Karyuuken

[Dojo Atasuke Uchiha]

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  1. **Kat**
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    VI ~ Promesse: Starò attenta, Sensei!


    L

    a Fuyutsuki e l’Uchiha, rimasti soli dopo che il nuovo allievo del Dojo, Kazuki-kun, fu congedato, affrontarono discorsi ben più seri dei criteri di valutazione adottati dai Sensei in Accademia. Infatti la Genin, consapevole dei suoi continui progressi e miglioramenti, desiderava conoscere l’opinione del Maestro del Karyuuken sulla sua possibile partecipazione al torneo clandestino dell’Arena del Purgatorio. Erano passati molti mesi dalla loro iscrizione, permettendo alla ragazza di poter prepararsi adeguatamente. Sentiva di aver fatto molti progressi ed aver trovato un equilibrio solido dentro di sé. Aveva temprato il suo spirito.
    Non era più la ragazzina sbadata ed emotiva che aveva quasi fatto saltare la copertura di Atasuke-sama durante la missione. All’epoca mandarla in una missione d’infiltrazione così complessa e pericolosa forse era stato un errore, anche della stessa Amministrazione e dello stesso Uchiha che si era assunto ogni responsabilità, proteggendola con il suo stesso corpo dal letale attacco di un Oscuro individuo. Aveva imparato dai propri errori. E l’Arena del Purgatorio restava l’unico contatto tra lei ed Ai Fuyutsuki, la sorella maggiore.
    Il Maestro del Dojo rimase fermo ed inflessibile davanti alle confessioni dell’allieva. Desiderava indagare nel profondo “Io” della Fuyutsuki, per comprendere meglio le motivazioni che spingevano la ragazza a voler affrontare una serie di letali combattimenti clandestini, nella speranza di trovare indizi su sua sorella, sulla Nukenin del Paese del Fuoco, colei che aveva gettato ombre sull’onore della Famiglia.
    Accolse con determinazione lo sguardo stoico di Atasuke-sama. Ormai lo conosceva, almeno un po’. Stava valutando attentamente la situazione. Probabilmente, a sua insaputa, con il suo occhio interiore stava analizzando con perizia anche il suo sistema circolatorio. - … - La Genin rimase in rigoroso silenzio, in attesa di una risposta che potesse soddisfare e placare l’ardore del suo animo. Anche se aveva imparato a dosare le sue forze e gestire il suo temperamento, non aveva perso di vista se stessa. Anzi, era più consapevole dei propri punti di forza, ma soprattutto delle debolezze.
    Rimase in silenzio, senza perdere di vista il contatto visivo con le profonde e nere iridi dell’uomo. Desiderava comprendere cosa nascondesse dietro quell’espressione calma e quasi glaciale. La sua espressione era quasi indecifrabile, anche se non fu affatto contenuto nella sua risposta. - Sono consapevole dei miei limiti.. Atasuke-sama. L’obbiettivo della missione non è quello di vincere il Torneo dell’Arena del Purgatorio. Lo sappiamo bene entrambi.. ma sapete anche, e per questo leggo una certa preoccupazione nei vostri occhi, che non ho nessuna intenzione di rendere il combattimento facile ai miei avversari. - Era sempre stata molto orgogliosa e testarda. Sicuramente la competizione poteva spingerla oltre i propri limiti, fino a morire nel tentativo di abbattere tutti gli sfidanti che le verranno messi di fronte in quell’arena. - Comprendo i vostri timori! Ma desidero solo raccogliere informazioni su mia sorella, Ai-chan. Se un combattimento diventerà troppo pericoloso.. mi ritirerò! Anche contro il mio stesso orgoglio… ora comprendo le mie potenzialità ed i miei limiti. Non li supererò! - Cercò di prometterlo più a se stessa, che all’Uchiha.
    Istintivamente portò la mano destra sulla fronte, quasi per coprire quel Fuuinjutsu che le era stato impresso tempo fa. Quello era il segno tangibile che qualcosa in lei era cambiato. Dopo quel duro allenamento affrontato con Oboro, nelle vesti della sorella maggiore, aveva imparato a riconoscere i propri limiti e sfruttare con precisione ed equilibrio le sue energie. Non possedeva particolari abilità innate. Eppure aveva trovato, grazie ad un Kinjutsu proibito, il modo di accumulare quante più energie possibili per poi rilasciarle al momento propizio. - Sono certa che anche voi.. nascondete molti segreti! - Aveva volutamente coperto con la frangetta il pinnacolo violaceo sulla fronte, che solitamente era oscurato dal coprifronte. Non capiva come mai l’Uchiha fosse riuscito ad intuire parte del funzionamento del suo Kinjutsu. Probabilmente riusciva a percepire le energie che, goccia dopo goccia, venivano accumulate in un unico punto. Era come se il placido letto di un fiume creasse un piccolo affluente che raccolto in una valle dava vita ad un bacino d’acqua. Goccia dopo goccia questo diventava di giorno in giorno sempre più grande, imponente. Anche se dal suo sistema circolatorio traspariva quiete ed equilibrio, c’era un punto in cui venivano concentrati gorghi ed impervi mulinelli, pronti ad esplodere al momento opportuno.
    Finalmente Atasuke-sama iniziò a parlare liberamente delle sue recenti ricerche sull’Arena del Purgatorio. Gli organizzatori di quell’evento clandestino stavano temporeggiando. Non avevano convocato né l’Uchiha né la Fuyutsuki per prendere parte al Torneo. Una situazione piuttosto strana. - Credete che sospettino di noi? Non riamo riusciti ad ottenere la loro “fiducia” per prender accedere all’Arena? O c’è un impedimento esterno che rallenta l’organizzazione dell’evento? - Ormai erano passato molti mesi dalla loro iscrizione. Intanto annuì con serietà non appena il Maestro le consigliò di portare con sé un compagno di Team. Qualcuno che goda della sua piena fiducia.
    Rapidamente fece una rapida rassegna di tutti i Ninja che conosceva. Non tutti erano idonei per una missione tanto impegnativa e rischiosa. E pochi eletti possedevano la fiducia della Fuyutsuki. Ma i suoi pensieri vennero interrotto da un’improvvisa confessione. - C..Cosa? - Sgranò gli occhi. - Non verrete con me? - Si morse leggermente il labbro inferiore. Non era la prima volta che partiva per una missione così difficile. Anzi lo stesso Raizen-sama le aveva concesso piena fiducia affidandogli più e più volte un Team da guidare. Ma l’Arena del Purgatorio era diversa. - Sceglierò i miei alleati con cura. - Annuì. La notizia che l’Uchiha non prenderà parte alla missione, l’aveva turbata. Aveva bisogno della sua guida. Ma forse “crescere” significava anche prendere le distanze dal proprio Maestro, uscire dalla sua sicura ala protettiva. Era giunto il momento di prendere in mano la situazione.


     
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