Sangue Avvelenato

Missione di rango B - Sho e Oda

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    Il piano aveva funzionato, utilizzando il corpo dell'energumeno ero riuscito a superare la stanza piena di trappole a pressione creando un percorso sicuro che conduceva dal suo ingresso alle scale.
    Lasciai cadere lateralmente il pesante corpo di cui adesso non avevo più bisogno, nonostante avessi avuto l''aiuto del gobi era stato un grande sforzo, ma non avevo certo tempo per riposarmi, c'erano i miei compagni da riprendere, peccato non sapessi che dei miei compagni non era rimasto che un involucro vuoto.
    Distavo circa tre metri dai loro corpi quando una specie di zampa di insetto emerse dal corpo di Yoma e si scagliò contro di me ad una velocità assurda, l'assalto era completamente inaspettato e decisamente troppo rapido per essere schivato, l'unica cosa che potetti fare fu cercare di limitare i danni rinforzando il mio corpo tramite l'aiuto del chakra.
    L'artiglio penetrò nelle carni del mio braccio destro a circa metà tra l'articolazione della spalla e quella del gomito provocandomi un terribile urlo di dolore, d'istinto portai la mano sinistra a reggere l'area colpita, come per impedire al sangue di uscire, ben presto anche questa di invasa dal liquido cremisi che fuoriusciva dal mio corpo.
    L'assalto nemico non era concluso, ma stavolta sapevo di essere in pericolo, potevo reagire, dal corpo di Yoma fuoriuscirono due ulteriori appendici di insetto, identiche alla prima, stavolta però non detti loro il tempo di scattare, non appena dici che la pelle del ragazzo cominciava a deformarsi saltai indietro di circa quattro metri, aiutando i miei riflessi con un discreto utilizzo del chakra.
    Mi mossi appena in tempo per vedere davanti a me le due zampe incorciarsi in un movimento che, se mi avesse colpito, mi avrebbe sicuramente decapitato, ancora una volta però non ero al sicuro, anche il corpo di Sasaki parve infatti essere infestato da quelle creature insettoidi, stavolta fu una testa ad uscire per attaccare, sputando verso di me una specie di getto di sabbia.
    La velocità di quel dardo era ancora superiore agli attacchi precedenti, decisi quindi nuovamente di incassare quel corpo contraendo al massimo i muscoli dell'addome, verso i quali era diretto.
    L'impatto fu violento, ma la sua natura fece sì che non penetrasse le mie carni, fortunatamente per me.
    Caddi in ginocchio, mi mancava il fiato dopo quell'attacco, sentivo come l'impulso di dover vomitare, non potevo però permettermi di star fermo, sembrava che i corpi dei miei compagni cominciassero a mutare completamente in quei mostri dei quali avevo avuto un assaggio!

    "Non posso resistere ad un incontro contro due di quei cosi, morirei sicuramente..."

    I miei pensieri furono interrotti dalle parole del Gobi, il charka che alimentava quelle creature era quello dei miei inermi compagni, avrei dovuto ucciderli fintanto che mi era possibile, era una soluzione orribile, non c'erano proprio alternative?

    No, uccidili

    Non era la voce del gobi, qualcosa nella mia testa mi stava parlando, ma non era il demone.

    NON MORIRAI QUI, SCHIACCIAGLI QUELLA CAZZO DI TESTA

    Ot/ Dati i traumi subiti, Sho ha canalizzato la follia in una seconda personalità, non proprio buona. Le azioni che Sho oeseguirà mentre è affetto da essa saranno ben identificabili visto che le descriverò in terza persona, a differenza di quelle della personalità principale, che sono descritte in prima.


    Il ninja si mosse velocemente verso i corpi a terra dei suoi due compagni, lo sguardo vuoto, fisso, verso di loro al quale seguì una semplice azione: sollevò la gamba destra, flettendo il ginocchio, e fece calare con grande forza il calcagno sulla tempia di Yoma.
    Esplose come un'anguria ed il volto del ninja, fino a quel momento inespressivo, si contorse in un mostruoso sorriso, ben lontano da quello di una persona mentalmente sana.
    La follia non era ancora conclusa, lo shinobi scatto infatti anche contro Sasaki, riservandogli lo stesso destino del precedente compagno.
    Il ninja guardò il sangue ed il sorriso si trasformò in una terribile e sonora risata, bloccata solo da qualche colpo di tosse causato dal colpo precedentemente ricevuto.

    Stavo ridendo, perché?
    Mi guardai attorno, i miei compagni erano morti, e con essi la minaccia alla mia vita, sapevo di essere stato io, ma era come se avessi assistito ad un film in prima persona, incapace di alterare le mie azioni.

    E' stato un piacere.

    "Chi sei ? Cosa sei?"

    Io sono Haguro, e sono te, ma migliore, non temere, avremo modo di rivederci.

    La voce nella mia testa scomparve, lasciando spazio ad un terribile senso di impotenza, non ero stato in grado di salvare i miei compagni, senza volerlo dai miei occhi cominciarono a sgorgare lacrime.

    -CAZZO! VAFFANCULO!-

    Urlai disperato incamminandomi verso l'uscita della stanza, in quelle condizioni non ero neanche in grado di riportare i corpi alle famiglie, ero stato sconfitto, il perdere i miei compagni ,per giunta per mia mano, era stata la peggiore tortura alla quale ero stato sottoposto.
    Un lampo, in un attimo tutto sembrò farsi chiaro nella mia mente, tutto a quello a cui ero stato sottoposto altro non erano che prove, non avevo trovato nessuno ad ostacolare il mio percorso, solo tranelli che dovevo superare, era chiaramente un test.
    Sapevo anche di chi, la donna che mi aveva alterato l'organismo, ero una cavia per lei, e questo era il suo esperimento.
    La mia teoria venne ben presto confermata, la stanza successiva mi proponeva un'ulteriore sfida da risolvere in solo, un veleno mortale da assumere, non proprio un nome invitante.
    Il gobi non sembrava volermi lasciare prendere quella sostanza , provò infatti a convincermi ad abbattere la porta, offrendomi una forza inimmaginabile, oltre ogni limite umano.
    Per la terza volta mi ritrovai davanti alla gabbia del demone con lui che protendeva le sue code verso di me, lentamente mi avvicinai ad esse e vi posai la mano sinistra, stavolta però non ne trassi l'energia che il gobi voleva offrirmi, ero io che volevo dargli qualcosa.

    "No, non stavolta, amico."

    Gli dissi sorridendo.

    "Conosco la tua storia, per questo capisco la tua preoccupazione, so che quello che hai fatto fino ad adesso, ossia offrirmi la tua forza, lo ha i dato per salvare te stesso e non me, ma nonostante questo io ti ringrazio, tanto da chiamarti amico, perché senza di te non ce l'avrei fatta, non solo per il potere che mi hai offerto, ma anche per la fiducia che hai dimostrato nei miei confronti. Quello che ti chiedo adesso è farlo ancora una volta, riponi nuovamente in me le tue speranze, solo in me, Sho, un normale mano.
    Fidati delle mie capacità e delle mie decisioni, questa sfida l'affronterò da solo, ma ti prometto che la supererò, ti ringrazio. Grazie di tutto."


    Cercai di comunicare, tramite il contatto con la coda del demone, uno stato di calma che placasse l'irrequietezza del gobi, gli eventi accaduti a Keita lo avevano segnato in maniera evidente, ma non dovevano assalirlo per sempre, ero io il suo portatore adesso, ero il suo mondo, doveva accettarlo.
    Presi la pillola in mano e mi guardai attorno, come per cercare un punto dal quale potevo essere osservato, sollevai quindi la mano in cui cingevo il veleno e dissi:

    -Salute!-

    Ingoiai quindi la sostanza e mi sdraiai a terra, se fossi svenuto non potevo permettermi di rischiare di crearmi ulteriori danni cadendo.
    Fissavo il soffitto mentre la vista sfocava ed il battito accelerava, sentivo che la morte stava per prendermi, eppure ero calmo come mai fino ad allora, anche io ero un medico ed uno scienziato, questo mi rendeva curioso di vedere se il mio organismo sarebbe davvero stato in grado di sopravvivere ad un veleno mortale, speravo solo che la mia curiosità non mi avrebbe davvero ucciso.
    Poi arrivò il momento, sentii la mia coscienza svanire, cadere verso l'oblio, il demone urlava.

    "Fidati...di..me..."

    Poi il buio.

    Non sapevo per quanto tempo fossi stato incosciente, ma l'importante fu che mi risvegliai.
    Mi misi a sedere con difficoltà, dolorante in ogni singola parte del corpo, eppure il sentivo un potente flusso di chakra dentro di me, come se quel veleno mi avesse ricaricato completamente le batterie, e persino più del massimo.
    Tossii e sputai mentre mi misi in ginocchio per poi alzarmi con un grande sforzo.

    "Te lo avevo detto che ti potevi fidare..."

    Dissi al demone cercando di accennare un sorriso.
    Anche se ero sveglio non sapevo per quanto ancora sarei riuscito a conservare la mia coscienza, dovevo usare le mie conoscenze mediche per aiutarmi, utilizzai quindi la tecnica delle mani curative per ridarmi un po' di vigore.
    Una volta terminato quel procedimento mi recai davanti alla porta per la stanza successiva, adesso aperta, e intrapresi le scale oltre essa, sostendendomi al muro alla mia destra per non cadere, cosa mi sarebbe aspettato?
     
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