Karyuuken, L'Inaugurazione

[Free aperta a tutti]

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    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    火竜剣, L'Inaugurazione 一

    ~L'apertura~


    Una temperata giornata autunnale era quella che si mostrava agli abitanti del villaggio quella mattina.
    Un vigoroso fermento, si poteva notare nei pressi delle mura, presso l'enorme complesso di edifici da poco terminato. Alcuni dei vicini dicevano di sentire ancora le voci degli operai e gli odori del cantiere appena concluso, ma in realtà, il gran vociare che continuava a risuonare negli ultimi giorni non era degli operai, bensì dei primi allievi del Dojo, in particolare di quelli che Atasuke aveva personalmente selezionato tra i suoi vari allievi genin, neo genin, guardiani, etc...
    Due giorni durarono tutte le preparazioni, la scelta delle decorazioni e l'organizzazione finale dell'evento. Due giorni d'inferno, avrebbero ammesso gli allievi che si erano presi cura dell'organizzazione pratica. Due giorni di agonia, avrebbe invece detto il maestro: Atasuke Uchiha.
    Già da alcuni giorni, alcune lettere erano state spedite dall'Uchiha per invitare elementi di spicco, tra cui si annoveravano l'Hokage, raizen Ikigami, senza l'autorizzazione del quale quel luogo non sarebbe sorto. Il mizukage Itai Nara, amico, per così dire dell'Uchiha oltre che in debito con lo stesso per una visita al villaggio con le figlie al seguito. Hoshikuzu Chikuma, vecchio amico, oltre che maestro nell'arte dei meccanismi di Atasuke ed infine una a Shinichi Kurogane, amico, collega e perchè no, debitore e creditore di alcuni favori.
    Tutti questi ricevettero un'invito personale, completo di programma, firmato, in busta chiusa e sigillato con ceralacca rossa su cui era stato impresso il timbro della firma dell'Uchiha.

    Carissimo XXX.
    In un giorno lieto, sono felice di invitarti all'apertura del mio Dojo, sito all'interno del villaggio di Konoha.
    Spero con il cuore che vogliate fare onore a me ed ai miei allievi con la vostra presenza alla cerimonia di apertura, che si svolgerà nel medesimo luogo il giorno XX/XX.
    La cerimonia avrà inizio alle ore 15:00

    Per il villaggio invece da tempo giravano alcuni volantini, riportanti tutte le informazioni utili in merito all'evento dell'apertura, invitando tutti gli abitanti della foglia, nessuno escluso, alla festa.
    Una sola persona, in particolare, ricevette un'invito particolare. Shizuka Kobayashi, infatti, a differenza di tutti gli altri, non ricevette semplicemente una semplice lettera da parte dell'uchiha, ma venne addirittura invitata da uno degli allievi di Atasuke, il quale venne inviato, lettera sigillata alla mano, direttamente a villa Kobayashi, con il preciso ordine di consegnare la busta a Shizuka in persona, dicendo che era lui ad aver inviato quella lettera, nel caso avesse incontrato problemi di qualsiasi genere, specialmente comn una certa Ritsuko, la quale, probabilmente, conoscendone il mittente avrebbe cercato di distruggere il messaggio bruciandolo, piuttosto che facendolo giungere in mano alla sua padrona.


    Shizuka-hime. Il nostro ultimo incontro, non si può dire che sia stato uno dei più felici a causa di molti eventi. Tuttavia, ho intenzione di rimediare e se tu volessi farmi l'onore di partecipare all'apertura del mio dojo, te ne sarei eternamente grato.
    Vorrei approfittare del lieto evento per invitare voi e la vostra famiglia, nella speranza che ciò sia cosa gradita e che possiate apprezzare la mia ospitalità e quella dei miei allievi.
    In allegato troverete tutti i dettagli dell'evento, e sarà mia premura accompagnarvi personalmente nella visita del Dojo.

    [...]


    ~L'apertura~


    Atasuke Uchiha era la, proprio sotto al Torii posto all'ingresso del giardino da cui si accedeva al dojo. Raffinato e gentile, accoglieva tutti i visitatori assieme ad alcuni dei suoi allievi, sorridente e cordiale. Per quella giornata di festa, aveva completamente cambiato i suoi abiti, indossando un kimono viola di seta, adornato con semplici geometrie ricamate sul tessuto ed abbinato ad una semplice hakama grigio chiaro, senza particolari vezzi ad adornarla, mentre al fianco, infilate nell'obi si mostravano lucide e ben curate le sue spade.
    Degli abiti eleganti, certo, eppure, nel complesso semplici e decisamente pratici, anche per le dimostrazioni che sarebbero seguite per intrattenere gli ospiti, mostrando lui stesso alcune delle forme base ed alcuni semplici combattimenti, a cui sarebbero seguite le dimostrazioni degli allievi.
    Varcato l'ingresso, ai lati dei percorsi, vi erano sei tambuti taiko, tre per lato mentre un O-daiko più grande e con la pelle adornata dalle tre tomoe nere, troneggiava al centro, tutti pronti a dare il via all'evento all'ora prestabilita, anche se alcuni visitatori avevano già iniziato a fare capolino nel giardino guardandosi intorno meravigliandosi dell'ambiente, nonostante il periodo autunnale.
    Gli allievi indossavano un'abbigliamento non molto dissimile da quello di Atasuke, composto da un'hakama blu scuro su di un keikogi bianco candido, mentre al fianco tutti portavano solo un bokken. La scelta di quella tenuta era fatta per dare una sorta di uniformità nell'abbigliamento, ma senza negare il contrasto, rendendo così perfettamente riconoscibile ed identificabile Atasuke dai suoi allievi e per permettere loro di allenarsi in tutta semplicità nell'arco della giornata.
    All'ingresso, ogni visitatore, interessato, sarebbe stato accompagnato per un breve giro turistico delle ale “pubbliche” da uno degli allievi di Atasuke, mentre alcuni già preparavano il campo al centro della sala grande per le dimostrazioni previste poco dopo l'apertura dell'evento.
    Il programma della giornata prevedeva, in primo luogo l'accoglienza, seguita poi dal discorso del maestro, a seguito del quale, tutti i visitatori avrebbero assistito ad una prima dimostrazione a seguito della quale, nel giardino posteriore li attendeva un semplice rinfresco, mentre musica e danze avrebbero allietato il resto della giornata fino alla sera, ora in cui la festa sarebbe terminata, dando modo a tutti di ripulire il Dojo in modo da renderlo nuovamente utilizzabile il giorno successivo.



    OT - Arashi HimeF e n i x-MaxHoshi-Shu Sappiate che voi avete ricevuto personalmente un'invito da Atasuke a partecipare, tutti gli altri, facciano quel che vogliano :zxc: Più si è più ci si diverte :zxc: Ma che nessuno pensi anche solo di sfruttare l'evento per fare casino. Diventerei parecchio suscettibile - /OT
     
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    Ritorno a Konoha: Karyuuken

    Post Primo - Invito



    Discreto come lancio, Miyako.

    La principessa, seduta su una sedia di bambù si rabbuiò leggermente. Detestava non riuscire in qualcosa.

    Ci riuscirò. Devo solo fare un po' di pratica.

    Purtroppo dato che non puoi sfruttare i muscoli delle gambe la potenza e la gittata del lancio ne risente...

    Si, hai ragione. Ma mi servono solo le basi. Ho intenzione di supportare il mio sensei, non di sterminare nemici. Almeno quello dovrei riuscire a farlo vero?

    Forse tra un paio di cicli cosmici.

    Io parlo seriamente e tu dici stupidaggini come al solito... Baka.

    La presi dalla sedia, sollevandola tra le braccia.

    Sono le stupidaggini che mi rendono affascinante però!

    No. E mettimi giù, Baka. rispose lei arrossendo timidamente.

    La rimisi sulla sedia, certe volte non ci si poteva mai divertire con lei. Anche se le sue espressioni mi mettevano sempre di buon umore. Le nostre attività, che solo in parte si limitavano all'allenamento di Miyako come Kunoichi, vennero interrotte dall'arrivo della mia segretaria tuttofare, che avevo "raccattato" a Konoha durante la mia ultima visita, qualche tempo prima.

    jpg
    Shinichi-sama, Miyako-sama... posso disturbarvi? O preferireste forse che mi unisca a voi? disse la ragazza, ammiccando e mettendosi in una posa che evidenziava i prosperosi seni.

    Ecco, uno dei lati negativi di Sayuri, questo il nome della bionda mozzafiato, ero i continui doppisensi e allusioni oltre al fatto che ogni tanto voleva farsi pagare in "natura" (anche se quest'ultimo era un lato positivo, ma non ditelo a Miyako).

    La principessa era decisamente seccata per quell'interruzione dato che non vedeva molto di buon occhio il fatto che praticamente vivessi con due donne, specie visto che entrambe avevano una sessualità molto evidente (e che pretendevano io soddisfacessi, non che mi lamenti eh).

    Che cosa vuoi?

    Sayuri fece finta di rattristarsi per quella reazione da parte di Miyako, mimando delle lacrime:

    Mi volete così male Miyako-sama? E io che mi preoccupo sempre per voi e Shinichi-sama. sniff sniff. Siete una bellissima coppia, nonostante tutte le avversità che incombono su di voi, ah ah. [Nota: dice sul serio "sniff sniff"]

    Una delle quali sei tu. replicò la principessa prima di sbuffare indispettita Spero ci sia un buon motivo almeno...

    Ma certo, non disturberei mai il tempo prezioso che Shinichi-sama passa con la sua preziosissima principessina smack smack se non fosse per qualcosa di importantissimo!

    Taglia corto, Sayuri.

    E' giunta per voi una lettera... da parte di un certo Atasuke Uchiha. Visto il cognome ho pensato fosse importante, nyan. terminò lei, facendo una posa da gattina come quelle che si vedevano in discutibili programmi per uomini soli tenendo la lettera nella mano sulla fronte.

    Tentai di afferrarla ma Sayuri la spostò via, infilandosela dentro il seno.

    Se la volete, dovete prendervela qui Shinichi-sama. si agitò quindi come una ragazzetta in calore.

    Maledetta bastarda... come osi?! Miyako era furibonda.

    L'avrei messa in mezzo alle vostre, Miyako-sama, ma io sono più dotata e morbidosa.

    Ti uccido, cagna maledetta!

    Sayuri avrebbe iniziato a correre, mentre Miyako afferrò i primi oggetti che aveva sottomano (i kunai smussati da allenamento) ed iniziò a lanciarli addosso alla ragazza, colpendola ripetutamente. Per tutta risposta la segretaria sorrise, unendo le mani soddisfatta.

    Yatta! Ci siete riuscita Miyako-sama! avrebbe quindi fatto il gesto della vittoria. Sayuri-sensei colpisce ancora! Non c'è nessuna più brava di me! Ahahahahaha

    Grrr... è così irritante, e con questa scusa idiota non posso neanche punirla... maledetta.

    Ecco qui la vostra lettera, Shinichi-sama. concluse Sayuri, chinandosi in avanti e porgendomi la missiva.

    Afferrai la lettera, leggendola rapidamente.

    Ed immagino che ora dovrai correre a Konoha per chissà quale missione... lasciandomi sola qua con queste due ebeti...

    Di un po', Miyako... ti piacerebbe venire a Konoha con me?

    La principessa arrossì, imbarazzatissima. A Konoha... con te? non si aspettava una proposta simile... già immaginava passeggiate romantiche, lei e Shinichi che bevano un buonissimo the dalla stessa tazza seduta sulle ginocchia di lui, che ridevano assieme di un passante buffo o della pioggia (sensazione che lei non aveva mai provato e che le avevano descritto come una doccia, solo più fredda e sudicia. Peccato che lei non si facesse la doccia.).

    Si, Atasuke apre un dojo.

    Ed addio romanticismo.

    E perché mai dovrei presenziare all'apertura di un dojo?

    Stupida, è un evento importante! Come posso andarci senza la mia ragazza scusa?!

    Le faceva strano sentirselo dire. "La sua ragazza". "La ragazza di Shinichi". Non potevano stare assieme ufficialmente, non più visto che il clan aveva annullato il loro fidanzamento, ma potevano comunque andare a visitare un amico assieme. E fuori da Konoha, a nessuno sarebbe importato della politica interna del clan Kurogane. La tentazione di farsi presentare come la ragazza dell'uomo che amava, senza temere ripercussioni era troppo forte. Ma ancora più grande era la sua voglia di fargliela vedere come una concessione che lei, dall'alto della sua misericordia, gli concedeva.

    Sbuffò, quindi, il dolce fiore dei Kurogane E va bene... se è così importante per te...

    Ah che bello! Non vedo l'ora di tornare tutti assieme a Konoha!

    Tutti... assieme? replicò gelida Miyako.

    Beh, certo. Io e Ai siamo originarie di Konoha, sarà bello tornarci... Anche se qui a Suna ci troviamo benissimo. si affrettò a spiegare, agitando le mani.

    Sarà delizioso concluse lapidaria Miyako.

    Sarà anche un'ottima occasione per ritrovare Kojiro. Mi ha detto che oramai è completamente guarito e anche lui voleva partecipare a questo evento.

    Ah, anche Kojiro... vogliamo forse invitare qualcun'altro?

    Beh... avevo promesso a Fujimori...

    Ah, anche Fujimori? E perché non invitiamo anche Aizen-sama e tuo nonno già che siamo?

    Non essere sciocca, mio nonno è impegnato in una ricerca importantissima ed Aizen-sama non verrebbe mai.

    Come non avessi detto nulla. Almeno spero che verrai vestito per l'occasione, e non come un buzzurro come tuo solito. Meno male che la zia Haneko ha finito anche il tuo abito... nonostante le tue sciocchezze che le hanno rovinato il lavoro.

    Aspetti, intendi dire quel grandioso progetto? Lo ha finito sul serio?

    Ma certo sciocchino! Credevi sul serio che buttasse via tutto perché tu hai avuto la geniale idea di perdere l'uso della satetsu? Oh, scusa... ti fa ancora male? concluse molto preoccupata, e capendo che forse aveva ferito Shinichi.

    No, tranquilla. Ormai l'ho superato.

    Sospirò, felice più di non avermi causato dolore facendomi ricordare qualcosa di spiacevole che per non aver fatto una gaffe.

    Bene, sono contenta.

    Nonostante facesse sempre la dura in fondo Miyako era la persona più gentile che avevo mai conosciuto. Uno dei motivi per cui la amavo profondamente.

    jpg
    Anche Ai ormai giunse, dopo essersi allenata per conto suo più in la nello spiazzo che contornava la residenza ufficiale che mi aveva assegnato il clan Kurogane.

    Ho sentito la notizia, Shinichi-sama. Non vedo l'ora di partire!

    Replicò quella che era diventata la seconda allieva a cui insegnavo a tempo pieno e che mostrava più progressi di Miyako per il momento, sopratutto aiutata dal fatto che non aveva delle disabilità fisiche, al contrario della principessa. Questo sotto sotto faceva irritare la Kurogane, dato che temeva che quella focosa donna potesse soffiarle l'uomo dimostrandogli di essere migliore di lei in tutto, e di riuscire a fare cose che lei non poteva a causa del suo fisico.

    Fortunatamente il carattere onesto e sincero della rossa, oltre al grande affetto che provava sia per me che per Miyako, riuscivano a supplire grandemente ai suoi "difetti" specialmente ai due più grandi agli occhi della principessa, che erano indissolubilmente attaccati al petto della sua compagna di "classe".

    Vi porterò in tutti i posti più belli Miyako-sama! Dovete assolutamente vedere i negozi, ah e la sala da the, non potete andare a Konoha e non gustare un the caldo nell'atmosfera suggestiva della sala da the! E poi dovete vedere il monte degli Hokage! E...

    Si mise quindi ad elencare tutta una serie di "cose da vedere". Miyako era affascinata da ogni cosa e si segnava mentalmente in quali posti farsi portare da Ai, e quali invece visitare con Shinichi. Ovviamente, se avesse fatto il "cattivo", avrebbe punito il chunin della sabbia costringendolo a portarla in svariati negozi di abbigliamento e visto lo sforzo che richiedeva vestire e svestire Miyako ogni volta che voleva provare un vestito (che includevano lo stare in due in cubicoli estremamente stretti) sarebbe stata ben più che una punizione legata alla noia dell'evento.

    Yare Yare... direi che allora abbiamo chi ti farà da accompagnatrice per questo viaggio.

    Non credere che questo ti salvi, Shinichi!

    Già, Shinichi-sama! Dovrete portare voi Miyako-sama a visitare tutti i luoghi più romantici come, ad esempio...

    Il giardino del Miyabi! Assolutamente il giardino del Miyabi! Non temete Miyako-sama! Io ed Ai prepareremo una mappa con l'itinerario di tutte le postazioni più romantiche del villaggio della foglia! Il piano "Love-Love Tour: Due cuori solitari in una serata di luna piena nel villaggio della foglia" ha inizio!

    Yare Yare. Mi sa che mi sono cacciato in un grosso guaio...

    [...]

    La madre di Fujimori fu ben che lieta di lasciarmi il figlio per tutto il tempo del viaggio a Konoha. Da quando avevo smascherato la sua identità di "Shukaku" ed avevo iniziato a giocare col ragazzo la situazione era molto migliorata a casa sua (per i suoi genitori) ma ne aveva combinate troppe perché potesse essere totalmente perdonato di tutte le sue malefatte.

    Saremmo giunti al villaggio della foglia qualche giorno prima dell'apertura del dojo, in modo da consentire a Miyako di scoprire tutte le "meraviglie" che si celavano dietro ogni angolo e che Ai e Sayuri erano ben liete di mostrarle. Si volevano tutte e tre molto bene in fondo, nonostante il fatto che da un certo punto di vista fossero tutte in competizione per il mio affetto (competizione inutile, dato che volevo bene a tutte e tre, nonostante fosse Miyako la mia ragazza "ufficiosa").

    Io, invece visitai subito Kojiro (andai solo con Fujimori, sia per non infastidire troppo l'ospedale che per lasciare le ragazze da sole) che mi informò che si era rimesso completamente e che sapeva dell'apertura del dojo a causa dei gossip che giravano per l'ospedale sul suo proprietario. Non c'era da stupirsi, vista la reazione di tutto il personale femminile dell'ospedale l'ultima volta che fummo li.

    Lo lasciai a compiere gli ultimi accertamenti, premunendogli di lasciargli la divisa che avevo portato per lui apposta per quella occasione, mentre accompagnavo Fujimori a fargli vedere uno spettacolo pirotecnico. Alla fine ci saremmo trovati invischiati in un diverso tipo di "Esplosioni", ma questa è un'altra storia.

    [...]

    Alla fine venne il giorno e, per forse l'unica volta nella storia dell'universo conosciuto, furono le ragazze ad arrivare per prime al dojo.

    Ai indossava uno Yukata di colore verde, che lasciava solo intravedere dolcemente le forme (ma un osservatore attento avrebbe subito intuito le delizie che si nascondevano sotto quell'abito) e teneva i capelli rossi raccolti in una lunga coda che faceva cadere sopra la spalla destra mentre spingeva la sedia a rotelle sulla quale era seduta Miyako. Lei avrebbe preferito andare in giro con il suo solito trono d'oro ma Shinichi era stato irremovibile.

    CITAZIONE
    Ma così sembrerò una stupida invalida! Faremmo brutta figura! La gente parlerebbe e...

    Lui le diede un bacio sulla fronte, rassicurandola

    Non c'è niente di stupido ad avere un problema. E poi non ci sarebbe nessuno di così insensibile e ignorante da farti pesare questa cosa. E se anche ci fosse vorrà dire che Atasuke avrà un amico maleducato in meno di cui preoccuparsi.

    Sayuri era decisamente infastidita da quel ritardo. Vestita come una segretaria (ma con un'impronta talmente sexy da essere al limite del pornografico, compresi degli occhiali finti che continuava a mordicchiare allusivamente) teneva i capelli biondi raccolti in una coda abbastanza alta, solo che i suoi capelli erano così mossi che si spargevano tutt'attorno senza un ordine preciso. Un effetto voluto dalla donna che voleva "stimolare la fantasia" di chi la guardava.

    Avevo detto a Shinichi-sama di essere qui due ore prima! Due ore prima! Così non ci faranno entrare mai e perderemo i posti migliori!

    Beh non sarà una tragedia su... sono sicura che avrà avuto un qualche imprevisto. Non dovremmo andare ad aiutarlo? concluse, mordicchiandosi il dito (un tic che aveva sempre quando era nervosa).

    Su, non vi preoccupate Miyako-sama. Non è nulla di grave.

    Nulla di grave? Nulla di grave dice lei! E io allora come faccio a vedermi i manzi qua, eh? Se perdiamo i posti migliori come posso assistere a questo tripudio di muscoli e sudore che mi aspetta?

    Per tutta risposta avrebbe ricevuto un pugno in testa dalla rossa.

    Grazie Ai-chan. Glielo avrei dato io ma purtroppo non ci arrivo.

    Lieta di servirvi, Miyako-sama.

    Comunque se per te è così importante posso provare a chiedere...

    Si sarebbe fatta accompagnare da Ai e Sayuri ad incontrare Atasuke, che era evidente fosse il samurai dal kimono viola sotto il Toori di entrata.

    jpg
    Ehm... chiedo perdono. Siete forse voi Atasuke-dono?

    Atasuke avrebbe forse già notato la ragazza seduta su quella sedia con le ruote, si trattava di una giovane donna dall'incredibile bellezza e raffinatezza.

    Era vestita con un kimono molto particolare, completamente blu scuro e di pregevolissima fattura che si vedeva era stato ideato su misura apposta per lei e per le sue particolarità: era infatti leggermente più corto dei classici kimono, un chiaro espediente per impedire che, a causa della posizione seduta della ragazza il vestito potesse toccare terra e che ne metteva in evidenza le bianche gambe, estremamente delicate. Il Kimono inoltre aveva una decorazione particolarissima: si trattava infatti di un vera e propria riproduzione della volta stellata in cui erano raffigurate numerosissime creature mitologiche e costellazioni, oltre al simbolo del clan Kurogane sul cuore.

    Il tutto era intessuto dall'oro, ma lavorato in un modo che mai era stato visto prima: era come se miliardi di granelli del preziosissimo metallo fossero stati intrecciati ad uno ad uno nel vestito imprigionandoli in una gabbia di fili azzurri che ne risaltavano la lucentezza. Quell'abito, solo per la lavorazione e il valore del metallo in esso contenuto avrebbe fatto invidia ad un re. Un abito degno per la figlia della notte del clan Kurogane.

    Un abito che era possibile solo grazie alle capacità di Miyako nella manipolazione dell'oro e alla sapiente maestria della miglior sarta del clan, una donna nota a tutti come "Zia Haneko" e che aveva dimostrato che una Kurogane poteva eccellere in qualunque campo ella desiderasse, persino nella sartoria. I suoi abiti non avevano sicuramente la nomea di quelli dei Kobayashi, ma sicuramente la sua abilità poteva rivaleggiare con quella dei migliori sarti del continente.

    Se avesse ricevuto una risposta positiva alla domanda gli occhi le si sarebbero illuminati:

    Vi chiedo enormemente perdono ma... sono qui per accompagnare Shinichi, Kurogane. Solo che lui non è ancora arrivato e mi chiedevo se fosse possibile per noi tre entrare lo stesso... sarebbe un problema?

    Chiese Miyako molto imbarazzata, ma con una dolcezza senza pari. Con chi non conosceva era l'esempio della virtù e della dolcezza più assolute. Le sue conoscenze erano sempre state molto limitate e questo la rendeva incredibilmente timida con gli estranei.

    Si accorse solo dopo un istante che non si era ancora presentata

    Oh, che vergogna! Non mi sono neppure presentata! Vi chiedo scusa. Mi chiamo Miyako, molto piacere di conoscervi!

    Replicò chinando il capo.

    Solo in quel momento Atasuke avrebbe potuto notare, in lontananza, Shinichi accompagnato dal fido Kojiro (Fujimori era troppo basso per essere notato in mezzo a quella folla).

    Ma dove diavolo sono finite quelle donne? Ma guarda te, io pensavo di essere arrivato in ritardo ed invece loro non si sono ancora fatte vedere! Ah, Sayuri mi sentirà! Vedrai se non mi sente, Kojiro!

    Fanculo. Io ora salgo in su che non vedo niente!

    Uno scappellotto da parte del suo "fratello maggiore" avrebbe rimesso Fujimori al suo posto.

    Come eravamo d'accordo?

    Si, si. Niente sabbia e niente parolacce. Ma non vedo niente!

    Pazienza, vedrai che presto vedrai.

    Shinichi-sama. Vedo la in fondo Atasuke-san.

    Ah si. Devo ammettere che sta abbastanza bene in viola. Eh, aspetta... non è mica Sayuri quella? Ma si che è lei! Solo lei si potrebbe vestire in un modo così sexy! Ahahah

    Volete dire indecente, Shinichi-sama.

    Sisi, bravo Kojiro. Indecente, indecente. Mi hai rubato la parola di bocca. Meglio fare il serio va. E voi due comportatevi a modo, che Atasuke ha una katana infilata su per il culo.

    Credo che il termine corretto sia "scopa", Shinichi-sama

    Si, ma una scopa non ti trancia le budella se cammini fuori dal seminato una volta, e Atasuke si comporta come se avesse una katana al posto della proverbiale scopa.

    Facendosi largo (dopotutto Shinichi si era irrobustito dall'ultimo incontro che aveva avuto con l'Uchiha) sarebbero presto giunti anche loro 3 di fronte al padrone del Dojo.

    Buongiorno, Atasuke-san. Vi chiedo perdono per ogni inconveniente che le ragazze potrebbero avervi causato.

    Shinichi era vestito con un Kimono che poteva dirsi il fratello di quello indossato da Miyako. Se quello della ragazza era blu come una notte stellata, quello di Shinichi era azzurro come una giornata di sole tuttavia sembrava come se i colori fossero incredibilmente simili. In effetti, in ogni Kimono era stato sottilmente intrecciato anche parte del filo dell'altro, quasi a sottolineare anche negli abiti il legame tra i due che, al tempo della fabbricazione, erano promessi sposi.

    Anche il Kimono di Shinichi era decorato, ma invece di figure mitologiche fatte di stelle la sua decorazione sembra più una gigantesca ragnatela irregolare ma affascinante. Il simbolo del clan Kurogane, sul cuore, era nero e rigido ad eccezione del centro dorato, composto da quella che era l'ultima satetsu mai manipolata da Shinichi, e che Miyako aveva recuperato e conservato per ricordo, la ragnatela poi si dipanava diventando sempre meno nera e sempre più dorata. Un chiaro simbolo, che si riferiva ancora una volta all'unione tra i cuori dei due giovani.

    In origine la ragnatela doveva essere completamente nera, e doveva rappresentare l'unione di Shinichi con quello che era il suo potere e caratteristica intrinseca di un ninja del clan ma i recenti avvenimenti avevano fatto affondare quel progetto e quindi Miyako aveva deciso, in comune accordo con la sarta, di trasformarlo in un simbolo del loro legame: come l'oro ed il ferro erano intrecciati assieme così lo erano anche i loro destini e come l'oro supportava il ferro e ne colmava la mancanza nell'abito, così avrebbe fatto Miyako nella vita. Non si sarebbe annullata tuttavia, entrambi desideravano vivere la loro vita.

    Solo che lo volevano fare assieme.

    Dopo un eventuale replica di Atasuke, Shinichi avrebbe presentato la sua "banda" ad Atasuke, come richiedeva l'etichetta:

    Kojiro lo conosci già. Come puoi vedere oggi indossa una tenuta da combattimento cerimoniale del clan Chikuma, se c'è la possibilità vorrebbe sgranchirsi un po' le braccia dato che Shizuka-san ha approvato la sua dimissione.

    Sarei onorato di partecipare ad un simile evento, Atasuke-dono. replicò il samurai, unendo le mani nel più classico simbolo marziale per poi chinarsi.

    Questa invece è la mia segretaria, Sayuri-chan.

    Non sono solo una segretaria! Sono anche cameriera, tuttofare, accompagnatrice... si sarebbe poi chinata in modo che soltanto Atasuke potesse sentire quando gli stava sussurrando e sono anche brava a letto... se dopo vuoi provare sono sicura che Shinichi-sama non avrà nulla in contrario.

    Un calcio sugli stinchi da parte della principessa la fece staccare dall'Uchiha.

    Questo marmocchio qua invece è Fujimori, un mio lontano cugino. E sempre stato un amante del taijutsu per cui ho pensato che gli avrebbe fatto piacere vedere cosa fate qui al dojo.

    Yoroshiku, Atasuke-niichan.

    Lei è Ai, l'accompagnatrice di Miyako.

    Un piacere conoscerla, Atasuke-san.

    Il chunin si sarebbe quindi portato alle spalle della ragazza in carrozzina portando le braccia attorno al collo di lei in un modo che notava un grande affetto, oltre che una discreta intimità.

    Ed infine, lei è Miyako... La mia ragazza.

    Baka... se lo dici così mi vergono. disse lei, mentre entrambi arrossivano.

    Spero non sia un problema se non sono qui da solo... scusa, mi sono dimenticato di avvisarti!

    Te l'avevo detto che dovevi scrivergli. Oh no... e se non ci fosse posto?

    Ah ah non ti preoccupare, sono sicuro che il nostro anfitrione troverà una soluzione, vero Atasuke?




    CITAZIONE
    OT

    Beh, eccomi qua con tutta la banda. :addit:
     
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    Dojo
    ..E’ qui la festa?!..
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    -..guarda Kigeki.. si muovono in branchi!!!-



    Furono queste le prime parole pronunciate dal rosso non appena giunto al Dojo dell’amico Atasuke. Il rosso si era presentato come da invito per presenziare all’apertura del nuovo centro di culto delle arti marziali a Konoha e una volta arrivato era rimasto piacevolmente sorpreso dalla quantità di “gnagna” e “fregna” li presente -Eheh.. ti cola del sangue dal naso fratellone!- il simpatico e sfacciato volpino del rosso, posizionato sulla sua testa, si era lanciato in una risata divertita nel vedere il suo evocatore così sorpreso.


    Molte persone sembravano giunte fino a li per partecipare all’evento, tutte vestite in sfarzosi kimono e accessori all’ultima moda. Come al solito Hoshi aveva frainteso l’evento al quale era stato invitato leggendo nell’invito la parola “FESTA” al posto di “CERIMONIA” preparandosi di conseguenza. Il suo vestito era infatti stato progettato per una semplice festa tra amici con tanto di piscina e buffet e per questo si basava su un semplice costume da bagno a bermuda verdi, privo di mutande. Una camicia a maniche corte aperta, di colore giallo con motivi floreali rossi che si intonavano ai suoi capelli raccolti nella classica acconciatura dei Samurai. Il tutto naturalmente accompagnato da un paio di infradito. Oltre a questo il rosso aveva l’elastico con il quale aveva legato i capelli e nient’altro.


    -Accidenti.. mi sa che ho frainteso.. beh poco importa.. a questo punto..- il rosso non sembrava poi così preoccupato della cosa. La sua più totale attenzione si era infatti focalizzata su un grumo di “gnagna” di livello Abissale, che avrebbe fatto esplodere perfino il D-Visor di Hohenheim se mai fosse stato dotato di un rilevatore di potenza. Hoshikuzu era totalmente assorto dal gruppetto di ragazze, una delle quali in carrozzella, una topa incredibile che Hoshi aveva intenzione di attaccare per prima. La sua mente stava elaborando qualsiasi tipo di approccio possibile calcolando distanze, temperatura ambientale, possibile gaffe e punti deboli di ogni una. All’esame Accademico il rosso non aveva mai ottenuto un punteggio per il Q.I. superiore a 108 ma in quelle occasioni per sino gli esperti avevano ammesso che il rosso poteva raggiungere esponenzialmente un Q.I. attorno ai 213 punti, pari se non superiore a quello del più grande Nara mai esistito nel continente ninja. Mentre traiettorie e calcoli quantistici sfrecciavano davanti ai suoi occhi gli artigli del nano peloso sulla sua testa lo avevano fatto de concentrare riportandolo alla realtà.


    -Ehi fratellone!!!.. FRATELLONE!!!- Kigeki gli stava massacrando la faccia a colpi di artigli, sembrava l’unico modo per distoglierlo da li -AIHO!!.. accidenti Kigeki che c’è?!..- il rosso sembrava aver attivato nuovamente il senso dell’udito anche se i suoi occhi ancora non si erano staccati dal gruppo di ragazze -Perché NakoNako- Neesan non è venuta con noi?!- ovviamente il piccolo volpino si stava riferendo alla giovane Nakora che ormai da qualche tempo si era stabilita in casa Chikuma. Hoshi distolti finalmente gli occhi dal gruppetto delle meraviglie aveva alzato una mano per grattare la testa del cucciolo per rincuorarlo -Aaah.. sta tranquillo.. avrà avuto da fare!.. le ho lasciato l’invito sul tavolo della sua scrivania con un bigliettino.. sa che siamo qua se vuole raggiungerci!- il rosso era partito da Suna senza di lei, non perché non la volesse tra i piedi, ma perché la ragazza pochi giorni prima era partita per risolvere qualche suo impegno personale.


    Finalmente il momento era giunto e il rosso si era deciso ad attaccare il gruppo di ragazze. Il primo passo era stato mosso con ferocia e sicurezza quando un losco figuro si profilò all’orizzonte accompagnato da altre due persone. Il rosso non riusciva a crederci Shinichi Kurogane stava avanzando con quel suo solito modo regale con tanto di scorta e vestito ultrafiqochakriko all’ultima moda e nuovo di zecca. Fin li al rosso poteva anche stare bene, ma quando questi si avvicinò alle ragazze facendo il piacione e rivelando il profondo legame che le legava a loro il rosso esplose diventando rosso di rabbia.


    Non era gelosia o invidia la sua, ma pura e semplice rabbia nata dal fatto che Shinichi non aveva mai presentato quelle splendide creature al rosso, manco quella volta che lo aveva chiamato in casa sua per condurlo in un villaggio dimenticato da dio a farlo quasi morire soffocato dal suo stesso vomito. Il rosso si era spostato al suo arrivo mantenendo un profilo basso in mezzo ad un gruppetto di ragazzi andati li per curiosare. Uno di questi infastidito gli aveva anche rivolto la parola guardandolo con sufficienza -Ehi ciuffo rosso.. ma che razza di cappello è quello?!.. e poi che diavolo vuoi.. fatti in la..- a quelle parole gli occhi del rosso erano volati verso quelli del ragazzo iniettando pura malvagità nel suo cuore. Lo stronzetto si sarebbe semplicemente sentito morire tanta era la rabbia che in quel momento albergava nel cuore del Chikuma. Gli amici del ragazzo dopo un gridolino avevano infatti preso l’amico sottobraccio portandolo via mentre questi schiumava privo di sensi dalla bocca.


    Kigeki intanto, non curante della cosa ne aveva approfittato per mettersi in piedi sulla testa del rosso e spiccare un incredibile salto in direzione della ragazza in carrozzella che in quel momento era intenta a presentarsi ad Atasuke assieme a Shinichi. Il volpino le sarebbe semplicemente volato tra le gambe senza arrecare alcun tipo di danno e dolore mentre il rosso tentava di prenderlo tra qualche imprecazione bloccata tra i denti -Ehi.. peste.. dove credi di anda.. oh cavolo!!!-. La bestiola una volta atterrata aveva compiuto qualche giro su se stessa facendo sventolare la grossa coda vicino al naso della ragazza prima di prenderla a fissare con i suoi occhini grandi e pucchosissimi -Sniff.. sniff.. Ciao!!!.. io sono Kigeki.. Sniff.. mi piaci hai un buon odore!..- il rosso non riusciva a crederci. A bocca spalancata, era rimasto immobile, a guardare il volpino fare la sua marachella tenendosi le mani tra i capelli in segno di disperazione [Tecnica][ Arte del Salto]

    Arte del Salto
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna
    L'utilizzatore, per l’intero round, può effettuare salti più efficaci, pari al triplo del normale. In alternativa, negli inseguimenti, è possibile incrementare la velocità di 1 passo a round. Mantenere la tecnica richiede uno slot tecnica.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 6 / Consumo: ½ Basso a salto)
    [Da Chunin in su]
    .


    Una lunga giornata si profilava all’orizzonte. Il rosso e il piccolo Fennec non erano ancora entrati e già avevano combinato la loro. Ora il Chikuma cominciava a capire perché al gate di Konoha nessuno volesse prendersi la responsabilità di farlo entrare al villaggio.

    OT/ Shinichi Pappone di Suna IMPERA :solerò:
    Hoshi ti regala il cappello e il bastone quando torniamo a Suna! :riot:
     
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  4. Mberu
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    L'inaugurazione

    Questione di debiti



    Grazie ai volantini che avevano tappezzato l’intera città, la madre di Hiro poté uscire il kimono dall’armadio in tempo per permettere al ragazzino dai capelli rossi di partecipare al grande evento. Si sa, le cose che non vengono indossate per tanto tempo prendono un tipico odore di umido e stantio e il genin della foglia, certo non avrebbe voluto puzzare ad un’occasione del genere. Sarebbero stati presenti sicuramente molte figure importanti, tra cui l’Hokage. Ma quello che più incentivava Hiro nel presentarsi in maniera decorosa era il fatto che avrebbe chiesto ufficialmente al padrone e sensei del dojo, Atasuke Uchiha, di prenderlo come allievo. Era passato qualche tempo ormai da quando aveva finito il suo periodo di addestramento all’accademia e la necessità di migliorarsi doveva essere soddisfatta in qualche modo. Per quanto l’Hokage era stato così gentile nel concedergli parte del suo prezioso tempo nel tentativo di allenarlo all’uso del chakra, Hiro sentiva il bisogno di avere una figura di riferimento nella la sua formazione da shinobi. L’apertura del dojo si era dimostrata quindi l’occasione ideale per trovare un sensei che l’avrebbe guidato verso nuovi livelli.

    La madre con il tempo aveva messo da parte la rabbia nei confronti di Hiro per aver contratto quell’importante debito con un ninja di suna. Ciononostante non fu disponibile nel comprare un nuovo kimono al ragazzo dai capelli rossi.

    Ma mamma saranno tutti elegantissimi!
    Non posso andare con la felpa e il mantello, il sensei non mi prenderà mai come suoi allievo!


    Aveva aspettato tutta la giornata per uscire il discorso, aveva anche pulito tutta la cucina, lavando i piatti e passando lo straccio per terra, con la speranza di addolcire la madre una volta tornata dalla giornata lavorativa.

    Non esiste!
    Già lo scorso mese ti ho dato quei soldi per sanare il debito che hai contratto!
    Ah, a proposito, glieli hai restituiti quei Ryo?


    No, ancora non l’ho incontrato!
    E poi ti ho già detto che alla prima missione utile te li restituirò.


    Hiro, sai che per te farei di tutto, non è per punirti che non ti compro un kimono nuovo. Come ti ho detto abbiamo già affrontato delle spese importanti e non possiamo spendere altri soldi in cose di minore importanza soprattutto se si possono usare strade alternative.

    Il genin guardò la madre con fare interrogativo.

    Ovvero? La nonna non può cucirmi un kimono di sana pianta..

    No, certo.
    Potresti però indossare un abito di tuo padre, le spalle ti si sono allargate molto e hai qualche centimetro in più per poterlo mettere.


    Se madre natura aveva fatto si che fossero le donne a partorire i figli, un motivo ci doveva essere.
    In particolare la mamma di Hiro era capace di saperlo prendere sempre per il verso giusto, anche in quel particolare periodo quale l’adolescenza.
    Il kimono, grigio con delle sottili righe nere, venne messo ad arieggiare per qualche giorno dopo essere stato lavato.
    Si vedeva che era appartenuto ad una persona che non disponeva di molti fondi da spendere in abbigliamento. Il taglio era di una decina di anni prima, se non di più, e i colori con il passare del tempo si erano smunti. Come se non bastasse ad Hiro non calzava a pennello, era ancora troppo magro e leggermente più basso del passato proprietario affinché l’abito cadesse per come dovuto. Chiunque l’avesse visto avrebbe notato che non si trattava di un kimono comprato per l’occasione, ciononostante tutto ciò non ledeva troppo la dignità del genin, che anzi, noncurante delle taglie di differenza, era fierissimo di indossarlo.

    Il giorno dell’inaugurazione Hiro si svegliò di buon mattino con l’intento di prepararsi al meglio.
    Addirittura quel giorno si levò, per mezzo di una piccola lametta, quei pochi peletti che gli erano cresciuti fra il labbro superiore e il naso, che certo non si potevano definire baffi.
    Sia la madre che la nonna furono molto contente di vederlo indossare quell’abito con l’intento di presenziare ad un evento tanto importante.

    Mi raccomando, sii educato con il sensei.
    Ricorda che è un Uchiha e con buona probabilità sarà molto legato a cose come l’onore o la formalità.


    Si mamma, grazie mille ma non è la prima volta che metto il naso fuori di casa.

    Sono tua madre e queste cose le devo dire sempre!

    Lo so lo so, ora vado che non voglio fare la figura del cafone ritardatario.

    Dopo aver salutato la madre e la nonna, finalmente uscì di casa per assaporare il clima autunnale.
    Una volta giunto in prossimità del dojo notò un grosso via vai di gente ben vestita, fra i quali non poté a meno di notare Shinichi.
    A prima vista gli venne da sbuffare. Quella era una giornata importante, da quando si era alzato era stato nervoso a causa del fatto che si sarebbe dovuto proporre come allievo.
    Come se ciò non bastasse avrebbe anche dovuto fronteggiare ancora il detective di Suna. Le sue non era intenzioni ostili, anzi voleva dimostrare a Shinichi quanto fosse maturo, e non un ragazzino lagnoso per come lo aveva definito, saldando il debito che aveva nei suoi confronti.
    Proprio per quello era da quasi un mese che girava con una notevole somma di denaro in tasca, con la speranza di incontrarlo. Certo però avrebbe volentieri evitato di trovarselo in una situazione di per sé già non troppo semplice come quella dell’inaugurazione del dojo.

    Nella vita ci vuole solo una cosa, fortuna.
    E io ne sono sprovvisto.


    Con la paura che il sunese potesse spifferare tutto sui loro trascorsi al sensei, decise di farsi carico delle proprie responsabilità ed avvicinarsi verso il giardino, dove i due stavano chiacchierando attorniati da parecchia altra gente.
    Fra le persone presenti Hiro non poté fare a meno di notare Kakano, o per meglio dire Ai, colei che si era presa la sua innocenza, e Sayuri un’altra ninfomane che arricchiva le schiere di donne del detective. Colei che però colse di più l’attenzione del genin fu una ragazza in carrozzina, che indossava l’abito più bello che Hiro avesse mai visto.

    Quel kimono è stato fatto dagli dei.

    Intontito per com’era quasi non si accorse che un altro individuo recuperò un volpino posatosi sulle gambe della ragazza disabile.

    Dato che sia Shinichi che Atasuke erano impegnati avrebbe parlato con loro singolarmente in seguito. Giunto in prossimità del Torii chinò il capo in segno di saluto nei confronti dell’Uchiha e nel caso in cui l’avessero notato, avrebbe salutato ugualmente Shinichi e i membri della sua banda.
    Si sarebbe quindi diretto verso l’interno, dove avrebbe apprezzato il giro dimostrativo offerto da uno degli allievi e forse futuro compagno, notando più volte la presenza delle tomoe del clan dello Sharingan.

    Però.. niente male.. allenarsi qui deve essere proprio bello..

    Finita la visita turistica, avrebbe nuovamente raggiunto l’esterno nella speranza che i due avessero finito di parlare. Nel caso in cui sia il sensei sia il detective erano ancora impegnati nella conversazione avrebbe diligentemente atteso il suo turno a qualche metro di distanza.

    Una volta che i due si fossero separati vicendevolmente Hiro si sarebbe avvicinato a Shinichi, molto serio in faccia.

    Salve Shinichi, vedo che hai con te un grosso seguito.
    Come ti ho detto non sono un bambino per come credi, questi sono i tuoi soldi.


    Dall’interno del kimono uscì un sacchetto contenente parecchi Ryo, che tese verso il sunese con fare discreto.

    Con questo dovrei aver chiuso il debito con te. Nuove dimostrazioni di quanto io sia un vero shinobi spero potertele dare al più presto, sotto i consigli del sensei di questo dojo.

    Un prese prima gli avrebbe probabilmente voltato le spalle, non ascoltando un’eventuale risposta.
    Quella volta invece, deciso a dimostrare quando Shinichi si sbagliasse su di lui, decise di rimanere ad ascoltare cosa il tanto ostile sunese avesse da dire.
     
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  5. Maki Baian
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    Ero di nuovo senza un soldo.
    Gli ultimi Ryo li avevo spesi per "l'anforone", così lo chiamavo.
    Si trattava di un'enorme anfora in terra cotta che conteneva una quantità spropositate di sakè, probabilmente abbastanza per ubriacare tre uomini adulti.

    Immagine


    Gironzolavo per le vie di Konohagakure senza una meta precisa, barcallondo leggermente per la quantità industriale di alcool che avevo già ingerito.
    Avevo il viso palesemente arrossato, sentivo dal peso che l'anforone stava per essere prosciugato.
    Ero triste e sconsolato.
    Finiti i soldi, finito il sakè e ormai in ogni locanda del villaggio nessun oste mi faceva più credito, anzi ero sommerso dai debiti e non sapevo nemmeno come avrei fatto a ripagarli tutti.
    All'improvviso una folata d'aria spazzò il vicolo che stavo solcando.
    Un nugolo di foglie, assieme a cartacce e piccoli di detriti si levò da terra per svolazzare nell'aree: un foglio in particolare mi si appiccicò in pieno viso.
    Con fare annoiato me lo levai dalla faccia, gettandogli un'occhiata disinteressata.
    Cosa?!Pensai eletrizzato rivitalizzandomi. Una festa per l'inaugurazione di un nuovo dojo?! Questo significa sakè gratis! AHAHAHAHARiflettei. Non potevo essere più felice e iniziai a correre come un matto in direzione del nuovo dojo di questo Atasuke Uchiha.
    Non avevo la minima idea di chi fosse, ma speravo nella sua ospitalità.

    [...]

    Arrivai tutto d'un fiato, indossavo un kimono con motivo floreale viola chiaro, hakama grigio chiaro, i capelli biondi raccolti parzialmente in una coda da cavallo con due lunghe ciocche che mi calavano dai lati del volto.
    Ottimo... Ottimo... Pensai osservando la location. Questo Atasuke doveva essere pieno di soldi, ergo anche il banchetto sarebbe stato luculiano.
    Ancora non ci credevo, finalmente potevo bere gratis.
    Mi accodai ed entrai nel giardino da cui si accedeva al dojo.
    Una figura spiccava all'ingresso, intenta a dare il benvenuto ai visitatori, probabilmente si trattava del padrone di casa.
    Così sei tu lo sponsor... ehm Atasuke Uchiha ?Esordii piuttosto pragmatico, senza perdermi in inutili convenevoli.
    Spero solo che il rinfresco sia all'altezza dell'evento! Lo guardai con aria minacciosa, poi sorrisi e proseguii all'interno del dojo.

    drunk2


    Gli ultimi sorsi dall'anforone, ormai era diventato leggerissimo, quasi vuoto, dovevo ricaricarlo.
    Ascoltatemi bene... MI CHIAMO MAKI BAIAN E SONO QUI PER BERE.... BUONGIORNO A TUTTI AHAHAHAHAH
    Urlai appena entrato nel Dojo, forse in preda dell'alcool, folse semplicmente per il clima di festa che pregustavo, scoppiando poi in una fragorosa risata.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Karyuuken

    Un viaggio imprevisto




    Mi rigirai pigramente la lettera tra le dita prima di accartocciarla e lanciarla verso il cestino. La palla di carta rimbalzò contro il muro e poi cadde a terra, mancando in pieno l'obiettivo. Non ci vado. Sbottai malamente. Mi spiace per Atasuke, ma proprio non mi va. Yogan era stesa sul divano del salotto, intenta a leggere. Più ci pensavo, più mi veniva da sorridere: Yogan non sapeva leggere! Lei, in effetti, non ne aveva mai avuto realmente bisogno ma quando aveva imparato ad utilizzare la sua forma umana si era accorta che poteva sfogliare le pagine di un libro e dunque aveva desiderato leggere e scrivere. Le sue prime insegnanti erano state Jukyu e Nana, che da poco avevano imparato quell'arte (erano lente ed impacciate, ma sapevano riconoscere molti caratteri e tradurli in suoni, anche se non tutti). Poi fu aiutata da Ayame ed io riuscii a scampare il compito solo perché Ayame fece tutto ed io non potevo far altro. Vacci. Uh? E perché dovrei? Perché è ciò che ci si aspetta da te se hai paura. Vacci, e portaci Ayame e le bambine. Sfogliò un'altra pagina. La guardai interdetto. Ma sei pazza o cosa? Yogan sospirò e si tirò su, per poi lanciarmi contro il libro. Aveva usato così tanta forza che quasi non lo vidi partire e certamente non riuscii a schivarlo: mi colpì in fronte, mandandomi a cadere dalla sedia. E questo perché? Perché ragioni come un giornale stracciato! Se fosse stata un drago mi avrebbe morso, ne ero certo. Se non vuoi dare ai tuoi nemici l'impressione di sapere qualcosa che non dovresti, comportati come sempre. Yogan si avvicinò a me, torreggiando dal suo maestoso metro e mezzo d'altezza su di me con fare imponente. Verrò io, e saranno al sicuro. E magari portati anche un altro... mh Akira. Metti me e lui a fare la guardia alla famigliola e se anche tu rimani vicino dubito che qualcuno si avvicinerà. Ok ok... Dissi, convenendo che avesse ragione. Allora andiamo a prendere Ayame... è più vicina lei a Konoha che noi. Mh, si è portata parecchi vestiti dietro, dubito ci saranno problemi. Previdenza femminile caro, non potrai mai capirla. Paranoia. Ma utile, in questo caso. Non farti sentire da tua moglie eh! E tu non dirglielo.




    Yogan sfrecciò tra le nuvole in tempesta e quando l'ebbe superate giunse finalmente a Monte Corvo. Il rifugio del Tengu era splendido come sempre: i ciliegi erano spogli, tutti i colori erano smorzati, ma c'era una pace che regnava sovrana. Il tempio dove vivevano i Tengu, un'immensa struttura con i muri di mattone e marmo aveva la porta aperta. Di guardia c'erano due mie vecchie conoscenze, Nin e Shin. Il secondo Tengu, particolarmente inquietante, teneva tra le dita una Naginata ancora nel fodero e con la punta rivolta verso terra. Oh, Itai-kun. Oh, salve, sei venuto per vedere Ayame? Yogan, molto lieto di rivederti. Ciao ragazzi! Disse allegramente la ragazzino. Io annuii a Nin. Sì. Spero che stia andando tutto bene e che quelle due pesti non creino troppi problemi. Nin rise, bonariamente, mentre Shin distoglieva lo sguardo. Uh? Che vuol dire? Tsk, hanno paura di me. Il tengu sembrava oltraggiato! Ma faticavo a sorprendermi: aveva il volto butterato da due lunghe cicatrici che partivano dagli angoli della bocca, ed era alto, severo ed imponente. Era oggettivamente un Tengu spaventoso. Risi appena anche io, battendo una mano sulla spalla di Shin. Sono bambine, non farci caso. Allora io vado. E così entrai nel tempio, seguito da Yogan che balzellava allegramente al mio fianco, guardandosi attorno. Mh, io vado a cercare il vecchio. Mi disse, riferendosi a Sojobo, e così sparì iniziando a levitare in aria per andare in un'altra ala dell'enorme edificio. Io superai alcune porte e salii tre rampe di scale finché non mi ritrovai nelle stanze che i Tengu avevano adibito per Ayame. Non la trovai lì. Ayame? Jukyu? Nana? domandai, finché, accostandomi alla finestra non le vidi: Jukyu e Nana stavano giocando con Qan ed Ayame, seduta su una panchina di pietra, leggeva placidamente un libro, avvolta da una calda coperta rossa. Rimasi così, per qualche secondo, osservando e cercando di memorizzare quella scena dunque mi voltai per raggiungerle.


    Quando mi mostrai Jukyu e Nana smisero di giocare con Qan immediatamente e mi corsero incontro. Mi chinai e le strinsi in un abbraccio, dando ad ognuna un lungo bacio sulla guancia. Allora, come va? Tutto bene! Disse Jukyu, annuendo con vigore. Qui è bello. E Qan è buffo. Nana rise, annuendo. Sì, ma fate le brave. Comunque, devo parlare con la mamma... e se lei vuole, ci andremo a fare un viaggetto a Konoha. Dagli zii? Chiese Nana. Sì sì. Dai, che vedo la mamma mi guarda. Mi rialzai e le bambine tornarono da Qan, il quale aveva svolazzato lì vicino, alzando poi una mano in segno di saluto (che ricambiai rapidamente). Andai a sedermi vicino Ayame la quale, immediatamente, si strinse a me baciandomi rapidamente. Ciao... Dissi a bassa voce, accarezzandole i capelli. Come stai? Ti senti bene? Domandai. Ero stato lì due giorni prima, ma non riuscivo a non avere paura: se Ayame avesse avuto un malore certamente i Tengu se ne sarebbero occupati egregiamente, ma io non sarei stato con lei! Un po' di nausee mattutine, ma niente di così strano, e sopratutto niente di diverso da due giorni fa. Sto bene, tranquillo... piuttosto, come mai qui così presto? Ho ricevuto un invito per un'inaugurazione. Sinceramente non volevo andarci, ma Yogan mi ha fatto cambiare idea. Uh? Cosa inaugurano? Dove? Mi grattai appena i capelli. Ricordi quel ragazzo che mi cercava diciamo... un'anno fa? Quando ero a Kurohai? Ayame annuì. Ecco, lui, Atasuke. Inaugura il suo dojo, e mi ha invitato. E visto che Yogan mi ha ricordato che sarebbe stato peggio se per caso non ci fossi andato e se non ci fossi andato con voi, ho pensato che sarebbe l'ideale per star tranquilli via da Kiri per un giorno. Così Jukyu e Nana vedono anche gli zii e noi ci passiamo una giornata insieme... certo, dovrai sopportare una guardia in più. Ayame alzò un sopracciglio. Yogan? Aspetta, lei non conta scommetto. Chi costringerai a farci da guardia? Nella sua voce c'era un pizzico di esasperazione. Su non dire così. Akira Hozuki, il guardiano. Sono certo che un viaggetto a Konoha potrebbe farselo volentieri. Dissi con una risatina. La verità molto più semplice era che mi fidavo molto di Akira e se dovevo scegliere uno Shinobi adatto a quell'incarico non avrei saputo a chi altri chiedere. Gli altri erano troppo inesperti, Seinji era forte ma la mia fiducia non era ancora il massimo, Meika Akuma era brava quanto Akira ma le sue caratteristiche la rendevano una guardia meno adatta. Akira era uno Hozuki, avrebbe potuto incassare pugnalate senza avere paura di morire!


    Ayame annuì allegra e mi diede un bacio sulle labbra, accarezzandomi il viso. Sono felice di passare un po' più di tempo con te... Comunque, come facciamo? La strinsi appena a me ed Ayame posò la testa sulla mia spalla. Doo che Yogan si sarà riposata tornerà a Kiri ed andrà a prelevare Akira, e lo porterà a Konoha. Poi verrà a prendere noi. Da qui a Konoha in volo non è molto per Yogan. La donna fece un cenno di intesa e si alzò, allungando le mani per prendere le mie. Dunque resterai qui un po'? Stanotte. Al villaggio ho lasciato detto che andavo a Konoha. Ottimo... ah, aspetta che ti racconti cosa è successo tra Nana e Shin! Ho sentito qualcosa ma ora sono curioso di sapere tutta la storia.




    Akira avrebbe visto Yogan giungere a Kiri la mattina successiva, atterrandogli in forma umana proprio davanti. Yo, bei capelli! Disse la dragonessa, sedendosi sulle mura davanti a lui. Il tuo capo ha bisogno di te. Annunciò. Probabilmente Akira si sarebbe aspettato di andare in Amministrazione, ma non era così. A Konoha. Mh, diciamo che ti do il tempo necessario a prepararti, ti aspetto qui. Ah, sì, il perché ecco! Si batté una mano sulla fronte, con fare sbadato. Deve presenziare ad un evento, niente di che, e vorrebbe che tu mi dessi una mano a tenere d'occhio sua moglie e le due marmocchie... non tira una bella aria ultimamente. Ma comunque, dovrebbe essere una festa per cui quando finisce mi ha detto di dirti "puoi fare ciò che vuoi" e prenderti il resto del tempo prima del ritorno a casa libero.




    Una volta partito Akira si sarebbe ritrovato dopo una decina di ore di volo a Konoha, con l'ordine di trovarsi un posto dove dormire. Yogan gli infilò in mano un sacchetto con dentro abbastanza Ryo da permettersi una locanda di buona qualità dove attendere il Mizukage. Non era a Kiri, era con la sua famiglia nel Paese del Fuoco. Comunque, io li raggiungo e domani li porto qui. Va in questo dojo ed aspetta lì il Mizukage! Yogan si rialzò in volo, acquisendo nuovamente la sua forma umana, partendo a piena velocità verso sud, diretta a Monte Corvo. Akira si sarebbe dunque ritrovato con un bel po' di Ryo da spendere, un posto dove dormire da cercare ed il resto della serata da passare dove gradiva. Per qualche ora di sorveglianza si stava vedendo una vacanza pagata in pratica!




    Il giorno dopo giungemmo puntuali. Vestiti di tutto punto per un'occasione formale ma non eccessivamente elegante: un semplice kimono bianco e blu per me, verde per Ayame mentre Jukyu e Nana indossavano piccoli kimono dai colori vivaci ma dai motivi differenti, così da differenziarli il più possibile. Erano assolutamente identiche di aspetto e solo chi le conosceva da anni riusciva a cogliere elementi che permettevano di distinguerle, io ed Ayame eravamo fermamente convinti che vestirle uguali sarebbe stato un ottimo modo per generare in loro precocissime crisi di identità. Quando vidi Akira gli feci cenno di avvicinarsi a me. Akira, lei è mia moglie Ayame. Molto lieta Akira-kun. Mi spiace che ti abbia trascinato qui. Disse la giovane donna, quasi a mo' di scusa. È il suo lavoro, tranquilla. Poi loro due... sono Jukyu, ecco sì, lei, kimono giallo paglierino. Indicai la bambina che sembrava essere più attiva. E lei e Nanatsuya, detta Nana. Indicai poi la seconda, con un kimono azzurro chiaro. Dovrai semplicemente stargli vicino, sopratutto se non ci sono io nei paraggi. Quando questa festa terminerà sarai libero di andare dove credi... torneremo a Kiri insieme poi. Ayame, devo dire una cosa ad Akira in privato. Dissi alla donna che annuì, prendendo per mano le bambine, iniziando ad avvicinarsi all'ingresso. Akira, loro sono la mia debolezza. Dunque sono la debolezza di Kiri... ciò che ti ho chiesto di fare, non è differente dal vegliare alle mura. Poi sorrisi, dando una pacca sulla spalla al ragazzo. Ma almeno sarà meno noioso.


    Ci riavvicinammo ad Ayame e le bambine e mi rivolsi alle due pesti. Jukyu, Nana, lui è Akira. Ascoltate sempre lui e la mamma se non ci sono, mi raccomando. Fissai molto a lungo Jukyu. Parlo sopratutto con te, Jukyu. Lei parve sentirsi oltraggiata! Va bene... Disse mettendo su un classico broncio infantile a cui non diedi molto peso. Infatti appena alzò lo sguardo su Akira lo guardò per un istante e disse, con il candore tipico dei bambini. Ma che ti è successo ai capelli? E lì no, non potei non ridere.


    Una volta nel Dojo notai alcune cose. La prima, evidente, era un tizio entrato lì dentro già ubriaco. Urlando il suo nome e le sue intenzioni. Lo ignorai, passandogli vicino senza disturbarlo minimamente (l'ultima cosa che volevo era discutere con un ubriacone) per poi notare gli altri ospiti. Vidi, con una certa sorpresa (e divertimento visti i vestiti) Hoshi. Hoshi?? Domandai, con gli occhi alquanto sorpresi. Cosa... per tutti i Kami è da Iwa che non ti vedo! Come stai, vecchia canaglia. Mi avvicinai al Chikuma. Cavolo, sei molto più alto ora! Notai sorpreso. Lo ricordava decisamente più basso all'epoca. Quella giornata stava iniziando bene, Hoshi era sempre stata una compagnia simpatica ed esilarante.


     
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    Karyuuken

    Il Guardiano da Asporto


    Giornata tranquilla, come tutte le altre del resto.
    La sorveglianza era stata aumentata, i doppi turni duravano ormai da un paio di settimane, ma di folli ed esasperati nukenin neanche l'ombra.
    Il vento autunnale sfiorava i miei capelli, arruffandoli ancor più, mentre sbadigliavo disteso sulle mura.
    Meika era appena andata a fare una breve ronda di perlustrazione - in verità la ronda era la mia, la sua l'aveva già fatta, ma questo non ha importanza - ed ero tutto solo sopra il cancello. Tutto solo, finché un enorme dragone non incominciò ad avvicinarsi dall'amministrazione. Yogan era ormai uno spettacolo a cui tutta Kiri si era abituata, così come anch'io del resto. Auff... E adesso che vuole? Mi lamentai con la mia ombra, con un occhio chiuso ed uno aperto, giusto per assicurarmi che venisse veramente a cercare me. Ovviamente era così.
    La dragonessa si trasformò poco prima di toccare la sommità delle mura, rivelandosi come una graziosa marmocchia dai capelli rosso acceso. Buongiorno cerina, quali nuove dal capo? Sorrisi alla bambina, che si sedette vicino a me. Itai aveva bisogno di me. Strano che abbia bisogno di me... Non ho fatto niente eh! Giuro che Meika si propone sempre lei di sua spontanea volontà per andare a fare le ronde al posto mio! Cercai di giustificarmi, se mai fosse stato quello il motivo della venuta del drago. Forza... Dammi un passaggio in Amministrazione che non voglia di fare nove piani di scale... Dissi ormai sconsolato dall'idea di nuove minacce, rimproveri o assurde missioni, mentre mi mettevo in piedi, spolverandomi i pantaloni con le mani. Finché non mi rivelò che dovevo andare a Konoha. A Konoha? E che devo fare io a Konoha? Era una proposta alquanto strana, strana anche per i miei canoni. Se ci fosse stato un messaggio da consegnare Yogan sarebbe stata sicuramente più veloce, rapida ed efficiente di me. La motivazione risultò essere più gradevole del previsto. C'era un'inaugurazione di un dojo, un evento ufficiale, e Itai il paranoico mi avrebbe voluto al suo fianco come protezione per la moglie e le due bambine. Gli serve un baby sitter praticamente, giusto? Incrociai le braccia. Mmmh... Ci pensai un attimo su. Beh... Poteva andare peggio! Ma si, perché no, tanto qui è tutto una noia! Almeno mi vado a fare un giro per Konoha, evito qualche doppio turno, e mi faccio pure una festicciola! Forse era la notizia migliore mai portata dal drago. Dammi un'oretta, poi passami a prendere a casa! Roba ufficiale, no? Spolvererò il kimono delle belle occasioni! Arruffai i capelli della bambina. Visto che ci sei, fatti un giretto e dillo a Meika! Dagli un bacino sulla guancia da parte mia come scusa! Adesso le sarebbero toccati tripli turni.

    Arrivai a casa e preparai velocemente un piccolo bagaglio, con il cambio formale per la giornata successiva, un altro cambio per il ritorno e qualche accessorio personale. Sarei partito con tutte le armi e l'equipaggiamento al seguito, d'altronde, senza di questi, sarei stato una guardia quantomeno precaria.
    Yoogan fu puntuale e, dopo che fu atterrata nel quartiere Hozuki, salii sul suo dorso e velocemente prese quota, dirigendosi verso il mare e, quindi, Konoha.
    Il viaggio durò una decine di ore il che mi permise di riposare per bene delle fatiche accumulate - ? - nell'ultimo turno notturno di guardia. Mi destai improvvisamente solamente quando il Villaggio della Foglia era ben visibile davanti a noi, con la montagna in cui erano scolpite i visi degli Hokage in piena vista. Che strana gente... Sono proprio dei fomentati. Non bastava un quadro a testa? Una statua? Ma no, certo, demoliamo una montagna... Riderò quando lo spazio finirà!
    Yogan atterrò poco dentro le mura, in un grande giardino, in modo tale da non allarmare - più di tanto - la popolazione della Foglia. Mi mise in tasca un pò di ryo e disse che ci saremmo visti la mattina successiva al dojo. Grazie, ciccia! Allora ci vediamo domani mattina! La baciai in modo scherzoso sulla fronte. Non arrossire di più che altrimenti ti scambiano per un peperone con le zampe! Mi allontanai, ridendo. Adesso ero in un villaggio di cui conoscevo due o forse tre persone, ma di cui non avevo idea di come raggiungerle. Shizuka sarebbe stata la mia prima scelta - da vecchio volpone, ovviamente - ma non avevo voglia di intraprendere una ricerca serrata dell'esuberante kunoichi con il sole ormai sulla via del tramonto. L'avrei vista, probabilmente, il giorno dopo, visto che questo tizio del dojo era un Uchiha e anche lei, almeno per metà, lo era. Una qualsiasi locanda sarebbe andata bene, così i soldi rimasti me li sarei potuti giocare come meglio credevo. Ma gli eventi di quella sera sono un'altra storia che saranno raccontati da un'altra parte.

    La mattina dopo sarei stato stranamente puntuale dinanzi alla struttura che stava per essere inaugurata. Indossava, per la gran parte, l'abito che avevo utilizzato per la cerimonia della festa della fondazione, solo che il colore del kimono era azzurro, ed il simbolo del clan Hozuki, sulla mia schiena, era di colore giallo. Sotto di esso, ero preparato di tutto punto per una qualsiasi missione. Cotta di maglia sempre indossata, seppur nascosta sotto le vesti. Aspettai non più di un paio di minuti quando vidi avvicinarsi da lontano Itai e tutta l'allegra combriccola. Era circondato da donne. Le sue due figlie, due gocce d'acqua, Yogan e una graziosa ragazza che doveva essere Ayame. Andai incontro ad Itai, il quale mi presentò alla moglie. Buongiorno capo! Buongiorno anche a lei, Ayame-chan! Con il mio solito fare da splendido, mi esibii in un sontuoso baciamano. Onorato di fare la vostra conoscenza, e non si preoccupi per me, ho avuto incarichi ben peggiori di questo negli ultimi tempi! Passai quindi alle due ragazzine, che per fortuna erano vestite con due abiti dai colori totalmente diversi. Sorrisi alle bambine, tirando un pizzicottino alla guancia della più scalminata. Buongiorno belle bambine! Io sono Akira, e per oggi staremo insieme! Non preoccupatevi, non sono noioso come vostro padre! Cercai subito di giustificarmi.
    Dopo le presentazione Itai mi prese un attimo in disparte. Loro erano la sua debolezza. Se gli fosse successo qualcosa, tutta Kiri sarebbe potuta essere in pericolo. Annuii, seriamente. Non ti preoccupare, ci penso io a guardarle a vista. Battei una mano sul petto. E poi... Cosa potrebbe mai succedere qui? La domanda era lecita, ma non per questo avrei abbassato la guardia.
    Di ritorno dalla famiglia la piccola Jukyu mi chiese cosa avevo combinato ai miei capelli, suscitando ilarità nei presenti. Bella bimba, devi sapere che un tempo erano tutti azzurri! Poi ho conosciuto tuo padre, e a furia di rimproveri stanno diventando bianchi! Se non farai la brava presto anche a te diventeranno tutti bianchi! Assomiglierai a mia nonna dopo! Giocai con la piccola, ridendo anche io di gusto insieme agli altri.

    Entrammo dentro, superando all'ingresso il padrone del dojo. Un uomo abbastanza alto, snello, con una folta chioma di capelli tenuti ben ordinati. Cercai di guardare i miei di capelli; avevo dimenticato totalmente di dargli un colpo di spazzola, ed erano ancora arruffatissimi dal giorno prima. Cercai di dargli una sistemata con le mani, con scarsi risultati.
    Passai l'ingresso con le due bambine e Ayame davanti, facendo la funzione di chiudi fila. Neanche il tempo di entrare che un tizio, evidentemente ubriaco, incominciò a sbraitare ad alta voce. Itai lo ignorò, io non ebbi la stessa pazienza. Ehi, ubriacone! Ci sono delle signore e delle bambine qui, finiscila di urlare o ti faccio andare a bere a... Mi avvicinai, abbassando la voce, così da non essere sentito dalle bambine. Taki a furia di calci nel sedere. Ci siamo capiti? Un gran sorriso sarebbe apparso sul mio volto, per poi voltare le spalle allo sconosciuto e riprendere il cammino dietro ad Itai, il quale pronunciò un nome a me ormai familiare. ROSSO! Alzai io la voce a questo punto, andando contro anche le mie stesse minacce di pochi secondi prima verso l'ubriacone. Come stai?! Sei arrivato stamattina, vero? Perché ieri sera non è esplosa nessuna taverna! Tirai una pacca sulla spalla del ninja di Suna. Vi conoscete da tanto voi due? Chiesi ai due jonin.

    Sarebbe stata una bella festa.


    Edited by H¡dan - 18/11/2015, 22:15
     
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    I ~ L'Inaugurazione: La caduta


    T

    emperature autunnali sopraggiunsero in tutto il Paese del Fuoco. Un leggero e pungente venticello spirava oltre i volti degli Hokage, smuovendo le chiome dei numerosi alberi presenti per le strade cittadine. Gli abitanti del villaggio erano immersi nella solita routine giornaliera e in prossimità del centro abitativo, le strade si animavano con mercanti ed animate discussioni sui prezzi più favorevoli per i venditori. In prossimità delle Mura di Kunoha alcuni allievi del Dojo di Atasuke Uchiha provvedevano ai preparativi della sua inaugurazione. Era un evento che difficilmente poteva passare inosservato, anche perché tonnellate di volantini erano stati sparpagliati in ogni mura del villaggio.
    La residenza dei Fuyutsuki, che si ergeva in periferia, sembrava appartenente vuota e priva di vita. Il cancello antecedente al viale principale era semi-aperto ed alcuni alberi dalla rada chioma oscuravano le finestre della villa che un tempo apparteneva ad una rinomata famiglia di Shinobi. Gli antichi fasti dei Fuyutsuki erano ormai lontani, e si percepiva nei meandri di quell’abitazione buia e silenziosa un senso di decadenza.
    Quel silenzio venne interrotto solo dal venticello che spirava da Nord portando una brezza pungente e smuovendo alcune foglie ingiallite dal periodo autunnale. Sul retro dell’abitazione un sordo tonfo ripetuto e ritmico rimbombava in quello che sembrava un cortile. Alberi di ciliegio quasi privi di chioma, tappeto di foglie imbrunite sul verde prato, ed alcune statue disposte agli angoli del sentiero in pietra.
    Pugni che impattavano con una certa cadenza lungo il tronco di un albero secolare, ormai quasi privo di corteccia. La più giovane dei Fuyutsuki, Ayuuki, continuava a sferrare pugni con un certo ritmo regolarizzando il suo respiro. Guardia alta e gambe leggermente divaricate. - Anf … Anf! - La ragazza ansimava per lo sforzo fisico mentre goccioline perlacee di sudore colavano ai lati della tempia.
    Le sue braccia erano avvolte da alcune bende, mentre indossava una tuta di allenamento per poter rendere i suoi movimenti agili e liberi da ogni intralcio. Le stesse bende avvolgevano gli arti inferiori con sandali da ninja bianchi che completavano il suo abbigliamento. La chioma castana era raccolta in due code che cadevano morbidamente sulle spalle.
    - Ancora un’altra serie.. - Era quasi sul punto di continuare con il suo allentamento quando una folta di vento molto forte la costrinse a socchiudere gli occhi e a coprire l’adolescenziale volto con le mani doloranti. Indietreggiò per pochi passi e quando riaprì le palpebre notò un volantino che si era appena adagiato su un cumulo di foglie secche a pochi metri dal lei. - Uhm? - Si avvicinò incuriosita. Le sue mani afferrarono il volantino dell’inaugurazione del Dojo di Atasuke Uchiha. Volto che s’illuminò. Era un’occasione per divertirsi e forse imparare qualcosa di nuovo. Era stanca di restare reclusa in casa ed allenarsi. Le giornate erano diventate così tediose e faticose.
    Strinse con un briciolo di frivolezza infantile il volantino e si fiondò in casa. Appariva entusiasta all’evento. E l’allegria alla Residenza Fuyutsuki era piuttosto inusuale, tanto che Ryuhei, padre di Ayuuki, la squadrò con aria interdetta e stupita. Non sapeva cosa passasse per la testa della figlia e si premurò d’indagare subito. - Ayuuki-chan, come mai questa allegria? Hai ottenuto una buona votazione all’ultima lezione in Accademia? - Conosceva abbastanza bene la secondogenita e raramente riusciva ad andare oltre la sufficienza ad un test scritto, soprattutto se a sorpresa. Inoltre le sue aspettative erano piuttosto alte, soprattutto dopo Ai. L’uomo si rabbuiò per alcuni secondi prima di tornare serio ed ascoltare la figlia.
    - Ma no… Otōsan! C’è l’Inaugurazione di un nuovo Dojo al villaggio… mi accompagni? - Chiese in direzione del padre con sguardo quasi sognante. Amava molto partecipare ai ricevimenti, soprattutto le feste. Non le piaceva essere molto formale, ma era l’occasione per spezzare un po’ la solita routine. - Pensi che Okaasan mi farà indossare il suo Kimono cerimoniale? Quello rosa con fiori di ciliegio che indossò in occasione del diploma di.. Ai! - Solo in un secondo momento si accorse di essere stata piuttosto inopportuna. Aveva nominato sua sorella maggiore. E ciò ruppe quel silenzio meditativo e fece adirare Ryuhei. Sguardo rancoroso e duro che le rivolse. - NO! - La voce dell’uomo tuonò e rimbombò in tutto il salottino, dove stava per accendersi una discussione padre-figlia. Anche il volto di Ayuuki mutò, sembrava meno sicura e spavalda. Quel briciolo di spensieratezza era improvvisamente svanito.
    - Ma.. Oneesan.. - La ragazza stava quasi per aggiungere qualcosa che venne immediatamente zittita con un gesto dall’autorità paterna. - Non nominarla. - Fu la fine di quella discussione. La giovane Ayuuki aveva imparato a scorgere della celata sofferenza nelle occhiate cariche di rancore che il padre le rivolgeva quando cercava di aprire l’argomento “Ai”. - Potrai partecipare all’evento. Non aggiungere altra vergogna alla nostra famiglia e ti proibisco d’indossare Kimoni di cerimonia dei Fuyutsuki! - La ragazza si congedò con un inchino e distogliendo lo sguardo dall’austera figura paterna. Sapeva benissimo che in queste occasioni non poteva ottenere più di quanto concesso.

    [ … ]

    L’Indomani la Fuyutsuki si svegliò di buon mattino. Probabilmente nessuno attendeva il suo arrivo alla festa d’inaugurazione, non avendo mai stretto forte amicizie nemmeno con i suoi compagni di classe dell’Accademia, ma ci teneva ad essere puntuale. Probabilmente era un’occasione piuttosto formale e il fatto di non poter indossare il Kimono di Famiglia la rendeva triste. In realtà era arrabbiata con Ryuhei, ma sapeva benissimo che se avesse fatto ulteriori insistenze poteva dimenticarsi quella generosa concessione.
    Aprì le ante del suo armadio ed indossò uno dei suoi Kimoni migliori. Forse non era di tessuti pregiati o non possedeva decorazioni esotiche e ricercate, ma a lei piaceva molto. L’indumento aveva dei risvolti scuri in netto contrasto con il colore chiaro, un azzurro pallido, del tessuto. Candide decorazioni floreali che erano state ricamate sul fronte del Kimono e lungo la parte inferiore. Indossava dei comodi sandali e la chioma era stata raccolta grazie a dei kanzashi. Solo alcune ciocche di capelli solcavano il suo giovane viso. Non aveva bisogno nemmeno di un velo di trucco data la sua giovane età.
    Si guardò per un po’ davanti allo specchio per curare eventuali dettagli. Alla fine si sentì pronta e scese le scale ed attraversò l’atrio per poter uscire dalla Villa Fuyutsuki. - Perfetto! - Nonostante il piccolo diverbio con il padre il classico buon umore che la contraddistingueva non sembrava minimamente incrinato. Aveva imparato a lasciarsi alle spalle ogni cosa e sorridere.
    - Okaasan.. vado.. - Per un attimo aveva quasi dimenticato che Natsumi, sua madre, se ne restava immobile priva di qualsiasi emozioni in salotto dopo la scomparsa di Ai. Per un attimo aveva pensato che tutto fosse in ordine, che fossero una famiglia “normale”. Quel Kimono e la spensieratezza che l’inaugurazione del Dojo portava con sé l’aveva illusa che il tempo potesse tornare indietro. Ed invece la donna con lo sguardo perso nel vuoto se ne stava a testa china senza pronunciare parola, nemmeno notando l’abbigliamento della figlia.
    Ayuuki si aspettava di ricevere i soliti complimenti che una madre dona alla figlia. Ed invece le venne concesso solo un debole assenso. - … - Nessuna parola fuoriuscì dalle sue labbra. E la ragazza dovette abbandonare la villa paterna con un’espressione tutt’altro che entusiasta. Chiuse il cancello dietro di sé e ad ogni passo si sentiva sempre più leggera. Si stava allontanando da quella situazione tanto angosciante e diventata insostenibile.

    [ … ]

    Occhioni cristallini che si soffermarono estasiati sul maestoso Torii posto all’ingresso del Dojo. La struttura era seguita da un giardino esterno molto ben curato. L’espressione della Fuyutsuki era piuttosto affascinata e serena. Sorriso che comparve sul suo volto, non più imbronciato. Inoltre intorno a sé iniziava già ad accalcarsi molte persone, invitati e curiosi del villaggio della Foglia.
    Non si parlava d’altro. Alcuni elogiavano la distinta figura di Atasuke Uchiha, altri apprezzavano la gentilezza dei suoi allievi che si offrivano di condurre un rapido giro turistico nella struttura. Infatti uno di essi, vestiti con un Kimono molto simili, si avvicinò alla studentessa dell’Accademia per chiederle se volesse unirsi al gruppo per la visita. Rifiutò per farsi indicare il loro sensei. Era proprio l’uomo che aveva visto in prossimità dell’entrata. Decise di raggiungerlo. - Ohayoo… Complimenti per il Dojo, Atasuke-sama! - Chinò leggermente il capo per poter mostrare i dovuti riguardi ad un Ninja del calibro dell’Uchiha.
    Dopo essersi raddrizzata, mostrando anche un minimo d’imbarazzo ed esitazione in quelle parole, decise di allontanarsi. In un certo senso sentiva un po’ gli occhi puntati addosso e non voleva disturbare ulteriormente l’uomo. Almeno questi erano i suoi propositi, anche perché non molto lontano adocchiò un gruppo di persone. - Ahw! - Occhi sluccicosi che si puntarono sulle gemelline del gruppo di Kiri. - Come sono carine! - Si chinò in loro direzione senza temere di essere troppo invadente o spaventarle. Ampio sorriso che si delineò sul suo volto.
    - Come vi chiamate? - Non conoscendo nessuno dei “presenti” e ritenne opportuno intrattenersi con le due ragazzine. Almeno fino a quando non notò la volpe del Sunese. - Ahw! - Dimenticandosi completamente la formalità del ricevimento cercò di raggiungere anche l’esserino peloso. Ma non appena ruotò il busto finì per sovrapporre le gambe l’una sull’altra ed ostacolarsi da sola. Risultato? Finì rovinosamente a terra atterrando di faccia.


     
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    Quando la lettera di Atasuke gli venne recapitata in ufficio la scartò alzando lievemente gli occhi al cielo, sapendo che probabilmente era l’invito al Piccolo evento per l’inaugurazione del suo dojo.

    E te pareva!
    Menomale che sapeva essere sciolto, sta lettera è così rigida che potrei affettarci ogni singola lama del mio equipaggiamento.


    Sbuffò mentre faceva chiamare “uno qualsiasi di quelli che recapitano le lettere”.
    Aveva imparato con una certa dimestichezza ad individuare i nomi sui cartellini e far sembrare quasi che li sapesse da sempre.

    Oh, Hiroshi.

    Salutò quando il garzone entrò dalla porta.

    Niente di più semplice, prendi la lettera e recapitala ad Atasuke Uchiha

    Gli porse una busta sigillata col simbolo di Konoha e lo invitò cortesemente ad eseguire mentre tornava ai suoi affari, ad Atasuke non sarebbe stato recapitato che un elegante biglietto con una calligrafia ordinata degna del miglior scribacchino, su una carta ruvida che impediva al pennello di sbavare.

    Arriverò in ritardo, ti avrei mandato un clone ma mi sembrava inopportuno, e potrei trovarmi troppo distante.
    Ma non disperare, arriverò comunque <3


    Sapeva che per Atasuke, nonostante il ruo lo di Kage che ricopriva, la sua presenza pur essendo tollerata era fastidiosa più che ben accolta, per cui, perché mai togliersi quella soddisfazione?
     
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    «Vorrei che questa giornata iniziasse in modo piacevole.»



    Seduto nel grande Salone in stile tradizionale della sua Magione, Toshiro Kobayashi, il Signore dell'Airone e una delle più potenti personalità del Fuoco, conosciuto e apprezzato per il suo carattere fermo e l'intelligenza senza pari, annuì seriamente. I suoi profondi occhi verdi, socchiusi in un'espressione di pura integrità, per un istante brillarono di emozione. «Ed ecco perché devi indossare queste.» Ordinò con il tono di voce di chi è abituato a impartire comandi. Senza esitazione tirò fuori dalla manica del suo ampio e riccamente decorato Haori verde smeraldo, lo stesso che identificava di generazione in generazione il Capoclan dei Kobayashi, un paio di orecchie da gatto e una coda abbinata. Entrambi erano lanugginosi e neri, proprio come quelli di un cucciolo. «No, aspetta. Prima che tu possa rifiutarti di farlo, sappi questo.» Tuonò l'uomo, alzando una mano di fronte a sé per poi scuotere la testa in modo severo. «Se le indosserai, sono certo che Masaki ne sarà felicissimo. Lo dico con certezza perché quando gli ho spedito di nascosto la tua foto da bambina, quella che scattai l'anno in cui andammo alla Festa delle Anime al Paese del Thè, e tu eri vestita da koneko-chan; mi ha fatto spedire di rimando una bottiglia di pregiatissimo sakè e quindi ritengo ch–...»
    ...Ma non terminò la frase. Improvvisamente due piccole e affusolate mani si chiusero come una tagliola attorno al suo collo mentre, come per magia, un leggio di legno intarsiato attraversava orizzontalmente la Sala, collidendo con la sua testa con un forte “stock”...che tutti i presenti furono pronti a giurare suonò a vuoto.
    «Cosa hai osato fare?» Sussurrò una voce femminile, mentre l'ombra di una creatura mostruosa si alzava in piedi dal posto inginocchiato di fronte al Capoclan. «Cosa hai osato fare...?»
    «Fermati, figlia mia!»
    Strillò di rimando Toshiro Kobayashi, con gli occhi pieni di lacrime. Alle sue spalle, la figura scura e tremante di uno spirito della morte scivolò troppo vicino alla sua testa per sembrare una coincidenza... «L'HO FATTO PENSANDO CHE GLI AVREBBE FATTO PIACE–...»
    Ma anche stavolta non finì la frase. Qualcosa infatti gli afferrò la nuca, sollevandolo leggermente dal tatami verde salvia su cui cercava ancora di mantenersi composto, e per un attimo lui, sudando copiosamente, provò ad abbozzare un sorriso. Purtroppo, però, era pallido come un cadavere.
    «Tu vuoi rovinare il matrimonio di nostra figlia, bestia senza criterio.» Mormorò la figura alle spalle del Signore dell'Airone. Gli occhi, coperti da una lunghissima cascata di vellutati capelli corvini, brillarono di un rosso intenso di fronte al quale la seconda figura, poc'anzi intenta allo strangolamento, si girò di scatto. Stava sudando pure lei. «Ti ucciderò prima che tu possa riuscirci. Questa volta ti ucciderò davvero.» E così dicendo girò lentamente la testa dell'uomo verso di sé. Per tutta risposta egli si mise le mani sugli occhi, sorridendo.
    «Heiko, amore mio. Tu sei una donna troppo apprensiva. Come puoi pensare che io voglia rovinare il matrimonio della mia unica erede con quell'indegno e screanzato ladro di figlie?» Chiese Toshiro Kobayashi in modo amorevole. «Non ti vedo, ora, ma posso giurare che hai delle rughe in tutta la faccia.... eeeh, Heiko cara, luce mia, sai è così che si diventa vecch–...» Il tonfo che interruppe la sua frase echeggiò in tutte le stanze del palazzo.

    […] Quel giorno sarebbe stato detto dalle numerose domestiche e i tanti garzoni di Magione Kobayashi, il più potente e ricco Clan di tutte le Terre del Fuoco, che qualcosa volò nel cielo.
    Un airone, furono pronti a giurare in molti.
    Un drago, dissero altri.
    ...Qualunque cosa fosse, comunque, il Capoclan avrebbe passato il resto della giornata a letto, accusando di avere tutte le ossa del corpo rotte e fosse dunque in procinto di morire.
    Sua moglie, per tutta risposta, fece chiamare un prete Shintoista per l'estrema unzione e diede ordine a tre carpentieri di costruire un altarino mortuario in giardino.
    Dovettero fermarla in tre.

    «Non capisco perché vi siete arrabbiata così tanto, Ojou-sama.» Chiese una donna alta dai corti capelli rosso fuoco e due grandi occhi blu oltremare. Indossava un kimono completamente nero, aderente alla sua figura snella come una seconda pelle e, con lo sguardo perplesso di chi non è certo di voler prendere in considerazione una certa faccenda, seguiva un'altra donna, al contrario di lei riccamente vestita, la quale stava camminando a passo spedito lungo i porticati di legno lucido della grande Villa di cui era Principessa e unica Erede. Il suo volto era di una tonalità di rosso che ricordava i peperoncini Habanero.
    «Ritsuko, sei diventata sorda, forse?!» Ringhiò Shizuka Kobayashi, avvampando se possibile ancora di più. «Ha mandato quella foto a Masaki! Quanti anni avrò avuto?! Sei, sette...» Balbettò, paonazza.
    «Ne avevate cinque e mezzo.» Puntualizzò Ritsuko Aoki, sorridendo. Come sempre non dimenticava un solo secondo della vita della sua padrona, la donna per cui era nata e alla quale aveva devoluto tutta la sua vita. «Ed eravate molto graziosa.» Aggiunse, arrossendo nel portarsi una mano al volto incantato dal ricordo stampato a fuoco nella sua mente. Era estasiata.
    «Oh, gli Dei ti perdonino, Ritsuko, non è questo il punto...» Bofonchiò la Principessa, svoltando rapidamente l'ennesimo angolo. Attraversò a passo spedito un incrocio a quattro sbocchi, tutti indirizzati verso quattro corridoi diversi, camminando sul pavimento in legno che recava il dipinto di una rosa del vento dall'aspetto piuttosto antico. Senza esitazione imboccò il corridoio che dava accesso all'Ala Est. «Masaki non dovrebbe vedere quelle foto! Non le ha mai viste nessuno!» Gemette con voce rotta.
    «E' il vostro fidanzato.» Osservò puntualmente la Kumori, inarcando un sopracciglio. Pronunciare quella frase sembrava esser stato piuttosto ostico e aveva difatti imposto lei un'espressione irritata. E invidiosa. «In ogni caso vi sposerete questo inverno, dico bene? Passerete il resto della vostra vita insieme, Principessa. Lui verrà comunque a conoscenza di ogni lato scabroso della vostra vita. Anche degli orsacchiotti che nascondete nella camera comunicante alla vostra perché non vi piace dormire da sola.» Commentò sardonica, alzando i palmi delle mani verso l'alto e sospirando poi sonoramente. Per tutta risposta l'altra, bloccandosi di scatto, impallidì come un cadavere.
    Dannazione, a quello non aveva riflettuto... ma era vero! Sarebbe proprio finita così: Masaki Kurogane avrebbe scoperto tutto, di lei!
    Che la loro relazione fosse una recita, più o meno, poco importava. Quell'uomo avrebbe comunque avuto accesso ad ogni cosa la riguardasse, ad ogni antro problematico del suo carattere, e ad ogni sua debolezza. Avrebbe scoperto che aveva appiccicato i poster di quel cantante del Paese dei Demoni nel suo laboratorio, che era solita sfogliare le riviste dal fondo e a bere da baratolli anziché dalle tazzine di porcellana, che mangiava schifezze distesa per terra, che scendeva dal futon sempre con il piede destro e che odiava le cose viscide e disgustose come gli insetti o i vermi, a cui preferiva di gran lunga i cuccioli piccoli e teneri.
    Portandosi entrambe le mani alla testa, Shizuka Kobayashi aprì la bocca in un urlo muto: quell'uomo avrebbe avuto la possibilità di distruggere l'immagine a cui aveva lavorato per tutti quegli anni!
    Oh no, che ne sarebbe stato, di lei? Della donna forte e senza macchia che si affiancava all'Hokage, di cui era l'ombra (o qualcosa del genere)?!
    ...Era già pronta a pugnalarsi alla giugulare con uno spillone per capelli quando improvvisamente una domestica girò un angolo, trafelata, protendendo le braccia verso di lei. Sembrava stanca come se avesse corso per giorni.
    «Scusatemi, ho cercato di raggiungervi, ma eravate troppo svelta.» Sussurrò in un fischietto la domestica, dopo che si fu ripresa abbastanza da non blaterare parole incomprensibili e per lo più masticate. «Mi dispiace disturbarvi, mia Signora, ma una missiva è stata recapitata per voi...» E così dicendo estrasse dalla tasca del grembiule del suo kimono puntinato, in modo invero assai incerto, una busta chiusa con ceralacca. «Non sapevo se dirvelo o meno... voglio dire, mia Signora.... il mittente è Atasuke Uchiha e io non...» Tentennò, lanciando uno sguardo di sottecchi alla Principessa del Fuoco. «Dopo quello che ci avevate detto, io...» Ma lasciò la frase in sospeso, non sapendo evidentemente se poteva o meno permettersi di continuare.
    Ferma al suo posto Shizuka Kobayashi guardò in silenzio Miwa, una delle sue domestiche più giovani, e sorridendo lei con dolcezza prese la lettera dalle sue mani, inchinandosi e ringraziando. Aveva supposto che prima o poi qualcosa del genere sarebbe capitato, e non avrebbe accusato le sue attendenti per il dubbio che era ovvio avrebbero denotato.
    Il giorno in cui aveva fatto rendere noto a Konoha che stava “incontrando ufficialmente Masaki Kurogane, unico Erede e Rampollo del Clan di Ferro” aveva dato ordine ai servi della sua Magione di rispedire indietro ogni lettera o attendente delle Dinastie dei suoi altri pretendenti. Aveva calcato particolarmente l'ordine per quanto atteneva ad Akihiko Murasaki, il figlio del Daimyo –che conosceva abbastanza bene da immaginarselo arrivare di persona alle porte di Konoha quando fosse venuto a conoscenza della notizia– e ad Atasuke Uchiha –abbastanza folle da fare chissà quale azzardo, cosa che gli avrebbe impedito a costo di fargli saltare personalmente la testa– ...e così, da quel giorno, nessun uomo si era più avvicinato a lei. Se non Masaki.
    Guardando la lettera che teneva in mano, la Principessa chiuse gli occhi, sospirando.
    Atasuke era un amico, lo era sempre stato, una persona a cui teneva sopra a molte altre. Era suo compagno, suo alleato, uno dei pochi che aveva creduto in lei quando nessun altro lo aveva fatto. Suo malgrado, dunque, non era riuscita ad impedirsi di salutarlo quando lo incontrava. E in quel caso non fu in grado di rimandare indietro la lettera.
    «E' una pessima idea, Ojou-sama.» Ruggì immediatamente Ritsuko Aoki, quando ebbe allontanato con un gesto secco della mano la domestica da lì. «Se Masaki Kurogane-sama verrà a saperlo potete ben scommettere che...»
    «Masaki verrà a saperlo comunque, o pensi forse che potrei nascondere lui qualcosa?»
    Rispose la Principessa, guardando di sbieco la sua Kumori. Fu più sincera di quello che si era immaginata.
    «Atasuke Uchiha... quell'animale sarebbe pronto a tutto pur di farvi lasciare con il nobile Kurogane!» E Shizuka, alzando gli occhi al cielo nell'avviarsi verso le sue stanze, rise tra sé e sé di come Masaki fosse improvvisamente diventato “nobile” se posto a confronto di Atasuke. Povero amico suo, godeva proprio di una brutta reputazione nella sua famiglia...
    «Masaki è il mio fidanzato e sono innamorata di lui, Ritsuko. Non sono solita tradire le persone che amo. Lui avrà la mia fedeltà, e l'avrà per sempre.» E così dicendo sedette al suo scrittoio, aprendo la busta e leggendo la missiva.
    Pile di libri erano accatastate ovunque, sormontate da rotoli antichi, tomi di medicina e un'infinità di scartoffie che recavano il timbro dell'amministrazione e dell'ospedale di Konoha. Lei, però, parve non avere difficoltà a trovare il suo set da lettere in mezzo a quel caos, e lo rinvenne infatti a colpo sicuro da sotto due pacchetti di snack al wasabi e uno di caramelle al thè verde.
    Prendendo uno dei bei fogli di filigrana d'oro e un calamaio a forma di airone, la Principessa scrisse una lunga lettera. O almeno ci provò. In effetti accartocciò più volte il foglio, e solo al quarto tentativo parve soddisfatta del risultato. Chiudendo dunque la busta e firmandola con il suo nome, appose il timbro del suo Clan con cera rossa bollente, e porse tutto a Ritsuko perché la consegnasse nelle mani di Masaki Kurogane in persona. A niente valsero le domande della Kumori sul contenuto della lettera, ma quando ella tornò qualche ora dopo, recava già con sé la risposta dell'Erede del Ferro...
    ...che Shizuka lesse subito, con un gomito posato sul suo scrittoio e un mikado al cioccolato in bocca.
    Quando ebbe terminato, la Principessa non poté fare a meno di sorridere, chiudendo gli occhi.
    Per essere una recita, era comunque sempre e puntualmente molto dolce, con lei...

    […]



    Il giorno dell'inaugurazione, i Kobayashi arrivarono come sempre in pompa magna. Non che qualcuno si aspettasse di meno, del resto se anche avessero indossato qualche straccio e un paio di zoccoli di legno marcio, sarebbero riusciti comunque a spiccare fra tutti i presenti.
    Quella era la condanna, e allo stesso tempo il privilegio, di essere una Dinastia di grandi Signori, si diceva.
    Heiko e Toshiro Kobayashi, braccio intrecciato e sguardo fiero puntato in avanti, camminavano in testa: entrambi indossavano ricchi kimono di broccato, ricamati secondo fantasie autunnali che richiamavano la stagione in corso come la tradizione voleva, e si muovevano di una sicurezza e un'eleganza rara da vedere persino alla corte del Daimyo, simile a quella di creature antiche la cui leggenda era da molto tempo perduta...
    Dietro a loro, due figure vestite di kimono completamente neri, un uomo e una donna di circa una quarantina d'anni, camminavano affiancando i rispettivi Padroni, di cui sorvegliavano la persona con occhi acuti e fini. Gli stessi che Ritsuko Aoki non allontanava dalla sua Principessa: Shizuka.
    Lei camminava molto indietro rispetto ai genitori, e di tanto in tanto lanciava sguardi a destra a sinistra, cercando forse di trovare qualcosa o qualcuno tra la folla della Via di Konoha che portava al Dojo Karyuuken.
    Quel giorno indossava uno splendido kimono rosso fuoco, ricamato di una fantasia di foglie di acero giapponese che, danzando in un vento di perle rosee, scendevano fino ai suoi geta laccati alti quattro dita. Il ricco obi color dell'oro, bloccato in vita da un nastro chiaro recante una spilla a forma di magnolia, avvolgeva la vita della ragazza, risaltandone le forme generose e seducenti, e terminando poi in un fiocco sulla schiena, elegantemente intrecciato di spilloni di puro oro.
    Qualche ciocca dei lunghi e lisci capelli castani della Principessa ricadevano scompigliati sull'abito tradizionale, liberandosi dal morbido raccolto adagiato su di una spalla di lei, e non mancavano di solleticarle il volto, un ovale dalla carnagione rosea in cui spiccavano profondi occhi verde smeraldo e una bocca carnosa e rubiconda che lei non smetteva di mordicchiarsi, ansiosa.
    Lisciandosi per l'ennesima volta l'haori di broccato sulle spalle, Shizuka deglutì, guardandosi intorno. Era leggermente truccata, come si conveniva ad un incontro formale, ma era nervosa come se stesse per presenziare a chissà quale ricevimento di corte. In mano stringeva una lettera, ormai logora.
    «E' sicuramente scappato a Genosha.» Disse improvvisamente Ritsuko Aoki, rompendo il silenzio teso che si era venuto a creare tra lei e la sua Padrona da quando entrambe avevano imboccato la strada principale del Villaggio. Visto che Shizuka per poco non si ruppe l'osso del collo da quanto veloce si girò, la Kumori ritrattò immediatamente. «Sto scherzando, ovviamente. Quel povero pazzo è innamorato di voi più di quanto voi lo siete di lui. Cos'è, non avete visto come vi guarda?» Chiese, facendo una smorfia in cui mostrò la lingua. In effetti sembrava davvero schifata.
    «Dovremmo incontrarci di fronte al Dojo, ha scritto che verrà con me.» Ripeté per la cinquantaduesima volta l'Erede (erano state contate, ovviamente). «...Ma siamo arrivati, ormai, e lui non c'è. Credi che mi abbia dato mentito?» Gemette ancora, guardando l'insegna del Dojo di Atasuke che ormai incombeva su di lei e dal cui interno arrivava il chiacchericcio di diversi invitati. Da davanti, suo padre si girò a guardarla, perplesso: nemmeno lui lo vedeva (quello screanzato ruba figlie che avrebbe fatto annegare nel suo laghetto di carpe Koi presto. Molto presto.)
    «Arriverà.» Rispose la Kumori, piccata. «E poi morirà.»

    E quella, più che una minaccia sembrava un annuncio.
    ...Vedendo lo sguardo baldanzoso di Toshiro Kobayashi, quello furioso di Ritsuko Aoki e quello oltremodo pretenzioso di Heiko Uchiha, però, niente si sarebbe rivelato più corretto.
    Povero, povero Masaki... non sapeva cosa lo aspettava.
     
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    Karyuuken: L'inaugurazione

    Strane lettere




    Di rado parlavo con mio padre. Che per lui provassi scarso amore non era un mistero: circa tutti alla Magione di Ferro sapevano che l'Erede odiava il Capoclan così visceralmente da desiderarne la morte. E più di tutto, il Capoclan lo sapeva. Ma il Capoclan credeva che l'Erede non avesse nemmen lontanamente il coraggio necessario a fare ciò che desiderava fare, giacché il Capoclan era potente. Ed era vero anche il contrario: il Capoclan nutriva scarso affetto per il figlio che sin dalla tenera età aveva dimostrato un terribile carattere ribelle ed insofferente a quello che era il suo destino. Eppure quel giorno parlavamo: io, l'Erede e mio padre, il Capoclan. Eravamo in una grande Salone dall'aria tetra, come qualsiasi altra cosa presso quell'enorme e triste palazzo. Il Capoclan sedeva su un comodo trono sul quale sedeva con la sua solita rigidità. Aveva i capelli bianchi, come quelli del figlio, e due occhi di un castano così particolare da sembrare quasi di un leggero color ciliegia. Il viso era in penombra, giacché la luce non gli piaceva.
    Dunque quelle voci che avevo sentito erano vere. Tu, tra tutte le donne... Jinsuke gonfiò un attimo il petto, quasi in preda ad una composta eccitazione. Lui, più di tutti, comprendeva cosa voleva dire per i Kurogane l'unione con i Kobayashi. Ma non gli diedi la soddisfazione di farla sembrare una sua scelta: se l'avessi fatto probabilmente mio padre avrebbe sospettato qualcosa. Lui, un uomo in grado di sentire il puzzo di tradimento come un segugio addestrato, non lasciava spazio ad alcun errore... e diventare improvvisamente il figlio che aveva sempre desiderato era il più grossolano che potessi commettere.
    Non eccitarti troppo. Dissi con il mio solito tono strafottente. Capisco benissimo che in questo momento senti l'assoluta voglia di abbracciarmi, ma non l'ho fatto per te. È stato un caso. Mi alzai, stanco della sua presenza. Ero stato lì solo cinque minuti e non reggevo già il suo sguardo ulteriormente. Mi sono innamorato di Shizuka, ammetto che sulle prime non avevo nemmeno capito chi fosse. Goditi questa fortuita vittoria, Otou-sama. Ed uscii dalla stanza con passo lento e deciso, senza riuscire a non sorridere quando nessuno poteva vedermi.


    Tornato nelle mie stanze mi rilassai sul mio ampio futon per una decina di minuti, senza far nulla, limitandomi a pensare. Pensavo spesso in quei giorni: pensavo molto al piano, pensavo al pericolo che correvo e che stavo facendo correre a Shizuka. Pensavo molto anche a lei. Lei era uno Kunoichi tutt'altro che indifesa, ne ero certo, ma allo stesso tempo nessuno - a parte me - conosceva la vastità del potere militare della mia famiglia. Motivo per cui temevo comunque per la sua incolumità più di quanto sarebbe stato saggio dato il nostro rapporto. Non potevo farci nulla però. Col passare dei mesi, fermo restando che sapevo benissimo che quella era una recita (da parte di lei) era per me divenuto sempre più difficile distinguere i momenti in cui ero me stesso ed in cui recitavo. Quel flusso di pensieri fu bruscamente interrotto da un bussare leggero alla mia porta. Masaki-sama, sono Baiko. Baiko era il mio più fedele servitore. Non amavo definirlo tale, ma qualsiasi mio tentativo di comare quella distanza che ci separava e trasformare quel rapporto di subordinazione in un'amicizia era stato prontamente respinto da Baiko stesso. Per questo motivo, in quel momento, non potevo fidarmi di lui. Per questo motivo, quando il momento della verità sarebbe giunto, avrei sperato che la fedeltà di Baiko fosse maggiormente rivolta a me piuttosto che al Clan. Entra pure.
    Mi tirai su, sedendomi a gambe incrociate sul Fuuton. Baiko era un ragazzo sulla ventina, dal fisico alto e slanciato. I capelli lunghi, neri e lisci incorniciavano un viso inespressivo sul quale erano dipinti due occhi neri, grandi e del tutto inespressivi. Baiko era assolutamente devoto, spaventoso ed incredibilmente forte.


    In mano stringeva una busta ed un foglio attentamente ripiegati. Masaki-sama, questa è giunta alcuni giorni fa dalla magione dei Kobayashi, ve la sto consegnando ora che siete tornato dai vostri incarichi. E proprio poco fa è giunta anche questa. Annuii. Ero stato fuori per conto del Clan, e mi ero assentato per circa quattro giorni. Il primo pacchetto era piuttosto pesante per essere fatto da soli pochi fogli, mentre l'altra era sicuramente una lettera. Non era la prima volta che Shizuka mi scriveva. L'aprii rapidamente e la lessi seduta stante. Dovetti rileggere alcuni passaggi più e più volte per comprendere bene tutta la storia, ed alla fine ripiegai con cura la lettera. Baiko si era avvicinato, silenzioso come un'ombra. Vi pulsa una vena sulla tempia. Siete arrabbiato, Masaki-sama? Già, lo ero? Che motivo ne avevo del resto. Ma lo ero comunque. No, non è niente. Baiko, dovrò presenziare ad una cerimonia tra qualche giorno, insieme a Shizuka. Baiko annuì con inespressiva gentilezza. Sarà tutto pronto. Che occasione? L'inaugurazione di un dojo. Devo fare un'ottima figura, ci dovrebbero essere anche i suoi genitori. Baiko si inchinò e si voltò, lasciandomi solo. Incuriosito dal secondo pacco lo aprii e vidi che conteneva... delle foto. Iniziai a vederle, una ad una, e ad ogni foto il sorriso sulle mie labbra si allargava ed alla fine non riuscii a non scoppiare in una genuina risata. Il mittente era Toshiro Kobayashi, e quelle foto erano di Shizuka da bambina vestita da koneko. Che aveva in testa quell'uomo?




    Mio padre non sarebbe mai e poi mai venuto ad una cerimonia così triviale. Poco importava se erano invitati i Kobayashi e persino l'Hokage stesso. Meglio così, pensai. Meno stava vicino a Shizuka, più tranquillo sarei stato. Baiko scelse per me un raffinato kimono completamente nero (colore della mia casata). Sulla schiena, ricamato con fili d'oro, c'era il simbolo della mia orgogliosa casata. Era semplice, ma estremamente elegante. Per fortuna che ci sei tu che ricordi il mio guardaroba, Baiko. L'uomo accennò ad un sorriso, che svanì rapidamente dal suo viso cadaverico. È un vestito dei Kobayashi, Masaki-sama. Sono senza dubbio i migliori del continente. Annuii, non avendo mai avuto dubbi. Non era la prima volta che provavo qualcosa di quella fattura. Fui obbligato a dare una forma meno confusa ai miei capelli, che ricadevano quasi ordinati nel loro disordine ai sulla mia testa. Li avevo fatti crescere un po', per cui anziché drizzarsi verso l'alto ricadevano in basso dolcemente. Infine legai alla cinta la mia katana nel suo miglior fodero cerimoniale. Nero, con intarsi di oro e rubini. Era un'arma letale, sopratutto in mano di chi era in grado di utilizzarla, ma in quell'occasione era mia intenzione portarla con me solo come una katana cerimoniale legata con precisione all'obi bianco che legai alla vita. Indossai i geta, non troppo alti, e dunque fui pronto per uscire di casa.


    Decisi di portare con me Baiko, che camminava alle mie spalle con apparente indifferenza. Il viaggio era terribilmente lento. Se avessi voluto sarei potuto essere lì in un istante ma la mia "arte" doveva rimanere assolutamente segreta. Era un'arma in più da utilizzare al momento decisivo, svelarla prima non avrebbe fatto altro che aiutare mio padre a prendere ulteriori contromisure nei miei confronti. Una bellissima giornata autunnale, non trovi Baiko? I viali della Foglia erano ricoperti da un manto di foglie del caldo colore autunnale: gialle, marroni e rosse fuse in una morbida tonalità arcana che ricordava l'inizio dell'inverno. Giunti dinanzi al Dojo Karyuuken notai immediatamente Shizuka e tutta la sua famiglia. Ritsuko compresa. Quella ragazza mi inquietava tremendamente. Riuscii a sentire solo un "e poi morirà" nel mentre che mi avvicinavo. Spero di non essere io quello che deve morire, Ritsuko-san. Dissi con tono gentile e composto, rivolgendomi poi a Shizuka. Shizuka, konnichiwa Feci un leggero inchino. Mi sei mancata. Dissi, sinceramente. I suoi genitori erano più avanti e non mi avevano ancora notato. Baiko era al mio fianco, inquietante come sempre. Shizuka, Ritsuko-san, lui è Baiko, mio fedelissimo servitore e guardia. Baiko fece un profondissimo inchino in segno di assoluto rispetto. Sono solo un umile servitore. Disse, quasi a scusarsi della sua presenza, facendo un passo indietro per essere meno invadente. Offrii il mio braccio a Shizuka. Scusami se ho tardato, non sono molto a mio agio sui geta. Dissi, a mo' di scusa, anche se in effetti avevo fatto solo una manciata di secondi di ritardo. Andiamo? Domandai, con voce calma. Non accennai minimamente alla lettera, ovviamente lei sapeva che l'avevo letta e ricevuta (altrimenti non sei stato lì). Non volevo caricarla con preoccupazioni inutili: ero assolutamente certo che quel giorno sarebbe andato tutto per il meglio.


    Intervengo con questo PNG legato alla Quest "Akai Kekkaishi". Le azioni di questa giocata possono avere effetti anche sulla quest, in bene o in male :guru:


    Edited by -Max - 22/11/2015, 15:26
     
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  12. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    火竜剣, L'Inaugurazione 二

    ~Un Benvenuto Caloroso~


    ~Alcuni giorni prima~


    Atasuke se ne stava placidamente a casa sua, prendendosi un'attimo per una sana e meritata pausa da tutto ciò che stava accadendo in quei giorni. A breve, molto a breve, avrebbe aperto ufficialmente la sua scuola e l'organizzazione di tutto quell'evento si stava facendo decisamente complessa, ben oltre alle sue aspettative.
    In tutto quel trambusto, infatti, dovette addirittura organizzarsi preventivamente per non rischiare che le mura rimanessero scoperte durante le sue assenze o quando prelevava dal turno alcuni dei guardiani (oltre che allievi) per i lavori.
    In quell'unico attimo di sollievo, qualcuno, spedito dall'amministrazione del villaggio, si presentò alla sua porta, recando un messaggio ufficiale, inviato non di meno che da Raizen stesso.
    In un primo istante, aprendo la busta temette per eventuali problematiche dell'ultimo minuto o per eventuali convocazioni in missioni coincidenti proprio con il giorno dell'apertura, ma alla fine fu un sollievo sapere che semplicemente l'Hokage avvisava che per impegni sarebbe semplicemente giunto in ritardo...

    [...]


    ~Shinichi, Hoshi~


    Atasuke era la, fiero, mentre osservava le decine di persone che entravano, partendo dai semplici curiosi, passando per gli esaltati e di tanto in tanto, celando tra i ranghi qualche elemento interessante.
    Egli li osservava, salutandoli uno ad uno con un breve inchino, un sorriso e di tanto in tanto qualche parola veloce verso i conoscenti. Contò svariate persone, la maggior parte del clan del ventaglio, curiosi di quanto stava cadendo il loro parente, alcuni dal clan degli Hyuga, alcuni Yamanaka, un paio di Nara assonnati e svariate rappresentanze da tutte le varie casate del villaggio.
    A malincuore, però, non vide però nessuno dei Kobayashi, segno che forse non avevano ricevuto l'invito o che forse non potevano partecipare a causa dei loro innumerevoli impegni. Quale che fosse la realtà Atasuke però rimase fermo e ligio al ruolo che ricopriva in quel momento. Non poteva dare a vedere tristezza in quel giorno di festeggiamenti.

    “Ehm... chiedo perdono. Siete forse voi Atasuke-dono?”


    Una voce gentile attirò la sua attenzione, mentre stava indicando agli ennesimi ospiti un allievo che li avrebbe accompagnati per il giro del dojo fino agli spalti allestiti apposta per l'occasione nella sala grande.

    «Si, sono io, mia cara. A cosa devo l'onore?»


    Rispose con il suo consueto tono gentile ed un sorriso, uniti ad un breve quanto cordiale inchino.

    “Vi chiedo enormemente perdono ma... sono qui per accompagnare Shinichi, Kurogane. Solo che lui non è ancora arrivato e mi chiedevo se fosse possibile per noi tre entrare lo stesso... sarebbe un problema?”


    La dolcezza dei modi lo colpì nel profondo. Da quando Shinichi era attorniato da tante donne? Ma soprattutto: Da quando quelle tanto raffinate e gentili bazzicavano Suna?
    Atasuke di tutta risposta rise, non della ragazza, ne di cattiveria. Era una risata gentile, amichevole, quasi come a voler essere familiare.

    «Oh, mia cara, certo che potete entrare, non ci sono problemi... Potrei solo sapere il vostro nome? Così potrò avvisare Shinichi del vostro ingresso quando sarà giunto»


    Un'altro sorriso. Molti si chiedevano come facesse l'Uchiha a sorridere tanto. Alcune malelingue dicevano che avesse una sorta di paresi, ma chi lo conosceva bene, sapeva solo che era estremamente gentile.

    “Oh, che vergogna! Non mi sono neppure presentata! Vi chiedo scusa. Mi chiamo Miyako, molto piacere di conoscervi!”


    Atasuke non fece fatica a comprenderne l'imbarazzo, notando lo scatto con cui aveva chinato il capo in segno di rispetto ed il tono leggermente alterato.
    Inclinò leggermente il capo verso destra, quasi stranito da tanta paura, poi con dolcezza si chinò, poggiando un ginocchio a terra in modo da portarsi con il viso all'altezza di quello della giovane ragazza. Con gentilezza levò la mano, calda e delicata, come il soffio del vento estivo e la poggiò su sulla spalla sinistra della ragazza.
    Quando ella alzò lo sguardo, si trovò il volto dell'Uchiha allo stesso livello che la guardava con occhi penetranti e gentili.

    «Myako... Uno splendido nome per una splendida ragazza... Non temere, non mi hai recato nessuna offesa. Non hai motivo di vergognarti... Anzi, sono io a dovermi scusare per non essermi presentato come si conviene»


    Si alzò quindi, troneggiando sui presenti con la grazia che lo contraddistingueva.

    «Uchiha Atasuke, maestro e fondatore di questo Dojo...»


    Si inchinò con riverenza al trio di donne, anche se l'inchino era principalmente per Myako.

    «Lieto di fare la vostra conoscenza. Spero che la giornata sarà di vostro gradimento»


    Sorrise un'ultima volta, lanciando un piccolo sguardo d'intesa alla giovane Myako, nella speranza che ella potesse cogliere sentendosi più a suo agio.
    In quel momento Atasuke notò nella folla Shinichi, seguito da altri due figuri, che avanzava nella folla facendosi largo tra la gente che continuava ad entrare regolarmente mentre alcuni dei suoi allievi migliori si occupavano di accoglierli assegnando ad ogni gruppo un'allievo che li potesse seguire almeno per un primo giro del Dojo.

    “Buongiorno, Atasuke-san. Vi chiedo perdono per ogni inconveniente che le ragazze potrebbero avervi causato.”

    «Nessun inconveniente, Shinichi, anzi...»


    Rispose senza remore, lasciando poi spazio all'amico di replicare, facendo le dovute presentazioni dei suoi ospiti.

    “Kojiro lo conosci già. Come puoi vedere oggi indossa una tenuta da combattimento cerimoniale del clan Chikuma, se c'è la possibilità vorrebbe sgranchirsi un po' le braccia dato che Shizuka-san ha approvato la sua dimissione.”

    “Sarei onorato di partecipare ad un simile evento, Atasuke-dono.”

    «Per oggi non sono in previsione combattimenti con gli ospiti, Kojiro-san, ma se ve ne sarà l'occasione sarà un bel modo per dare spettacolo e sarei lieto di confrontarmi personalmente con voi in un amichevole scambio di colpi... Se non ricordo male siete anche voi uno spadaccino»


    Passarono quindi oltre con le presentazioni, mentre Atasuke raddrizzava la schiena dopo il suo breve inchino verso il Chikuma.

    “Questa invece è la mia segretaria, Sayuri-chan.”


    A quelle parole la provocante segretaria si presentò a sua volta chinandosi con fare disinibito ed aggiungendo con un sussurro una proposta al limite tra il piccante e l'indecente.
    Ella venne richiamata all'ordine da un rapido calcio negli stinchi, Atasuke intanto non mostrò alcuna reazione. Rimase ferreo ed inflessibile nel volto e nella gentilezza.

    «Sayuri... Lieto di fare la vostra conoscenza... Apprezzo la vostra proposta ed ammetto che sarebbe una forte tentazione, tuttavia... Quest'oggi i miei impegni mi impedirebbero di approfittarne, inoltre... Temo dovreste mettervi in fila... Molte altre prima di voi vorrebbero da me ciò che voi mi avete appena chiesto»


    Un sorriso sibillino e sornione quello dell'Uchiha, che per quanto potesse apprezzare la proposta, decisamente diretta, non apprezzò la sfacciataggine, ne il modo in cui la segretaria dalla discutibile morale si era proposta a lui. Egli non era tipo da andare a prostitute, e con quella proposta, ogni possibile fascino che ella aveva, cadde nell'insignificanza ai suoi occhi.
    Shinici proseguì con le presentazioni, presentando gli utlimi rimasti uno ad uno, soffermandosi maggiormente su Miyako, la quale si scoprì infine essere la ragazza del sunese.
    Atasuke vide il sossore sul volto di entrambi all'annuncio e percepì il legame che i due avevano senza sforzo. Un'altro sorriso, sincero, gli nacque naturale sul volto mentre osservava i due che battibeccavano come degli sposini.

    «Non vi preoccupate, ho progettato questo luogo per poter accogliere tutti. Non mancheranno certo i posti a sedere... Sono però preoccupato dei posti che avevo riservato sulla tribuna d'onore... Mi ero tenuto abbondante prevedendo che gli invitati portassero con loro qualche amico... Ma non pensavo così tanta gente ad essere sincero... Spero basteranno a questo punto... Alla peggio temo che qualcuno dei tuoi dovrà accontentarsi dei posti nelle normali tribune... Yamazaki!»


    Ammise con sincerità, chiamando a se Yamazaki, che in quella giornata era di turno sulle mura, ma non per questo si era staccato dal servizio dell'Uchiha, facendo da linea di comunicazione tra lui ed i guardiani al gate, oltre che messaggero per organizzare la giornata.

    «Non temete, troverò il modo di lasciarvi uniti... Se avremo fortuna gli altri invitati avranno un corteo contenuto e basteranno i posti sulla tribuna centrale, altrimenti vedrò di...»

    “Sniff.. sniff.. Ciao!!!.. io sono Kigeki.. Sniff.. mi piaci hai un buon odore!..”


    Atasuke non ebbe tempo di finire la frase, che un volpino, o meglio, per essere precisi un Fennec, una volpe del deserto piombò sulle gambe di Miyako facendo la sua dovuta presentazione ed accoccolandosi quasi come a trovarsi a casa.
    Atasuke rimase impietrito per un'istante, chiedendosi da dove quella volpe fosse sbucata e chiedendosi se non vi fosse dietro un qualche scherzo di Hari e Kitsu, ma notando la particolare razza, dedusse che doveva essere stato un sunese a portarsi dietro quella volpe del deserto.
    Ruotò il capo, ipotizzando il punto da cui poteva essere arrivata con quel lungo balzo, seguendo la traiettoria di impatto della creatura e non molto distante lo vide: mani nei capelli, volto dall'espressione decisamente stupita e in una posa congelata, quasi marmorea: Hoshikuzu Chikuma, nel pieno della sua indole folle e nel migliore dei suoi abiti da cerimonia.

    «Hosi! Figlio di un cane del deserto! Da quant'è che non ti fai sentire eh? Due anni ormai, o mi sbaglio!? Possibile che per rivederti devo addirittura tirare su un Dojo tutto mio?»


    Atasuke con quelle parole avanzò con passo deciso verso il rosso, fingendo un'aria imbronciata, per reggere maggiormente l'idea che alcuni avevano di lui e per illudere un pelo il ricordo che il rosso poteva avere per l'Uchiha.
    Giunto a pochissimi centimetri dal sunese, Atasuke si arrestò in posa imperiosa, mentre sfoggiava uno dei suoi sguardi meno amichevoli da tempo immemore.

    «Deduco che sia tuo quel Fennec piantagrane!»


    Sibilò, con aria minacciosa, mentre alle sue spalle fece il suo ingresso Yamazaki, nella sua tenuta da guardiano, pronto ad eseguire i suoi ordini.

    “Ditemi, Atasuke-sama”

    «Yamazaki... Fai venire immediatamente qui Hari e Kitsu... Abbiamo a che fare con un piccolo Fennec piantagrane... Non è mia abitudine lasciar correre tali sconsiderati comportamenti, specialmente nel mio Dojo...»

    “Ma... Atasuke-sama... non credete che...?”

    «Esegui Yamazaki. Senza discutere.»


    Sibilò con aria minacciosa, voltando appena il capo, mostrando un ghigno malefico al fennec che si trovava alle sue spalle, scoprendo un canino inquietantemente sviluppato, anche se forse era piuttosto quell'alone di malvagità a far sembrare quasi demoniaco quel sorrisetto.

    «Ah, un'altra cosa... vedi di riorganizzare la tribuna d'onore, ci sono degli ospiti imprevisti che accompagnano Shinichi, cerca di aggiungere altri 5 posti a sedere»

    “Subito, Atasuke-sama”


    E con un'inchino Yamazaki corse via, portando con se gli ordini del comandante.
    Atasuke lo seguì con lo sguardo per poco più di un'istante, prima di riportare la sua concentrazione ed i suoi occhi carichi di rancore verso il rosso ed il suo particolare abbigliamento, continuando a dare le spalle al gruppetto di Shinichi, arricchitosi di un piccolo e monello fennec.

    «Fammi capire, Hoshikuzu Chikuma... Non ti fai sentire per anni, tutte le volte che sono passato a Suna non ti sei fatto vedere. Ti invito alla cerimonia ufficiale dell'apertura del mio dojo, e tu ti presenti con un fennec dai modi sconsiderati e vestito come un quindicenne che VA IN SPIAGGIA!?»


    Tuonò, trattenendosi appena dal pestare i piedi per terra dalla foga che aveva in quel rimprovero.
    I suoi occhi continuarono a dardeggiare il Chikuma con furia per alcuni istanti, cercando di incutere terrore nel jonin. [Abilità - Interpretazione]
    Inutile dire che per quei brevissimi istanti, il tempo attorno a loro sembrò quasi fermarsi, mentre alcuni dei passanti sembrarono imbambolati nell'osservare la scena, chiedendosi che cosa avesse mai fatto infuriare tanto l'Uchiha.

    «Mi sei mancato, vecchio amico mio»


    E poi, se quelle parole sincere avessero un nonsoché di magico, il tempo ricominciò a scorrere, come se nulla fosse accaduto. Il tono di Atasuke si era fatto gentile, amichevole ed alla fine mutò in una gioiosa risata, mentre a braccia aperte compiva l'ultimo passo che lo separava dal rosso, abbracciandolo con affetto e ridendo (sperabilmente) con lui di quel colpo basso che gli aveva voluto tirare.

    «Allora? Che mi racconti? Non ricordavo che tu avessi un legame con i fennec? Da quant'è che ti porti dietro quella piccola peste eh?»


    Chiese con curiosità, avvicinandosi nuovamente al gruppo e tirando a se anche il rosso, il quale comunque non distava molto dal gruppetto.

    «Ci siamo messi comodi, Kigeki-kun?»


    Chiese con gentilezza al piccolo volpino del deserto che continuava a sedere sulle gambe della ragazza costretta sulla sedia a rotelle.

    […]


    “Così sei tu lo sponsor... ehm Atasuke Uchiha ?”


    Una voce, dal tono e dal lezzo decisamente fastidiosi attirarono l'attenzione dell'Uchiha sul peggiore degli ubriaconi che avesse ancora mai incontrato.
    Atasuke dal canto suo non si mosse, o quasi, limitandosi a voltare giusto il capo, mentre il volto mutava in una smorfia di disgusto. Non era solito a guardare la gente dall'alto al basso, eppure, davanti a quell'essere, non riusciva a fare altro se non vedere un'insetto.

    «E voi sareste?»


    Chiese, sforzandosi di apparire gentile anche nei suoi confronti, ma soprattutto cercando di ignorare il puzzo d'alcool e di sudiciume che si alzava da quell'ubriacone, ricevendo in cambio uno sguardo che tentava di essere minaccioso, ma che dava solo l'impressione di essere ridicolo.

    “Spero solo che il rinfresco sia all'altezza dell'evento!”


    Atasuke non rispose, limitandosi a guardare l'immensità dell'inettitudine umana, tutta concentrata in un unico essere, che sembrava decisamente bene intento nel fare danni all'interno del suo Dojo.

    «Perdonatemi un'istante»


    Disse, rivolgendosi ai suoi ospiti, inseguendo, per così dire, l'ubriacone che passò oltre per alcuni passi.

    […]


    Quando tornò dal gruppo di sunesi, alle sue spalle, due vocine a lui ben familiari attirarono nuovamente la sua attenzione, facendolo voltare con un sorriso.

    “Ata-niisan! Ata-niisan! Che cosa è successo!?”


    Dietro di lui, le due piccole Kitsune correvano a dir poco trafelate, evidentemente spaventate dal modo con cui Yamazaki doveva averle chiamate.
    Le due bambine, apparivano nella loro forma umana, che dimostrava si e no 5 anni e le codine vaporose, unite alle orecchiette tese per lo spavento, non aiutavano nell'indicare un'età più adulta.
    [Hari e Kitsu]kitsune_pair_by_poffinbox-d69pb47

    «Nulla di preoccupante, piccole, volevo solo presentarvi degli amici ed in particolare un vostro parente, per così dire...»

    “Ehh!? Un parente dici?”

    “Chi? Chi? CHIII!?”


    Strillarono le due in preda all'emozione saltellando attorno all'Uchiha come due bambine gioiose... Quali in effetti erano.
    Le due piccole vivaci, in tutto quel trambusto sembravano quasi non aver degnato di alcuna attenzione il gruppo da Suna, concentrandosi solo sull'Uchiha e dimenticando perfino le buone maniere.

    «Calmatevi ora... Hari, Kitsu; non avete forse dimenticato qualcosa?»

    “Cosa, Ata-niisan?”

    «Non vi siete presentate ai vostri ospiti... Non è molto cortese da parte vostra»


    Rispose Atasuke alla piccola kitsune, che rispondeva al nome di Hari e che indossava il suo grazioso kimono nero, tutto imbellettato e decorato con graziosi fiocchetti rosa.
    A quella rivelazione, le due piccole raggelarono, drizzando la coda, paralizzandosi per un'istante, consce della figuraccia appena fatta davanti a quel gran gruppo di ospiti. Le guanciotte morbide delle due, arrossirono ulteriormente per la vergogna, mentre Atasuke con gesti lenti e gentili, le spinse a voltarsi verso i loro ospiti.
    Le due piccine, chiaramente in preda al panico ed alla vergogna si guardavano i piedini, mentre giocherellavano con le dita, come a voler scaricare la tensione in quei semplici ed inutili gesti, ma che avevano l'elevato potere di tranquillizzarle.

    “S-scusateci...”

    “I-io sono Kitsu, mentre lei è la mia sorellina Hari”


    Disse la piccola vestita con l'abito bianco, mentre la sorellina sembrò contorcersi il naso, come se il suo delicato nasino avesse fiutato qualche odore decisamente sgradevole o se stesse per starnutire. Tra le due opzioni, sfortunatamente, si trattava della prima.
    Lanciò infatti un'occhiataccia decisamente poco cordiale verso la bionda, mentre la manina tirava vigorosamente l'hakama di Atasuke, nel chiaro intento di attirarne l'attenzione.

    «Dimmi, Hari, che cosa c'è che non va?»

    “Quella!”


    Rispose lei indicando chiaramente la bionda con i ditino, mentre Atasuke la osservava con sguardo dubbioso, chiedendosi che cosa avesse effettivamente quella donna che non andasse per la piccola kitsune.

    “Puzza!”

    «Cos...?»

    “Si! Puzza!”

    «Hari, Kitsu, smettetela, di cosa state par...»

    “Puzza come quelle che stanno ad Otafuku!”

    “È vero! Puzza come quelle che Sougo chiama Voccole!”

    “Si! È una Voccola!”


    °Sougo, giuro che ti ammazzo!°


    Non vi era da discutere su quale “tipico” odore le due piccoline avessero riconosciuto. Chiunque, nonostante l'errore di pronuncia aveva bene in mente che cosa le due bricconcelle avessero avuto intenzione di dire, anche se, per sua fortuna, il danno di Sougo non era del tutto irreparabile e forse, sarebbe riuscito a far dimenticare loro quella parola, o almeno finché non avessero imparato ad usarla nei modi e nei momenti adeguati.

    «HAHAHAHA, sono cucciole, perdonatele, devono ancora imparare e Sougo non perde occasione per insegnare loro parole nuove di cui non conoscono il significato hehehe»


    Disse con rapidità, cercando di coprire le loro parole distraendo i presenti con la sua risata, decisamente forzata, mentre con le mani si accingeva a tappare le bocche delle due piccole volpine.

    «Piccole mie, quella è una brutta parola, che non va usata, specialmente per definire una bella signorina, specialmente quando è una nostra ospite»


    Disse loro con un sorriso ed un tono comprensivo, prima di lasciare che le due piccine potessero nuovamente esprimersi con l'uso delle rispettive bocche, sperando che Sougo non avesse insegnato loro qualcos'altro di così colorito.

    “Ci scusi, signorina...”


    Si scusarono in coro, le due sorelline, notando solo in quel momento il fennec che accoccolato se ne restava sulle gambe di Miyako, passando quasi inosservato in tutto quel trambusto...

    [...]


    ~Maki~


    L'Uchiha lo raggiunse appena alcuni passi dopo, estraendo dall'obi la sua spada, che ancora richiusa nel fodero venne posta a sbarrare la strada all'ubriaco, sbattendo con forza sul petto dello stesso mentre la teneva salda dal nodo del sageo attorno al fodero.

    «Questo è un giorno di festa per tutti, motivo per cui vi lascio proseguire oltre, ma non dimenticatelo nemmeno per un'istante. Questo luogo è sacro per me e per coloro che sono qui per imparare. Quindi abbiatene rispetto, o non vedrò motivo di trattenere la mia lama dalle vostre carni»


    Lo sguardo di Atasuke in quell'istante parve ancora più affilato della sua lama, mentre le sue labbra sibilavano quelle minacciose parole contro l'ubriaco. Un avvertimento, questo era ciò che l'Uchiha volle dare allo sconosciuto ubriacone, prima di allontanarsi nuovamente dall'essere lasciandolo ritornare ai fatti suoi e tornandosene dal gruppo sunese.
    Tra tutti lui fu l'unico a non ricevere nessuno che lo accompagnasse per un giro turistico. La sua entrata in scena era stata pessima, ed aveva attirato su di se lo sguardo indignato di gran parte dei presenti, i quali, chi più gentilmente, chi meno, stavano cercando di fargli percepire che la sua presenza non era affatto gradita.
    Specialmente dopo le sue urla, nel centro del giardino, attorarono sguardi confusi, rari sguardi comprensivi dai più gentili, ma principalmente sguardi ostili, specialmente dalle famiglie che avevano portato con loro anche i più piccini.

    [...]


    ~Itai, Hidan~


    Non molto dopo, fecero la loro comparsa il mizukage e la sua famiglia, tuttavia, vista la calca, forse per evitare di attirare l'attenzione, o forse attirati dall'ubriacone che sembrava non aver accennato a seguire il consiglio dell'Uchiha, si era messo a sbraitare, passarono dall'ingresso, senza dare modo ad Atasuke di porgere loro i dovuti saluti, il quale, sovraccarico ormai di relazioni con i visitatori, nemmeno riuscì a notare il loro arrivo, venendo salutato un po da tutti i presenti. In fondo, li avrebbe notati dopo e di certo avrebbe avuto modo di salutarli a tempo debito durante il rinfresco.
    Al loro arrivo, fu Kimimarou, uno degli allievi più giovani (per esperienza) ad accogliere il Mizukage e la sua famiglia, con un profondo inchino.
    [Kimimarou]Aizen

    “Mizukage sama? Siamo lieti di ospitarvi in questa giornata di festa, spero vogliate gradire la mia presenza. Sono Kimimarou Saitama, sarò il vostro accompagnatore. Prego, se volete seguirmi...”


    Fece quindi loro cenno di seguirlo, conducendoli verso l'ingresso della sala grande, il più ampio e maestoso dei tre accessi.

    “Uchiha-sama, sarà lieto di sapere che avete accettato il suo invito e che avete portato con voi tutta la vostra famiglia... Vi ha fatto preparare un posto nella tribuna d'onore assieme ad altri ospiti importanti... Assieme a voi ci saranno l'Hokage, il clan Kobayashi, Shinichi Kurogane di suna ed Hoshiku...”

    “Hoshi?? Cosa... per tutti i Kami è da Iwa che non ti vedo! Come stai, vecchia canaglia. Cavolo, sei molto più alto ora!”


    Il poveretto non ebbe il tempo di finire la sua esposizione che Itai venne attirato dalla presenza di Hoshi, il quale si trovava a passare proprio nelle vicinanze del Mizukage.
    Non vi fu una reazione molto differente da parte della scorta della famigliola, il quale evidentemente conosceva anche lui personalmente il rosso jonin della sabbia.
    Il povero Kimimarou, evidentemente messo da parte in quel momento si arrestò, restandosene in disparte ed aspettando il momento buono per riprendere l'accompagnamento dei suoi ospiti...

    [...]


    ~Hiro~


    Il giovane decise di proseguire per la sua strada, ignorando, per così dire, il gruppo, o almeno finchè poteva farlo in libertà, lasciando i convenevoli per un momento più propizio.
    Attraversato il torii, notando il ragazzo che si guardava intorno, fu un allievo a proporsi direttamente al ragazzo. Egli portava la stessa divisa degli altri, costituita da un semplice kimono bianco adornato da un'hakama nera perfettamente stirata.
    Il giovane allievo, la cui sgargiante capigliatura rossa spiccava su tutti i suoi compagni, si avvicinò al giovane con fare decisamente amichevole, forse anche troppo, valutando che i due non si erano mai visti prima di quel momento.
    [Haiji]Renjiep232

    “Hey! Sei qui per fare un giro? Dai, su, vieni con me, ti mostrerò le meraviglie del nostro dojo!”


    Qualunque fosse stata la reazione del giovane, avrebbe scoperto a sue spese che Haiji era uno di quegli elementi che non accettava un “no” come risposta. Ma che in effetti non dava nemmeno tempo alla gente di rispondere.

    “Yo, ti sta benissimo quel vestito, cos'è nuovo? Mi sembra figo. Forse un po vecchiotto, ma chi se ne frega! Due fighi come noi non li batte nessuno, fratello!”


    Senza dargli tempo di fare nulla, Heiji aveva iniziato il giro, trascinandosi dietro il ragazzo e portandolo letteralmente di peso a spasso per le varie sale.

    “Yo, fratello, questa è la sala principale, oggi ti faremo vedere quanto siamo fighi. Ma dimmi, sei uno dei nostri vero? Uno come te non è certo una di quelle mammolette venute solo per guardare quanto è figo il maestro no? Come ti chiami a proposito!? Io sono Heiji e sono il più figo di tutti. Il maestro Atasuke mi ha scelto in mezzo alla gente della strada perchè ha visto che sono il migliore, Yo!”


    Ovviamente, di tutta quella storia, era vera solo la parte in cui Atasuke lo aveva scelto tra i suoi allievi, anche se i reali motivi della selezione non erano di certo la bravura del ragazzo, me che meno la sua umiltà...

    [...]


    ~Ayuuki~


    Al suo arrivo, la ragazza salutò con fervore e gentileza l'Uchiha, il quale, pur essendo decisamente occupato, trovò almeno un'attimo, giusto il tempo per scusarsi con le persone con cui stava parlando per salutare la giovane ragazza che con tanta foga ed entusiasmo entrava nel suo Dojo.
    Non vi era nulla da fare, apprezzava sempre tutti coloro che mostravano tanto interesse e tanta passione nel venire a quell'evento. Gran parte di essi si erano già messi in lista per l'iscrizione e chissà mai che quella ragazza non sarebbe divenuta una sua allieva in futuro.

    […]


    Proseguendo con la sua perlustrazione, quando la sfortuna, o meglio: la sbadataggine la colse, qualcuno, uno degli allievi dell'Uchiha che stava silenziosamente passando di li, avendo appena terminato il suo precedente giro ed avendo accompagnato agli spalti la famiglia che aveva seguito, con rapidità si scagliò verso la ragazza, con un fare tanto quieto e silente che nessuno parve in effetti accorgersi di quanto era accaduto.
    Ella cadde, rovinosamente, eppure, appena a pochi centimetri da terra, ella sentì uno strattone arrivare dalla schiena, rendendosi poi conto di trovarsi quasi sollevata da terra, seppure per pochissimi centimetri.
    Poco dopo, la stessa mano che le aveva salvato il volto, la lasciò scendere delicatamente, poggiandola effettivamente a terra, prima di mollare la presa dagli abiti della ragazza.
    Quando si fosse voltata, avrebbe visto il volto di uno degli allievi dell'Uchiha, un ragazzo semplice, decisamente silenzioso e dai capelli scuri, molto scuri raccolti in una coda, mentre la lunga frangia ne copriva una metà del volto, lasciando scoperto solo l'occhio destro.
    [Saito]big_thumb_031286feeecf61d4067b495a239af413
    Egi indossava gli stessi abiti bianchi di tutti gli allievi, compresa la stessa hakama nera, tuttavia, tra tutti, aveva ben due segni distintivi. Egli infatti, oltre all'abito, portava una lunga sciarpa bianca, avvolta attorno al collo che ne copriva in parte la bocca, quasi come volesse mascherare il suo volto, mentre al fianco, infilata nell'obi, non portava un semplice bokken in legno, ma addirittura una katana. Arma che solo il maestro portava quel giorno.

    “Dovete stare più attenta, o rischiate di farvi male”


    Commentò egli, rimanendo apparentemente distratto, o meglio: completamente disinteressato dalla cosa.

    “Siete qui per il giro turistico? Oppure pensate di diventare una delle allieve del maestro?”


    Chiese mentre il suo occhio scrutava con attenzione la ragazza che ancora si andava spolverando i vestiti per la caduta di stile appena compiuta.

    “Io sono Saito, e se volete posso accompagnarvi”


    Aggiunse, con lo stesso identico tono, nonappena ella ebbe risposto alla sua prima domanda.

    [...]


    ~Shizuka & Masaki~


    Il piccolo corteo dei Kobayashi si arrestò proprio dinnanzi al Torii, evidentemente aspettando ancora che qualcuno, evidentemente in ritardo, giungesse. Atasuke, occupato a salutare altri invitati, non potè evitare di notare il gruppo formato dalla nobile casata dell'airone, che spiccava in mezzo alla forma per la formale eleganza, oltre che per gli abiti decisamente oltre alla media.
    Al passaggio, molti, se non tutti si arrestavano guardando quasi sbigottiti il gruppo. In fondo era da sempre che tutti sapevano del legame di Atasuke e Shizuka, ed allo stesso modo, tutti ormai erano a conoscenza del fidanzamento ufficiale della ragazza con il rampollo dei Kurogane, quindi non venne a mancare il chiacchiericcio che iniziò a levarsi, specialmente dai gruppi in cui erano presenti più donne, pettegole di natura.

    “Alla fine è arrivata, eh Atasuke”

    «Così sembrerebbe Sougo...»

    “Dannato Saito... Ora gli devo 100 Ryo”


    Atasuke guardava lontano, cercando con lo sguardo Shizuka, che vide svettare nella folla nel suo splendido kimono rosso come il fuoco e che nella sua bellezza gettava nell'indecenza praticamente qualsiasi altro abito e distraendo l'Uchiha quanto bastava per evitargli di ascoltare con la dovuta attenzione l'ammissione dell'Okita che si era addirittura messo a scommettere con alcuni altri allievi sulla venuta dei Kobayashi ed in particlare di Shizuka.
    La nota interessante, come avrebbe poi scoperto in separata sede, fu proprio che tra tutti, Saito fu l'unico a puntare sulla venuta della ragazza, accumulando un gruzzolo considerevole (oltre 3,000 Ryo!) e che decise poi di smezzare con l'Uchiha, facendogli dono di metà delle vincite, ma senza rivelare la fonte di tutti quei soldi, semplicemente dichiarando che era un suo contributo per le spese del Dojo.
    Tornando però all'istante, Atasuke vide in lontananza altri due figuri di cui non conosceva il nome, ma di cui riconobbe il kamon ricamato sull'abito nero, ulteriore segno distintivo di quel clan.

    °Masaki Kurogane...°


    Intuì, osservando placidamente il gruppo che si era appena ampliato e che evidentemente stava per incamminarsi per entrare.

    «Sougo, vai ad accogliere i nostri ospiti»

    “Sicuro Atasuke?”

    «Mi fido di quello che ti succederà se mi deludi...»


    L'Okita non disse nulla, ricordando ciò che aveva passato pochi minuti prima quando Atasuke lo aveva redarguito in merito allo scherzetto fatto ad hari e Kitsu, venuto a galla in presenza di Shinichi e delle sue compagne di viaggio.
    Con passo svelto si affrettò verso il gruppo, inchinandosi con riverenza quasi innaturale per il personaggio, nell'accogliere le rappresentanze di ben due delle famiglie più importanti del villaggio.

    “Benvenuti alla Karyuuken. Uchiha-sensei manda i suoi più rispettosi saluti ed è lieto del fatto che abbiate accettato il suo invito... Io sono Sougo Okita e sarò il vostro accompagnatore, prego seguitemi”


    E con gentilezza si incamminò, facendo strada ai Kobayashi, ma senza degnare nemmeno di uno sguardo il Kurogane ed il suo accompagnatore.
    Li condusse lungo il breve tratto, facendoli passare oltre il torii che segnava l'ingresso al territorio del Dojo, per poi arrestarsi di scatto, come se d'un tratto si fosse ricordato di una cosa importantissima o si fosse accorto che qualcosa di importante non andava.
    Si voltò nuovamente e con un'inchino si rivolse nuovamente ai Kobayashi, continuando ad ignorare il kurogane.

    “Spero vogliate perdonarmi, ma Uchiha-sensei non aveva previsto così tanti visitatori dalla nobile casa dei Kobayashi... Temo non vi siano abbastanza posti sulla tribuna d'onore allestita per i visitatori di alto rango... quindi temo che quei due servi dovranno sedersi assieme alla gente comune”


    Un sorriso sornione si dipinse sul biondo che con fare quasi angelico, per la prima volta “notò” il kurogane ed il suo servo, additandoli entrambi come due semplici sottoposti dei Kobayashi.
    Difficile a dirsi se Sougo ci si allenasse di nascosto o se quelle studiate figuracce gli venissero naturali. L'unica cosa certa era che sapeva del Kurogane tanto quanto sapeva del suo fidanzamento con Shizuka, tanto quanto sapeva che con quel comportamento avrebbe certamente messo nei guai Atasuke, tanto quanto sapeva che in quel punto esatto l'Uchiha avrebbe sentito tutto.

    «Sougo!»


    Tuonò infatti la voce dell'uchiha, decisamente poco distante e giustamente alterato da tanta stupidità.
    Con pochi e rapidissimi passi l'uchiha raggiunse il gruppo, abbandonando la sua posizione sotto al torii dove fino a pochi istanti prima continuava a salutare tutti i visitatori che entravano.

    «Heiko-sama, Toshiro-sama, Shizuka-sama... Perdonate l'insolenza del mio allievo. Non volevamo di certo arrecarvi offese o mancare di rispetto al nobile Kurogane, fidanzato di vostra figlia»


    Si proruppe in un profondo e sincero inchino, salutando tutti i presenti, in particolar modo Shizuka ed il suo futuro consorte.

    «Sono lieto del fatto che abbiate accettato il mio invito e non preoccupatevi, farò aggiungere due posti per il nobile Kurogane ed il suo attendente. Spero che questo piccolo inconveniente non rovini questa giornata di festa»


    E con uno dei suoi più sinceri sorrisi, rimase fermo, in attesa di una risposta da parte dei presenti.


    OT - Ecco chiuso ufficialmente il primo giro post. Da questo momento siete mediamente liberi di gestire tutto come meglio volete con degli interpost. Eventuali interazioni con me riceveranno degli interpost diretti in qualsiasi momento. I post di cambio scena (come questo o il primo) arriveranno sperabilmente con cadenza regolare al massimo ogni 2 settimane (prima se la role li concede).
    Si considerino, prima di cominciare, alcuni semplici fatti: Per chi è arrivato prima di questo post: Atasuke è all'ingresso e potete incontrarlo se non lo avete fatto ma volete farlo. Per tutto gli altri (fenix compreso) troverete Atasuke solo quando tornerà davanti a tutti per la dimostrazione, che avverrà al prossimo post di cambio.
    Per fenix, in particolare, quando posti l'arrivo di raizen, fermati all'arrivo al torii che devo ancora decidere con quale dei due PNG previsti risponderti :zxc: Quindi lo/la paleserò quando arriverai dandomi altro tempo per decidere :zxc:
    - /OT
     
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    KOBAYASHI

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    “Spero di non essere io quello che deve morire, Ritsuko-san.”



    Ritsuko Aoki era una Kumori concepita e messa al mondo con il solo fine di servire l'Erede dell'Airone.
    Ligia al suo dovere, ombra perfetta, era stata addestrata per proteggere e supplire ad ogni esigenza della sua unica Padrona. Non era dato lei di avere intenzioni che si discostassero da quelle della donna per cui aveva l'onore e il dovere di respirare, e nessuno, all'interno del suo Clan vassallo, avrebbe permesso lei alcuna libertà all'infuori di quella di decidere la propria morte per proteggere la Signora...
    Dal canto suo, però, Shizuka non aveva mai voluto niente di tutto questo. L'aveva sempre trattata con dolcezza, al pari della sorella che non aveva mai avuto, e l'aveva amata in modo forte e incessante, pregandola di vivere la sua vita con la libertà che desiderava. Ella voleva la sua felicità tanto quanto la sua serva voleva quella di lei. Per queste e molte altre “circostanze”, Ritsuko Aoki era diventata protettiva verso la sua Principessa. Molto protettiva.
    Un po' troppo protettiva, forse.
    Era risaputo infatti che nessuno riuscisse ad avvicinarsi all'Erede dell'Airone se la tua attendente non lo considerasse degno o necessario, e visto il lavoro certosino che aveva fatto con taluni uomini del Villaggio, i quali non si azzardavano neanche più ad avvicinarsi alla Zona Verde di Konoha, non era difficile credere a quelle voci...
    ...e forse avrebbe pensato proprio a quelle, Masaki Kurogane, quando gli occhi blu oltremare della donna si affilarono in un sorriso sardonico e rabbioso in un modo che ricordava molto l'invidia per qualcosa. O qualcuno.
    «Hara maa, voi mi offendete con una simile insinuazione.» Disse la Kumori, inchinandosi profondamente in direzione del Rampollo del Ferro. Era talmente sarcastica che qualcuno, ad udirla, avrebbe potuto sperimentare la triste esperienza del sanguinamento delle orecchie. «Ben arrivato MIO SIGNORE.» Affermò di nuovo la rossa, stavolta con due none di voce in più. Improvvisamente qualcuno, in lontananza, si fermò di scatto, drizzando la testa come un animale che ha percepito qualcosa. «Spero che il nobile MASAKI KUROGANE-SAMA abbia fatto un buon viaggio fino a qui. E' un onore conoscere di persona il FIDANZATO della mia nobile Padrona.» Aggiunse conducendo il braccio destro al petto con solennità. I corti capelli a caschetto mascherarono appena il ghigno che le tirò i lineamenti... il quale, però, cessò immediatamente quando una figura al suo fianco scattò in avanti, protendendo le braccia.

    «Masaki!»



    Shizuka Kobayashi non era mai stata una ragazza alta. Appena un metro e sessantacinque centimetri era infatti ben lontana dall'altezza dell'Erede del Ferro, di diverse spanne più imponente, ragion per cui quando gettò le sue braccia attorno al collo di lui, a malapena arrivò al suo volto, costringendosi dunque a mettersi in punta di piedi. Ma lei, contro ogni previsione, rise di quella mancanza.
    «Sembra che non sia capace neanche di abbracciarti!» Osservò, ridendo per poi stringere a sé il ragazzo senza vergogna o falsità. E lui lo avrebbe capito, e lo avrebbe capito molto bene: non stava recitando.
    ...Indipendentemente da cosa avessero dovuto imitare durante i loro incontri al fine della buona riuscita della loro missione, Shizuka non aveva avuto alcuna difficoltà ad affezionarsi a Masaki.
    Lui era buono. Buono in un modo che lei non avrebbe mai potuto raggiungere.
    Eppure era forte. Forte abbastanza da programmare la distruzione del suo Clan per il bene del suo Villaggio. E anche questo era qualcosa che lei non avrebbe mai potuto raggiungere.
    Masaki era, per molte cose, quello che lei non avrebbe mai potuto essere. Al contempo, però, non era così distante da lei da impedirle di sentirlo. Di percepirlo. Di capire che, dopotutto, le era accanto... in quel modo un po' timido e un po' impacciato, un po' dubbioso e incerto, che caratterizzava –almeno così le sembrava– quasi ogni cosa facesse.
    «Sono felice di vederti!» Disse, ed era sincera. Almeno quanto Ritsuko che, ferma alle sue spalle, sembrava essere diventata di pietra. Anche lei sembrava sinceramente sul punto di disfarsi in mille pezzi lì e in quel momento.
    «Mi dispiace per l'ultima volta quando...»
    «Ah.»
    «...sono dovuta andare via in quel modo, certo non potevo immaginare che...»
    «Aaah.»
    «...Chichinatsu avesse fatto tutta quella confusione con i turni all'ospedale, sai...»
    «Aaaaaaaaah.»
    «...non so proprio cosa fare con lei.»
    «AAAAAAAAAAAAAAAAH.»


    Nessuno lo aveva mai visto correre.
    Tranne Mihoko Kobayashi, sua madre, quando lo aveva rincorso per tutta la Via Principale di Konohagakure nel venire a sapere che aveva appena rovinato il matrimonio combinato di una delle più potenti Jonin degli Uchiha, di fronte alla cui famiglia aveva annunciato, e persino con un gran ghigno, che avrebbe sposato lui la loro erede. Lui e nessun altro.
    E quella volta il randello gli aveva spaccato la testa per un totale di quattro punti.

    Eppure, stava correndo.
    Toshiro Kobayashi, il Capoclan dell'Airone...stava correndo.

    «FERMI TUTTI!» Tuonò a voce alta l'uomo, fermandosi di botto di fronte alla coppia con le braccia tese e levate al cielo. Senza pensarci un attimo abbassò entrambe le mani su quelle della figlia, la quale, colta alla sprovvista, si distanziò con stupore dal fidanzato. «COS'E' QUESTO COMPORTAMENTO IN MEZZO DI STRADA, EH?!» Ruggì, furibondo.
    Piuttosto distante da lì, una bellissima donna si portò una mano alla faccia, tremando. Di rabbia.
    «Otou-sama.» Gemette Shizuka, avvampando immotivatamente. «Non stavamo facendo niente...» Si giustificò, balbettando. Per un attimo l'abbraccio che aveva concesso a Masaki le sembrò profondamente compromettente e lei se ne vergognò così tanto da desiderare la morte. Immediata.
    «MA QUALE NIENTE E NIENTE! CHE TI SALTA IN MENTE DI ABBRACCIARE GENTE IN MEZZO DI STRADA?!!» Abbaiò di rimando il Capoclan, e così dicendo si girò di scatto verso Masaki, che fulminò con occhi lampeggianti. «CHI DIAVOLO E' QUESTO, POI?!»

    Silenzio.

    «Come chi è?» Disse Shizuka, socchiudendo gli occhi in una maschera di sconvolgimento. La stessa che lo spirito della morte che si voltò in quella direzione, iniziando ad incamminarsi, sembrava condividere pienamente. «E' Masaki Kurogane.» Presentò la Principessa, arrossendo. «Il mio fidanzato.» Aggiunse, a scanso di equivoci, abbassando poi lo sguardo sulle sue mani. Dirlo ad alta voce, di fronte a suo padre, fu più imbarazzante di quello che si era immaginata.
    «Mpf.» Ironizzò questo, scostandosi una ciocca di ispidi capelli castani nel sorridere divertito. «Non credo proprio.» Ruggì, furioso, lanciando un altro sguardo assassino a Masaki. Per tutta risposta Shizuka, sospirando sonoramente, estrasse con mano tremante qualcosa dalla sua borsetta di broccato e con aria rassegnata la mise sotto la faccia del padre.
    Inutile dire che quando fu evidente che si trattasse di una foto di Masaki stesso, scattata con ogni probabilità di nascosto, la Principessa arrossì se possibile ancora di più. I suoi occhi, ormai, erano talmente lucidi che minacciavano di riempirsi di lacrime da un attimo all'altro.
    «Certo che è lui, vedi? Te l'avevo già fatta vedere.» Balbettò la ragazza, evitando con tutte le forze di guardare il Chunin della Foglia. Non che importasse. Se era di attenzioni che questi era desideroso, Toshiro Kobayashi gliene avrebbe infatti date quante voleva, poiché quando i suoi occhi verdi –così simili a quelli della figlia nel taglio aperto e profondo e nello splendido color smeraldo– si posarono sulla foto, non poterono che spostarsi poi sulla figura in carne ed ossa. E poi di nuovo sulla foto. E così per altre tre volte.
    png
    […] No, no, no... fermi, che diavolo succedeva...?
    Era quello, Masaki Kurogane...?
    Mh, beh, in effetti aveva lontane rimembranze di aver visto quella foto...
    ...ma come poteva essere? COME?
    Da quando era diventato così affascinante? E così alto, poi?
    E quel fisico prestante, da dove lo aveva tirato fuori?!
    Che fine avevano fatto le corna ricurve in avanti che era stato pronto a giurare di avergli visto la prima volta?! E la lingua di fuoco?! E il naso ad aquilino pieno di nei?!
    Qualcosa non tornava: da quando il fidanzato di sua figlia sembrava così bello e di buon cuore?!
    Trasalendo e portandosi con sconcerto una mano al volto, il Capoclan gemette sommessamente senza distogliere lo sguardo da Masaki: oh no, stando così le cose il suo piano era saltato!
    SALTATO!
    «Mamoru.» Bisbigliò Toshiro Kobayashi, aprendo di scatto il suo laccato ventaglio verde di fronte al volto. Si piegò vistosamente indietro, giusto per non essere visto, quasi portandosi con la schiena a contatto con il torace del suo Kumori che, com'era uso, sostava alle sue spalle. Attento. «Piano B, ribadisco, Piano B... abbiamo fallito il primo tentativo. Butta tutto via senza farti vedere.»
    Per tutta risposta Mamoru Aoki, con lo sguardo inespressivo e vagamente stanco che lo contraddistingueva ormai da diversi anni, estrasse dalla manica del suo kimono nero una maschera da oni sulla cui fronte qualcuno aveva scritto a grandezza cubitale “BRUTTO CEFFO. E PURE CATTIVO.” e lo gettò in mezzo di strada, alle sue spalle. Anche lui giusto per non essere visto.
    «Dacci un taglio, Otou-sama.» Replicò immediatamente Shizuka, avvampando fino alle lacrime. La possibilità che esplodesse di lì a pochi secondi non era alta... era altissima. «Mi sembra esagerato il tuo comportamento!» Disse, mettendosi a braccia conserte e sbuffando. Di fronte a lei, però, suo padre iniziò a rovistare caoticamente all'interno di un piccolo scrigno di bamboo che Mamoru sembrava esser stato costretto a portarsi dietro. Per la sua felicità, si sarebbe detto vedendone la faccia contratta. «Non vorrai davvero farmi sfigurare con l'Erede dei Kurogane, spero bene!» Esclamò ancora, mentre il padre trasaliva, evidentemente trovando quello che cercava. «Comportiamoci da persone adulte e vediamo di–...»
    «AAAAAAAAH UNO SCORPIONE!»
    Strillò Toshiro Kobayashi, lanciando letteralmente addosso a Masaki uno scorpioncino di gomma che rimbalzò sul petto di lui, cadendo poi a terra.

    Silenzio.

    «E anche un serpente...» Aggiunse il Capoclan, stavolta in modo più incerto, tirando addosso al Kurogane una serpe di plastica qualora non avesse trovato la reazione della sua vittima “abbastanza terrorizzata”. Anche quella però cadde a terra, stavolta emettendo solo un leggero fischietto. Era di quelle con trombetta.
    «Il tuo altarino mortuario sarà splendido nei nostri giardini.» Disse improvvisamente una voce, e prima che chiunque potesse dire o fare qualsiasi cosa, una mano dalle dita lunghe e snelle si chiuse attorno al collo del Capoclan. «Lo farò costruire d'oro e d'argento. Sarà un'opera maestosa, come mai se ne sono viste, a Konoha. Stavolta nessuno mi fermerà.»
    «Madre.»
    Gemette Shizuka in un fischio, impallidendo. Di rimando si girò di scatto verso Masaki, sudando. Sembrava aver appena visto un demone pronto a divorarli tutti.
    «Heiko.» Sussurrò con voce strozzata il Signore dell'Airone, girandosi lentamente verso la moglie. Sudava quanto la figlia. No, forse di più. «Quando sei arrivata, mio solo e unico amore?»
    «Tra la foto e il serpente di gomma.»
    Rispose con dolcezza Heiko Kobayashi, socchiudendo i suoi splendidi e seducenti occhi neri in un sorriso più bello del primo sole d'inverno. Un secondo dopo aveva rigirato un ceffone al marito tale da farlo roteare due volte su se stesso prima di farlo cadere carponi in terra. «Dunque, dicevamo... Masaki Kurogane, nevvero?»
    Heiko era una donna bella. Anzi, bellissima. Raramente si aveva il piacere di guardare un'opera di tale perfezione come lo era la Mononoke della Foglia, incantevole in modi molto lontani da quelli esprimibili a parole da qualsiasi poeta o narratore... il suo carattere, però, era... era...
    ...era così tremendamente simile a quello di Shizuka da dare i brividi.
    E pareva che nessuna delle due se ne fosse ancora resa conto.
    «Okaa-sama, sì, questo è Masaki, il mio fidanzato.» Spiegò la Principessa, rossa in volto, indicando rispettosamente il ragazzo.
    «L'onorifico.» Le intimidì la madre con occhi dardeggianti e un secondo dopo Shizuka aggiungeva “-sama” al nome del Kurogane. «E' un piacere conoscervi, Kurogane-sama. Mia figlia parla insistentemente di voi, alla Magione, ma era così spaventata a presentarvi a noi che temevo di non avere mai l'onore di incontrarvi. Mi chiedo perché.» Chiese la donna, portandosi una mano al volto.
    Accanto a lei, con la testa piantata nel terreno, Toshiro Kobayashi gemeva; Mamoru Aoki sembrava riderne, e Ritsuko aveva le mani alle tempie, dava la schiena al gruppo, e continuava insistentemente a ripetere a se stessa “Come può essere? Quando è successo? Cosa? Eh?” con voce tanto bassa da esser probabilmente sentita solo da se stessa. Il che era forse peggio.
    «Già. Mi chiedo perché anche io.» Gemette strozzata Shizuka, sorridendo verso Masaki con sguardo avvilito.

    Ed eccolo lì: il famoso Clan Kobayashi.
    ...Forse un po' diverso da quello che chiunque poteva fantasticare, guardandolo da lontano, attraverso quel filtro di ammirazione che non si può fare a meno di rivolgere a gente di quel rango, in special modo a chi si è sempre dimostrata buona e generosa; i membri di Prima Linea dell'Airone erano un caotico gruppo di gente. Disordinata. Confusionaria.
    Ma unita. Salda. Affezionata.
    E questo era evidente.

    «Piacere di conoscervi Baiko-sama.» Disse con calore la Principessa, tendendo senza alcuna esitazione una mano verso l'uomo, quando questo le fu presentato. «Spero che potremmo diventare amici!» Esclamò ancora, sorridendo in modo genuino. Poi si girò, e tirò una pedata a Ritsuko che, voltandosi lentamente, fissò l'uomo con sguardo assente.
    «E' un onore, sono Ritsuko Aoki. Dozou Yoroshiku Oneigaishimasu.» Mormorò a voce bassa e in modo stretto. Sembrava più un mantra, o una maledizione, che una presentazione. A quella vennero comunque fatte anche le successive, e quando tutti seppero i nomi degli altri, ci fu modo di proseguire.
    «Vorrei tanto spiegarti che di solito non sono così disagiati, Masaki...» Disse Shizuka, sorridendo al fidanzato di cui prese con dolcezza il braccio. Mentiva, ma non poteva fare altro mentre ad un passo di distanza da loro Heiko afferrava il marito e lo scuoteva minacciandolo di torture inaudite se non si fosse messo subito in piedi e avesse fatto la bella figura che ci si aspettava facesse, suscitando però in Toshiro, piagnucoloso e moccicante, un accesso di lacrime che sfociò nell'atto finale di soffiarsi il naso sul kimono della moglie, gemendo che “la sua bambina era diventata adulta e lo stava tradendo.”
    Il suono dei ceffoni che gli furono dati echeggiò in tutto il Villaggio.

    “Benvenuti alla Karyuuken. Uchiha-sensei manda i suoi più rispettosi saluti ed è lieto del fatto che abbiate accettato il suo invito... Io sono Sougo Okita e sarò il vostro accompagnatore, prego seguitemi”



    Di tutte le persone sgradevoli che potevano accoglierli, fu proprio Sougo Okita a farlo.
    Arricciando un labbro Shizuka si trattenne dal tirare una ginocchia nei denti al ninja. Visto quante volte avevano entrambi cercato di ammazzarsi a vicenda, dopotutto, non era una novità che i due si odiassero...ecco perché la gentilezza dell'Okita puzzò alla Principessa quanto la testa di un pesce putrido. Probabilmente per questa ragione quando egli si girò e iniziò a condurli all'interno dei giardini del Dojo, fermandosi poi di scatto, Shizuka si preparò al peggio.
    Parve però che nemmeno quello bastò ad attutire il colpo di ciò che accadde.

    “Spero vogliate perdonarmi, ma Uchiha-sensei non aveva previsto così tanti visitatori dalla nobile casa dei Kobayashi... Temo non vi siano abbastanza posti sulla tribuna d'onore allestita per i visitatori di alto rango... quindi temo che quei due servi dovranno sedersi assieme alla gente comune”



    Ferma nel punto che le apparteneva, ancora a braccio intrecciato con Masaki, la Principessa della Foglia tacque. Di fronte a lei la figura snella e sarcastica di Sougo rimaneva profondamente inchinata... dandole per un istante un forte senso di nausea.
    Era così che intendeva comportarsi?
    Atasuke. Sciocco, sciocco ragazzino.
    Sorridendo con un'espressione indecifrabile Shizuka non si mosse. Fredda. Disgustata.
    E dunque era così che voleva replicare alla notizia delle sue presunte nozze? Aveva deciso di usare proprio quella carta, quella della vendetta abietta e vergognosa attraverso i propri sottoposti, mirata all'umiliazione di ciò che c'era di importante?
    Con lei...? Proprio con lei?
    Chiudendo gli occhi, Shizuka sorrise cupamente, abbassando un poco il volto verso il basso. La sua mano, scivolata all'obi del suo kimono, estrasse elegantemente un lungo ventaglio smaltato. L'altra, però, cercò di raggiungere quella di Masaki che avrebbe stretto. Con rabbia.

    Oh, Atasuke...
    ...Perché ancora non lo capisci?
    Sei sicuro di volerti comportare così... con me?

    Ben sapendo quanto questi atteggiamenti mi facciano perdere completamente il controllo?

    «Hai molto coraggio ad offendere gli Eredi del Ferro e dell'Airone, Okita.»
    Il ventaglio fu posato sulla testa ancora prona del ninja. Non vi era violenza in quel tocco, quanto piuttosto una schifata e sarcastica incredulità. Shizuka non stava apponendo nessun tipo di forza e Sougo, se non era stupido come sembrava, avrebbe fatto bene a non sfidare quella quiete. Qualora questo fosse successo, difatti, la Chunin avrebbe fatto scattare velocemente il ventaglio dal basso verso l'alto, intercettando qualsiasi movimento del ragazzo per poi colpirlo in mezzo agli occhi con una violenza che era certa sarebbe bastata a farlo finire in ginocchio.
    «Quest'uomo è Masaki Kurogane, Erede del Clan da cui trae il nome e mio fidanzato.» Disse con flemma la donna, a voce abbastanza alta perché tutti potessero sentirla. Sorrise con dolcezza pia e misericordiosa, poi puntualizzò: «Il mio futuro sposo.» E così dicendo sospirò, sconsolata. Per un attimo apparve davvero afflitta... in un modo, però, che dava i brividi. «Chi offende questo Signore, offende anche me, e dunque tutta la mia famiglia. Sono certa che la tua intenzione non fosse questa, Okita. Chi nasce rettile, dopotutto, ha difficoltà a guardare il volo del falco.» Mormorò gentilmente la Chunin. A quel punto, però, si calò lentamente in avanti, abbastanza perché le sue carnose labbra scarlatte fossero condotte vicine alle orecchie del ragazzo a cui venne offerto un caloroso sorriso. «Offendi di nuovo la mia famiglia o quella del mio fidanzato, e farò in modo che tu, tutti i tuoi parenti e conoscenti, come anche la tua progenie futura, vestiate di stracci, mangiate scarafaggi e viviate in una capanna di fango e letame. Proprio quello che mi aspetto da un animale sudicio e sgraziato quale sei.» Sussurrò con una voce diversa. Grottesca. Bassa come l'eco del mondo. Spaventosa come quella dei peggiori demoni.
    Quando si riportò in eretta postura, però, non vi era più traccia di tutto quello e Shizuka apparve ai presenti elegante e splendida come sempre.
    Come sempre.

    “Heiko-sama, Toshiro-sama, Shizuka-sama... Perdonate l'insolenza del mio allievo. Non volevamo di certo arrecarvi offese o mancare di rispetto al nobile Kurogane, fidanzato di vostra figlia”



    «Questo canile è dove addestrerai le tue bestie all'arte di riportare il bastone?» Replicò immediatamente Shizuka e per un istante l'arrivo di Atasuke sembrò suscitarle di nuovo l'espressione velenosa di poc'anzi. Non poteva fare a meno di credere che fosse stato lui a instillare un'idea come quella nella mente di quel povero pazzo, del resto chi altri avrebbe voluto ferirla così mortalmente? La sua lingua scattò veloce come una frusta. «Fallo alla svelta, Atasuke, o non posso garantirti che qualcuno non tagli loro le zampe.» Disse infatti con gentilezza ostentata, ricambiando l'inchino.

    “Sono lieto del fatto che abbiate accettato il mio invito e non preoccupatevi, farò aggiungere due posti per il nobile Kurogane ed il suo attendente. Spero che questo piccolo inconveniente non rovini questa giornata di festa”



    Socchiudendo gli occhi, la Principessa della Foglia sorrise ironica.
    «Se è così un problema trovare delle sedie penso che io e Masaki potremo benissimo sederci “tra le persone comuni”. Riserba pure ai miei genitori il posto d'onore. Pare che ce ne sarà molto bisogno, in questo posto.» Aggiunse elegantemente. La sua voce era seta su una lama affilata. «Dunque...vogliamo andare?»

    Comunque fossero andati gli eventi, l'unica cosa che Shizuka non avrebbe smesso di fare sarebbe stato stringere la mano di Masaki. Con forza.
    Quel genere di situazione la irritava, indipendentemente da chi ne era vittima. Soprattutto se lo era una persona a cui teneva.
    «Non sei solo.» Gli disse infatti lei, girandosi con determinazione. «Finché stiamo insieme, siamo in due.» Mormorò, guardando il Kurogane negli occhi. «E' per questo che le persone stringono legami d'amore e di amicizia. Perché insieme si è forti, ma da soli si è deboli.» E così dicendo, sorrise. «E noi due insieme, siamo abbastanza forti per finire ovunque. Anche tra la famigerata “gente comune”.» Disse, portando una mano al volto del ragazzo prima di annuire, convinta.

    E no, non stava recitando. Non stava mentendo.
    Era possibile che Shizuka Kobayashi, infiltrata ai diretti ordini del Decimo Hokage di Konohagakure no Sato, non fosse realmente innamorata di Masaki Kurogane, l'uomo che aveva l'ordine di rendere orfano di qualsiasi legame...
    ...ma mai, da quando lo aveva conosciuto, aveva mentito.
    Le sue parole erano sempre state credute vere. Sempre.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    I Kobayashi




    Non era mai stata mia abitudine essere troppo espansivo nelle dimostrazioni di affetto in pubblico. Quel continuo dover star attenti a rendere credibile qualsiasi gesto mi lasciava sempre con numerosissimi dubbi addosso. Inoltre c'era qualcosa che andava ben oltre la finzione: la sua famiglia. Non avevo mai avuto modo di incontrarla (per chiara scelta quasi tattica) così come Shizuka non aveva avuto modo di incontrare ancora i miei amabili genitori. Quello però era il momento adatto, anzi, adattissimo: un'occasione di pubblico rilievo avrebbe dato modo di mostrare a tutti quanto benvoluto fosse Masaki Kurogane da Kobayashi... Toshiro Kobayashi permettendo. Ma prima di giungere a questo c'era Ritsuko a cui pensare. Il sarcasmo nella voce era così evidente che iniziai seriamente a sospettare che sapesse qualcosa. Tutta la possibile gelosia di questa terra non avrebbe giustificato un comportamento simile. Shizuka mi aveva spiegato - abbastanza chiaramente - cosa fosse per lei Ritsuko, motivo per cui non potevo far altro che sorridere ed incassare.


    Così sorrisi ed incassai, ma Shizuka anziché accettare il mio semplice saluto così distaccato mi saltò con le braccia al petto. Sentii il suo corpo premersi appena contro il mio ed il suo profumo avvolgermi ed ancora una volta pensai che se lei stesse recitando, allora era la migliore delle attrici di tutto il mondo. Passai le braccia attorno al suo corpo con gentilezza, posando le mani sulla sua schiena. Quasi potevo udire il sibilo di Ritsuko pronta ad esplodere... anche se forse me lo stavo solo immaginando. Sei capacissima di abbracciarmi, lo stai facendo. Lei poi iniziò a scusarsi di essere dovuta sparire mentre eravamo assieme. Era stato circa una settimana prima e dopo una comunicazione dall'ospedale era dovuta scappare lì tra mille e più scuse. Tranquilla dissi, con un sorriso sul viso L'ospedale è importante, lo capisco perfettamen... Ed ecco, appunto, Toshiro Kobayashi.


    Quando l'onorevole Re dei Mercanti comparve dopo una corsa quasi forsennata (per quanto breve) Shizuka si staccò da me ed io da lei, finendo per raddoppiare la normale distanza che avremmo altrimenti tenuto. E se lei era una maschera di vergogna - nonostante l'assoluta innocenza dei nostri gesti - io invece ero un misto di terrore arcaico e preoccupazione seria. Cercai di nascondere dietro la prima la seconda, giacché se l'antico terrore provato verso i futuri suoceri era normale la preoccupazione seria di un piano portato avanti per mesi in pericolo era tutt'altro che giustificabile. Non ci avevamo mai pensato (ma Shizuka non lo riteneva quasi un vero problema), ma se la sua famiglia si fosse messa di traverso? Se l'amore di suo padre fosse stato un ostacolo al loro "matrimonio", cosa sarebbe potuto accadere? Solo che Toshiro Kobayashi sembrava essere più preoccupato di perdere la sua bambina a prescindere. Immaginai che dovesse essere normale per tutti i genitori provare una cosa del genere.


    La scenetta stava assumendo i contorni comici del surreale ed (ancora) non sapevo che rischiava di essere una cosa fin troppo frequente. Sopratutto quel giorno. Avrei dovuto capirlo dallo scrigno di bamboo. Dopotutto, dopo aver visto una foto che Shizuka gli consegnò quasi come prova che sì, quel ragazzo era proprio Masaki Kurogane, il caro Toshiro iniziò a frugare quasi senza sosta all'interno del detto scrignetto portato da un uomo alquanto poco contento di fare ciò che stava facendo. E mentre Shizuka quasi implorava il padre di comportarsi come un adulto lui mi tirò contro... uno scorpione. Ora ero uno shinobi addestrato, molto addestrato e difficilmente le cose mi prendevano di sorpresa. Difatti, sardonico, afferrai lo scorpione (di gomma) per la coda come se niente fosse. Ed avrei continuato a fare quella figura da indicibile macho-ninja se Toshiro non mi avesse lanciato contro la gommosa imitazione di un serpente.


    Avevo un terrore quasi folle di quegli striscianti e viscidi animali. Li odiavo e li temevo più di qualsiasi cosa al mondo. Odiavo il modo in cui si muovevano sinuosi sul terreno, odiavo il modo in cui facevano saettare la loro lingua biforcuta, odiavo il modo con il quale deglutivano intere le loro prede per consumarle lentamente in giorni e giorni di lenta digestione. Non c'era una singola cosa di loro che mi piacesse e che non temessi. Così, quando vidi quell'essere lungo ed arrotolato venirmi lanciato contro la mia reazione fu quella che forse Toshiro si aspettava. AAAAH! dissi, quasi sbiancando, mentre il serpente mi finiva tra le mani. Al pari di un oggetto incandescente me lo passai di mano in mano diverse volte per poi scagliarlo con tutta la forza che avevo verso l'alto. Il serpente si alzò maestoso nei cieli di Konoha per poi disegnare un campanile e dunque cadere proprio davanti al torii dove stava Atasuke Uchiha. Mi accorsi solo in quel momento di ciò che avevo fatto ed allora mi misi la mano destra dietro la testa e dissi con un'espressione di scuse dipinta in viso: Ehm... scusate, ho giusto un sacro terrore dei serpenti. Ecco, dato che il mio punto debole era stato rivelato, potevo considerarmi morto. Già immaginavo Toshiro Kobayashi organizzare splendide gite col futuro genero presso il rettilario dello zoo di Konoha. Oppure costruirsene uno per costringermi a visitarlo. Oppure scaricare una pioggia di serpenti di gomma sulla Magione di Ferro.


    Per fortuna che giunse Heiko Uchiha. La madre di Shizuka era una delle donne più belle che avessi mai visto in vita mia e sulle prime non compresi perché Shizuka (e Toshiro) sembrassero così atterriti. Poi, dopo uno scambio di battute tra la dolce moglie ed il povero marito compresi: Heiko Uchiha ispirava il terrore che Heiko e Toshiro provavano. Ed immaginare Shizuka improvvisamente resa docile dalla sola presenza di quella donna mi fece comprendere con chiarezza come ella fosse l'assoluta in quella famiglia. Chiusi un occhio quando lei colpì Toshiro e quando si rivolse a me sentii un brivido freddo scivolarmi lungo la schiena. Ma, fortunatamente, si limitò ad una introduzione - aiutata da Shizuka - alla quale risposi raccogliendo tutto il garbo (e l'eleganze) che potei raccogliere. Sono onorato di fare la vostra conoscenza, Heiko-sama. Dissi facendo un profondo inchino, mettendo la mano destra sul petto, in segno di profondo rispetto. Credo che Shizuka temesse solo che non fossi abbastanza per la sua nobile famiglia.


    Quando fummo di nuovo soli fu il momento delle presentazioni con Baiko, il quale, ancora con la schiena piegata in avanti nel lungo inchino cercò di rifiutare l'onorifico che Shizuka aveva usato per lui, ritenendolo troppo importante. "-san" andrà bene, Shizuka-sama, anzi, è anche troppo per un umile servo come me. Sospirai, ormai totalmente arreso dinanzi alla testardaggine di Baiko. Molto piacere, Ritsuko-sama disse Baiko, inchinandosi anche dinanzi la Kumori. Poi tornò alle mie spalle ed io mi avvicinai a Shizuka. Lei sospirò, quasi lamentandosi della scenetta che avevo appena visto. Eppure sentivo una calda sensazione che non ero abituato a provare. Sapevo benissimo di cosa si trattava, come un assetato riconosce benissimo il tocco dell'acqua sulle sue labbra. Shizuka, tesoro mio... Dissi, facendo un leggero sorriso quasi malinconico. Sono cresciuto in una famiglia nella quale mio padre non ha fatto altro che disprezzare ciò che sono e mia madre a malapena mi parla perché credo proprio mi odi per il fatto di essere nato dal seme di mio padre. Durante la mia infanzia non sai cosa avrei dato per avere una famiglia come la tua. Le sfiorai con la punta delle dita uno zigomo. Sembrate molto uniti. E felici. Non fa niente se tuo padre mi lancia dietro chissà quali orribili rettili. Deglutii inorridendo al pensiero. Anche se magari... non troppi, ecco...


    Giunti sotto il torii ad accoglierci fu un ragazzo che sembrava avere una voglia matta di perdere tutti i denti in un colpo solo. Io, dal canto mio, non avevo particolare orgoglio per la mia posizione ma al contempo ritenevo difficilissimo che quel tale non fosse stato adeguatamente istruito dal suo sensei... veniva quasi da pensare che fosse stata montata ad arte quella imbarazzante sensazione. Quanta gente c'era, nella Foglia, che non sapeva del fidanzamento tra me e l'Erede della Casa dell'Airone? Così feci una specie di sorriso forzato, pronto a replicare, quando Shizuka prese la parola in un modo che mi lasciò francamente sorpreso. E spaventato. Mentre Shizuka rimetteva al suo posto l'Okita con una decisione che mi ricordava fin troppo quella ostentata da sua madre poc'anzi, deglutii appena. Fin'ora avevo conosciuto un lato della Kobayashi dolce, a volte imbarazzato ed impacciato, ma mai e poi mai avrei immaginato possedesse un lato così deciso e quasi oscuro. Baiko, alle mie spalle, non faceva una figura migliore. Il suo viso era impassibile, ma i suoi occhi fissavano l'Okita. E sebbene apparentemente indifferenti potevo sentire la sua furia omicida alle mie spalle. I Kurogane erano orgogliosi, ed i loro servi addestrati a difendere il loro orgoglio senza remora alcuna. L'Okita stava rischiando grosso, Atasuke stesso stava rischiando grosso. Più di quanto potesse immaginare. La sua fortuna fu che il Kurogane offeso fossi io, e non un altro. Mi voltai verso Baiko, con uno sguardo severo dipinto sul viso. No. Baiko allora piegò il capo, rispettosamente, e restò in silenzio. Quando giunse Atasuke Uchiha credetti di poter fare un sospiro di sollievo, ma Shizuka non sembrava affatto intenzionata a lasciarla correre.


    Io, d'altro canto, non ero intenzionato a tentare di calmarla. Rimasi silenzioso alle sue spalle, non offeso, ma comunque con uno sguardo severo dipinto sul viso. Ero infastidito. Il mio orgoglio di Kurogane era inesistente, avrebbero potuto dare del cane a me ed alla mia famiglia e non avrei reagito con violenza - cosa che mi differenziava enormemente da Shizuka - tuttavia non potevo essere felice dell'indiretto insulto rivolto alla Kobayashi. Quando Atasuke giunse e Shizuka rispose, dunque, rimasi in disparte e quando l'Uchiha fece le dovute presentazioni e le sue blande scuse, (faticavo a pensare fosse un inconveniente dato che quelli erano i suoi allievi e dunque una sua responsabilità diretta) mi inchinai con rispetto in segno di saluto. Non la rovinerà, Atasuke-sama.


    Shizuka poi mi strinse la mano così forte che le dita sbiancarono. Quel contatto mi fece piacere e mentre camminavamo verso il palco (verso il quale l'avrei condotta, perché i posti sarebbero di certo sbucati fuori) avrei dunque sorriso, teneramente, alle sue parole. Non mi sento affatto solo. Non lo sono mai, quando sono con te. Dissi, in un sussurro udibile solo da lei. Non da Ritsuko, non da Baiko, non da Atasuke. Parole sussurrate appena, vicino al suo orecchio. Il nostro compito e scopo era rendere pubblico il nostro affetto, per cui parole sussurrate che coloro che dovevano abboccare all'amo lanciato dall'Hokage non potevano ascoltare erano inutili. Eppure lo feci, perché non riuscito e non potevo fare altrimenti. E comunque, mi hai fatto paura prima. Quando ti arrabbi sei tremenda... Dissi, questa volta ad alta voce, con una leggera risata, passando con leggerezza un dito su una ciocca di capelli senza scompigliarli minimamente. Delicato, come sempre, perché sempre la trattavo in quel modo: come se fosse un oggetto fragile e prezioso, da maneggiare con cautela e da proteggere. Non mi era stato ordinato, ma l'avevo giurato a me stesso... l'avrei protetta, a qualsiasi costo, perché la missione che avevamo intrapreso era pericolosa ed ero sinceramente legato a lei per permettere che la mia sudicia famiglia le torcesse anche un solo capello. Sarebbero stati giorni duri, ma lei ne sarebbe uscita sana e salva. Nella maniera più assoluta.

     
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    Y Danone
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    ..Ma quanta gente hai invitato?!..
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    Ed eccolo in tutta la sua grazia e bella presenza. Atasuke Uchiha era apparso di fronte al rosso come un dio severo e pronto a punirlo per le sue solite malefatte. Non che fosse colpa sua dopo tutto, quello che stava facendo un po’ di casino era Kigeki e non certo lui che per il momento si era solo dedicato a squadrare dalla testa ai piedi il seguito di quel bastardo di Shinichi. Era strano vedere un Jonin arretrare di fronte ad un Chunin eppure era proprio quello che stava succedendo li al dojo, Hoshi aveva sempre avuto un certo timore nei confronti dell’Uchiha -Waaah!!!.. Atasuke sei tu?!.. ma allora hanno invitato anche te alla festa?!..- il rosso non aveva davvero capito nulla dell’invito ricevuto. Aveva semplicemente letto buffet e li i suoi occhi si erano fermati senza andare oltre -Ehm.. si Kigeki sta con me.. ehi Kigeki.. dai su cerca di comportarti a modo!..- il volpino sembrava non volerne sapere affatto di starsene buono mentre riceveva coccole e grattini un po’ da tutti e tutte -No io sto qui!.. e faccio quello che mi pare..- il bastardo aveva pure osato una linguaccia in direzione del Chikuma che ora si ritrovava solo contro tutti -Maledetto sacco di pulci se ti prendo.. OOOOH.. Atasuke vecchio mio!- il rosso aveva deciso di cambiare completamente argomento per cercare di sedare l’amico foglioso -Ehm dove sono stato tutto questo tempo?!.. ehm.. boh.. a dire il vero non lo nemmeno io.. di certo sono mancato per un po’ di tempo!.. però ora sono tornato è questo che conta no?!.. eheheh..- ed ecco che l’Uchiha aveva deciso di sguinzagliare la sua punizione, per fortuna solo una finta punizione che lasciò tirare un bel respiro di sollievo al Chikuma -Uuff.. accidenti Atasuke.. quando ti comporti così mi fai letteralmente schiattare.. si in effetti non credevo che la presentazione si tenesse in abiti formali.. cioè io ho letto festa così ho pensato che ci fosse la piscina e il buffet.. si un enorme buffet!.. magari potresti darmi uno dei kimoni dei tuoi allievi..- il rosso in realtà sperava tanto di sentirsi dire che non importava perché così stava davvero troppo comodo e gli abiti formali proprio non li sopportava -Waah.. io e i Fennec abbiamo stretto un legame moltissimi anni fa ormai.. evidentemente non ho mai avuto modo di presentarti a loro.. beh quello che vedi è Kigeki.. il più giovane tra loro.. il vecchiaccio vuole che me lo porti appresso per fargli vedere come gira il mondo..- il rosso ne aveva davvero passate di tutti i colori per colpa di quel sacco di pelo. Alla domanda Kigeki aveva poi risposto guardando Atasuke con semplicità -Si grazie!.. però ho fame e sete!.. voglio da mangiare.. fratellone quando mangiamo?!.. io ho fameee..- il fennec era una vera e propria pigna nel culo.




    [...]




    Atatsuke si era così dileguato lasciando Hoshi solo con il resto degli invitati. Ormai Kigeki era perso per la festa a fare i suoi sporchi comodi. Hoshi era pronto ad entrare nella struttura quando una voce alquanto familiare lo colse alle spalle, voltata la testa la chioma bionda di Itai lo sorprese lasciandogli un gran sorriso sulle labbra -ITAI!!!.. WAHAHAH.. ma è fantastico ci sei anche tu?!..- il rosso aveva preso il ragazzo tra le spalle agitandolo dall’emozione -..come stai?!.. già.. è dalla missione ad Iwa che non ci siamo più visti!.. eheh.. ti vedo in forma e ben indaffarato!- il rosso aveva spostato lo sguardo verso la felice famigliola del kiriano, Itai era davvero una persona incredibile, non solo era un potentissimo ninja, ma anche un padre di famiglia. Hoshi aveva tante cose da chiedergli, soprattutto su Shiltar, ma non era quella l’occasione per farlo -AHAHHA dici?!.. eheh.. sono cresciuto un sacco dalla missione.. sono alto esattamente un metro e settantasette.. eheh.. conto di superare i settantaotto tra qualche mese.. sto seguendo una dieta particolare e faccio un sacco di ginnastica di allungamento.. alla mattina e poi alla sera.. e le uova.. mangio un sacco di uova perché mi piacciono in realtà.. non che servano realmente a qualcosa.. e poi la birra!.. si la birra!!!.. a un sacco di proprietà benefiche e soprattutto..- per fortuna di Itai la voce di Hidan aveva bloccato lo sproloquio del Chikuma facendogli tirare un urlo prima terrorizzato e poi piacevolmente sorpreso -SUCCO DI FRUTTA!!! WAHAHAH QUESTA SI CHE E’ UNA BELLA SORPRESA!!- il rosso si era gettato in un caloroso abbraccio stringendo con tutta la sua forza, era sempre divertito nel vedere l’amico conosciuto a Tsuya deformarsi come un budino. Ovviamente il diminutivo che gli aveva affibbiato non era affatto per prenderlo in giro, ma un semplice modo per chiamarlo in modo caratteristico -Eheheh!.. fortunatamente non è ancora esploso nulla da quando sono arrivato.. e SSSHHHH.. non farti sentire da Atsuke o quello mi prende a calci!.. quando fa quel suo sguardo serio resto paralizzato.. è terribile..- il Chikuma sembrava davvero impaurito dal padrone di casa -Oh.. io e Itai ci conosciamo da una vita.. eravamo ancora dei Genin la prima volta che ci siamo conosciuti.. Waaah.. ma quanto tempo è passato?!..- il rosso si era messo a contare con le dita dimostrando le sue scarse doti in matematica -Beh di sicuro un sacco di tempo.. eheheh..- il Chikuma era esploso in una risata divertita quando una ragazza rovinò improvvisamente a faccia a terra emettendo un bruttissimo rumore.


    -Oh cavolo!.. che botta!!- Hoshi si era avvicinato alla poveretta aiutandola a rialzarsi, nonstante il brutto impatto non sembrava essersi fatta poi tanto male -Ehi va tutto bene?!.. eheheh.. hai fatto un bel volo!..- il rosso aveva mostrato il suo solito sorriso amichevole -Ciao!.. io mi chiamo Hoshi.. e tu come ti chiami?!..- il Chikuma aveva preso la mano della ragazza alzandola da terra mantenendo la presa per presentarsi. Era sempre bello fare nuove amicizie.

    OT/ Scusate il ritardo ma ultimamente è un inferno!!!
    Occhio che Hoshi è un provolone :guru:
     
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