non potevo nasconderlo. La cosa che mi trovavo davanti era gigantesca e la sua ascia non era certo da meno; il lieve taglio che mi aveva inferto con l'attacco precedente l'avevo sentito, era reale, non come per lui parevano essere finti i miei colpi. Che stessi lottando contro un'illusione? Che fossi sotto l'effetto di un genjutsu? Non riuscivo a capire. Avrei potuto utilizzare il rilascio, se la situazione fosse stata diversa, ma ero troppo vicino, non potevo allontanarmi senza rischiare di scoprirmi e dare all'avversario l'occasione di attaccarmi indifeso. Provai un ultimo attacco al collo, questo da destra verso sinistra, sperando di staccare di netto la testa del mio avversario: dopotutto, trafiggerlo poteva risultare inefficace, ma recidere la testa dal collo era un altro paio di maniche.
    Raccolsi le forse e sferrai il colpo: il selvaggio guardiano frappose velocissimamente la mano tra il suo collo e la mia spada, afferrandola dalla parte della lama e stringendo con forza per fare presa. Provai a divincolarmi sfilando la spada, ma, un po' per il taglio che avevo riportato prima recuperando Saruhyondo, un po' per la grande forza che il mio avversario sembrava mostrare, non riuscii a liberare la spada dalla sua morsa. Con forza trascinò la spada e me con lei, visto che non avevo intenzione di lasciarla, verso di lui gridando qualcosa, probabilmente in una lingua a me estranea. Subito dopo fui sbalzato via con un gesto violento del braccio. Non appena toccai terra feci una capriola all'indietro e poi un piccolo salto, sempre in direzione opposta al gigante: durante queste due azioni, cercai di metter mano alla tasca del mio cappotto per estrarre tre spiedi da posizionare nella mia mano sinistra le dita, uno tra l'indice ed il medio, uno tra il medio e l'anulare e l'altro tra l'anulare ed il mignolo. similmente a come si fa con un tirapugni. Il tutto era volto al rimettermi immediatamente in guardia con la spada diritta a puntare il mio avversario e la mano sinistra dietro la schiena. Il Guardiano sembrava pronto ad un secondo round, infatti afferrò con entrambe le mani la sua enorme ascia ma qualcosa lo interruppe. Dietro di me, silenzioso, letale probabilmente, come poche persone erano capaci, apparve un ragazzino. Era totalmente bagnato, proprio come il sottoscritto, segno che probabilmente si era cimentato nella mia stessa impresa del lago; le parole che stava urlando però, erano un indubbio monito del fatto che fosse un concittadino del colosso selvaggio che avevo dinnanzi. Mi passò accanto e potei osservarlo meglio: era piccolo, minuto, molto magro, probabilmente anche molto giovane. Saltò sulle spalle del mio avversario, quasi come se fosse una cosa naturale: « Qui si mette male, molto peggio della piega che tutta la questione aveva già preso. » pensai, temendo che i due potessero amplificare la loro forza combattendo in coppia. Nel frattempo vidi il ragazzo sussurrare qualcosa nell'orecchio del guardiano; quest'ultimo immediatamente sembrò tranquillizzarsi, quasi rilassarsi, tornando nella sua posizione di guardia. Rimasi immobile, continuando a nutrire Saruhyondo col mio chakra.

    Con lingua a me familiare, il ragazzo ruppe il silenzio:

    " Erano almeno cento anni che non si vedeva un Kenkichi da queste parti! Ma la tua spada non mente. Cosa ti porta qui? Ti pedinavo da un po ormai, certo che in quanto a furtività sei proprio scarsino è..ma devo dire che non hai impiegato poi molto tempo a capire come superare la prova del lago. Io sono Sione mentre lui è Morua...non parla la tua lingua però se hai resistito ad un suo attacco vuol dire che non sei tanto male! "


    Sembrava quasi che fossi di casa; le parole della piccola guardia mi lasciarono però indispettito: come aveva fatto a capire che fossi un Kenkichi? Capisco il notare una spada bella e ben forgiata come lo era la mia, ma da qui a collegarla alla storia di un clan estinto, in sostanza, il passo era molto lungo. Mi rivolse inoltre una giusta critica alla mia furtività: non ero mai stato un buon assassino, avevo sempre prediletto l'arte della spada piuttosto che quella delle ombre; che mi stesse suggerendo un potenziale nascosto del mio clan? Inoltre fui informato di esser stato controllato, pedinato da quel ragazzino, probabilmente dall'esatto momento in cui avevo messo piede nel bosco dell'Upupa. Le mie sensazioni riguardo la possibilità che tutto quello che stavo affrontando fosse una trappola si facevano più intense.
    Passò poi alle presentazioni: il selvaggio guardiano, colui che si era dimostrato immortale ai colpi della mia spada, si chiamava Morua, mentre colui che gli stava sulle spalle e che si era dimostrato un ottimo conoscitore delle ombre era Sione.
    Morua sembrava adesso profondamente calmo, mentre Sione, cosa deducibile dal lieve squillo che, quasi tremante, emetteva la sua voce, era in estasi. Chissà quanto tempo era che non passava qualcuno da quelle parti.
    « Esatto », esordii, mantenendo un tono pacato e distante, la mano sinistra dietro la schiena ed abbassando la spada. « sono un Kenkichi. Anzi, oserei dire il Kenkichi: sono l'ultimo della mia stirpe. » mi fermai un attimo, come a voler sottolineare l'importanza di quel che avevo detto. « Il mio nome è Keiji ». Non mi pareva il caso di aggiungere altre informazioni, né tanto meno di fornirne di false. La situazione era repentinamente cambiata ma non per questo avrei dovuto abbassare la guardia.

    Immediatamente Sione aggiunse:

    " Allora, cosa vuoi da noi? Cosa ti ha portato qui? Devo dirtelo, una volta giunti fin qui l'unico modo per andarsene è avere il permesso della vecchia Tadnekomaryouse..ops, nella tua lingua Kenmeina nekuromansā (saggia necromante) e ti posso assicurare sarebbe inutile mentire. "


    Terminata la frase, da una qualche fessura interna della fortezza che avevo dinnanzi, delle frecce cremisi si conficcarono a terra tra me ed i miei interlocutori. Una voce molto acuta urlò qualcosa in una lingua mista tra il loro arcaico parlare ed il mio. Stavano probabilmente ammonendo il giovane ragazzo per le possibilità che mi stava concedendo. Dovevo quindi ritenermi fortunato.
    Subito dopo il giovane selvaggio esordì nuovamente, questa volta in modo meno pacato, urlando, probabilmente per via della pressione che gli stavano mettendo. " Stiamo solo parlando! Magari è qui per un motivo valido! Non è così?! "
    « Non è gente che va per la leggera; benissimo. » pensai, subito dopo aver udito queste parole. Ricapitolando, dovevo guadagnarmi il favore di una certa Kenmeina nekuromansā, una necromante, a giudicare dal nome. La cosa che però mi premeva maggiormente, al di là delle più o meno velate minacce, in quella situazione, era riuscire ad andare avanti, possibilmente non arenandomi all'ingresso di una segreta città. L'unica cosa che mi premeva era scoprire ciò che volesse dire quella ragazza nel mio sogno, chi fossero i miei fratelli di sangue e la storia del mio Clan. Raccolsi un secondo i pensieri, così da poter formulare una frase comprensiva di ogni singola ragione, seppur totalmente infondata, per la quale mi trovavo in quel luogo.
    « Sono qui per ricongiungermi ai miei Fratelli di Sangue. Mi è apparsa in sogno una ragazza terribilmente sfigurata che continuava a sussurrarmi di venire nel bosco dell'Upupa, che la strada per questo mi sarebbe stata rivelata. Poche ore dopo mi sono svegliato trovando questa mappa », estrassi la pergamena dal cappotto, tendendo il braccio in avanti per mostrarla bene ai miei interlocutori, poi proseguii « che mostrava il percorso che avrei dovuto percorrere per arrivare fino al lago. Ho notato che ha la strana facoltà di mutare in base a non so bene quale criterio. Inoltre, ho trovato una lettera piuttosto vetusta, mal ridotta, che recitava le seguenti parole - mi sono rimaste impresse come fuoco nella mente, forse perché fortemente affini alla mia natura, forse perché anch'esse nascondono un potere ormai perduto. » ripresi fiato un istante, attingendo a piene mani da quel flusso di ricordi che vi era nella mia testa. Pronunciai solennemente:

    "Ci siamo scissi per questioni Idelogiche.
    Il nostro sangue continua a renderci fratelli ma i nostri cuori sono ormai troppo distanti.

    Noi abbiamo scelto il ferro ed il fragore della battaglia,
    il calore della prima linea e l'onore eterno della guerra.

    Voi avete scelto la famiglia, il Clan, la dinastia,
    la terra e la sicurezza della casa.

    Noi siamo Spirito, noi siamo mondo in Guerra.
    Noi siamo il Sangue che sgorga dalle infinite Battaglie."



    Le parole mi uscirono di bocca spontanee, come se non fossi io a pronunciarle; odiavo quella sensazione, l'avevo già sperimentata alla Costiera di Kiri ed ancora non riuscivo a controllarla. Subito aggiunsi: « La firma non era leggibile, se non per una grande M a piè di pagina. Ciò che mi ha spinto a continuare la mia ricerca una volta giunto qua, però, è stata una presenza che ho percepito nel bosco dell'Upupa. Non sono un sensitivo: non sono mai stato di percepire presenze. Saruhyondo, la mia spada, mi ha suggerito si trattasse di sangue; non so ancora di chi fosse quel sangue. Inoltre, sono giunto qui seguendo la scia di Sangue di qualcuno, un uomo dalle immense dimensioni portato in spalla da qualcuno di altrettanto immenso. » mi soffermai nuovamente, volendo marcare questo punto. Conclusi ponendo un paio di domande « Se mi è concesso, vorrei sapere come mai la mia spada sembra non aver effetto sul tuo amico. Ancora, chi siete? Come mai sembrate avere affinità col sottoscritto?Infine, sapete che fine ha fatto il proprietario del sangue che ho seguito? Lui non sembra essere stato fortunato come il sottoscritto a raggiungere questo posto sulle sue gambe. »

    Sperando di non aver eccessivamente peccato di ybris con le mie richieste, sarei rimasto con la mano dietro la schiena, la spada abbassata e fare tranquillo. Tuttavia ogni nervo del mio corpo era pronto ad un eventuale attacco avversario. Dovevo rimanere calmo e concentrato. Una frase sbagliata al momento sbagliato sarebbe potuta essere l'ultima cosa che avrei fatto in vita mia ed io non volevo certo andarmene facendo qualcosa di sbagliato.






    StatisticheStatusLieve mano sx (sanguinamento leggero)
    Lieve coscia sx
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato.
    « Parlato. »
    « Pensato. »
    Citazioni
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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    " Quella bambina? Quella lettera? Quel gigante? "

    I tre presero a confabulare in una lingua incomprensibile; erano evidentemente meravigliati e di tanto in tanto davano occhiatacce al ragazzo tutto meno che rassicuranti. Alla fine la grossa guardia aprì le porte mentre la ragazza con l'arco ti teneva puntato e il minuto inseguitore ti spiegava la situazione:

    " Entra, ti portiamo dalla saggia. Quello che dici non ha senso...io ti ho seguito e non c'era nessun gigante e nessuna scia di sangue. Inoltre qui alle mura non è venuto nessuno ma conosci cose che non avresti mai potuto semplicemente inventare. La pergamena è vera, lo riconosco dalla carta, dammela e seguimi. Una volta all'interno non estrarre la tua spada, per qualunque motivo; a rigore dovrei prenderla io in custodia ma sono certo che non me la daresti così facilmente...per un Kenkichi si può fare un'eccezione, credo."

    Il kiriano sarebbe quindi riuscito ad entrare nel villaggio; non era tenuto come un prigioniero ma era scortato e doveva fare quello che gli avrebbero detto se voleva anche solo pensare di uscire vivo da quel posto. La sua sete di conoscenza era forte ma era riuscito ad arrivare in un posto tra i più segreti al mondo e i ninja autoctoni non se ne spiegavano il come: possibile che avesse sognato tutto? Che fosse stato un genjutsu?

    Il Villaggio era sostanzialmente primitivo: vi erano numerose capanne e qualche costruzione in roccia. Vi erano numerosi fuochi accesi, recinti per gli animali e lunghe corde dove le donne stendevano ad asciugare i panni. Vestivano con indumenti ricavati dalla natura come cuoio, lana e foglie intrecciate e sui loro volti vi erano simboli che da buon Kenkichi il ninja avrebbe riconosciuto essere realizzati con il sangue. Alcuni bambini giocavano nel fango, altri ballavano attorno al fuoco e alcune vecchie intrecciavano il bambù per realizzare dei cesti mentre lo tenevano d'occhio.
    Il passaggio del duo non sarebbe stato inosservato, dopotutto non erano molti i visitatori, anzi praticamente nessuno, da molti anni. Qualche abitante si rinchiuse in casa, altri invece si scostarono semplicemente per allontanarsi dalla via principale che conduceva alla capanna della negromante. Era la struttura più grossa e, a primo acchito, doveva fungere anche da ospedale. A quel punto Sione invitò l'ospite inatteso ad aspettare fuori ed entrò nel tendone...Passati meno di cinque minuti, fu permesso al ragazzo di entrare e una inquietante anziana piena di rughe e dai occhi spiritati lo avrebbe accolto invitandolo a sedersi di fronte un piedistallo sulla cui estremità era collocata una ciotola in pietra.

    jpg

    " Sembra matta ma fai quello che dice...ci aiuterà a capire."

    Si in effetti i suoi movimenti erano a scatti e repentini, come se fosse spiritata da un demone irrequieto. Inoltre era sporca di sangue da capo a piede, come se avesse interrotto un qualche tipo di intervento, e aveva il respiro affannato. Sembrava scossa. In mano aveva la pergamena trovata dal genin e, dopo averla gettata del contenitore, tramite vistosi gesti e qualche suono gutturale invitò il ragazzo ad estrarre la sua spada e ad usarla per ferirsi su un dito e lasciare cadere una goccia sul pezzo di carta...

    " Agbandama agbandama! "

    " Allontanati! E non respirare! "

    Avrebbe tradotto il giovane guardiano tempestivamente. Infatti, qualora Keiji avesse eseguito quanto detto, del fumo rosso sarebbe iniziato ad uscire dalla pergamena; una sostanza che qualora inspirata avrebbe provocato una bruciatura al sistema respiratorio insopportabile [Ustione Grave, Dolore Grave]. Da quella coltre sarebbe dunque emerso il volto della stessa ragazzina che il kiriano aveva visto in sogno; era sempre pieno di sfregi ed estremamente agghiacciante.
    L'apparizione avrebbe dunque parlato con tono solenne:


    " Sing aru da maerei! E' giunto il giorno! maumuahmuhamuha "


    E così scomparve mentre la nube iniziava a diradarsi, lasciando che il silenzio conquistasse la scena. Gli altri due erano del tutto pietrificati; la vecchia si accasciò sulla poltrona sfondata mentre Sione rimase immobile balbettando.

    " All...allo...allora era proprio lei che hai visto?! Lei è Midorinaka, la seconda capoclan dei Kenkichi! La bimba demone che spinse il clan a dividersi dai Mikawa, mettendo a ferro e fuoco l'intero quartiere della Rosa! Come diavolo è finito un suo documento a Kiri ?! E' perchè ti è apparsa in sogno!? "

    " Akma Sione. "

    Disse la donna indicando con un gesto secco di uscire al ragazzino. Poi invitò l'ospite ad avvicinarsi e, sforzandosi come non poco, provò a comunicare nella lingua comune:

    " Chi essere tu? Perchè avere lama Kenkichi? "

    Non sembrava essere interessata al come era arrivato li, voleva semplicemente scrutare oltre l'aspetto di quel ninja e cercare risposte nei suoi occhi. Poi prese la mano del ragazzo e iniziò a "leggerne" le pieghe; torceva la testa e emetteva strani suoni...che fosse completamente pazza? Poi pigiò con entrambi i pollici sulla ferita che il ninja si era autoinflitto per farne uscire più sangue e "sentirlo" sotto le sue dita [Vederci Rosso, Guardare Oltre le Apparenza]. Era il suo modo per verificare la veridicità delle parole del giovane...anche se lui non poteva saperlo. Solo dopo essersi accertata di avere di fronte una Lama Insanguinata, si sarebbe riappoggiata allo schienale, immersa nei suoi pensieri. A meno di domande in grado di distoglierla dai suoi pensieri, sarebbe rimasta immersa nel suo mondo non degnando più nessuna di attenzione.
    Al Keiji non sarebbe rimasto che uscire dalla tenda per ritrovare Sione lì seduto a gambe incrociate sulla polverosa terra. Aveva l'aria preoccupata.

    " Non ho mai visto la vecchia così. Sa qualcosa che noi non sappiamo...e scommetto che il tuo arrivo c'entra eccome, anche se quando sono entrato era già così agitata. Dobbiamo cercare di trovare altre informazioni; il capo non era ora al villaggio e pensare di rintracciarlo è assurdo...dobbiamo pensarci da soli! Spargere la voce non mi sembra la cosa migliore, finiremo solo per far preoccupare tutti...hai qualche idea? Io sono un buon sensitivo."

    Se avesse proposto un'idea interessante magari avrebbe potuto scoprire altro; in caso contrario avrebbe dovuto trovare un modo per passare del tempo in quel villaggio. Sione era stato chiaro, anche se avesse voluto non poteva andarsene senza il consenso della vecchia! Per quella sera era stato preparato un letto in paglia e lana in una piccola stalla fuori dalla zona più popolata. Sione lo avrebbe seguito per tutto il giorno, dandogli informazioni su quel posto segreto e cercando di rispondere ad ogni sua domanda. Si fidava del kiriano anche se non lo conosceva per nulla; era il suo sangue che gli suggeriva di potersi fidare!

    Il villaggio era piccolo: una ventina di case sui due lati di un fiumiciattolo scavalcabile da una passerella in legno; un'ampia piazza in terra battuta ospitava un grosso fuoco e ai lati delle panchine. Poco più fuori vi erano le stalle degli animali, più o meno dove lui alloggiava, e l'ingresso al Bosco. In generale nessuno gli avrebeb dato particolare confidenza ma sarebbe apparso chiaro al ninja che in quel momento al villaggio vi erano solo giovani, donne ed anziani (ad eccezione di Morua all'ingresso); dove erano tutti gli uomini?



    CITAZIONE
    Vederci Rosso
    Arte: L'utilizzatore può scoprire diverse informazioni su un campione di sangue, quali: quantità, gruppo sanguigno, presenza di anomalie, tempo di contatto con l’aria. Inoltre è in grado di riconoscere del sangue già incontrato e associarne la persona, se conosciuta. E’ necessario un round di completa concentrazione.
    (Consumo: ½ Basso)

    [Da genin in su]


    Guardare oltre le apparenze
    Arte: L'utilizzatore può individuare anche la presenza di particolari geni nel sangue. Sarà possibile definire il tipo di Kekkai Genkai, Hijutsu e Kinjutsu (se alternano il corpo del portatore) posseduta e riconoscerlo solo se già conosciuta l'informazione caratteristica.
    [Da jonin in su]


    Edited by DioGeNe - 27/10/2015, 01:02
     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Ataviche Conoscenze
    Capitolo Terzo


    Atto V
    Sangue per riconoscere il sangue †
    Anche se le domande che avevo appena posto non entrarono neanche nelle orecchie dei miei interlocutori, il discorso che avevo precedentemente portato fu abbastanza da incrinare l'atmosfera che si era venuta a creare. L'arciera che mi teneva puntato con l'arco mi fece tre domande rapidissime, una in sequenza all'altra, mostrando un incredibile stupore. I tre subito si misero a discorrere animatamente nella loro lingua sulle mie dichiarazioni, ed ogni tanto si giravano con sguardo torvo ad osservarmi. Mentre Morua si dirigeva verso le porte della città per aprirle, Sione prese a spiegarmi la situazione: « Entra, ti portiamo dalla saggia. Quello che dici non ha senso...io ti ho seguito e non c'era nessun gigante e nessuna scia di sangue. Inoltre qui alle mura non è venuto nessuno ma conosci cose che non avresti mai potuto semplicemente inventare. La pergamena è vera, lo riconosco dalla carta, dammela e seguimi. Una volta all'interno non estrarre la tua spada, per qualunque motivo; a rigore dovrei prenderla io in custodia ma sono certo che non me la daresti così facilmente...per un Kenkichi si può fare un'eccezione, credo. » disse, mentre mi faceva strada. Solo a quel punto potei tirare un sospiro di sollievo e abbassare la guardia, pur non rinunciando al potere di Saruhyondo. Rapidamente, feci scivolare i tre spiedi nel palmo della mano, così da poterli tenere tutti insieme, e li riposi, cercando di non farmi notare, nella tasca interna della mia giacca. Pensai poi alle sue parole che subito mi parvero assurde: sosteneva che fossi giunto al lago da solo, che non avessi seguito nessuna scia di sangue, che nessuno mi avesse anticipato lungo quel cammino. Potevo capire la loro dubbiosità riguardo il mio aver visto due uomini dirigersi in questa direzione, Sione era rimasto abbastanza lontano per seguirmi e le vegetazione poteva tranquillamente avergli intralciato il campo visivo, ma il fatto che non ci fosse nessuna traccia di sangue sul sentiero da me percorso era così assurdo ... che fosse tutto opera di quella pergamena e della ragazza del sogno? Che fosse un genjutsu di cui ero caduto vittima presumibilmente all'attivazione del sigillo nella stanza murata? « Prendi pure la pergamena, Sione. » gli dissi, ponendogliela. « Ti ringrazio per la fiducia che mi stai dimostrando lasciandomi armato, non la tradirò. » aggiunsi. Nonostante Morua si fosse dimostrato totalmente immune dai colpi della mia atavica Kenkichi, quel che diceva il minuto mi suggeriva una sola cosa: su qualcuno di loro la mia lama poteva ancora essere di una qualche utilità. Il vero problema, in tutto ciò, fu che non potevo riporre Saruhyondo: durante l'immersione nel lago fui costretto a rompere il portaspada che avevo sul fianco per poter avere una qualche speranza di sopravvivenza. Avrei dovuto inventarmi qualcosa, dunque; feci passare la lama per la cintura dei miei pantaloni e poi, con un piccolo gesto della mano presi un po' di tessuto dei pantaloni tra il pollice e l'indice. A quel punto, con la punta della spada trapassai le vesti che mi ricoprivano gli arti inferiori, andando a formare un portaspada alquanto ridicolo ma, sicuramente funzionale e che mi permetteva di non avere intralci in caso di necessità.
    Quando fui dentro al villaggio non potei fare a meno di pensare che lì il tempo si fosse fermato: certo, i vestiti dei miei tre accompagnatori, una delle quale, l'arciera, mi teneva ancora saldamente sotto il tiro del suo arco, di certo non mi avevano fatto pensare ad una civiltà tecnologicamente più avanzata della mia, ma da qui a pensare che vivessero ancora in capanne o, i più facoltosi, supponevo, in costruzioni in roccia, e che le donne, da quel che potevo vedere, si intrattenessero ancora soltanto intrecciando bambù, la differenza è tanta. La cosa che accomunava tutti, adulti e bambini, da quel che potevo vedere, erano degli strani segni sui loro volti fatti, indubbiamente, col sangue a giudicare dal colore e dalla consistenza delle linee. Mi guardai subito attorno, cercando di trovare qualcosa di davvero caratteristico su cui fare delle domande, ma vidi poco, inizialmente, forse perché ero distratto dal fatto che, dove mettessi piede, la gente o si rintanava in casa spaventata, oppure mi faceva strada come se, camminando, stessi bruciando la terra sopra la quale poggiavo i piedi. Bambini che correvano dentro le loro abitazioni, donne che si spostavano con gesti di stizza, vecchie che, mentre passavo, iniziavano a farneticare quelle che potei riconoscere come filastrocche, vista la similitudine che potei notare tra le varie versioni delle varie donne, ma un piccolo particolare immediatamente si manifestò alla mia osservazione: dove erano tutti gli uomini? Morua e Sione erano due elementi di sesso maschile del villaggio, quindi non potevo escludere che fosse una società prettamente matriarcale o puramente femminocratica e, allo stesso tempo, mi risultava difficile immaginare che fossero gli unici uomini del villaggio - anche se a loro, forse, avrebbe fatto piacere avere cotanta libertà di scelta o vastità. In fondo alla strada che avevamo imboccato vi era una capanna molto grande che si ergeva a contrasto con tutte le altre, visivamente molto diversa. Appena ci giungemmo dinnanzi, Sione mi chiese di aspettare un attimo fuori. Ne approfittai per dare un altro sguardo al posto dove mi trovavo: non mi trovavo in un villaggio troppo grande, riuscii a contare una ventina di case in totale, ben posizionate sulle rive di un fiume attraversabile in un unico punto mediante una vecchia passerella in legno, probabilmente neanche troppo affidabile. Buttando l'occhio dietro la capanna dove mi trovavo potei notare un enorme spiazzo, probabilmente una piazza, con al centro un grande fuoco - nei libri della mia biblioteca lessi di antiche civiltà che chiamavano un elemento molto simile a quello, seppur domestico, megaron; fui impossibilitato a scrutare oltre, Sione riuscì dalla capanna e mi invitò ad entrare: avrei incontrato la negromante di cui mi avevano parlato alle mura. Scostai il lembo di pelle che delimitava l'ingresso ed una figura alquanto bizzarra mi attendeva all'interno: una vecchia, davvero vecchia, ricoperta di simboli simili a quelli che avevo visto agli altri membri del villaggio, ovviamente tracciati col sangue anch'essi, con degli occhi enormi, profondo e quasi innaturali. Con il gesto della mano mi invitò a sedere su una sedia di fortuna, posizionata a genio davanti ad un piedistallo avente sulla sua sommità una ciotola in pietra. Chinai leggermente il capo in segno di ringraziamento e mi sedetti immediatamente, facendo attenzione a Saruhyondo. « Sembra matta ma fai quello che dice...ci aiuterà a capire. » commentò il minuto artista delle ombre, mentre la vecchia si preparava, compiendo strani scatti, quasi come se fosse sotto l'effetto di una qualche smania o frenesia. In quel lasso brevissimo di tempo in cui stavo aspettando, ebbi modo di alzare la testa oltre le spalle della negromante per vedere i molti lettini - arcaici e di fortuna anche quelli - di cui era fornito quel posto. Forse la donna era una sciamana e il luogo fungeva anche da ospedale, visto che la donna era interamente ricoperta di sangue anche sui vestiti - l'alternativa è che facesse la macellaia, cosa che mi parve molto meno probabile e che non giustificava la presenza di tutti quei letti. Fui riportato all'attenzione dalla donna stessa che, ancora con dei gesti, cercava di spiegarmi quel che avrei dovuto fare. Non senza difficoltà capii che avrei dovuto tagliarmi - similmente a quanto feci il giorno in cui fui iniziato ai Kenkichi per risvegliare Saruhyondo - con la Lama Insanguinata e far stillare una goccia del mio sangue sopra la mia pergamena, quella che avevo trovato nel palazzo di Clan, che prima avevo dato a Sione e che lui, a quanto pareva, aveva dato alla vecchia. Non potevo certo disobbedire, in quella maledettissima situazione in cui mi ero cacciato potevo soltanto eseguire ciò che mi veniva indicato e niente più, non avrebbe avuto senso fare il contrario. Estrassi quindi la mia spada e aprii il palmo della mano sinistra, dove mi ero già ferito in precedenza. Ci passai la spada sopra, così da togliere il sangue raggrumato e da allargare leggermente la ferita che ero già procuratomi. Ne uscì una goccia di sangue che percorse prima il palmo della mano, sulla destra, e che poi con un piccolo colpo secco, feci staccare e cadere sul foglio. La sciamana borbottò qualcosa ed il minuto subito la tradusse: « Allontanati! E non respirare! » eseguii il più in fredda possibile, prendendo quanta più aria mi fosse concessa dai miei polmoni. Kotetsu bara mi aveva già lasciato molte volte senza fiato, prima per il panorama, poi per l'immersione, adesso per questo rito. Un fumo denso e rossastro iniziò ad uscire dalla pergamena e lentamente, più si faceva presente nella stanza, più si poteva intravedere una figura prender forma in esso: poi tutto fu chiaro e manifesto. Era ancora lei, la ragazza del sogno della notte precedente! Il suo volto era sempre orribilmente deturpato e la sua voce ancora una volta suonò mesta. Prima parlò nella lingua di coloro che mi stavano ospitando, poi nella mia lingua: era giunto il giorno. Una risata isterica seguì immediatamente e la nube di fumo iniziò a diradarsi, lasciando tutti sbigottiti dall'avvenimento. La negromante si lasciò cadere nella grande poltrona che aveva alle spalle, mentre Sione si rivolse a me con queste balbettanti parole: « All...allo...allora era proprio lei che hai visto?! Lei è Midorinaka, la seconda capoclan dei Kenkichi! La bimba demone che spinse il clan a dividersi dai Mikawa, mettendo a ferro e fuoco l'intero quartiere della Rosa! Come diavolo è finito un suo documento a Kiri ?! E' perchè ti è apparsa in sogno!? » queste parole erano per me cariche di informazioni. In primo luogo venni a conoscenza del nome di un mio antenato: Midorinaka, la seconda capoclan Kenkichi; Come mai Midorinaka veniva definita "Demone"? In secondo luogo, egli citò un altro clan, il clan dei Mikawa, di cui io non sapevo assolutamente niente, dicendo che, rispetto a questo, la Kenkichi prima citata, adoperò una scissione. Questo andava a definire gli interlocutori della lettera che avevo trovato nella stanza murata del mio palazzo, e forse anche la mano da cui era stata scritta, vista la coincidenza delle iniziali. Ma chi erano i Mikawa? Che fosse proprio il clan del villaggio in cui mi trovavo? Avrei avuto molte domande, alla fine di quel rituale, da porre alla vecchia. « Akma Sione. » pronunciò la sciamana, accompagnando la sua voce con un gesto di stizza del braccio che indicava l'uscita. Con lo stesso arto poi, mi fece segno di avvicinarmi. Mi alzai dalla sedia, rinfoderai Saruhyondo nella nuova fodera di fortuna e, notando che la nube molesta di fosse diradata, tornai a respirare, avvicinandomi. « Chi essere tu? Perchè avere lama Kenkichi? » aggiunse, quando mi trovai abbastanza vicino, assumendo più volte, prima di proferir parola, strane espressioni, quasi come se stesse cercando nella sua memoria le giuste parole da dire. Risposi subito, con tono lieve e sicuro: « Sono Keiji Kagome, shinobi natio di Takigakure, ultimo ed unico esponente dei Kenkichi. Saruhyondo, questo è il nome della mia Lama Insanguinata, mi scelse in quel di Kiri, nell'ultimo avamposto nonché insediamento duraturo, dove tutt'ora io stesso vivo, conosciuto del Clan Kenkichi. » mentre parlavo, la vecchia mi guardava insistentemente, fissa, negli occhi. Ripensai alle parole di Sione ed effettivamente, non potei non notare una certa stravaganza nella donna. Mentre sul mio volto compariva un lieve sorriso, la donna con uno scatto repentino prese la mia mano sinistra, quella dove avevo fatto stillare il sangue per il rituale precedente. Non fu mia intenzione ritrarla, quella donna possedeva conoscenze che potevano tornarmi comodo e non sembrava ostile, come nessuno in quel posto - Morua escluso - seppur, giustamente, diffidenti nei confronti di uno straniero. Emetteva strani suoni e piegava in modo abbastanza inquietante la sua testa, mentre con gli occhi seguiva attentamente le pieghe insanguinate della mia mano. All'improvviso, anche l'altra mano sopraggiunse la sinistra all'analisi e senza che io me ne accorgessi, prendendomi totalmente alla sprovvista, la donna premette con insistenza i pollici all'interno della mia ferita procurandomi un dolore a dir poco lancinante sul momento e che mi sarei portato avanti per qualche altro istante. Una smorfia di dolore comparve sul mio volto. « Argh! » pronunciai tra i denti. Per un istante la donna osservò il sangue che fluiva dalla mia ferita, poi mi lasciò di scatto la mano e si lasciò nuovamente cadere nella poltrona. Sul momento non capii bene la situazione, tant'è che, credendo di dover aspettare una sorta di responso o comunque qualche altre domande dalla vecchia, strappai un pezzo delle mie bende sul braccio per pormelo sulla ferita adesso ancor più profonda e quindi non così trascurabile; la donna però non sembrava presente, il suo sguardo mistico adesso era vuoto, vitreo, stava osservando altro. Provai comunque a riportarla al mondo reale, a farla distogliere per un attimo dai suoi pensieri, ponendo una semplice domanda: « Chi sono i Mikawa che poco fa Sione ha nominato e che legame hanno con i Kenkichi? »
    Attesi qualche istante una risposta e poi, sia che fossi stato soddisfatto o meno, sarei uscito dalla tenda.

    Il minuto artista delle ombre era subito fuori dalla capanna, seduto a terra, che mi aspettava. Non appena scossi le tende per uscire, egli si alzò e mi venne incontro dicendo: « Non ho mai visto la vecchia così. Sa qualcosa che noi non sappiamo...e scommetto che il tuo arrivo c'entra eccome, anche se quando sono entrato era già così agitata. Dobbiamo cercare di trovare altre informazioni; il capo non era ora al villaggio e pensare di rintracciarlo è assurdo...dobbiamo pensarci da soli! Spargere la voce non mi sembra la cosa migliore, finiremo solo per far preoccupare tutti...hai qualche idea? Io sono un buon sensitivo. » Sentendo queste parole immediatamente mi ricordai di ciò che avevo pensato prima: « Qui intorno io vedo solo donne e bambini. Se si esclude Morua, all'ingresso, che credo svolga il compito di guardiano delle mura per questo villaggio, dove sono tutti i maschi adulti del villaggio? » domandai immediatamente. Subito aggiunsi « Se sei un buon sensitivo, non avrai problemi ad individuarli, o sbaglio? Anche se non fossero tutti ninja, saresti comunque in grado di definire la posizione di una buon di uomini riunita? Inoltre, Sione, io so per certo di aver visto due uomini nel Bosco dell'Upupa e so per certo anche che uno dei due era gravemente ferito. Non hai modo di vedere se riesci a percepire il chakra di qualcuno, magari estraneo a voi, e quindi dissimile da tutti gli altri? Poni che io abbia visto giusto prima, e che sia tu in fallo: quell'uomo sta morendo! Sentivo una forte affinità con quella figura, percepivo il suo sangue e non riesco a spiegarmelo. Sono convinto che sia la chiave di tutta questa strana storia. » In base a ciò che Sione avrebbe risposto, mi sarei comportato di conseguenza; avrei seguito i suoi passi se le mie parole gli avessero scosso in testa qualche idea, altrimenti mi sarei intrattenuto esplorando il villaggio.
    « Che ne dici di portarmi là, dove vi è quel grande fuoco? Sono curioso, è un semplice monumento o quel luogo per voi svolge qualche funzione? » avrei domandato, interessandomi alla storia del posto. Mentre ci spostavano, se la vecchia non avesse risposto alle mie domande dopo l'analisi della mia mano, avrei fatto più o meno le medesime domande a Sione. « Durante quella specie di rituale, hai detto che la ragazza che mi era apparsa in sogno era Midorinaka, la seconda capoclan Kenkichi. Cosa mi sai dire su di lei? Non ho mai letto niente della sua storia. Inoltre, chi sono i Mikawa e quali erano i rapporti con i Kenkichi? Anche questo nome mi suona totalmente nuovo alle orecchie. »
    Dopo aver visitato la piazza avrei semplicemente chiesto a Sione di farmi vedere gli altri luoghi di culto o di storia del villaggio, per poter trarre ancora informazioni sul luogo dove mi trovavo.

    [...]


    Al calar della sera, fui introdotto da Sione nella stalla in cui era stato allestito il mio alloggio. Sì, avete capito bene, una stalla. Non potevo pretendere troppo da un villaggio arcaico come quello, ma anche la posizione di questa stalla, leggermente più lontana dalla zona abitata, un po' mi mise a disagio. Odiavo essere considerato un problema, odiavo essere considerato una minaccia quando non agivo in nessun modo per risultare tale. Bhè, odiavo anche non essere riconosciuto una minaccia, ma questo è un altro discorso, riferito principalmente ad altre occasioni. Il letto era morbido seppur non troppo comodo ed il riposo sarebbe stato garantito. Tuttavia avevo una strana sensazione addosso, una angoscia, una inquietudine che sicuramente non mi avrebbe permesso di far sogni tranquilli. « Grazie della vostra ospitalità, Sione. Ve ne sono riconoscente. » dissi, congedandomi e congedandolo, facendo un piccolo inchino come segno di gratitudine. Mi misi poi a gambe incrociate sul letto, ad occhi chiusi, cercando sì di riposare ma non di abbassare la guardia. Sarei rimasto vigile tutta la notte, turbato dalle visioni di Midorinaka che continuavano ad infestarmi la mente e preoccupato per quell'uomo che io ero sicuro di aver visto ferito e trascinato via; sentivo un legame forte con quella figura e l'idea che potesse essere in pericolo non mi dava tregua.

    [...]


    Al mattino, chiunque fosse venuto a chiamarmi, mi avrebbe trovato pronto, in piedi, vigile, con la spada impugnata mentre provavo qualche kata, già vestito e con l'equipaggiamento al suo post. « Buongiorno. Notizie dalla Negromante? »




    StatisticheStatusGamba Sx: Lieve sulla coscia.
    Mano Sx: Sanguinamento Medio - 3/4(+1) turni trascorsi.
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
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    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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    La domanda posta alla vecchia fu sufficiente a turbarla dal suo stato di trance. I suoi occhi sognanti si spostarono su quelli del ragazzo, e dopo averlo fissato per un intero minuto, iniziò a prendersi a pugni e a tapparsi la bocca come se si stesse punendo per aver detto troppo. Quindi invitò il ragazzo ad uscire e se ne andò nell'altra zona della tenda, dove Keiji aveva intravisto i lettini medici.
    Non ottenne una risposta ma di certo il genin poteva sospettare che la sua domanda in qualche modo era collegata a tutta quella faccenda. Ed infatti le parole di Sione non avrebbero fatto altro che confermare questi dubbi:

    " Ma come non conosci i Mikawa?! E' uno dei clan più antichi della Rosa! Le anziane tramandano che all'inizio eravamo tutti sotto lo stesso tetto ma poi quegli smidollati hanno iniziato a sostituire le belle parole all'arte della guerra venendo meno al patto tra clan che ci teneva tutti uniti. Così all'età di 7 anni, la ragazza demone, figlia del primo capoclan, uccise suo padre, ne rubò la leggendaria arma e guidò i Kenkichi alla rivolta mettendo a ferrò e fuoco il quartiere della Rosa dei Mikawa. Dopo quell'evento lei scomparve lasciando i rivoltosi nel caos: la maggior parte delle Lame Insanguinate si rifugiarono qui e crearono questo posto mentre i pochi rimanenti continuarono a vagare nel mondo, nel mezzo tra i modi dei Mikawa e quelli di Midorinaka."

    Una breve lezione di storia che faceva ben intendere la scia di sangue che quel clan si lasciava alle sue spalle. Di fatto quel particolare popolo in rado di sfruttare il sangue ed infonderlo in misteriose lame erano già allora un popolo primitivo che faceva della guerra il suo principale sostentamento.

    " Gli uomini vanno a caccia tutte le mattine ed alcuni svolgono determinate missioni per la Rosa, per questo non li vedi nel villaggio. Io sono ancora troppo piccolo per prenderne parte mentre Morua è l'unico vero guardiano a difesa del villaggio durante il giorno. In genere le donne non combattono ma Diamera, l'arciera che fino a poca fa era con noi, è un'eccezione...lei è la figlia del capoclan. "

    Disse arrossendo. Ma poi ritrovò lucidità e si dimostrò felice di aiutare l'ospite nelle indagini:

    " Si allontanano ben oltre un chilometro dal villaggio, ma penso sia una buona idea! Allora ved...no, aspetta...non è possibile...sento una fonte enorme di chakra e...e...è proprio dentro la tenda! "

    Avrebbe detto forse a voce troppo alta; ma per fortuna sua la negromante era in un mondo tutto suo e non vi erano altre orecchie indiscrete ad udire quelle parole. Tremava...non aveva mai percepito nulla del genere, era palesemente troppo inesperto per poter assimilare informazioni del genere. Era come se un demone giacesse a pochi metri di distanza dalla loro posizione! Passato quel primo momento di terrore, avrebbe ripreso la parola sebbene ancora scosso nel profondo:

    " Dobbiamo assolutamente vedere cosa sta nascondendo la vecchia! Ma non dobbiamo farci scoprire! E' contro le regole!!! Se ci beccano ci buttano in un pozzo senza cibo per una settimana! Dai, entriamo dal retro e muoviti furtivo! "

    Era proprio un ragazzino: da "guardia" era diventato suo complice pronto a tutto pur di scoprire la verità. Era come un gioco per lui e non aveva la minima idea in quali guai si stavano per cacciare. Nonostante fosse molto giovane, i suoi movimenti erano armonici e sinuosi, oltre che sufficientemente rapidi. In lontananza vi erano delle persone sebbene prese in tutt'altre faccende, quindi non sarebbe stato complicato penetrare nella tenda senza essere visti.

    All'interno regnava l'odore di sangue e la penombra. Tuttavia sulle numerose postazioni non vi erano né feriti né morti, solo un corpo era poggiato al centro della stanza, su di un tavolo in marmo. Era un uomo enorme, lungo oltre due metri, e tremendamente muscoloso, con il corpo ricoperto di sangue ancora fresco.

    png

    " Io di arti mediche non so nulla ma questo tipo non mi sembra affatto in salute! Controlla se respira e se c'è polso...mi chiedo perché la vecchia lo ha lasciato qui in questo stato e non l'abbia curato...Ma non è morto, è proprio lui che emana questo chakra mostruoso! Una cosa è certa: non è del villaggio e Morua non ha lasciato entrare nessuno al villaggio oltre te da tempo immemore! Da dove cavolo arriva?! Tu che dici? "

    In effetti vi era un minimo di battito cardiaco che teneva in vita quel soggetto sebbene le profonde ferite che aveva, soprattutto alla testa. Scoprire di ciò poteva in qualche modo dare una spiegazione al modo in cui Keiji stesso era arrivato, sebbene mancasse ogni tipologia di prova e tutto fosse ancora avvolto nel mistero...Tuttavia la scoperta di quel corpo era una notizia che dovevano tenersi per loro, almeno al momento: stavano infrangendo antiche leggi, avendo profanato la dimora della saggia del villaggio, e nessuno avrebbe dato loro ascolto a riguardo!

    Qualora non fosse venuta al kiriano qualche altra idea su quella scoperta, Sione lo avrebbe accompagnato sempre furtivamente fuori per condurlo nella piazza che aveva catturato la sua attenzione. Le anziane signore che pochi minuti fa erano scappate al suo passaggio questa volta rimasero ai loro posti; era uscito dalla dimora della saggia e questo era sufficiente per fidarsi di lui. Non che sarebbero diventate improvvisamente socievoli ma almeno non sarebbero scappate come alla presenza di un lebbroso.

    " Qui è dove consumiamo i pasti. Non tutte le famiglie mangiano insieme però un buon numero si. Alcune sere si accende un grosso falò, si danza e si canta...nel pomeriggio in molti pregano Khorne, il dio della violenza e della guerra. I teschi che vedi appesi a quei pali sono i doni sacrificali in suo onore. La Rosa porta qui periodicamente dei detenuti per farli giustiziare."

    Ecco che emergeva la vera natura di quel villaggio, quelle simpatiche vecchiarelle erano bravissime scuoiatrici oltre che abili nel creare cesti di bambù! I rituali sacrificali che si compivano su quella terra battuta erano macabri, oscuri e crudi più che mai...alcune vecchie, frutto di un retaggio culturale antico ma tutt'ora presente, erano anche cannibale e erano solite bere sangue e trattare la loro pelle con estratti di bile e fegato.

    " Che c'è, pensavi di essere in un villaggio di semplici agricoltori? La maggior parte delle missioni che Kotetsu Bara delega al nostro clan è lavoro sporco, che non deve comparire in nessun referto. D'altronde saranno 3-4 persone a conoscere di questo posto, te incluso! "

    Al termine di quel giro, Sione accompagnò il ragazzo alla stalla dove avrebbe trascorso il pomeriggio e la notte. Lì una grossa ciotola di zuppa, contenente verdura, legumi e pezzi di carne, lo attendeva; un pasto ricco, dal sapore particolare ma gustoso e nutriente.

    " A breve rientreranno gli uomini e per il momento è meglio se non sanno del tuo arrivo; meglio non sollevare un polverone inutilmente, no? Con il capo sono sicuro parlerà la vecchia saggia. Qui si mangia tre volte al giorno, si va a letto al tramonto e ci si risveglia all'alba. Da te non è così? Oggi ha cucinato la vecchia Dirume, è la migliore...tranquillo non è carne umana ahaha Non lo diranno mai ma secondo me vogliono fare una buona impressione al nuovo misterioso ospite ahahaha Ora ti lascio, penso di potermi fidare di te; se proprio dovessi dirmi qualcosa di urgente io abito lì, vedi, la prima casa sulla destra ma vedi di non farti vedere da nessuno! "

    Sione sarebbe rimasto un altro po' con il kiriano e poi sarebbe tornato "in piazza" per unirsi con gli altri abitanti al pasto. Da dove era collocato, Keiji si poteva intravedere la via che conduceva all'ingresso e quindi poté osservare l'arrivo degli adulti: erano 3 uomini ben piazzati e armati a dovere [chunin]. Portavano due grossi cinghiali e qualche pennuto ma era difficile averne certezza da quella distanza. Sembravano provati, infatti uno di loro venne condotto direttamente alla tenda della negromante forse per ricevere delle cure. Chiaramente non potevano essere quelli i soli adulti maschi del villaggio, evidentemente altri erano ancora fuori.

    Qualora il genin fosse rimasto al suo posto, avrebbe potuto gustarsi in tranquillità il suo pasto e pensare a quello che era accaduto in quella mattinata. In caso contrario ogni sua iniziativa avrebbe avuto diverse conseguenze e, in anticipo, era difficile dire se potessero essere positive o meno. Ora che Sione non c'era ed era libero di muoversi senza balie per il villaggio magari avrebbe potuto provare a riparlare con la vecchia, ricevere informazioni più dettagliate sulla faccenda dagli adulti, chiedere a Morua come aveva fatto a bloccare con le mani la sua arma, oppure andare a ridare un'occhiata al corpo che aveva trovato poco prima...si, quel ninja era indubbiamente la chiave per risolvere l'enigma iniziato con il ritrovamento di quella lettera. Inoltre era come attratto da lui; era la stessa sensazione che gli aveva permesso di percepirlo all'interno del Bosco e lo spingeva a riavvicinarsi.

    Qualora avesse optato per tornare nella tenda della saggia ed origliarvi all'interno, avrebbe potuto udire il guerriero ivi condotto parlare alla vecchia:

    " Mi sembri strana, nonna. Stai bene? Se è per me è solo una ferita è, quel dannato cinghiale mi ha caricato ad una velocità mostruosa! Ci siamo spinti fin quasi il confine con Oto, lì le belve sono sempre tremendamente aggressive e forti. "

    " Non dovete allontanavi così tanto. Voi siete ancora inesperti. E non mi piace quando parli la loro lingua, Taddaro."

    Ma allora conosceva bene la lingua comune! Perché aveva finto di conoscerlo a stento qualche ora prima? Inoltre sembrava molto più lucida di prima, che fosse sotto effetto di qualche droga o genjutsu?

    " Solo noi nel mondo parliamo quell'antica lingua; dobbiamo evolverci! E poi lo so che non dobbiamo allontanarci molto, ma le zanne di questi animali valgono molto denaro e sebbene in questo viaggio non conti molto, è con quello che possiamo farci arrivare dalla Rosa i materiali che ci servono per mantenere il villaggio. "

    " Ad Oto ci sono i Mikawa e tu non devi avere nulla a che fare con loro! "

    " Che c'entrano ora i Mikawa? E poi Rekuda dice che non sono tanto male. Fosse per te dovremmo continuare a sposarci tra fratelli e sorelle e mantenere la linea di sangue pura! Questa è follia! Finiremo per essere tutti pazzi e malati! "

    " Non dire blasfemie, Khorne può sentirti! Non curerò la tua ferita, offri il tuo sangue per chiedere persono al dio per la tua lingua lunga! Ora! "

    E lui non osò controbattere. Si alzò dal lettino, si diresse nell'altra stanza dove vi era un piccolo altare religioso e con uno strano oggetto rituale allargò la sua ferita per poi iniziare una lenta litania in quell'antica lingua già sentita più volte da quanto era arrivato.
    La negromante continuava a tenere celata anche ai ninja del posto del mezzo cadavere misteriosamente ritrovato e dell'arrivo della Lama Insanguinata...perché? Che sapesse qualcosa che gli altri non dovevano conoscere? Inoltre doveva averlo spostato e ripulito la zona perché loro erano collocati proprio su uno di quei lettini che attorniavano il tavolo in marmo! Nel suo movimento furtivo, Keiji sarebbe dovuto stare attento poiché alla prima distrazione i fini sensi dello shinobi lo avrebbero localizzato! [Percezione 9].
    Un incontro diretto con il guerriero che si stava facendo medicare dall'anziana avrebbe infatti provocato una sua istintiva reazione bellicosa. Afferrata la lancia, l'avrebbe puntata in direzione dello sconosciuto, nonostante fosse impossibilitato a muoversi per via della profonda ferita alla gamba.

    " HEe! Chi diavolo sei?! GUARDIEEEEE! "

    In meno di un minuto la tenda sarebbe stata circondata e a quel punto integrarsi nel villaggio per il ragazzo sarebbe stato oltremodo complicato.

    ::: Quella Notte :::

    jpg

    Nel caso in cui Keiji fosse rimasto o tornato al suo giaciglio, non prese sonno per tutta la notte e questo non giovò né alla sua lucidità né alle sue energie. Tuttavia fu grazie a questa scelta che poté accorgersi distintamente del colore della luna quella sera. Era rossa, del colore del sangue, e piena...Fu proprio quando il corpo celeste raggiunge la sua massima luminosità che improvvisamente dei grossi nuvoloni piombarono minacciosi su tutta quella zona, come sbucati dal nulla. C'era qualcosa di strano, era chiaro, e in breve tempo dal villaggio si iniziarono a sentire delle urla strazianti che in poco tempo scaturirono nel caos più totale!

    UAAAAAAAAARGGGGGGGGG!



    CITAZIONE
    OT / Calma prima della tempesta :guru: / OT
     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Ataviche Conoscenze
    Capitolo Terzo


    Atto VI
    Così vicino eppure così lontano
    Ci riuscii: la destai dalla sua mistica estasi. La sciamana spostò i suoi occhi nuovamente indemoniati e satolli di sangue sui miei, iniziando un giochi di sguardi durato una eternità; che fosse un altro test? Non desistetti, rimasi fisso anche io a scrutare i suoi occhi, come se stessi cercando altre informazioni, come se non volessi farmi cogliere impreparato. Era palese: la vecchia sapeva qualcosa che non voleva proferire. Proprio quando giunsi a quella conclusione, la donna iniziò a colpirsi in corpo ed a tapparsi la bocca con le mani, quasi come se si stesse punendo per qualcosa che aveva fatto. Avevo raccolto un buon numero di informazioni. Certo, non era tutto quello che avrei desiderato sapere ma era, senza dubbio, abbastanza.

    [...]


    Non appena posi a Sione la domanda che aveva sconcertato la vecchia poco prima egli subito si mostrò ben disposto a portarmi a conoscenza delle mie lacune storiografiche: « Ma come non conosci i Mikawa?! E' uno dei clan più antichi della Rosa! Le anziane tramandano che all'inizio eravamo tutti sotto lo stesso tetto ma poi quegli smidollati hanno iniziato a sostituire le belle parole all'arte della guerra venendo meno al patto tra clan che ci teneva tutti uniti. Così all'età di 7 anni, la ragazza demone, figlia del primo capoclan, uccise suo padre, ne rubò la leggendaria arma e guidò i Kenkichi alla rivolta mettendo a ferrò e fuoco il quartiere della Rosa dei Mikawa. Dopo quell'evento lei scomparve lasciando i rivoltosi nel caos: la maggior parte delle Lame Insanguinate si rifugiarono qui e crearono questo posto mentre i pochi rimanenti continuarono a vagare nel mondo, nel mezzo tra i modi dei Mikawa e quelli di Midorinaka. » Dunque i Kenkichi erano una sorta di famiglia od ordine derivante dai Mikawa, questo clan di Kotetsu Bara dalla grande forza, a quel che potevo apprendere. Midorinaka incarnava l'essenza del Kenkichi, il demone fatto uomo che pur di restar fermo sulle proprie idee è capace di mettere a ferro e fuoco i suoi stessi fratelli, l'ideale puro di rettitudine e onore. Per un momento la mia mente vagò al ricordo del suo volto sfigurato pieno di piaghe e dal sorriso beffardo che aveva dipinto in faccia: a quell'idea Saruhyondo tremò, iniziandomi a parlare.

    Sì, Keiji, sono sua diretta discendenza i Guerrieri del Sangue. Non tutte le Lame Insanguinate possono attingere al potere del desiderio cremisi, alla libidine del sangue. Tu sei un suo diretto discendente ma hai ancora molta strada da percorrere dinnanzi a te.

    Per la seconda volta da quando ero entrato nel Bosco dell'Upupa la Kenkichi desiderò pronunciarsi, rivelandomi una verità che avevo soltanto carpito dalle mie immaginazioni: il prurito ai denti che non mi lasciava dormire la notte, le vicende di Isaka erano lasciti secolari di storia Kenkichi che si manifestavano in me, nell'unico ed ultimo membro rimasto ancora fiero e irriducibile. Che potessi considerarmi un prescelto? Che dovessi intravedere sopra le mie spalle un destino assai più grande, già scritto, da realizzare? « Le mie azioni plasmeranno il mondo. Niente è già stato tracciato, sarò io l'artefice della mia vita e di quella di molti altri. Sarò io a guidare l'armata che unificherà i cuori sotto un'unica idea. »
    Avevo lo sguardo rivolto al cielo in quel momento, totalmente distratto da qualsiasi altra cosa mi avesse detto Sione. Solo in un secondo momento riuscii a tornare sulla terra, come si suol dire, notando che il minuto mi aveva appena indicato che i membri di quel villaggio fossero miei consanguinei, cioè anche loro Lame Insanguinate. Sorrisi, riabbassando lo sguardo sul ragazzo prima di domandargli come mai non vi fossero uomini nel villaggio. « Gli uomini vanno a caccia tutte le mattine ed alcuni svolgono determinate missioni per la Rosa, per questo non li vedi nel villaggio. Io sono ancora troppo piccolo per prenderne parte mentre Morua è l'unico vero guardiano a difesa del villaggio durante il giorno. In genere le donne non combattono ma Diamera, l'arciera che fino a poca fa era con noi, è un'eccezione...lei è la figlia del capoclan. » Possibile che la risposta fosse così banale? Qualcosa non mi tornava ma non potevo approfittarmi oltre della sua disponibilità. Già comunque potei apprendere che Diamera, la kunoichi che mi aveva tenuto sotto tiro fino a qualche istante prima, era la figlia del capoclan, il che mi diceva anche che vi era un capoclan: un confronto sarebbe stato sicuramente illuminante sotto tutti i punti di vista. Ma non ero l'unico eccitato all'idea di poter sfruttare la ragazza; credo che ognuno avesse le sue visioni più o meno materialistiche della questione.
    Immediatamente dopo passò a prendere in considerazione l'idea di cercare i suoi compaesani tramite le sue abilità di sensitivo e subito si accorse di qualcosa di insolito: una fonte di chakra maestosissima proveniva dalla tende della sciamana. Il fatto che non avesse accettato alla vecchia in nessun modo mi fece presupporre che essa fosse stata esclusa aprioristicamente dalla discussione o che, in ogni caso, il suo chakra non fosse tanto imponente. Si eccitò così tanto all'idea che quasi arrivò ad urlare. « Dobbiamo assolutamente vedere cosa sta nascondendo la vecchia! Ma non dobbiamo farci scoprire! E' contro le regole!!! Se ci beccano ci buttano in un pozzo senza cibo per una settimana! Dai, entriamo dal retro e muoviti furtivo! » A sentir nominare il cibo, mi distrassi un secondo, pensando che l'ora di pranzo era oramai passata da tempo ed io sotto i denti non avevo messo praticamente niente. Niente però mi avrebbe discostato dallo scoprire di più su tutta quella faccenda: facendo affidamento sui poteri di Saruhyondo sapevo di potermi muovere assai furtivamente o almeno abbastanza per poter non essere scoperto.« Andiamo. » dissi lapidariamente. Ero felice del fatto che Sione avesse scelto di fidarsi così di me ed allo stesso tempo del fatto che egli stesso si sentiva così preso da quella situazione.
    Seguii Sione come se fossi stato la sua ombra, avendo molto da imparare da lui nel campo dell'arte della furtività, e questo ci permise di passare inosservati più di una volta nonostante la vita del villaggio non si fosse certo fermata o nascosta alla nostra idea di voler indagare.
    Scostammo il panno di pelle sull'ingresso posteriore, quello che portava direttamente ad una sorta di infermeria posta sul retro della capanna, e ci intrufolammo con bassissimo profilo. Un forte odore di sangue impestava l'aria, così forte da farmi quasi perdere il lume della ragione: la concentrazione però doveva essere totale e la lucidità riuscì a riprendersi il sopravvento in un istante. La stanza era decisamente buia ma non totalmente oscurata, abbastanza illuminata da permetterci di vedere una gigantesca figura posta su di un tavolo di marmo al suo centro. Immediatamente sentii nel mio corpo la stessa sensazione che mi aveva pervaso dopo aver indagato sul cadavere al mio arrivo nel Bosco, percepii la medesima essenza, il medesimo costrutto sanguigno che avevo esperito: era lui, era la chiave di volta di tutta la faccenda, lo sapevo. Un uomo ben più grande di me nonostante la mia discreta stazza, incredibilmente possente fisicamente e ricoperto di sangue ovunque. Il colore e la densità di quest'ultimo non poteva che suggerirmi che fosse fresco. Sione si girò verso di me bisbigliando: « Io di arti mediche non so nulla ma questo tipo non mi sembra affatto in salute! Controlla se respira e se c'è polso...mi chiedo perché la vecchia lo ha lasciato qui in questo stato e non l'abbia curato...Ma non è morto, è proprio lui che emana questo chakra mostruoso! Una cosa è certa: non è del villaggio e Morua non ha lasciato entrare nessuno al villaggio oltre te da tempo immemore! Da dove cavolo arriva?! Tu che dici? » annuii avvicinandomi a quello che sembrava a tutti gli effetti un cadavere. Posi la guancia vicinissima al suo naso e alla sua bocca e sentii un fievolissimo respiro fuoriuscirne. Gli toccai poi il collo così da poter percepire sotto i polpastrelli il battito del suo cuore, altrettanto lieve. « Non bisogna avere conoscenze mediche per essere in grado di dire che quest'uomo non se la sta spassando benissimo, anzi, sia praticamente morto. » bisbigliai a Sione. Proseguii rispondendo alla sua domanda « Non ho idea di dove possa venire, non vedo nessun coprifronte, presupponendo sia un ninja, non vedo nessun segno di riconoscimento, niente di niente. So solo che il suo sangue mi chiama come il delta chiama l'acqua della fonte di un fiume. Così vicino eppure così lontano ... »
    Il minuto sembrava non sapere come utilizzare la scoperta fatta e pure io non sapevo come gestire la questione; mi fece cenno di uscire, io prima volli aggiungere un semplice dettaglio: « Cerca di rimanere sempre concentrato su questa fonte di chakra; qualora si spostasse, si muovesse, crescesse o diminuisse, potresti venire immediatamente a comunicarmelo? »
    Subito dopo lo seguii fuori dalla tenda, percorrendo nuovamente i suoi passi, celati allo sguardo di ogni ignaro passante.

    [...]

    Sione mi portò nella piazza col grande focolare al centro, spiegandomi la sua funzione: « Qui è dove consumiamo i pasti. Non tutte le famiglie mangiano insieme però un buon numero si. Alcune sere si accende un grosso falò, si danza e si canta...nel pomeriggio in molti pregano Khorne, il dio della violenza e della guerra. I teschi che vedi appesi a quei pali sono i doni sacrificali in suo onore. La Rosa porta qui periodicamente dei detenuti per farli giustiziare. » Era un luogo quindi alquanto strano: nessuno avrebbe osato mangiare laddove si esponevano i corpi martoriati dei propri nemici ma non questa antica tribù delle Lame Insanguinate. C'era qualcosa di affine a me in tutta quella faccenda ma il mio civilizzato disgusto per ciò che il minuto mi aveva appena raccontato era forse più forte. L'artista delle ombre si accorse di questo mio disappunto e subito puntualizzò divertito: « Che c'è, pensavi di essere in un villaggio di semplici agricoltori? La maggior parte delle missioni che Kotetsu Bara delega al nostro clan è lavoro sporco, che non deve comparire in nessun referto. D'altronde saranno 3-4 persone a conoscere di questo posto, te incluso! » Dovevo dunque ritenermi fortunato ... o forse no? Questo voleva dire che se la situazione si fosse incrinata e quel villaggio si fosse rivoltato contro di me, difficilmente sarei uscito integro da quel posto. Avrei avuto una unica consolazione: essere probabilmente il miglior pasto di secoli per quel villaggio dimenticato.

    [...]

    Quando terminammo il giro del villaggio, Sione mi accompagnò al mio alloggio e mi spiegò un paio di nozioni sulla vita del villaggio. Trovai inoltre una ciotola di zuppa calda e fumante ad attendermi: ne avevo proprio bisogno. Il ragazzo mi indicò persino la sua abitazione. « Grazie ancora per la tua disponibilità, Sione, te ne sono profondamente grato. » dissi, dimostrandomi ancora una volta grato nei suoi confronti. Se ero ancora vivo lo dovevo a lui, dopotutto. Aspettai che il ragazzo se ne andasse per iniziare a gustarmi il piatto preparatomi: accettavo tutto di buon grado, avevo bisogno di forze; non ero neanche mai stato particolarmente schizzinoso sul mangiare, quindi non mi posi neanche il problema di cosa stessi mangiando, fidandomi dell'ospitalità ricevuta. Speravo con tutto me stesso che non mi sarei dovuto pentire di quella scelta.
    Presi la ciotola e mi diressi sull'uscio della stalla, osservando il cielo ed il panorama completamente diverso da quello che avevo potuto godere durante la giornata: ero leggermente fuori dal villaggio del quale, da quella posizione, avevo una visione prospettica interessante. Ero dalla parte posteriore della tenda della vecchia che mi aveva ricevuto qualche ora prima, esattamente dirimpetto all'entrata nell' "infermeria", se così possiamo definirla, dove era nascosto quell'uomo il cui sangue mi incuriosiva così tanto, quell'uomo che creava in me quello stranissimo sentimento. Qualsiasi fosse il mio pensiero, prima o poi, veniva distratto dalla presenza di quella massa cospicua di sangue che continuavo a percepire come se fosse il mio stesso sangue. « Sono finalmente solo. Ah. » pensai, stiracchiandomi leggermente la schiena, portando indietro le braccia così da far toccare le scapole. La zuppa era davvero buona e l'idea di potermi riposare era davvero allettante; da lontano, tuttavia, potei scorgere degli delle figure decisamente ben armate entrare nel villaggio ed imboccare la strada che portava verso la dimora della negromante. Sembrava portassero un qualche tipo di animale. Ad un certo punto le due figure si separarono, una continuò la strada, scortato, verso la capanna dove era nascosto il colosso, l'altro, probabilmente tornò al villaggio. Immediatamente quella sensazione strana, quella percezione sanguinolenta si fece intensissima, finanche pulsante, come se mi stesse indicando qualcosa. « Devo tornare là dentro, magari avrò anche la possibilità di scoprire altro su quella vecchia ... potrei coglierla sul fatto mentre si sta adoperando con quel colosso! »
    Forte di ciò che avevo imparato la mattina seguendo Sione, alle ombre che aveva adoperato per intrufolarsi nella tenda-infermeria, ritornai lentamente sui passi già percorsi, conscio del fatto che Saruhyondo potesse anche donarmi una innata sinuosità e leggiadria nei movimenti. Utilizzai tutte le ombre concesse da quell'irto sentiero e contemporaneamente ero concentratissimo su qualsiasi movimento sospetto, qualsiasi presenza nelle vicinanze. Giunto nei pressi della porta dell'infermeria, circa a sei metri da essa, notai, grazie al mio stato di concentrazione assoluta ed ai miei sensi quindi completamente rivolti a ciò, due sole figure al suo interno: se si considerava che avevo distintamente visto un uomo entrare dentro la tenda, la saggia che vi abitava e l'uomo che vi era nascosto ... bhè, qualcosa non tornava. Non volevo rischiare di essere però scoperto - Sione mi aveva dato dimostrazione di ciò che erano in grado di fare in quella tribù e non so chi altro oltre Morua era capace di annullare i colpi della mia Kenkichi -, entrando dall'ingresso che avevo utilizzato la mattina, quindi decisi di farmi avanti passando dalla porta principale. Girai, stando attendo a restare nelle ombre, lontano i soliti sei metri circa, intorno alla capanna; quando giunsi dinnanzi alla porta, sicuro che nessuno potesse vedermi - o perlomeno speranzoso di ciò - mi intrufolai all'interno. Le due persone erano nella stanza accanto, a circa cinque metri da me. Mi chinai, per permettere al mio corpo di mimetizzarsi ulteriormente con le ombre, ponendomi subito dietro al piedistallo rituale che avevo utilizzato in precedenza. I due stavano parlando di una qualche peripezia avuta durante, probabilmente, l'uscita per la caccia avuta il giorno stesso: potei dunque collegare una voce alla prima presenza. Non solo, notai anche che questa parlava la mia lingua fluidamente, senza minima difficoltà; mi era parso che solo Sione fosse in grado di farlo fino a quel momento. Ma ciò che fu ancora più strano ed inquietante fu la voce che rispose, che conoscevo essere quella della vecchia, nella stessa medesima lingua e nella stessa fluida forma! Cosa diavolo stava nascondendo quella sciamana?
    Immediatamente realizzai che, se i due presenti erano solo il ragazzo che avevo visto entrare e la vecchia pazza - e bugiarda -, all'appello mancava il colosso. Che fosse morto? Non potevo vedere bene oltre il trono della negromante ed il drappo che copriva l'infermeria immediatamente dopo ma non necessitavo di attività cardiache per riconoscere una presenza o una assenza. Quella era - salvo jutsu, ovviamente - una certa assenza. Poi, le parole che mi folgorarono: « Ad Oto ci sono i Mikawa e tu non devi avere nulla a che fare con loro! »
    Quindi i Mikawa ed i Kenkichi nativi della Rosa si scissero spostandosi rispettivamente ad Oto ed a Kiri. Le sue parole erano piene d'odio e di rabbia, cosa sottolineata anche dalla reazione che a sciamana ebbe immediatamente dopo, quando, al sentire il ragazzo che difendeva il clan nemico, lo costrinse a donare il proprio sangue al loro dio. Quella donna pareva essere l'unica a nutrire un forte odio verso i Mikawa, Sione non ne aveva parlato con disprezzo, anzi, quasi si era comportato come se fossero una parte importante e vitale della loro storia. Quella vecchia si dimostrava sempre più bizzarra e imprevedibile. Dovevo guardarmi da lei? Ancora non potevo saperlo ma la sensazione che avevo in quel momento era esattamente quella di sconforto e inaffidabilità.
    Ancora una volta, così come entrai, cercai anche di uscire, facendo in modo di non essere visto, infilandomi anche nella più piccola delle ombre. Rapidamente, tornai sui miei passi e mi infilai nuovamente nella stalla che mi fu affidata.
    Come avrei potuto intrattenermi il resto del giorno? « Di tornare a parlare con la vecchia non se ne parla. Quella donna nasconde qualcosa, da lei non riuscirò a cavare niente. Sione è già ben disposto nei miei confronti, quindi, non vedo perché dovrebbe nascondermi qualcosa - ha perfino proposto di intrufolarsi nella casa di qualcuno di molto importante per la sua gente, non credo si fermerebbe dinnanzi ad un qualche divieto, se lo ritenesse infrangibile. Girare per il villaggio non mi è utile, anche se ho notato che da quando sono stato ricevuto in colloquio dalla vecchia pazza la gente ha smesso di sputare dove passassi. Forse è davvero il caso di attendere l'arrivo di altri uomini - credo che i due rientrati prematuramente fossero feriti, di uno ho la certezza, visto che il loro bottino era particolarmente magro e, ancora, nessuno dei due fu trattato come ci si aspetta si tratti un capoclan, di conseguenza, nessuno dei due era realmente importante all'interno del villaggio. Potrei andare a scambiare due parole con Morua, chiedergli come mai i miei colpi non abbiano avuto effetto alcuno su di lui ... no, quel tizio non conosce la mia lingua, ha rivolto solo strani grugniti alla mia figura, Sione ha dovuto svolgere il compito di intermediario. Domani dovrò chiedere al ragazzo questa cosa, magari è un jutsu che posso apprendere anche io e che potrebbe, indubbiamente, tornarmi utile! » ragionai tra me e me, mentre prendevo quel che rimaneva della zuppa ormai fredda che avevo lasciato qualche minuto prima. L'angoscia sull'assenza del gigante cremisi dall'infermeria non se ne voleva andare, ma non potevo passare tutto quel tempo a crucciarmi: dovevo riposare, senza però abbassare la guardia. La vecchia mi aveva dato più di una ragione per dubitare della sua totale fiducia in me.
    Mi volsi dunque verso il letto di fortuna che mi era stato riservato, sedendomici, con la ciotola in mano, volto a mirar il cielo. L'orizzonte si stava tingendo di un rosso acceso, eravamo oramai giunti al tramonto, ma il tradizionale arancio del cielo era decisamente più cupo, più brillante. Pensai fosse dovuto alla strana colorazione che tutto aveva in quella zona e non ci feci molto caso. Quando ebbi finito la zuppa, chiusi gli occhi in cerca di energie, meditando. Avrei dovuto passare molte ore in quello stato e liberare la mia mente dai tormenti sul Colosso e dalle immagini di Midorinaka era uno sforzo considerevole.

    [...]

    Durante la notte, nel pieno di essa, tornò prepotentissimamente quella sensazione, quell'ammasso di sangue che percepivo tramite non so quale capacità. Spalancai gli occhi, tormentato dalla pesantezza delle mie emozioni, ed immediatamente li rivolsi al cielo.

    Blood-Moon-Art


    Subito, tutt'intorno al satellite, comparvero delle gigantesche nuvole nere: il contrasto tra la maestosità di una luna cremisi come il sangue e quelle portatrici tetre di tempesta era qualcosa di mozzafiato. Tuttavia si poteva sentire, come una scossa che correva sulla propria pelle, una sensazione di malessere pervadere l'aria. Sentivo un antico, ancestrale richiamo verso quella luna: mi vidi immobile ad osservarla, mi sentii un ricettacolo del suo riflesso e niente più. Delle urla strazianti però interruppero quel mio stato di trance mistica. Al villaggio stava scoppiando il caos! Immediatamente impugnai Saruhyondo e di corsa mi diressi verso la casa di Sione, per accertarmi delle sue condizioni. « SIONE! SIONE, ESCI FUORI, DANNAZIONE! »



    StatisticheStatusGamba Sx: Lieve sulla coscia.
    Mano Sx: Sanguinamento Medio - 4/4(+1) turni trascorsi.
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.




    OT / E Tempesta sia. /OT
     
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    Il kiriano era giunto per primo nella casa di Sione, giusto in tempo per vedere una scena a dir poco raccapricciante: il giovane era in aria sorretto da una folta chioma di capelli di un rosso acceso, lunga più di 9 metri, e manipolata da una ragazzina ancor più acerba. Era rannicchiata a terra e con lo sguardo basso, persa in chissà quali pensieri...

    jpg

    " No sorella, ferma! "

    Troppo tardi. Una di quelle ciocche si separò dalle altre per trafiggere il ragazzo dritto nell'addome, trapassandolo.
    Cosa diavolo stava accadendo?!
    Le urla del genin non fecero altro che palesare il suo arrivo alla ragazza e, girandosi verso di lui, Keiji poté vedere i suoi occhi tinti del colore del sangue e animati da un misto di terrore e furia omicida incontrollabile...sembrava posseduta! In ogni caso lei non perse tempo e indirizzò questa volta i suoi attacchi contro l'accademico, urlando come una pazza nell'antica lingua di quel clan. Sempre con la tremenda forza della sua chioma, avrebbe scaraventato il corpo del fratello contro il suo nuovo rivale cercando di intralciarlo e distrarlo dal vero attacco alzandosi e avvicinandosi fino ad averlo a bersaglio. Un altro gruppo di capelli, raccolto a mo di lancia, lo avrebbe infatti minaccio dal fianco sinistro con il chiaro intento di spappolargli la milza [Pot 35]...era tremendamente veloce! Poco dopo, a seguito della sua difesa, un'altro assalto della stessa pericolosità sarebbe invece partito da destra, cercando di afferrargli la lama insanguinata e, con forza estrema, cercando di levarla dalle mani del nemico.
    E il bello era che a fare tutto erano i suoi capelli mentre lei restava immobile, con i pugni serrati e lo sguardo perso nel vuoto!
    Qualora Keiji fosse passato quindi alla fase di attacco, si sarebbe accorto che la ragazza non avrebbe provato minimamente a difendersi; anzi, alla prima occasione utile avrebbe sguarnito completamente il suo corpo per muovere tutti i suoi capelli verso il ninja e continuare ad attaccarlo, questa volta al volto [S&M]. La sua era una furia senza senso ma la vera domanda era: il genin avrebbe trovato il coraggio di attaccare una bambina che evidentemente non aveva colpe di quanto stava accadendo?

    Qualora avesse trovato le motivazioni e la strategia per liberarsene, avrebbe potuto pensare a Sione, accasciato a terra ma aggrappato alla vita con quel suo solito sorrisetto sulle labbra. Non aveva più molte forze ma con un ultimo respiro decise di dire:

    " E' lui Keiji! Sento il suo chakra divampare nella tenda della vecchia! Fermalo! "

    E si spende, senza dare il tempo al kiriano di abbozzare una cura o portarlo da mani più esperte!
    Ma non c'era tempo da perdere, la situazione stava ormai degenerando. Ispezionando rapidamente l'abitazione, il ragazzo avrebbe potuto trovare il corpo esanime di quella che doveva essere la madre: era stata uccisa nel sonno, nel suo letto...

    Intanto fuori stava accadendo il finimondo. Era iniziato a piovere ma dal cielo non cadeva semplice acqua, bensì vere e proprie gocce di sangue [Scenario di Sangue]! Uscendo dall'abitazione Keiji avrebbe potuto notare, oltre i corpi ormai mezzi sommersi nelle pozze di sangue di alcune delle anziane donne viste in mattinata, Morua, che nella via principale era alle prese con altri due bambini, anche loro completamente fuori di senno. Uno aveva metà corpo in forma liquida e stava tentando con repentini attacchi di soffocare e accecare il guardiano mentre l'altro, in possesso di lunghe lame di sangue che gli uscivano dagli avambracci, lo affrontava con ripetuti assalti a zone vitali. Aveva diverse ferite sul corpo ma si vedeva che era in difficoltà per un semplice motivo: non voleva fermarli senza ucciderli o procurare loro gravi ferite. Inoltre anche lui sembrava profondamente sconvolto da quanto stava accadendo: lì, sotto quel diluvio cremisi, si stava compiendo una vera e propria tragedia!
    Stando sotto quella pioggia, Keiji avrebbe notato come fosse complicato muoversi sotto di essa...alcune donne scappavano dalle loro abitazioni ma erano pesantemente intralciate e debilitate da quel sangue carico di chakra!

    png

    Comunque, qualora il kiriano avesse provato ad avvicinarsi per aiutare il guardiano, il possente uomo avrebbe compiuto un vistoso ed eloquente gesto con la mano, indicandogli di occuparsi di altri focolari di pazzia e aiutarlo a difendere il suo popolo. E infatti le grida si erano moltiplicato in tutto il villaggio, e l'esplosione di un pezzo di tetto avrebbe sicuramente convinto il ninja ad occuparsi di una famiglia particolarmente nei guai.
    Nella casa l'oscurità dominava la scena; come uniche fonte di luce vi era la mancante di copertura illuminata dalla luna e un altro piccolo angolo nel quale delle fiamme scaturite da una lampada in cera avevano iniziato a propagarsi su una tenda. Addentrandosi di qualche metro nell'abitazione lo shinobi avrebbe impattato contro due cadaveri stesi a terra: uno era di una giovane donna mentre l'altro apparteneva ad uno degli uomini visto giungere nel pomeriggio al villaggio...erano morti dissanguati ed alcune parti del volto e delle braccia erano state strappate vie a morsi! D'un tratto la porta si chiuse, abbassando nuovamente il livello di oscurità nella stanza: era chiaro, non era solo. Anzi, non poteva saperlo ma era proprio stato circondato!

    L'agguato partì improvviso e praticamente occultato alla vista del ragazzo, affatto in grado di vedere nelle tenebre. Solo affidandosi agli altri suoi sensi, Keiji avrebbe potuto difendersi almeno in parte da quello che stava per accadere. Le ante di quello che doveva essere un armadio di spalancarono rumorosamente facendovi uscire un'altra ragazzina indemoniata: si avventò con un balzo felino sul ninja cercando di afferrargli il volto e lacerarlo per due volte con le unghie scarlatte e ricoperte già di sangue, divenute mostruosamente lunghe ed affilate [Pot 35]. Nonostante l'oscurità loro poteva evidentemente vederlo o al più percepirlo distintamente! Al contempo, dalle spalle, sarebbe partito un inquietante piagnisteo proveniente da un'altra bimba di nemmeno 3 anni, comparsa sotto la pioggia battente che entrava dallo squarcio sul tetto. Le mancava un occhio e facendo qualche passo in avanti, si estrasse l'altro con le dita per poi scagliarlo contro l'intruso e sua sorella: un secondo e l'organo oculare sarebbe esploso coinvolgendo i due in una tremenda esplosione dal raggio non indifferente [Pot 50, raggio 3 metri]. Tra i piagnistei e i detriti generati, infine, avrebbe agito anche la terza sorella che in mano impugnava un coltellaccio di quelli utilizzati per scuoiare le bestie. Se lo passò sulla lingua, ferendosi ma al contempo rendendo avvelenata la lama, e poi si sarebbe scagliata contro il ninja, occultata dall'oscurità e il fumo generato dall'esplosione. Partendo dal lato destro di Keiji avrebbe eseguito una rapida corsa per eseguire un preciso taglio alla gamba e poi continuare la sua corsa per ritrovare riparo nell'oscurità, occultandosi alla vista del ninja. Subire quel colpo non sarebbe sembrato un problema nell'immediato, il taglio comunque non poteva essere così profondo [Pot 20] ma il veleno entrando in circolo avrebbe in poco tempo inciso sulle capacità psicofisiche del ninja [Veleno Stordente B0, Intorpidimento].

    jpg

    Era in inferiorità numerica contro rivali affatto banali, per giunta in un ambiente ignoto e con il senso della vista fuori gioco...come se non bastasse sapeva che attaccando mortalmente le ragazzine avrebbe non solo commesso un atroce crimine ma, qualora uscito vivo da quel casino, si sarebbe inimicato tutto il villaggio kenkichi!
    Comunque per non rendere vane le ultime parole di Sione, avrebbe dovuto trovare al più presto una soluzione e recarsi alla tenda principale dalla quale sembrava provenire tutto. Doveva trovare risposte concrete alle sue possibili domande: dove era finita la negromante? Possibile che gli altri adulti non fossero ancora rientrati? E se si, chi aveva architettato questo attacco in loro assenza? Chi diavolo era il tipo mezzo morto? Perché questa follia si stava manifestando solo nei bambini?!
    Qualunque fosse stata la sua strategia di azione, se fosse riuscito a portare lo scontro all'esterno (magari anche solo fuggendo magistralmente dalla struttura), avrebbe ricevuto il tempestivo aiuto di Morua che si era già occupato dei suoi assalitori. Intanto le urla erano cessate in quanto anche gli altri due uomini si erano dati da fare per debellare la minaccia; infatti sia il nipote della vecchia, zoppicante per la ferita alla gamba, e l'altro adulto erano per le strade a verificare se ci fosse qualcuno da poter salvare. Una grossa mano doveva anche averla data Diamera che, in cima ad un alto tetto, ivi sostava con la faretra mezza vuota ed occhio attento su tutto.
    Poteva sospettare della reazione degli adulti e dell'arciera nel vederlo e quindi se voleva andare senza altri intoppi dalla negromante gli serviva un'idea per svignarsela senza traccia! Se si fosse fatto individuare da loro, infatti, questi lo avrebbero immediatamente cercato di raggiungere per bloccarlo e minacciarlo:

    " Induga amre! Indug amre! "

    Avrebbero detto con le lance puntata su di lui! Lo stavano intimando di arrendersi e lasciare l'arma che impugnava...se non avesse fatto o detto qualcosa di intelligente in pochi secondi lo avrebbero iniziato ad attaccare con le loro armi portandolo con tutta probabilità alla morte. Anche Diamera da lontano lo stava tenendo sotto tiro, diffidente e pronta a scoccare le sue frecce sull'unico imputato di quanto stava accadendo!



    CITAZIONE
    OT / Mi fermo qui con questo post. Hai diverse cose da fare e in base alle tue scelte la storia può prendere una piega o un'altra!
    Tutti gli attacchi sono da considerare con Manipolazione Blu e Energia delle bambine pari a Rossa con Vederci Rosso attivato. Nessuna di loro si difenderà da eventuali attacchi. / OT

    Vederci Rosso
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna
    Richiede: Controllo del Sangue I
    L'esecutore si autoinduce in uno stato di trance. I suoi occhi diventeranno rossi e sarà animato da uno spirito belligerante, paragonabile ad un tonico da guerra. In questo stato l'utilizzatore risulterà assordato, acquisendo -2 tacche in Concentrazione e +2 in Velocità e Resistenza.
    Tipo: Ninjutsu - Chiiton
    (Livello: 6 / Costo Attivazione: Basso / Mantenimento: 1/2 basso)
    [Da genin in su]


    Scenario di Sangue - "Chi Ame"
    Villaggio: Specializzazione Stratega
    Posizioni Magiche: 6 (Lenta)
    Richiede: Manipolazione del Sangue IV
    L'utilizzatore, il round successivo l'esecuzione, può evocare una pioggia di sangue attorno a se. L'area ha raggio massimo pari 60 metri. Chiunque si trovi in tale area, esecutore escluso, avrà Intralcio Medio e Stordito. Il sangue della tecnica non può essere manipolato. Al termine della tecnica gli effetti rimangono attivi altri due round, dopodiché il sangue coagula. Il Mantenimento richiede slot tecnica avanzato.
    Tipo: Ninjutsu - Chiiton
    (Livello: 2 / Attivazione: Alto , Mantenimento: Medio)
    [Da Jonin in su]
     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Pioggia di Sangue
    Capitolo Quarto


    Atto VII
    Bella e Crudele
    Lo spettacolo che mi si parò davanti quando aprii la porta dove Sione mi aveva detto di alloggiare mi colse alla più totale sprovvista. Una bambina, molto piccola, teneva in aria tramite i suoi capelli, color del sangue, lunghissimi, circa nove metri, il minuto artista delle ombre. Era rannicchiata a terra, con le ginocchia chiuse tra le braccia, attonita e sconvolta, con lo sguardo fisso nel vuoto. Dovevo presupporre che quello che stavo vedendo fosse opera di un qualche jutsu, senza ombra di dubbio, e che quindi la bambina fosse in grado di utilizzare il chakra. « No sorella, ferma! » gridò Sione, un istante prima di venire trafitto nell'addome, da parte a parte, da una ciocca di capelli della ragazzina. « Sione! » mi ritrovai nuovamente a gridare, proprio come un istante prima. Come ho già detto, era soltanto merito suo se ero riuscito ad entrare nel villaggio ed a rimanere vivo fino a quel momento, mi aveva donato fiducia ed io la avevo riposta in lui; avrei fatto tutto quello che mi era in potere per salvarlo, un giovane talento - seppur immaturo ed ingenuo - come quello non poteva essere sprecato. Al mio grido la ragazza si voltò verso di me, con gli occhi accesi di un rosso brillante, del medesimo colore della sua metrica chioma: nello specchiarmi in quel cremisi lago d'incoscienza, subito mi salirono alla mente i ricordi della mia sete secolare, dei poteri di Midorinaka, della motivazione che mi aveva spinto, oramai la notte prima, a rimanere sveglio ed ad imbattermi nei lasciti perduti della storia Kenkichi.
    Prima che riuscissi a rendermene conto, anche io, come quella stessa bambina, fui travolto dal potere di quella cremisi luna nel cielo, così bella e crudele. Strinsi la presa sulla mia spada e contemporaneamente il mio corpo si riempì di piaghe: RyūketsuCounter

    Libido Sanguinis - Ryūketsu

    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Nessuna
    L'utilizzatore viene ricoperto da piaghe su tutto il corpo; esse saranno inodori. L'utilizzatore entrerà in uno stato di frenesia, risultando stordito. In questo stato riceverà un bonus di +2 tacche in Velocità e Riflessi; può impastare ulteriormente chakra. Le piaghe causano un danno leggero alla vitalità ogni due round se l'utilizzatore non infligge danno o non attacca in corpo a corpo. Alla disattivazione della tecnica le piaghe scompariranno, ma non i danni causati dalle stesse. La tecnica non può essere disattivata prima di due round; mantenere attiva la tecnica richiede slot tecnica.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 6 / Consumo: Basso - Mantenimento: ½ basso)
    [Da Genin in su]
    si era attivata; mi sentivo più veloce, più reattivo, più potente ma indubbiamente avevo la mente più offuscata, era tutto più frenetico. Quando riuscii ad allontanarmi dal riflesso di quei terribili occhi, riportato al mondo corrente dalle terribili urla che la mia piccola avversaria mi stava rivolgendo nella sua natale lingua, mi trovai immerso nell'offensiva di quella bambina: ella mi lanciò contro, ad una velocità addirittura superiore ai miei eccitati riflessi, il martoriato corpo di quello che avevo appreso fosse suo fratello. Dovetti impastare una discreta quantità di chakra nelle gambe per riuscire, tramite un rapido spostamento con un piccolo balzo verso destra, unitamente all'inclinazione de busto verso la medesima direzione, ad evitare la sagoma dell'ormai debole corpo della mia guida. [Slot Difesa I]Velocità: 500
    Spostamento: 1 metro a destra.
    Assicurarmi che non si facesse ulteriormente male era quasi inutile, aveva probabilmente molti organi interni recisi in modo gravissimo, forse soltanto la negromante avrebbe potuto aiutarlo - avevo infatti in mente di portarlo lì, una volta messa fuori combattimento la bambina: non potevo arrecar loro danno; da quel che avevo capito mi trovavo in un villaggio di Kenkichi e per nessun motivo al mondo avrei messo a repentaglio la vita di un mio consanguineo, soprattutto alla luce del fatto che sapevo che ci fosse qualcosa che non andava, tutto il villaggio era in rivolta, non solo l'abitazione di Sione era in grave pericolo. Potevano essere sotto attacco? Poteva c'entrarci qualcosa il colosso che era nascosto dalla vecchia sciamana da qualche parte? I dubbi mi attanagliavano la mente ma non era esattamente quello il momento per farsi prendere da amletiche controversie. La ragazzina si era alzata e mi si stava avvicinando; aveva probabilmente utilizzato il corpo del fratello come diversivo, senza considerare che il mio inimitabile stile suicida mi avrebbe permesso di ricavare dal minimo sforzo il massimo risultato. Avevo gli occhi fissi su di lei quando la sua rapidissima capigliatura si unì in una piccola appendice acuminata e si lanciò a folle velocità verso di me; dovetti nuovamente impastare una discreta quantità di chakra nel mio arto armato per riuscire a portare a termine - non senza ferirmi - la mia difesa: quando vidi il colpo partì ebbi la fermezza di, roteando la spada ed impugnandola con l'elsa rivolta verso la porta dalla quale ero appena entrato, deviare il colpo di capelli con Saruhyondo. [Slot Difesa II]Velocità: 500 L'offensiva della bambina andò a tagliarmi soltanto di striscio la schiena, più precisamente la parte posteriore delle mie coste più alte. Senza che me ne potessi rendere conto, non appena la spada si frappose alla chioma avversaria, un'altra parte di capelli si lanciò verso Saruhyondo, afferrandola. Non ebbi il tempo di contraddire che la bambina la gettò via, conficcandola nel muro. Come unica soluzione a quella situazione, avevo quella di mettere fuori gioco la bambina facendole perdere i sensi, dato che neanche immobilizzarla o tagliarle i capelli poteva essere una situazione completamente sicura. Sfruttai l'apertura delle sue difese creatasi nel momento in cui aveva lanciato via la Lama Insanguinata per correrle contro rapidamente e, bruciando i metri che ci separavano in una sola falcata, colpirla col mio pugno destro, con violenza e velocità inaudita, al mento, luogo dove, per via degli anni di allenamento svolti nell'esercito Maeda all'autodifesa, sapevo risiedere due peculiari nervi che "amplificano" - non ne conoscevo la motivazione esatta, non essendo un medico - il dolore e portano ad una specie di crollo fisico involontario. [Slot Azione I]Forza: 500
    Velocità: 450
    Infatti, non appena il colpo la raggiunse, la vidi crollare sulle ginocchia, con gli occhi che si rivolgevano all'indentro e le membra che cedevano. Allo stesso tempo, forse in un ultimo, estremo tentativo di offensiva, un'ennesima parte di capelli si levò con la solita velocità, per il terzo attacco, questa volta destinato al volto. Mi ero abituato a veder partire quei colpi ed alla loro mostruosa velocità, tanto che, non senza difficoltà, in un primo istante avevo addirittura pensato di evitare il colpo senza l'ausilio del chakra ma l'estrema vicinanza mi ricordò immediatamente lo svantaggio grave che mi sarebbe derivato da una tale decisione. Impastai dunque per la terza volta lo stesso quantitativo del flusso del tantien nel mio busto, riuscendo a schivare quella lancia di capelli che mirava proprio in mezzo ai miei occhi, deviando leggermente il capo verso destra. [Slot Difesa III]Velocità: 500 Mi chinai sulla bambina, aprendole gli occhi per vedere se essa fosse ancora in quello stato di trance o meno, se potessi tirare per un attimo un piccolo sospiro di sollievo. Aveva perso i sensi. Immediatamente, corsi verso Sione per accertarmi delle sue condizioni. Quando mi avvicinai potei notare l'intestino completamente squarciato ed il mare di sangue in cui si trovava. Il ragazzo stava morendo, dovevo fare al più presto qualcosa per salvarlo. Per un attimo mi guardò, mi prese per il bavero e mi disse, con un soffio di vita: « E' lui Keiji! Sento il suo chakra divampare nella tenda della vecchia! Fermalo! » chiudendo poi, per l'ultima volta gli occhi, e lasciandosi lentamente andare in quella sua placida posizione. Era morto, ed io non avevo potuto fare niente per salvarlo. « Se riuscirò ad uscire vivo da qui, ti sarò per sempre debitore, piccolo, ingenuo ragazzino. »
    Mi alzai di scatto, correndo a riprendere Saruhyondo. Vidi, dalla porta socchiusa che avevo dirimpetto al luogo dove trovai la mia spada, una donna terribilmente martoriata nel suo letto. Probabilmente anche quello opera della bambina che giaceva a pochi metri, svenuta.
    Potevo ancora volgere la situazione a mio vantaggio: avevo appreso che il mio corpo poteva ristorarsi dal dolore delle piaghe derivanti dal potere dei Guerrieri semplicemente allietandosi della vista del sangue. Mi portai dunque verso la bambina, prendendole un braccio e, sulla parte superiore, le feci un piccolo taglietto con la lama di Clan, di modo da far fuoriuscire una piccola quantità di sangue. Se fossi riuscito nel mio intento, mi sarei sentito subito meglio, inebriato dall'abbondanzaOpulentia Sanguinis - Harō

    "Sii vasto come è vasto il flusso inarrestabile del Sangue del tuo cuore." ~ I Comandamento dei Guerrieri del Sangue

    Speciale: Se l'utilizzatore causa sanguinamento mentre Libido Sanguinis è attiva, non subirà danno dalle piaghe la prossima volta che la tecnica lo prevederà. Questo bonus è utilizzabile entro la fine del round successivo al sanguinamento.
    [Da Genin in su]

    del liquido cremisi che avevo dinnanzi. Era arrivato il momento di andare dalla sciamana a chiedere spiegazioni. Velocemente mi portai verso la porta e la spalancai, trovandomi dinnanzi ad uno spettacolo a dir poco insolito: dal cielo pioveva sangue. Sotto di esso, cadaveri di donne, giovani ed anziane, in un terribile scenario di tragedia. Dalla parte opposta della strada rispetto a dove mi trovavo, vidi Morua cimentarsi con altri due bambini posseduti, entrambi aventi poteri legati indubbiamente al sangue ma diversi tra loro e perfino con la bambina che avevo appena affrontato. Cosa stava succedendo in quel villaggio? Il mio volto sfigurato non era certo il miglior biglietto da visita in quel momento, era il fio che dovevo pagare per attingere a dei poteri così grandi, ma non potevo esimermi da aiutare i miei fratelli. Corsi verso il guardiano che mi parve in difficoltà, visibilmente ferito e impossibilitato, esattamente come me pochi istanti prima, a ferire quei bambini in modo grave o a inabilitarli fermamente. Egli si voltò verso il sottoscritto e con un gesto della mano mi indicò di allontanarmi, volendosela sbrigare da solo. La pioggia sotto la quale mi trovavo mi risultava pesantissima addosso, mi limitava di molto i movimenti, quasi come se fosse una fanghiglia appiccicosa. Anche delle altre donne lì intorno sembravano avere dei seri problemi a muoversi con tutto quel sangue addosso. All'improvviso una forte esplosione attirò la mia attenzione: un pezzo di tetto della casa che avevo di fronte mi schizzò accanto ai piedi, mancandomi di poco! Immediatamente corsi, non senza problemi, verso quell'abitazione, volendo porgere aiuto, spalancando con un poderoso calcio la porta d'ingresso. La stanza, illuminata soltanto dal chiarore della luna e da una piccola candela che aveva dato fuoco, in un angolo, ad un tendaggio lì vicino, mi avrebbe riservato l'orrore di altri due cadaveri martoriati in malo modo, risecchiti, come se qualcuno avesse da loro succhiato via il sangue. Dalle braccia mancavano addirittura pezzi di carne: sembravano evidenti segni di cannibalismo; possibile che ci fossero altri Guerrieri del Sangue in quel rimasuglio di Clan Kenkichi? E possibile che non fossero in grado di trattenere la loro sete contro i membri del loro stesso clan? Forse non erano riusciti a raggiungere il controllo che io avevo di quel potere, o forse, non erano semplicemente Guerrieri del Sangue ma aberrazioni di qualche tipo del potere Kenkichi e Mikawa. Mentre riflettevo su questo, sentii chiudere dietro di me la porta che avevo appena sfondato in malo modo, rifacendo piombare l'oscurità in quella abitazione. Immediatamente capii la situazione in cui mi ero cacciato: concentrandomi attentamente, infatti, potei notare di non essere affatto solo, tutte intorno a me c'erano altre tre, piccole persone. Era così buio lì dentro! Come avrei potuto affrontare qualcosa che non vedevo? Dovevo concentrarmi il più possibile sull'udito se volevo riuscire a cavarne le gambe!
    Sentii infatti distintamente scricchiolare alla mia destra qualcosa, come un pezzo di legno, mi voltai ed immediatamente mi vidi arrivare contro una bambina con i medesimi occhi cremisi che avevo visto nella danzatrice di capelli - che bel nome che le avevo trovato! - che subito mi si gettò contro cercando, con le sue unghie scarlatte, di deturparmi il volto. Quando essa mi si lanciò addosso, la lasciai atterrare, notando la sua velocità non dissimile alla mia, e, non appena cercò di afferrarmi il volto con le due mani, frapposi il mio braccio sinistro, dato che il destro era occupato da Saruhyondo, deviando il primo colpo verso l'esterno, colpo che quindi non raggiunse il mio volto. [Slot Difesa I]Velocità: 450Solo in quel momento mi accorsi delle lunghissime unghie della bambina! Ponendo quel braccio in obliquo sul mio volto avevo limitato la sua zona d'impatto, essendo le mie leve ben più lunghe delle sue, ed ero riuscito ad oscurarle una buona porzione del mio volto, nonostante le lunghissime unghie che comunque non riuscivano a raggiungere l'intera lunghezza del mio braccio; Il secondo colpo tuttavia mi raggiunse ugualmente, tagliandomi lungamente il viso e parte del bendaggio, pur non troppo in profondità, da sotto l'occhio a poco sopra la congiunzione delle labbra sulla destra. Se solo una di quelle mi avesse penetrato un occhio avrebbe raggiunto il cervello in un istante, uccidendomi sul colpo! Avevo la ragazza appoggiata sul busto, con le gambe incrociate su di esso. Mentre con le mani ancora tenevo impegnata la prima bambina, un piagnisteo alle mie spalle mi portò a conoscenza della posizione della seconda bambina: non potei vederla in volto, quando mi girai la visuale mi era coperta dal primo demonio che avevo avvinghiato sul busto ma riuscii distintamente a percepire che mi stesse lanciando qualcosa contro! Immediatamente mi buttai a terra di faccia, verso sinistra, dando la schiena all'oggetto lanciato, verso il chiarore della tenda che prendeva fuoco, atterrando sul corpo della ragazzina e facendole sbattere violentemente la testa per terra. La deflagrazione che si sprigionò a circa tre metri e mezzo da me mi investì le gambe parzialmente con delle schegge, dovute ai pezzi di legno che si erano erosi ed erano esplosi nel momento. Quello della scheggia era uno dei dolori che sopportavo meno, era fastidiosissimo e pungente, senza considerare la seccatura che constava levarle singolarmente. Data la potenza dell'esplosione però, dovevo ritenermi fortunato di essere riuscito a scampare a quell'attacco totalmente alla cieca e di essermi ferito soltanto per motivi di circostanza e non per via dell'esplosione stessa. Non avrei però sempre potuto contare sulla fortuna.
    Speravo che questo mio movimento fosse stato abbastanza per mettere fuori gioco la bambina che avevo appesa al busto, il mio enorme peso più lo spostamento d'aria dell'esplosione ci concessero una enorme velocità e, per lei un forte contraccolpo. Se questo non fosse bastato, mi sarei occupato di lei successivamente. Velocemente mi riportai in piedi, brandendo Saruhyondo in posizione difensiva. La luce sprigionata dalla tendina in fiamme mi permise di intravedere una terza bambina, o meglio, il riflesso di un oggetto metallico ed un sinistro bagliore rosso. Non riuscii a distinguere bene il volto della fanciulla, ma vidi che la sagoma si mosse rapidissimamente e soltanto quando raggiunse pochi centimetri di distanza da me potei scrutare quel volto deturpato dallo stato di trance ne quale si trovava: il suo fendente, portato con un'arma simile a quelle che avevo visto usare alle vecchie la mattina per scuoiare gli animali, era veloce, ma non abbastanza da cogliere impreparati me e Saruhyondo. Mi trovai nuovamente a fare affidamento al Chakra per avere la certezza di non cadere vittima di quella che pareva un'arma molto affilata, dati anche i suoi usi, e che avrebbe potuto nascondere quindi insidie significative - il mio corpo era assai debilitato da quella giornata trascorsa nel villaggio, non potevo permettermi di subire colpi alla leggera, soprattutto perché non sapevo quando, e soprattutto se, sarei riuscito ad uscire da quel posto -: impastando una bassissima quantità di chakra nel mio braccio destro andai a frapporre la mia lama verticalmente al suo colpo rivolto alla mia gamba, facendocela scivolare sopra senza conseguenze alcune e rimettendomi immediatamente in guardia. La ragazzina si rintrufolò immediatamente nelle ombre dalle quali era provenuta, con un movimento fluido e continuo rispetto alla sua offensiva. Non sembrava però che stesse facendo altro che affidamento ad esse, senza utilizzare trucchetti ninja, infatti, grazie ai miei sensi, riuscivo distintamente a percepirla poco più avanti di me, alla mia sinistra, appoggiata al muro. Sembrava che le offensive fossero finite. A quel punto, grazie al buco nel soffitto dal quale cadeva cremisi pioggia, notai una bambina senza occhi, piccolissima, forse di due, tre anni. Era immobile, anche lei in trance, ed era colei che mi aveva lanciato qualcosa di esplosivo ed incredibilmente forte, dato il dolore che avevo alle gambe. Bruciai la distanza che ci separava con un piccolo scatto e contemporaneamente, nello stesso modo in cui avevo servito l'altra ragazzina nella casa precedente, cercai di colpirla al mento con un violento gancio sinistro. Volevo soltanto farla svenire e niente più, proprio come fatto in precedenza, limitando le situazioni spiacevoli in cui potevo trovarmi. [Slot Azione I]Forza: 500
    Velocità: 450
    Se il colpo fosse andato a segno, mi sarei accorto di come la bambina non avesse fatto nulla per evitare che la colpissi, quasi come se non se ne stesse accorgendo. « Che strano. » pensai, mentre mi portavo verso la ragazzina nascosta e con un fermo colpo, secco, dell'elsa di Saruhyondo, cercai di colpirla nella nuca per mettere anche lei k.o. senza arrecarle eccessivi danni. [Slot Azione II]Forza: 500
    Velocità: 450
    Se poi la botta precedentemente ricevuta dall'altra ragazzina non fosse stata sufficiente a farla svenire, mi sarei avvicinato ad essa a avrei cercato di colpirla al mento di nuovo con lo stesso gancio sinistro che avevo riservato alla prima. [Ipotetico Slot Azione III]Forza: 500
    Velocità: 450

    Se fossi riuscito a liberarmi delle bambine, avrei prima cercato di spegnere il fuoco che stava divampando su quella tenda col mio cappotto, anche a costo di bruciarlo - non era il cappotto cerimoniale, era uno dei tanti cappotti Maeda che mi ero portato da Taki - per evitare che le bambine potessero morire travolte dalle fiamme che sarebbero indubbiamente divampate nell'abitazione.
    Sentii profondo silenzio. Le grida erano cessate, le urla soffocanti di terrore si erano spente.

    Mi fermai un secondo a pensare a quale ipotetico scenario mi potevo trovare all'esterno dell'abitazione in cui mi trovavo: « Cosa diavolo sta succedendo qui? Sione mi ha detto che per lui ciò che è accaduto stanotte è colpa del gigante che abbiamo trovato in infermeria. Peccato che solo noi due sapevamo di quell'uomo ... noi due e la negromante. Nessuno mi crederebbe se lo raccontassi, sarebbe la mia parola contro quella della sciamana della tribù. Morua sembrava sconvolto da quel che stava succedendo prima, quindi non posso neanche presupporre che si un evento ricorrente. Come posso organizzarmi? Devo indubbiamente andare a cercare la negromante, devo parlare con lei! Adesso però non ho neanche nessuno che possa difendermi dalle accuse degli uomini della tribù, torneranno tutti a guardarmi con sospetto. Dannazione Sione, proprio adesso dovevi morire. Devo cercare di raggiungere furtivamente, ancora una volta, la capanna della negromante. »
    Quella fu la mia decisione. Sul momento non seppi dire se giusta o meno, ma ero fermamente convinto che Sione mi avrebbe persuaso che quella fosse la scelta retta. Così, uscii di soppiatto dalla porta, conscio ancora dei poteri di Saruhyondo in fatto di furtività, e subito mi rintanai nell'ombra della casa accanto. Potei notare Morua e gli altri due uomini che avevo visto giungere il pomeriggio, compreso l'uomo che avevo spiato nella stanza con la negromante, che perlustravano le case, in attenta ricerca di superstiti e di persone in difficoltà. Allo stesso modo notai la figlia del capoclan sul tetto dell'edificio che avevo davanti, con arco e faretra piena solo per metà, segno dell'incredibile volontà che avevo messo in quella sua azione di vigilanza. L'edificio della negromante era più vicino rispetto al pomeriggio, essendomi avvicinato dalla stalla di una manciata di case, andando in soccorso a Sione e poi alle bambine dentro l'edificio al lato del quale, nascosto, mi trovavo. Quando vidi Morua ed i due uomini porsi verso le abitazioni dall'altra parte della strada, girai intorno alla casa per passare all'abitazione successiva, rimanendo sempre celato nell'ombra, proprio come mi aveva insegnato il minuto. Avrei cercato di percorrere, ogni volta che i tre uomini si sarebbero mossi verso la direzione opposta, tutta la strada che mi separava dall'infermeria. Oramai ero diventato avvezzo e assuefatto dalle ombre di quella via e mi muovevo sì con sicurezza ma mai senza abbassare la guardia, considerando, soprattutto che questa volta avevo uno sguardo attento che dall'alto mi scrutava.

    [...]

    Se fossi riuscito a raggiungere l'infermeria, sarei entrato dalla porta sul retro, quella dove avevo trovato il colosso, sempre cercando di mantenermi nell'ombra.
    Quando mi sarei trovato dentro, avrei proceduto nascondendomi dietro o sotto, in base alla situazione, ad un lettino operatorio, cercando di carpire informazioni e di percepire qualche presenza. Prima di agire in qualsiasi modo avrei voluto cercare quante più informazioni possibili, anche grazie alle mie indubbie capacità di inseguireSeguire le Tracce (Base) [2]
    Conoscenza: L'utilizzatore può trovare le tracce lasciate da altre persone presenti entro 3 metri per il valore di Percezione posseduta.
    le prede.

    Era arrivato il momento di raccogliere informazioni vere sui Kenkichi, su quel gigante e sui Mikawa.




    StatisticheStatusGamba Sx: Lieve sulla coscia.
    Mano Sx: Sanguinamento Medio - 4/4(+1) turni trascorsi.
    Dorso: Lieve alla schiena.
    Gamba Dx: ½ Leggera
    Gamba Sx: ½ Leggera
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    Sorella Sione:
    [Slot Difesa I] Schivata laterale
    [Slot Difesa II] Frapposizione spada
    [Slot Difesa III] Schivata col busto

    Tre bambine:
    [Slot Difesa I] Frapposizione arto
    [Slot Difesa II] Capriola verso la tenda
    [Slot Difesa III] Frapposizione Saruhyono




    Sorella Sione:
    [Slot Azione I] Pugno al Mento

    Tre bambine:

    [Slot Azione I] Gancio Sinistro
    [Slot Azione II] Colpo d'elsa
    Ipotetico
    [Slot Azione III] Gancio sinistro


    [Slot Tecnica]
    Libido Sanguinis - Ryūketsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Nessuna
    L'utilizzatore viene ricoperto da piaghe su tutto il corpo; esse saranno inodori. L'utilizzatore entrerà in uno stato di frenesia, risultando stordito. In questo stato riceverà un bonus di +2 tacche in Velocità e Riflessi; può impastare ulteriormente chakra. Le piaghe causano un danno leggero alla vitalità ogni due round se l'utilizzatore non infligge danno o non attacca in corpo a corpo. Alla disattivazione della tecnica le piaghe scompariranno, ma non i danni causati dalle stesse. La tecnica non può essere disattivata prima di due round; mantenere attiva la tecnica richiede slot tecnica.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 6 / Consumo: Basso - Mantenimento: ½ basso)
    [Da Genin in su]

    [Slot Tecnica]





    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.




    Edited by Ade Geist - 13/11/2015, 18:00
     
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    La pioggia non accennava a diminuire. Enormi pozze di sangue si erano create sul territorio irregolare sul quale sorgeva il villaggio, tingendo di rosso ogni cosa all'interno di quella piccola radura. Sebbene la fitta precipitazione di sangue fosse un buon aiuto per non essere individuato, la strategia di allontanamento del kiriano non fu sufficiente a sfuggire alla vista attenta Diamera...accadde poco prima che Keiji si intrufolasse nella tenda della negromante, troppo tardi per impedirgli di vedere ma non per provare a prenderlo.

    In quel lasso di tempo, Keiji poté percepire distintamente una cantilena, simile a quella fatta dal peccatore per il dio Khorne, ma questa volta runcinata dalla vecchia e proprio in prossimità del tavolo di marmo nero sul quale avevano trovato il corpo mal ridotto. L'odore di sangue ormai aveva conquistato ogni dove dunque quel senso non poté dargli ulteriori informazioni. D'un tratto la voce si diresse verso di lui e la cantilena si interruppe momentaneamente per divenire un esorto ad avvicinarsi:

    " Ormai non serve a nulla Nascondersi, fratello di Sangue! "

    Lo aveva individuato e di certo non con i normali sensi: la percezione sanguigna, la stessa che lo legava così misteriosamente a quel "cadavere", gli si era rivolta questa volta contro smascherandolo in pochi secondi [Percezione Sanguigna]! Non aveva molte alternative, inoltre più il tempo passava più la situazione si faceva critica per gli abitanti del villaggio.

    Qualora l'accademico fosse uscito allo scoperto avrebbe visto una scena raccapricciante. La negromante era lì, vicino al corpo del colosso squarciato sul ventre. Con una mano gli stringeva il fegato mentre l'altra si tracciava strani simboli di sangue sul volto; aveva le pupille ribaltate e tremava vistosamente in preda ad una crisi avanzata. Non poteva vederla ma un'aura di intenso chakra stava mettendo in connessione i due corpi fondendo le capacità avanzate dei due controlli del sangue; quello che poteva intuire (conscio delle informazioni di Sione) era che la vecchia stesse utilizzando quel corpo per mantenere attivo un jutsu terrificante e intrinsecamente legato al sangue. Era difficile dirlo con certezza ma sembrava che fosse proprio la vecchia a generare tutto quel putiferio!
    Se il giovane avesse provato anche solo a fare un passo o a muovere le sue braccia, improvvisamente un'aura di terrore lo avrebbe assalito facendolo sprofondare nel suo subconscio più insicuro e inducendolo alla quasi paralisi o peggio ancora al crollo psicologico [Aura di Paura].
    Proprio in quel momento nella stanza sarebbero irrotti i guerrieri del villaggio, increduli a ciò che i loro occhi stavano rivelando; anche loro vennero coinvolti dall'illusione, che ben si prestava a minare le loro menti già profondamente scosse, rimanendo di fatto pietrificati impossibilitati a reagire prontamente. Il nipote della negromante era completamente scioccato mentre l'arciera aveva la freccia incoccata ma non trovava la forza per lasciarla andare...solo Morua si divincolò da quelle "catene" e caricando con ferocia avrebbe conficcato la punta della sua enorme arma nella spalla della vecchia! Il suo sguardo era carico di odio: il cuore tramortito dallo scempio fatto compiere a quei bambini era una motivazione ben superiore a quella che l'illusione gli attanagliava la mente. Il guardiano ci mise tutta la sua forza ma il contraccolpo non fu sufficiente nemmeno a far arretrare la vecchia o interrompere la cantilena: era troppo tardi per fermare ciò che era destino si dovesse compiere.
    All'improvviso la terra tremò e dalla bocca della negromante uscirono le seguenti parole:

    " La storia oggi si ripeterà. Il futuro dei Kenkichi è nelle vostre mani muahuahuhauha "

    Era una voce fredda e agghiacciante, non propria della negromante ma altresì ben nota a Keiji: era Midorinaka! E con quelle parole si smaterializzò proprio di fronte a loro, portandosi con se il corpo del Mikawa. Morua fece in tempo a colpire un'altra volta la vecchia, staccandole quasi un braccio questa volta, ma ciò non impedì alla tecnica spaziotemporale di compiersi. Rimasero lì, da soli, con in testa ancora quelle parole di morte. Tuttavia il silenzio non durò per molto.
    Fuori le urla ripresero ancor più tremende di prima, sovrastando il forte scrosciare della pioggia. L'uscita di scena del duo interruppe il genjutsu, permettendo a tutti di ritrovare lucidità ed uscire dalla tenda per capire cosa stesse accadendo. Le donne sopravvissute, che si erano radunate nella piazza in fuga dalle loro abitazioni, iniziarono a sprofondare accalcate com'erano nell'enorme lago di sangue che già copriva loro le caviglie [18 Unità di Sangue, 9 Pozze di Sangue, Sabbie Mobili?], prede di una forza troppo grande per essere vinta!
    Cielo e terra si erano rivoltati contro quel popolo, spinti da un sangue tremendamente potente e corrotto. Non vi erano dubbi che in poco tempo quelle persone sarebbero state completamente sommerse!

    Il gruppo avrebbe impiegato un po' per avvicinarsi alla piazza, sotto la scrosciante pioggia, e serviva loro una strategia efficacie per salvare tutti da una tremenda sorte! Keiji era forse l'unico in grado di poter prendere una decisione razionale in quel momento poiché tutti sembravano profondante scossi da ciò che avevano visto. Era stata propria la saggia di cui si erano sempre fidaci ciecamente ad aver fatto tutto quello? Perché?
    Da ricercato era diventato l'unica speranza per porre fine a quel massacro: sarebbe riuscito a salvare i suoi consanguinei?



    CITAZIONE
    OT/ Cerca si salvare gli abitanti del villaggio! Puoi agire in 3 round nei quali puoi manipolare il gruppo di png messi a disposizione. Considera che 2 round ti servono per l'avvicinamento alla piazza. Hai piena libertà su equip, abilità e tecniche di lista, tenendo presente che:

    Morua: Chunin Rossa, Lama Insaguinata III (Ascia), Guardiano, Perfezionista
    Diamera: Chunin Rossa, Lama Insaguinata II (Arco), Squadra Speciale, Assassino
    Taddaro: Chunin Rossa, Esploratore

    Collocato già vicino la piazza c'è poi l'altro uomo:
    Sigure: Chunin Rossa, Avventuriero

    Ingegno e fantasia!

    Percezione Sanguigna
    Villaggio: Specializzazione Stratega
    Posizioni Magiche: Nessuna
    Richiede: Manipolazione del Sangue I
    L'utilizzatore è in grado di percepire con precisione fonti di sangue, coperte e non (all'esterno di organismi viventi), collocate all'interno del raggio della tecnica speciale.
    Tipo: Ninjutsu - Chiiton
    (Livello: 4 / Costo Attivazione: MedioBasso / Mantenimento 1/2 Basso)
    [Da Genin in su]


    Aura di Paura - Osore no Ki
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (Veloce)
    L'illusione si attiva entrando nell'area di effetto se si ha almeno un'energia in meno dell'utilizzatore. La vittima sarà terrorizzata dal potere dell'utilizzatore: causerà uno status a scelta dell'utilizzatore tra Scoordinato, Semiparalizzato o Stordito per 2 round. L'area di effetto è pari a 12 metri.
    L'efficacia è pari a 20.

    Tipo: Genjutsu - Tameshi
    (Livello: Variabile / Consumo: Medioalto)
    [Da genin in su]


    Di più...di più!
    Talento: L'utilizzatore può aggiungere un terzo status all'aura. Non è possibile utilizzare altre abilità "talento" in combinazione. Utilizzabile 1 volta ogni 3 round.
    [Da jonin in su]


    Pozza di Sangue
    Villaggio: Specializzazione Stratega
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare una pozza o più pozze di sangue di forma circolare del raggio pari ad 1,5 metri ed immergersi completamente in essa o permettendo di immergere persone consenzienti o incoscienti, trattenendo il fiato per massimo 3 round. Ogni pozza la manipolazione di 3 Unità di sangue e può contenere fino a 5 unità di persone o esseri viventi, l'equipaggiamento posseduto non è mai conteggiato. La Pozza di Sangue occulta l'utilizzatore al tutti i sensi, la pozza ha Furtività incrementata di 6. L'utilizzatore può manipolare la Pozza, muovendola in tutte le direzioni. Se colpita, la pozza viene distrutta rivelando l'utilizzatore. Emergere richiede 1 slot azione/tecnica. Il mantenimento costa slot tecnica.
    Tipo: Ninjutsu - Chiiton
    (Livello: 4 / Consumo: Medio per pozza - Mantenimento: Basso per pozza)
    [Richiede Manipolazione del Sangue III]
    [Da chunin in su]


    Sabbie mobili?
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può rendere le sue "pozze di sangue" fangose. Qualora un nemico dovesse finirvici sopra, verrà attratto con forza pari a quella dell'utilizzatore al suo interno. Causa intralcio grave alle zone in contatto con la Pozza; risucchia 2 unità a round. Se completamente immersi causa svenimento. Se trovato bersaglio, è' possibile tenerla attiva per massimo 3 round.
    Tipo: Ninjutsu - Chiiton
    (Livello: 4 / Consumo: MedioAlto per pozza - Mantenimento: MedioBasso per pozza)
    [Richiede Manipolazione del Sangue IV]
    [Da jonin in su]
     
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