Karyuuken, L'Inaugurazione

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    II ~ Il cavaliere tenebroso e quello cremisi: Salvataggio!


    L'

    L’entusiasmo della Fuyutsuki era dipinto sul suo volto. Finalmente poteva spezzare la monotonia della sua routine tra studio in Accademia ed allenamenti di Taijutsu per partecipare ad un evento di una certa rilevanza a Konoha. Era passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che la nobile casata di Ayuuki partecipò ad un evento tanto importante, insieme alle famiglie più illustri ed influenti del Paese del Fuoco. Alcune immagini erano ancora stampate nella mente dell’aspirante Kunoichi. La sua infanzia era trascorsa felice tra gli agi e l’amore dei genitori. Ryuhei-sama era stato sempre un uomo inflessibile e ligio al dovere, eppure amava mostrarsi fiero ed orgoglioso con la propria famiglia agli eventi più importanti del Paese del Fuoco, insieme ai clan più nobili e rispettabili del villaggio.
    Era sempre affiancato da Natsumi-san, la sua amorevole consorte ed abile Ninja Medico all’ospedale della Foglia. Dietro di loro, con una compostezza e un’educazione quasi regale, avanzavano i due frutti del loro amore. Ai ed Ayuuki sbocciavano pian piano in abilità e bellezza. Quando la famiglia dei Fuyutsuki percorreva le strade cittadine in tanti si fermavano ad ossequiarli.
    Ed invece ora quei tempi sembravano così lontani, quasi irraggiungibili. Era impossibile tornare indietro, soprattutto ora che la primogenita aveva infangato il buon nome della famiglia. Un Mukenin in una nobile casata come quella di Ryuhei-sama era un oltraggio ai sani principi che aveva portato avanti fin dagli albori del loro clan. La fedeltà al Paese del Fuoco era assoluta.
    Nonostante il volto di Ayuuki esprimesse gioia e serenità, dentro di sé era impossibile non rievocare ricordi tanto dolci e dolorosi. In quel momento desiderava la presenza della sorella maggiore e di tutta la sua famiglia. Desiderava mostrare ancora una volta il simbolo della casata alla luce del sole come un tempo. Ed invece i pochi curiosi o pettegoli che riconobbero i suoi tratti, così simili a quelli di Ai, si concessero sottili critiche sussurrate a mezza voce. Alla ragazza difficilmente sfuggivano i dettagli. Poteva apparire frivola e distratta, eppure era abituata a celare i suoi reali sentimenti.
    Quando si avvicinò al distinto uomo in Kimono nero, ovvero Atasuke Uchiha, mostrò profondo rispetto e partecipò alla sua gioia per l’imminente apertura del Karyuuken. Non era molto informata sui tipi di allenamento ed arte che si perfezionavano in quel Dojo, ma si congratulò con il Maestro con il dovuto rispetto e riguardo, proprio come le aveva insegnato suo padre.
    Decise quindi di allontanarsi per non disturbare troppo l’Uchiha. Sembrava così indaffarato ad intrattenere gli invitati. E proprio su questi gli occhi cristallini della ragazza si soffermarono. Notò alcuni volti ormai noti al Villaggio della Foglia, oltre che ad esponenti dei clan Yamanaka, Nara e Hyuga. C’erano anche i nobili della casata Kobayashi del Paese del Fuoco e i Kurogane del Paese del Ferro. Alcune voci erano sopraggiunte all’orecchio di Ayuuki sulla presenza dello stesso Mizukage.
    Insomma doveva mantenere alto il nome dei Fuyutsuki, nonostante la loro immagine fosse già compromessa, quindi si ripromise di essere educata, garbata ed affabile con tutti. Non desiderava mettersi in mostra ma mantenere un basso profilo e non attirare troppe attenzioni su di sé. - Ahw! - Improvvisamente tutti i suoi buoni propositi andarono in fumo quando vide le due gemelline di Kiri e il Volpino rosso di Suna. Staccò completamente il cervello, mentre i suoi occhi iniziarono a brillare quasi di luce propria.
    Un piede messo male e intorno a sé il tempo si era quasi fermato. Era in questi casi che desiderava conoscere il Jutsu dell’Occultamento per poter sparire. L’equilibrio era ormai compromesso e il volto adolescenziale della ragazzina stava per impattare al suolo. Sapeva che non sarebbe stato un atterraggio piacevole. Chiuse gli occhi istintivamente preparandosi al peggio. - Ahio! - Proferì preventivamente. Ma passavano i secondi e non impattò contro la dura pietra del viale. C’era qualcosa che non andava.
    Quando riaprì gli occhi si rese conto di “fluttuare” a pochi centimetri dal suolo. Aveva forse manifestato la sua segretissima ed inconsapevole Kekkei Genkai? Assolutamente no. Qualcuno la tratteneva il Kimono alle sue spalle salvandola da una rovinosa caduta. - Uhm? - Venne adagiata delicatamente a terra ed Ayuuki si affrettò a girarsi ed assumere una posizione consona. Rimanere a terra come una mendicante in una riunione di nobili casata a Konoha non era il massimo. E poi aveva promesso al padre che si sarebbe comportata bene.
    Come inizio era stato disastroso. Le guance iniziarono ad imporporarsi per l’imbarazzo e il volto perse la sua pallida colorazione quando notò il suo salvatore. Era un allievo del Dojo, riconoscendolo dal Kimono nero che indossava e la lunga Katana sul fianco, dai capelli scuri e lo sguardo profondo. Ma Saito non fu il solo ad accorgersi della caduta della studentessa dell'Accademia. Uno Shinobi della sabbia dalla chioma rossa come il tramonto si avvicinò per tenderle la mano. Ciò lasciò sprofondare la Fuyutsuki nell’imbarazzo. Abbassò lo sguardo fingendosi interessata a ripulire il Kimono azzurro dalla polvere. Iniziò a tossire. La saliva le stava andando quasi di traverso e la polvere che inalava non migliorava la situazione. - Ehm… - Era il momento di inventare una giustificazione per non passare come la ragazzina sbadata di turno. E poi perché gli allievi del Dojo erano tutti così avvenenti? In realtà nemmeno i tratti esotici dello straniero erano male.
    Saito sembrava il classico bello e tenebroso. E a giudicare dal suo abbigliamento molto simile al suo Sensei doveva essere uno degli allievi migliori. Non si era nemmeno accorta del suo intervento. Era stato furtivo e fulmineo. Invece Hoshi appariva estroverso e socievole. Il suo sorriso era piuttosto contagioso. Inoltre conoscere qualcuno di un'altro villaggio aveva sempre incuriosito la ragazza. Insomma Ayuuki doveva dire assolutamente qualcosa d’intelligente per non apparire come la solita pasticciona. - Era.. una nuova tecnica di.. atterraggio. - Rossore che non svanì dal suo volto nemmeno quando si rese conto di non aver detto affatto qualcosa d’arguto, anzi.
    Visto che entrambi i ragazzi le tendevano la mano, decise di non rifiutare l'invito di nessuno dei due. Non voleva essere scortese. Quindi afferrò entrambe le mani e con un colpo di reni si rialzò. Abbozzò un sorriso quasi per giustificare l'imbarazzo.
    Continuò a togliere la polvere dal suo Kimono, nella speranza che l’abito non fosse rovinato e anche per evitare lo sguardo profondo di Saito e quello estroverso di Hoshi. - A..Ayuki! Ayuuki Fuyutsuki.. piacere di conoscervi. Immagino che sei un allievo del Dojo no? - Decise scaltramente di deviare la discussione su argomentazioni più “normali”. La presentazione dell’uomo arrivò puntuale e composta. Nonostante apparisse distaccato e freddo, sembrava molto gentile. - Oh si.. perché no? Sembra un Dojo ben curato e davvero utilizzate quelle? - Indicò ingenuamente la Katana al fianco dell’allievo. Per ora acconsentì solo a fare un giro turistico e non sembrava interessata ad entrare nel Dojo come allieva, infondo non era ancora una Kunoichi.
    Ovviamente non si dimenticò dello Shinobi di Suna e puntò lo sguardo cristallino verso di lui. Ora si sentiva meno agitata, forse anche grazie all'intervento del rosso, che aveva cercato di sdrammatizzare con qualche battuta riguardo al suo volo. Sorrise con gentilezza. - E tu? - Come sempre preferiva essere piuttosto confidenziale. - Da dove vieni? Non ti ho mai visto a Konoha. Vuoi unirti al giro turistico? - Un pò di compagnia non faceva mai male.0


     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Karyuuken: L'inaugurazione



    Akira sembrava aver dimenticato che sotto la pelle di una ragazzina che non dimostrava più di tredici anni c'era un drago. Una fiera dragonessa lunga quaranta metri, con zanne affilate al pari delle spade ed in grado di incenerire interi villaggi se avesse voluto. Yogan non arrossiva. Le dimostrazioni di affetto tra gli umani le erano alquanto estranee... gli unici umani a cui era realmente affezionata erano Itai e la sua famiglia e solo da poco aveva assunto quella forma. Le bambine di tanto in tanto la abbracciavano, scherzosamente e lei comprendeva, ma lei era un drago. Per lei se qualcuno avvicinava la propria bocca alla sua pelle era una minaccia. Così quando Akira la baciò sulla fronte lei non s'imbarazzò come forse si sarebbe aspettato il ragazzo, ma appena si voltò fece scattare una mano più veloce di quanto Akira potesse vedere e gli afferrò il colletto della maglia da dietro, impedendogli di fuggire. Ohi. Disse con voce quasi seria. Fa un'altra volta quella cosa o chiamami "ciccia" un'altra volta, e ti giuro che ti faccio evaporare. E mentre lo diceva Akira poté notare come l'aria attorno a lui stesse passando dai dieci gradi scarsi di fine autunno ai trentacinque grado di piena estate. Ovviamente Yogan lo lasciò andare subito dopo, ridendo appena divertita.





    Eravamo fuori dal dojo, poco dopo le presentazioni quando Akira utilizzò un suffisso decisamente poco onorifico per Ayame. Una mia mano, di taglio, lo colpì dietro la nuca velocemente e senza alcuna forza. "Chan"? Per te lei è Ayame-sama E quella mia precisazione scatenò un accesso ilarità nella giovane donna che si coprì la bocca con una mano. Ah, tranquillo Akira-kun, non sono per niente fissata con queste cose. Fece un gesto come con la mano declassificando l'accaduto ad "inerzia alla quale non prestare attenzione". Sospirai e scossi il capo, senza riuscire a replicare nulla. Che potevo dire, dopotutto?


    Jukyu ascoltò con aria interessata la risposta di Akira su i suoi capelli, dunque dopo un po' di riflessione disse (con una lingua arguta ed una capacità di espressione sorprendenti per quell'età) Otou-chan mi sgrida da più tempo di te, e non ho capelli bianchi. Io, che già stavo ridendo per la domanda, risi (di più) per la risposta. Contemporaneamente un brivido freddo mi corse dietro la schiena nel pensarmi da lì ad una decina d'anni. Se a quell'età così tenera era in grado di rispondere in quel modo che razza di adorabile iena sarebbe diventata da adolescente? Jukyu, non si fanno queste domande alle persone. E perché? Perché potresti metterle in imbarazzo, e non si fa. Ok, mamma, scusa. Ayame accarezzò appena la testa della figlia che però aveva rivolto la sua attenzione ad altro. Mentre io salutavo Hoshikuzu ignorando bellamente il povero allievo di Atasuke, Kigeki ed una giovane ragazza si avvicinarono. E come la giovane anche Jukyu e Nana non poterono resistere al fascino del piccolo allegro fennec. Le due bambine così si chinarono del piccolo animaletto e Jukyu gli mise una mano tra il pelo sulla testa. Che bello mamma. Yoogaaaaan. Uhm? Disse la dragonessa, chinandosi anche lui su Kigeki. Tirò sul col naso, annusandolo. È morbido! Ed è carino, non come Qan. Sembra decisamente più gustoso di Qan. Ayame sospirò. Mi sembrebbe alquanto scortese mangiare Kigeki, Yogan... Hoshikuzu-san, molto lieta, sono Ayame la moglie di questo impiastro. Si chinò appena in avanti, in un saluto abbastanza informale: Hoshikuzu sembrava essere una persona molto tranquilla, alla quale tutte quelle formalità stavano decisamente strette. Come me ed Ayame del resto. Yogan, smettila di leccarti i baffi, Kigeki non è da mangiare. Ah Hoshi, ricordi Yogan la mia dragonessa? Bé, sì, è lei, ha imparato a trasformarsi in una teppista su due zampe. Esagerato. E non avrei mai mangiato il batuffolo di pelo qui. Voglio ben sperare... Comunque Hoshi, è davvero un piacere rivederti, abbiamo molte cose di cui parlare davanti ad una birra. Ci stai? Nel mentre la stessa giovane ragazza che si era avvicinata era incespicata, ma Hoshi ed un allievo di Atasuke la salvarono. A quel punto poteri rivolgermi verso Kimimaro. Sumimasen, sumimasen... vecchie conoscenze. Dissi appena in imbarazzo. Dicevamo, Kimimaro-san? Un giro guidato? Ah, mi perdoni, spero che ci sia posto anche per Yogan ed Akira. Sono in veste di guardie per la mia famiglia, per cui dovrebbero essere necessariamente vicino a mia moglie ed alle mie figlie. Chiesi gentilmente. Atasuke nella sua lettera non mi aveva dato molti dettagli, così non avevo avuto modo di immaginare di doverlo avvisare per aggiungere altri posti al palco d'onore! Mentre seguivo all'interno Kimimaro insieme a tutta l'allegra compagnia notai con la coda dell'occhio Shizuka che procedeva all'interno insieme ad un giovane ragazzo che non avevo mai visto prima d'ora. Guardai per un secondo incuriosito la scena, ma preferii lasciar perdere, seguendo semplicemente Kimimaro senza rendere il suo compito maggiormente gravoso.


    Ayame camminava tranquillamente al mio fianco quando, all'improvviso, si dovette fermare. Immediatamente mi allarmai e passai un braccio attorno alle sue spalle. Ehi, tutto bene? lei attese qualche secondo, dunque si massaggiò appena la testa con la punta delle dita. Vuoi sederti? No, va tutto bene, sta tranquillo... giusto un piccolo giramento di testa. Nana, che camminava di fianco alla sorella dinanzi a noi, guardò per un istante la madre fermarsi e dunque bloccò la gemella con una mano, costringendola a voltarsi. La mamma non sta di nuovo bene. Ma no, ricordi cosa ha detto? Che è normale, che è colpa di nii-tan. Nana parve ricordarsi ed annuì, ma tornò indietro da Ayame. Okaa-chan, è nii-tan?Mi passai una mano sul volto, sospirando appena. Avrei voluto che non si venisse a sapere così in fretta, ma Jukyu e Nana sembravano essere di un altro avviso. Non che fosse realmente importante, più che altro, un prodotto della mia costante ansia e paranoia. Ayame sorrise dolcmente alla figlia e si chinò su di lei, baciandole la fronte. Sì, tuo fratello fa i capricci. Si sfiorò appena il ventre, ancora perfettamente piatto. Kimimaro-san, scusa queste continue interruzioni. Sto bene, possiamo andare... questo dojo è davvero stupendo, non trovi Itai? Uh... eh, sì! Dissi, distrattamente. Mi stavo guardando intorno, in cerca di gente che potesse aver origliato la conversazione. Dite che è inutile chiedervi di tenere la gravidanza di Ayame segreta per qualche tempo, eh? Dissi sconsolato. Ero certo che non sarebbe accaduto: vuoi o non vuoi qualcuno avrebbe parlato e la voce si sarebbe diffusa.
    Ma non importava davvero. Forse dovevo ascoltare Ayame quando mi diceva che la gravidanza non l'avrebbe rammollita. Probabilmente era vero, ma dentro di me il fantasma dei ricordi passati si agitavano ed il pensiero che ad Ayame capitasse la stessa cosa che era successa a Yui mi atterriva. Ma probabilmente qualsiasi cosa sarebbe dovuta accadere sarebbe successa comunque, sia che la notizia fosse nota o meno.

     
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  3. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    火竜剣, L'Inaugurazione 三

    ~Un Benvenuto Caloroso II~


    ~Shizuka, Masaki~


    Atasuke rimase fermo, con il capo leggermente chinato verso gli ospiti, mentre i suoi occhi dardeggiavano il facciotto sorridente dell'Okita, il quale, conscio di ciò che aveva fatto, sembrava decisamente bearsi del successo ottenuto nel mettere l'Uchiha in una condizione difficile, anche se il maestro in effetti non si poteva definire propriamente sotto pressione. In fondo, per quanto lui avesse la responsabilità del comportamento di tutti i suoi allievi, Okita compreso, la fama del biondino lo precedeva e chiunque poteva aspettarsi un tiro basso da parte sua.
    Sougo prima, ed Atasuke dopo tacquero alle parole dell'erede dei Kobayashi. Entrambi conoscevano bene quanto quella ragazza sapesse essere pericolosa, quindi nessuno dei due aveva intenzione alcuna di mettere a rischio la propria incolumità per futili motivi come battibeccare. Atasuke, inoltre, aveva una carica ed una reputazione da difendere in quel momento, quindi ogni eventuale pensiero aggressivo venne rapidamente scacciato lasciando spazio alla quiete degna del maestro che era diventato.

    “Non la rovinerà, Atasuke-sama.”

    «Me ne rallegro. Spero solo che Sougo non combinerà altri guai, nel qual caso resto a vostra disposizione per risolvere ogni inconveniente o per assegnarvi un'altro allievo. Sfortunatamente vista l'ora Sougo è rimasto l'unico a disposizione»


    Sorrise con sincerità alle parole del Kurogane a cui rispose con solo una mezza bugia, dato che in effetti Sougo non era propriamente l'ultimo rimasto a disposizione, anche se era l'unico abbastanza folle e sconsiderato da gestire quella coppia senza perdersi in falsi ed inutili salamelecchi. Di contro però aveva quel tocco di insano sadismo che se non controllato poteva portare ad episodi decisamente pericolosi come quello appena sviluppatosi.
    Egli li osservò tutti, molto semplicemente, ascoltando con attenzione le loro parole, ribattendo solo all'ultima affilata insinuazione, o almeno questo fu ciò che l'Uchiha percepì dalle parole della Kobayashi. Insinuazione a cui Atasuke non poteva fare altro che dare un seguito con una degna risposta.

    “Se è così un problema trovare delle sedie penso che io e Masaki potremo benissimo sederci “tra le persone comuni”. Riserba pure ai miei genitori il posto d'onore. Pare che ce ne sarà molto bisogno, in questo posto.”

    «Credetemi, non sarà un problema, tuttavia, visti gli altri nobili visitatori, credo sarebbe disdicevole non farvi sedere al fianco del Mizukage e della sua famiglia, per dirne alcuni giunti poco prima di voi... Ad ogni modo non crucciatevi, considerate il malinteso già risolto»


    °E Sougo già morto se solo non fosse un reato d'omicidio...°


    Avrebbe voluto aggiungere alcune semplici parole, giusto quelle poche necessarie per rendere palese quel suo semplice quanto letale pensiero, tuttavia, egli ben sapeva di non potersi assolutamente permettere quel lusso e si limitò semplicemente a lasciar parlare il suo sguardo fiero e deciso. Shizuka, per quanto nobile e ricca non impensieriva l'Uchiha nella sua scuola e mai lo avrebbe fatto, quindi, volente o nolente, prima o poi avrebbe appreso come le sue affilate parole non potevano scalfire la sua indole retta o il suo umore. Era cresciuto negli ultimi tempi, forse molto più di quanto si potesse immaginare, ma quale fosse stata la chiave di volta di quella crescita non era dato sapere, anche se forse le due piccole volpi combinaguai avevano qualcosa a che fare in merito.
    Atasuke fece loro un'altro breve inchino lasciandoli poi proseguire oltre. Di li a poco si sarebbe diretto all'interno della struttura per prepararsi ed aveva ancora molti altri visitatori da accogliere dato che il flusso di ingressi, per quanto molto ridotto rispetto a poco prima, sembrava deciso a non arrestarsi.

    “E comunque, mi hai fatto paura prima. Quando ti arrabbi sei tremenda...”


    Le sue orecchie captarono però alcune parole provenire dalla coppia che si allontanava, in particolare dalla bocca del Kurogane che quasi sembrava voler ostentare quel loro legame, forse per rendere quella “menzogna” più veritiera agli occhi dell'Uchiha, forse perchè realmente quel legame era più solido di quanto non dovesse essere o forse solo per cercare di irritarlo. Quale che fosse la realtà, comunque, agli occhi di Atasuke non rimase nulla se non il vuoto. Il distacco freddo come il ghiaccio, come se quelle immagini non avessero nessun effetto su di lui. Rimase fermo, impassibile, finchè un sorriso dalla natura sincera, seppur sconosciuta, non si dipinse sulle sue labbra.

    °Sembra proprio che mi fossi sbagliato... Il filo deve essere ancora lungo e l'altro capo ben oltre la mia vista...°


    E con quei pensieri nella mente, tornò al torii a salutare i successivi visitatori.

    […]




    ~Itai, Hidan~


    L'allegro battibeccare del trio lasciò il povero allievo in disparte per parecchio tempo, anche se questi non si poteva di certo definire offeso. Osservava infatti con aria gentile e compiaciuta i tre che sembravano essersi reincontrati dopo decisamente tanto tempo, approfittando dell'occasione per recuperare l'enorme mole di tempo perduto.

    “Sumimasen, sumimasen... vecchie conoscenze.”

    “Non preoccupatevi, Mizukage. Immagino che un'uomo del vostro calibro abbia parecchie conoscenze e come il maestro, che è bloccato all'ingresso, credo anche voi siate tenuto a rispettarle tutte, quindi non avete nulla da farvi perdonare.”


    Rispose sorridente, cercando di spazzare quel, seppur minimo, imbarazzo del Nara.

    “Dicevamo, Kimimaro-san? Un giro guidato? Ah, mi perdoni, spero che ci sia posto anche per Yogan ed Akira. Sono in veste di guardie per la mia famiglia, per cui dovrebbero essere necessariamente vicino a mia moglie ed alle mie figlie.”

    “In effetti non mi pare che il maestro abbia pensato anche a due guardie del corpo, tuttavia, due posti in più non credo saranno certo un problema. Lo spazio messo a disposizione per la tribuna è ampio, come potrete osservare... Intanto, se volete, possiamo iniziare dalla sala grande dove si terrà la cerimonia”


    Con un'ulteriore sorriso, Kimimarou aprì la via al gruppo, mostrando loro la sala grande addobbata a festa e con gli enormi spalti che a poco a poco si riempivano con decine di persone che, incuriosite, si erano presentate in quel giorno di festa riempiendo ogni minimo spazio a disposizione, eccezion fatta di un'area, maggiormente decorata e posta al centro dello spalto destro, dove chiaramente godeva di una posizione favorita per osservare l'intera cerimonia.

    “Come potete osservare, quella centrale è la tribuna d'onore. Voi avrete posto nella prima fila a fianco dell'Hokage, dietro a voi siederanno gli altri nobili ospiti e...”


    In quel momento kimimarou si rese conto di qualcosa che non andava alle sue spalle e con preoccupazione si voltò, portando la sua attenzione alla moglie del Mizukage che presentava palesi segni di spossatezza.

    “Kimimaro-san, scusa queste continue interruzioni. Sto bene, possiamo andare... questo dojo è davvero stupendo, non trovi Itai?”


    A quelle parole l'allievo sorrise, mentre Itai rispondeva con fare decisamente distratto, prima di porsi quella che in quel momento sembrava forse essere la sua preoccupazione più grande.

    “Dite che è inutile chiedervi di tenere la gravidanza di Ayame segreta per qualche tempo, eh?”

    “Ayame-sama, le vostre parole lusingano me ed il mio maestro. Credo che ad Atasuke faranno piacere i vostri apprezzamenti. Mizukage-sama, non preoccupatevi, non era neppure necessario che lo chiedeste. Nessuno degli allievi diramerà la notizia, anche se forse... Se mi permettete, vorrei che almeno Atasuke-sama sia messo a conoscenza della notizia. Ritengo che potrebbe preoccuparsi molto vedendo eventuali malesseri della vostra consorte... Spesso tende ad essere troppo protettivo, specialmente con gli ospiti e gli amici”


    Aggiunse, attendendo poi una risposta in merito alla possibilità di allertare l'Uchiha in merito allo stato interessante della donna.
    Quale che fosse la risposta, poco dopo, trovato un'altro allievo libero, Kimimarou gli comunicò di aggiungere due posti per le guardie del mizukage, alle spalle della sua famiglia, ed eventualmente di allertare il maestro della lieta notizia inerente ad Ayame.
    Se poi il gruppo avesse voluto, li avrebbe condotti rapidamente all'ala est e successivamente all'ala ovest, passando per il giardino posteriore, prima di riportarli all'ala grande, dove li attendevano i loro posti sulla tribuna d'onore.

    [...]




    ~Ayuuki, Hoshi~


    Anche Hoshi sembrò ben intenzionato ad aiutare la giovane ragazza nell'evitarsi una violenta nasata con il suolo, anche se in effetti, a conti fatti il suo intervento fu intempestivo, giungendo principalmente a fatto accaduto per aiutare la ragazza a rimettersi in piedi.
    L'esuberanza del rosso aveva un misterioso contrasto con l'assoluto riserbo di Saito, che con sguardo assolutamente asettico continuava ad osservare il rosso e la ragazza quasi a chiedersi chi essi fossero o che cosa avessero per la testa. Ad ogni modo, per loro, era impossibile capire che cosa frullasse nella mente dello spadaccino dato che nemmeno gli amici ed i conoscenti più stretti sembravano effettivamente sapere che cosa egli pensasse realmente.
    Fu però all'arrivo del rosso in soccorso della ragazza, che riconobbe dai racconti dell'Uchiha, che spezzò il suo quasi ostentato silenzio, riprendendo ad esprimersi anche con la voce e non solo con i gesti.

    “Hoshi-sama. Lieto che abbiate accettato anche voi l'invito del maestro. Avete già una guida?”


    Chiese con cortesia, poco prima che la giovane Fuyutsuki si rimettesse in piedi con il loro aiuto inondando il giovane allievo di domande decisamente lecite.

    “A..Ayuki! Ayuuki Fuyutsuki.. piacere di conoscervi. Immagino che sei un allievo del Dojo no?”


    Lo sguardo di Saito si fermò alcuni istanti sulla ragazza, con aria quasi inerrogativa, prima che le sue labbra iniziassero nuovamente ad emettere suoni.

    “Atasuke-sama mi ha preso come allievo, si, come d'altronde tutti noi”


    Concluse indicando con brevi cenni del capo gli altri allievi che a turno accompagnavano i piccoli gruppi di visitatori, mostrando un ventaglio di personalità delle più disparate, dove vi si poteva trovare di tutto. Dai ragazzini sovraeccitati ai più calmi e riflessivi, quelli gentili, quelli grezzi. Atasuke sembrava aver accettato praticamente tutti come allievi, quasi come se l'unico requisito che li accomunasse tutti fosse l'appartenenza al sesso maschile. Unica condizione in effetti che a prima vista sembrava legarli, anche se in realtà c'era ben altro al di sotto che li univa tutti.

    […]


    Alla successiva domanda della ragazza, l'allievo parve decisamente stupito, tuttavia, dopo pochi istanti di silenzio, si dipinse un lieve sorriso compiaciuto, mentre la mano sinistra si abbassava lungo il fianco per afferrare l'arma dal fodero, smuovendola leggermente, quasi a volerla mostrare meglio alla ragazza.
    La raffinatezza di quell'arma non aveva eguali. Nella semplicità delle decorazioni e della struttura, denotava la ricerca dell'essenziale del suo portatore, anche se osservando meglio l'intreccio del filo che ricopriva la tsuba, denotava una precisa ricerca della perfezione ed una raffinatezza senza eguali. Chiunque avesse forgiato quell'arma doveva averlo fatto con il cuore e l'anima, tanto quanto il portatore che ne curava la manutenzione in maniera decisamente impeccabile.

    “Questa, non è un semplice oggetto da usare. Per gli allenamenti usiamo principalmente il bokken.
    Se vorrai unirti a noi, imparerai come la spada non sia un semplice oggetto da “usare” ma una parte di te stessa”


    Non avrebbe aggiunto altro in quella sede sull'argomento, motivo per cui spinse nuovamente in basso l'arma, riportandola alla sua corretta posizione, come se nulla o quasi fosse accaduto.
    Lasciò che i due ospiti facessero conoscenza tra loro, rimanendosene riguardosamente in disparte, in attesa del momento propizio per aprire loro (o a lei sola) la strada che portava all'interno della sala principale da dove iniziava il giro turistico della parte interna della struttura.

    […]




    OT - Al momento aspetto ancora un post di shu prima di gestire la parte iniziale di Hoshi. In mancanza di post, beh, procederò d'ufficio XD - /OT
     
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    L'arrivo dell'Hokage








    Sbuffò mentre posava con veemenza una biro sul tavolo, infastidito da chissà quale scarso risultato.

    Dimmi Hitomi.

    La segretaria fece un secondo piccolo inchino prima di prendere parola.

    Hokage-sama mi aveva detto di rammentarle a quest’ora dell’inaugurazione della “palestra per checche” di Atasuke Uchiha.

    Il Colosso ammiccò qualche volta come se si ricordasse in quel momento che aveva dato parola di volerci partecipare , seppure in ritardo come effettivamente era.

    Oh, hai ragione.
    Sii cortese, chiama a questo numero e riferisci che mi servono con urgenza, mi daranno una di quelle strigliate utili a rendermi presentabile in queste occasioni.


    Hitomi avrebbe infatti parlato con un coordinatissimo gruppo di sarte ed esperte estetiste in grado di rendere la bestia selvaggia che era Raizen un essere umano, e perfino abbastanza ordinato.
    Ci volle un ulteriore oretta di preparativi, ma una volta uscito dalla stanza, col kimono nero ed i ricami raffiguranti lo stemma della foglia in rosso, faceva una figura discreta, i capelli domati e le mani private di inestetismi gli davano un tocco d’alta classe che aveva solamente in queste occasioni.

    Ogni volta che quelle civette mi prendono in mano mi lavano via anni ed anni di combattimenti.
    Penso che ad averle a giro la principessa Tsunade non sarebbe mai ricorsa all’arte della rinascita.


    Pensò con stupore mentre si osservava.
    Si fece accompagnare da due ambu giusto per dare alla cosa un tono più ufficiale, dopotutto a questi eventi pareva che a tutti piacesse mettersi in mostra, per cui, tanto valeva dargli un contentino.
    All’ingresso del dojo si arrestò, attendendo che qualcuno venisse ad accompagnarlo, in realtà avrebbe potuto benissimo evitarlo e farsi strada da se, visto che conosceva l’edificio abbastanza nel dettaglio, ma avrebbe rovinato chissà quale meraviglioso piano di Atasuke, comportando chissà quale indimenticabile errore.

    Dovrebbero squillare delle trombe al mio arrivo, perché non le sento?
    Scommetto che è il solito evento da checche silenziose!


    Avrebbe detto al primo degli addetti che sarebbe venuto a raccattarlo, seppur senza alzare troppo la voce.
    Durante l’attesa si sarebbe dato un occhiata attorno, cercando di individuare eventuali conoscenti ed identificando nel piccolo raduno di persone addirittura Hoshi, che non sapeva fosse amico di Atasuke.
    Non mancavano poi Itai col suo tirapiedi, e persino Shizuka teneva fede alla sua messa in scena portando Masaki all’inaugurazione.
    Osservò i due con curiosità ma trattenne i commenti, evitando persino di pensarli cercando ulteriori dati prima di sbilanciarsi troppo.
    Sbuffò lievemente, assaporando quella che probabilmente sarebbe stata una sterile propaganda in forma di kata per il dojo appena aperto. Sbuffava parecchio quel giorno, anche se probabilmente non era soltanto noia.
     
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    Y Danone
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    Dojo
    ..Nuove e Vecchie Amicizie..
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    Ritrovare Itai dopo tanto tempo era stato bello. Il rosso sentiva di aver molte cose da chiedere all’amico eppure ogni qual volta che pensava alla missione ad Iwa o a Shiltar quei pensieri semplicemente svanivano come mai fossero esistiti. Itai era incredibile, non solo era un Jinchucoso ed un ninja straordinario ma aveva pure messo su famiglia con tanto di pargoli e moglie da schianto. Il rosso si sentiva un po’ in imbarazzo dato che per quanto lo riguardava non era altro che un ragazzino ancora a carico dei genitori in compagnia di un cucciolo di fennec scorreggione. Il tutto incorniciato da costume e camicia.


    Beh l’imbarazzo e l’invidia non era che durata qualche istante mentre sorrideva alla moglie di Itai presentandosi -Hoshikuzu Chikuma..e’ un piacere conoscerti Ayame.. di sicuro nessun impiastro al mondo può vantare una moglie bella come te!- il rosso le aveva sorriso accompagnando la battuta mentre Kigeki gli si fiondava sulla testa impaurito -FRATELLONE!!!.. FRATELLONE!!!.. QUELLA MI VUOLE MANGIARE!!!- il piccolo fennec sembrava piuttosto agitato mentre cercava di nascondersi dentro la grande chioma rossa del Chikuma -EH?!.. ma che dici?!..- Kigeki era sbucato dai capelli del rosso mostrando una linguaccia alla ragazzina che accompagnava la famiglia di Itai -Ahahah.. ma Kigeki quella è solo Yogan.. la dragonessa gigante di Itai.. che vuoi che ti faccia?!..- nel dire tali parole aveva preso il fennec per il coppino consegnandolo ad una delle figlie di Itai -Già.. il drago.. eh?!.. WAAAARGH!!! QUEL DRAGO?!!- il ricordo della potente creature aveva fatto lanciare un urlo spaventato al rosso per poi farlo rapidamente scattare in salvataggio della giovane ragazza che era inciampata di li a due passi.


    Hoshi non era stato il solo a reagire a quella caduta, e dopo aver chiesto come stava la ragazza aveva rivolto anche un sorriso al ragazzo -Bel salvataggio amico!..- il tizio doveva essere senza alcun dubbio uno degli allievi di Atasuke. La ragazza dopo un primo momento di imbarazzo sembrava aver ritrovato rapidamente fiducia in se stessa. Hoshi era rimasto a guardare Kigeki mentre veniva strapazzato dalle bambine di Itai prima di rivolgere nuovamente l’attenzione alla ragazza -Eh?!.. oh io sono nato e cresciuto nell’esotico e caldo villaggio di Suna!..- il Chikuma aveva assunto un’aria piuttosto fiera mentre dichiarava le sue origini -..ti assicuro che non troverai luogo più affascinante di Suna in tutto il continente ninja!.. devi assolutamente visitarlo un giorno!..- ultimamente il rosso ammirava il proprio villaggio più del solito. In realtà negli anni aveva scoperto che l’intero continente ninja era molto più ospitale e vivibile di quella lettiera per gatti di Suna, ma quello era pur sempre il suo paese e Suna il suo villaggio quindi non importava quante meraviglie vi fossero nel mondo, Suna era e sarebbe rimasta per sempre la più bella di tutte -Beh se è in tua compagnia allora è un piacere Ayuuki!.. sono curioso di vedere questo posto da cima a fondo!..- il Chikuma si era poi rivolto al piccolo fennec salutandolo con un sorriso placido e sereno -Kigeki gioca un po’ con le bambine e buon divertimento!- per contro il volpino sembrava disperato, non tanto per le bambine con cui si stava divertendo ma per la presenza di Yogan -NON ABBANDONARMI FRATELLONE!!!.. VUOLE MANGIARMI!!!.. MANGIARMIII!!!- il Chikuma l’aveva salutato dileguandosi con la nuova conoscenza e l’impavido allievo di Atasuke.


    Hoshi sembrava incuriosita da qualsiasi cosa li dentro, aveva cominciato a rovistare un po’ ovunque aprendo cassepanche e cercando chissà quali tesori -Allora Ayuuki!.. anche tu sei una kunoichi?!.. di che ti occupi nella vita?!..- il rosso le stava parlando mentre strattonava l’allievo di Atasuke per capire la fattura del suo Kimono e capire se potesse in qualche modo rubarglielo -..di un po’.. sei qui per chiedere ad Ata Ata Kun di prenderti come allieva?!.. no perché allora voglio diventare anche io un suo allievo!- il rosso le aveva sorriso come al solito, semplicemente gli veniva naturale farlo, quindi rivolto al ragazzo avrebbe semplicemente detto -Ehi!.. anche io voglio un kimono!!!.. dove posso trovarne uno?!..- il rosso sembrava serio.

    OT/ Non vedo l’ora di beccare Raizen!!! :guru:
     
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  6. **Kat**
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    III ~ Nuove Conoscenze: Il riservato Allievo di Atasuke e il solare Ninja di Suna


    L'

    idea di base della Fuyutsuki, o almeno le raccomandazioni paterne erano state abbastanza chiare, doveva passare inosservata e non attirare troppe attenzioni su di sé. La sua casata ormai in disgrazia per il tradimento di Ai ne aveva già passate tante per il disonore e la vergogna. Quindi Ryuhei-sama non desiderava aggiungere altro imbarazzo al buon nome dei Fuyutsuki. Forse un giorno con tanto impegno e dedizione alla Nazione del Fuoco potevano riacquistare il titolo nobiliare perduto. Ma per ora bisognava dosare ogni passo ed azione.
    Ma la più piccola della famiglia stava facendo tutt’altro. Per la sua leggerezza e sbadataggine stava per cadere a terra mettendo in ridicolo se stessa e ciò che rappresentava. Non indossava il simbolo della sua casata per volere paterno. Ma i tratti del suo volto erano ben riconoscibili e simili al “demone” che aveva tradito la Volontà del Fuoco. Quindi doveva essere assolutamente più discreta e composta.
    Ed invece si ritrovava tra le “braccia” di due ragazzi accorsi in suo aiuto. In realtà l’Allievo di Atasuke-sama era stato molto più rapido e tempestivo del rosso di Suna. Ma la ragazza apprezzava allo stesso modo il gesto di entrambi. Non importava chi fosse giunto primo ad aiutarla, entrambi si erano scomodati per farlo. La Fuyutsuki si mostrò riconoscente ed imbarazzata allo stesso tempo.
    Erano entrambi due Shinobi e tanto diversi non solo fisicamente ma anche caratterialmente. L’esuberanza di Hoshi-kun si opponeva alla serietà di Saito-kun. Ma la sua preoccupazione iniziale fu quella di far svanire l’imbarazzo sul suo volto. Si sentiva accaldata e le guance sembravano ardere più della Volontà del Fuoco. Inoltre non aveva mostrato particolare intelligenza con la sua infelice uscita sul nuovo “metodo” di atterraggio.
    Dopo essersi scrollata di dosso un po’ di polvere ed essersi accertata di non avere strappature o macchie sul Kimono ringraziò entrambi i ragazzi che si erano prodigati così tanto per lei. La sua attenzione venne catturata dal taciturno Saito-kun che confermò i suoi sospetti. Tutti quei giovani in Kimono nero erano allievi di Atasuke-sama. - E Dimmi.. è un buon maestro? - Chiese con un pizzico di curiosità. Si avvicinò un po’ di più all’allievo per entrare in confidenza. - Tranquillo.. sarò muta come un pesce se hai da ridire sul suo metodo d’insegnamento. Anche il mio Sensei in Accademia non mi va proprio giù! - L’immagine del petulante Okada-Sensei la fece quasi rabbrividire.
    L’attenzione permase sul ragazzo dalla chioma scura che le mostrò un sorriso compiaciuto. Sembrava davvero molto legato a quella spada e gli occhi cristallini della Fuyutsuki percorsero il filo affilato e semplice dell’arma. Sembrava quasi orgoglioso di possedere quella lama. Anzi dalle sue parole intuì che la considerava un essere “vivente” e non una fredda e tagliente lamina di metallo.
    - Oh! Sembri molto legato a questa lama. È un simbolo che ti riconosce come miglior allievo di Atasuke-sama? - Continuò imperterrita con la sua genuina ingenuità. - Non sono tagliata per il combattimento con arma. Anche se spero di diplomarmi presto! - La solita impazienza degli studenti dell’Accademia. Desiderava ardentemente avere quel coprifronte con il simbolo della foglia. Era il primo passo per avvicinarsi ad Ai-chan.
    Ovviamente non si dimenticò dell’altro salvatore. Ampliò il proprio sorriso verso lo spigliato ed esuberante Hoshi-kun. La Fuyutsuki non lo aveva mai visto per le strade di Konoha. Era uno straniero. - Suna? Quel villaggio situato in mezzo ad un deserto e dove fa sempre caldo? - Anche se non era la miglior studentessa della classe di Okada-Sensei aveva ben presente dove si trovava il villaggio della Sabbia. - Non l’ho mai visitato. Ma se questo inverno le temperature saranno troppo rigide.. chiederò asilo nel Paese del Vento! - Come sempre non si smentì. Anzi dovette trattenere una risata.
    Occhi cristallini che si spostarono verso il Volpino del Sunese, che aveva attirato fin da subito la sua attenzione. Era così piccolo e coccoloso. Desiderava tanto stingerlo a sé e coccolarlo. Ma a quanto pare le due gemelline del Mizukage avevano la precedenza. E poi era abbastanza cresciuta per queste cose, più o meno. - Non ho mai visto una volpe parlante nel Paese del Fuoco.. sai? È una specie che si trova facilmente nel Deserto di Suna? - La studentessa non sospettava minimamente che il Fennec fosse una evocazione del ragazzo.
    Hoshi-kun sembrava interessato al Kimono nero dell’Allievo di Atasuke-sama e ciò strappò un sorriso ad Ayuuki. - In realtà sono ancora una studentessa. Ma la sessione di diplomi invernali si avvicina! - Lasciò intendere che ormai le mancava davvero poco per ottenere il coprifronte di Konoha. Allargò il sorriso prima di continuare. - Descrivimi Suna. Non l’ho mai visitata.. è davvero così calda come dicono? - A quanto pare il rosso era molto legato alla sua terra natia.


     
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  7. Mberu
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    L'inaugurazione

    La richiesta



    Appena Hiro mise piede nel dojo per dare una rapida occhiata, un giovane dai capelli rossi e dalla insolita acconciatura si avvicinò senza troppe formalità.

    Hey! Sei qui per fare un giro? Dai, su, vieni con me, ti mostrerò le meraviglie del nostro dojo!

    Per uno, massimo due secondi il giovane genin si soffermò ad osservare quella strana chioma.
    Che anche lui fosse stato notato per i suoi capelli rossi?

    Con molto piacere!

    Disse sorridendogli.

    Yo, ti sta benissimo quel vestito, cos'è nuovo? Mi sembra figo. Forse un po vecchiotto, ma chi se ne frega! Due fighi come noi non li batte nessuno, fratello!

    La reazione di Hiro fu immediata, rallentò leggermente il passo e lo guardò di sottecchi.

    Mi prende in giro?
    Se pensa che sia nuovo come fa ad essere contemporaneamente vecchio?


    Non volendo però creare inutili questioni con uno sconosciuto andò avanti.

    Ti ringrazio, hai ragione comunque, questo kimono ha qualche anno sul groppone.
    Anche voi allievi avete una divisa molto “figa”


    Disse scandendo leggermente l’ultima parola.
    L’allievo di Atasuke lo trascinò avanti e indietro per tutta la palestra sino ad arrivare alla sala principale.

    Yo, fratello, questa è la sala principale, oggi ti faremo vedere quanto siamo fighi. Ma dimmi, sei uno dei nostri vero? Uno come te non è certo una di quelle mammolette venute solo per guardare quanto è figo il maestro no? Come ti chiami a proposito!? Io sono Heiji e sono il più figo di tutti. Il maestro Atasuke mi ha scelto in mezzo alla gente della strada perchè ha visto che sono il migliore, Yo!

    Ehmm.. si l’idea sarebbe di diventare uno dei vostri.
    Lo spettacolo senza dubbio sarà bello, però principalmente sono venuto per chiedere ad Atasuke se potessi entrare a far parte dei suoi allievi.


    Quando Heiji si presentò fece un piccolo inchino

    Io sono Hiro Abe.. grazie per il giro, ora scusami ma vedo di parlare con il sensei.

    Così facendo tentò di allontanarsi dal più “figo” del dojo.

    […]

    Finita la discussione con Shinichi, il giovane genin cercò con gli occhi quello che sperava sarebbe stato il suo futuro sensei. Finalmente sembrava che avesse un buco libero. Era il momento di farsi coraggio e tentare l’approccio.
    Tenedo il petto in fuori, cercando di mostrarsi più vigoroso si avvicinò ad Atasuke e quando gli fu abbastanza vicino si presentò.

    Salve..

    Disse scandendo bene, in maniera tale da essere sentito con chiarezza

    Io sono Hiro Abe, divenuto genin da circa un mese

    Concluse la frase con un inchino

    Mi fa molto piacere conoscerla e volevo ringraziarla per la bella iniziativa che sta portando avanti.
    A tal proposito, data la sua rinomata abilità, vorrei chiederle se potessi entrare a far parte anche io del suo gruppo d’allievi. Per me sarebbe un onore e al contempo una grande opportunità, essendo il primo shinobi della mia famiglia.


    Appena finì di parlare guardò l’espressione del sensei per captare le sue prime impressioni.
    Poi lo distolse immediatamente per non sembrare impudente.
    Che fosse stato troppo diretto? Hiro non era certo un tipo da occasioni formali ma si era impegnato abbastanza nel portare il dovuto rispetto.



    La discussione con Shinichi la tratterò con un apposito interpost quando Shu posterà
     
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  8. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    火竜剣, L'Inaugurazione 四

    ~Un Benvenuto Caloroso III~


    ~Hiro~


    I “particolari” modi di Heiji non sembrarono andare propriamente giù al giovane erede degli Abe, motivo per cui, chiunque attorno a loro si poteva dire in grado di notare quella specie di avversa atmosfera che c'era tra i due.
    Heiji, in effetti, non si poteva dire che fosse uno degli elementi più cordiali, anche se, a modo suo, era molto affettuoso, specialmente valutando che prima del suo addestramento con Atasuke, il giovane era parte di una delle tante piccole gang criminali di Otafuku composte principalmente da teppistelli della peggiore specie senza alcun obbiettivo.

    “Ehmm.. si l’idea sarebbe di diventare uno dei vostri.
    Lo spettacolo senza dubbio sarà bello, però principalmente sono venuto per chiedere ad Atasuke se potessi entrare a far parte dei suoi allievi.”


    A quella confessione, lo sguardo di Heiji sembrò illuminarsi tutto d'un tratto, come quello di un bambino mentre scarta il pacchetto tutto infiocchettato sotto l'albero di natale e sotto tutti quegli strati di carta, nastri e scotch trova il regalo da sempre desiderato.

    “Io sono Hiro Abe.. grazie per il giro, ora scusami ma...”

    “Booya! Grande! Allora vieni, ti porto al volo dal maestro! Sarà contento un botto di sapere che ne abbiamo reclutato un'altro! Dai, su, forza! Seguimi, fratello!”


    Senza nemmeno fargli finire la frase Heiji iniziò a sommergerlo con le sue parole, con movenze di dubbia natura con cui sembrava festeggiare il lieto evento, arpionando poi il giovane per un polso e trascinandolo con forza verso il Torii dell'ingresso dove Atasuke continuava a salutare i nuovi visitatori.

    [...]


    Giunti a pochi metri dal maestro, Heiji si fermò come di scatto, come se di colpo avesse dimenticato qualcosa di estremamente importante e che andava rispettata a costo della vita.

    “Hey, fratellino Hi. Credo che abbiamo fatto un'errore estremo... Non puoi presentarti con me davanti al maestro. Chi sono? La tua balia? Di certo non appariresti figo se ti presentassi io al maestro”


    Lo sguardo di Heiji sembrava perso nel vuoto, mentre continuava a scuotere il capo come ad asserire che egli stesso avesse una ragione più che fomndamentale, come se in tutto quel delirio egli ci credesse sul serio, quasi come se lui fosse il fiero padre di Hiro mentre il giovane spiccava il suo primo volo nel mondo degli adulti.

    “Corri, ragazzo, rendimi fiero e torna da me come uomo, Yo!”


    Concluse, lasciando andare il povero Hiro, o meglio, scagliandolo quasi con una possente spinta e fermandosi a debita distanza osservandone i passi fin nel minimo dettaglio, quasi come se ciascuno di quei movimenti fosse in qualche modo un passo importante da ricordare.
    Alcuni testimoniarono di aver visto Heiji piangere di nascosto e tirare su con il naso con vigore, peccato che tutti i sostenitori di tale tesi dal giorno successivo avessero cambiati idea di netto oltre che la voce, divenuta qualche tono più acuta.

    […]

    “Salve... Io sono Hiro Abe, divenuto genin da circa un mese”


    Nel sentire quella voce Atasuke si voltò, osservando con attenzione il giovane genin piegato in un rigoroso inchino la cui rigidità traspariva da ogni minimo dettaglio.

    «Lieto di fare la tua conoscenza, giovane Abe...»

    “Mi fa molto piacere conoscerla e volevo ringraziarla per la bella iniziativa che sta portando avanti.
    A tal proposito, data la sua rinomata abilità, vorrei chiederle se potessi entrare a far parte anche io del suo gruppo d’allievi. Per me sarebbe un onore e al contempo una grande opportunità, essendo il primo shinobi della mia famiglia.”


    Non ebbe il tempo di terminare la frase che il giovane si proruppe in quel gentile, seppur raffazzonato complimento, seguito dalla sua richiesta di prenderlo come allievo.
    Atasuke, tolto un primissimo momento di stupore, si addolcì, sorridendo semplicemente al giovane genin con la sua consueta calma.

    «Le tue parole sono importanti: “Il primo shinobi della mia famiglia”. Questa è una precisazione che nomn va di certo tralasciata, in alcuno dei suoi possibili significati. Tuttavia, non ricordando degli Abe tra gli shinobi di Konoha, deduco che tu intenda dire che sei il primo ad essere divenuto shinobi a tutti gli effetti o forse mi sbaglio?»


    Ancora una volta sorrise, cercando di mettere a suo agio il “più che agitato” potenziale allievo, prima di rivelargli l'oscura verità in merito ai suoi allievi.
    Atasuke, infatti, non era propriamente persona da non accettare un allievo, specie quando questi era il primo a proporsi, tuttavia, questo ramo riguardava Atasuke come insegnante ai corsi per genin, non ad Atasuke, il maestro fondatore della Karyuuken.
    Certo aveva intenzione di addestrare ed insegnare molti, anche dei civili, tuttavia, dall'addestrare chiunque allo scegliere un allievo, c'era una certa differenza formale, soprattutto a livello di legami e profondità degli insegnamenti.

    «Non voglio mentirti, quindi non lo farò. Solitamente io ho addestrato chiunque, o quasi. Molti dei tuoi compagni genin sono stati miei allievi e gran parte del corpo dei guardiani ha seguito il mio personale insegnamento, tuttavia... C'è una sostanziale differenza tra i miei “allievi” ed i miei “studenti”. Finora io ho accettato qualsiasi tipo di studente, tuttavia, come puoi notare solo alcuni di essi sono miei allievi. E tutti li puoi scorgere qui, attorno a te mentre mostrano la nostra scuola al mondo...»


    Si concesse una breve pausa prima di rimettere in moto il suo breve, seppur profondo monologo, il quale sarebbe propriamente sfociato nella risposta che Hiro non si aspettava, o sperava di evitare.

    «Detto questo, come potrai immaginare, ti sottoporrò ad un test prima di accettare la tua iscrizione come “allievo”, ma non sarà oggi il giorno in cui verrai valutato. Oggi è un giorno di festa e seguendo questa filosofia, non posso permettermi di rischiare di rovinare la giornata a qualcuno con un rifiuto. Per oggi, credo ti basterà osservare ed iniziare a comprendere la Karyuuken e la sua filosofia. Sulla base di ciò che vedrai oggi, domani potrai decidere se ritornare qui e sottoporti alla prova, oppure, diventare un semplice “studente”, oppure evitare direttamente questa scuola... Inoltre, sarebbe alquanto scortese rovinare gli abiti buoni di tuo padre, non trovi?»


    Lo sguardo attento ed affilato dell'Uchiha osservava ogni minimo dettaglio del giovane allievi, osservandone i modi, i comportamenti, ma allo stesso tempo anche l'abito, il quale, per essere un abito per una cerimonia, si mostrava fin troppo “vecchio” per potersi definire di proprietà del ragazzo, ma soprattutto era chiaramente fuori taglia, segno che probabilmente era stato fatto sulla misura di qualcun altro, o comunque non era una sua diretta proprietà.

    «Non ti preoccupare, comunque. Non mi interessa sapere il perché di quell'abito, né futili dettagli sulla tua famiglia. Ciò che mi interessa valutare sono le persone, indipendentemente dala loro famiglia, rango sociale o addestramento ricevuto... Per questo motivo, inizierò a darti qualche piccolo consiglio su cui meditare per domani, giovane Abe: La sincerità è la chiave di tutto. Un'aggressione sincera genera una difesa armonica, un'aggressione falsa crea solo una falsa difesa ed un'apertura per il nemico. Medita su questo, quando tornerai te ne chiederò il significato»


    Si profuse quindi un un sorriso, seguito da un gentile inchino di saluto.

    «È stato un piacere fare la tua conoscenza Hiro Abe. Spero che la tua strada ti riporti nuovamente a questo Dojo»


    E con gentilezza, tornò a ricevere altri ospiti che nel frattempo avevano ricominciato ad affluire.
    Il giovane genin era stato avventato, forse troppo avventato nella sua richiesta, tuttavia, l'Uchiha non gli riservò un trattamento differente dagli altri possibili allievi che in quella giornata avevano avanzato una simile proposta, come non avrebbe dato differenti risposte agli eventuali candidati giunti nel resto della giornata. In quel giorno non avrebbe reclutato nessuno, ne avrebbe sottoposto nessuno ad esame. Quello era un giorno di festa, quindi i potenziali allievi dovevano potesri divertire come tutti gli altri senza alcuno stress da esame. Il vero esame, sarebbe giunto il giorno successivo per chi di loro si sarebbe nuovamente presentato.

    [Karyuuken – Ammissione]

    […]




    ~Hoshi – 1° Parte, interpost~


    Il terrore, ecco ciò che Atasuke poteva leggere negli occhi del rosso. Solo dopo, si rese conto di avere quel particolare tipo di influenza sul potente chikuma, anche se probabilmente si trattava semplicemente di una forma “lieve” di terrore, una di quelle che obbliga fondamentalmente un ragazzino a sottostare agli ordini della madre anche da adulto, quando in una condizione effettiva di scontro, sarebbe perfettamente in grado di difendersi e probabilmente anche senza rischiare alcun che.

    “Uuff.. accidenti Atasuke.. quando ti comporti così mi fai letteralmente schiattare.. si in effetti non credevo che la presentazione si tenesse in abiti formali.. cioè io ho letto festa così ho pensato che ci fosse la piscina e il buffet.. si un enorme buffet!.. magari potresti darmi uno dei kimoni dei tuoi allievi..”


    A quelle parole, Atasuke non potè fare altro se non continuare a ridere, di gusto, osservando il possente jonin mentre riprendeva fiato, rilassandosi nuovamente dopo tutta la tensione che era riuscito a suscitare in lui con così poche parole e così pochi gesti.

    «Fammi capire... Tu quindi hai letto la parola “festa” e ti sei presentato in costume? E se avessi scritto chessò: “party privato”? ti saresti presentato direttamente in perizoma e con un caricatore pronto?»


    Aggiunse, alludendo in maniera particolarmente diretta ad una scorta ingente di preservativi, ipotizzando l'eventuale pensiero del rosso nel collegare le parole “party” e “privato” a comportamenti decisamente più “privati” degni della peggiore festa tra giovani scolari basata su alcolici, musica e sesso.

    «Ad ogni modo, lasciamo stare. Sfortunatamente non ho abiti della tua taglia in avanzo, mentre il keiko-gi del dojo... beh... è riservato agli allievi. Quindi temo che dovrai svettare in mezzo all'eleganza degli ospiti in costume... Spero però che restare in costume sul palco d'onore in mezzo a tutte le altre cariche importanti non ti crei troppo disturbo...»


    Ascoltò poi con attenzione anche le parole del piccolo ed indisciplinato fennec, il quale sembrava decisamente affamato o quantomeno richiedeva cibo quasi come se non ne ingurgitasse da ore, anzi, da giorni.

    “Si grazie!.. però ho fame e sete!.. voglio da mangiare.. fratellone quando mangiamo?!.. io ho fameee..”

    «Mi spiace Kigeki-kun, ma sfortunatamente manca ancora parecchio ai festeggiamenti, quindi temo che dovrai resistere almeno un'altra oretta se non due prima di addentare il buffet»


    Rispose sorridente, cercando di passare oltre con il discorso senza che Kigeki si sentisse troppo in dovere di pensare al cibo inutilemente nella vana speranza di riceverne in tempi brevi.

    […]




    ~Ayuuki - Hoshi~


    Il primo a parlare tra i due, casualmente fu proprio il rosso, il quale partì con la sua raffica di domande, riferite prima alla Fuyutsuki e poi all'allievo dell'Uchiha, con una delle domande più strane che ci si potesse aspettare, specialmente in un'occasione come quella.

    “Ehi!.. anche io voglio un kimono!!!.. dove posso trovarne uno?!..”


    Saito lo squadrò con attenzione, soprassedendo momentaneamente sugli abiti indossati dal Chikuma, prima di rispondere alla domanda con la sua consueta sensazione di completo distacco.

    “In fondo alla strada, terza traversa, secondo negozio. Vendono abiti per tutte le età, troverete di certo un kimono adatto a voi”


    Nonostante la palese ironia delle sue parole, il tono ed i modi di Saito erano seri, dannatamente seri.

    […]


    Quando il discorso passò su temi più “raffinati” Saito apprezzò la domanda della ragazza o quantomeno l'interesse della stessa verso la sua lama. In fondo poteva essere un piccolo segno di interessamento della stessa alla via della Karyuuken.

    “Oh! Sembri molto legato a questa lama. È un simbolo che ti riconosce come miglior allievo di Atasuke-sama?”

    “No. Non è una spada ad identificare il “migliore” degli allievi. Non esiste un “migliore” o un “peggiore”. Esistono solo diversi gradi di conoscenza e di impegno ed il mio grado di conoscenza è tale da permettermi di usare questa lama con sufficiente maestria da non essere un pericolo per me stesso o per gli altri allievi”


    Rispose con cortesia, anche se il volto non sembrava mutare in alcuna espressione o emozione conosciuta.

    “Non sono tagliata per il combattimento con arma. Anche se spero di diplomarmi presto!”


    Saito la osservò incuriosito per alcuni istanti prima di risponderle. In fondo non era certo di aver ben compreso il nesso logico di quell'espressione, ma alla fine, si auto-convinse che si trattava semplicemente di “inesperienza”.

    “Dunque non siete tagliata per il combattimento affatto.”


    Dichiarò quasi con freddezza, lasciando una brevissima pausa prima di raffinare il discorso che voleva imbastire.

    “Pensateci: Quando combattete, trasformate il vostro stesso corpo in un arma, giusto? Quindi dire che “non siete tagliata per un combattimento con arma” equivale a dire che non siete tagliata per il combattimento. Allo stesso modo, “l'arma” fine a se stessa altro non è che un prolungamento del corpo, quindi sarebbe sciocco considerare l'arma come una parte a se stante dallo stesso corpo. Quindi non vi è differenza tra il combattere con un'arma alla mano o senza un'arma. Meditate su questo punto”


    Concluse in tono cortese, lasciando poi che i due ospiti interloquissero più o meno liberamente tra loro.

    […]




    ~Raizen~


    Al suo arrivo, in palese ritardo, non vi era praticamente più nessuno all'ingresso. Nessuno sembrava attendere l'Hokage e nessuno percorreva il giardino principale. Sembrava ddirittura che l'evento fosse terminato mentre un continuo e monotono sentore di assoluto silenzio pervadeva l'ingresso, interrotto appena da qualche silenzioso alito di vento.

    “Dovrebbero squillare delle trombe al mio arrivo, perché non le sento?
    Scommetto che è il solito evento da checche silenziose!”


    Esclamò egli, quando l'allievo preposto, lasciato fuori ad attendere l'Hokage si fece avanti con un gentile inchino. [Sannan]

    “Hokage-sama, io ed il mio maestro siamo molto lieti del fatto che alla fine siate giunto. Prego, seguitemi. L'evento è ormai agli inizi e siete ancora in tempo per il numero di apertura”


    Nella scelta, Atasuke preferì evitare di appagare inutilmente l'occhio dell'Hokage mandando la sua unica allieva ad accoglierlo, in parte per evitare spiacevoli equivoci, in parte perché Raizen fino a quel momento non aveva propriamente dimostrato di avere bel garbo con le donne, e conoscendo nel particolare quella donna, non voleva rischiare che il Dojo venisse direttamente demolito.
    Mandò quindi Keisuke Sannan, il più diplomatico dei suoi allievi, oltre che uno di quelli maggiormente affini all'assecondare gli altri nell'ottenere il suo obbiettivo.

    “Sono Keisuke Sannan e sarò il vostro accompagnatore. Spero mi perdonerete se non vi mostrerò la struttura prima di condurvi alle tribune, ma sfortunatamente, il tempo stringe e non credo che voi vorreste perdervi i taiko che a breve inizieranno a risuonare...”


    Egli aveva un tono gentile e pacato, quasi etereo, mentre i suoi occhi scrutavano attraverso le ampie lenti degli occhiali con attenzione e perizia il colosso ed i suoi due accompagnatori dal volto mascherato.

    “Senza contare che non fareste un'ottima figura sfilando dinnanzi al mizukage ed alla sua famiglia in ritardo per la celebrazione per raggiungere il vostro posto sul palco d'onore”


    Concluse abbozzando un sorriso e mostrando nuovamente la sua più completa disponibilità con un ulteriore profondo inchino. Aprì quindi la strada ai tre ospiti, conducendoli direttamente nella sala grande e sfruttando il piccolo corridoio lasciato sulla destra all'interno della stessa dietro agli spalti per permettere all'Hokage ed ai suoi accompagnatori di aggirare la struttura senza attirare troppo l'attenzione e permettendo ad Atasuke di vedere l'arrivo di Raizen per poter dare il via alle danze.
    Giunti infatti al fondo del corridoio, poterono vedere, poco dietro l'angolo l'Uchiha che con placida calma attendeva inginocchiato l'arrivo dell'Hokage accumulando la concentrazione necessaria per dare il via ad una piacevole dimostrazione.

    “Atasuke-sama, l'Hokage e i duoi graditi ospiti sono giunti”


    Disse Sannan propompendosi in un nuovo inchino formale, a cui Atasuke rispose con un simile cenno del capo.

    «Vedo, vedo... E con molto piacere, Sannan-san. Prego, indica ai nostri graditi ospiti il posto per l'Hokage»


    Sorrise, riaprendo gli occhi e voltando il capo verso i tre visitatori, prima di rimettersi morbidamente in piedi ed avvicinarsi a Raizen prima che lui, o la sua scorta, si dirigessero sulla tribuna d'onore.

    «Vedo con piacere che alla fine siete riuscito a venire nonostante i vostri impegni... E noto che vi siete anche messo in tiro... Non posso che ritenermi molto soddisfatto di una tale formalità da parte vostra. Spero gradirete l'essere al fianco di Itai Nara ed alla sua famiglia nella prima fila, mentre dietro a voi siederanno i Kobayashi, assieme al nobile Kurogane ed il suo... attendente, credo. Nella terza fila, vi sono Hoshikuzu Chikuma ed altri amici personali di suna»


    Egli li elencò tutti, uno ad uno. In effetti i suoi ospiti principali non erano molti, anzi, di certo era maggiore il numero di accompagnatori che di ospiti stessi, tuttavia, la tribuna, seppur non gigantesca, era ben ricolma di personalità importanti, cosa che, a tutti gli effetti, non poteva che fargli piacere, dato che chi più, chi meno, tutti erano li per lui e per la sua scuola.
    Lasciò quindi che Sannan li conducesse alle loro sedie, tonrando a prepararsi per l'inizio della cerimonia che di li a breve lo avrebbe tenuto occupato per svariati minuti, prima di dare il via ai festeggiamenti veri e propri in libertà.

    «Spero che la dimostrazione sia di vostro gradimento. Cercherò di rendere la parte formale il più veloce possibile»


    Concluse brevemente accennando all'Hokage, nella speranza che questi cogliesse che quelle parole erano direttamente dirette a lui. In fondo Atasuke sapeva quando Raizen odiasse le formalità, quindi poteva solo immaginare quanto seccato potesse sentirsi nel presenziare ad una di quelle cerimonie...

    […]




    OT - Ok, visto l'abbandono di shu, ho proceduto con l'interpost di Hoshi senza lasciare troppa roba, odierei fagli fare dei post doppi o spezzati. Per il resto anche l'hokage ha postato, nella sua parte trovate ciò che può interessare per le disposizioni delle sedute. Nei prossimi giorni posterò con il passaggio alle prossime fasi :zxc:
    Per chiunque voglia "arruolarsi" nella scuola, segiote il link e postate li la vostra presentazione rispondendo tutti alla domanda posta al giovane aspirante allievo. Meditate, brava gente, meditate :zxc:
    - /OT
     
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    Dojo
    ..Tale Maestro Tale Allievo..
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    Il rosso si stava divertendo mentre era a spasso con la nuova conoscenza. La ragazza sembrava incuriosita da tutto ciò che si muoveva e respirava li dentro soprattutto gli allievi di Atasuke, di sicuro doveva trattarsi di una guardona a simile. Il rosso era alquanto divertito e attratto dalla cosa perché per la prima volta nella sua vita aveva trovato un essere con la sua stessa passione per il sesso opposto. Certo era ancora presto per esporsi, ma il Chikuma sperava presto di poter svelare le sue carte raccontando alla ragazza delle sue missioni segrete per il recupero di biancheria intima femminile e altro -La perversione è forte in te.. giovane di Konoha.. lo sento..- avrebbe boffonchiato il rosso con sguardo soddisfatto.


    Come volevasi dimostrare l’allievo di Atasuke aveva preso in tutto e per tutto i tratti caratteriali del maestro. La risposta data al Chikuma lo aveva lasciato di pietra, insomma se voleva un vestito o altro doveva andare a comprarseli, era un suo problema -Ugh.. questo qui è anche peggio di Atta boy!!!- il rosso era rimasto bloccato sul posto mentre il tizio si allontanava in compagnia di Ayuuki con fare saccente e filosofico. Sembrava proprio di sentire parlare l’Uchiha mentre fiqeggiava con la ragazza sul pericolo che rappresentava quella lama che portava con se, su quanto era fiqo nel suo kimono e sul fatto che il corpo e la lama erano parti dello stesso corpo in combattimento. Il rosso mentre ascoltava i due parlare si era messo a cercare in giro qualche kimono nascosto anche se senza successo. Non aveva intenzione di mettere i bastoni tra le ruote al ragazzo, in fin dei conti ci stava provando alla grande con Ayuuki con il suo fare tenebroso e scazzato, cosa che gli stava pure riuscendo -..oh mio dio.. Atta boy vuole creare una legione di suoi simili.. questa è la fine!!!- il Chikuma si era seduto a terra raccogliendo le ginocchia al petto. Sembrava davvero disperato.


    -Saito ha ragione Ayuuki!- il Chikuma era tornato dai due con un gran sorriso per poi lanciare un’occhiata al ragazzo in kimono, un mista tra ti reggo il gioco e ti tengo d’occhio bastardo -..ma ricorda anche.. che nessuno non è tagliato per qualcosa.. tutto è possibile!- il Chikuma aveva appoggiato la mano sulla spalla della ragazza incoraggiandola. Ayuuki era ancora alla prime armi, una lunghissima strada in salita si inerpicava di fronte a lei, una strada che non poteva evitare se voleva diventare un abile ninja.


    Quando poi Ayuuki spostò la sua attenzione sul rosso questi non riuscì che esserne felice. Amava le persone curiose, e la fogliosa sembrava una vero e proprio pozzo senza fondo -Già proprio quel villaggio!.. l’assolato e caldo villaggio di Suna.. il posto migliore del mondo per clima e persone.. li non piove mai.. l’aria è calda e secca e sembra di essere sempre in spiaggia anche se non si incontra mai il mare.. già..- il rosso sembrava un po’ contrastato da questo ultimo punto -Le porte di Suna sono sempre aperte per gli allievi dell’Accademia con tanta voglia di imparare.. molti ninja vengono al nostro villaggio per allenarsi ed imparare dai migliori ninja del mondo.. mi farebbe davvero piacere averti come mia ospite!- il Chikuma era sincero. Moltissimi ninja viaggiavano verso Suna per ampliare le proprie conoscenze sulla meccanica e l’arte dei veleni e non solo, Suna aveva molto altro da offrire ma scoprirlo spettava ad Ayuuki -Eh.. volpe parlante?!.. aaahn.. parli di quel sacco di pulci.. si chiama Kigeki ed è un Fennec..- spostando lo sguardo i due lo avrebbero visto saltare come una cavalletta mentre giocava con le figlie di Itai e la dragonessa. In qualche modo doveva aver superato la paura di essere mangiato da lei -..in effetti è una volpe del deserto.. oltre a lui ce ne sono molti altri.. lui è il più piccolo.. mentre il più grande è grande quanto un palazzo.. ahah..magari un giorno te li presento tutti.. vivono sul monte Hitozatohanareta situato in mezzo al deserto dell’Anauroch.. un bel posto se ti piacciono le grotte il vento e la sabbia.. già..- in effetti i Fennec non vivevano in un paradiso terrestre anche se al rosso piaceva molto andare a trovarli forse perché ogni volta finiva per vivere una qualche straordinaria avventura.


    Ayuuki sembrava emozionata di diventare presto una kunoichi in tutto e per tutto, il Chikuma ricordava ancora quando era toccata a lui quell’esperienza -Sono sicuro che passerai l’esame a pieni voti!- aveva alzato i pollici delle mani in segno di approvazione per poi continuare a parlare di Suna come del posto migliore del mondo -Comunque una volta passato l’esame perché non passi a trovarmi a Suna?!.. è un luogo davvero magico ed esotico.. nessun luogo può essere paragonato al villaggio ninja del paese del Vento!.. i luoghi e le persone che vi abitano sono straordinari..- almeno lo erano per Hoshi che ci viveva da una vita -Magari ti può accompagnare Saito.. così magari posso insegnargli qualche vera mossa di Kenjutsu!- la battuta ed il sarcasmo accumulati erano tornati al mittente.

    OT/ W SUNA!!! :riot:
     
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    IV ~ Nuovi orizzonti: L'esotico e solare villaggio di Suna


    I

    l breve giro turistico con Saito-kun si rivelò più divertente ed interessante del previsto. Sicuramente era merito anche di Hoshi-kun, il Ninja straniero che a giudicare dal suo abbigliamento e dal suo strano modo di fare sapeva essere di ottima compagnia. E la Fuyutsuki non poteva chiedere di meglio. Finalmente poteva staccare un po’ dagli intensivi allenamenti e dallo studio in Accademia.
    Inoltre non si poteva affermare con certezza che conduceva una vita sociale piuttosto intensa. Dal tradimento di Ai-Oneesan suo padre le aveva vietato di presenziare ai più importanti eventi del Villaggio e di farsi vedere troppo in giro. Il buon nome della famiglia era stato macchiato e con esso anche l’orgoglio del fiero Ryuhei-sama. Ora poteva godersi l’inaugurazione del Karyuuken e conoscere anche Shinobi stranieri, provenienti da Paesi lontani. La studentessa non poteva essere più contenta.
    Ovviamente non si era dimenticata del Dojo e del giro turistico. Saito-kun, l’allievo di Atasuke-sama, condusse i due ragazzi lungo le sale principali della struttura. In ogni angolo del Karyuuken si poteva respirare il rigore e il rispetto delle regole su cui erano stati fondati i guardiani delle Mura. Gli ambienti spartani e l’ordine dei Kimoni dei numerosi allievi lasciavano presagire il tipo di addestramento che li attendeva. Anzi la Fuyutsuki era molto curiosa di ammirare gli allievi migliori in azione. Aspettava con ansia la dimostrazione pratica.
    Notando la lama che sporgeva fiera dal Kimono di Saito-kun, Ayuuki non riuscì a non essere indiscreta. In un certo senso era affascinata ed intimorita dal rigore e dall’ordine che si percepiva in quei ambienti. E quel ragazzo tanto serio e composto incarnava perfettamente quei ideali. Ascoltò con interesse la risposta profonda dell’uomo. - Ora sono davvero curiosa di vedervi in azione. Parteciperai all’evento dimostrativo in programma? Userete queste Katane? - Inondò il ragazzo dalla chioma scura di domande.
    Il discorso però prese una piega diversa, soprattutto quando si parlò della sua possibile candidatura come allieva del Dojo. Aveva visto in giro diversi Shinobi di tutte le età che desideravano essere accolti sotto la guida dell’Uchiha e seguire il cammino della spada. In realtà aveva intravisto davvero poche donne, forse nessuna. Quindi fu leggermente stranita dalle parole dell’allievo, almeno all’inizio. - Ammetto di non aver mai considerato un Kunai o una Katana come un prolungamento del mio corpo. Ma comunque si.. prediligo il combattimento a mani nude! - Rivelò con un sorriso.
    L’attenzione della Fuyutsuki si spostò verso il Ninja di Suna, che sembrò guardarla in un modo “particolare”. O semplicemente era stata una sua impressione. Le affermazioni di Hoshi-kun giunsero piuttosto dirette ed inaspettate. Istintivamente prese le distanze dal ragazzo dalla chioma rossa come il tramonto e lo guardò con diffidenza. Assottigliò lo sguardo e cercò di nascondere il ritrovato imbarazzo sul suo volto. - Per…Perversione? Ma sei impazzito? - Prima regola, negare sempre. Scrutò il suo sguardo soddisfatto e scrollò leggermente le spalle. - Sono venuta qui per semplice curiosità! Per osservare gli allievi di Atasuke-sama… - Era il momento di mentire. - …combattere nell’evento dimostrativo. Posso imparare molto da loro. - Ma non aveva appena detto che l’arte della spada non le interessava affatto? In quel momento desiderava solo stringere le sue mani intorno al collo del Ninja di Suna.
    Solo in un secondo momento la ragazza si accorse che il Chikuma non era più al suo fianco ma raggomitolato in un angolo a bisbigliare qualcosa d’incomprensibile. O almeno la Fuyutsuki non riuscì a comprendere quelle parole sull’Uchiha e il suo esercito di Atta-boy. Sicuramente Saito-kun rispecchiava molto caratterialmente il suo maestro, e il ragazzo faceva bene a preoccuparsi di un eventuale colpo di stato da parte di Atasuke-sama e del suo Dojo. La situazione divertì parecchio la studentessa, che continuò a seguire le parole del bel tenebroso.
    Almeno fino a quando l’illuminante carattere del Chikuma non l’abbagliò con il suo ottimismo e i suoi racconti esotici di un villaggio immerso nelle dune sabbiose. Apprezzò il suo incoraggiamento e sorrise lieta. La testolina della ragazza iniziò a riempirsi d’immagini descritte dalla voce di Hoshi-kun. L’ambiente che descriveva rispecchiava un po’ un villaggio da sogno per le proprie vacanze estive. Non menzionò le tempeste di sabbia, i forti venti che flagellavano il Paese del Vento e i pericolosi animali del deserto. Insomma agli occhi di un Sunese anche il posto più inospitale del deserto dell’Anauroch appariva un paradiso terrestre. - Oh! Deve essere una località davvero interessante da visitare! Sarei ben contenta di essere tua ospite non appena avrò il coprifronte di Konoha. - Ovviamente questa era una promessa. Nella sua genuina ingenuità credeva davvero che Suna fosse il villaggio da sogni che le era stato descritto. Sole, belle giornate e tanta sabbia. - Non immaginavo che Suna fosse tanto importante sai? - Aggiunse con un sorriso. - Avete provato ad utilizzare dei Jutsu Suiton per creare un’oasi? Con palme, acqua e cocktail rifrescanti. - Dovevano pur trovare una soluzione per eliminare tanta sabbia e poca acqua no? E a risolvere il problema dei Sunesi c’era Ayuuki. In qual momento avrebbe creduto anche nell’esistenza degli unicorni-arcobaleno volanti.
    L’interessante discussione con lo straniero si spostò verso l’esemplare di Fennec che aveva intravisto all’entrata del Dojo. Non aveva mai visto una volpe parlante nel Paese del Fuoco. Forse era un esemplare autoctono del deserto dell’Anauroch. - Monte Hitozatohanareta? Che nome difficile! - Annuì con un sorriso per poi lanciare un occhiata verso il sentiero alle loro spalle. Si erano allontanati un po’ dal resto del gruppo, quindi non riuscì ad intravedere il Fennec. - C’è molto da vedere al Paese del Vento. È la prima volta che visiti Konoha? - Anche se a giudicare dal suo rapporto con il Maestro del Dojo e gli altri abitanti del villaggio, forse poteva intuirlo da sé.
    - Diventerò una Kunoichi! - Rispose all’incoraggiamento del ragazzo con un sorriso. - Non mi diplomerò con il massimo dei voti, ma riuscirò ad ottenere quel coprifronte. E poi attraverserò le lande sabbiose del Paese del Vento per visitare Sunagakure no Sato! - Era una promessa. Annuì per poi ascoltare la provocazione sarcastica lanciata a Saito-kun. Osservò con prudenza i due Shinobi. Era certa che l’allievo di Atasuke-sama non avesse accolto quella provocazione, ma non riuscì a trattenere un sorriso.
    - Forse sarà meglio tornare dagli altri. A Breve inizierà l’evento dimostrativo no? Dobbiamo trovare un posto in prima fila.. ci sono molti curiosi. - Cercò lo sguardo del tenebroso Saito-kun. Il giro turistico era ormai finito ed era il momento di prendere posto. - Suppongo che tu sarai nella tribuna per gli ospiti. - Si rivolse direttamente ad Hoshi-kun. Lei proveniva da una famiglia caduta in disgrazia e nel disonore, quindi non avrebbe condiviso il posto con le figure più influenti del villaggio e gli illustri ospiti stranieri. Era il momento di separarsi?


     
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    KARYUUKEN

    It is almost always the cover-up rather than the event that causes trouble.



    Atasuke reagì meglio di quello che si era aspettata. Forse persino troppo.
    Ferma di fronte all’Uchiha, la Principessa dei Kobayashi ne sostenne lo sguardo con fierezza, decisa a non essere lei la prima ad abbassarlo. E non fu così, infatti. Preso da altre incombenze, fu proprio il suo interlocutore a darle le spalle.
    Sentiva gli sguardi e le attenzioni dei presenti, o per meglio dire dellE presenti, su di lei, come dardi infuochi che la perforavano da ogni lato. Era strano da dire, giacché non si era mai sentita particolarmente spiccata in quel genere di faccende, ma da qualche tempo aveva preso a notare come Atasuke fosse terribilmente ben desiderato da quella fascia di donne nubili che auspicavano ad un buon matrimonio, una fascia di cui anche lei faceva parte, almeno per via dell’età. Aveva anche notato che l’amore che lui nutriva per lei era tutt’altro che una faccenda privata come invece aveva sempre creduto.
    Quando aveva chiesto a Ritsuko se la gente della Foglia avesse preso con stupore il fatto che avesse scelto Masaki anziché qualcun altro, lei si era messa a ridere e le aveva offerto tre nomi su cui i Konohoniani avrebbero giurato di poter scommettere i loro risparmi prima di venire al corrente della decisione più chiaccherata di quell'anno; ma che lei accolse invece con stupore giacché, ad eccezione di Atasuke stesso di cui conosceva i sentimenti, non avrebbe davvero mai creduto di potersi sentire affiancata agli altri. Improvvisamente, allora, aveva cominciato a far caso a molte cose.
    Non desiderava sposarsi. Non ora, almeno.
    In verità sperava di potersi innamorare davvero, un giorno: avere dei figli, un marito, un posto di spicco al Villaggio…ma soprattutto la tranquillità per godere di quei doni e la potenza per poterli proteggere. E attualmente non aveva né l’una, né l’altra cosa.
    Era debole. Penosa, quasi. Per quanto cercasse e divorasse conoscenza come un affamato nella carestia, che ignora i morsi della sazietà spinto dalla mancanza per troppo tempo subita, continuava a studiare, creare, migliorare…ma sempre troppo lentamente, ai suoi occhi.
    Non era abbastanza. Mai.
    In compenso però, per stare al fianco di Raizen e supportarlo nell'ombra perché la sua figura non risultasse macchiata, il numero della gente che la voleva su una picca in mezzo alla Piana del Fuoco, aumentava esponenzialmente.
    Sarebbe riuscita a proteggere la sua famiglia? Il suo Clan? Il suo Villaggio?
    Un marito e dei figli…?
    ...Oh Dei, ma se neanche sapeva proteggere se stessa –sorrise amaramente, tra sé e sé, di quella constatazione.

    Avrebbe fatto di tutto pur di ottenere il Potere cui auspicava.
    Sarebbe andata ovunque.
    Non le interessava di diventare la Regina del mondo Proibito e Condannato.
    Avrebbe avuto tutto.

    A quel punto si sarebbe sposata e sarebbe stata felice.
    Ne era certa.

    “E comunque, mi hai fatto paura prima. Quando ti arrabbi sei tremenda...”



    Le parole di Masaki la sorpresero nel bel mezzo delle sue riflessioni, e la Principessa alzò lo sguardo, stupita.
    Stava stringendo con forza il braccio dell’Erede del Ferro e lui, al suo fianco, le sorrideva con quel genere di dolcezza tutta speciale che riusciva a rivolgerle a dispetto della loro recita. Suo malgrado, anche lei sorrise.
    Pretendevano di essere fidanzati, addirittura in procinto di un matrimonio da centinaia di migliaia di Ryo…eppure lui credeva davvero che due istanti prima fosse “arrabbiata”.
    Non seppe se dirgli o meno che quando lo era davvero, la sua prima intenzione era quella di sventrare chi aveva davanti e imboccare lui i suoi organi interni, elencandone il nome uno dopo l’altro. Ma non lo ritenne opportuno. Non era più così, dopotutto. Non se lei non voleva.
    Adesso aveva il suo equilibrio. Aveva scelto la linea su cui camminare. Non c’era più pericolo che la sua anima precipitasse nell’errore.
    Sollevando una mano con gentilezza, allora, la giovane fece l’atto di accarezzare il volto del suo interlocutore. I suoi occhi verdi si socchiusero, splendidi come praterie primaverili, e lei inarcò le carnose labbra rosse, dolcemente.
    «Ogni tanto ho un piccolo problema a controllare la rabbia.» Si limitò a dire, facendo poi spallucce come se effettivamente non fosse niente di grave se non un'inclinazione ben nota alle donne della sua famiglia. «Ma chi vuoi che prenda seriamente una Principessa…? Fortunatamente il mio Danna è tanto potente e ben misurato da sopperire alla mia mancanza caratteriale.» Aggiunse in un sussurro leggermente soffiato.
    Danna: marito, compagno di vita. Un’ottima scelta di parole, soprattutto visto quanti stavano ascoltando e vedendo.
    Un'ottima scelta, ma nemmeno quella volta, una bugia. In verità Shizuka Kobayashi raramente diceva menzogne in presenza di Masaki.
    Le sue verità, semplicemente, avevano molte sfumature. E non sempre sembravano ciò che realmente erano.
    Come sempre, del resto.

    «Daruma?»



    Toshiro Kobayashi era in piedi, lateralmente, rispetto ai due fidanzati.
    Gli occhi dardeggianti erano fissi in un punto indefinito dritto di fronte a lui, che qualunque cosa contenesse doveva essere particolarmente interessante visto che il Capoclan dell’Airone non sembrava intenzionato a demordere dal fissarlo.
    «…Come?» Fece appena in tempo a dire la figlia, trasalendo, prima che le mani del padre planassero dall’alto verso il basso troncandole le braccia e allontanandola così da Masaki.
    Era una Chunin con una percezione più sviluppata della media, ma le apparizioni di quell'uomo continuavano a coglierla di sorpresa da quando era una bambina piuttosto svelta e piuttosto vispa.
    «Chi è il Daruma di cosa!» Ruggì Toshiro, insistente, fissando male la figlia e lanciando poi uno sguardo assassino al genero. Non disse lui niente, ma la sua espressione parlava chiaro: "carciofi, lenticchie e allori, parla ancora con mia figlia e ti strappo gli occhi."
    Non faceva rima. Ma non importava.
    «Non ho detto Daruma.» Replicò Shizuka, sospirando sonoramente dopo un attimo di silenzio. «Ho detto Dann–…»
    «….DARUMA.»


    Silenzio.

    «Dann–…»
    «DARUMA!»


    Silenzio.

    «SMETTILA DI INTERROMPERMI, TI AMMAZZO.» Sibilò alla fine Shizuka, agguantando il collo del padre che per tutta risposta le afferrò le spalle con determinazione.
    «NON TRATTARE COSI’ TUO PADRE, FIGLIA SCREANZATA E SENZA RITEGNO!» Ruggì di rimando, scuotendola e mettendosi poi a volteggiare su stesso, cercando così di evitare la rottura del collo ad opera della sua amorevole bambina muovendosi in una danza sapiente come l'origine del mondo.
    […] Per qualche preoccupante motivo sembrava assai esperto in quel genere di difesa…
    «SMETTILA DI COMPORTARTI COME UN IDIOTA!» Abbaiò la ragazza, furiosa. «NON POSSO PARLARE CON MASAKI SENZA CHE TU STIA IN MEZZO, RENDITI CONTO!»
    «Massssssssssssssssssssssaki.» Corresse prontamente Toshiro Kobayashi, a quel punto fermandosi e guardando con profondità la figlia, cui annuì dopo un secondo di pausa. Il suo volto, una mappa di avventure e passati che nessuno avrebbe mai scoperto, si aprì con chiarezza. E ciò che pensava, fu subito lampante.

    Silenzio.

    «Dacci un taglio.» Ordinò la Principessa, ma per qualche ragione sembrava essere sul punto di mettersi a ridere. Cosa che mascherò con bravura sotto una faccia ammonitrice.
    «Non puoi negare la verità.» Commentò però il Capoclan con tono greve, aggrottando le sopracciglia come un tanuki ammiccante. Per non scoppiare, Shizuka dovette mettersi una mano di fronte la bocca e premere con forza.
    «Io non rido del mio fidanzato.» Disse a quel punto, con un fil di voce, quando si fu assicurata che il suo tentativo non sarebbe finito in tragedia.
    «Perché no? Io rido spesso di tua madre!» Rispose con stupore Toshiro. Lo stesso stupore che colse i presenti quando un ventaglio disegnò una traiettoria orizzontale nell’aria, colpendo il Signore dei Mercanti alla tempia destra.
    Un secondo dopo Heiko Uchiha, bella come una Mononoke delle fiabe tradizionali, superava il marito e la figlia, seguita incurante da Sanae Aoki, per poi entrare nel dojo (da sola). Sguardo puntato in avanti e ostentazione clamorosa di irritazione sul suo viso splendido, ma spaventoso, la Padrona dell'Airone non degnò i membri della sua famiglia nemmeno di uno sguardo.
    Non che ce ne fosse bisogno. Il suo messaggio era già arrivato forte e chiaro, in ogni caso.
    …Quale che fosse la situazione, la vera domanda che tormentava il pubblico del luogo era solo una: quanto pesava quel ventaglio da compagnia...?
    Ma visto che Toshiro Kobayashi rimase a quattro zampe per terra per almeno un paio di minuti, fu ben presto evidente che più che un oggetto di piacere era uno di tortura. O qualcosa di simile.
    «Forse dovremmo entrare…» Sussurrò Shizuka, controllando la testa del padre. Si chiese come fosse possibile che fosse ancora vivo dopo ventiquattro anni di matrimonio… forse i Kobayashi ereditavano una sorta di immortalità sconosciuta, di cui lei avrebbe scoperto i dettagli, insieme a tutti gli altri segreti del Clan, quando fosse diventata la Signora. Oppure suo padre era un uomo parecchio resistente.
    O molto fortunato.
    «Figlia mia.» Mormorò dopo un attimo il Sovrano dell'Airone. Il suo tono era serio, permeato di quella gravosità che riserbava solo ai grandi annunci o insegnamenti di vita. «Ci sono momenti, nella vita, in cui un vero uomo deve capire quando chiedere scusa…» Sussurrò infatti, passandosi una manica del kimono sul naso moccicoso.
    Una lacrima precipitò teatralmente verso il basso, baciando il suolo nel silenzio sentito e teso che si era venuto a creare.
    «…pensi di entrare a quattro zampe per chiedere il perdono di Okaa-sama, vero?» Domandò dopo un attimo Shizuka.
    […] C’era sempre un momento in cui un padre e una figlia si capiscono a vicenda con chiarezza, e finalmente incontrano i rispettivi animi. Per Toshiro e Shizuka Kobayashi, fu quello.
    «Figlia.» Gemette infatti l’uomo, alzando lo sguardo e prendendo nelle sue le mani del sangue del suo sangue. Un rivolo scarlatto scendeva lui dalla tempia, irrorandogli il viso commosso, ma nessuno dei due sembrò prestarvi attenzione. Quasi ne fossero abituati.
    «Padre.» Rispose questa, posando un ginocchio a terra e guardando in modo toccante il suo interlocutore, di cui baciò le dita, passandosele poi sulla fronte in un estremo gesto di contrizione.
    «Toshiro-sama.» Disse però a quel punto un’altra voce, che di commosso aveva ben poco. E un secondo dopo il Capoclan dell’Airone era rimesso in piedi per il colletto del pregevole Kimono da lui indossato.
    Mamoru Aoki, scuro nei suoi lineamenti tanto quanto nel suo abbigliamento, fissò il suo Padrone in silenzio per un attimo. Benché i suoi occhi non avessero forse dovuto trasmettere nessuna espressione, i suoi ticchettavano di un'irritazione molto facile da leggere. Per la verità sembrava che il Kumori fosse sul punto di finire il lavoro della consorte dell’uomo per cui era nato e aveva il dovere di vivere...e che non era un segreto, riuscisse a strappare lui la cattiveria da sotto le mani.
    «Mamoru!» Gemette di rimando Toshiro Kobayashi con voce strozzata. E girandosi verso la figlia con terrore, esclamò poi: «Shizuka!»
    «Padre!»
    Strillò lei, disperata, allungando le braccia verso il Capoclan, tenuto sollevato da terra quel tanto che bastava perché solo la punta dei suoi zori solleticasse la polvere.
    «Ojou-sama.» Ringhiò un’altra voce, e questa volta ad essere presa per l’obi del kimono fu lei. Ritsuko Aoki sembrava la versione più minuta, snella e aggraziata di Mamoru. Ma non per questo meno inquietante. «Abbiamo finito con queste scenate?»
    «Ritsuko, no!»
    Gemette Shizuka, scalpitando verso il padre che, al contempo, scalpitava verso di lei.

    A quel punto ci furono delle lacrime. Una promessa di affetto eterno. Un legame senza tempo né distanza.
    Qualcuno avrebbe scritto una lettera a qualcun altro. Ogni giorno. Per sempre.
    …Poi i Kobayashi entrarono nel dojo.

    «State tranquillo, Kurogane-sama.» Avrebbe detto con gentilezza Ritsuko Aoki quando tutto quella scenetta avesse trovato fine. Sorrise, gentile. «E’ normale, fanno sempre così.»

    […] Ma nessuno seppe cosa ci fosse di normale. E perché.
    Forse e soprattutto nemmeno Masaki Kurogane.

    [...]



    Il Dojo Karyuuken era pieno di persone. E non persone a caso.
    In mezzo alla grande folla, Shizuka poté riconoscere a colpo d’occhio Baikitai Nara, il Mizukage di Kiri, con tutta la sua allegra famigliola (e le sue adorabili figlie. Prima o poi sarebbe stata arrestata per le attenzioni che rivolgeva loro, lo sapeva), Akira Hozuki, Shinichi di Suna, Hoshikuzu Chikuma e Raizen Ikigami.
    E un folto numero di mocciosi.
    «Allora questo è davvero un asilo!» Esclamò con gioia sarcastica Shizuka, lanciando un’occhiata ad un ragazzino…che stava dando dei soldi, accuratamente riposti in un sacchetto, a quel povero coglione di Shinichi, il detective dei cactus. «O un locale di scambisti.» Si corresse, allibita. «O un circo.» Aggiunse infine, vedendo una graziosa ragazza che faceva confusione in mezzo al gruppo che le interessava. Non l’aveva mai vista prima, ma per qualche ragione le ricordò qualcuno.
    Alzando gli occhi al cielo nel riflettere, la Principessa dei Kobayashi parve infine illuminarsi: forse era la tipa di cui Atasuke le aveva parlato di fronte ad una ciotola di Ramen, l'ultima volta. Quella promettente pivella che avrebbe tentato il diploma alla sessione invernale. O almeno credeva, visto che la descrizione che aveva ricevuto, ahimè piuttosto approssimativa, sembrava coincidere.
    «Gli Dei lo perdonassero, ne ha allenati così tanti che ho perso il conto…» Borbottò irritata la Chunin, aggrottando la fronte, prima di guardare Masaki, accanto a lei, e sorridere imbarazzata. «Ah, Atasuke.» Cercò di spiegare, fissando l’espressione del compagno. «Sai è un Sensei da molto tempo, è proprio portato per questo genere di cose e anche piuttosto affermato invero…» Non come lei, che aveva il più alto record di ritiri di studenti dall’accademia dopo i suoi corsi. Forse l’unica ancora viva che aveva allenato era quella Kiriana tettona e idiota che mangiava le spade. O ci faceva altro, non aveva mai ben capito. Se non era già morta, s’intendeva. «Penso che sia giusto dare merito ad una buona dote caratteriale, quando presente.» Aggiunse ancora, sempre fissando Masaki. Quando però si rese conto che sembrava quasi starsi giustificando di parlare di Atasuke, avvampò.
    …Non che dovesse preoccuparsi di niente, nel senso, lei e Mastro Rotella erano cresciuti insieme, era ovvio che fossero così legati. Se non si fosse curata di lui, non sarebbe nemmeno andata lì. Ma era da quando erano adolescenti che lui le parlava di voler aprire un Dojo, di voler diventare Maestro e poter aiutare le nuove generazioni... come avrebbe potuto non complimentarsi? Non seguirlo anche in quell'impresa?
    Certo tutta quella visita era iniziata male (colpa di quell’idiota di Sougo. Ah, ma non si sarebbe limitata a rompergli una mano, stavolta: alla sua prossima visita alle mura lo avrebbe buttato di sotto. Con un macigno legato ai piedi, però), ma poteva andare meglio. Ne era certa.
    Era ovvio, cioè, nel senso, Masaki avrebbe capito. Certo. Lo sapeva. Era sempre così comprensibile, del resto. Che problema c’era, giusto?
    ...Ma si accorse che stava sudando freddo quando una goccia gelata le scivolò lungo la schiena. Istintivamente si scosse sul posto.
    «Masaki, caro.» Gemette la Principessa, impallidendo e guardando il Principe dei Kurogane. «Una scimmia non arriverà mai a toccare la Luna, per quanto in alto salterà. Ma la stella più luminosa alberga nello stesso Cielo e il suo splendore è vivido. Capisci?» No. Non capiva. Come avrebbe potuto, del resto? Neanche lei capiva cosa stesse dicendo! «C-credo che andrò a salutare Raizen, vuoi occuparti dei posti a sedere, per favore? Non vorrei che Sougo ne combinasse un’altra. Diffida di lui. E’ stupido come una gallina cieca.» ...Non sapeva se le galline cieche fossero davvero stupide, ma dopo essersi morsa la lingua già due volte ed essere riuscita a pestarsi i piedi da sola mentre cercava di andarsene, capì che era meglio defilarsi.
    Alzando gli occhi e scorgendo l'imponente figura della sua Volpe varcare l'accesso al Dojo, la Principessa scivolò dunque rapida, silenziosa e veloce verso di lui. Ma soprattutto, molto sollevata da non sapeva nemmeno cosa.

    Intanto, proprio in concomitanza con l’allontanamento di Shizuka, qualcuno sussurrò una frase.
    “Piano C”, forse. Non fu ben chiaro.
    Quale che fosse il vero significato di quell'uggiolio recondito, un secondo dopo un cappuccio sembrò intenzionato a cadere sulla testa di Masaki Kurogane…

     
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    Sorrise bonario al primo ragazzo che gli si presentò davanti.

    Certo certo, fai pure strada, tanto ho parecchio tempo per visitare il dojo, immagino e spero non chiuderà i battenti così in fretta da non permettermelo.

    Non assunse nessun tono o posa troppo formale, camminando serenamente dietro a Keisuke e guardandosi attorno, scuotendo la testa di quando in quando.

    Voleva divertirsi con me, diceva.

    Pensò tra se e se constatando che in quel posto non era presente nemmeno un angolino adatto ad appartarsi o a rilassarsi come gli dei comandavano dopo gli allenamenti. Cosa che non gli impediva di constatare quanto fossero diversi, anche se sperava, forse invano, che fossero compatibili prima o poi, in qualche modo.
    Alzò lievemente il mento in segno di saluto quando fu di fronte ad Atasuke.

    Beh, in queste occasione è l’aspetto che conta, e insomma, non vorrei essere dietro a quello spilorcio del mizukage, per cui si, mi sono messo qualcosa di elegante addosso.
    Anche se temo che questi capelli da mezza checca -e sottolineo mezza perché nemmeno un fiocchetto potrebbe farmi checca totale- possano disordinarsi al primo rutto fuori controllo.


    Ascoltò la programmazione dei posti annuendo, e spalancando per qualche istante gli occhi quando sentì parlare di Hoshi.

    Si, si.
    Direi che va bene.
    Dovrò salutare tutti quei nobiloni ma immagino di potermi concedere.
    Vieni a dirmi che non sono bravo e gentile, a me ste dimostrazioni mi annoiano, vengo giusto perché mi hai invitato, se la parte formale non la fai proprio potrei quasi esultare.


    Lasciò Atasuke con una pacca sulla spalla mentre si avvicinava alla tribuna e a Shizuka che le veniva incontro. La cinse con un braccio, ponendogli poi la stessa mano sulla testa, battendola lievemente così come avrebbe fatto un padre, più che un quasi coetaneo. Fastidioso avere quei pomposi vestiti da Hokage.

    Qualcuna qui è tesa, sbaglio?

    Chiese con un mezzo sorriso per poi chinarsi lievemente in segno di saluto nei pressi della tribuna una volta assicuratosi che gli occhi degli occupanti gli fossero addosso. Difficile il contrario dinnanzi all’Hokage dopotutto.

    Signori, ben trovati.

    Interloquì quasi con aria solenne, scarsamente invogliato a citare i nomi di tutti per dei saluti personalizzati si limitò ad avvicinarsi con cordialità e sedersi al proprio posto dopo aver stretto la mano ad Itai, Toshiro e Masaki, in quanto cariche più importanti e rappresentanti di nobili famiglie, e rispondendo ai saluti dei rimanenti soltanto se ce ne fossero stati.
    Solamente Hoshi, individuo ben conosciuto da Raizen, fu bersaglio di particolari attenzioni, un grande sorriso gli venne rivolto mentre il capo di Raizen si inclinava con un piccolo scatto indicando la montagna degli Hokage in cui era stato recentemente portato a termine persino il suo volto.
    Solo una volta preso posto bisbigliò all’orecchio di Itai con un tono sufficientemente basso da essere inudibile dagli altri.

    Signor mizukage, abbiamo un mezzo problema.
    Ho già un mezzo piano in realtà, ma sii cortese e dopo che avrai esaurito la richiesta non farti prendere dal panico.
    Mi serve verificare qualche informazione, dai un occhio a Hoshi e vedi se trovi qualcosa, ho paura che la sua testa brilli come una lampadina, e non per via dei capelli.


    Concluse gravemente, ma con un viso che non lasciava intendere alcuna emozione negativa: un abilità recitativa che quasi disorientava a causa del contrasto.


    Edited by F e n i x - 14/1/2016, 22:27
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Al termine del giro delle visite fummo condotti al palco d'onore dove rividi Hoshi e senza alcuna sorpresa anche Shizuka. La giovane Kobayashi, riccamente vestita come sempre, stringeva saldamente la mano al braccio di un giovane di circa la sua stessa età. Non l'avevo mai visto prima di quel momento. Dietro di loro c'erano - immancabili - anche Toshiro ed Heiko, i nobili genitori di Shizuka, Ristuko che sempre accompagnava la sua Signora ed un uomo dall'aspetto inquietante. Nana, che in tutta risposta anziché occupare il suo corpo decise di sistemarsi sulle mie gambe fissò Baiko con un certo timore, dunque mi disse qualcosa all'orecchio.
    Otou-chan, quell'uomo sembra una bambola. Mi disse ed io sorrisi appena, constatando quando fosse maledettamente vero. Non sembrava avere alcuna espressione, come se le emozioni fossero state del tutto eradicate. Uno shinobi perfetto, quasi.
    Si starà annoiando. Sussurrai alla bambina in risposta, lasciandole un bacio sulla guancia. Su, da brava, saluta Shizuka e tutto il resto.
    Nana annuì e si mise in piedi, mentre sua sorella la seguiva incoraggiata da Ayame. Le due bambine si avvicinarono dunque ai Kobayashi per porre i loro goffi ed infantili convenevoli.
    Shizuka-chan! Ciao! Le bambine la ricordavano dalla Festa della Fondazione del resto. S... salve. Come al solito Nana era ben più timida rispetto alla sorella e fece un piccolo inchino, arrossendo. Dopo qualche secondo le seguii, posando una mano sulla testa di Jukyu.
    Salve Shizuka. Toshiro-sama, Heiko-sama, quale immenso piacere rivedervi. E tu ragazzo saresti? Domandai allora a Masaki. L'Hokage che fine ha fatto? Mi sarei aspettao di vederlo. Eccolo Itai. disse Ayame comparendo al mio fianaco, salutando anch'ella i presenti.


    Come al solito l'Hokage si presentò seguito dalla sua lunga ombra. La figura alta di Raizen Ikigami prese posto alle mie spalle ed io mi voltai per salutarlo con un cenno della mano destra. Hokage-sama dissi quasi distrattamente. I convenevoli sembravano essere ridicoli se espressi tra me e Raizen.
    Non potevi trovare due Shinobi più diversi, ma eravamo alleati e potevamo forse definirci persino amici. Ero conscio che lui, al contrario di come avessi scelto di essere io, era pieno di ombre ma la cosa non mi preoccupava. Sapevo che con ogni probabilità lui avrebbe lavorato per il bene di Konoha con la stessa instancabile perizia con cui io lavoravo per il bene di Kiri ed entrambi - nel bene o nel male - volevamo tenere in piedi l'Accademia e quantomeno la nostra alleanza.
    Si sedette al suo posto ed io al mio e con sorpresa sentii la sua enorme massa avvicinarsi a me. Mi sentii sovrastato, come al solito. Raizen Ikigami aveva il particolare potere di farmi sentire più piccolo di quanto fossi in realtà. Mi domandò allora di dare una bella controllata ad Hoshikuzu, cercando su di lui qualcosa. Aggrottai le sopracciglia, ben lungi dall'essere in panico. Annuii senza dir nulla e girai appena lo sguardo verso Hoshi, concentrandomi su di lui. [Abilità]


    Percezione del Vero [2]
    Arte: L'utilizzatore può individuare la presenza di genjutsu e fuuinjutsu valutando il sistema circolatorio proprio e delle persone entro 9 metri.
    (Consumo: Medio)

    Ciò che percepii fu una moltitudine di sigilli e probabilmente persino qualche illusione, che in un primo momento mi lasciarono alquanto scioccato. Senza voltarmi a parlare verso Raizen, a bassa voce, dissi: È più addobbato della Piazza di Kiri durante il Festival Invernale. E noi a Kiri non badiamo a spese.
    Una frase in codice abbastanza esplicativa del resto. Cosa volesse dire però, me lo avrebbe dovuto dire lui. Con bambini, shinobi ed altra gente attorno preferivo non essere per niente esplicito riguardo il significato della richiesta dell'Hokage.
     
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    Dojo
    ..Raizen Hokage.. ma daiiii..
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    Il rosso si stava divertendo in compagnia della giovane aspirante ninja. Ayuuki la pervertita era un vero e proprio spasso ed al rosso divertiva il fatto di vederla recitare mentre l’aveva sgamata in pieno. La sua curiosità e la leggerezza che mostrava mentre parlava con il Chikuma lo metteva di buon umore, di sicuro la trovava estremamente piacevole come persona. Mentre camminavano il rosso non avrebbe risparmiato una serie di sorrisi accattivanti -Oh no.. sono stato molte volte qui a Konoha.. amo da impazzire la vostra cucina.. soprattutto il ramen!.. a Suna è merce rara visto la calura e non sempre è speciale.. qui da voi invece.. mmh.. è libidinoso..- il Chikuma aveva alzato gli occhi al cielo cominciando a sbavare come un cane, sembrava davvero eccitato all’idea di poter mangiare presto la pietanza.


    La presentazione ormai stava per cominciare quindi ai due non restava che tronare al dojo -Mmh.. già credo di si.. mi toccherà starmene vicino a qualche vecchio borioso.. ehi Ayuuki perché non ti siedi vicino a me.. se ci stringiamo un po’ sono sicuro che staremo lo stesso comodi.. se no puoi sempre sederti tra le mie braccia!..- il rosso aveva dato una pacca amichevole sulla spalla della ragazza. Rientrato nel dojo il Chikuma aveva dato una rapida occhiata ai presenti individuando le stesse persone di prima ed una figura alquanto difficile da non vedere. Il possente Raizen gigante di Konoha era tra loro intento a sedersi in prima fila. Molto probabilmente aveva ucciso qualcuno per ottenere quel posto dato che ad Hoshi era stata riservata solo la terza fila. Lo sguardo del gigante sembrava aver percepito quello del rosso invitandolo a voltare lo sguardo verso una zona esterna della struttura.


    -Eh?!.. ma che diavolo vuole il bestione?!..- li per li il Chikuma non aveva capito nulla sbuffando vistosamente quasi indispettito per poi voltare lo sguardo verso fuori. I suoi occhi erano finiti per incrociare l’alta montagna di Konoha, quella dove i volti dei kage del villaggio venivano scolpite. Hoshi era rimasto come imbambolato a guardarle, non era la prima volta che le vedeva -Mmh..- dopo qualche secondo rimasto a fissare la montagna il suo sguardo si era nuovamente spostato sul brutto muso di Raizen per poi ritornare nuovamente alla montagna -Mmh..- era evidente che il Chikuma si stava sforzando di capire. Ancora una volta e poi una terza mentre i suoi occhi si facevano sottili come lame e le meningi si contraevano per potenziare la mente.


    Ed eccolo, come un fulmine a ciel sereno, l’illuminazione. Il viso contratto del rosso mutò all’improvviso sparando gli occhi fuori dalle orbite mentre a stento cercava di trattenere una risata che sfondò inesorabilmente il muro formato dai suoi denti contratti -BBBRFRUUWAAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHHAHAHAHAHAHAH!!!!- il Chikuma era esploso in una risata abominevole mentre grosse lacrime cominciavano a scendergli dal viso che ormai era rosso tanto quanto i suoi capelli -WAHAHAHAHAHAH!!!..- il Chikuma sembrava quasi impazzito mentre rideva di gusto e si teneva la pancia. Individuato il pappone di Shinichi le sue mani erano rapidamente scattate per derubarlo del D-Visor che solitamente si teneva sempre addosso, uno strumento che sicuramente al gate non gli avevano confiscato [Tecnica][Tecnica Avanzata][Tecnica del Furto / Consumo: 1 Basso]

    Tecnica del Furto - Tounan no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può sfruttare dei fili di chakra per agganciarsi ad uno o più oggetti entro 6 metri e prelevarlo, senza toccarli. L'azione è considerata un movimento furtivo; non esiste un raggio minimo di percezione. La vittima avrà percezione ridotta di 5, se non si aspetta un'azione simile; ogni Unità d'oggetti prelevata riduce il malus di 1.
    Può essere usata in combinazione con la 'Tecnica dell'Arma Fantasma' spendendo uno slot tecnica base.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 6 / Consumo: Basso ogni slot )
    [Unità massime: 1 per Grado]
    [Da studente in su]
    .


    Recuperato lo strumento il rosso senza dire altro e continuando a ridere sarebbe scattato verso l’esterno del dojo per raggiungere con qualche balzo il tetto dell’edificio. Da li poteva godere di una panoramica perfetta dell’intera montagna ma soprattutto della terribile faccia di Raizen scolpita nella pietra -Shahsahshahshahsha.. oh mio dio muoro.. ihihihih.. devo assolutamente fare un selfie con quella brutta faccia.. Gahagahagahaga..- il rosso proprio non riusciva a trattenere le risate, sapere che uno come Raizen era stato messo a comando di uno dei più potenti villaggi ninja non gli importava poi tanto, ma vedere la sua brutta faccia scolpita per sempre nella roccia in bella vista, quello si che lo uccideva dal ridere -Ahahahah.. questa la incornicio!..- il rosso aveva così cominciato a scattare una lunga serie di selfie grazie al D-Visor assumendo ad ogni scatto un’espressione diversa, prima seria, poi buffa e assurda. Forse i presenti avrebbero interpretato quel gesto come un tentativo di fuga, in realtà Hoshi era semplicemente uscito per scattarsi delle foto e godersi il momento di pura euforia -Oooooh cavolo sto morendo.. wahahah.. devo assolutamente comprare una statuette della faccia del nuovo Hokage al mercatino.. WAHAHAHAHAH!!!..- non era pazzo, ma semplicemente scemo come una lontra.

    OT/ W il nuovo Hokage! :guru:
     
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  15. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    火竜剣, L'Inaugurazione 五

    ~Un Benvenuto Caloroso III~


    ~Ayuuki - Hoshi~


    L'ennesima domanda della ragazza, non riuscì a cogliere impreparato l'allievo, il quale decisamente si stava abituando alla raffica di domande poste dalla ragazza la quale sembrava farsi sempre più curiosa ad ogni singolo passo in avanti.

    “In parte. In fondo questa è prima di tutto una scuola di kenjutsu, come lo stesso nome indica... Tuttavia, solo una parte della dimostrazione prevede l'uso dell'arma affilata, questo anche per non spaventare troppo o scoraggiare eventuali nuovi allievi presi dagli ambiti civili anziché dalle file di shinobi... Non tutti gradirebbero pensare che gli allenamenti avvengono con lame vere.”


    Il suo tono era distaccato, tuttavia non era freddo, anzi, sembrava caldo ed accogliente, come se quella specie di dualità di distacco ed armonia entrasse in contrapposizione con se stessa finendo per risuonare in sincronia. La calma dell'allievo poteva dirsi assoluta e questo, davanti ad un esperto shinobi, la diceva estremamente lunga sullo stile adottato da Saito nel combattimento, anche se forse, per la giovane Fuyutsuki, ancora acerba nel suo sviluppo come combattente, era ancora troppo difficile.
    Saito non diede molto peso alla follia del rosso, cosa che invece la Fuyutsuki sembrò non fare, cadendo da sola in trappola, con una menzogna tanto palese da poterla mettere nei guai più di quanto non potesse immaginare.

    “…combattere nell’evento dimostrativo. Posso imparare molto da loro.”


    A quelle parole, l'occhio di Saito si fece affilato, simile a quello di un falco quando avvista la sua preda, rilassato e tranquillo celava la tensione del colpo che stava per scattare, attendendo il momento giusto come il più abile dei predatori, aspettando che l'istante scorresse, che il flusso del discorso raggiungesse il suo limite, per poi colpire, silenzioso, rapido e letale. L'arte dell'estrazione della spada. Questo era l'elemento cardine di Saito.

    “E così farete. Atasuke-sama apprezzerà di certo la vostra offerta e se vorrete, potrete battervi con me. Ovviamente non useremo armi potenzialmente letali, tuttavia sarò ben lieto di uno scambio di opinioni con voi.”


    La stoccata era ormai stata data. La ragazza non poteva più tirarsi indietro dato che la sua “sfida” era stata ormai lanciata ed accettata. Ella si sarebbe battuta in un piccolo scambio di colpi amichevole proprio con Saito, uno dei “peggiori” avversari che potesse andare a cercarsi in quel luogo, anche se forse, da un lato, per lei sarebbe stato decisamente un bene.
    In quell'attimo “mortale”, Saito, attento come era ad ogni dettaglio attorno a se, non poté evitare di notare il modo in cui il Chikuma si era letteralmente bloccato bofonchiando strane parole in merito al suo maestro, legioni di simili ed altre follie, probabilmente scosso dal suo comportamento o forse semplicemente impazzito in maniera definitiva. Saito non conosceva il sunese, tuttavia, per quanto questi potesse solitamente apparire simpatico e decisamente divertente, ai suoi occhi appariva solo come un folle fuori di testa e prestare troppe attenzioni alle sue parole, avrebbe instillato il dubbio sulla sanità mentale del maestro nell'averlo invitato ad una cerimonia tanto importante per quella scuola.
    Nonostante tutto, però, non poté evitare di porsi quella domanda quando il jonin rosso della sabbia ritornò alla carica, provando a rispedire al mittente quello che sembrava essere del sarcasmo. Sarcasmo che non poteva scalfire in alcun modo la forma perfetta e ricercata di Saito.

    “Magari ti può accompagnare Saito.. così magari posso insegnargli qualche vera mossa di Kenjutsu!”


    A quelle parole lo sguardo di Saito si fermò. I suoi occhi scuri, in particolare quello non coperto dalla sua folta chioma puntò in quelli del rosso con uno sguardo enigmatico. Dopo una simile sfida, molti avrebbero mostrato dell'odio, altri forse sarebbero apparsi divertiti, altri seccati, altri ancora irosi ed indispettiti. Ma non lui. In quell'occhio il Chikuma poteva solo leggere due stati d'animo: Un primo sentore di superiorità mentale che non lo avrebbe trascinato in una sfida al “chi-lo-ha-più-lungo”, seguito da quello che sembrava essere una forma di compassione, compassione che evidentemente l'allievo aveva verso quel Jonin tanto estroverso da cercare di apparire più figo di quanto le sue azioni, ed il suo abbigliamento, gli concedessero di essere in quel momento.

    “Chikuma-sama... Voi siete uno degli invitati del maestro e da ciò deduco che il vostro livello sia probabilmente ben superiore al mio, tuttavia, non è questo il giorno per muovere dubbi sull'arte della spada insegnatami dal mio maestro. Per questo motivo, se vorrete, sarà con lui che avrete uno scambio di opinioni sul kenjutsu. In merito alla possibilità di apprendere da voi, mi spiace, ma ho già un maestro e non intendo tradire il suo insegnamento”


    Per fortuna, la Fuyutsuki deviò prontamente il discorso, ponendo l'accento su quello che in effetti era il problema più impellente per loro dato che a breve la cerimonia ufficiale avrebbe avuto inizio e non potevano di certo gustarsela appieno rischiando di starsene in piedi.

    “Forse sarà meglio tornare dagli altri. A Breve inizierà l’evento dimostrativo no? Dobbiamo trovare un posto in prima fila.. ci sono molti curiosi.”


    Lo sguardo di Saito si portò sulla ragazza, pronto a risponderle, anche se prima ella si rivolse anche al Sunese sottolineando la probabilità dello stesso di trovarsi altrove.
    Probabilità che venne confermata dallo stesso, il quale però ignorava un minuscolo dettaglio, ovvero il fatto che effettivamente non si sarebbe trovato in mezzo a vecchi boriosi, anzi, si poteva ben dire che attorno a lui ci sarebbe stata l'élite che quel mondo aveva avuto la grazia di produrre negli ultimi decenni.

    “Permettete che vi corregga. Sulla tribuna d'onore sarete accompagnato dal Mizukage e dalla sua famiglia, dal vostro compaesano Kurogane, dal clan Kobayashi e dall'Hokage in persona... Per quanto riguarda voi, invece, sfortunatamente non possiamo concedervi un posto sulla tribuna d'onore. Per quanto al maestro potrebbe fare piacere, alcuni ospiti di alto rango non apprezzerebbero la novità, spero possiate comprendere. Ad ogni modo, siederete in prima fila, la quale è stata riservata a voi come agli altri che in questo giorno hanno chiesto partecipare alla cerimonia. Ora, se volete scusarmi...”


    Si congedò quindi con un profondo inchino di saluto, il loro giro era terminato ed aveva ancora altri ospiti da accompagnare nel tour, oltre che prepararsi per l'imminente dimostrazione.

    […]




    ~Shizuka - Masaki~


    Sougo, fino a quel momento non aveva ancora mai avuto il piacere di osservare con quale assurda foga padre e figlia fossero in grado di litigare per motivazioni effettivamente inesistenti. Tuttavia, nell'osservare la scena, si poteva dire che il suo sguardo era divertito, forse fin troppo divertito, dato che a stento trattenne una risata, ben conscio del fatto che se si fosse lasciato anche solo sfuggire una sola risata divertita, probabilmente nulla avrebbe trattenuto la Kobayashi o Atasuke stesso di scuoarlo vivo. Tuttavia, nel trattenersi dal ridere, non riuscì a trattenere un sorrisetto soddisfatto, nel sentire Toshiro sibilare così amabilmente il nome del Kurogane. Gli fu infatti chiaro che quel sibilo doveva avere un significato particolare e le parole della principessa fecero scattare qualcosa nella sadica mentre dell'Okita e quel qualcosa lo conduceva immancabilmente ai serpenti.

    °Non sarà mica che il nostro kurogane... Teme i serpenti?°


    Pensò tra se mentre un'oscura aura malignia sembrava ammantare il corpo ed il viso angelico dell'Okita, tramutando il suo sguardo quasi angelico in uno sguardo maligno, che forse tra tutti solo Shizuka poteva riconoscere, riconoscendo in lui una corruzione non dissimile dalla sua anche se decisamente più radicata ed antica.
    Il suo sguardo malefico però sarebbe caduto nell'indifferenza generale, dato che in tutto quel trambusto ben altri assurdi accadimenti attirarono l'attenzione di tutti, in particolare l'elemento centrale fu il repentino tentato omicidio da parte della consorte del capoclan che per poco non uccise suo marito, con la conseguente scena strappalacrime, scena che Sougo non si lasciò sfuggire avvicinandosi quasi di soppiatto al Kurogane, approfittando della distrazione della sua futura consorte.

    “Sembra quasi che il tuo caro suocero non arriverà a domani... Sei seriamente sicuro di voler avere a che fare con quella ragazza per il resto della vita? Se sei saggio io la lascerei stare o prima o poi cercherà di ucciderti come ha fatto con suo padre... o peggio, ti colpirà come ha fatto la nobile madre... Anche se conoscendola, credo preferirebbe qualcosa con più... veleno... tipo un serpente nel letto”


    Lo sguardo dell'Okita si fece affilato attraverso le scurelenti degli occhiali neri che aveva inforcato, lasciando un unico dubbio nella mente di chiunque: Dove li aveva trovati quegli occhiali?
    Celato dietro alle lenti, i suoi occhi guizzavano nel cercare di scorgere eventuali reazioni del Kurogane, nella sadica speranza di potersi beare del suo orrore, o ancora meglio della sua paura. In fondo in quel momento non avevano prove per accusarlo di nulla, se non forse di essere stato fin troppo diretto, ma in fondo, quello non era un reato...

    Tolto quel singolo evento, quel poco che restava dell'accompagnamento non portò ulteriori sorprese, o almeno per ciò che riguardava direttamente Sougo con quel gruppo, dato che, subito dopo, avendo “assolto” al suo compito di guida, si congedò rapidamente, andando a cercare le sue prossime vittime, o forse, le sue inconsapevoli alleate.

    […]


    Poco dopo, infatti, quelle che sembravano in tutto e per tutto essere due piccole bimbe dai graziosi abiti, si avvicinarono al Kurogane, quasi in punta di piedi mentre intrecciavano le loro manine dietro alla schiena, osservando il maestoso shinobi con le loro faccine incuriosite.

    “S-signore?”

    “Scusi? Signore?”


    Chiesero con aria innocente, strattonando anche alcune volte gli abiti del kurogane per attirarne l'attenzione.

    “Ma è vero che voi dovete sposarvi?”


    Chiese curiosamente la prima i cui lunghi capelli biondi scivolavano delicatamente sul nero kimono addobbato a festa, mentre la seconda, poco dopo, quasi senza dare il tempo a Masaki di rispondere.

    “ma lo sai che a lei piacciono i seprenti?”

    “Non si dice seprenti, si dice serpenti!”

    “Ah si, si, giusto... Lo sai vero che lei in realtà è tipo un serpente?”


    Stava a Masaki capire quanto l'innocenza di quelle due bambine fosse reale e quanto invece un semplice artificio, prima ovviamente che l'ordine 66 il piano C prendesse piede.

    [...]





    ~La Cerimonia di Apertura I~


    ~I Taiko di Apertura~


    Quando anche l'Hokage e la sua scorta, gli ultimi ad essere giunti, entrarono all'interno della sala grande seguendo Sano-san, al loro passaggio e ad un cenno dell'occhialuto allievo, altri due allievi, rimasti in attesa chiusero le ampie porte d'ingresso alla sala, dichiarando l'effettivo inizio della breve cerimonia di apertura della scuola.
    Pochi minuti appena passarono da quando ciò accadde, per dare il tempo a tutti di sedersi ed accomodarsi sulle tribune, prima che lo spettacolo avesse inizio, aperto dai taiko che solerti attendevano il momento propizio per cominciare.
    Nella formazione studiata e pensata, i tamburi attendevano i loro suonatori che con rigore e precisione si avvicinarono alle rispettive postazioni e strumenti, disposti nella metà della sala verso l'ingresso principale. Un breve inchino di benvenuto diede un ultimo saluto di benvenuto agli spettatori. Un grido fu il segnale al quale tutti si disposero attentamente in posizione. Pochi secondi ed ecco il primo che con precisa delicatezza sfiorava il suo tamburo in colpi precisi, morbidi e leggeri, che poco alla volta aumentavano di intensità, aumentando poi anche il ritmo e danndo il via allo spettacolo musicale che introduceva l'inizio della dimostrazione.


    Da quando i tamburi iniziarono a risuonare nell'edificio, nulla si smosse, l'attenzione di tutto il pubblico poteva dirsi concentrata sui suonatori che con vigore, precisione ed, in un certo senso anche grazia, suonavano, percuotendo i tamburi con il vigore del loro corpo e con l'intensità delle loro anime, quasi come a voler trasmettere a tutti la loro passione, la stessa che poteva dirsi legasse gli allievi dell'Uchiha con quella stessa scuola.
    Gli spalti ad ovest, ovvero alla sinistra dell'ingresso erano completamente germiti da persone comuni, semplici curiosi e di tanto in tanto altri shinobi del villaggio. Rari come i quadrfogli, invece, vi erano rappresentanti degli altri villaggi accademici, perlopiù allievi ed ex dell'Uchiha del periodo in cui addestrò svariate classi e corsi di studenti accademici, intervenuti alcuni per conoscenza, altri per curiosità, mentre ben pochi erano presenti senza sapere nulla del maestro, trascinati a volte anche a viva forza dagli amici o dai parenti che vedevano in quella nuova scuola un'eventuale occasione per i loro figli per potersi guadagnare un posto di pregio o per accaparrare abilità e conoscenze “nuove”.
    Ma era la tribuna “est” quella alla destra dell'ingresso che vi erano i personaggi di reale spicco. Alle estremità degli spalti, infatti, i posti erano principalmente gremiti da shinobi ed allievi del villaggio, mentre la tribuna centrale d'onore, richiusa da una cancellata in legno ed addobbata a dovere, accoglieva sulle comode sedie imbottite gli elementi di spicco intervenuti in quel giorno, a partire dagli amici più stretti dell'Uchiha fino a chiudersi con le personalità politiche più importanti con cui Atasuke aveva contatti e poteva permettersi il lusso di invitare.
    La maggior parte degli ospiti, poteva definirsi letteralmente rapita dalla pulita e teatrale esibizione, mentre gli occhi dell'Uchiha, invece, celati poco dietro ad un angolo, scrutavano con attenzione l'intera sala, pronti a percepire ogni eventuale segno di problemi, cercando di adoperarsi per ridurre al minimo ogni rischio. In fondo, pur trattandosi di una “semplice cerimonia per l'apertura di un Dojo”, in quell'occasione si erano riuniti molti elementi di spicco, forse anche troppi per potersi definire completamente tranquillo.

    Quando anche l'ultimo colpo risuonò, avvolgendo tutti con il suo lungo riverbero, ecco l'Uchiha, che uscì dall'angolo con sguardo benevolo, avviandosi lungo quello che era diventato quasi un palco, con movimenti veloci e precisi, ma assolutamente non frettolosi.
    Si portò al centro della sala, volgendosi a nord, verso la kamiza, mentre i suoi alievi, rapidamente scivolavano alle sue spalle ponendosi rigorosamente in linea, partendo dalla sinistra dal più “giovane” fino a terminare all'estrema destra con gli allievi più “anziani”, tra cui si trovavano praticamente tutti, in particolare Saito, Sannan, Sougo, Daisuke ed una ragazza, l'unica allieva di quel dojo, segno che in fondo l'Uchina non faceva e non aveva intenzione di fare distinzioni accettando solo uomini, come in altre scuole.
    Dopo alcuni istanti di silenzio, Atasuke, seguito a ruota dagli allievi, si sfilò la spada dall'obi prima di inginocchiarsi con sguardo serio in quel breve rito formale dedicato ai kami che avrebbero protetto quel luogo ed i suoi allievi. A terra, poggiò la sua arma lungo il fianco, inchinandosi alla kamiza incitando gli allievi a fare lo stesso con un unico secco comando.
    Ritornato con il busto eretto, senza alzarsi dal pavimento in legno, fece perno sulle sue stesse ginocchia, ruotando di 180 gradi e ripetendo il medesimo saluto agli allievi, omettendo solo “l'ordine” che non impartì una seconda volta.
    Con un sorriso, si rimise in piedi, riponendo l'arma nell'obi e rivolgendosi questa volta ai visitatori del Dojo.

    «Benvenuti.
    Ho avuto il piacere, al vostro arrivo di accogliere alcuni di voi, tuttavia, per tutti coloro con cui non ho ancora avuto il modo ed il piacere di parlare, voglio darvi il mio benvenuto. A breve, inizieremo con la dimostrazione, tuttavia, prima di ciò, credo sia doveroso fare i dovuti ringraziamenti, ringraziando, prima di tutto voi. Voi che avete deciso di venire qui quest'oggi per condividere con noi la felicità di questa apertura, voi che avete deciso di darci supporto mostrando interesse per la nostra scuola. Voi che con forza ed impegno ci avete sostenuto anche durante l'opera di costruzione di questa struttura, portando cibo e bevande, allietando i pomeriggi e le sere anche quando ci dedicavamo agli allenamenti. Voi, e mi riferisco in particolar modo agli abili operai ed alle loro famiglie che in tempi strettissimi, siete riusciti a costruire questo luogo dando una forma reale al progetto.»


    Si voltò leggermente, inchinandosi prima alla tribuna ovest e poi in particolare al settore dove aveva individuato alcuni degli operai che si erano prodigati nella costruzione, i quali salutarono con un semplice gesto della mano, scatenando un'ulteriore sorriso di Atasuke.

    «Ma soprattutto a voi, che nonostante i miei modi spesso discutibili, nonostante gli impegni, il nostro ruolo come shinobi, le nostre famiglie e tutto quanto concerne le vite private, avete deciso di seguirmi, di apprendere e soprattutto avete impegnato anima e corpo nell'allestire tutti i preparativi ed accompagnare ogni sigolo ospite che abbiamo qui. Io vi ringrazio»


    Con un sorriso si inchinò verso i suoi allievi, i quali, evidentemente presi in contropiede, chiaramente non si aspettavano un tale pubblico ringraziamento da parte del loro maestro, in parte anche perché in effetti era più che altro stato lui a chiamarli a se e non loro a cercarlo.
    Non perdendo però ulteriore tempo, Atasuke si volse verso gli spalti alla sua destra, quelli con maggior importanza in un certo senso, quelli che avevano una posizione d'onore nella rigida etichetta del Dojo.

    «Ed infine, come non pensare a voi, amici, colleghi e compagni shinobi, che ogni giorno difendete questo villaggio ed il nostro paese da ogni forma di aggressione da ogni tipo di avversario sia esso umano o bestiale. A voi dedico questa struttura, che possa essere non solo luogo di ritrovo ed apprendimento per me e per i miei allievi, ma anche per voi e per i vostri quotidiani allenamenti, sempre nel rispetto dello spirito che regge questo luogo»


    Fece un inchino profondo verso la tribuna, prima di levarsi, concentrandosi a questo punto sulla tribuna d'onore, dove sedevano gli elementi di spicco che aveva invitato e che avevano accettato di partecipare alla cerimonia.

    «Ed infine, un sentito ringraziamento a voi, che con la vostra presenza avete deciso di onorare questo luogo. Non potete immaginare quanto mi senta onorato di avere qui per l'apertura del mio dojo. Per questo motivo, voglio ringraziarvi uno ad uno. Per primo, e non solo per importanza, Ikigami Raizen, decimo Hokage e colui che è in un certo senso colpevole di tutto questo, avendomi concesso l'autorizzazione per costruire questo luogo. Quindi, allievi miei, per tutta la fatica fatta nell'organizzare questa giornata, ogni singola volta in cui avrete da lamentarvi per il duro addestramento, prendetevela con il nostro Hokage...»


    Sorrise, accennando una breve risata, recepita ed amplificata dagli allievi che compresero il piccolo “scherzo” del loro maestro, il quale aveva scelto di spezzare la formalità proprio con il colosso e non si trattava di un semplice “caso”.

    «Scherzi a parte, perdonatemi, ho voluto scherzare con voi per spezzare per un'istante la formalità di questi ringraziamenti. Tuttavia, le mie parole non sono molto scostate dalla realtà. Senza la sua approvazione nulla di questa struttura oggi esisterebbe, quindi è grazie all'Hokage se siamo qui riuniti oggi per festeggiare questo momento»


    Fece un breve inchino di saluto verso il colosso, prima di spostare lo sguardo sul successivo, ovvero il Mizukage e la sua famiglia.

    «Nara Itai, Mizukage di Kiri, con la sua famiglia, che ringrazio e saluto. So che deve essere stato un lungo viaggio, specialmente tenendo conto che questa non è una scuola di spada Kiriana, ma anzi, una concorrente. A questo proposito, vi invito, se vorrete, ad inviare un giorno uno o più dei vostri abili spadaccini per un piacevole scambio di opinioni con me ed i miei allievi, nella speranza di una futura crescita per entrambi i nostri paesi ed entrambe le nostre scuole di spada.»


    Un nuovo inchino, rivolto alla famiglia del Nara, mentre lo sguardo passava oltre alla fila successiva, completamente occupata dal clan dell'airone e dal futuro sposo di Shizuka.

    «Kobayashi Toshiro. La presenza della vostra famigia è di conforto per me e per i miei allievi. Seppur in modo diverso voi ed il vostro clan difendete questo villaggio come ciascuno di questi validi shinobi. Seppure indirettamente, devo molto a voi ed alla vostra famiglia e spero vogliate apprezzare questo nostro invito.»


    I suoi occhi sorrisero al capoclan dell'airone poco prima di scivolare al suo fianco, verso la moglie, Uchiha Heiko verso la quale lanciò solo un semplice saluto fatto di sguardi e piccoli gesti, conscio del fatto che ella avrebbe avuto molto da ridire se solo avesse provato anominarla pubblicamente, specialmente usando il suo cognome Uchiha.
    Passò quindi oltre, facendo scivolare gli occhi su Shizuka, stretta al suo futuro marito ed alla sua inquietante guardia del corpo.

    «Kobayashi Shizuka, non spenderò inutili parole sul vostro eccellente operato all'ospedale del villaggi, ne sull'importanza del vostro ruolo, specialmente verso alcuni particolari allievi di questo dojo... Tuttavia, permettetemi di ringraziarvi per ciò che fate ogni singolo giorno e per aver trovato spazio, tra i vostri mille impegni, da dedicare a questa giornata facendoci l'onore della vostra presenza.»


    Scivolò rapidamente oltre, lasciando l'inchino di saluto per dopo.

    «Kurogane-sama, sfortunatamente la vostra venuta non è stata accolta nel migliore dei modi e sfortunatamente non ho avuto modo di preparare un degno saluto per la vostra figura e la vostra nobile casata... Tuttavia, spero vogliate quantomeno accettare i miei auguri per le vostre future nozze, che possano essere lunghe felici e durature. Anche a voi vanno i miei ringraziamenti per aver deciso di presenziare alla nostra cerimonia portando il nome dei Kurogane a supporto di questo luogo»


    Ed a quel punto si inchinò a salutare la futura coppia, anche se in effetti già di coppia si poteva parlare fin da subito, o almeno questo veniva dato da pensare.

    «Ed infine, Chikuma Hoshikuzu, esperto Jonin di Suna e Kurogane Shinichi, investigatore ed esperto shinobi. A voi i miei ringraziamenti per la vostra presenza. Seppure il viaggio di un mizukage è una cosa importantissima per presenziare ad un evento come questo, non da meno può essere un viaggio affrontato attraverso il torrido deserto del paese del vento solo per portare i vostri omaggi ad un amico. Vi ringrazio»


    E con l'ultimo inchino di saluto, diede segno agli allievi di prepararsi, perché la dimostrazione stava per avere inizio.
    Disposti a coppie, con Atasuke che si muoveva tra loro, gli allievi, dopo un breve saluto tra loro, si misero in posizione, pronti a ripetere i movimenti visti, fatti, provati e riprovati ancora decine e decine di volte.
    I tambuti ricominciarono a risuonare ritmicamente dando il tempo al maestro ed ai suoi allievi.
    Egli camminava tra loro con passo leggero e vellutato, scrutandoli con attenzione mentre questi combattevano tra loro in un combattimento schematizzato, semplificato ed in un certo senso codificato, come ogni dimostrazione presupponeva.
    La sincronia degli allievi era quasi impressionante. Tutti assieme eseguivano gli stessi identici movimenti sincroni quasi come se quella fosse stata una coreografia ben studiata a tavolino, cosa che in effetti forse era, ma non sarebbe mai stato dato a sapere a nessuno degli ospiti...

    […]




    OT - Ok, a voi l'inizio della cerimonia, nei prossimi tempi recupererò anche i vari ed eventuali interpost... godetevi il proseguio della festa... E Hoshi: Vedi di non far danni - /OT
     
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54 replies since 5/11/2015, 00:04   1302 views
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