Karyuuken, L'Inaugurazione

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Karyuuken: L'inaugurazione



    Akira sembrava aver dimenticato che sotto la pelle di una ragazzina che non dimostrava più di tredici anni c'era un drago. Una fiera dragonessa lunga quaranta metri, con zanne affilate al pari delle spade ed in grado di incenerire interi villaggi se avesse voluto. Yogan non arrossiva. Le dimostrazioni di affetto tra gli umani le erano alquanto estranee... gli unici umani a cui era realmente affezionata erano Itai e la sua famiglia e solo da poco aveva assunto quella forma. Le bambine di tanto in tanto la abbracciavano, scherzosamente e lei comprendeva, ma lei era un drago. Per lei se qualcuno avvicinava la propria bocca alla sua pelle era una minaccia. Così quando Akira la baciò sulla fronte lei non s'imbarazzò come forse si sarebbe aspettato il ragazzo, ma appena si voltò fece scattare una mano più veloce di quanto Akira potesse vedere e gli afferrò il colletto della maglia da dietro, impedendogli di fuggire. Ohi. Disse con voce quasi seria. Fa un'altra volta quella cosa o chiamami "ciccia" un'altra volta, e ti giuro che ti faccio evaporare. E mentre lo diceva Akira poté notare come l'aria attorno a lui stesse passando dai dieci gradi scarsi di fine autunno ai trentacinque grado di piena estate. Ovviamente Yogan lo lasciò andare subito dopo, ridendo appena divertita.





    Eravamo fuori dal dojo, poco dopo le presentazioni quando Akira utilizzò un suffisso decisamente poco onorifico per Ayame. Una mia mano, di taglio, lo colpì dietro la nuca velocemente e senza alcuna forza. "Chan"? Per te lei è Ayame-sama E quella mia precisazione scatenò un accesso ilarità nella giovane donna che si coprì la bocca con una mano. Ah, tranquillo Akira-kun, non sono per niente fissata con queste cose. Fece un gesto come con la mano declassificando l'accaduto ad "inerzia alla quale non prestare attenzione". Sospirai e scossi il capo, senza riuscire a replicare nulla. Che potevo dire, dopotutto?


    Jukyu ascoltò con aria interessata la risposta di Akira su i suoi capelli, dunque dopo un po' di riflessione disse (con una lingua arguta ed una capacità di espressione sorprendenti per quell'età) Otou-chan mi sgrida da più tempo di te, e non ho capelli bianchi. Io, che già stavo ridendo per la domanda, risi (di più) per la risposta. Contemporaneamente un brivido freddo mi corse dietro la schiena nel pensarmi da lì ad una decina d'anni. Se a quell'età così tenera era in grado di rispondere in quel modo che razza di adorabile iena sarebbe diventata da adolescente? Jukyu, non si fanno queste domande alle persone. E perché? Perché potresti metterle in imbarazzo, e non si fa. Ok, mamma, scusa. Ayame accarezzò appena la testa della figlia che però aveva rivolto la sua attenzione ad altro. Mentre io salutavo Hoshikuzu ignorando bellamente il povero allievo di Atasuke, Kigeki ed una giovane ragazza si avvicinarono. E come la giovane anche Jukyu e Nana non poterono resistere al fascino del piccolo allegro fennec. Le due bambine così si chinarono del piccolo animaletto e Jukyu gli mise una mano tra il pelo sulla testa. Che bello mamma. Yoogaaaaan. Uhm? Disse la dragonessa, chinandosi anche lui su Kigeki. Tirò sul col naso, annusandolo. È morbido! Ed è carino, non come Qan. Sembra decisamente più gustoso di Qan. Ayame sospirò. Mi sembrebbe alquanto scortese mangiare Kigeki, Yogan... Hoshikuzu-san, molto lieta, sono Ayame la moglie di questo impiastro. Si chinò appena in avanti, in un saluto abbastanza informale: Hoshikuzu sembrava essere una persona molto tranquilla, alla quale tutte quelle formalità stavano decisamente strette. Come me ed Ayame del resto. Yogan, smettila di leccarti i baffi, Kigeki non è da mangiare. Ah Hoshi, ricordi Yogan la mia dragonessa? Bé, sì, è lei, ha imparato a trasformarsi in una teppista su due zampe. Esagerato. E non avrei mai mangiato il batuffolo di pelo qui. Voglio ben sperare... Comunque Hoshi, è davvero un piacere rivederti, abbiamo molte cose di cui parlare davanti ad una birra. Ci stai? Nel mentre la stessa giovane ragazza che si era avvicinata era incespicata, ma Hoshi ed un allievo di Atasuke la salvarono. A quel punto poteri rivolgermi verso Kimimaro. Sumimasen, sumimasen... vecchie conoscenze. Dissi appena in imbarazzo. Dicevamo, Kimimaro-san? Un giro guidato? Ah, mi perdoni, spero che ci sia posto anche per Yogan ed Akira. Sono in veste di guardie per la mia famiglia, per cui dovrebbero essere necessariamente vicino a mia moglie ed alle mie figlie. Chiesi gentilmente. Atasuke nella sua lettera non mi aveva dato molti dettagli, così non avevo avuto modo di immaginare di doverlo avvisare per aggiungere altri posti al palco d'onore! Mentre seguivo all'interno Kimimaro insieme a tutta l'allegra compagnia notai con la coda dell'occhio Shizuka che procedeva all'interno insieme ad un giovane ragazzo che non avevo mai visto prima d'ora. Guardai per un secondo incuriosito la scena, ma preferii lasciar perdere, seguendo semplicemente Kimimaro senza rendere il suo compito maggiormente gravoso.


    Ayame camminava tranquillamente al mio fianco quando, all'improvviso, si dovette fermare. Immediatamente mi allarmai e passai un braccio attorno alle sue spalle. Ehi, tutto bene? lei attese qualche secondo, dunque si massaggiò appena la testa con la punta delle dita. Vuoi sederti? No, va tutto bene, sta tranquillo... giusto un piccolo giramento di testa. Nana, che camminava di fianco alla sorella dinanzi a noi, guardò per un istante la madre fermarsi e dunque bloccò la gemella con una mano, costringendola a voltarsi. La mamma non sta di nuovo bene. Ma no, ricordi cosa ha detto? Che è normale, che è colpa di nii-tan. Nana parve ricordarsi ed annuì, ma tornò indietro da Ayame. Okaa-chan, è nii-tan?Mi passai una mano sul volto, sospirando appena. Avrei voluto che non si venisse a sapere così in fretta, ma Jukyu e Nana sembravano essere di un altro avviso. Non che fosse realmente importante, più che altro, un prodotto della mia costante ansia e paranoia. Ayame sorrise dolcmente alla figlia e si chinò su di lei, baciandole la fronte. Sì, tuo fratello fa i capricci. Si sfiorò appena il ventre, ancora perfettamente piatto. Kimimaro-san, scusa queste continue interruzioni. Sto bene, possiamo andare... questo dojo è davvero stupendo, non trovi Itai? Uh... eh, sì! Dissi, distrattamente. Mi stavo guardando intorno, in cerca di gente che potesse aver origliato la conversazione. Dite che è inutile chiedervi di tenere la gravidanza di Ayame segreta per qualche tempo, eh? Dissi sconsolato. Ero certo che non sarebbe accaduto: vuoi o non vuoi qualcuno avrebbe parlato e la voce si sarebbe diffusa.
    Ma non importava davvero. Forse dovevo ascoltare Ayame quando mi diceva che la gravidanza non l'avrebbe rammollita. Probabilmente era vero, ma dentro di me il fantasma dei ricordi passati si agitavano ed il pensiero che ad Ayame capitasse la stessa cosa che era successa a Yui mi atterriva. Ma probabilmente qualsiasi cosa sarebbe dovuta accadere sarebbe successa comunque, sia che la notizia fosse nota o meno.

     
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