Problemi Familiari

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  1. Ryose
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    SEI UN FOLLE SHO!


    sono io quello in piedi gnegne
    scimmiottai mio fratello mentre accettavo il suo aiuto in modo da alzarmi prima e riprendere un po' di fiato, poggiando le mani sulle ginocchia.
    Quando alzai lo sguardo mio fratello aveva collezionato un bel numero di sassi e purtroppo sapevo anche cosa voleva farci, riconoscevo quello sguardo malefico, voleva dire: “botte”.

    Il primo sasso mi colpì senza che io potessi fare niente, se non difendermi con le braccia, poste davanti al corpo, ne rimedia un bel livido al braccio sinistro.[ferita leggera]
    Per il secondo sasso ero pronto, impastai il chakra nelle gambe seguendo la stessa tecnica del tiro alla fune e, beh, venni colpito ancora, interrompendo la concentrazione.[leggera all'addome]
    “Ma porcaccia”
    In una situazione reale era impossibile seguire quel particolare schema con cui ero riuscito ad incanalare il mio chakra durante il tiro alla fune, i tempi molto più ristretti non mi permettevano di eseguire tutta la faccenda della visualizzazione.

    Il terzo sasso lanciato da mio fratello non fece altro che convincermi ancora di più di quella mia idea, interrompendo nuovamente la mia concentrazione, ancora una volta non ero stato abbastanza veloce da schivarlo.[ferita leggera]
    “Ho troppo poco tempo, devo rendere il tutto naturale”

    Intanto dovevo rivolgere l'attenzione a me stesso, mentre Sho prendeva un'altra pietra richiamai il chakra alle gambe, per cercare di impostare una schivata laterale, venni colpito sullo stinco sinistro, il dolore pulsante faceva capire che ne sarebbe venuto fuori un bel livido.[ferita medio-leggera]
    “Per tutti i Kami, fa male un casino se ti prende bene”
    Reclutare il chakra, selezionare la zona di applicazione e poi usarlo, il problema principale stava proprio lì: l'esecuzione in sequenza di tutte quelle operazioni era lenta.
    Basti pensare a come vi comportate quando vi lanciano una palla: voi non calcolate la traiettoria della pallina, quindi scegliete quale braccio usare per fermarla e poi alzate il braccio, ma combinate le operazioni senza rendervene conto. Beh, dovevo fare praticamente la stessa cosa.

    Sho caricò un altro lancio, avrei eseguito un saltello laterale per evitarlo, quindi il chakra doveva andare alle gambe .
    Evitai il sasso di poco, mio fratello sorrise lanciandone un altro in rapida successione che mi colpì sulle braccia, poste a croce davanti al corpo.[ferita leggera]
    “Cambia pure il ritmo”
    Il mio tempo di reazione era troppo lungo, dovevo essere pronto prima ancora di vedere il colpo, o meglio, il mio chakra doveva esserlo e forse avevo un'idea.
    Schiacciare il tantien e comprimere il chakra come una molla, al momento in cui lo avessi rilasciato sarebbe andato velocemente in posizione liberandosi dalla forzatura che gli stavo imponendo.

    Sho puntò al mio busto con il successivo sasso, fui felice di constatare che questa volta ero riuscito a schivarlo muovendomi con il corpo.[Riflessi: 400]
    Era un'azione istintiva, non c'era distinzione tra pensiero, movimento e chakra tutto doveva avvenire contemporaneamente, perché quello era l'unico modo per salvarsi da un'altra sassaiola.

    Ne lanciò un altro e lo evitai accovacciandomi, mentre il chakra rendeva la mia azione repentina, la molla pareva funzionare a dovere.[Riflessi 400]
    Parai il lancio successivo con le braccia, rinforzando gli avambracci con il chakra.[ Resistenza: 375 - ferita lieve]
    Ora smettila però, credo di aver capito come fare, ma basta!
    Sho continuò con altri 3 lanci, il primo lo evitai con una rapida schivata di lato, eseguendo una piroetta che terminai dandogli le spalle, proprio per questo il successivo lancio mi prese in testa.
    Ei, la vuoi piantare?

    Mentre mi giravo urlando il terzo colpo arrivò diritto sulla mia fronte.
    Istintivamente portai le mani alla testa, una davanti ed un dietro, come a cercare di volermi strofinare via il dolore.
    Ei, smettila di ridere, chiaro?
    Mio fratello continuò a ridere per tutto il viaggio.

    […]


    Nella settimana successiva non mi tolsi mai la collana del nonno, avevo inoltre problemi a dormire.
    Pensavo a come quella collana fosse arrivata fino a me, che fosse la volontà di mio nonno, la volontà del Clan a portarla verso il suo vero padrone? Uno Yamanaka.
    Il pensiero non mi abbandonava la notte, rendendomi difficile e agitato il sonno, pensai più volte di togliermi la collana.
    Il simbolo di quello che ero, la mano invisibile di un destino da cui non potevo fuggire, quell'ornamento rappresentava tutto questo e forse anche molto di più.

    […]


    La settimana dopo, sempre dai nostri genitori, mi rivolsi a mio fratello:
    Certo, non potrai nasconderlo per sempre, ma ora è meglio se lasci stare.
    Corsi rapidamente a tavola quando nostra madre ci chiamò per il pranzo e cominciai a mangiare, quando la solita domanda arrivò mi stupii io stesso della risposta.
    Oggi io diventerò uno Yamanaka, sono pronto.
    L'ingranaggio si era veramente iniziato a muovere e per quanto temessi quello che sarei potuto diventare era la mia sola scelta, dovevo diventare ciò che ero nato per essere, Sho aveva bisogno di me. Era finito il tempo dei capricci.
     
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