Karyuuken, L'Inaugurazione

[Free aperta a tutti]

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    火竜剣, L'Inaugurazione 五

    ~Un Benvenuto Caloroso III~


    ~Ayuuki - Hoshi~


    L'ennesima domanda della ragazza, non riuscì a cogliere impreparato l'allievo, il quale decisamente si stava abituando alla raffica di domande poste dalla ragazza la quale sembrava farsi sempre più curiosa ad ogni singolo passo in avanti.

    “In parte. In fondo questa è prima di tutto una scuola di kenjutsu, come lo stesso nome indica... Tuttavia, solo una parte della dimostrazione prevede l'uso dell'arma affilata, questo anche per non spaventare troppo o scoraggiare eventuali nuovi allievi presi dagli ambiti civili anziché dalle file di shinobi... Non tutti gradirebbero pensare che gli allenamenti avvengono con lame vere.”


    Il suo tono era distaccato, tuttavia non era freddo, anzi, sembrava caldo ed accogliente, come se quella specie di dualità di distacco ed armonia entrasse in contrapposizione con se stessa finendo per risuonare in sincronia. La calma dell'allievo poteva dirsi assoluta e questo, davanti ad un esperto shinobi, la diceva estremamente lunga sullo stile adottato da Saito nel combattimento, anche se forse, per la giovane Fuyutsuki, ancora acerba nel suo sviluppo come combattente, era ancora troppo difficile.
    Saito non diede molto peso alla follia del rosso, cosa che invece la Fuyutsuki sembrò non fare, cadendo da sola in trappola, con una menzogna tanto palese da poterla mettere nei guai più di quanto non potesse immaginare.

    “…combattere nell’evento dimostrativo. Posso imparare molto da loro.”


    A quelle parole, l'occhio di Saito si fece affilato, simile a quello di un falco quando avvista la sua preda, rilassato e tranquillo celava la tensione del colpo che stava per scattare, attendendo il momento giusto come il più abile dei predatori, aspettando che l'istante scorresse, che il flusso del discorso raggiungesse il suo limite, per poi colpire, silenzioso, rapido e letale. L'arte dell'estrazione della spada. Questo era l'elemento cardine di Saito.

    “E così farete. Atasuke-sama apprezzerà di certo la vostra offerta e se vorrete, potrete battervi con me. Ovviamente non useremo armi potenzialmente letali, tuttavia sarò ben lieto di uno scambio di opinioni con voi.”


    La stoccata era ormai stata data. La ragazza non poteva più tirarsi indietro dato che la sua “sfida” era stata ormai lanciata ed accettata. Ella si sarebbe battuta in un piccolo scambio di colpi amichevole proprio con Saito, uno dei “peggiori” avversari che potesse andare a cercarsi in quel luogo, anche se forse, da un lato, per lei sarebbe stato decisamente un bene.
    In quell'attimo “mortale”, Saito, attento come era ad ogni dettaglio attorno a se, non poté evitare di notare il modo in cui il Chikuma si era letteralmente bloccato bofonchiando strane parole in merito al suo maestro, legioni di simili ed altre follie, probabilmente scosso dal suo comportamento o forse semplicemente impazzito in maniera definitiva. Saito non conosceva il sunese, tuttavia, per quanto questi potesse solitamente apparire simpatico e decisamente divertente, ai suoi occhi appariva solo come un folle fuori di testa e prestare troppe attenzioni alle sue parole, avrebbe instillato il dubbio sulla sanità mentale del maestro nell'averlo invitato ad una cerimonia tanto importante per quella scuola.
    Nonostante tutto, però, non poté evitare di porsi quella domanda quando il jonin rosso della sabbia ritornò alla carica, provando a rispedire al mittente quello che sembrava essere del sarcasmo. Sarcasmo che non poteva scalfire in alcun modo la forma perfetta e ricercata di Saito.

    “Magari ti può accompagnare Saito.. così magari posso insegnargli qualche vera mossa di Kenjutsu!”


    A quelle parole lo sguardo di Saito si fermò. I suoi occhi scuri, in particolare quello non coperto dalla sua folta chioma puntò in quelli del rosso con uno sguardo enigmatico. Dopo una simile sfida, molti avrebbero mostrato dell'odio, altri forse sarebbero apparsi divertiti, altri seccati, altri ancora irosi ed indispettiti. Ma non lui. In quell'occhio il Chikuma poteva solo leggere due stati d'animo: Un primo sentore di superiorità mentale che non lo avrebbe trascinato in una sfida al “chi-lo-ha-più-lungo”, seguito da quello che sembrava essere una forma di compassione, compassione che evidentemente l'allievo aveva verso quel Jonin tanto estroverso da cercare di apparire più figo di quanto le sue azioni, ed il suo abbigliamento, gli concedessero di essere in quel momento.

    “Chikuma-sama... Voi siete uno degli invitati del maestro e da ciò deduco che il vostro livello sia probabilmente ben superiore al mio, tuttavia, non è questo il giorno per muovere dubbi sull'arte della spada insegnatami dal mio maestro. Per questo motivo, se vorrete, sarà con lui che avrete uno scambio di opinioni sul kenjutsu. In merito alla possibilità di apprendere da voi, mi spiace, ma ho già un maestro e non intendo tradire il suo insegnamento”


    Per fortuna, la Fuyutsuki deviò prontamente il discorso, ponendo l'accento su quello che in effetti era il problema più impellente per loro dato che a breve la cerimonia ufficiale avrebbe avuto inizio e non potevano di certo gustarsela appieno rischiando di starsene in piedi.

    “Forse sarà meglio tornare dagli altri. A Breve inizierà l’evento dimostrativo no? Dobbiamo trovare un posto in prima fila.. ci sono molti curiosi.”


    Lo sguardo di Saito si portò sulla ragazza, pronto a risponderle, anche se prima ella si rivolse anche al Sunese sottolineando la probabilità dello stesso di trovarsi altrove.
    Probabilità che venne confermata dallo stesso, il quale però ignorava un minuscolo dettaglio, ovvero il fatto che effettivamente non si sarebbe trovato in mezzo a vecchi boriosi, anzi, si poteva ben dire che attorno a lui ci sarebbe stata l'élite che quel mondo aveva avuto la grazia di produrre negli ultimi decenni.

    “Permettete che vi corregga. Sulla tribuna d'onore sarete accompagnato dal Mizukage e dalla sua famiglia, dal vostro compaesano Kurogane, dal clan Kobayashi e dall'Hokage in persona... Per quanto riguarda voi, invece, sfortunatamente non possiamo concedervi un posto sulla tribuna d'onore. Per quanto al maestro potrebbe fare piacere, alcuni ospiti di alto rango non apprezzerebbero la novità, spero possiate comprendere. Ad ogni modo, siederete in prima fila, la quale è stata riservata a voi come agli altri che in questo giorno hanno chiesto partecipare alla cerimonia. Ora, se volete scusarmi...”


    Si congedò quindi con un profondo inchino di saluto, il loro giro era terminato ed aveva ancora altri ospiti da accompagnare nel tour, oltre che prepararsi per l'imminente dimostrazione.

    […]




    ~Shizuka - Masaki~


    Sougo, fino a quel momento non aveva ancora mai avuto il piacere di osservare con quale assurda foga padre e figlia fossero in grado di litigare per motivazioni effettivamente inesistenti. Tuttavia, nell'osservare la scena, si poteva dire che il suo sguardo era divertito, forse fin troppo divertito, dato che a stento trattenne una risata, ben conscio del fatto che se si fosse lasciato anche solo sfuggire una sola risata divertita, probabilmente nulla avrebbe trattenuto la Kobayashi o Atasuke stesso di scuoarlo vivo. Tuttavia, nel trattenersi dal ridere, non riuscì a trattenere un sorrisetto soddisfatto, nel sentire Toshiro sibilare così amabilmente il nome del Kurogane. Gli fu infatti chiaro che quel sibilo doveva avere un significato particolare e le parole della principessa fecero scattare qualcosa nella sadica mentre dell'Okita e quel qualcosa lo conduceva immancabilmente ai serpenti.

    °Non sarà mica che il nostro kurogane... Teme i serpenti?°


    Pensò tra se mentre un'oscura aura malignia sembrava ammantare il corpo ed il viso angelico dell'Okita, tramutando il suo sguardo quasi angelico in uno sguardo maligno, che forse tra tutti solo Shizuka poteva riconoscere, riconoscendo in lui una corruzione non dissimile dalla sua anche se decisamente più radicata ed antica.
    Il suo sguardo malefico però sarebbe caduto nell'indifferenza generale, dato che in tutto quel trambusto ben altri assurdi accadimenti attirarono l'attenzione di tutti, in particolare l'elemento centrale fu il repentino tentato omicidio da parte della consorte del capoclan che per poco non uccise suo marito, con la conseguente scena strappalacrime, scena che Sougo non si lasciò sfuggire avvicinandosi quasi di soppiatto al Kurogane, approfittando della distrazione della sua futura consorte.

    “Sembra quasi che il tuo caro suocero non arriverà a domani... Sei seriamente sicuro di voler avere a che fare con quella ragazza per il resto della vita? Se sei saggio io la lascerei stare o prima o poi cercherà di ucciderti come ha fatto con suo padre... o peggio, ti colpirà come ha fatto la nobile madre... Anche se conoscendola, credo preferirebbe qualcosa con più... veleno... tipo un serpente nel letto”


    Lo sguardo dell'Okita si fece affilato attraverso le scurelenti degli occhiali neri che aveva inforcato, lasciando un unico dubbio nella mente di chiunque: Dove li aveva trovati quegli occhiali?
    Celato dietro alle lenti, i suoi occhi guizzavano nel cercare di scorgere eventuali reazioni del Kurogane, nella sadica speranza di potersi beare del suo orrore, o ancora meglio della sua paura. In fondo in quel momento non avevano prove per accusarlo di nulla, se non forse di essere stato fin troppo diretto, ma in fondo, quello non era un reato...

    Tolto quel singolo evento, quel poco che restava dell'accompagnamento non portò ulteriori sorprese, o almeno per ciò che riguardava direttamente Sougo con quel gruppo, dato che, subito dopo, avendo “assolto” al suo compito di guida, si congedò rapidamente, andando a cercare le sue prossime vittime, o forse, le sue inconsapevoli alleate.

    […]


    Poco dopo, infatti, quelle che sembravano in tutto e per tutto essere due piccole bimbe dai graziosi abiti, si avvicinarono al Kurogane, quasi in punta di piedi mentre intrecciavano le loro manine dietro alla schiena, osservando il maestoso shinobi con le loro faccine incuriosite.

    “S-signore?”

    “Scusi? Signore?”


    Chiesero con aria innocente, strattonando anche alcune volte gli abiti del kurogane per attirarne l'attenzione.

    “Ma è vero che voi dovete sposarvi?”


    Chiese curiosamente la prima i cui lunghi capelli biondi scivolavano delicatamente sul nero kimono addobbato a festa, mentre la seconda, poco dopo, quasi senza dare il tempo a Masaki di rispondere.

    “ma lo sai che a lei piacciono i seprenti?”

    “Non si dice seprenti, si dice serpenti!”

    “Ah si, si, giusto... Lo sai vero che lei in realtà è tipo un serpente?”


    Stava a Masaki capire quanto l'innocenza di quelle due bambine fosse reale e quanto invece un semplice artificio, prima ovviamente che l'ordine 66 il piano C prendesse piede.

    [...]





    ~La Cerimonia di Apertura I~


    ~I Taiko di Apertura~


    Quando anche l'Hokage e la sua scorta, gli ultimi ad essere giunti, entrarono all'interno della sala grande seguendo Sano-san, al loro passaggio e ad un cenno dell'occhialuto allievo, altri due allievi, rimasti in attesa chiusero le ampie porte d'ingresso alla sala, dichiarando l'effettivo inizio della breve cerimonia di apertura della scuola.
    Pochi minuti appena passarono da quando ciò accadde, per dare il tempo a tutti di sedersi ed accomodarsi sulle tribune, prima che lo spettacolo avesse inizio, aperto dai taiko che solerti attendevano il momento propizio per cominciare.
    Nella formazione studiata e pensata, i tamburi attendevano i loro suonatori che con rigore e precisione si avvicinarono alle rispettive postazioni e strumenti, disposti nella metà della sala verso l'ingresso principale. Un breve inchino di benvenuto diede un ultimo saluto di benvenuto agli spettatori. Un grido fu il segnale al quale tutti si disposero attentamente in posizione. Pochi secondi ed ecco il primo che con precisa delicatezza sfiorava il suo tamburo in colpi precisi, morbidi e leggeri, che poco alla volta aumentavano di intensità, aumentando poi anche il ritmo e danndo il via allo spettacolo musicale che introduceva l'inizio della dimostrazione.


    Da quando i tamburi iniziarono a risuonare nell'edificio, nulla si smosse, l'attenzione di tutto il pubblico poteva dirsi concentrata sui suonatori che con vigore, precisione ed, in un certo senso anche grazia, suonavano, percuotendo i tamburi con il vigore del loro corpo e con l'intensità delle loro anime, quasi come a voler trasmettere a tutti la loro passione, la stessa che poteva dirsi legasse gli allievi dell'Uchiha con quella stessa scuola.
    Gli spalti ad ovest, ovvero alla sinistra dell'ingresso erano completamente germiti da persone comuni, semplici curiosi e di tanto in tanto altri shinobi del villaggio. Rari come i quadrfogli, invece, vi erano rappresentanti degli altri villaggi accademici, perlopiù allievi ed ex dell'Uchiha del periodo in cui addestrò svariate classi e corsi di studenti accademici, intervenuti alcuni per conoscenza, altri per curiosità, mentre ben pochi erano presenti senza sapere nulla del maestro, trascinati a volte anche a viva forza dagli amici o dai parenti che vedevano in quella nuova scuola un'eventuale occasione per i loro figli per potersi guadagnare un posto di pregio o per accaparrare abilità e conoscenze “nuove”.
    Ma era la tribuna “est” quella alla destra dell'ingresso che vi erano i personaggi di reale spicco. Alle estremità degli spalti, infatti, i posti erano principalmente gremiti da shinobi ed allievi del villaggio, mentre la tribuna centrale d'onore, richiusa da una cancellata in legno ed addobbata a dovere, accoglieva sulle comode sedie imbottite gli elementi di spicco intervenuti in quel giorno, a partire dagli amici più stretti dell'Uchiha fino a chiudersi con le personalità politiche più importanti con cui Atasuke aveva contatti e poteva permettersi il lusso di invitare.
    La maggior parte degli ospiti, poteva definirsi letteralmente rapita dalla pulita e teatrale esibizione, mentre gli occhi dell'Uchiha, invece, celati poco dietro ad un angolo, scrutavano con attenzione l'intera sala, pronti a percepire ogni eventuale segno di problemi, cercando di adoperarsi per ridurre al minimo ogni rischio. In fondo, pur trattandosi di una “semplice cerimonia per l'apertura di un Dojo”, in quell'occasione si erano riuniti molti elementi di spicco, forse anche troppi per potersi definire completamente tranquillo.

    Quando anche l'ultimo colpo risuonò, avvolgendo tutti con il suo lungo riverbero, ecco l'Uchiha, che uscì dall'angolo con sguardo benevolo, avviandosi lungo quello che era diventato quasi un palco, con movimenti veloci e precisi, ma assolutamente non frettolosi.
    Si portò al centro della sala, volgendosi a nord, verso la kamiza, mentre i suoi alievi, rapidamente scivolavano alle sue spalle ponendosi rigorosamente in linea, partendo dalla sinistra dal più “giovane” fino a terminare all'estrema destra con gli allievi più “anziani”, tra cui si trovavano praticamente tutti, in particolare Saito, Sannan, Sougo, Daisuke ed una ragazza, l'unica allieva di quel dojo, segno che in fondo l'Uchina non faceva e non aveva intenzione di fare distinzioni accettando solo uomini, come in altre scuole.
    Dopo alcuni istanti di silenzio, Atasuke, seguito a ruota dagli allievi, si sfilò la spada dall'obi prima di inginocchiarsi con sguardo serio in quel breve rito formale dedicato ai kami che avrebbero protetto quel luogo ed i suoi allievi. A terra, poggiò la sua arma lungo il fianco, inchinandosi alla kamiza incitando gli allievi a fare lo stesso con un unico secco comando.
    Ritornato con il busto eretto, senza alzarsi dal pavimento in legno, fece perno sulle sue stesse ginocchia, ruotando di 180 gradi e ripetendo il medesimo saluto agli allievi, omettendo solo “l'ordine” che non impartì una seconda volta.
    Con un sorriso, si rimise in piedi, riponendo l'arma nell'obi e rivolgendosi questa volta ai visitatori del Dojo.

    «Benvenuti.
    Ho avuto il piacere, al vostro arrivo di accogliere alcuni di voi, tuttavia, per tutti coloro con cui non ho ancora avuto il modo ed il piacere di parlare, voglio darvi il mio benvenuto. A breve, inizieremo con la dimostrazione, tuttavia, prima di ciò, credo sia doveroso fare i dovuti ringraziamenti, ringraziando, prima di tutto voi. Voi che avete deciso di venire qui quest'oggi per condividere con noi la felicità di questa apertura, voi che avete deciso di darci supporto mostrando interesse per la nostra scuola. Voi che con forza ed impegno ci avete sostenuto anche durante l'opera di costruzione di questa struttura, portando cibo e bevande, allietando i pomeriggi e le sere anche quando ci dedicavamo agli allenamenti. Voi, e mi riferisco in particolar modo agli abili operai ed alle loro famiglie che in tempi strettissimi, siete riusciti a costruire questo luogo dando una forma reale al progetto.»


    Si voltò leggermente, inchinandosi prima alla tribuna ovest e poi in particolare al settore dove aveva individuato alcuni degli operai che si erano prodigati nella costruzione, i quali salutarono con un semplice gesto della mano, scatenando un'ulteriore sorriso di Atasuke.

    «Ma soprattutto a voi, che nonostante i miei modi spesso discutibili, nonostante gli impegni, il nostro ruolo come shinobi, le nostre famiglie e tutto quanto concerne le vite private, avete deciso di seguirmi, di apprendere e soprattutto avete impegnato anima e corpo nell'allestire tutti i preparativi ed accompagnare ogni sigolo ospite che abbiamo qui. Io vi ringrazio»


    Con un sorriso si inchinò verso i suoi allievi, i quali, evidentemente presi in contropiede, chiaramente non si aspettavano un tale pubblico ringraziamento da parte del loro maestro, in parte anche perché in effetti era più che altro stato lui a chiamarli a se e non loro a cercarlo.
    Non perdendo però ulteriore tempo, Atasuke si volse verso gli spalti alla sua destra, quelli con maggior importanza in un certo senso, quelli che avevano una posizione d'onore nella rigida etichetta del Dojo.

    «Ed infine, come non pensare a voi, amici, colleghi e compagni shinobi, che ogni giorno difendete questo villaggio ed il nostro paese da ogni forma di aggressione da ogni tipo di avversario sia esso umano o bestiale. A voi dedico questa struttura, che possa essere non solo luogo di ritrovo ed apprendimento per me e per i miei allievi, ma anche per voi e per i vostri quotidiani allenamenti, sempre nel rispetto dello spirito che regge questo luogo»


    Fece un inchino profondo verso la tribuna, prima di levarsi, concentrandosi a questo punto sulla tribuna d'onore, dove sedevano gli elementi di spicco che aveva invitato e che avevano accettato di partecipare alla cerimonia.

    «Ed infine, un sentito ringraziamento a voi, che con la vostra presenza avete deciso di onorare questo luogo. Non potete immaginare quanto mi senta onorato di avere qui per l'apertura del mio dojo. Per questo motivo, voglio ringraziarvi uno ad uno. Per primo, e non solo per importanza, Ikigami Raizen, decimo Hokage e colui che è in un certo senso colpevole di tutto questo, avendomi concesso l'autorizzazione per costruire questo luogo. Quindi, allievi miei, per tutta la fatica fatta nell'organizzare questa giornata, ogni singola volta in cui avrete da lamentarvi per il duro addestramento, prendetevela con il nostro Hokage...»


    Sorrise, accennando una breve risata, recepita ed amplificata dagli allievi che compresero il piccolo “scherzo” del loro maestro, il quale aveva scelto di spezzare la formalità proprio con il colosso e non si trattava di un semplice “caso”.

    «Scherzi a parte, perdonatemi, ho voluto scherzare con voi per spezzare per un'istante la formalità di questi ringraziamenti. Tuttavia, le mie parole non sono molto scostate dalla realtà. Senza la sua approvazione nulla di questa struttura oggi esisterebbe, quindi è grazie all'Hokage se siamo qui riuniti oggi per festeggiare questo momento»


    Fece un breve inchino di saluto verso il colosso, prima di spostare lo sguardo sul successivo, ovvero il Mizukage e la sua famiglia.

    «Nara Itai, Mizukage di Kiri, con la sua famiglia, che ringrazio e saluto. So che deve essere stato un lungo viaggio, specialmente tenendo conto che questa non è una scuola di spada Kiriana, ma anzi, una concorrente. A questo proposito, vi invito, se vorrete, ad inviare un giorno uno o più dei vostri abili spadaccini per un piacevole scambio di opinioni con me ed i miei allievi, nella speranza di una futura crescita per entrambi i nostri paesi ed entrambe le nostre scuole di spada.»


    Un nuovo inchino, rivolto alla famiglia del Nara, mentre lo sguardo passava oltre alla fila successiva, completamente occupata dal clan dell'airone e dal futuro sposo di Shizuka.

    «Kobayashi Toshiro. La presenza della vostra famigia è di conforto per me e per i miei allievi. Seppur in modo diverso voi ed il vostro clan difendete questo villaggio come ciascuno di questi validi shinobi. Seppure indirettamente, devo molto a voi ed alla vostra famiglia e spero vogliate apprezzare questo nostro invito.»


    I suoi occhi sorrisero al capoclan dell'airone poco prima di scivolare al suo fianco, verso la moglie, Uchiha Heiko verso la quale lanciò solo un semplice saluto fatto di sguardi e piccoli gesti, conscio del fatto che ella avrebbe avuto molto da ridire se solo avesse provato anominarla pubblicamente, specialmente usando il suo cognome Uchiha.
    Passò quindi oltre, facendo scivolare gli occhi su Shizuka, stretta al suo futuro marito ed alla sua inquietante guardia del corpo.

    «Kobayashi Shizuka, non spenderò inutili parole sul vostro eccellente operato all'ospedale del villaggi, ne sull'importanza del vostro ruolo, specialmente verso alcuni particolari allievi di questo dojo... Tuttavia, permettetemi di ringraziarvi per ciò che fate ogni singolo giorno e per aver trovato spazio, tra i vostri mille impegni, da dedicare a questa giornata facendoci l'onore della vostra presenza.»


    Scivolò rapidamente oltre, lasciando l'inchino di saluto per dopo.

    «Kurogane-sama, sfortunatamente la vostra venuta non è stata accolta nel migliore dei modi e sfortunatamente non ho avuto modo di preparare un degno saluto per la vostra figura e la vostra nobile casata... Tuttavia, spero vogliate quantomeno accettare i miei auguri per le vostre future nozze, che possano essere lunghe felici e durature. Anche a voi vanno i miei ringraziamenti per aver deciso di presenziare alla nostra cerimonia portando il nome dei Kurogane a supporto di questo luogo»


    Ed a quel punto si inchinò a salutare la futura coppia, anche se in effetti già di coppia si poteva parlare fin da subito, o almeno questo veniva dato da pensare.

    «Ed infine, Chikuma Hoshikuzu, esperto Jonin di Suna e Kurogane Shinichi, investigatore ed esperto shinobi. A voi i miei ringraziamenti per la vostra presenza. Seppure il viaggio di un mizukage è una cosa importantissima per presenziare ad un evento come questo, non da meno può essere un viaggio affrontato attraverso il torrido deserto del paese del vento solo per portare i vostri omaggi ad un amico. Vi ringrazio»


    E con l'ultimo inchino di saluto, diede segno agli allievi di prepararsi, perché la dimostrazione stava per avere inizio.
    Disposti a coppie, con Atasuke che si muoveva tra loro, gli allievi, dopo un breve saluto tra loro, si misero in posizione, pronti a ripetere i movimenti visti, fatti, provati e riprovati ancora decine e decine di volte.
    I tambuti ricominciarono a risuonare ritmicamente dando il tempo al maestro ed ai suoi allievi.
    Egli camminava tra loro con passo leggero e vellutato, scrutandoli con attenzione mentre questi combattevano tra loro in un combattimento schematizzato, semplificato ed in un certo senso codificato, come ogni dimostrazione presupponeva.
    La sincronia degli allievi era quasi impressionante. Tutti assieme eseguivano gli stessi identici movimenti sincroni quasi come se quella fosse stata una coreografia ben studiata a tavolino, cosa che in effetti forse era, ma non sarebbe mai stato dato a sapere a nessuno degli ospiti...

    […]




    OT - Ok, a voi l'inizio della cerimonia, nei prossimi tempi recupererò anche i vari ed eventuali interpost... godetevi il proseguio della festa... E Hoshi: Vedi di non far danni - /OT
     
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54 replies since 5/11/2015, 00:04   1303 views
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