Sogni legati da un insolito destino

[Add Ts per Sho e Fenix]

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    La via per la Cruna



    Quella mattina, il Kage avrebbe accompagnato Sho Saitama, e uno stuolo di altri individui al tempio del 5 code, per provare un rituale ormai conosciuto in tutto il mondo, ma sempre tanto temuto quanto necessario. La creazione di un nuovo contenitore. Il poveretto, che in questo caso non era il portatore, bensì il portato, Kokuo, aveva passato anni nel corpo comatoso di un giovane ninja, una promessa della foglia. Per sua sfortuna, questo ninja era rimasto in vita, e sempre per sua sfortuna, il sigillo che lo teneva legato a lui, era stato creato dall'ottavo Hokage in persona, il cui potere era conosciuto in tutto il mondo ninja. Impossibilitato a liberarsi, così come a morire, il demone dalle cinque code era rimasto imprigionato in un corpo immobile per anni, senza la possibilità di uscire, di combattere, di sfogarsi, e senza nemmeno la possibilità di parlare con qualcuno. Questa terribile tortura a cui era stato sottoposto, lo fece impazzire, forse per sempre.

    Il demone, forse data la sua affinità appena riscoperta con la tortura alla quale era stato sottoposto, espanse la mente al territorio circostante, da dentro la sua reliquia, scoprendo una mente affine alla sua, quella di un torturatore, nella fattispecie, Sho. Perchè i due fossero in sintonia era un mistero, forse nel profondo, il chunin della foglia aveva un lato molto oscuro che era sembrato un faro per le emozioni terribili di Kokuo, anche se il vero motivo, forse doveva ancora palesarsi. Quella mattina, Raizen si presentò di buon'ora alla casa del chunin, notando che gli effetti della presenza del demone, si erano ben manifestati sul braccio del giovane; forse dopotutto, poteva davvero avere delle speranze di rinchiudere dentro di sè il demone pazzo.
    Raizen spiegò a Sho come si erano organizzati i membri della squadra della foglia che erano partiti precedentemente, questo rendeva la traversata di Sho e del decimo, una cosa fin troppo intima.



    Una figura coperta di mantello, ma con una molto familiare maschera ocra, atterrò vicino ai due, senza darsi troppa premura di passare inosservata.
    Restò un momento ferma, voltando la testa coperta dal cappuccio verso il chunin della foglia, quindi verso il Kage. Poi si alzò, scuotendo la polvere dal suo mantello scuro, che si era sporcato dopo l'atterraggio. Data la presenza di Sho, d'Vorah modificò la propria voce e il modo di parlare, per non mostrare quanto poco piacevole fosse la sua presenza.

    - Non mi avevi detto che in città c'erano rimasugli di un demone. Pensavo fosse per questo che mi avevi dato un lavoro, per tenere d'occhio la città. -

    Come la donna sapesse che da quel braccio fuoriusciva "qualcosa" riconducibile a un demone era dato strano, forse il suo fiuto aveva a che fare con quello che era successo nella stanza dell'Hokage, tempo prima. Forse ora gli insetti di Oboro che erano fusi con la sua pelle, avevano una sorta di radar verso i demoni, o forse era merito del fatto che la ninja passava le sue giornate spiando in giro per la foglia, e quello che era successo in quella casa non le era passato inosservato. - Penso di poter dare una mano, quindi lasciami venire, o sarò costretta a divulgare informazioni su ciò che è successo nella stanza in attico di un certo hotel, qualche giorno fa. - La voce assunse un tono scherzoso. - Ben ritrovato Sho, spero tu sia pronto a quello che ti aspetta, qualunque cosa sia. -



    Il gruppetto, appena divenuto un trio, sotto indicazioni del Kage, si sarebbe diretto alla Cruna, un luogo non inospitale quanto difficile da raggiungere, dove il resto della squadra, sarebbe certamente arrivato prima, e avrebbe trovato una strada sorpresa. Forse non gradita.
    Quando il gruppo guidato dal clone del Kage fosse giunto al tempio infatti, poco prima di iniziare i preparativi, avrebbe notato come la massiccia porta di pietra, era leggermente scostata dalla sua posizione originale. La sacerdotessa se ne accorse. Il massiccio portone era aperto per pochi centimetri, troppo poco per lasciar passare una persona, forse appena una mano messa di taglio, ma non dava segno di essersi aperto più di così. Che fosse un caso? Era una strana coincidenza quella, informazione che il clone del decimo avrebbe subito riportato al suo vero sè.
    Il primo gruppo avrebbe quindi aperto la porta e setacciato il tempio da cima a fondo, senza trovare nulla, tutto era in ordine, la reliquia era in buono stato, per quanto potesse essere in buono stato una scatola con dentro un demone pazzo; e non c'erano segni di chakra di nessun tipo. Tutto era in ordine.

    Ora non restava che attendere il gruppetto dei tre ninja più eterogeneo del mondo, che sarebbe arrivato di lì a poco.


    S h o ! F e n i x
     
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    Il tempio della fiamma serena








    Si erano già incamminati verso la porta del villaggio quando dinnanzi a loro atterrò Oboro, come preferiva chiamarla tra se e se, fu in grado di riconoscerla dall’odore.

    Oh, D’Vorah, tutti possono parlare, sta a loro giudicare se sono o meno in grado di tenersi la testa attaccata al collo e se vogliono correre il rischio solamente per un pettegolezzo.

    Strizzò l’occhio, ma il suo sorriso era più che malizioso, forse un ghigno fin troppo pronunciato.

    Comunque, la stessa cosa vale per la missione, se vuoi rischiare non te lo impedisco, mi fido di te a sufficienza da lasciarti valutare in autonomia. Riguardo l’avvisarti non l’ho fatto semplicemente perché me ne stavo occupando io.
    Non pretenderai che stia ad ingrassare seduto in una poltrona.
    Konoha è grande e forte di questi tempi, ma non credo arriverà mai il giorno in cui il suo Kage avrà il tempo per star seduto.


    Fece cenno ad entrambi di seguirli con la testa prima di scattare in avanti verso le mura, verso l’esterno e verso la foresta di granito. In realtà il viaggio non fu troppo lungo, furono in vista della catena di granito poco dopo l’ora di pranzo, il resto del team li attendeva li.
    Per quanto la missione fosse rischiosa non si poteva che guardare con ammirazione quelle conformazioni rocciose, miracoli della natura e dell’erosione, non era difficile comprendere perché gli fosse stato dato quel nome. Gigantesche guglie di roccia costolonate si levavano dal terreno come degli abeti, congelati nel tempo come se la terra stessa volesse tramandare alle generazioni future l’imponenza di quelle forme di vita così magnifiche, le cui punte più alte si perdevano in una sottile nebbia, probabilmente il risultato dell’umidità della zona.

    È difficile dire quanto sono alte, anche perché una volta dentro tendono ad avvilupparti rendendo del tutto inutile i più basilari sistemi di riferimento.

    Furono necessari pochi passi per accorgersi che scoprire o memorizzare la strada era impossibile, tra le guglie di granito sorgevano svariati alberi rendendo quell’ambiente un contrasto di grigio e verde rigoglioso che allietava la vista, voltarsi per comprendere i passi intrapresi fino a quel momento era del tutto inutile.
    Il suolo era duro, di terra battuta quando si era fortunati ma di dura roccia per la maggiore, attorno a loro la roccia costruiva infinite strade, infiniti svincoli, sembrava quasi che non stessero seguendo una via ma solamente un folle che si aggirava nel più orribile dei labirinti, gli insetti stessi di Oboro non sarebbero stati in grado di fornire informazioni in quanto anch’essi contaminati dalle distanza percorse e dalle volte che avevano svoltato.

    Vi siete persi?

    La voce risuonava in un modo particolare le fini lame di pietra già a quella frequenza erano in grado di vibrare in maniera fastidiosa per quanto tenue, rimandando un eco fastidioso.
    Con una scarsa abitudine non sarebbe stato difficile provare nausea grazie alla rapidità a cui si erano mossi fino a quel momento tra un costolone e l’altro.

    Bene! È da ora che inizia il viaggio.

    A Raizen piaceva la foresta di granito, era quasi orgoglioso di quella fortezza senza porte, una difesa così elementare ed efficace era impossibile da costruire per qualsiasi essere umano, li dentro persino il tempo, se qualcuno avesse cercato di orientarsi mediante il Sole, era effimero, le ombre calavano in fretta e la penombra faceva ormai da padrona quanto quel sentiero visto solamente dall’Hokage iniziò a salire lentamente.
    Li avrebbe portati ad avvolgersi attorno a più di una cresta mentre salivano potendo notare che l’ambiente cambiava lentamente lasciando spazio a conformazioni via via più imponenti che si riprendevano il loro spazio facendo scomparire le chiazze di verde presenti più a valle.
    Dovette passare la notte perché il gruppo fosse in grado di raggiungere il successivo “ceckpoint”.

    Signori, credo sia giunto il momento della bende.
    Si, sono praticamente inutili, ma fanno anche un po’ di scena e sono d’obbligo.


    Chiamarle bene era riduttivo una volta indossate imponevano il chakra nullo ovattando il mondo e impedendo la visuale del mondo esterno. Avrebbero potuto giurare di averle indossate in mezzo al nulla, o quantomeno in un punto dove non era presente niente di singolare, eppure dopo circa cinque minuti gli fu dato il permesso di toglierle ritrovandosi esattamente davanti alla Cruna, o per meglio dire, davanti alla sottile striscia di terra che connetteva la cruna, picco lievemente isolato, e quello in cui stavano loro.

    Direi che ci siamo, quello è il tempio del fuoco.

    Nonostante la presentazione scarna il tempio era difficile da definire. Alla luce del mattino aveva lo stesso colore della foresta di granito ma qualcosa gli permetteva di riflettere tenuemente il suole, schiarendolo, probabilmente a causa del quarzo avrebbe potuto dire un esperto, o per una percepibile aura di purezza avrebbe potuto affermare un ninja.
    Poche ore prima erano stati preceduti dal clone dell'Hokage, che pur acquisendo l'informazione aveva tenuto per se al momento, dissolversi non sarebbe stata una buona idea in quanto non avrebbe potuto tenere d'occhio la situazione, lo fece per cui solamente all'arrivo dell'originale, che decise di tenere per se l'informazione, almeno per il momento.
    Sho ed Oboro avrebbero notato che mai nome fu più adatto per una località, il picco battezzato Cruna infatti metteva radici almeno sessanta metri più in basso, salendo in verticale ed aprendosi in due colonne su cui erano stati scolpiti i tipici tengu del tempio Shintoista del fuoco, due repliche perfette di quelle che vennero distrutte chissà quanti anni prima dell’ultima leggenda.
    Poco si poteva vedere del tempio in realtà, l’accesso allo stesso era infatti vietato a chiunque, veniva concesso all’Hokage od al Daimyo di trasgredire alla regola durante particolari occasioni, ma generalmente, essendo il tempio un luogo dedicato alla spiritualità ed alla ricerca della purezza più incontaminata entrambi non avevano interesse ad entrarci.
    Giunti quasi all’apertura della Cruna qualcosa si calò dal tempio, anche se forse era più corretto dire che si posò dopo una sinuosa caduta, acquisendo concretezza mano a mano che il gruppo si avvicinava, potevano dire che era reale, tuttavia la lieve evanescenza conservata gli permetteva di emettere un lieve bagliore di luce propria. Era una donna di rara bellezza le cui forme erano intuibili sotto quello che pareva essere un abito di seta, del medesimo colore della figura, un bianco pallido che quasi fondeva vesti e corpo permettendogli di non risultare volgare, ma solo eterea, leggera. Img. di riferimento
    Sho avrebbe forse notato delle similitudini tra il suo braccio e la donna.

    Juudaime, Shinobi della foglia.

    La musica udita dagli elementi del gruppo fino a quel giorno era improvvisamente diventata il prodotto più sgradevole che le loro orecchie avessero mai sentito, sembrava che tutto ciò di buono che la terra avesse passasse per il corpo di quella donna e ne uscisse modulato e lieve.
    Seppure i colori di quel corpo fossero falsati da qualche abilità in uso dalla donna si poteva notare che la pelle ed i capelli erano chiari, come gli occhi, mentre il viso e le labbra morbide non riuscivano a trasmettere maliziosità o la promessa di chissà quali piaceri carnali, ma esclusivamente amore.
    Le braccia morbide si incrociarono sul petto ponendo le mani sulle clavicole mentre si chinava lievemente.

    Benvenuti al tempio del fuoco.

    Cantò nuovamente.
    Quello era un luogo di pace e tranquillità, era così che Konoha proteggeva i suoi tesori.

    Non sono mai stato portato qui.

    Commentò il Kyuubi, sembrava annusasse l’aria.

    Credo che sia fatto appositamente per placare la nostra ira finchè siamo sigillati all’interno della reliquia, se Houkou non fosse malato probabilmente avrebbe potuto riposare bene quassù.

    Per quanto rasserenato dalla consapevolezza che esistesse un posto simile anche per i Biju il Kyuubi pareva fosse contaminato dal rimorso, a lui era toccata una caverna, dispersa in un nugolo di gallerie, nelle profondità di una periferia abbandonata a Konoha, un luogo come quello invece sarebbe addirittura riuscito a non far desiderare la liberta.
    Passando per la cruna avrebbero notato che il tempio era stato scolpito direttamente nella roccia, mimetizzato, quasi come se l’artifizio umano non avesse intaccato quel posto.

    Venite, credo di sapere perché siete qui.

    Attraversarono l’ingresso più con rispetto che con prudenza, l’aria che si inalava in quel luogo andava presa a piccole dosi, e solo una volta che si era divenuti parte di esso era possibile inoltrarsi in esso senza sentire quello spiacevole senso di inadeguatezza. Raizen quasi si vergognava della propria vita.

    Juudaime, non sia severo con se stesso, siamo uomini dopotutto.
    E cerchiamo di raggiungere i nostri obiettivi con ciò che abbiamo.


    La sacerdotessa camminava scalza, Raizen potè notarlo perché in quei momenti stava fissando il terreno, era delicata come un petalo che si posa sul suolo, niente al suo passaggio si scostava.
    Fu il sorriso più distruttivo che avesse avuto la fortuna o sfortuna di vedere, non seppe durante i primi secondi se piangere o chiedere scusa o esplodere per la gioia, per cui si limitò a sorridere di rimando.

    Grazie Nehan…

    Guarda che ti innamori, mezzasega.
    Non vorrei dire che è il suo lavoro, ma insomma, ci siamo quasi.
    Tienilo a mente, nessuno può essere istintivamente gentile con uno stronzo di due metri.


    Lo sai che la merda è ripiena di merda?
    Fai poco umorismo, che se io sono uno stronzo tu sei solo il nocciolo di una grossa cagata.


    Lasciarono il tempio e l’imponente arcata d’accesso alle spalle, percorrendo le poche decine di metri da cui era composto il Filo, una lingua di terra che si protendeva nel vuoto a cui era appesa la gabbia con la reliquia. “Filo” non era il nome più adatto, in quanto la roccia era abbastanza imponente, ma probabilmente il nome era stato dato per coerenza metaforica.
    Furono presto in grado di vedere la gabbia, sbarre pesanti e nere dentro alle quali era posta la reliquia, nera anch’essa, un nero malato verdognolo in alcuni punti. Dalla reliquia una densa e pesante nebbia ribolliva traboccando e scendendo in verticale per la vallata che avevano appena risalito, rivelando che quella che avevano visto all’ingresso della Foresta non era un evento meteorologico, ma qualcosa di più grande e pericoloso.

    Generalmente la reliquia è dorata e le sbarre bianche.

    Cantò Nehan.
    Il Colosso serrò i denti preoccupato.
    Nonostante la pace, nonostante la sacerdotessa, nonostante tutto ciò che quella vista privilegiata avesse potuto offrire qualcosa stava divorando il Gobi e tutt’ora non smetteva di farlo.

    Direi che dobbiamo agire rapidamente.

    La sacerdotessa annuì un'unica volta mentre chiudeva gli occhi, sembrava quasi sprofondasse in un sonno sereno e beato mentre passava attraverso la roccia e la gabbia, prendendo la reliquia come fosse un delicato bambino per poi porgerlo al gruppo, intatto.
    Il suo tocco era in grado di dissipare come fumo l’oscurità che avviluppava la reliquia, ma appena questa venne rilasciata il nero riprese il sopravvento.

    Il sigillo è inviolato, per cui la reliquia è ancora dotata della sua resistenza, ho potuto sottrarla alla gabbia solo grazie alle mie abilità, ma ci vorrà un po’ prima che io possa nuovamente toccarla senza correre il rischio di venir contaminata.

    E i loro stessi occhi potevano constatare che la figura aveva perso qualche goccia della purezza che la contraddistingueva.

    Cercheremo di risolvere il problema Nehan.
    Vai a riposare, ma tieni un occhio su di noi, temo ci sarà d’aiuto.


    Non restava che iniziare il rituale.


    Edited by F e n i x - 14/10/2015, 22:11
     
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    Il viaggio




    Eravamo appena giunti al cancello di Konoha quando una figura a me familiare comparse proponendosi di viaggiare con noi.

    -Anche a me fa piacere rivederti, certo che sono pronto.-

    Dissi rivolto a D'Vorah, mi rivolsi quindi al Juudaime.

    -Poi mi spiegherai cosa voleva dire eh ahahahaha!-

    Sapevo che la situazione che sarei andato ad affrontare era oltremodo delicata e pericolosa, ma se non avessi colto anche le più piccole occasioni per comportarmi normalmente, per scaricare tutta la tensione che addensava l'aria, sarei probabilmente stato sottomesso dallo stress, e questo certo non potevo permetterlo.
    Dopo il suo cenno seguii Raizen in una corsa rapida che ci condusse in prossimità della catena montuosa in poche ore.

    "Uff, certo che Raizen ne ha di energie, e sono sicuro che si è trattenuto alla grande per permettermi di seguirlo!"

    Davanti ai miei occhi si apriva un panorama a dir poco spettacolare, il verde del bosco si mischiava al grigio delle montagne granitiche, l'imponenza di quest'ultime faceva sembrare minuscoli anche i più grandi degli alberi e, di conseguenza, questo mi faceva sentire quasi inesistente rispetto alla vastità di ciò che mi era attorno.
    Una sensazione che era però tutt'altro che negativa, mi sentivo parte integrante di quell'ambiente, una piccolissima parte fondamentale in un disegno così grande da comprendere il mondo intero, fare la differenza era un mio grande obiettivo e la missione che stavo intraprendendo me lo avrebbe permesso.
    Rallentammo il passo per districarci negli stretti cunicoli e strade sterrate e difficoltose che caratterizzavano il territorio, orientarsi lì sembrava impossibile, eppure il kage sembrava essere sicuro della strada intrapresa, non avevo altra scelta che fidarmi, anche perché oramai , anche volendo, non avrei saputo come tornare indietro.

    -Beh, abbastanza.-

    Risposi sorridendo a Raizen.
    Il ritmo del viaggio era nuovamente aumentato, come se il decimo si trovasse in uno stato euforico indotto da quel luogo, la complessità del percorso, sommata a questo, rendeva difficile non provare confusione e giramenti di testa indotti dal disorientamento.
    Solo quando ci fermammo mi resi conto che era arrivata la notte, gli ambienti ombrosi assieme al frenetico ritmo che tenevamo mi aveva fatto perdere la concezione del tempo, oltre che del luogo.

    "Uff menomale una sosta. Certo che è proprio strano qui, ha come una sorta di atmosfera magica, sospesa in tempo e spazio, piacerebbe un sacco ad Oda..."

    Il giorno successivo indossai le bende che mi porse Raizen, sentii immediatamente che tutte le mie proprietà percettive venivano meno, se possibile mi sentivo ancora più perso di quanto ancora non fossi in precedenza.

    -Certo che ti potresti anche fidare un pochino di più eh...-

    Dissi scherzosamente mentre seguivo le direttive del Kage.
    Pochi minuti dopo fui autorizzato a toglierle e mi trovai davanti ad una stretta striscia di terra che conduceva proprio alla Cruna, un posto quasi magico, puro , incontaminato, che sembrava riflettere il sole quasi come se splendesse di una luce propria.
    Così mistica e meravigliosa era anche la figura che si rivelò a noi pochi istanti dopo, quasi volando giù dal tempio.
    Una donna dalla grande bellezza, con la pelle pallida che sembrava emettere una lieve luce evanescente, d'istinto guardai il mio braccio destro.

    "Il suo potere sembra simile al mio, probabilmente è la sacerdotessa del tempio, certo è che sprigiona una purezza che non ho mai percepito in nessuno prima d'ora..."

    Ero affascinato da quella figura, tanto che , quando si rivolse a me, mi limitai ad arrossire e fare un piccolo inchino in segno di rispetto, stando però in silenzio.
    Ci condusse all'interno del tempio, era un ambiente così puro che mi creava disagio, come se non fossi degno di trovarmici, incredibilmente silenzioso e calmo, sembrava un posto in cui un demone avrebbe potuto riposare in grande serenità, ma nonostante questo il Gobi era stato contaminato dalla follia, che qualcosa lo avesse corrotto?

    "Nehan..."

    Questo era il nome della sacerdotessa, certo non me lo sarei dimenticato.
    Attraversammo una lingua di terra che ci condusse dove risiedeva la reliquia, questa aveva una spetto nero, così come le sbarre che la contenevano, un colore che ricordava la follia che aveva tentato di divorarmi.
    Dalla reliquia usciva un'inquietante nebbia densa dall'aspetto di un miasma, cosa diavolo stava succedendo?
    Anche Raizen sembrava preoccupato, questo certo non mi tranquillizzava, il sigillo era intatto , è vero, eppure era evidente che qualcosa di terribile stava accadendo, ma se era davvero così terribile e pericoloso come mai il Kage aveva scelto proprio me per quella missione? Cosa aveva visto in me che lo convincesse ad affidarmi una missione ti tale calibro?
    Nehan toccò la reliquia che sembrò purificarsi per un breve tempo prima di riassumere il colore nero, d'altro canto la sacerdotessa sembrava aver accusato quello sforzo, come se una piccolissima parte della sua purezza fosse stata corrotta.
    Il Juudaime disse a Nehan di andare a riposarsi e vegliare su di noi, ci saremmo occupati noi della vicenda, sembrava sapere esattamente cosa fare, magari era arrivato il momento che anche io fossi informato dei piani.

    -Dunque, che si fa?-
     
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    La reliquia corrotta



    Il viaggio proseguì spedito per i tre ninja, con Raizen alla guida, che faceva del suo meglio per seminare i due sottoposti, i quali comunque, anche se con fatica, riuscirono a tenere il passo per quasi tutto il tragitto.
    Poco prima dell'arrivo, il Kage obbligò i due ninja a coprirsi con delle mente occultati, in modo che non sapessero come giungere al tempio, cosa che attirò le lamentele di Sho, per via della poca fiducia, D'Vorah disse la sua, con voce calma.

    - Non si tratta di fiducia Sho, ma di sicurezza. Non sapere dove si trova questo tempio, impedirà ai nostri nemici di rapirci, torturarci, ed estrarre questa informazione dalle nostre teste. Avrei io stessa bloccato la mia vista in caso Raizen non lo avesse ritenuto necessario. -

    Ripartirono, e arrivarono poco dopo, accolti dalla sacerdotessa del tempio, Nehan; donna estremamente pura e graziosa, la cui vita era dedicata alla protezione del tempio del fuoco e della reliquia al suo interno. La donna accompagnò il gruppo fino dentro la struttura di pietra nascosta nella montagna, nelle sue camere segrete, fino alla stanza della reliquia. Oboro potè percepire qualcosa di contorto persino prima di entrare nella sala, non c'era nemmeno bisogno di vedere la giara per capire che qualcosa di brutto si annidava lì dentro, qualcosa che non era come doveva essere.
    Nehan, rassicurata dal Kage, andò a riposarsi per un po' di tempo, dal momento che pochi istanti prima si era avvicinata alla reliquia, per mostrarci in che stato si trovava. Il contenitore emanava una strana nebbia scura, tendente al viola, che fuoriusciva dal tappo; quando la donna la sfiorò, tutto cambiò di colorazione arrivando a un turchese leggero, per poi tornare come pochi istanti prima.
    La dimostrazione costò molte energie alla donna, che sembrò spossata, e il braccio utilizzato, cadente.



    - Ora Sho, vedremo di cosa è fatto il tuo spirito. -

    Questa la risposta alla domanda del ninja, che chiese ai presenti come sarebbe proseguita la gita. Gli addetti del tempio, 4 uomini in tenuta sacra cerimoniale, invitarono il Decimo a sedersi a terra, a circa 5 metri dalla gabbia della reliquia, per poi tracciare sigilli attorno a lui, contornati da dei paletti di legno disposti in cerchio, legati tra loro con delle corde sacre. Uno di loro spiegò a Sho il perchè di queste azioni.

    - Nobile Sho, la presenza dell'Hokage qui è per la vostra sicurezza. Lui vi fornirà aiuto in caso ne abbiate bisogno, da questo particolare sigillo in cui lo abbiamo fatto sedere, sarà in grado di venire in vostro soccorso nel mondo inconscio del demone, qualora fosse necessario. I simboli e gli artefatti di legno servono a rendere stabile il vostro collegamento. -

    Quindi Sho venne fatto sedere a terra, con le spalle alla reliquia, proprio davanti a Raizen, e a sua volta circondato di sigilli. Diversamente dal Kage però, i suoi furono circondati da dei paletti di ferro conficcati nel terreno, ognuno a una estremità della figura geometrica tracciata a terra. Quindi tutti e 5 i ministri del culto, si sedettero a loro volta ai 4 angoli del ragazzo, a gambe incrociate e con le mani ferme nelle loro posizioni magiche particolari. D'Vorah invece restò di guardia per questa prima fase, a una decina di metri dal gruppo.

    - Io mi assicurerò che nulla vi disturbi per adesso. -

    Quando tutti fossero stati pronti, avrebbero dovuto chiudere gli occhi, e il rituale sarebbe iniziato. Tutti e due, anche nel loro mondo inconscio, avrebbero potuto sentire la voce di uno dei 4 ministri, quello che aveva parlato poco prima. Il suo ruolo era guidarli in caso di difficoltà. La nebbia nera fuoriuscì dalla giara, che ancra risultava chiusa, e avvolse sia Sho, che Raizen. Entrambi sarebbero caduti preda di un sonno profondo, indotto dal potere del 5 code. Non si trattava di una illusione, ma di qualcosa di diverso, suo proprio.

    [Raizen]
    Nel suo mondo di sogno, Raizen, come da indicazioni ricevute da Nehan tempo prima, quando si erano accordati per il trasferimento del demone, avrebbe dovuto trovare un corridoio totalmente bianco, lungo circa centro metri, al termine del quale avrebbe avvistato Sho. Il suo compito sarebbe stato semplicemente quello di attraversarlo e raggiungere il ninja, per dargli manforte. Ma quello che lui e Kurama si trovarono davanti, non era affatto un corridoio bianco. I due, il cui collegamento era estremamente disturbato, tanto da capire a malapena le parole che si sarebbero rivolti, si ritrovarono in una grossa stanza, circolare, con 5 porte. La stanza era arredata in maniera spartana, sembrava la stanza di un ragazzino, c'erano attrezzi ninja, un letto, abbigliamento vario, e molti oggetti buttati alla rinfusa. Raizen avrebbe subito riconosciuto la sua stanza d'infanzia, dove aveva trascorso i primi anni della sua vita. Lungo le pareti, erano disposte le cinque porte, tutte ricordavano la porta del suo ufficio nell'amministrazione, e aspettavano di essere aperte.
    Nella stanza, il kage non avrebbe percepito alcun chakra, alcun rumore, alcun odore, nulla che non fosse riconducibile al suo stesso corpo. Non c'erano finestre, non c'erano altri scompartimenti, era solo, e chissà dove diavolo era finito. Se avesse provato a rilasciare con la tecnica apposita, si sarebbe accorto che non si trovava in una illusione. Se si fosse ferito, avrebbe perso sangue, e nulla sarebbe successo. Che stava accadendo?

    [Sho]
    Il forse prossimo portatore del cinque code invece, una volta caduto preda del sonno, si sarebbe trovato dentro un lungo corridoio formato da pietre scure che ricordavano lontanamente il tufo, ma con del muschio attaccatovi e un odore come di muffa. Il corridoio era largo 5 metri, alto 3, e non era possibile vederne le fine. Il tutto era illuminato da delle torce ad olio disposte a 30 cm dal soffitto, una ogni 5 metri. Dietro di sè, Sho aveva una parete. Come fosse giunto lì era un mistero, semplicemente era obbligato a proseguire, o ad aspettare, se questo fosse stato il suo piano.
    Davanti a sè, il corridoio sembrava tutto uguale, sentiva solo una leggerissima brezza provenire dall'unica direzione percorribile, lieve, appena accennata; nessun suono, nessun odore, se non quelli prodotti da sè stesso. In quella strana realtà si sarebbe accorto di avere tutto l'equipaggiamento che aveva addosso prima di dormire, ma al primo tentativo di attingere al suo chakra, questo non avrebbe dato risposta alcuna. Tutta la sua riserva sembrava come scomparsa, poteva affidarsi solo al suo fisico, e alla sua mente.
    Pochi minuti, e avrebbe potuto udire un suono, come una corda di violino estremamente tesa che veniva strusciata su una superficie ignota, causando un suono acuto e irritante, da far venire i brividi sulla schiena. Cosa avrebbe fatto il ninja?

    [All'esterno]
    Quando i due ninja caddero addormentati, i 4 ministri del tempio si guardarono perplessi. Pochi istanti dopo arrivò anche Nehan, come se avesse avuto una pessima sensazione, che aveva interrotto il suo riposo. La donna si rivolse ai 4 uomini, chiedendo spiegazioni. Oboro fece uscire i propri insetti, per essere pronta in caso di attacco. All'esterno del tempio, i ninja guardini avevano eretto una barriera anti individuazione, e controllavano ogni entrata.


    Perchè avete iniziato il rituale senza aspettarmi? E perchè stanno dormendo ?

    - Nobile signora, noi non abbiamo fatto assolutamente nulla, non abbiamo iniziato il rituale, appena ci sono posizionati, la nebbia si è fatta più densa e i due nobili ninja si sono assopiti. Guardi lei stessa, la giara è ancora chiusa! -

    Immediatamente la sacerdotessa si avvicinò al Kage e a Sho, cercando di scuoterli, di ottenere risposta. Senza successo. Cercò quindi di utilizzare la tecnica del rilascio, per rendersi conto che nessuno dei due era preda di una illusione. Semplicemente il miasma si era diffuso per tutta la sala, in maniera sottile e appena visibile, ma senza arrecare alcun danno ai presenti, tranne per i due ninja nel rituale. Qualunque cosa stesse accadendo, era un mistero.



    Ot
    Si comincia il rituale, più o meno. A voi la libertà di interagire con queste prime zone a cui siete stati sottoposti, e di fare delle prove. Le uniche limitazioni sono le seguenti: Raizen riesce a comunicare in maniera difficoltosa con Kurama, e solo una delle porte risulterà in grado di aprirsi. Quando sarà trovata, passerà a me la descrizione. Sho non è in grado di utilizzare il chakra, e tutte le arti ad esso legate.
     
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    Inizio del rituale




    Il mio spirito? Che natura avrebbe mai avuto?
    Dopo il primo assalto del demone sapevo quale era la cosa che più di ogni altra guidava le mie azioni, la mia ragione d'essere, e quella era la Volontà del fuoco, ma la totalità del mio spirito era una questione differente.
    Osservai Raizen prendere posto al centro del cerchio che gli era stato indicato mentre riflettevo sulle possibilità che mi si prospettavano.
    Il demone doveva essere placato ed in qualche modo avevo il compito di domare la sua follia, l'unica mia arma, a parte l'assoluta volontà di riuscire, era il misterioso potere che scaturiva dal mio braccio destro, ma sarebbe stato sufficiente ad affrontare addirittura un demone? Stavamo in fin dei conti parlando di un'entità molto superiore a quella umana, le cui semplici emozioni erano quasi riuscite a portarmi alla follia.
    La presenza del Juudaime serviva però a calmare di molto il mio stato d'animo, mi sentivo più sicuro sapendo non solo che Raizen avrebbe controllato la situazione dall'interno, ma anche essendo cosciente che egli credeva in me, e se un Kage aveva tanta fiducia da riporre in me io non potevo certo non credere in me stesso.
    Lentamente presi posto all'interno cel cerchio del rituale, con le spalle verso l'urna, mi sedetti al centro del disegno a gambe incrociate e congiunsi le mani nel simbolo del cavallo per aiutarmi a concentrarmi.
    Ero rivolto verso Raize, lo guardai negli occhi e dissi:

    -Ci vediamo dall'altra parte.-

    Chiusi quindi le palpebre e sprofondai in uno stato di trans mentre percepivo il miasma proveniente dall'urna avvolgere il mio corpo, una parte del rituale, o almeno così credevo.

    [...]



    Si trattò di una frazione di secondo , non di più, poi mi ritrovai all'interno di un corridoio.
    Il luogo era umido, più large che alto ed aveva un aspetto molto antico; il muschio si espandeva sulle radici di pietra scura, tesi la mano a toccarne un po' e percepii chiaramente la percezione di bagnato che mi sarei aspettato nella realtà
    Sapevo che la dimensione nella quale mi trovavo non era quella dalla cui provenivo, ma questo non la rendeva certo meno reale, avevo avuto la stessa esperienza la prima volta che mi ero trovato a fronteggiare la volontà del Gobi, il vero ed il finto avevano confuso il proprio confine in una maniera tale che era impossibile distinguere l'uno dall'altro, lo stesso valeva per quel momento, dovevo stare molto attento.
    Mi guardai attorno e notai che alle mie spalle si ergeva un muro, come se quello fosse l'inizio di un percorsco, chiaramente aveva un significato simbolico, o almeno così lo interpretai.

    "Magari questo corridoio così angusto ed unidirezionale rappresenta le mie possibilità: una sola, e non facilmente intraprendibile..."

    Il posto era illuminato da delle torce vicine al soffitto, distanti tra loro circa cinque metri, sembrava che mi trovassi sotto terra visto l'aspetto del luogo, ma ancora una volta non dovevo farmi ingannare da quello che vedevo o percepivo, tutto poteva tentare di tendermi un tranello, dovevo fidarmi solo del mio spirito.
    A tal proposito provai ad indurre il chakra nel mio braccio destro, così da vedere se questo avesse reagito a ciò che mi circondava.

    -Ma...cosa diavolo???-

    Niente.
    Non funzionava, sembrava che non avessi il chakra, mi concentrai per provare a sentirne il flusso dentro di me, ma non percepii niente, come se fossi stato prosciugato della mia essenza vitale.

    "Che diavolo sta succedendo qui?"

    La situazione si era improvvisamente complicata.
    Non avevo comunque troppo scelte, vi era una sola direzione percorribile dalla quale notai provenire una leggera brezza, magari era sintomatico di un'uscita, anche se ad occhio quel tunnel non sembrava aver fine.
    Presi un kunai nella mano destra mentre strinsi il pugno della sinistra, pronto in ogni momento a far scattare l'artiglio del drago che avevo su di essa, e cominciai così a camminare lungo quel maledetto corridoio.
    Passarono vari minuti e l'ambiente rimaneva sempre uguale, i sensi era allerta ma sembrava che io fossi completamente solo in quel posto, come isolato dall'universo intero, adesso nessuna delle due direzioni in cui mi era possibile guardare sembrava non avere fine, chissà quanto effettivamente avevo camminato.
    All'improvviso percepii un rumore, stridulo e continuo sembrò provenire dal niente e , dato il silenzio che vi era stato fino ad allora, rimbalzare sulle pareti per amplificarsi.

    "Non mi piace per niente questo suono, ma sembra che sia l'unica pista che posso intraprendere..."

    Prestando sempre la massima attenzione a ciò che mi circondava cominciai a dirigermi verso quella che sembrava la sorgente del suono, chissà cosa mi avrebbe aspettato lì.

    "Stai a vedere come si fa a farsi stuprare da un demone..."

    Maledetto Raizen, avevo passato troppo tempo assieme a lui e cominciavo a ragionare nello stesso modo malato.
     
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    Inception








    Ci volle un po’ di tempo per allestire i vari elementi utili al rituale, che come al solito non furono pochi e minuziosamente posizionati, era strano pensare che quando quel rituale toccò a lui stava sbavando come una bestia e non era presente nemmeno una singola misura di sicurezza.
    Solo tonnellate di terra che potevano cadergli addosso da un momento all’altro.
    Ma almeno era riuscito ad uscirne vivo.

    Va bene.

    Interloquì rassicurando il sigillatore.
    Non poteva sapere che ciò che sarebbe accaduto di li a pochi secondi l’avrebbe reso un bugiardo, seppur innocente.
    Al momento di chiudere gli occhi la nebbia si spanse attorno a loro avvolgendoli completamente, ma gli occhi chiusi gli impedirono di vedere l’irregolarità del processo, solamente una volta capitato all’interno di un mondo che non si aspettava di trovare gli sorse qualche dubbio.
    Restò immobile, nemmeno il suo viso cambiò espressione, solamente gli occhi ruotavano spasmodici da un angolo all’altro della stanza rievocando nella sua mente ricordi probabilmente non veri in quanto creati con l’influenza di una malattia praticamente sconosciuta.
    Tuttavia, per quanto visionario potesse essere, era un suo ricordo, era tutto uguale, eccezion fatta per le cinque porte che aveva davanti, un numero di porte uguali a quelle del demone che doveva sigillare.

    Mh.

    Mugugnò ad alta voce tentando quasi istintivamente di chiedere un parere alla volpe, stranamente muta nonostante la situazione inaspettata, ma un’altra stranezza gli si palesò: il contatto, se così poteva chiamarlo era estremamente disturbato, e per non riuscire a comunicare nel suo mondo interiore voleva dire che qualcosa di troppo grosso stava accadendo all’esterno.

    Maledetto demone.

    Provò in tutti i modi di acquistare contatto con la realtà ma pareva che il suo chakra per quanto interagisse con un terzo non fosse disturbato, era li dentro e ci era con tutte le scarpe.
    Nemmeno la più alta interazione con quel mondo, la ferita ed il sangue che cadeva a terra riuscirono a rivelargli la verità, o quantomeno a dimostrargli che stava all’interno di una bugia.
    Pareva al contrario che fosse stato trasportato in un’altra realtà.
    Finalmente si mosse, guardandosi attorno, pareva fosse una delle poche stanze stabili che avesse avuto durante la sua vita, fece un rapido giro su se stesso.
    Era incerto sul da farsi, se quella fosse stata un illusione e per qualche assurdo motivo si fosse scatenato nessuna delle persone presenti al tempio avrebbe potuto arginarlo, e contando che la reliquia rischiava di essere rotta avrebbe potuto almeno quadruplicare i problemi, doveva essere cauto e cercare di assicurarsi che all’esterno la situazione fosse tranquilla, ma come?
    Si sedette nella stanza tranquillizzandosi, se in qualche modo era finito un mondo interiore poteva calarsi in un secondo e provare ad uscire da due scatole contemporaneamente.
    Inoltre l’immobilità avrebbe impedito, almeno momentaneamente, problemi all’esterno.
    Fu il silenzio in poco tempo, poi soltanto il frusciare dei suoi vestiti tesi dalla cassa toracica in espansione, e dopo poco solamente l’aria che grattava nel setto nasale e sulla gola, infine il nulla.
    Ciò che doveva fare all’esterno l’avrebbe fatto all’interno, sperando di trovare li un uscita sconosciuta a chiunque l’avesse rinchiuso li, scendere nel profondo non era semplice, non lo era mai.
    C’era sempre un luogo in cui il silenzio regnava assoluto, bisognava solo essere in grado di raggiungerlo, e se nemmeno il livello della volpe era tranquillo non poteva che andare oltre unicamente per cercare la solitudine e l’estraneazione, dove nemmeno il bianco e il nero erano concepibili ed il vuoto regnava sovrano.
    Tutto rallentò, dal respiro al suo cuore, diventato ormai un gong lontano e vigoroso che scandiva il tempo in ritmici doppi passi.
    In quel punto così profondo era solo, non esisteva nemmeno la volpe, li il suo ventre non era marchiato da nessun sigillo, li la sua mente era vuota. Il vuoto presente attorno ad un contenitore.
    Era vero, se non poteva parlare a qualcosa sigillata al suo interno poteva allontanarsi da essa in modo da essere sufficientemente distante da poter vedere quello spazio e parlare al di sopra di esso, intorno ad esso.
    Se era il potere del cinque code ad avviluppare quello di Raizen e della volpe non restava che dire alla volpe di espandere il proprio fino all’esterno di quella scatola, una volta ristabilito il contatto sarebbe stato tutto più semplice.

    Cazzone a nove code.
    Vuoi ancora farti pressare da quella faccia di pizza pallida o riesci a grattarti qualche pulce di dosso?
    Non sarò ferrato, ma 9 mi sembra sia il numero più alto!


    Stava semplicemente cercando di spostare il piano di comunicazione in un punto in cui nulla avrebbe potuto disturbarlo, qualcosa di simile ma al contempo superiore ad un cambio di frequenza.
    Che il contatto avvenisse o meno, fuori da quel disturbo, avrebbe cercato di risalire il subconscio, portandosi all’esterno di quello che era diventato un doppio sogno, con il primo rinchiuso nella scatola emergere solamente da se stesso sarebbe stato uguale come sempre.
    In caso la strategia non avesse funzionato, si sarebbe alzato visibilmente preoccupato, constatando che un potere simile era quasi fuori luogo più che fuori norma, era il jinchuriki della volpe dopotutto!
    Ma di certo la volpe non si sarebbe arresa, la conosceva dopotutto, e quella situazione l’avrebbe a dir poco imbestialita.
    Si ritrovò quindi dinnanzi alle cinque porte, nuovamente. Il trucco più vecchio del mondo ed al contempo il più antipatico.
    Niente poteva dirgli cosa ci stava dietro ad ognuna di esse per cui puntò direttamente a quella che lo ispirava maggiormente: la terza.
    Corrispondeva alla coda che aveva tagliato a Keita durante la sua trasformazione in mezzo demone durante l’attacco a Konoha. Se proprio doveva scegliere, meglio scegliere la vittoria.
     
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    La via attraverso i ricordi e attraverso la paura





    [Raizen]
    Il ninja della volpe tentò più volte di comunicare con Kurama, ma del suo demone nessuna traccia. Il tentativo di passare dalla dimensione che condivideva con la bestia non aveva sortito alcun effetto; forse stava sbagliando qualcosa alla base, forse si trovava in un luogo diverso da quello che immaginava, ma quando aprì la porta, la terza, qualcosa cambiò. Fu investito da una luce bianca che quasi lo avrebbe accecato. Per pochi istanti, si sarebbe trovato contro un vento fortissimo, in grado di fargli quasi perdere terreno, e una luce così abbagliante da fargli lacrimare gli occhi. In lontananza una voce percettibile a malapena.

    " Tanto più grande il potere, tanto maggiore la caduta "



    Quando tutto passò, Raizen si ritrovò in quello che era il suo corpo da adolescente, poco più avanti della pubertà, quando ancora vagava non troppo lontano da Kumo, era coperto di lividi, e i suoi abiti erano stracciati; sentiva il dolore della fame e la fatica imposta da sole e sete, e non aveva alcuna arma se non i suoi pugni. Si trovava in un paesaggio rurale, il sole era alto, e davanti a lui una strada sterrata, coperta di polvere, una strada che non avrebbe mai dimenticato. Era già passato di lì, molti anni prima, era fuggito da poche ore ad una imboscata di alcuni banditi, era stremato,e non mangiava da giorni. Davanti a lui, a circa 300 metri, in passato era situata una fattoria, dove potè rifocillarsi con frutti, e dove venne accolto da due anziani che si presero cura di lui per qualche giorno, ma in quello strano mondo, come allora, la strada era sbarrata da 2 lupi inferociti, preda anch'essi della fame, e come allora, avrebbe dovuto farsi strada a suon di pugni, o morire per terra come un cane.
    [Descrivi 2 round di combattimento a testa tra te e i 2 lupi. Sei energia bianca, loro gialla.]

    Stavolta però, in lontananza, non si ergeva un edificio, ma una porta. Una porta senza sbocco, senza stipite nè pareti, una porta che dava sul nulla, identica a quella che aveva appena aperto. Sarebbe stata la sua salvezza, o la sua fine ?




    [Sho]

    Sho aveva seguito il corridoio davanti a sè, che era oltretutto la sua unica via di salvezza da quello strano luogo che il ninja era convinto si trattasse del rituale. Avrebbe camminato seguendo quel suono per minuti, per ore, non poteva esserne certo; ma quello di cui sarebbe stato certo, era che quasi allo stremo delle forze, avrebbe notato uno slargo nel corridoio. Il percorso che seguiva lo avrebbe condotto a una sorta di piazzetta situata dentro al corridoio stesso; la stanza si allargava di dieci metri, era a base quadrata. Davanti a sè, attraversandola, avrebbe notato come il corridoio proseguisse, mentre al centro, per terra, era situato un oggetto.
    Nel momento in cui avesse messo piede nella stanza, o fosse arrivato abbastanza vicino da vedere di cosa si trattasse, avrebbe percepito l'interruzione di quel fastidioso suono, ma ecco la beffa: l'oggetto a terra non era altro che un violino, privo delle corde, frantumato. Accanto ad esso, per terra sul muschio, una scritta tracciata con quello che sembrava sangue appena versato "desisti".
    Accanto al violino, vicino alla scritta, era stato appoggiato con attenzione un kunai. Si vedeva bene, non era caduto, era stato sistemato di proposito, una sorta di invito, una via d'uscita rapida da quella situazione. Usarlo lo avrebbe liberato, se solo avesse scelto, di desistere.
    Nessun altro dettaglio, nessun odore, niente tracce, niente oggetti, solo il corridoio davanti a sè, dietro di sè, e questo violino.
    Una cosa però era cambiata, ora lo sentiva bene, il suo chakra. Lo sentiva in ogni parte del suo corpo, anche se ancora non sarebbe riuscito a utilizzarlo per concretizzarlo in tecniche, o per potenziare il suo corpo; ma lo sentiva.
    Dall'inizio della sua camminata erano passate circa 18 ore. Il corridoio davanti a sè, oltre la stanza vuota, era identico a quello appena oltrepassato.
    La fame si faceva sentire, e iniziava ad avere sete, avrebbe proseguito ?




     
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    Desistere non è un'opzione




    Seguii il suono per un tempo che non riuscii a definire, il luogo in cui mi trovavo era sempre uguale, quasi come se percorressi sempre lo stesso tragitto a ripetizione.
    Lo stomaco brontolava e percepivo la gola arsa dalla sete, il mio addestramento ninja mi aveva permesso di resistere a quelle necessità , ma il percepirle era sintomo che mi trovavo in quel luogo da molto tempo.

    "Strano."

    Pensai tra me e me.

    "Sete e fame sono sensazioni che non dovrei provare se mi trovassi in un mondo puramente illusorio, eppure le percepisco distintamente, sembra più una realtà parallela questo luogo, o magari è solo il potente influsso del cinque code che concretizza le mie sensazioni, se così fosse , nonostante diano fastidio, non mangiare né bere non dovrebbero essere un problema a livello fisico, devo convincermi che non sto veramente provando queste sensazioni."

    Continuai a camminare, focalizzato sull'obiettivo in modo da togliermi dalla testa il problema della fame e della sete, fino a quando non vidi che il corridoio si allargava, come a formare una piccola stanza, sembrava che il fastidioso rumore che stavo seguendo provenisse da lì.

    -Ci siamo.-

    Sussurrai.
    Una volta entrato mi accorsi non solo che la stanza era vuota, ma anche che il rumore era cessato.
    Analizzai l'ambiente attorno a me in cerca di indizi su quello che stava accadendo e trovai qualcosa di interessante: in primis un violino, fato a pezzi, probabilmente il suono che sentivo era prodotto da quello, ma chi lo suonava? E perché lo aveva distrutto? Chiunque fosse stato non poteva essere troppo lontano visto che avevo percepito il rumore fino a poco tempo prima.
    Aguzzai la vista e l'udito per cercare di percepire la presenza di qualcuno, ma non sentii niente, nemmeno un lontano rumore di passi, era come se fossi solo nell'universo, nemmeno il fuoco delle torce sembrava produrre alcun suono, o il muschio a terra avere alcun odore.
    Su di esso però trovai un secondo indizio: col sangue vi era infatti stato scritto "Desisti", un chiaro segnale che qualcuno non mi voleva lì, ma come avrei dovuto desistere? Semplice, uccidendomi, il kunai che era a fianco al muschio era un segnale non fraintendibile.

    -No caro mio, la resa non è mai stata presente nel mio vocabolario, adesso meno che mai visto che ho fatto scomodare Raizen a portarmi fin qui, se cedessi ora mi spaccherebbe il culo.-

    Toccai il sangue e notai che era fresco, altra stranezza, la competa assenza di rumori e suoni sembrava volermi convincere che ero solo, eppure il suono del violino ed il sangue fresco mi mandavano il messaggio contrario, che qualcuno o qualcosa stesse provando a giocare con la mia mente? Sembrava tutto troppo calmo e preciso per far parte della follia del Gobi, quindi cosa stava realmente accadendo? Inoltre dove era Raizen? I vari sacerdoti mi avevano detto che mi avrebbe assistito , eppure non avevo percepito traccia di lui.
    L'ambiente poi, non era certo quello che mi aspettavo, era passato moltissimo tempo ed ancora non ero entrato neanche in contatto col demone, o almeno così credevo, qualcosa non quadrava, oramai era chiaro.
    Cosa stava accadendo realmente?
    Presi da terra il kunai e lo paragonai al mio, il luogo sembrava suggerirmi che ero solo, eppure quello rappresentava la presenza di qualcuno, ma era davvero qualcun'altro? Con il mio Kunai incisi una linea sul manico dell'arma che avevo raccattato e poi osservai il mio.
    Volevo vedere se , per caso, su di esso sarebbe comparsa la stessa linea, magari lo spazio ed il tempo erano alterati in quel luogo e quello che avevo trovato a terra era la mia stessa arma.
    Onestamente non pensavo che fosse molto plausibile, ma non volevo lasciar fuori nessuna possibilità vista la situazione.
    Ad ogni modo avrei proseguito lungo il corridoio davanti a me, un messaggio col sangue non sarebbe certo bastato per fermarmi, la missione che stavo intraprendendo era troppo importante, anche più della mia stessa vita.
     
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    Nel mezzo del cammino







    Per quanto potesse essere bravo o ingegnoso pareva non ci fosse uscita da quella scatola, sembrava essere destinata ad ingrandirsi di volta in volta per poterlo contenere come un infinito labirinto.

    E va bene, giochiamo al tuo gioco.

    Ma oltre la porta fu soltanto luce, così accecante che fu costretto a schermarsi gli occhi con la mano mentre il vento gli sferzava il corpo con una forza sufficiente da alleggerire il peso sulle caviglie.
    Fu come una visione, in quel vento, tra quella luce una voce riuscì a farsi largo.

    Già ma quando i potenti cadono i deboli restano schiacciati sotto il loro potere.

    Anche se potente non era la definizione corretta, quando tutto finì si sentì innaturalmente rattrappito quasi rimpicciolito, quasi come se qualcuno avesse strizzato il suo spazio vitale oltre il limite. Gli bastò guardarsi le mani, ancor prima che l’ambiente che gli stava attorno per rendersi conto che era molto lontano da casa, ben più di quanto una semplice camminata potesse coprire.
    Erano passati… quanti anni da quell’evento? Forse dieci?
    Non lo ricordava bene, sapeva solo che già a quell’età era sufficientemente grande e grosso da cavarsela abbastanza agilmente anche se ricordava che ai tempi era più selvaggio e reagiva più per istinto che per reale conoscenza, con la mente d’oggi però avrebbe potuto fare qualcosa in più.
    Il piede sinistro si spostò verso dietro, strisciando nel terreno mentre le mani si spalancavano mantenendo le dita contratte come gli artigli di un rapace, pronte a serrarsi in un pugno od in una presa senza scampo, una all’altezza del diaframma, l’altra del viso, due punti che agli animali piacevano particolarmente.
    Il primo perché ricco di organi sensoriali il secondo perché molle e facilmente lacerabile da un’ artigliata con esiti a dir poco disastrosi: non era semplice sopravvivere con un intestino fuori dal ventre.
    Tuttavia non attaccò, attese.
    Fare il primo passo era pericoloso, mentre il primo lupo si difendeva il secondo poteva tranquillamente attaccarlo, attenderli significava dominare la scena e poter osservare i loro spostamenti per prevederne gli attacchi.
    Le fiere scattarono, annebbiate dalla frenesia alimentare, a quei tempi creature così veloci l’avrebbero sorpreso, sopraffatto probabilmente, ma ora sapeva come contrastarle al meglio. Le fauci si spalancarono rivelando una buona dentatura, quella dei lupi giovani, il primo si staccò da terra ben prima di giungere addosso al Colosso la cui posizione fu perfetta per ostacolare il canide.
    La mano destra levata all’altezza del viso scattò verso la gola punto sicuro in quanto impossibile da raggiungere per le fauci, mentre la sinistra verso il torace del canide per impedire alle zampe di arrivare al proprio, intanto la gamba sinistra si tese per assorbire quell’urto dando origine ad un triangolo complesso da spostare.
    La prima nuvola di polvere si levò dalla strada.
    Tuttavia per quanto quel blocco si rivelò efficiente non poteva contrattaccare, il lupo sarebbe stato più utile come scudo, la forza del suo attacco non venne infatti assorbita, il busto parzialmente ruotato di Raizen infatti gli permise di deviarla verso il secondo attaccante che forte dell’innato spirito di squadra dei lupi stava per arrivare alla bamba destra di Raizen per azzannarla.
    I due vennero trasformati in una scomposta palla di pelo che si allontano per poco più di un metro per riordinarsi.
    Raizen forte di un intelletto superiore si preparò nuovamente al successivo attacco, i due lo studiavano e lui al contempo studiava loro avendo la possibilità di preparare nuovamente la sua posizione, non poteva scappare i due gli sarebbero stati sulla schiena dopo poche falcate.
    In quel momento erano tre bestie, soltanto una aveva però sulla testa la corona della specie dominante e lo scettro dei più potenti tra gli stessi.
    Appena Raizen fu ben visibile oltre la polvere i due scattarono nuovamente, nessun attacco frontale però, si portarono entrambi ai fianchi del ragazzo che prontamente li prese in contropiede, avanzando verso di loro in modo da prenderli in contropiede e mantenerli su una diagonale [slot gratuito] mentre si voltava per mantenere il contatto visivo, per quanto abituate ai movimenti delle loro prede più comuni i due non riuscirono a riorganizzare l’attacco in tempo, trovandosi a sorpassare Raizen di qualche passo per poi buttarsi addosso a lui da una posizione quasi frontale, uno per ogni braccio. Tenerli entrambi a bada non sarebbe stato semplice. Il braccio sinistro scattò, seguito dal busto per intercettare la testa del primo e premerla verso il suono, difesa che impedì al secondo di mordergli la spalla. Il lupo infatti sfilò oltre il suo corpo accovacciato su cui lasciò due artigliatePer quanto potesse essere bravo o ingegnoso pareva non ci fosse uscita da quella scatola, sembrava essere destinata ad ingrandirsi di volta in volta per poterlo contenere come un infinito labirinto.

    E va bene, giochiamo al tuo gioco.

    Ma oltre la porta fu soltanto luce, così accecante che fu costretto a schermarsi gli occhi con la mano mentre il vento gli sferzava il corpo con una forza sufficiente da alleggerire il peso sulle caviglie.
    Fu come una visione, in quel vento, tra quella luce una voce riuscì a farsi largo.

    Già ma quando i potenti cadono i deboli restano schiacciati sotto il loro potere.

    Anche se potente non era la definizione corretta, quando tutto finì si sentì innaturalmente rattrappito quasi rimpicciolito, quasi come se qualcuno avesse strizzato il suo spazio vitale oltre il limite. Gli bastò guardarsi le mani, ancor prima che l’ambiente che gli stava attorno per rendersi conto che era molto lontano da casa, ben più di quanto una semplice camminata potesse coprire.
    Erano passati… quanti anni da quell’evento? Forse dieci?
    Non lo ricordava bene, sapeva solo che già a quell’età era sufficientemente grande e grosso da cavarsela abbastanza agilmente anche se ricordava che ai tempi era più selvaggio e reagiva più per istinto che per reale conoscenza, con la mente d’oggi però avrebbe potuto fare qualcosa in più.
    Il piede sinistro si spostò verso dietro, strisciando nel terreno mentre le mani si spalancavano mantenendo le dita contratte come gli artigli di un rapace, pronte a serrarsi in un pugno od in una presa senza scampo, una all’altezza del diaframma, l’altra del viso, due punti che agli animali piacevano particolarmente.
    Il primo perché ricco di organi sensoriali il secondo perché molle e facilmente lacerabile da un’ artigliata con esiti a dir poco disastrosi: non era semplice sopravvivere con un intestino fuori dal ventre.
    Tuttavia non attaccò, attese.
    Fare il primo passo era pericoloso, mentre il primo lupo si difendeva il secondo poteva tranquillamente attaccarlo, attenderli significava dominare la scena e poter osservare i loro spostamenti per prevederne gli attacchi.
    Le fiere scattarono, annebbiate dalla frenesia alimentare, a quei tempi creature così veloci l’avrebbero sorpreso, sopraffatto probabilmente, ma ora sapeva come contrastarle al meglio. Le fauci si spalancarono rivelando una buona dentatura, quella dei lupi giovani, il primo si staccò da terra ben prima di giungere addosso al Colosso la cui posizione fu perfetta per ostacolare il canide.
    La mano destra levata all’altezza del viso scattò verso la gola punto sicuro in quanto impossibile da raggiungere per le fauci, mentre la sinistra verso il torace del canide per impedire alle zampe di arrivare al proprio, intanto la gamba sinistra si tese per assorbire quell’urto dando origine ad un triangolo complesso da spostare.
    La prima nuvola di polvere si levò dalla strada.
    Tuttavia per quanto quel blocco si rivelò efficiente non poteva contrattaccare, il lupo sarebbe stato più utile come scudo, la forza del suo attacco non venne infatti assorbita, il busto parzialmente ruotato di Raizen infatti gli permise di deviarla verso il secondo attaccante che forte dell’innato spirito di squadra dei lupi stava per arrivare alla bamba destra di Raizen per azzannarla.
    I due vennero trasformati in una scomposta palla di pelo che si allontano per poco più di un metro per riordinarsi.
    Raizen forte di un intelletto superiore si preparò nuovamente al successivo attacco, i due lo studiavano e lui al contempo studiava loro avendo la possibilità di preparare nuovamente la sua posizione, non poteva scappare i due gli sarebbero stati sulla schiena dopo poche falcate.
    In quel momento erano tre bestie, soltanto una aveva però sulla testa la corona della specie dominante e lo scettro dei più potenti tra gli stessi.
    Appena Raizen fu ben visibile oltre la polvere i due scattarono nuovamente, nessun attacco frontale però, si portarono entrambi ai fianchi del ragazzo che prontamente li prese in contropiede, avanzando verso di loro in modo da prenderli in contropiede e mantenerli su una diagonale [slot gratuito] mentre si voltava per mantenere il contatto visivo, per quanto abituate ai movimenti delle loro prede più comuni i due non riuscirono a riorganizzare l’attacco in tempo, trovandosi a sorpassare Raizen di qualche passo per poi buttarsi addosso a lui da una posizione quasi frontale, uno per ogni braccio. Tenerli entrambi a bada non sarebbe stato semplice. Il braccio sinistro scattò, seguito dal busto per intercettare la testa del primo e premerla verso il suono, difesa che impedì al secondo di mordergli la spalla. Il lupo infatti sfilò oltre il suo corpo accovacciato su cui lasciò due artigliate mentre cercava di ritrovare l’equilibrio in quanto ostacolato nel salto da un corpo troppo ingombrante. [leggera]
    Lui stesso sfruttò la forza accumulata in quel repentino accovacciarsi per allontanarsi con una capriola da quel gomitolo di zanne e denti.

    Ufh!

    Stabilizzò il respiro mentre i due ormai infuriati dai troppi attacchi andati a vuoto si lanciavano sul Colosso, anche se la furia era troppa e li rendeva incoscienti.
    Saltarono in due questa volta, ma sfortunatamente per loro Raizen aveva scelto quel momento per il suo attacco.
    Fauci spalancate, zampe tese, qualsiasi contatto probabilmente gli sarebbe costato una ferita fu per questo che si limitò a decidere in quale punto era meglio subirla.
    Si spostò infatti sulla destra intercettando il primo dei due con una poderosa spallata, il morso gli lese la spalla [2 leggere] ma fortunatamente non fu in grado di staccarne i muscoli dato il contrattacco proveniente dalla spalla stessa.
    Raizen era si tornato un ragazzetto ma era sempre ben cosciente di quale fosse il metodo corretto di impastare il chakra senza averne troppi danni, incrementando così le sua forza senza averne problemi avrebbe cinto la testa del lupo [Subisci e Mena] sotto la propria ascella e mediante quel fiume di chakra [quasi alto for. verde] L’avambraccio sarebbe invece passato sotto il muso dell’animale e bloccata la testa avrebbe tirato e issato rapidamente il corpo causando un disassamento delle vertebre cervicali del lupo sfruttandone il suo stesso peso e di fatto spezzandogli il collo.
    L’animale si accasciò, ma Raizen non potè curarsene la seconda fiera non attendeva che una sua distrazione e gli si avventò sul polpaccio con la stessa violenza della precedente pur trovando carne più reattiva ad attenderlo [ferita leggera] in grado di divincolarsi dopo il morso senza permettergli di afferrare per bene il tessuto anche se la scomoda posizione non gli permise di contrattaccare con efficacia.
    Tuttavia la fiera, abituata alla collaborazione, ora che era sola si fece più prudente iniziando a prendere le misure del Colosso di cui ebbe la meglio semplicemente grazie alla sua rapidità ed ad una pelle che faceva scivolare via i colpi di questo senza accusarne troppi danni. Da solo non era temibile, ma creare dei cloni con una riserva di chakra così infima poteva quasi essere lesivo.
    Tuttavia da umano aveva un arma che i lupi non conoscevano: le mani e il pollice opponibile di cui erano dotate.
    I primi attacchi schivati con semplicità, servivano esclusivamente ad avvicinarlo alla bestia perché l’ultimo potesse consentirgli di afferrare saldamente la zampa del lupo del tutto inadatta, a causa della conformazione dell’articolazione, ad estendersi verso l’esterno del corpo oltre un raggio ben ridotto. [quasi alto for. verde] L’azione gli permise di disarticolare l’arto con un gesto che lo pose perpendicolarmente al corpo rendendo del tutto incapace il lupo di usare quella zampa che pendeva ormai quasi senza vita lungo il suo corpo.
    Avrebbe provato pena in un altro momento, ma non ora, erano bestie che combattevano per la vita, e la pena non era adatta alla sopravvivenza.
    Soprattutto in una realtà immaginaria.
    Appena reso inabile il lupo si allontanò prestando attenzione ai suoi movimenti, non sarebbe riuscito a seguirlo in quelle condizioni ma era meglio non fidarsi.
    Varcò quella strana porta consapevole del fatto che per uscire da quel mondo doveva seguirne le regole e doveva farlo rapidamente.
    L’unica cosa di cui si era accorto è che qualsiasi cosa gli scavasse nella mente lo stava facendo usando i suoi ricordi come guida, come se fossero un binario da seguire, come se volesse rimostrargli nuovamente la sua stessa vita.
    Azione della quale per ora non riusciva a dare un senso.
    mentre cercava di ritrovare l’equilibrio in quanto ostacolato nel salto da un corpo troppo ingombrante.
    Lui stesso sfruttò la forza accumulata in quel repentino accovacciarsi per allontanarsi con una capriola da quel gomitolo di zanne e denti.

    Ufh!

    Stabilizzò il respiro mentre i due ormai infuriati dai troppi attacchi andati a vuoto si lanciavano sul Colosso, anche se la furia era troppa e li rendeva incoscienti.
    Saltarono in due questa volta, ma sfortunatamente per loro Raizen aveva scelto quel momento per il suo attacco.
    Fauci spalancate, zampe tese, qualsiasi contatto probabilmente gli sarebbe costato una ferita fu per questo che si limitò a decidere in quale punto era meglio subirla.
    Si spostò infatti sulla destra intercettando il primo dei due con una poderosa spallata, il morso gli lese[2 leggere] la spalla ma fortunatamente non fu in grado di staccarne i muscoli dato il contrattacco proveniente dalla spalla stessa.
    Raizen era si tornato un ragazzetto ma era sempre ben cosciente di quale fosse il metodo corretto di impastare il chakra senza averne troppi danni, incrementando così le sua forza senza averne problemi avrebbe cinto la testa del lupo sotto la propria ascella[Subisci e Mena] e mediante quel fiume di chakra[quasi alto for. verde]. L’avambraccio sarebbe invece passato sotto il muso dell’animale e bloccata la testa avrebbe tirato e issato rapidamente il corpo causando un disassamento delle vertebre cervicali del lupo sfruttandone il suo stesso peso e di fatto spezzandogli il collo.
    L’animale si accasciò, ma Raizen non potè curarsene la seconda fiera non attendeva che una sua distrazione e gli si avventò sul polpaccio con la stessa violenza della precedente pur trovando carne più reattiva ad attenderlo[ferita leggera] in grado di divincolarsi dopo il morso senza permettergli di afferrare per bene il tessuto anche se la scomoda posizione non gli permise di contrattaccare con efficacia.
    Tuttavia la fiera, abituata alla collaborazione, ora che era sola si fece più prudente iniziando a prendere le misure del Colosso di cui ebbe la meglio semplicemente grazie alla sua rapidità ed ad una pelle che faceva scivolare via i colpi di questo senza accusarne troppi danni. Da solo non era temibile, ma creare dei cloni con una riserva di chakra così infima poteva quasi essere lesivo.
    Tuttavia da umano aveva un arma che i lupi non conoscevano: le mani e il pollice opponibile di cui erano dotate.
    I primi attacchi schivati con semplicità, servivano esclusivamente ad avvicinarlo alla bestia perché l’ultimo potesse consentirgli di afferrare saldamente la zampa del lupo del tutto inadatta, a causa della conformazione dell’articolazione, ad estendersi verso l’esterno del corpo oltre un raggio ben ridotto. L’azione[quasi alto for. verde] gli permise di disarticolare l’arto con un gesto che lo pose perpendicolarmente al corpo rendendo del tutto incapace il lupo di usare quella zampa che pendeva ormai quasi senza vita lungo il suo corpo, lussata.
    Avrebbe provato pena in un altro momento, ma non ora, erano bestie che combattevano per la vita, e la pena non era adatta alla sopravvivenza.
    Soprattutto in una realtà immaginaria.
    Appena reso inabile il lupo si allontanò prestando attenzione ai suoi movimenti, non sarebbe riuscito a seguirlo in quelle condizioni ma era meglio non fidarsi.
    Varcò quella strana porta consapevole del fatto che per uscire da quel mondo doveva seguirne le regole e doveva farlo rapidamente.
    L’unica cosa di cui si era accorto è che qualsiasi cosa gli scavasse nella mente lo stava facendo usando i suoi ricordi come guida, come se fossero un binario da seguire, come se volesse rimostrargli nuovamente la sua stessa vita.
    Azione della quale per ora non riusciva a dare un senso.
     
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    La via attraverso il tempo e attraverso i muri





    [Sho]

    Dopo 18 ore di camminata, Sho aveva trovato una stanza inquietante, che gli aveva indicato una via d'uscita veloce, ma lui aveva rifiutato, proseguendo.
    Aveva scelto di continuare a percorrere un corridoio sempre uguale, per ore, nella speranza di trovare una uscita. Non sapeva in quale realtà si trovasse, ma sentiva la fame e la sete, sentiva la stanchezza, e sembravano reali, più reali di quelle che aveva sempre sentito, gli sembrava di essere lì dentro da una vita. Dopo la 26esima ora, forse avrebbe perso il conto del tempo, era lì dentro da una vita.
    Avrebbe improvvisamente sentito, dal silenzio più assoluto, un rumore. Qualcosa molto davanti a sè, come di acqua che scorreva, più si fosse avvicinato più sarebbe stato forte, accompagnato da quella che sembrava essere una luce, una luce che diventava via via sempre più forte.
    Acqua e luce, la sua salvezza finalmente. A sentire quel rumore, la sete si fece più forte, poteva bere, poteva riposarsi, poteva lasciarsi alle spalle quell'incubo, dopotutto era lì dentro da una vita.
    Sho avrebbe impiegato quasi una intera ora per raggiungere quella luce, che una volta raggiunta, si fece fortissima, quasi non poteva vedere oltre, ma una cosa gli era certa, dietro quella fortissima luce c'era una cascata, sentiva il suono dell'acqua che sbatteva, e lo sentiva così forte che quasi gli sarebbe parso di bagnarsi con i suoi schizzi. Non gli restava che attraversarla, e sarebbe stato salvo.

    E invece no. Se l'avesse attraversata, sarebbe scomparso tutto. Si sarebbe trovato nella stessa dannata stanza che aveva incontrato poche ore prima, era al punto di partenza, sempre in quella dannata stanza, ma stavolta l'arredamento era diverso. Niente violino rotto e niente pugnale, stavolta c'era una corda che penzolava dal soffitto, a circa due metri di altezza, terminante in un cappio come quello dei condannati a morte. Dietro di essa, sulla parete, una enorme scritta, rossa di sangue, così fresco che ancora colava a terra.

    DESISTI



    Improvvisamente lo avrebbe sentito, un dolore acuto e improvviso diffuso in tutto il corpo, se avesse controllato, avrebbe trovato lividi sulla pelle, come quelli delle iniezioni, e tagli, tagli ovunque; si sarebbe sentito debole, come se una grossa parte del suo sangue fosse scomparsa improvvisamente da suo corpo, abbastanza da far stramazzare a terra un uomo normale. Poteva trovare le ultime forze e impiccarsi, e chiudere il giro una volta per tutte.
    Oppure trovarne così tante da non sapere di averle, e proseguire in quel corridoio infinito che sembrava farsi beffa di lui.
    Dalle sue spalle iniziarono ad apparire dei passi, passi di tante persone, e con essi una sensazione di paura, qualcosa che forse data la sua occupazione, non era più abituato a sentire. Erano lì per salvarlo, o per buttarlo in un baratro peggiore di quello in cui si trovava? La situazione era critica, e lui era solo.
    Eppure qualcosa era cambiato anche dentro di lui, il suo chakra non solo non era scomparso, ma nonostante le ferite, e la spossatezza, sembrava più forte che mai, forte come non era mai stato, e una voce gli risuonò in testa, una voce forte, arrabbiata, disgustata, che lo colpì come un pugno in pieno viso.
    Una voce che sembrava quella di un condannato a morte, una voce che sembrava aver passato orribili sofferenze.

    CITAZIONE

    ESCI
    DA
    QUESTO
    POSTO


    ORA


    I passi si avvicinavano, e poteva star certo, che non avrebbe voluto scoprire cosa avevano in serbo per lui. Quei muri lo intrappolavano, ma erano, muri.



    [Raizen]

    Abbattuti i lupi e varcata la soglia, Raizen si sarebbe trovato nuovamente in quella strana stanza, ma adesso la situazione era cambiata.
    Non era più una cameretta mezza vuota, era una classe. La classe dell'accademia nella quale aveva studiato una volta scelta la sua via, la via del ninja. Ricordava quel posto, ricordava la disposizione degli oggetti, ricordava tutto; non era passato molto tempo da allora.
    Persino le porte misteriose erano diverse, ora ne erano presenti 3, chiuse come erano chiuse le precedenti.
    Doveva trovare la porta giusta come in precedenza, e doveva ricordare il periodo della sua vita in cui si trovava adesso.
    Se avesse provato, nuovamente, una sola porta si sarebbe aperta, come in precedenza, e se varcata, lo avrebbe portato in un luogo che non avrebbe mai più dimenticato.
    Si trovava ora nel posto in cui era morto. Varcata la soglia, si sarebbe trovato a terra in un lago di sangue, suo, e di lì a poco sarebbe svenuto, ma non prima di vedere due figure allontanarsi da lui; gli occhi si stavano chiudendo, e vedeva scuro, ma conosceva quei corpi, conosceva bene quei due uomini che si allontavanano, uno alto, enorme, robusto, forse l'uomo più grande che aveva mai incontrato, e l'altro più basso, longilineo, con una grossa falce a tre punte sulla schiena. Svenne.

    Quando avesse ripreso conoscenza, si sarebbe trovato privo di ferite in uno strano luogo, un luogo che nuovamente, gli ricordava qualcosa del suo passato.
    Davanti a lui un lungo corridoio, di circa 50 metri, con un soffitto alto circa 3 metri, per 5 di larghezza. Una sorta di tunnel con le pareti formate da zone di cemento, alternate da finestre chiuse, murate anch'esse. Alla fine del corridoio, una grosso portone di ferro, ma davanti ad esso, una figura che avrebbe ricordato eccome. Un uomo, alto circa 190 cm, dai ben curati capelli biondi. E di Kurama, ancora nessuna traccia.

    << Salute, Piccola Merda. Chi ha creato questo posto ci tiene ad informarti che se ti ammazzo, tu muori, e io torno in vita. >>

    Stroheim



    [All'esterno]
    Improvvisamente numerose ferite si aprirono su tutto il corpo di Sho, obbligando la sacerdotessa a prestargli le prime cure. Nessuno aveva la minima idea di cosa stesse accadendo. I ministri del tempio stavano dando fonde a tutte le loro forze per cercare di entrare nella realtà dove si trovavano i due, ma ancora non stavano avendo successo. Oboro dispose i suoi insetti sui due esaminandi, testimoniando anch'essa che non erano sotto alcun influsso a base di chakra, qualunque cosa li stava intrappolando, era qualcosa che non aveva mai visto.



    OT
    Sho consideri di essere in possesso del Demone I, Raizen è energia rossa, grado genin, con le relative limitazioni, e si trova davanti un vecchio nemico. Stavolta però, non hai le limitazioni di un tempo. Combattimento alla morte, come un tempo. 1 post a me, 1 a te, fino a che uno dei due non esala l'ultimo respiro.
     
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    Mai arrendersi




    Ore, giorni, mesi, anni? Quanto era passato? Quanta strada avevo percorso? Quel posto era sempre uguale, mi sembrava addirittura di aver identificato uno schema nella disposizione del muschio sulle pareti, come se continuassi a ripercorrere sempre lo stesso tratto, eppure volevo andare avanti, dovevo andare avanti.
    La gola arsa dalla sete, lo stomaco gorgogliante per la fame, quasi come se i succhi gastrici stessero cercando l'autofagia, il mio intero corpo sembrava cadere vittima del catabolismo tipico delle persone private del cibo.

    "Non ci pensare, è solo un'illusione, SOLO UN'ILLUSIONE."

    -UNA CAZZO DI ILLUSIONE!-

    Urlai.
    Le mie grida rimbombarono nel lungo corridoio facendomi sentire ancora più solo.
    Mi appoggiai ad una parete con la spalla mentre mi trascinavo in avanti con non so quale forza di spirito, l'unico motivo che mi spingeva era la completa e testarda ostinazione di riuscire, di non deludere il villaggio, ma a quel punto non sapevo se ce l'avrei davvero fatta.
    All'improvviso un rumore, come di acqua sgorgante.

    "Un fiume? l'aperto?"

    Pensai toccandomi le secche labbra con le punta delle dita, che fossi davvero vicino ad un uscita?
    Continuai ad avanzare, più che procedevo più che il rumore non si faceva forte, fino a che non cominciai anche ad intravedere una luce alla fine del tunnel.
    mi sentivo carcio di una nuova energia, incredulo di essere finalmente arrivato alla fine di quel terribile sotterraneo, tanto ero nuovamente carico che, una volta che fui vicino a quella che sembrava l'uscita, cominciai a correre, ero arrivato, ce l'avevo fatta!
    Mancavano pochi passi, il rumore dell'acqua era fortissimo, mi sembrava di sentire sulla pelle il fresco proveniente da essa, gli schizzi freddi dell'acqua di una cascata, sarebbe stato l'ideale per la sete che avevo in quel momento.
    Ancora poco, solo pochi passi, chiusi gli occhi abbagliato dalla forte luce e , con un gran sorriso , varcai la porta che mi separava dalla dolce libertà.
    Quando riaprii gli occhi però quello che mi si parò davanti non era il paradiso che mi aspettavo, era l'inferno.
    Caddi in ginocchio , disperato, non ero fuori, ero tornato alla stanza dove avevo trovato il kunai, ma adesso non vi erano traccie del violino o dell'arma, una corda pendeva dal soffitto con un cappio alla fine, un'altra scritta di sangue grondava dalle pareti.

    Desisti



    Era forse davero il momento di mollare? Il momento di farla finita? Tutto quello che avevo fatto fino a quel momento si era effettivamente rivelato inutile, che l'unico modo per uscire da quel posto fosse veramente l'arrendersi?
    Un dolore terribile mi colpì l'intero corpo.

    -Argh. ma che diavolo sta succenendo?!-

    Velocemente mi tolsi la maglia, il mio corpo era pieno di ferite ed ematomi, come se fossi stato vittima di un violento pestaggio.
    Presto ebbi anche la sensazione di essere stato picchiato, non solo l'aspetto, mi sentivo infatti debole e dolorante, sull'orlo dello svenimento, poggiai le mani a terra per non cadere al suolo, sapevo che non mi sarei rialzato altrimenti.
    La pelle mi sembrava più bianca del solito e la testa mi girava, sembrava quasi come se avessi perso molto sangue, improvvisamente sentii dei passi provenire dalle mie spalle, erano molti, sembravano correre, ma di chi si trattava?
    Una strana sensazione di paura sembrava stringermi lo stomaco, dovevo fare qualcosa.
    Mi rimisi in ginocchio e, con l'aiuto delle braccia che fecero forza sul pavimento, mi rimisi in piedi, leggermente barcollante, per poi afferrare la corda.
    Era così che finiva la mia storia?

    No



    La paura, il dolore, la fame e la sete, tutte quelle sensazioni vennero sostituite da un'immensa rabbia, una furia che non avevo mai provato sembrava divorare tutti gli stati negativi che mi affliggevano così come la mia usuale freddezza.

    -CON CHI PENSI DI AVERE A CHE FARE?-

    Dissi rivolto a nessuno.

    -PENSI CHE MORIRO' QUI? PENSI CHE MI ARRENDERO' SENZA COMBATTERE COME UN CODARDO? PENSI DI POTERMI TENERE QUI PER SEMPRE? NON SAI UN CAZZO BRUTTO BASTARDO! TI UDDICERO', VI UCCIDERO' TUTTI! TUTTI!-

    Era tornato, il mio charka era tornato più forte che mai, lo sentivo scorrere dentro di me quasi come se anche questo fosse guidato dalla cieca furia che dominava il mio spirito.

    ESCI
    DA
    QUESTO
    POSTO

    ORA



    Una voce risuonò nella mia testa, non sapevo di chi fosse, ma aveva ragione, non avevo intenzione di passare un altro secondo in quel posto abbandonato da Dio, non avevo intenzione di sapere di chi fossero i passi che sentivo, volevo andarmene, trovare chi mi aveva rinchiuso ed ucciderlo.

    -AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA-

    L'urlo che fuoriuscì dalla mia bocca sembrava più un ruggito bestiale che quello di un uomo.
    Concentrai tutta la furia che sentivo nel braccio in cui si racchiudeva la mia volontà del fuoco ed insieme ad essa vi impastai una quantità di chakra ben superiore a quella che mi era permessa per evitare dei danni. [Overcap]Non specifico l'impasto, è più una cosa di storia, lascio comunque decidere a Jotty
    Presi quindi la rincorsa e colpii con tutta la forza di cui disponevo in quel braccio la scritta sanguinolenta sul muro, avevo intenzione di distruggere quella parete, se non esisteva un'uscita me ne sarei creato una.

    "Non mi arrenderò mai, MAI!"

    Pensai mentre, urlando, il mio pugno entrava in contatto con il muro.
    Chissà cosa sarebbe accaduto.
     
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    Vecchi nemici







    La portà si aprì facilmente, permettendo a Raizen di catapultarsi al suo interno trafelato, parzialmente dalla sorpresa e dalla tensione di non sapere cosa avrebbe trovato oltre la stessa più che dalla fatica.
    Un’altra stanza.
    Questa volta era una classe, ricordava anche questa, come se ne avesse varcato la soglia qualche giorno prima: era la classe in cui aveva appreso le basi delle arti ninja, la classe in cui si era tenuto il suo corso genin.
    Si ricordava bene quel giorno, l’accademia allora aveva file ben più nutrite e probabilmente di una qualità più elevata rispetto a quella odierna, quel ricordo era un po’ nostalgico, tanto era accaduto durante tutti quegli anni e molte delle persone incontrate erano ormai perse per sempre, Isidor, Keita, due dei suoi sensei erano ormai morti.
    Inspirò a fondo, muovendosi verso la parete opposta della classe in cui erano presenti 3 porte di cui scelse nuovamente la centrale, era ormai rassegnato a ultimare quella che pareva essere una prova a sbarramenti.
    Chiunque stesse interagendo con lui aveva intenzione di innervosirlo, aveva sudato per essere ciò che era e nulla poteva sottrargli il suo potere.
    Aprì la porta riconoscendo dinnanzi a se il luogo in cui era morto, sentiva la puzza del suo stesso sangue e porre il primo passo all’interno della porta servì solamente a farlo inciampare all’interno del suo corpo morente.
    Non le distingueva bene ma poteva vedere due figure sfocate, e tanto gli bastava per riconoscere a chi appartenessero le due sagome, la strana arma apparteneva a Jotaro, mentre il Colosso era il Mikawa, l’unico ninja che aveva visto fino a quel momento in grado di poter rivaleggiare con lui.
    Scivolò nell’incoscienza mentre i due si allontanavano, una lieve fiammella si accese nel suo profondo.
    Mentre lui periva la rabbia nasceva.
    Quando si riebbe sentì le energie ristabilite, non era ancora al suo massimo, ma pareva che qualcuno gli avesse fatto una concessione.
    Per sapere cosa si sarebbe trovato davanti non gli restava che ricordare. Quel corridoio lo ricordava, era in missione con Brando quando si ritrovò ad attraversarlo.
    Qualcosa lo stava mettendo alla prova, ma si era guadagnato la sua forza e nessuno poteva togliergliela, nemmeno

    Stroheim!

    Esclamò.
    Era quasi felice.
    Lo stronzo con il pongo al posto dei capelli era stato uno degli incontri più belli che avesse disputato, si era divertito, anche se purtroppo il destino gli aveva messo davanti un'unica scelta: vittoria o morte, come adesso.

    Sai, i tuoi capelli da porco vanitoso mi hanno dato una mano non indifferente durante una missione.

    Interloquì mentre si portava a distanza di combattimento, due metri dall’avversario, imponente quasi quanto lo era lui.
    Fece roteare un kunai per mano mentre notava che alle spalle dell’uomo stava una nuova porta, il nuovo traguardo, difficile notare durante quegli spostamenti che le abili mani del Colosso avevano applicato[1 cartabomba LV 1 su ogni kunai] alle armi una cartabomba.

    Quindi quel qualcuno ti ha parlato.
    Vorresti dirmi cortesemente chi è?
    O dovrai costringermi a rifarti nuovamente il taglio per scucirti la bocca?


    Sorrise, chiunque aveva mandato Stroheim, o chiunque l’avesse pescato dai suoi ricordi come immaginava, non gli avrebbe certo permesso di rivelare la sua identità, per cui senza esitare ulteriormente si lanciò all’attacco decidendo di sfruttare subito lo stretto corridoio a suo vantaggio.
    Le mani si armarono di altri un altro kunai, salendo ad un totale di quattro che vennero scagliati tutti assieme verso Stroheim, uno per ogni angolo del quadrato di tre metri di cui i kunai facevano da vertice. Nell’angolo basso alla destra di Raizen, ed in quello alto alla sua sinistra stavano le due carte bombe, che in quel ridotto spazio non avrebbero lasciato campo al militare, trasformando persino gli altri due kunai in pericolosissimi proiettili.
    Ma fu nelle macerie dell’esplosione che Raizen si fece avanti come un carro armato caricando quello che senza la copertura delle esplosioni sarebbe stato un colpo fin troppo telefonato: un diretto alla testa avversaria, l’esatto centro della faccia, in grado di stordire[
    Sokotsu
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L’utilizzatore sferra un colpo con forza migliorata di 4 tacche che si ripercuoterà all'interno del corpo avversario provocando Sanguinamento e Dolore (DnT leggero).
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da genin in su]

    + PpCC pot 20]
    pesantemente l’avversario ledendone addirittura il delicato circolo di sangue al cervello.
    Che l’avversario schivasse o meno il konohaniano avrebbe attivato i suoi geni[Elettrone], scomparendo dalla sua vista, aveva lasciato cadere poco prima una delle sue sferette, senza lanciarla in quanto la semplice forma della stessa gli permise di avanzare nel corridoio nei pressi del punto dello scontro, posizionandosi a poco più di un metro e mezzo alla sinistra del soldato.
    Fu grazie alla sfera che Raizen potè scomparire e riapparire, cercando una volta riapparso alla sinistra dell’uomo in un punto visivo probabilmente cieco, di attaccare di nuovo il suo volto, cercando di accecarlo con un kunai, certo, era apparso ad un metro e mezzo dall’avversario ma le sue dimensioni gli permettevano di coprire la distanza con un appropriata torsione di busto e gambe mentre il kunai muoveva verso l’uomo a discreta[basso vel + 3] velocità. Niente a che fare con la velocità che era riuscito ad ottenere al momento senza che qualche entità la limitasse, ma comunque un buon colpo considerato l’attacco.





    Ferite //
    Chakra 46 di 50

    Slot Tecnica Sokotsu
    Slot Tecnica Base Elettrone - teletrasporto

    Slot Difesa1 //
    Slot Difesa2 //
    Slot Difesa3 //
    Slot Azione1 Lancio kunai + bombe
    Slot Azione2 Pugno tempia
    Slot Azione3 Accecamento
     
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    Guai all'interno e guai all'esterno




    [Sho][A seguito dell'overcap e dello sfondamento del muro, Sho riceve due leggere nel braccio utilizzato.]
    All'interno del "sogno", Sho era riuscito ad entrare in contatto con il demone 5 code, il quale, essendo a sua volta in una sorta di sogno indotto, era teoricamente, non senza fatica, in grado di comunicare con il ninja con il quale aveva stretto un legame. Sforzi e non poco dolore permisero al demone di comunicare poche parole a Sho e di passargli un po' della sua energia, sufficienti a permettergli di sfondare quel muro, che lo divideva con la vera dimensione del demone. Fiondatosi dentro lo squarcio crato nel muro, il ninja della foglia si sarebbe trovato in una stanza completamente bianca, priva di dettagli, priva di muri, pavimento o soffitto; una immensa distesa bianca che si estendeva in ogni direzione senza limite.
    La dimensione nella quale si trovava era totalmente priva di oggetti, persone, o qualunque altro dettaglio che potesse far capire al ninja dove si trovasse; gli unici indizi che aveva erano che adesso era in possesso del suo chakra, e improvvisamente non sentiva più i bisogni fisici di mangiare, bere o riposarsi; era come nuovo, solo il dolore al braccio era rimasto, oltre alla stanchezza mentale per la prova appena trascorsa.
    Questo, e un enorme cavallo a 5 code davanti a lui. Enorme. Più grande di un palazzo, dal manto completamente bianco sopra il quale era addensata una fanghiglia nera che lo ammorbava. La creatura, chiaramente il demone 5 code, Kokuo, era accasciata a terra con la testa su quello che doveva essere il pavimento. Non aveva catene o legacci a tenerlo, era solo stramazzato con un respiro molto affannato e gli occhi semi chiusi.
    Quando la creatura si rese conto della presenza di Sho, emise un lungo e profondo respiro, aprendo la bocca e lasciando fuoriuscire le sue parole, rauche, ma molto possenti, abbastanza da far tremare la terra.
    " Finalmente. Pensavo fossi stanco. Toglimi di dosso questa roba, ti dispiace? "
    Socchiuse di nuovo gli occhi e aspettò. Chiaramente si riferiva alla fanghiglia, la quale non si sarebbe mossa e non avrebbe avuto alcun mutamento fino a che Sho non si fosse avvicinato ad almeno dieci metri dal demone, ed era comparso a circa 30 da lui.
    Se Sho ci avesse tirato contro qualcosa, di qualunque tipo; la melma si sarebbe limitata ad incassare il colpo, assorbendo l'oggetto scagliato, o la tecnica eseguita; cosa che il ninja avrebbe potuto provare, dato che ora aveva con sè anche tutto il suo equipaggiamento.
    Quando però si fosse avvicinato ad almeno dieci metri, la fanghiglia avrebbe iniziato a bollire, squagliandosi in parte e cadendo a terra a grosse gocce, per almeno il 20% del totale.
    Il liquido si sarebbe ammassato vicino a Kokuo, fino a prendere la forma di una persona molto familiare a Sho; Oda, completamente nero. Come si sarebbe comportato il ninja?
    " Penso non abbia buone intenzioni. Muoviti. Sono stanco. "



    [Raizen]

    Il ninja della foglia aveva scelto di schernire il suo avversario, il quale rispose immediatamente.
    << Meno chiacchiere, mocciosa. >>
    Si, aveva usato volontariamente il femminile.
    Il kage si lanciò verso il nemico, prima metaforicamente, utilizzando dei kunai con attaccate delle bombe, le quali detonarono praticamente addosso allo straniero biondo; quindi fisicamente, attaccandolo con un colpo diretto in faccia attraverso la cortina fumogena generata dalle bombe. Il nemico sorrise. Era sicuro di sè.
    Quando il pugno del ninja impattò contro la testa del cyborg, generò un tonfo sordo molto potente, facendo comprendere a Raizen che forse non stava andando tutto come ricordava; per qualche strana ragione, il suo nemico era molto più coriaceo di come lo aveva affrontato durante il suo primo incontro. Il colpo non sortì effetto alcuno, nè tantomeno ridusse i sensi di Stroheim, il quale rimase assolutamente immobile, anche quando il foglioso gli scomparve davanti, per poi ricomparire lì vicino al suono di uno "zap".
    Quando il successivo kunai venne lanciato, l'uomo biondo interpose la mano sinistra, parando l'arma con un ben definito suono metallico, la quale finì a terra dopo aver generato un taglio sul guanto del nemico di Raizen.
    Stroheim inclinò il volto verso di lui e assunte una espressione delusa.

    << Andiamo, merdina, ti ricordavo molto più cazzuto, ora sei un mago, mi scompari davanti e mi lanci stuzzicadenti? Ti sono cadute le palle, cacchetta? >>
    Stroheim sorrise a 32 denti. Stava chiaramente nascondendo qualcosa. L'assalto di Raizen era stato vanificato totalmente senza la minima difesa. Le bombe, il pugno, il kunai, nulla aveva danneggiato l'uomo di ferro, neanche minimamente, a parte avergli strappato in vari punti l'impermeabile e il guanto sinistro.
    A quel punto, l'uomo scattò in avanti. Anzi, scattò sarebbe riduttivo, dato che a un leggero suono come di meccanismo che Raizen avrebbe potuto udire dai suoi piedi, dai polpacci ad essere precisi; Stroheim letteralmente comparve in corpo a corpo al ninja [Energia Blu][Bioinnesti - Pistoni Potenziati][Mov. Gratuito] con l'intento di dargli una spallata in faccia [Azione 1][For Blu]. Se Raizen avesse subito il colpo, si sarebbe reso conto di una cosa immediatamente, che oltre alla forza del colpo che di per sè non era poca; la corporatura del suo nemico era molto più rigida di quello che ricordava, era come se il suo nemico fosse DAVVERO un blocco di ghisa solida.
    Che il colpo avesse colpito o meno il ninja, immaginando un eventuale spostamento, o forse solo per appesantire la sua azione, Stroheim avrebbe eseguito un doppio movimento, avrebbe contemporaneamente tirato un diretto col braccio sinistro, quello che stava impattando; diretto nel viso di Raizen, e avrebbe spostato il piede sinistro, quello vicino al ninja, per pestargli letteralmente un piede, quello più a portata di mano; dividendo l'attenzione del Kage in due punti diversi. Se fosse rimasto vicino a Stroheim, incassando la spallata, ci avrebbe rimesso un piede, se si fosse spostato, magari ci avrebbe rimesso il naso.
    In ogni caso, oltre che più duro, e decisamente più pesante; Stroheim sembrava persino più meticoloso e navigato nel combattimento; come se in questi anni si fosse addestrato. [Slot 2 e 3][Energia Blu]

    [All'esterno]
    Qualcosa succedeva all'esterno, succedeva eccome. I ministri del culto correvano a destra e a sinistra, la sacerdotessa faceva del suo meglio per respingere l'attacco; e i ninja a difesa del tempio, Oboro compresa, cercavano di difendere il rituale dagli invasori che stavano minacciando la quiete della giornata. Tutto era iniziato dal nulla, poi improvvisamente il sangue e i colpi iniziarono a volare, e persino tutti assieme stavano facendo fatica a contenere i nemici che improvvisamente li minacciavano. I due ninja, Raizen e Sho, si sarebbero svegliati in tempo per aiutare i loro compagni ?

    - Dobbiamo fermarli subito o il rituale andrà male. Chiamate le guardie esterne e serrate le porte! Preparatevi alla fuoriuscita del demone! -

    Anche per Oboro la situazione era spiacevole. Era già in parte ferita dagli attacchi dei nemici, e stava dando il meglio di sè per permettere a Sho e a Raizen di terminare il rituale in sicurezza, ma la situazione era sfuggita a tutti di mano; erano stati attaccati all'improvviso, e non se ne erano nemmeno accorti...



     
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    L'intruso







    L’offensiva fu del tutto inutile, anzi, definirla inutile sarebbe stato perfino un complimento, semplicemente ogni suo singolo attacco colpì il bersaglio ma venne semplicemente ignorato, impattando con qualcosa di troppo duro, come se Stroheim fosse stato il beneficiario di un sostanzioso upgrade.
    Ed era impossibile.
    Se fosse stato solamente un suo ricordo sarebbe dovuto perire sotto quei colpi, non aveva mai affrontato uno Stroheim così potente, ed era più che sicuro di averlo ucciso.
    Era evidente che qualcuno, in qualche modo stesse interferendo con quel rituale, e probabilmente scontrarsi a testa bassa non era di certo la scelta migliore da fare, non in quel momento quantomeno, se quell’essere era in grado di fermare le carte bombe semplicemente opponendogli la resistenza del suo fisico Raizen poteva fare ben poco da quel punto di vista. Troppo limitato.
    Ma aveva poco tempo per pensare ad una strategia, i colpi del soldato arrivarono potenti e pesanti come magli, lavandogli ogni pensiero dalla testa col dolore causatogli dall’impatto con quello che pareva essere metallo. Il primo colpo, grazie alla differenza di stazza dei due non andò a segno, impattando contro gli avambracci di Raizen portati a difesa del viso, procurandogli sugli stessi un ammaccatura che sperava il suo fisico non avrebbe sentito, nonostante l'indurimento[basso res + 3] dei fasci muscolari infatti Stroheim colpiva forte[1 leggera per braccio] .
    Fu proprio quell’impatto ad allarmarlo e mettere in funzione i suoi riflessi, permettendogli di riorganizzare la sua difesa per reagire al disordinato attacco allargando le gambe per evitare il colpo al piede ed incassando la testa tra le spalle, mentre alzava lievemente le mani per afferrare[bassissimo rif. + 1 tacca= +4-> vel blu] il pugno avversario prima che impattasse contro il suo volto e lasciandolo sfogare sulla mano, incassandolo con maestria[bassissimo rif. + 1 tacca= +4-> vel blu]
    Grazie all’abilità delle sue mani riuscì, nonostante la posizione ad estrarre e scagliare con il solo gesto dell’indice un’altra delle sue sferette, portandosi questa volta ad una distanza considerevole dal soldato, il massimo che la sua tecnica gli permetteva: diciotto metri.

    Tu non sei Stroheim, hai la sua stessa faccia di culo, ma non sei lui.
    Hai probabilmente preso il suo carattere dalla mia testa, e probabilmente compreso dai miei stessi ricordi la natura di quell’individuo permettendogli di evolvere coerentemente col mio vissuto.
    Ma non sei lui, decisamente no.
    Se fossi un ricordo adesso staresti in terra a sanguinare, invece no.
    Sei tosto, troppo per essere Stroheim.
    Chi sei?


    Non attaccò, attendere era sufficiente per lui, il suo avversario avrebbe corso verso la morte se avesse cercato di azzerare quella distanza.
    Intanto il Colosso porto qualcosa alla bocca, complesso dire cosa fosse, ma sicuramente era poco più grande di un unghia.




    Ferite //
    Chakra 44.5 di 50

    Slot Tecnica
    Slot Tecnica Base Elettrone - teletrasporto

    Slot Difesa1 parata con braccia
    Slot Difesa2 schivata
    Slot Difesa3 schivata
    Slot Azione1 //
    Slot Azione2 //
    Slot Azione3 //
     
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    Falsi fratelli




    Bianco.
    Tutto intorno a me era bianco, uno spazio immenso e completamente vuoto mi circondava, la spossatezza e l'ansia che mi accompagnavano durante il percorso nel lungo corridoio sembravano essere sparite, non provavo più quell'opprimente senso di fame e sete che stava per distruggere la mia sanità mentale, ce l'avevo fatta, ero un passo più vicino al mio obiettivo.
    Respirai profondamente massaggiandomi il braccio destro, dolorante per lo sforzo e l'impatto col muro, con la mano sinistra, quella sensazione era l'unica cosa che mi ricollegava all'esperienza appena passata, l'unica che mi confermasse che non stavo immaginando il tutto, non completamente per lo meno.
    Mi voltai, dietro di me si trovava il demone, immediatamente saltai indietro ed assunsi una posizione difensiva, presumevo che la sua follia lo avrebbe spinto ad attaccarmi, ma così non fu.
    Era a terra, sfiancato, respirava con difficoltà, era ricoperto da una terribile melma nera che sembrava schiacciarlo sul pavimento, era strano vedere una creatura tanto mastodontica e maestosa limitata da una semplice fanghiglia, poi ricordai, era come il nostro primo incontro, la misteriosa sostanza nera che mi aveva quasi dominato, non era quindi il demone ad essere malvagio, era quella roba che lo stava facendo impazzire!

    -Mi spiace di averti fatto aspettare, ho fatto una lunghissima strada per arrivare fino a te, e quella roba nera mi è purtroppo nota, cercherò di aiutarti.-


    Lentamente cominciai ad avvicinarmi al demone, mi concentrai profondamente sul braccio destro, nel quale custodivo la volontà del fuoco, si era quella rivelata l'arma per sconfiggere quella nera sostanza che tanto opprimeva il potente demone, ma sarebbe stato abbastanza?
    Alla fine ero solo un essere umano, quello che avevo davanti rappresentava un'immensa fonte di potere, era un demone, e nonostante questo si trovava quasi sconfitto da quella sostanza, come potevo io influire tra due forze così grandi?
    Continuai a camminare verso il demone, assorto da questi pensieri, quando, giunto a circa dieci metri da lui, accadde una cosa alquanto particolare: circa un quinto della sostanza si distaccò dal corpo dell'enorme destriero dalle cinque code e cadde a terra per assumere l'aspetto di mio fratello. Non potetti non trattenere una sonora risata.

    -AHAHAHAHAHAHAHAHAH.-

    Risi con forza asciugandomi gli occhi in segno provocatorio.

    -Davvero? Assumere le forze di un mio caro per impedirmi di agire al massimo? Mi prendi per il culo o sei solo un cazzo di ritardato? Pensi che non sappia gestire le mie emozioni? Povero idiota, AHAHAHAHAHAHHAHA.-

    Era una tattica completamente inutile contro di me, avrebbe potuto assumere qualsiasi aspetto, sapevo la vera natura di quella sostanza, e non mi avrebbe certo ingannato, non più.
    Attaccare subito tuttavia non sembrava un'idea troppo buona, non sapevo di cosa fosse capace quella roba in fin dei conti, sapevo però cosa avrei dovuto fare: distruggerla poco per volta.
    Non mi sarebbe infatti servito obliterare completamente quella sostanza, mi bastava dargli abbastanza problemi da far sì che sempre di più di essa venisse a fronteggiarmi, in quel modo il demone stesso avrebbe potuto reagire, garantendomi un potente alleato in quello scontro.
    Mi avvicinai a quello che pareva mio fratello fino ad una distanza di tre metri da lui e dissi:

    -Allora? Cosa vogliamo fare?-

    Se la figura si fosse avvicinata con intenti minacciosi avrei atteso che fosse ad una distanza di circa mezzo metro per poi concentrare al massimo la volontà del fuoco nel braccio destro e scagliare con esso un poderoso jab verso il punto che avrebbe corrisposto al tantien di mio fratello.
    Quell'azione sarebbe subito stata seguita da un rapido balzo indietro di circa ei metri, a quel punto avrei lasciato che il chakra che il demone mi stava offrendo scorresse libero nelle mie vene, rilasciando il suo potere.

    -Finiamola in fretta.-
     
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