Sangue Avvelenato

Missione di rango B - Sho e Oda

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    Cavia





    Un rumore metallico, secco e continuo, mi tartassava la testa. Non ricordavo dove fossi e tantomeno come vi soffi giunto, ma davanti a me vedevo solo buio. Totalmente confuso provai ad alzarmi e notai di essere in una stanza completamente vuota, davanti a me un cancello nero dietro il quale vidi chiaramente gli occhi gialli di Houkou. Sembrava preoccupato e dalle narici del kirin uscivano grandi nuvole di vapore.

    -Cosa sta succedendo Houkou?-

    Chiesi al demone.

    Ragazzo, non ti ricordi niente vero?



    -Beh, no, mi ricordo a malapena chi io sia in questo momento, perché sono dentro di te?-

    Sei qui con me solo con lo spirito, Sho, purtroppo la missione che stavi affrontando non è andata bene e la situazione in cui ti trovi adesso è critica...



    -Ma certo! La missione! Aspetta, l'ultima cosa che ricordo è che combattevamo contre dei nemici che sembravano immortali, poi il buio più completo, cosa è successo poi?-

    In lontananza cominciai a percepire un urlo soffocato.

    Sho, ascoltami, ho potuto conservare il tuo spirito qua dentro solo fintanto che sei rimasto rimasto incosciente, devi essere forte per entrambi, ragazzo



    -Cosa stai dicendo Houkou?-

    PG9
    L'urlo si fece sempre più intenso fino a coprire le parole del demone, poi una luce sembro accecarmi: avevo appena aperto gli occhi.
    Freneticamente ruotavo le iridi per capire dove mi trovassi, non potevo controllare il mio corpo ma vidi che ero nudo, disteso su un tavolo operatorio, durante un'operazione chirurgica, solo allora mi resi conto che le urla che sentivo erano le mie, e con questa presa di coscienza arrivò il dolore.
    Non avevo mai percepito una cosa del genere prima d'ora, sentivo chiaramente qualcuno scavarmi nelle budella con un ferro rovente, rovistarmi tra gli organi per straziarli, riuscii infine a vedere colei che mi stava facendo questo.
    Una ragazza giovane, esile e dallo sguardo di chi ha perso il senno da molto tempo, quando vide che mi ero svegliato cominciò a parlarmi ma la confusione in cui ancora mi trovavo mista al rumore delle mie urla mi permisero di capire solo alcune parole.

    Anestesia. Metabolismo. Fegato. Taro. Nessuna cicatrice.



    Non riuscivo a ricostruire un discorso logico, il dolore che stavo provando era troppo grande, se fossi stata un'altra persona avrei probabilmente avuto la "fortuna" di sprofondare nella follia, impossibilitandomi a comprendere appieno il dolore che stavo provando, ma le prove mentali a cui mi aveva sottoposto il Gobi avevano temprato il mio spirito che era divenuto molto più resistente del mio corpo.
    Continuai a soffrire non so per quanto, il concetto del tempo stesso sembrava effimero, potevano essere minuti , o addirittura secondi, ma avrei potuto giurare che quello straziante dolore fosse durato per anni interi, poi, finalmente, il buio.

    [...]



    Mi svegliai non so quanto tempo dopo, mi trovavo in una cella, addosso solo uno straccio che mi ricordava i camici da ospledale.

    "Ragiona Sho, RAGIONA!"

    Ti sei ripreso vedo, sono contento che tu non sia morto



    "Aspetta ad esserlo Houkou, non sappiamo cosa ci succederà da qui in poi."

    Il demone tacque.
    Mi misi in posizione seduta al centro della cella e cercai di rielaborare tutte le informazioni a mia disposizione.
    La missione era fallita, mi pareva evidente, ero stato catturato e poi evidentemente sottoposto a degli esperimenti come una cavia.

    "Il tavolo operatorio!"

    Pensai.
    Con forza strappai il camice che avevo addosso analizzando il mio corpo, su di esso nessuna cicatrice. Cicatrice, quella parola mi rimandò all'operazione ed ai discorsi che quella scienziata pazza mi aveva fatto, adesso che ero nuovamente in possesso delle mie facoltà mentali potevo rielaborarli.

    "La ragazza sembrava sorpresa di vedermi sveglio, quindi probabilmente l'anestesia era finita prima di quanto pensasse, avrà voluto quindi controllare il mio metabolismo ed analizzarmi il fegato, ma allora come è possibile che sul mio corpo non ci sia traccia dell'operazione che ho subito? E chi è Taro?"

    Continuai ad esaminare il mio corpo, utilizzando le mie conoscenze mediche per cercare di fornirmi un'autodiagnosi, avrei in particolar modo fatto attenzione all'ipocondrio destro, da dove il fegato era palpabile.
    Dopo che ebbi finito mi diressi verso le sbarre, ma quando fui abbastanza vicino notai su di esse degli strani sigilli dai quali, provando a toccarli, emersero delle lame verso l'interno della stanza, d'istinto mi protrassi indietro, non mi era possibile uscire senza un aiuto esterno, era evidente.
    Sentii poi dei movimenti si miei lati e , osservando attentamente attraverso le sbarre, mi resi conto che vi erano altre due celle con due miei compagni di missione. All'appello mancava solo Jion, non sapevo dove fosse , ma speravo con tutto il cuore che avesse avuto una sorte migliore della nostra.
    Provai a parlare con i due genin ma ottenni poco e nulla da loro, sembrava che anche loro fossero stati sottoposti ad un trattamento terribile ma che le moro menti, a differenza della mia, non avessero retto. Il loro animo era distrutto molto più dei loro corpi.

    -Non lascerò che ci trattino come cavie senza far niente, fidatevi di me. Urlate che c'è un'emergenza, che sto morendo, quando arriveranno ditegli che ho provato a rimuovermi il fegato perché non tolleravo che fosse stato alterato dai loro esperimenti.-

    Così detto mi sdraiai in terra ed utilizzai la tecnica della trasformazione, l'aspetto che assunsi era semplicemente il mio ma, a livello dell'ipocondrio destro, vi era una vistosa ferita che sembrava essere auto inflitta tramite il gesto di strapparsi le coste dall'ottava alla decima in modo da creare uno spazio dal quale accedere al fegato. Naturalmente avrei simulato anche il sanguinamento. L'aspetto era reso abbastanza reale dalle mie conoscenze mediche.
    Mi finsi quindi svenuto non appena i due genin cominciarono a gridare ed attesi che qualcuno entrasse nella cella, pronto ad agire.
     
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