Tra i rami del bosco secolare

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,973
    Reputation
    +681

    Status
    Offline

    Stupore








    La corsa con Shizuka in realtà non fu troppo lunga, l’Hokage si era allontanato esclusivamente per trovare un posto appartato quanto bastava da poter permettere ai due di dialogare tranquillamente.
    Venne posata a terra con riguardo prima di venir squadrata da un Raizen senza ombra di dubbio stupito.

    Mi spieghi di preciso cosa diavolo. È. Successo?

    La rappresentazione dello stupore: se Raizen era colpevole di qualcosa in quel momento la ignorava del tutto.
    Avrebbe voluto aggiungere altro, arrabbiarsi magari, sbraitare come al solito, ma era ancora frastornato.
    Attorno a loro quasi il nulla, solamente l'erbetta fresca e i secolari alberi di Konoha ricoperti da un pò di muschio, un luogo che infondeva tranquillità, certo a meno di essere rabbiosi come lo era Shizuka.
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    GAME OF TRUTH

    Play the game, not the trick.




    Raizen Ikigami poteva senza alcun dubbio aver avuto più donne di quelle che un qualsiasi uomo semplice avrebbe mai desiderato in una sola vita, come del resto lui stesso affermava spesso con grande vanto...
    ...ma era altrettanto evidente che nessuna di queste fosse stata in sua compagnia più di quel tempo strettamente necessario a fargli venire la voglia di trovarne un'altra. E questo era assolutamente chiaro dal modo in cui osò comportarsi.
    Un errore molto grosso da fare con una donna per bene, decisamente furiosa e per giunta di temperamento tanto alto quanto il rango cui apparteneva.
    Quando di fatto a Shizuka Kobayashi fu permesso nuovamente di toccare terra con i suoi piccoli geta smaltati, la ragazza non fece alcuna piega nel riportarsi in eretta postura e dedicarsi ad aggiustare il suo obi, strattonato dall'irruenza del Colosso che l'aveva presa dal fiocco posteriore, scuotendola tutta nel tragitto. Con calma, lisciò dunque i broccati del suo abbigliamento, sistemò la spilla d'oro a fermare i tessuti della sua fascia frontale e alla fine, molto elegantemente, si voltò a sorridere all'Hokage.
    Se poco prima era ghiaccio più puro, adesso sembrava letteramente un'esplosione di elementi diversi in terribile accozzaglia gli uni contro gli altri.
    «Non mi risulta di essere una otese vogliosa di stare sola in tua compagnia.» Esordì gentilmente. «Nè tantomeno un pacco da dover essere sbrigativamente recapitato a qualche esigente destinatario. Al contrario temo di essere una donna perfettamente capace di camminare da sola sulla sua via di casa prima di recarsi a lavoro. Pertanto...» E così dicendo i suoi occhi, suo malgrado tanto scuri da apparir neri, lo inchiodarono sul posto con violenza. «...non osare mai più prendermi e portarmi via senza il mio consenso. Non ti azzardare mai più. Quanti anni pensi che io abbia? Ritieni davvero di poterti permettere qualsiasi genere di comportamento con chiunque?» Sibilò. «No, Raizen, non puoi fare quello che vuoi. Le persone reagiscono e pensano autonomamente e questo tu non puoi impedirlo.»
    Ma a quel punto però qualcosa di addirittura più sconvolgente si delineò di fronte agli occhi della Principessa del Fuoco e lei reagì a ciò che vide con lo stesso sentimento: stupore.

    “Mi spieghi di preciso cosa diavolo. È. Successo?"



    Allibita, la ragazza esitò. La stava prendendo in giro? Di nuovo?
    Quanto privo di limiti poteva essere?
    ...Come osava? Lei, la Principessa dei Kobayashi, trattata come un'idiota?!
    Ma poi affinò lo sguardo e cercando risposte negli occhi del suo interlocutore si rese conto che davvero egli non comprendeva il suo errore. Aprendo la bocca e portandosi una mano alla fronte, allora, la ragazza si mise a ridere, dapprima piano, poi con sempre maggiore enfasi.
    «Spero che tu stia scherzando, Raizen. Davvero non capisci?» Chiese, scuotendo la testa. «Davvero?» Insistette. Ma la risposta era evidente nello sguardo dell'altro.
    Chiudendo gli occhi e cercando di imporsi la calma, Shizuka si trattenne. Aveva voglia di urlare con tutto il fiato che aveva in gola, prenderlo a pugni finché il suo sangue non avesse zampillato sui tronchi degli alberi del Bosco Secolare, ma non lo fece.
    Non provava nessuna voglia di rimanere lì a spiegare lui la sua stupidità come persona semplice, ma si considerava ancora una Chunin della Foglia ed era in nome di quel dovere, giacché l'errore del suo Kage era il suo e quello di tutta la sua gente, che l'Erede prese a parlare con sintetica e incalzante freddezza.
    «Hai preso una donna nuda al Gate di Konoha e l'hai portata via con te dopo aver palesemente dimostrato le tue intenzioni sia con le parole che con i fatti.» Cominciò a dire Shizuka, alzando i suoi occhi gelidi in quelli del Colosso. «Sii onesto, pensi che sia una cosa normale da fare per un Kage?» Poi sorrise e alzò prontamente una mano, annuendo. «Lascia che ti anticipi, aspetta, dunque, con ordine...» E schiarendosi la voce cominciò ad elencare: «“L'Hokage è libero di giacere con chi desidera”, “non mi sembra il caso di fare gli esagerati per una cosa simile quando i nobili del Fuoco perseguono la poligamia”, “per quel che possiamo saperne noi comuni mortali il Kage ha davvero portato quella gentile signorina all'amministrazione per un controllo”, “del resto gli uomini hanno delle esigenze”, “non vedo dove sia il problema a quel comportamento”...cos'altro, Raizen? Cos'altro? Quali sono le tue giustificazioni, stavolta?» Sorrise educatamente, e a quel punto allargò le braccia di fronte a sé, reclinando la testa di lato. «Lascia che io sia franca con te: non mi interessa assolutamente con chi decidi di fare sesso.» Rise osservando lo sguardo del suo interlocutore. «Credi che sia nata ieri, Raizen? Credi che non sappia questo genere di cose? Mi risulta che siano state svariate le volte in cui mi hai comunicato che andavi a trovare qualche prostituta. Mi sembra di ricordare anche che tu sia stato l'uomo che ha dato della “grande maiala” alla mia mentore al Quartiere a Luci Rosse di Otafuku quando hai saputo che stavo imparando lì l'arte della seduzione... questo ovviamente prima che io scoprissi che quella “grande maiala” era anche la stessa donna con cui giacevi ogni settimana. Come poterti dare torto, Izumi-sama è una delle Stelle Maggiori di Kabuchou. Ma non divaghiamo, quindi tornando al discorso: credimi, dici così spesso di andare a puttane, di avere bastardi forse in ogni dove, di essere così capace da far ululare di piacere ogni genere di cagna ben disposta, che ormai non mi fai nemmeno più schifo del lecito. Ognuno, del resto, ha i suoi comportamenti. Io credo nell'amore unico e solo, tu in questo.» Sorrise, facendo spallucce. «Ne consegue che tu sei libero di fare ciò che vuoi. L'Hokage, però, no. Posso capire Raizen che vuole scopare qualsiasi donna dall'indole generosa nei suoi confronti, ma non posso scusare il mio Hokage per essere un inetto incapace di capire il comportamento lecito alla sua carica.» E così dicendo tornò seria e gelida. «Non sei più “solo Raizen” adesso. Tu rappresenti Konoha e il Fuoco. E questo comporta delle responsabilità. Responsabilità che tu non osservi. MAI.» Affilò lo sguardo, velenosa. «Non eri niente di più di un cane sciolto senza padrone quando ci siamo conosciuti, ora però guidi un popolo e questo popolo è a te che guarda. Ci sono doveri, quando si diventa un'alta carica internazionale, ma è evidente che quando hai preteso di divenire Hokage non ne fossi ben conscio. Volevi solo il maggior potere possibile, neanche il titolo forse, quanto piuttosto la capacità di fare ciò che volevi, quando, dove e perché lo volevi. Beh, hai fallito, Raizen. Non significa questo essere Kage. E io sono stanca dei tuoi capricci da bambino.» Commentò, fissando quello che un tempo chiamava “maestro”. «Ho pensato di poter aspettare, di guidarti nel mio mondo, quella della nobilità che spetta ad un Capo, passo dopo passo, suggerendoti con il tempo che il tuo ragionamento per cui un Kage non deve essere per forza “bravo come persona” ma solo “bravo come Shinobi” è sbagliato, che il concetto per cui la “politica” è un tavolo troppo stretto per accoglierti alla sua seduta è molto più che folle, ridicolo direi... ma è evidente che ormai quel tempo è finito. Il mio quantomeno. Niente di tutto ciò che ho sperato di trasmetterti con le mie piccole lezioni di comportamento, politica e diplomazia ti sono entrate in testa.» Rise, scuotendo la testa. «Aspetta questa è la parte in cui mi dici che l'idea che tu non sappia di questo genere di cose è solo mia perché in verità sei molto erudito in merito. Dimmelo, ti prego, dimmi come anche stavolta ho frainteso, ragionando per conto mio, su cose inesistenti. E' incredibile come ogni volta tu provi questa strategia, con me, per farmi credere di essere nel torto su tutto. Ed è incredibile come io, ancora, ci creda, affidandomi a te.» Era palesemente ironica nel parlare. «Beh, se davvero sei così edotto, cerca di darlo a vedere. La gente non è stupida come credi, Raizen.» Tagliò corto, freddamente. «Ci sono comportamenti che sono considerati disdicevoli per un Capo, tra questi c'è lo scopare qualsiasi creatura viva che attrae l'attenzione. Facciamo un esempio, Raizen, prendiamo in analisi Itai Nara.» Pronunciare quel nome parve irritarla. «Potremmo passare qui diverse ore a commentare su quanto il poveretto non brilli proprio di furbizia e di quanto il suo comportamento da “sono magnanimo, giusto, e soprattutto quanto sono potente io nessuno mai ehi ehi attenzione sono un Kage adesso”, sia assolutamente insopportabile... tuttavia non mi risulta che Itai abbia mai mancato ai suoi doveri.» Paragonare Raizen al Mizukage sarebbe stato ridicolo per chiunque, i due del resto erano diversi come il giorno e la notte, ma in quel caso, per quanto assurdo, era lecito. «Itai presenzia ad ogni evento che la sua carica gli impone, ascolta tutti coloro che chiedono lui un colloquio, di persona e non un Clone come fai tu, e anche quando non ne può più riesce a trovare un pò di tempo per tutti, sacrificando ciò che ama, se necessario la sua stessa famiglia. Antepone sempre Kiri al suo volere, ed è vero, Raizen, lui sbaglia, sbaglia terribilmente... ma lo fa sempre in buona fede, provando e riprovando, correggendosi quando capisce, e questo succede perché ascolta chi lo circonda, perché nutre attenzione per il prossimo. Ma soprattutto, Raizen, lui non ha mai messo in ridicolo il suo Villaggio. Come invece hai fatto tu.» Fu lapidaria. «Nessuno dice che un Kage non possa avere un rapporto sessuale, del resto Itai ha due figlie e a meno che non le abbia trovate sotto un ciuffo di alghe sul bagnasciuga di Kiri ho idea che abbia fatto sesso con sua moglie e l'abbia messa incinta.» Guardò fisso la Volpe e la inchiodò. «Ma è sua moglie, Raizen. A cui è devoto sopra ogni oltre dire. Che ama sopra ogni altra cosa.» Continuò, senza fermarsi. Prese un altro esempio. «Murasaki Kazutoshi ha due mogli, ma ecco, sono le mogli. Due nobili Principesse date in sposa lui per amore, secondo la tradizione, seguendo il codice di etichetta, in pieno rispetto della benedizione dell'opinione comune e degli Dei. Murasaki-sama non ha mai mancato di rispetto né ad alla Principessa Aiko né alla Principessa Hanabi. Mai. La poligamia è prassi del nostro continente, ciascun nobile può avere più mogli. C'è chi le ha e chi no. Mio padre, per esempio, come gran parte dei Capoclan della mia Dinastia, ha avuto un solo grande amore e a quell'amore ha dato tutto. Ma ecco queste sono scelte, su cui noi non ci soffermeremo.» A quel punto fece spallucce. «Ovviamente è possibile che sia Murasaki-sama che Itai abbiano puttane con cui scopano ogni volta che si allontanano dalla loro dimora, è possibile che abbiano anche diversi figli illegittimi, e perché no, persino seconde famiglie, vite parallele...» Rise di gusto. Entrambi conoscevano quelle persone ed entrambi capivano quanto quelle possibilità fossero assurde. «...ma ecco, io non lo so. E tu?» Indicò Raizen. «Lo hanno mai detto? E' un fatto certo? Io non lo so, tu neanche. Chi, allora?» Fece finta di pensarci. «Nessuno. Non lo sa nessuno. Quindi queste sono solo dicerie, Raizen, cattiverie messe in giro per screditare il buon nome di due padri di famiglia e grandi Capi di Stato... ma che l'Hokage di Konoha vada a puttane, mi risulta essere risaputo. E no, non sono io che esagero, e se solo tu facessi caso a chi ti sta attorno te ne renderesti conto. Capiresti che considerare il Juudaime un uomo insolente, antipatico, sarcastico e maleducato, privo di legami e amore, la vergogna di ciò che chiunque chiama “uomo per bene”... beh, è un dogma.» Rise ancora, stavolta alzando gli occhi al cielo. Era chiaro che si biasimasse per essere così legata ad un individuo del genere. «Dimmi, Raizen... pensi di sposare quella puttana? L'otese, intendo.» Lo guardò stupita. «Ovviamente no, ma certo... in ogni caso non devi giustificarti su ciò che fai, giusto?» Scosse la testa. «La donna che ti sposerà, se mai ci sarà, e lo spero solo per il buon nome del mio Villaggio, sarà una creatura infelice. E pietosa. Ho commiserazione di lei.» Detto questo fissò Raizen di nuovo, e stavolta il suo sguardo era tornato quieto come acque di un lago. Non era più arrabbiata. Stava solo dando una lezione di educazione. Niente più, niente meno. «Sei libero di fare sesso con chiunque tu voglia, di aggredire persone che ti stanno antipatiche, di mancare di rispetto ad alte cariche e fare qualsiasi cosa sia affine al tuo carattere. Sotto Henge, ovviamente. Recitando in modo perfetto.» Puntualizzò. «Raizen Ikigami non ha questa libertà e non l'avrà mai più finché non abdicherà in favore di qualcun altro. E questo perché, torno a dire, è l'Hokage. E l'Hokage rappresenta Konoha e il Fuoco. E di questo posso garantirti che tutti si interessano. Nessuno guarda solo al tuo operato, come sei così convinto tu, ma a tutto ciò che fai.» Sorrise.
    A quel punto parve riprendere fiato. Si girò intorno, cercando di capire precisamente la collocazione in cui si trovava, poi cercò una via che avrebbe potuto seguire pur essendo in kimono, e alla fine annuì.
    «Ci sono state volte in cui anche io, sai, ho desiderato un uomo.» Disse a quel punto, controllando i suoi geta e tastando il terreno. «Il mio corpo reagiva al desiderio. Li volevo. Li volevo subito, solo per me. E loro volevano me, ovviamente. E' la cosiddetta “chimica”...e nessuno resiste a questo genere di cose.» Fece qualche passetto verso la via che aveva scelto per tornare a casa, sperando di non sbagliarsi, ma per un attimo tornò con gli occhi a Raizen. «Avrei dato loro me stessa e ne avrei goduto pienamente e senza rimpianti. Ma ecco, quelle volte, purtroppo, mi presentavo come una fiera “Chunin di Konoha” oppure come “La nobile Principessa dei Kobayashi”. Desideravo quello che il mio corpo urlava, ma non ho fatto niente. E questo perché, come futura Capoclan dell'Airone, e come spero futura Jonin di Konoha, ho delle responsabilità. E io non le manco mai.» Scosse le spalle con noncuranza. «Ovviamente è possibile che alcune donne, nei giorni a seguire, abbiano visitato quegli uomini e ne abbiano goduto più, più e più volte... ma, ecco, chi può dirlo? Come si chiamavano, scusa? Fuyu, Shion, Aiko, Mae... e avevano i capelli biondi, mori, rossi... non ricordo precisamente, e tu?» Sorrise educatamente. «Benvenuto nel gioco della Nobiltà, Raizen. Comincia a giocarlo oppure presto ne sarai fuori.» Detto questo tentò di andarsene.


    Edited by Arashi Hime - 6/10/2015, 15:31
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,973
    Reputation
    +681

    Status
    Offline

    Onore








    Sapeva che sarebbe stato lungo, estremamente lungo, per questo erano li. Ma di certo non si aspettava fosse doloroso.
    In realtà di tutti i doveri di cui Shizuka parlava non gli importava tanto, era cosciente di ciò che faceva, e di come lo faceva, e per quanto quelle persone amassero il pettegolo non avrebbero potuto che riferire di un Hokage Particolarmente gentile che aveva portato l’otese in un luogo più adatto a cambiarsi, forse, perfino un camerino in uno degli uffici delle mura.
    No, non erano decisamente i doveri ad esporre una sua parte sensibile, o quantomeno non la maggior parte, era più quello che deduceva autonomamente o indirettamente invitato dal discorso di Shizuka.
    Rimase in silenzio fino a che lei non terminò di parlare, ad occhi socchiusi quanto pensierosi mentre tra le labbra serrate i denti battevano tra di loro in un gesto atto a smaltire quel sottile filo di rabbia che colorava la marea di sentimenti che provava.
    Allargò le narici, inspirando a fondo, tacendo tuttavia per qualche secondo prima di parlare, Shizuka già iniziava ad allontanarsi.

    Sai cosa significa avere una famiglia?

    Chiese praticamente dal nulla.

    Hai mai provato a pensare cosa possa significare poter avere dei nemici?
    Sai quante organizzazioni desiderano la mia testa su una picca?
    Sai perché non sto ancora abbellendo l’ufficio di qualcuno?
    Perché non ho una famiglia.


    Ammise senza troppe remore.

    O pensi sia tutto così scontato, o che sia “sveglio” quanto il mizukage?
    O forse credi che io non sia in grado di amare?
    Ma meglio chiudere qui questa parentesi.


    Bofonchiò qualcosa di imprecisato prima di continuare.

    Mi piace come cerchi di anticipare le mie risposte, sembra tanto una delle ramanzine che pianto solitamente io a te.
    Ma penso che tu stia gonfiando un po’ troppo la situazione.
    Che ti piaccia o no, seppure un fortunato individuo mi avesse scattato delle foto rappresentano ben poche cose, io che rivesto una ragazza, e… basta. Non credo ci siano dispositivi a controllo manuale in grado di scattare una foto chiara di me che prendo la ragazza e la porto via.
    Se ai tuoi occhi inesperti questo può sembrare a sufficienza per destabilizzare il mio ruolo… beh, immagino che io come tutta Konoha saremmo costretti a metterci il velo sulla testa, barricarci tra le nostre mura e dedicarci ad una vita di puro accrescimento spirituale.
    E non provare a tirare fuori il Daimyo, ho da dire cose ben poco lodevoli sull’avere due mogli, e di certo non penso che si possa rispettare qualcosa di diverso dalla propria bramosia ad averne due. Perchè credimi, fatico a trovare una donna serena che condivide con qualcun'altra il proprio marito.
    Chiuso.
    Il resto, mi dispiace dovertelo dire, è un problema delle vostre elucubrazioni.


    La guardò ancora.

    Io potrò essere distante dalla politica ma tu sei distante dalla realtà, e pure con una notevole miopia.

    Alzò le spalle mentre finalmente iniziava a muoversi.

    Non è questione di pulsazioni, di istanti, chimica o semplice menefreghismo.
    Non puoi prendere un singolo istante e prenderlo ad esempio di un intera esistenza, soprattutto se non è minimamente reale.
    Considera l’intera vita di una persona, considera che … che…


    Pareva quasi stesse pensando a così altro dire, in realtà stava semplicemente scegliendo di NON dire.

    Ma vaffanculo.

    Cadde come un accetta su un ramo troppo fresco.

    Io mi son stufato di dare spiegazioni per simili sciocchezze!
    A te e a quell’altro beota!
    Ora, con permesso miss castità, ma a meno di altre idiozie io direi che posso andarmene.


    La superò, con passo lesto e pesante, infastidito.
    Ormai stanco di dover puntualmente ricostruire i rapporti con quella persona o quell’altra offese indirettamente da chissà quale sua azione o reazione.
    Era quasi dovuto arrivare alle mani con Atasuke perché gli aveva rimesso apposto i danni di una missione penosa ed ora era costretto a quella manfrina solamente perché doveva calcolare quanto la malizia di quelle persone poteva essere sconfinata.

    Anzi no, dimenticavo.
    Se mai amerò qualcuno, se mai avrò la voglia di sposare qualcuno.
    Stai sicura che non sarà una povera infelice del cazzo che rompe le palle al prossimo e di SICURO non lo sarà mai.
    Solo perché tu non sia in grado di vedere cosa un uomo sia in grado di fare o provare, cosa IO sia in grado di fare o provare, non è detto che non sia in grado di farlo meglio di chiunque altro.
    Non Osare mai più Shizuka.
    Non lo fare…


    Le appuntò il petto con l’indice, per la prima volta la guardava con odio, per quanto Raizen potesse essere discutibile nei suoi comportamenti (che tuttavia si mantenevano sempre e comunque al sicuro da eventuali ritorsioni come quelle ipotizzate da Shizuka) si era obbligato a reprimere parte delle sue emozioni per necessità, non per reale assenza. Paragonarlo ad un mostro che non avrebbe rispettato la donna scelta per condividere la propria vita, c’era un nocciolo nelle profondità di Raizen ben più nobile di ogni singola sanguisuga sociale da cui Shizuka amava prendere esempio, e mai avrebbe permesso che questo venisse sminuito, che venisse sminuito il suo Onore, la sua parte umana con fatica e dedizione protetta da un guscio spinoso e intoccabile.


    Edited by F e n i x - 6/10/2015, 18:34
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    INCOMPREHENSION

    A bird cannot swim. A fish is not able to fly.




    Non aveva capito precisamente quando la situazione era diventata tale per cui adesso era lei quella che sbagliava, ma era evidente che era accaduto tra il momento in cui cercava di spiegare a Raizen il suo errore, aiutandolo, e quello in cui sperava di potersene andare per non diventare davvero cattiva. Si trattenne dal mettersi a ridere, ma non poté fare a meno di portarsi una mano al viso.
    Era sempre così, con lui. Non riusciva a comunicare. Non ci era mai riuscita.
    Ogni volta che iniziava a parlare, a spiegargli il concetto “A” improvvisamente quel discorso verteva sulla “Z” e aveva connotati completamente diversi da quelli di partenza. Si era ritrovata spesso in quella situazione, quella cioè per cui un discorso semplice era stranamente diventato molto difficile e motivo di litigio furioso, ma stavolta non sarebbe accaduto.
    Stavolta era Raizen a dover capire qual era l'argomento. E cosa lei intendeva dire.
    Non il contrario.
    «Raizen, non ho mai messo in dubbio che tu possa amare una donna o una qualsiasi altra creatura del nostro pregevole universo vissuto. Ho messo in dubbio che il modo in cui adempi alla tua carica non sia idoneo per la stessa. Lascia che ti spieghi di nuovo...» E così dicendo avvicinò tra loro le mani rette, puntate frontalmente. «Non stiamo parlando di te come persona.» Disse piegando le braccia a destra. «Ma di te come Kage.» E le girò a sinistra. Poi sorrise.
    I suoi occhi verde smeraldo si piantarono in quelli scarlatti del Jinchuuriki e a quel punto si fecero sottili. A dispetto delle speranze iniziali, quella volta la donna non riuscì a trattenersi dal ridere.
    «E comunque molto brillante il voler mettere di mezzo la famiglia in un argomento che la toccava solo lateralmente. Davvero.» Osservò educatamente. «Devo forse ricordarti che ormai da un anno sono braccata da Kurotempi come un coniglio e ho pertanto un Jonin reietto di quella o chissà quale altra associazione che mi vuole con sé per motivi che ancora neanche la tua Squadra Speciale ha ben capito? Senza contare che, come Erede di un Clan prestigioso come il mio, ogni volta che esco in missione vivo nel terrore che ciò che faccio o dico possa ripercuotesi sulla mia Dinastia, che un giorno io mi svegli e scopra che mia madre e mio padre sono stati uccisi, che mio fratello traditore è tornato per fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare mai... ogni giorno della mia vita convivo con il grande terrore di sapere che quello che sono distrugga ciò che amo. Quindi si, Raizen, so cosa voglia dire tutto quello che tu hai chiesto con il tuo spiccato e sempre presente buon gusto.» Disse con cortesia, inchinandosi un poco. Poi continuò. «E questo comportamento da bambino offeso, poi? “Io direi che posso andarmene”...?» Adesso parve farsi davvero stupita. «Sei stato tu a portarmi qui, a pretendere che io parlassi. Cosa ti aspettavi che facessi, che mi buttassi ai tuoi piedi e ti supplicassi di non giacere con quella puttana, di non ferire il mio cuoricino in questo modo terrificante?» Evitò di ridere, ma dentro di lei qualcosa lo fece comunque, e di gusto. «Raizen, non sono qui per parlare di cosa sei e perché lo sei. Mi sei sempre andato bene per come sei fatto. Ti ho sempre amato a dispetto dei tuoi palesi e abissali difetti caratteriali. Non ti ho mai chiesto di cambiare, mi risulta. Non mi interessa se giaci con prostitute o con tua moglie, o le tue moglie, o la tua concubina. O con un cane, come in questo caso.» Era ironica nell'ultima frase, ma senza dubbio sincera. Lo era sempre stata su quell'argomento. Ne avevano già parlato, più volte, e l'ultima di queste era stata solida come nessun'altra. Shizuka era legata a Raizen da un rapporto simile a quello che univa la Luna al Sole, e per lo stesso tipo di ragionamento, poiché l'uno non prescinde l'altro e insieme formano il tutto, non lo avrebbe tradito mai. Il discorso di quel momento, però, era un altro. «Vivo nella politica da quando sono nata. So come funziona questo mondo. Sperimento sulla mia pelle quel tipo di giogo che tu rinneghi ogni giorno della mia vita, ad ogni trattativa che intraprendo, ad ogni proposta di matrimonio che ricevo, ad ogni celebrazione a cui presenzio. So come pensano le persone del mio rango, quelle come me, facenti parte del mio mondo. Per me non è un peso, ho imparato a muovermi in questo ambiente con disinvoltura già da piccola... ma tu?» Chiese, guardando il Colosso. «Le apparenze contano in un mondo in cui c'è in ballo molto più del semplice rigore militare a cui sei tanto avvezzo. Un semplice conflitto tra Daimyo può portare ad una guerra. Uno sguardo troppo eloquente tra due giovani rampolli in età da matrimonio potrebbe concludersi con la rovina delle loro scelte e di quelle delle loro famiglie. Quello che per te è “niente” per il resto del mondo è “tutto”, perché è quel tutto che sperimentano sulla pelle con disgrazie o felicità.» Spiegò Shizuka, congiungendo le mani in grembo. Alzò la testa e il portamento elegante della sua schiena, del suo corpo, tradirono quel tipo di educazione alta radicata in lei da infinite lezioni di etichetta. Suo malgrado non sarebbe mai riuscita ad allontanare alcuni comportamenti dalla donna che era e che sarebbe diventata. Era nata Principessa, questo era ciò che era e che non avrebbe mai potuto rinnegare. «Non dico che è una situazione piacevole, ma semplici “elucubrazioni” possono distruggere una persona. O glorificarla.» Osservò con calma. «Tu sei stato educato sin da piccolo a combattere per la tua pelle, io sono stata istruita invece a fare tutto ciò che sto dicendo, a gestire cioè un impero economico da sola contro il mondo. Non è concesso errore a nessun Capoclan. Mai. Pertanto, non è concesso neanche ad un Hokage.» Così dicendo esitò.
    Era sicura di aver già detto tutto quello che poteva dire per spiegarsi, ma era altrettanto sicura che Raizen non avesse capito il suo discorso. Guardandolo lo poteva dire, lo poteva capire e sentire: era ferito e mortificato, incapace ancora di comprendere cosa lei stesse cercando di comunicare. Sospirò, scuotendo la testa. Forse, semplicemente, quella persona non avrebbe mai potuto adempiere a quella sfera dei suoi doveri... forse, il motivo per cui lei ed Atasuke erano stati posti da Murasaki-sama al suo fianco era davvero quello di supplire alle sue mancanze. Non si può insegnare ad un pesce a volare, e del resto nessun passero potrà mai nuotare per troppo tempo senza affogare. La natura di una persona era impossibile da contrastare...
    «Non c'è stata nessuna sciocchezza dall'inizio di questo discorso, Raizen, ma è evidente che tu non lo possa capire.» Disse dunque, alla fine di quei ragionamenti. «Non ho mai parlato di te come individuo, non ho mai voluto offendere ciò che sei e ciò che fai. E' senza dubbio possibile che io possa non vedere né capire cosa fa e prova un uomo...ma sono ancora in grado di comprendere cosa fa e dice un Capo di Stato. Ed era per questa carica che sono venuta qui. Non per l'uomo che la veste.» Mormorò, poi sospirò sonoramente. «Finiamola qui, Raizen. Preoccuparmi per te è uno dei miei privilegi, e a questo punto ritengo anche parte del mio lavoro.» Fece spallucce. «Io e te non comunicheremo mai, lo sapevamo già da tempo. E' inutile quanto cerchi di spiegarti le mie ragioni, continuerai sempre a pescare la sfaccettatura sbagliata in un intero lago di argomentazioni. Argomentazioni che io, ormai e almeno per oggi, ho davvero esaurito.» Fece presente, perplessa. «Limitati a cercare di comportarti con quanta più discrezione ti è possibile, per il resto agirò come una Kobayashi ha sempre agito per proteggere Konoha. Mi occuperò io di quello che ti sfugge.» Affermò senza fare una piega. Avrebbe agito come aveva sempre fatto, sedendo nella sua ombra, pulendo ciò che era stato sporcato, cancellando ciò che non doveva essere ricordato, sostituendolo alle cerimonie per evitare che la sedia del loro villaggio fosse vuota, accogliendo i nobili esteri e intrattenendosi con loro in tediosi incontri contesi tra servilismo e adulazione, facendo tutto ciò che lui non voleva o poteva fare. Agire in quel modo non era mai stato un peso, per lei. Era orgogliosa di poter servire il Fuoco e il suo Hokage in quel modo... ma avrebbe voluto che lui fosse più accorto su determinate faccende.
    Sospirò, pensierosa, poi però pensò stupidamente ad Atasuke e suo malgrado rise tra sé e sé, scuotendo la testa. Era sicura che se mai avesse confessato lui quel discorso e i ragionamenti che ne erano nati, l'Uchiha sarebbe scoppiato su tutte le furie, inneggiando a rivolte che avrebbe concretizzato solo nei suoi sogni, con il suo pigiamino a strisce e il suo pupazzino di feltro tra le mani, al riparo del suo temibile futon.
    ...Ma probabilmente avrebbe agito allo stesso modo di lei. Proteggere il Fuoco, del resto, era il loro dovere. E supportare Raizen faceva parte di quel dovere.
    Nel suo caso, poi, era una concessione ancora più grande.
    «Lascia stare, suppongo che non capirai quello che ho detto. Sentiti libero di agire come meglio ritieni opportuno, se ci rieci cerca di riflettere sulle mie parole e custodiscile.» Forse solo tenerle in una parte di lui, anche se remota e dimenticata, gli avrebbe proibito di compiere azzardi che un giorno sarebbero forse state più grandi di quella di quel giorno. O almeno lo sperò. «Per il resto, sei libero di giacere con quella donna di Oto e con mille altre come lei. Ti auguro buon divertimento. Ti raccomando solo le dovute protezioni, giacché qualora tu dovessi prendere le piattole provvederei a curarti con il fuoco. Ah, si e magari tira le tende.» Disse, ironica, sventolando la mano di fronte al viso del Clone. A quel punto cominciò a muoversi a fatica tra i rami del bosco, in discesa, sperando di non scivolare di testa.
    Il che, conoscendosi, era molto più che probabile.
     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,973
    Reputation
    +681

    Status
    Offline

    Incorreggibile

    O Incomprensibile?








    Raizen non era un tipo difficile, andava solo preso dal verso giusto.
    Spirò dal naso, come un drago rabbioso, segno che la kunoichi aveva la sua attenzione, ascoltò senza fiatare quando disse che non aveva intenzione di mettere in dubbio ciò che lui potesse provare, anche se quella fu soltanto solo la prima limata.
    Ciò che lo calmò fu il tono, meno aggressivo, come anche le parole rispetto a prima.

    Grazie, adesso potrò rifletterci.

    Si avvicinò azzerando la distanza che li separava per poterla abbracciare.

    Scusa, cercherò di migliorare.

    Disse con sincerità mentre stringeva Shizuka, a lei stabilire quale sentimento animasse quella stretta inusuale che vide Raizen addirittura abbassarsi per porre la sua testa accanto a quella della ragazza.
    Sparì tutto di colpo, così com’era arrivato quando una sonora pacca sulle natiche della principessa risvegliò il bosco.

    Ma da domani!
    Promesso!


    Esclamò quasi radioso mentre si allontanava saltando rapidamente all'indietro.
    Non si comprese in quale parte recitasse ed in quale invece era serio, ma evidentemente gli piaceva così.


    Edited by F e n i x - 6/10/2015, 23:30
     
    .
  6.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Y Danone
    Posts
    8,528
    Reputation
    +561

    Status
    Anonymous


    STUPID PEOPLE

    The real war is between intelligent and stupid people.




    Quando venne abbracciata, rabbrividì. Di orrore.
    Per un attimo rimase persino allibita.
    Non ricordava che Raizen l'avesse mai stretta a sé in quel modo nemmeno quando... beh, no, effettivamente non era mai successo. Mai.
    Trattenne a stento un conato di vomito. Quel genere di contatto con un uomo, che prescindeva da un sano divertimento notturno e denotava persino dell'affetto, la metteva profondamente a disagio. Era più o meno la stessa ragione per cui aveva rotto il naso al figlio del Daimyo del Fuoco, per altro suo promesso sposo, con un pugno ben assestato, o per cui aveva afferrato Atasuke per un piede e lo aveva lanciato fuori dalla finestra di casa sua gridando i peggior improperi che si potessero udire da una così nobile Principessa.
    ...Perché ultimamente tutti gli uomini con cui aveva a che fare volevano coccolarla e vezzeggiarla come se fosse un adorabile animaletto lanugginoso? C'era qualcosa di errato in tutta quella faccenda, soprattutto considerando quanto si impegnasse per apparire dura e autoritaria.
    «Cosa diavolo stai facendo?!» Ringhiò infatti Shizuka, furente, e così dicendo strinse ambo le mani in una morsa e le fece scattare in avanti con due pugni contemporanei e speculari, sperando così di spappolare l'intestino di quel maledetto Clone e vederlo scoppiare allegramente di fronte ai suoi occhi...
    ...per tutta risposta, però, questo scattò via con una tale velocità che lei, avendo caricato tutta la forza che possedeva in quell'offensiva, per poco non si picchiò da sola in testa.

    “Scusa, cercherò di migliorare.”



    «Tu non migliorerai mai, abominio!» Strillò la ragazza, girandosi con occhi furenti verso il Colosso avvampando di rabbia. «Forse affogandoti in acido e spellandoti fino a raggiungere il nucleo di quell'orrore che sei in verità potrei sperare di tergerti dai tuoi immondi peccati!» Abbaiò, caricando un altro pugno. Inutile dire che anche questo non andò a segno.
    In compenso, lei, la più orgogliosa e nobile tra gli aristocratici del Fuoco, ebbe un brivido gelido lungo tutta la spina dorsale quando qualcosa le toccò il culo. Spalancando gli occhi, si lasciò scappare un urlo, portandosi poi prontamente le mani alla bocca, sconvolta.
    [...] Oh no. A quel punto avrebbe dovuto essere lei quella bagnata nell'acido.
    Raizen l'aveva toccata (di nuovo). E considerando chi toccava lui di solito, era necessaria una passeggiata lungo la via del fuoco e delle fiamme di quel tempio del cazzo nell'anauroch di cui Haruki le aveva parlato con dovizia di particolari.
    «CHE TU POSSA ARDERE!» Ruggì la poveretta. Se l'ira avesse avuto un volto, sicuramente sarebbe stato il suo. «SCREANZATO, PRENDERTI GIOCO DELLA PRINCIPESSA DEI KOBAYASHI, TI FARO' IMPICCARE! CHIUDERO' I COMMERCI DI TUTTO IL CONTINENTE! MI HAI SENTITO?! DI TUTTO IL CONTINENTE!» Ma per quanto urlasse, era certa che l'altro non l'avrebbe ascoltata.

    “Ma da domani!
    Promesso!”



    Per l'appunto.
    Strillando fuori di sé dalla rabbia, Shizuka sbatté i geta laccati al suolo, maledisse tutti gli Dei del creato e sperò vivamente che quella troia di Oto esplodesse in una pioggia di interiora e sangue in qualsiasi stanza Raizen l'avesse chiusa per prenderla da dietro, perché si sa, se non fosse stata per la sua scenata, lei non si sarebbe ritrovata in un bosco, vestita come una bambola Kokeishi e con l'assoluta incapacità di tornare a casa autonomamente senza cadere da tutte le parti...

    ...lo voleva morto. Quel randagio doveva morire.
    Fu più o meno questo quello che urlò quando riuscì a tornare a casa, circa venti minuti dopo, infangata fino alle ginocchia e con i capelli pieni di rami e foglie.
    Era una disgrazia, per Konoha, quell'Hokage privo di contegno. Non capiva assolutamente niente che non fosse la legge del suo membro e pretendeva di dominare un popolo fiero e nobile come il loro seguendo il ruggito più potente. Doveva essere crocifisso nelle Lande del Fuoco e lasciato come cibo per i corvi.
    Annuendo distrattamente, suo padre continuò a camminare per i corridoi dell'immensa Magione dell'Airone, sfogliando il giornale della mattina mentre fumava la sua pipa di legno e argento. Non appariva affatto preoccupato. Del resto non era la prima volta che sua figlia tornava a casa fuori di sé dalla rabbia, inneggiando alla morte di Raizen Ikigami e a possibili quanto creative torture da apporre al suo corpo umiliato.
    Che peccato che non andassero d'accordo. Era così un bravo ragazzo, quello. Davvero un bravo ragazzo.
    Peccato solo che gli dovesse ancora una bevuta di saké.
    Vecchio volpone.
     
    .
5 replies since 5/10/2015, 21:56   80 views
  Share  
.