Karyuuken

[Dojo Atasuke Uchiha]

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    Una nuova sensazione

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    Non c'era nulla da dire, il fascino dell'uomo davanti a lei non poteva passare inosservato. Più di una volta mentre parlava di trovò attenta nell'osservare i dettagli dei suoi occhi scuri e insidiosi, dei suoi lineamenti eleganti ma decisi, dei capelli corvini, distogliendo lo sguardo ogni qual volta che pensava che l'uomo se ne stesse accorgendo: non voleva passare per maleducata o invadente, ma ogni volta lo sguardo finiva con il ricadere sul suo viso per studiarlo un'altro volta. C'era qualcosa in quegli occhi e nel loro modo di osservare quasi ipnotico. Sorrise gentile all'ennesimo complimento dell'uomo.
    Parte dei discorsi che sentite non sono tutta farina del mio sacco, ma sono insegnamenti di mio padre che vengono a galla. Il saggio è lui continuò Il fatto che per me sia un onore fare parte di questo clan, non fa di me uno strumento del clan. Siamo una grande famiglia dopotutto, ritengo che sia importante onorarla ma allo stesso tempo ricevere il dovuto rispetto indietro fece un'altra pausa, scrutando qualche istante l'Uchiha prima di parlare Più di una volta mio padre ha detto che il clan sarebbe in ottime mani se poteste prenderlo in mano voi stesso, è evidente che ha una grande stima per voi. Non avete mai valutato questa possibilità? Ritengo anche io che possiate essere una ventata di aria fresca ed al contempo una sicurezza per esso

    La sua domanda su quale tipo di donna cercasse sembrò lasciare per la prima volta davvero spiazzato Atasuke, quasi non sapesse cosa rispondere, e la sua seguente risposta fu l'effettiva prova che l'uomo non ci avesse forse mai pensato seriamente prima di allora.
    La sua risposta fu più elusiva che mai, con quelle parole il jonin le disse tutto e niente al contempo: forse davvero non aveva particolari idee o pretese, ma aspettava semplicemente di...innamorarsi. Kairi addolcì lo sguardo nel sentire quelle parole, era raro ascoltare simili discorsi e non poteva che apprezzare. Si accorse che in cuor suo si faceva viva, timida e senza disturbare, la tenue speranza che prima o poi un uomo potesse provare per lei proprio quel tipo di sentimento. O forse in realtà sperava che prima o poi fosse proprio lo stesso Atasuke a farlo nei suoi confronti?
    Presa com'era da vari pensieri ancora non troppo chiari nemmeno a lei ed osservando come spesso faceva quando era affascinata da qualcuno ogni sfumatura dello sguardo del suo interlocutore, le sembrò quasi di vedere i suoi occhi farsi più intensi, come scossi dalla scintilla di qualche emozione. Non riuscì a capire esattamente da cosa fosse scatenata, ma era sicura di non essersela immaginata. Senza accorgersene spostò leggermente la testa di lato quasi a voler carpire cosa si celasse in realtà dietro quello sguardo carbone, fino a quando la seguente domanda non colse anche lei stessa in maniera piuttosto inaspettata. Chi la fa, l'aspetti d'altronde... fu il primo pensiero che le venne in mente mentre nella sua espressione si poteva chiaramente cogliere un momento di confusione dato dal non sapere esattamente cosa rispondere.
    Mi cogliete alla sprovvista, anche io in realtà non ci avevo mai pensato davvero ammise candidamente, facendo poi una piccola pausa pensando alle effettive caratteristiche che avrebbe ricercato in un eventuale compagno Come accennavo prima, sarebbe per me molto importante trovare una persona che tenga alla famiglia, che sia dunque in grado di essere un buon padre, o perlomeno che sia intenzionato ad esserlo. Inoltre, vorrei accanto uno shinobi come me: la nostra vita è dura è difficile e siamo sottoposti a situazioni e pressioni tali che spesso un civile o chi non appartiene a questo mondo potrebbe avere difficoltà a comprendere, penso che il rischio che nascano eventuali attriti a causa di questo sia reale. Non mi dispiacerebbe la possibilità di poter effettuare qualche missione assieme al mio compagno, così come facevano mio padre e mia madre continuò, mentre il suo sorriso di addolciva ma allo stesso tempo si intristiva pensando a sua madre scomparsa Certo, questo comporterebbe dei rischi, ma sono rischi che si correrebbe assieme ed in maniera consapevoleconcluse. Non disse volontariamente nulla sul lato estetico e caratteriale di un suo eventuale partner ideale: certo, aveva delle preferenze a riguardo, ma non riteneva che queste fossero fondamentali per una scelta, dunque ritenne superfluo descriverli


    Quello che successe dopo la colse decisamente di sorpresa per diversi motivi. Mentre anch'ella beveva dalla tazza gli ultimi sorsi di té, il jonin davanti a lei chiuse gli occhi e dopo pochi istanti vide comparire un segno sul suo collo, senza tuttavia accorgersi che ve ne era uno anche nel suo. Quando sentì la voce di Atasuke chiaramente nella sua mente senza che però l'uomo muovesse le labbra sobbalzò leggermente colta alla sprovvista, capendo solo dopo qualche istante che si trattava di comunicazione telepatica. Incredibile...pensò fra sé e sé non sapendo se l'uomo avesse percepito anche quel pensiero o meno, mentre osservava con occhi quasi sgranati l'uomo immobile davanti a lei che comunicava direttamente nella sua mente, ed a quanto pareva anche con quella di suo padre. Quando Atasuke le disse che potevano parlare in quel modo, decise di provare a sua volta L'idea è stata vostra, spetta a voi l'onore, Atasuke-san pensò, lasciando poi al jonin la parola.

    Co-come..? fu la seguente risposta stupita di Izuna, evidentemente colto alla sprovvista come la figlia stessa da quella strana situazione e dall'invito improvviso Atasuke-sama, siete voi? L'invito mi coglie impreparato, ma sarebbe per me un grande onore poter partecipare ad una cena assieme a voi ed a mia figlia, a maggior ragione se Kairi ha qualcosa di importante da riferirmi continuò l'uomo con voce tranquilla ed educata, lasciando però trapelare parte della sorpresa che doveva provare in quel momento Indosserò uno dei miei abiti migliori e cercherò di essere da voi tra un'ora o poco più allora. Vi ringrazio ancora davvero per l'invito. A tra poco. E Kairi, di qualsiasi cosa si tratti, sono fieri di te concluse Izuna

    Quando Atasuke chiuse la conversazione e si rivolse nuovamente alla ragazza, Kairi annuì alle sue parole con sguardo fra lo stupito e l'affascinato Non pensavo fosse possibile comunicare in questo modo. In futuro non mi dispiacerebbe apprendere questo tipo di comunciazione, lo ammetto. Come siete stato in grado di farlo? Tramite il chakra? domandò, seriamente incuriosita.
    Non appena l'uomo le domandò se fosse intenzionata a visitare il dojo annuì una seconda volta Molto volentieri rispose, bevendo l'ultimo sorso di té che le era rimasto ed appoggiandola con delicatezza a terra per poi accettare la gentile mano di Atasuke ed in seguito il braccio che le porse. Era così vicina all'uomo da poterne sentire il profumo, e si accorse solo in quel momento che il suo cuore aveva accelerato i battiti senza che potesse controllarlo, complice anche la splendida cornice creata dal maestoso giardino e dal tramonto che ormai illuminava ogni cosa con i suoi colori tendenti al cremis. Era una delle prime volte in vita sua che una situazione, che una persona, le davano simili sensazioni.
    Ascoltò con attenzione le sue parole, osservando tutti i dettagli del luogo, e capendo come mai i gesti che l'uomo aveva eseguito durante la cerimonia del té di poco prima fossero così perfetti Siete riuscito a costruire, a portare a Konoha un piccolo pezzo di paradiso, ve ne devo dare atto. Potrei passare ore qui senza accorgermi dello scorrere del tempo disse: non si era effettivamente resa conto di quanto il tempo fosse trascorso velocemente durante la loro cerimonia. Arrivati sul pontile del piccolo lago la ragazza si prese qualche secondo per respirare a pieni polmoni, soffermando lo sguardo qualche istante su un paio di libellule che volavano leggiadre sull'acqua per poi volgere lo sguardo verso l'uomo che la stava accompagnando Avete molti allievi? Ed è necessario soddisfare dei requisiti particolari per poter entrare nel vostro dojo? domandò, sempre più incuriosita dalla situazione ed anche per cercare in qualche modo di tranquillizzarsi e di calmare l'emozione sempre più crescente che sentiva nascere quasi come un caldo focolaio nel suo petto.



     
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    Lo sguardo di lei continuava imperterrito a posarsi sul suo volto, sul suo viso e sui suoi lineamenti, eppure, per quanto questo gli facesse stranamente piacere, Atasuke non volle darlo a vedere, cercando inoltre di fingere di non accorgersene, in parte per non mettere la ragazza in soggezione, in parte per evitare una forma di disagio reciproco. Egli sorrise alle parole della ragazza, ancora una volta umili, ancora una volta ben meditate. Ma era un sorriso sincero, velatamente divertito il suo, compiaciuto nel vedere un'altra persona così simile a lui in un mondo che sembrava invece sempre più invischiato nel sotterfugio. «Non essere troppo dura con te stessa» disse alla fine «Dunque un allievo non è forse meritevole delle lodi perché ciò che ha appreso lo ha appreso dal suo maestro?» la logica di quella frase era precisa e ferrea, mentre il tono era gentile e delicato, quasi in armonica contrapposizione. «Certo è innegabile che gran parte delle nostre idee ed espressioni magari non sono propriamente nostre. Eppure è pur sempre un merito l'aver deciso di farle nostre e di apprenderle. In fondo nessuno ti ha mai obbligata ad apprendere da tuo padre o prendere per vere le sue idee. Conosco infatti molti figli totalmente opposti ai genitori, nel bene o nel male»
    Si concesse poi una pausa, meditando sulla seconda affermazione della ragazza, in merito al clan. Ironicamente avrebbe voluto dirle la completa verità, rendendo pubblico quello che ormai era un suo pensiero da lungo tempo, ma che per ovvie ragioni doveva ancora tenere segreto o almeno evitare che giungesse alle orecchie di Sorai. «Apprezzo le parole e la stima di Izuna» Aprì con calma il discorso «Ed è innegabile il fatto che il clan abbia bisogno di un capo. Da troppo tempo il consiglio latita nell'eleggere un nuovo capoclan e come accennato ci stiamo dividendo. Certamente c'è bisogno di una guida ed apprezzo molto sapere che agli occhi di alcuni potrei essere io quella guida» Fece poi una brevissima pausa, come a domandarsi come proseguire su quel discorso o come meditando la sua prossima affermazione. «Ad essere sincero ci ho pensato, non poche volte a dire la verità. Ma temo che difficilmente mi concederebbero l'onore di diventare la nuova guida per il clan. Come forse saprai il mio sangue non è puro e per alcuni anziani la diretta discendenza del clan è un elemento fondamentale e temo che anche mi proponessi rifiuterebbero la mia candidatura solo per questo»
    Il fatto che poi Sorai avrebbe trovato altri motivi più o meno fondati, però, era un'altra storia.

    [...]


    Maggiore fu poi il divertimento nel vedere come Kairi stessa, posta davanti al medesimo quesito a sua volta non sapesse come rispondere. Ella era in parte riuscita a mettere il difficoltà il maestro Uchiha, eppure, non aveva calcolato che la stessa arma poteva ritorcersi contro di lei e non aveva preso evidentemente precauzioni in merito.
    Atasuke, tuttavia, rimase in silenzio, limitandosi ad ascoltare le parole della ragazza con la debita attenzione, addolcendo leggermente lo sguardo nel notare come il pensiero, probabilmente legato alla madre scomparsa la facesse lievemente intristire.
    «Dev'essere stata una donna splendida» Commentò con un sorriso, osservando Kairi negli occhi con il suo sguardo penetrante. «Non ebbi il piacere di conoscerla, eppure vedo in te un marchio molto più netto e profondo di quello che può averti lasciato Izuna» Non era chiaro a che cosa si riferisse, eppure qualcosa sembrava che lo avesse trovato. «Il desiderio di una famiglia, la forza nel volerla unita anche in un mondo come il nostro. Il desiderio di essere affiancata da uno shinobi per condividere con lui anche i rischi delle missioni... Non è una semplice ragazza a parlare davanti a me» Sorrise «Ma... una donna Uchiha. Dall'innata raffinatezza e dalla determinazione invidiabile... credo che troverai molto facilmente molti spasimanti Kairi. Mi chiedo solo chi di essi farà breccia nel tuo di cuore» Ed ancora una volta un sorriso, unito ad uno sguardo profondo, quasi ammiccante. Tuttavia, quale dovesse essere il messaggio che voleva comunicare, non era dato sapere e l'Uchiha era stato bene attento a cercare di contenere nuovamente i suoi modi e le sue emozioni, in parte per non spaventare la ragazza, in parte per contegno personale.

    [...]


    Ciò che seguì strappò nuovi sorrisi all'uomo, che da sempre apprezzava l'innato stupore che quella tecnica provocava alla prima esperienza. “Incredibile...” «Le prime volte... poi ci si fa l'abitudine» Le rispose, in tono scherzoso, smorzando leggermente la tensione conseguente che solitamente andava a crearsi in un ambiente così anomalo. Ella poi decise di lasciare a lui il compito di riferire il messaggio al padre ed Atasuke non perse tempo, comunicando quanto necessario ad Izuna, cercando di essere quanto meno invasivo possibile, tenuto conto del grado di invasività che quella tecnica poteva dargli.
    «Dunque è deciso, Izuna-sama, vi aspetteremo sotto al torìì dell'ingresso» Rispose alla fine, chiudendo la comunicazione con l'uomo e rivolgendosi nuovamente a Kairi, questa volta, usando il normale verbo.
    Com'era da immaginare, Kairi era rimasta stupita dalla tecnica ed ovviamente era rimasta incuriosita dal particolare sistema di comunicazione ed Atasuke non aveva motivo di tenerle segreti alcuni dettagli principali di quella particolare tecnica. «In effetti si. Si tratta di una tecnica di comunicazione che richiede molta concentrazione ed autocontrollo» ammise, con un certo orgoglio «In pratica posso dire che è come l'arte della comunicazione ma ad un livello leggermente più sviluppato in modo da non richiedere l'uso della parola per far partire il messaggio. Inoltre non richiede un filo di chakra per mantenere il contatto e questo riduce anche di molto l'affaticamento nel mantenere una comunicazione attiva e stabile».
    Passarono poi oltre, iniziando ad incamminarsi lungo il giardino fino a soffermarsi sul piccolo ponticello, dove Kairi sembrò decisamente in affanno, come se qualcosa ne stesse turbando l'animo.
    Atasuke avrebbe voluto chiederle se era tutto a posto, tuttavia, ella aveva un'altra domanda per lui e non gli fu complesso comprendere che forse, ella stava cercando in qualche modo di cambiare discorso proprio per cercare di mantenere un autocontrollo che sembrava stesse iniziando a perdere.
    «Quanti allievi? Certo è una bella domanda» ammise lui, appoggiandosi al corrimano e portando la mano destra al mento come a pensarci con attenzione. «Se consideriamo proprio tutti... sono almeno qualche centinaio, considerando che l'intero corpo dei guardiani si allena in questo luogo ed è qui che addestro le nuove reclute ed eseguo le selezioni» fece una breve pausa, come a voler scegliere lungo quale via procedere con la visita e con la relativa spiegazione.
    «Vieni, ti mostro le sale intanto» E le porse nuovamente la mano, per poi tirarla nuovamente a se, accompagnandola nell'ala ovest, quella dedicata agli allenamenti dei civili ed all'addestramento dei più piccoli che si avviavano alla via del ninjutsu, iniziando con i loro primi anni accademici. «Questa è l'ala ovest. Qui tengo i corsi assieme ai miei allievi più abili per i civili che vogliono imparare qualche rudimento per difesa personale o per addestrare i giovani che vogliono proteggere il villaggio. Attualmente ci sono quasi un centinaio tra bambini ed adulti che seguono le nostre lezioni. Quasi tutti di konoha e qualcuno anche dalle campagne circostanti. Ora le nuove promesse del villaggio possono iniziare da qui il loro addestramento ed andare all'accademia solo per il raffinamento finale» Ammise con orgoglio, osservando con attenzione la semplice saletta, non molto grande e adornata con qualche semplice scritta appesa alle pareti e con armi decisamente non pericolose.
    Proseguendo oltre sarebbero quindi tornati alla sala grande, la più ampia di tutto il Dojo, oltre che la prima incontrata all'ingresso ed ampia al punto da poter tranquillamente contenere tre tatami di ampie dimensioni al suo centro oltre che due tribune (solitamente smontate) ai lati.
    «Qui è dove si allena il corpo dei guardiani e dove addestro la maggior parte degli allievi. In futuro potrò anche organizzare eventi e tornei, ma per il momento mi sono limitato all'addestramento del corpo dei guardiani ed all'evento inaugurale di quest'inverno dove hanno partecipato da tutto il continente. In particolare, e non nego di andarne orgoglioso, ha fatto visita anche il Mizukage con la sua famiglia, poi ovviamente c'era l'Hokage, il clan Kobayashi ed altri ancora da suna» Non nascose l'orgoglio nelle sue parole. In fondo non ne aveva alcun motivo, anzi, era per li un piacere poter vantare una simile attenzione a livello continentale. «La infondo invece, si accede all'ala est. In quella sala si svolgono gli allenamenti privati con i miei allievi diretti e solo alcuni arrivano a poter accedere a quel luogo» Disse, indicando l'altra porta ed evitando appositamente di aggiungere altro dato che gli insegnamenti dati in quella sala erano sottoposti a debito segreto dato che racchiudevano lo spirito della Karyuuken...



     
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    Visita al Dojo

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    La ragazza ascoltò con attenzione le parole di Atasuke, in silenzio e parlando solo quando questi ebbe finito Non mi dispiacerebbe se un giorno, appena avrete un minuto e voglia, mi spiegaste la situazione politica interna del clan disse, seriamente interessata alla situazione, per poi continuare E non sapevo nulla della vostra discendenza. In generale non mi sono mai interessata a questo tipo di pettegolezzi, alle parole che gli altri dicono a volte anche malignamente: spesso sono voci sbagliate, che preferisco ignorare. disse, alzando lo sguardo verso l'uomo per poi continuare Non ritengo che i meriti di un uomo vadano calcolati in base alla sua discendenza, ma in base alle sue azioni concluse

    [...]


    Quando il jonin cominciò a parlare di sua madre, gli occhi di Kairi si addolcirono molto Era splendida. Era una persona straordinaria. Ed è un onore ed un privilegio sentirmi dire che ho ereditato i suoi pregi continuò, arrossendo leggermente e senza poterlo controllare quando Atasuke le disse che davanti a lui vi era una donna e non una ragazza, rivolgendole in seguito uno sguardo in cui la giovane Uchiha quasi si perse. Voltò lo sguardo osservando le increspature del lago, leggermente imbarazzata per il non essere riuscita a controllare il suo stesso viso: non era da lei, e non sapeva quale fosse il modo più giusto di comportarsi in quella situazione.
    Dopo aver fatto passare qualche istante e solo quando fù sicura che il suo corpo obbedisse nuovamente ai suoi ordini si voltò di nuovo verso l'uomo, questa volta mantenendo il suo sguardo Per ora non vi è riuscito nessuno disse, quasi a rispondere all'affermazione di poco prima delluomo Ma non escludo che le cose non possano cambiare; ultimamente ho conosciuto persone decisamente interessanti ed affascinanti concluse rimanendo anch'essa volutamente sul vago, volgendo nuovamente lo sguardo verso il lago ad osservare questa volta le onde concentriche create da un pesce che era appena guizzato fuori dal velo di acqua.

    [...]


    La spiegazione del jonin sulla comunicazione telepatica la lasciò decisamente senza parole: non aveva idea che fosse possibile una simile tecnica prima di allora, e sempre di più si accorgeva di quanto il mondo degli shinobi fosse in realtà molto più vasto e complesso di quello che si aspettava. Alcune persone avrebbero potuto lasciarsi andare allo sconforto ed alla preoccupazione pensando a quanto ancora ci fosse da imparare, ma l'idea al contrario spronava la ragazza a fare sempre più del suo meglio.
    In qualche modo viveva la cosa come una sfida, un modo per arrivare ad affinare sempre di più le sue capacità; e lei non mollava mai quando si trattava di sfide interessanti, di qualsiasi tipo si trattasse. Non c'è che dire, il mondo degli Shinobi diventa ogni giorno più interessante. Certe cose i libri non possono proprio spiegarle esclamò con tono entusiasta, felice alla sola idea di quante cose potesse ancora imparare. Qualche...centinaio...? si girò poi di scatto con aria incredula e voce altrettanto stupita quando l'uomo le disse il numero di allievi del suo dojo. Non se lo sarebbe decisamente aspettato! Pensava fossero qualche decina o poco più, invece a quanto pareva il luogo era decisamente più frequentato e famoso di quello che pensasse E' più di quello che pensassi, lo ammetto. Deve essere una bella soddisfazione poter allenare personalmente tutte queste persone continuò, sorridendo ed immaginandosi il jonin nei panni di un maestro: non sapeva esattamente perché, ma qualcosa le diceva che nonostante fosse sempre estremamente gentile ed affabile, come sensei potesse essere piuttosto duro e rigido.
    Accettò nuovamente la mano dell'uomo seguendolo nel suo percorso nelle varie sale della palestra. L'idea di un dojo aperto ai civili ed ai bambini che non intendevano per forza intraprendere la via degli shinobi in qualche modo la straniva: per lei era sempre stato un normale pensiero ed obiettivo quello di allenarsi costantemente e come maggiore obiettivo di vita per diventare sempre migliore, e pensare che potesse esserci qualche persona che prendeva la cosa come...un hobby, in qualche modo la disturbava. Venendo da una famiglia di ninja ed avendo frequentato praticamente solo shinobi le veniva difficile immaginare una vita diversa da quella, ma si trattava indubbiamente di una sua mancanza.
    Ammetto di avere qualche difficoltà nell'immaginare un civile, adulto e con una vita ben diversa dalla nostra, che si destreggia nella difesa personale quasi fosse un hobby. Ma indubbiamente è una cosa che può risultare molto utile nel nostro mondo anche a chi non è uno shinobi disse.
    Quando arrivarono poi nella sala grande poté sentire l'orgoglio nella voce dell'Uchiha quando spiegò come in essa si fosserò riuniti fra le più importanti persone di tutto il mondo dei ninja. Sorrise osservando la sala ed immaginandosi così tante persone di tale rilievo tutte assieme in essa Si può dire che il vostro dojo sia già conosciuto in tutto il continente dunque. Questo spiega ancora di più il perché di tanti allievi rimase qualche istante il silenzio, pensierosa, per poi volgere nuovamente lo sguardo carbone verso l'uomo Oserei troppo iniziò, col fare delicato di chi non voleva disturbare Se vi chiedessi di allenarmi, quando avrete tempo e modo, per cercare di sviluppare il mio sharingan, un giorno? Purtroppo non sono ancora stata in grado di risvegliarlo, e mio padre è troppo impegnato con il suo lavoro da poliziotto per potermi dare una vera mano a riguardo. Sarebbe per me un onore poter avere proprio voi come Sensei

    [...]


    Nel frattempo Izuna era ormai arrivato nei pressi del dojo di Atasuke. Per l'occasione aveva anch'egli indossato uno dei suoi migliori kimono, il preferito della sua scomparsa moglie Taka: quell'abito in qualche modo gli aveva sempre portato fortuna e sperava che lo facesse anche in quel caso. Era inoltre consapevole di quanto fosse importante per il jonin anche il sapersi presentare, e della sua predilizione per i kimono tradizionali, così aveva preso due piccioni con una fava
    Era piuttosto nervoso, doveva ammetterlo. Essere chiamato in maniera così inaspettata da uno dei maggiori esponenti del clan lo aveva stranito, soprattutto considerando il fatto che Kairi stessa in quel momento si trovava con l'uomo. Sua figlia aveva parlato di novità da raccontare senza accennare molto di più, lasciando così in sospeso la mente dell'uomo che, da padre quale era, si era fatto diversi viaggi a riguardo, e non negava di essere piuttosto curioso.
    Arrivato davanti alla grande porta del dojo diede un'ultima sistemata al suo abito per poi avvicinarsi alla porta e bussare, rimanendo in attesa che qualcuno venisse ad accoglierlo.
    Non appena fosse giunto qualcuno si sarebbe presentato, spiegando il motivo della sua visita e seguendolo all'interno del dojo se invitato ad entrare


    Non serve che per forza descrivi il png eventuale che accoglie Izuna ecc. ecc., semplicemente il prossimo post lo faccio arrivare da noi^^ Se in ogni caso preferisci descrivere qualcosa prima fai pure :D



     
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    La politica del clan. Una cosa semplice che tuttavia spesso risultava contorta ed incomprensibile agli stessi occhi del clan, al pari di quella del villaggio secondo la quale per lungo periodo questo era rimasto senza una guida. Alla domanda di kairi, Atasuke annuì, con un cenno del capo, anche se dentro di se ben sapeva che era ben poco quello che si poteva spiegare. Il clan aveva da sempre avuto una guida. Una guida che veniva ad essere scelta tra i migliori dello stesso in caso di decesso del capoclan o che veniva ereditata dai figli del precedente quando questi non nominava un successore. A seguito degli avvenimenti di Itachi e Sasuke, il clan perse praticamente tutta la sua linea di comando e quando venne ristabilito venne creato un consiglio atto, al pari di quello del villaggio, a supportare le decisioni del capoclan ed eventualmente intervenire in sua assenza, nominando il successore in caso di mancato passaggio del testimone. Tuttavia, l'attuale consiglio da ormai oltre 5 anni non procedeva con alcuna elezione, anche se forse il periodo era stato addirittura più lungo.
    Sorrise quando ella disse le sue opinioni in merito alle questioni di sangue, vedendo che Izuna l'aveva ben cresciuta, dandole la possibilità di sviluppare e seguire quelle idee “nuove” molto diverse dalla ristretta visione del clan che in tempi antichi elogiava la purezza del sangue e che tutt'ora diffidava da chi aveva tracce di sangue derivante da altri casati meno nobili. «Le azioni fanno la persona. Non il suo nome, ne la sua famiglia o il suo sangue» Recitò con fare poetico, rispondendo alle idee della ragazza prima di annuire nella sua direzione con un nuovo sorriso. «Idee come questa, segni di cambiamento o di adattamento sono temute dal consiglio, specialmente dal vecchio Sorai e sfortunatamente anche da una grossa fetta del clan. Molti si sono ancorati alle vecchie tradizioni e temono il futuro, ma a volte è proprio di questo che si ha bisogno. Di idee nuove, abilità e fatti. Non discendenze di sangue. Ma forse un giorno qualcosa potrà cambiare...» Lasciò scivolare via il discorso, senza aggiungere altro od inutili parole a quanto già era stato detto...

    [...]


    Il suo sguardo era profondo e le sue parole gentili reali. Questo sembrò mettere nuovamente Kairi in difficoltà, facendola arrossire e facendole distogliere lo sguardo più volte, sengo che forse aveva toccato qualche punto cruciale con la sua parlata. Tuttavia, per non rischiare di indisporla, evitò di pressarla oltre, ad eccezione di un'ultima stoccata. Una semplice risposta all'affermazione vaga che la ragaza sembrò sentirsi in dovere di dare. Ella forse aveva colto qualcosa nei modi dell'Uchiha o semplicemente stava, più o meno volontariamente, dandogli delle piccole indicazioni, delle aperture, nella speranza che Atasuke in qualche modo le cogliesse facendole sue. «Il mondo è ricco di persone interessanti. Dal povero contadino al più potente dei Daimyo. Il tutto sta nel riuscire a vedere chi si nasconde sotto gli stracci o dietro ai ricchi paramenti ornati d'oro. Ma credo che i tuoi occhi vedranno abbastanza da non fermarsi all'apparente maschera dorata e quando troverai la persona giusta, te ne accorgerai, ne sono certo»
    Sorrise ancora una volta, guardandola con intensità. Non seppe bene il motivo di tale intensità nel suo sguardo dopo quel tocco filosofico, tuttavia, gli venne naturale, come se qualcosa nella sua anima si fosse mossa anche contro la sua convinzione. Una sensazione lo guidava ed egli non poteva far altro che fidarsi del suo istinto. In fondo non lo aveva ancora mai tradito, dunque non aveva certo motivo di non fidarsi.

    [...]


    Ella era palesemente stupita dal numero di allievi che frequentavano regolarmente quel luogo. E come ella stessa ammise, certo non si aspettava una simile affluenza. Ad essere onesti, nemmeno Atasuke all'inizio si aspettava un simile successo o quantomeno non dalla popolazione stessa, eppure, sembrava che alla fine tutti in qualche modo apprezzassero il suo sforzo e certo i suoi modi, sempre gentili, non facevano che aiutare su questo frangente. «In verità non vi è molta differenza» Replicò con un sorriso, aprendosi ad una breve spiegazione in merito anche alla scelta di addestrare i “civili”. «In fondo noi siamo esseri umani al pari di chiunque. L'unica differenza pratica è che noi siamo pagati per uccidere ed il nostro compito richiede di apprendere la fine arte della guerra. Ci siamo allenati per anni e per generazioni, tramandando scoperte e conoscenze ed abbiamo fatto del combattimento una nostra specialità...» Fece una piccola pausa, mettendo a fuoco una piccola area della sala, dove giusto alcune ore prima si trovavano un civile ed uno studente dell'accademia. «Vedi... Molti di noi a volte scelgono questa via per tradizione o obbligo. Ben pochi sono gli Uchiha che rifiutano o rifiuterebbero di entrare in accademia. La stessa cosa si potrebbe dire di piccole famiglie di panettieri o di mercanti, come i Kobayashi. Eppure, come alcuni di noi in seguito per passione hanno aperto negozi e panetterie, un panettiere potrebbe sentire il richiamo delle armi, facendone non una professione, certo, ma una via per la perfezione» Si sentiva orgoglioso di quella sua visione del mondo e dello stile che aveva ideato. La completa e assidua ricerca della perfezione. L'anima stessa della vita. Per lui la vita era una costante ricerca della perfezione e l'unico modo per trovarla era praticare non solo un'arte, ma molte, se non addirittura tutte ed a volte apprendere alcuni dettagli, alcuni movimenti perfetti per il combattimento, non si doveva levare lo sguardo al cielo, ai grandi guerrieri o algi dei, ma al semplice uomo che solo brandendo una scopa passa la sua vita a pulire un pavimento. Ed ecco nella semplicità un perfetto movimento, semplice e deciso, ma allo stesso tempo fluido ed efficace. Perfetto nella sua esecuzione e nella sua semplicità.
    Fece un'ulteriore pausa, prima di rispondere alla richiesta della ragazza in merito a prenderla come allieva. Sapeva che certamente non avrebbe avuto motivo alcuno per rifiutarla, eppure, nella sua richiesta vi era un dettaglio che sapeva di non poter insegnare ad ottenere, ma che al massimo poteva insegnarle a gestire ed a migliorare. «Non è mia usanza rifiutare un allievo. Salvo 3 casi a cui non posso insegnare nulla» E levò una mano dinnanzi a se, chiusa a pugno, come a voler contare le tre categorie di persone a cui non poteva insegnare. Levò quindi l'indice «Quelli che sono convinti di sapere già tutto» levò il medio «Coloro che non accettano la mia filosofia e rifiutano di rispettare lo spirito del dojo» aprì l'anulare «Ed infine coloro la cui anima è corrotta. Patirei troppo nel dover fermare un mio allievo un giorno o se a causa della mia arte un innocente dovesse ottenerne un danno» Sorrise dunque, riponendo la mano «In te non vedo nessuno di questi tre casi, dunque potrai venire in qualsiasi momento lo vorrai, tuttavia... In merito allo sharingan temo di non poterti aiutare... la nostra è un'abilità che non può essere “appresa” Posso insegnarti a controllarlo, a domare il suo potere, a gestirlo al massimo, ma la comparsa dello sharingan con la sua prima tomoe è una questione naturale, genetica.» Evitò di spaventarla, sottolineando anche il legame dello stesso con la sofferenza. Non era di certo quello il momento per rivelarle anche i punti critici dello stesso. «Ma non temere. Quando sarà il momento, esso comparirà. Proprio come quando l'allievo è pronto il maestro apparirà.» Sospirò, percependo che ormai Izuna era nelle vicinanze, dunque era il caso di accoglierlo a dovere. «Ed in merito a questo... tuo padre è quasi arrivato, dovremmo andare a dargli un giusto benvenuto» Le sorrise, porgendole dunque il braccio per poi accompagnarla verso i torii dell'ingresso, descrivendole brevemente ciò che incontravano, tra cui il particolare disegno formato dal percorso in ciottolato ed i due alberi attorno a cui i sentieri si snodavano.

    [...]


    Izuna giunse al torii dell'ingresso poco dopo il loro arrivo ed Atasuke non potè evitare di notare che anche egli si era finemente addobbato con uno di quelli che sembrava essere preso dalla selezione degli abiti migliori che aveva. «Izuna, benvenuto alla Karyuuken. Spero che prima o poi vorrete anche voi essere mio ospite in un tour del dojo» Lo accolse con un sorriso, lasciando per qualche istante Kairi, in modo anche da non indisporre Izuna che avrebbe potuto fraintendere il loro restare uniti troppo a lungo. «Spero ancora di non avervi indisposto troppo con questa chiamata improvvisa. Ma non temete, per farmi perdonare vi offrirò una cena di squisita qualità. Spero siate affamato» Non si dedicò oltre ad inutili convenevoli, lasciando quindi a Kairi spazio per decidere in quale momento dedicarsi al comunicare la lieta novità...



     
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    Ero sopravvissuto all'incontro col Kokage ed ero sopravvissuto, forse più per fortuna che per meriti, agli eventi della Colonna Evanescente, che tuttavia non mi erano ancora chiari. Il mio rapporto era stato preso e secretato insieme a quelli dei miei conterranei coinvolti e non ero autorizzato a parlarne se prima non mi fosse stato richiesto espressamente dal Kage o dalle Squadre Speciali. Ma questo non cambiava le cose: ero sopravvissuto al Flagello, realizzando ancora una volta la mia debolezza, ma finalmente intravedendo un barlume di speranza nelle mie forze, soprattutto quando grazie al Sensei Feng Gu avevo acquistato un certo controllo sulle mie capacità innate, ma dovevo crescere ancora. Feng Gu poteva insegnarmi a combattere come un Kaguya, e certamente non aveva eguali, ma mio padre mi aveva da sempre insegnato che bisogna sempre avere delle armi alternative, di sceglierne una e focalizzarmi su di essa. Avevo scelto la spada, e ora mi serviva un maestro di spada.

    Atasuke Uchiha, il guardiano che con parole severe mi aveva aiutato a riconoscere alcuni miei limiti, era il primo che mi fosse venuto alla mente. Espormi alla frequentazione di un estraneo così vicino e fedele al Kage era un rischio, ma non potevo permettermi di proseguire la Missione se non avessi accettato dei rischi. Tutto era finalizzato al crescere come Shinobi per poterla portare a termine. Nessuna esitazione, questo mi aveva insegnato la Colonna Evanescente, così come la strana visione che mi si era presentata davanti come Ostacolo. In piedi davanti al Torii rosso serrai le labbra e strinsi la mano sull'elsa della wakizashi. Non sapevo a cosa stavo andando incontro, ma sapevo che dovevo prendere quella strada. Varcai la soglia di quel cancello rosso, più spirituale che materiale, abbandonando tutto ciò che ero e dovevo essere, allontanando la Missione come fosse una stella lontana da raggiungere per focalizzarmi solo ed unicamente sulla spada almeno fino a quando non fossi stato soddisfatto.

    Cerco Atasuke Uchiha. Avrei detto al primo che avessi incontrato, che fosse allievo del Dojo o passante. Mi chiamo Yato, del Clan Senju. Vorrei che mi prendesse come allievo nelle vie della spada.
     
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    Da sempre sentiva parlare del consiglio degli Uchiha, dell'anziano Sorai e dei suoi consiglieri: non si era ancora fatta un'esatta idea in merito non avendo mai avuto particolarmente a che fare con loro essendo fino ad ora stata una semplice studente, e suo padre non aveva mai granché fatto parola di loro, forse non volendo influenzare troppo il suo giudizio, una caratteristica tipica di Izuna.
    Le era capitato di vederli durante qualche riunione di clan, ma si era sempre e solo parlato di cose di poca importanza. Essendo ancora così giovane ed inesperta la ragazza non era mai stata invitata a riunioni di importanza maggiore. Nel sentire parlare Atasuke di loro Kairi poté intuire quanto non fosse granché d'accordo con le loro idee, e lei si trovava in accordo con il suo pensiero Un Clan che rifiuta di evolversi è un clan il cui più probabile destino è l'estinzione...la nostra storia dovrebbe avercelo insegnato bene rispose, lasciando a sua volta cadere il discorso. Una parte di lei era sicura che vi sarebbero state altre occasioni per affrontarlo.

    Ancora una volta lo sguardo del jonin fu talmente intenso da metterla quasi in imbarazzo; aveva la sensazione che riuscisse a scorgere oltre al muro che aveva creato fin da piccola nei confronti degli estranei, e che solo negli ultimi anni ed anche grazie all'accademia aveva lentamente cominciato ad abbattere. In qualche modo l'Uchiha davanti a lei sembrava riuscire a vedere oltre ad esso, o perlomeno questa era l'impressione che la ragazza continuava ad avere mentre osservava le sue iridi scure.
    Sorrise a sua volta in risposta al suo sorriso, questa volta evitando però di spostare lo sguardo E' quello che credo anche io disse quasi in un sussurro, spostando poi il viso verso il lago proprio mentre un'altro pesce spiccava un balzo fuori dall'acqua, indugiando sulle onde concentriche che si formarono quando vi rientrò. Una parte di lei era convinta di aver già trovato quella persona.

    Ascoltò con attenzione le parole dell'Uchiha riguardanti i civili che avevano deciso di allenarsi nel suo dojo, incuriosita dal suo punto di vista: continuava ad essere per lei difficile immaginare l'arte del combattimento come un hobby, e come spesso accadeva quando si trovava ad ascoltare una visione del mondo diversa dalla sua ne rimaneva affascinata. Amava osservare il mondo in tutta la sua scala di grigi, per poi farsi lei stessa l'opinione che riteneva più corretta Essendo nata in una famiglia di shinobi da generazioni, è per me difficile vedere le arti di combattimento come qualcosa che possa essere coltivato pur non essendo un lavoro, ma si tratta di un mio limite. Sarebbe possibile venire ad osservare una lezione dedicata ai civili, un giorno? Non mi dispiacerebbe vedere il loro modo di rapportarsi a quello che per noi è un vero e proprio stile di vita ammise, sinceramente incuriosita da quella possibilità.
    Rimase in ascolto anche quando il jonin spiegò i requisiti per poter entrare a far parte del suo dojo, rimanendo un po' delusa quando quest'ultimo le spiegò anche come fosse impossibile per lui aiutarla a risvegliare il suo sharingan: in realtà era quello che temeva, le volte in cui aveva affrontato il discorso con suo padre Izuna le aveva spiegato quanto la sua stessa abilità oculare, così come quella di sua madre, si fosse risvegliata senza il loro controllo ma in situazioni imprevedibili, ma in cuor suo sperava vi fosse una via più semplice e che Atasuke ne fosse a conoscenza. Ma come in quasi qualsiasi situazione della vita reale, spesso la via più semplice non è la migliore, o la più adatta.
    Capisco, ingenua io nel pensare che vi potesse essere una via più facile e diretta per ottenerlo. Vorrà dire che non appena si risveglierà verrò a chiedervi consiglio, se possibile rispose con un'ennesimo sorriso gentile. Annuendo prese poi il braccio che il jonin le offrì, continuando ad ascoltare con attenzione le sue spiegazioni sul dojo mentre andavano ad accogliere suo padre.

    All'arrivo di Atasuke e Kairi Izuna fece un doveroso inchino al padrone di casa, indugiando qualche istante lo sguardo sul braccio della figlia appoggiato a quello dell'Uchiha, senza però dire nulla a riguardo Atasuke, è un piacere ed un onore poter essere qui, questa sera, non mi avete arrecato nessun disturbo, al contrario. Non avevo impegni e non ho potuto che accettare volentieri, soprattutto se il motivo di questo invito è una buona notizia. Dunque Kairi, cosa devi dirmi? disse spostando lo sguardo verso la figlia mentre varie ipotesi più o meno veritiere si formavano nella sua mente: ma era stato lui stesso ad insegnare alla ragazza a non dare giudizi affrettati, così rimase in tranquilla attesa, non sapendo in realtà cosa aspettarsi davvero.
    Lasciato il braccio di Atasuke la ragazza si avvicinò al padre con un'enorme sorriso e gli occhi che quasi brillavano dalla felicità Una splendida notizia, papà. Ce l'ho fatta, sono diventata genin! E' stato lo stesso Atasuke questa sera a darmi la notizia, ed è stata allo stesso modo una sua idea quella di farti venire qua alla notizia gli occhi di Izuna si illuminarono di un radioso sorriso, e l'uomo non si fece troppe remore nell'abbracciare la figlia, sollevandola letteralmente da terra Ne ero sicuro, ero sicuro ci saresti riuscita! Tua madre sarebbe così orgogliosa di te, e lo sono anche io. Sei la figlia migliore che potessi desiderare
    Kairi si lasciò abbracciare volentieri dal padre, stringendolo a sua volta fra le sue braccia senza dire una parola, ed abbandonandosi alla bella sensazione. Dopo pochi istanti e forse anche leggermente imbarazzato per l'essersi lasciato andare in quel modo Izuna lasciò la presa soffermando ancora qualche momento lo sguardo sulla figlia, per poi spostarlo verso Atasuke Avete dato una splendida notizia a me ed a mia figlia, ed avete anche deciso di invitarmi qui per festeggiare. Non so davvero come sdebitarmi per la vostra infinita cortesia e gentilezza al momento, ma indubbiamente troverò un modo in futuro

     
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50 replies since 4/11/2015, 22:39   717 views
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