Scontro tra studenti

Mi svegliai con una forte emicrania.
La sera prima avevo evidentemente esagerato con il sakè.
Aprii gli occhi lentamente, le immagini erano sfocate, i suoni ovattati, non sapevo nemmeno dove mi trovavo.
Quando le mie facoltà sensoriali rinsavirono dal torpore mi accorsi del tanfo che aleggiava nell'aria, qualcosa di umido poggiava sotto la mia schiena e avevo la colonna vertebrale tutta indolenzita.
All'improvviso realizzai.
Avevo dormito tra i sacchi dell'immondizia, in un vicolo all'angolo del locale in cui avevo fatto serata.
Per questo la mia schiena doleva, quel giaciglio non era proprio dei più comodi.
Non ricordavo se ero stato sbattuto fuori dal locale con la forza o se semplicemente ero crollato prima di trovare la via di casa.
Fatto sta che mi sentivo uno straccio e come se non bastasse quel giorno l'accademia mi aveva organizzato un secondo combattimento di allenamento.
I miei vestiti erano sporchi, unti e puzzavo come un caprone.
Dovevo assolutamente passare da casa, farmi una doccia, cambiarmi, prendere l'equipaggiamento ninja e corre all'arena in cui solitamente avvenivano gli scontri genin per la promozione di grado, perchè era lì che ero stato convocato.
Ero in ritardo, terribilmente in ritardo.

[...]

Scusa l'attesa... ho avuto una serata movimentata.

La mia voce proveniva dal corridoio est che portava all'interno dell'arena.
Se Atsuno avesse guardato in quella direzione, avrebbe visto una sagoma umana non ben definita tratteggiata dall'ombra che avanzava.
Avevo notato il mio avversario che già mi attendeva al centro, intento a fare del riscaldamento.
Dall'aspetto era molto più giovane di me.
Non c'era da sorprendersi, questi shinobi iniziavano ad allenarsi sin da bambini, a confronto io ero davvero un perditempo.
Mi venne da sorridere.
Man mano che la mia figura avanzava nel buio corridoio, la mia immagine diventava sempre più nitida, fino a quando, calcai il terreno dell'arena, esponendomi alla luce del sole.

Indossavo pantaloni da aikido bianchi, un kimono con trama floreale nera colore rosso spento, scarpe da samurai bianche.
Agli arti erano arrotolate le fasce da combattimento rinforzate e dietro la schiena, infilato nella cintura, vi era il mio fedelissimo hanbo.
I capelli biondi erano parzialmente raccolti in una coda di cavallo, pettinati con due ciocche che calavano dai lati del viso.
Dopo la doccia mi ero rigenerato, mi sentivo pieno di energia ed ero raggiante come il sole di quella mattinata.

Mi chiamo Maki Baian... davvero piacere

Conclusi con un sorriso.

Allora sei pronto ?

Sei un simpatico marmocchio. Ribattei sorridendo, mentre mi scansavo lateralmente verso sinistra, con un'intera falcata, velocizzando le mie reazioni con il chakra e mandando completamente a vuoto i tre shuriken.
Il lancio era stato rapido, ma facilmente evitabile in quanto mirava ad una zona periferica come il fianco destro ed ad una piccola e mobile come il capo, quindi muovendomi verso sinistra fu semplice evitare le tre lame.
Gli shuriken mi sibilarono accanto disperdendosi nel vuoto alle mie spalle.
Il mio avversario poi scattò verso la mia posizione lanciandosi alla carica in un attacco diretto.
Sembrava non aver assunto alcuna posizione di guardia, doveva trattarsi di un temerario o semplicemente di uno stupido.
Quando intuii l'attacco, un diretto destro alla bocca del mio stomaco, decisi di contrattaccare all'istante per sfruttare la forza della sua carica e del suo scatto a mio favore, rivolgendoglieli contro in un colpo d'incontro.
Il colpo d'incontro è semplicemente l'attacco più devastante del taijutsu, in quanto sfrutta sia la forza di chi lo esegue che quella dell'avversario, sommandole e unendole.
Inspirai l'aria a pieni polmoni contraendo gli addominali per non andare in debito d'ossigeno e allo stesso tempo rafforzai la muscolatura dell'addome con il chakra per attutire l'impatto e senza nemmeno provare a difendermi attaccai a mia volta con un montante sinistro.
Avevo il piede sinistro in avanti, il peso equi distribuito, il pugno destro al rispettivo zigomo con l'avambraccio che scendeva perpendicolarmente verso il terreno a copertura del fianco.
Con la spalla bloccata, raccogliendo tutta l'energia dalle gambe facendola risalire fino al pugno sinistro per sfruttare a pieno la cosiddetta “catena cinetica” eseguii un perfetto montante cercando di colpire con forza il fegato del giovane Atsuo, con la torsione di tutto il busto in senso orario per sfruttare non solo la forza del braccio, ma quella dell'intero corpo in movimento.
Il colpo era indirizzato sotto le costole fluttuanti per tentare di centrare il fegato, un punto dolorosissimo e potenzialmente da knock out, generalmente in grado, se a segno, di debilitare pesantemente l'avversario.
Il colpo d'incontro sfruttava tutta la mia forza potenziata dal chakra e veniva unita a quella del ragazzino che si era scagliato con tanta veemenza in avanti e quindi doppiamente potente.
Il tempismo era tale da colpire contemporaneamente all'attacco dello studente dai capelli bianchi, così da cercare di coglierlo di sorpresa, considerando inoltre che attaccando con un diretto mi lasciava il fianco tutto scoperto e pronto ad essere centrato.
Inoltre a differenza del marmocchio potevo contare sulla mia statura: le mie leve più lunghe avrebbero dovuto metterlo al tappeto, o almeno speravo.
Strinsi i denti per il dolore accusando il colpo, se fosse rimasto in piedi avrei portato rapidamente il pugno sinistro allo zigomo in posizione analoga a quello destro rimasto in guardia e avrei concatenato al montante un gancio destro.
Prima colpivo in basso alla destra del mio avversario, ora in alto alla sua sinistra mirando con precisione chirurgica il lato del mento.
Il colpo circolare eseguito ruotando il busto in senso antiorario, con la spalla bloccata, avrebbe scaricato tutta la forza del mio peso sul mento dello studente.
Si trattava di un altro punto da potenziale knock out.
Riportato il pugno allo zigomo avrei effettuato un leggero balzo all'indietro per trovare la giusta distanza e avrei attaccato con un calcio laterale destro, cercando di affondare il rispettivo taglio del piede nella bocca dello stomaco, colpendo sfruttando tutta l'estensione della gamba per cercare di scaraventarlo via come un sacco di carne.
Terminato l'attacco mi sarei messo in guardia pugilistica con il pugno destro allo zigomo e il sinistro a due spanne davanti al viso.
Sorrisi.
Avrei poi mimato un bacino seguito da un occhiolino per provocare il piccoletto.
Mi volevo proprio divertire.