Karyuuken

[Dojo Atasuke Uchiha]

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  1. **Kat**
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    III ~ I Complimenti del Maestro: Orgoglio e curiosità


    L

    Finalmente la Fuyutsuki poteva concedersi un po’ di riposo, dopo una difficile e delicata missione ai confini del Paese del Fuoco. In verità era stata molto complicata, visto che i banditi, anche se poco organizzati, si erano barricati in una caverna buia e profonda al confine tra i due Paesi. Ciò poteva generare anche un piccolo incidente diplomatico con le popolazioni limitrofe se non fossero riusciti a contenere gli atti illeciti dell’organizzazione criminale. Alla fine tutto era stato risolto per il meglio e alla Genin non andava molto di parlare della Missione, soprattutto al Karyuuken.
    Desiderava solo rilassarsi e riposare. Forse avrebbe dovuto recarsi alle Terme del Villaggio, oppure organizzare un raduno con le sue amiche al Chiosco di Ramen più vicino, ma il Karyuuken offriva un giardino quieto e ben curato. Poteva concedersi qualche ora di riposo all’ombra degli alberi di ciliegio. Ma a quanto pare il Maestro del Karyuuken aveva altri progetti per lei.
    Il discorso con Atasuke-sama stava prendendo una “strana” piega. Non si aspettava di parlare con lui di tematiche Accademiche, o sui suoi parametri di giudizio. Per la Fuyutsuki era stato un evento eccezionale, fuori dall’ordinario quello di seguire l’esame Genin di Kazuki-kun e Haruhi-chan. Alla fine il suo esame si era rivelato più difficile di quello di Okada-Sensei, mirato a scavare nell’io più profondo degli esaminandi. La ragazza non si era accontentata di esaminarli solo sotto il profilo fisico, le loro capacità ed abilità potevano essere migliorate con il duro allenamento. Ma desiderava capire se dentro di loro c’era quella Volontà del Fuoco, caratteristica di ogni Shinobi della Foglia.
    - Concordo. In Accademia spesso si dimentica che oltre quel numero, oltre quella matricola c’è una persona con sogni, ambizioni ed una personalità. È come riempire un vaso vuoto di tanti concetti teorici e pratici, ma credo che prima bisogna plasmare quel recipiente e capire la qualità del sua materiale. - La Fuyutsuki stava parlando per metafore, ma il concetto era abbastanza chiaro. Prima di donare il coprifronte a qualcuno, bisognava essere sicuri che questo avesse la stoffa e la determinazione per esserlo. - Quello dell’esaminatore è un gravoso compito. Non lo prenderei sottogamba e non lo limiterei ad un semplice test scritto. - Ovviamente ogni riferimento ad Okada-Sensei era del tutto casuale. - Per essere uno Shinobi o una Kunoichi c’è bisogno di ben altro! - Aveva già elencato i suoi parametri di giudizio, quindi lasciò cadere la discussione, anche perché venne presa alla sprovvista dagli improvvisi complimenti del Maestro.
    Atasuke-sama era un Maestro serio e ligio al dovere. Le sue giornate erano all’insegna della meditazione e della cura non solo del corpo, ma anche dello spirito, senza trascurare mai gli interessi di Konohagakure no Sato. Era un Chuunin del Paese del Fuoco, ma anche un ottimo maestro per il Karyuuken. Era serio, tremendamente serio. E sapeva smorzare la tensione con la sua composta gentilezza e le sue cristalline risate. Era un uomo riflessivo, forse severo prima con se stesso e poi con gli altri. Difficilmente concedeva complimenti. E quando lo faceva erano davvero meritati.
    Quindi la Fuyutsuki dovette abbassare lo sguardo verso il lucido pavimento della Sala di Allenamento per nascondere il rossore sulle sue guance. Era imbarazzata e fiera di se stessa. Non aveva mai agito al Karyuuken per impressionare il Maestro, era stata sempre se stessa con i suoi pregi ed i suoi difetti. Si allenava per raggiungere i suoi obbiettivi e trovare un equilibrio dentro di sé. E dopo tanto sudore ed allenamento al Dojo probabilmente era riuscito a trovarlo. Le parole di Atasuke-sama furono solo una conferma, una piacevole conferma.
    Lasciò stemperare il rossore sul suo volto, e quando rialzò lo sguardo notò che Kazuki-kun aveva attaccato il torace dell’uomo con alcuni spiedi. Le sembrò una buona strategia, visto che gli spiedi erano stati fabbricati per essere invisibili ed impercettibili. Ma i sensi dell’Uchiha non avevano pari. Riusciva a leggere ogni singolo movimento e parò con rapidità le armi da lancio con il mestolo che aveva tra le mani. Un gesto rapidissimo, che anche la Fuyutsuki dovette prestare particolare attenzione per poterne leggere i movimenti.
    Dopo quella improvvisa difesa l’Uchiha continuò con la sua cerimonia del Thè. Anzi sembrava molto dedito ed interessato alla preparazione della bevanda, forse più del Test valutativo di Kazuki-kun. In realtà la Fuyutsuki lo conosceva abbastanza bene ormai, ed era certa che stesse valutando ogni minima reazione del neo-genin. Abbozzò un lieve sorriso per poi ricevere ben volentieri la sua tazza di Thè. - Vi siete dato ad un nuovo Hobby. Oltre alla meditazione cercate di scaricare la tensione nella cha-no-yu? - Sicuramente era un ottimo metodo per rilassarsi, ma che non si addiceva affatto alla ragazza. Sapeva cucinare discretamente. Preferiva ben altre attività.
    La Ragazza assaggiò il Thè preparato dall’uomo. - Siete sulla buona strada per eccellere anche in quest’arte! - Incoraggiò il suo maestro. Il Sapore era buono, molto buono. Forse aveva saltato alcuni rituali nella preparazione della bevanda calda, ma non le importava.
    L’Uchiha utilzzò un metodo valutativo non dissimile da quello adottato dalla Fuyutsuki all’esame con Kazuki-kun. Il giovane consanguineo del Maestro del Dojo probabilmente poteva valutare con razionalità ed occhio critico la sua fase offensiva senza problemi, o almeno lo sperava. E decise d’intervenire solo per chiarire un concetto al giovane Uchiha. - Anche se il tuo avversario è nettamente più forte, ciò non significa che tu non debba provare, impegnarti nel superare i tuoi limiti ed utilizzare il cervello per individuare i suoi punti deboli. - Questa fu l’unica “stonatura” che la Genin aveva percepito nel critico discorso del nuovo allievo del Karyuuken. Se desiderava davvero migliorare, doveva iniziare a conoscere i propri limiti e provare, giorno dopo giorno, a superarli. Arrendersi ancora prima di provare non era contemplato, o almeno per lei.
    Anche questa volta venne chiamata in causa dal Maestro del Dojo. - Non male. Poteva essere molto più incisivo… Gli Spiedi son fabbricati per essere armi silenziose ed invisibili ai nemici meno attenti. Ma sono di piccole dimensioni, e a contatto con la pelle non creano squarci o ferite aperte come avviene con i Kunai e gli Shuriken. - Ovviamente la Genin si stava addentrando anche in discorsi medici, campo in cui desiderava specializzarsi. - Dovresti mirare a parti del corpo più sensibili per renderti davvero pericoloso con gli spiedi. Sul Torace uno spiedo non avrebbe raggiunto né lo sterno e né le coste. - Spiegò seriamente. - Se vuoi davvero danneggiare seriamente un tuo nemico con gli Spiedi ti consiglio di andare in biblioteca e leggerti un libro di Anatomia. Incavo del collo, zona inguinale, arti, caviglie, articolazioni… potrebbero compromettere la mobilità del tuo avversario. Inoltre in alcune di queste zone decorrono importanti arterie che diventano superficiali solo per pochi centimetri. Solo una buona conoscenza del corpo umano ed un’impeccabile precisione ti permetterà di essere più incisivo con gli Spiedi! - O almeno questa era la sua opinione.
    Intanto continuò a sorseggiare il suo Thè. Ne apprezzò l’aroma ed abbozzò un lieve sorriso verso il Maestro del Dojo. Non era un’attività affine alla sua indole, ma era rimasta piacevolmente colpita da quella piccola cerimonia. Alternò lo sguardo tra i due Uchiha per individuare eventuali somiglianze. Entrambi avevano capelli corvini ed una candida pelle, tratti distintivi del loro Clan. - Siete parenti? - Interruppe improvvisamente il silenzio che si era creato nella Sala d’Allenamento. - Avete lo stesso cognome. - Osservò. La sua era una semplice curiosità. In effetti Atasuke-sama non aveva mai parlato del suo Clan o delle sue parentele nel Karyuuken. Visto che era nel bel mezzo di una cerimonia del Thè, ne approfittò per creare il giusto spirito colloquiale e sereno, togliendosi qualche curiosità.


     
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