I Rintocchi dell'Anima

Corso Base per **Kat**

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  1. **Kat**
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    IX ~ Il maestro della Luce e dell'Oscurità: Ayuuki no Nindō


    D

    urante il tragitto la Fuyutsuki diede voce ai suoi dubbi in modo piuttosto cristallino e mostrando la genuina ingenuità che era ben radicata in lei. Era sempre stata una ragazza semplice e involontariamente lasciava trasparire le proprie emozioni. Per una Kunoichi abbandonarsi alle proprie emozioni durante una missione poteva essere fatale. Era una delle prime lezioni che le erano state impartite in Accademia. Okada-Sensei era stato molto chiaro a riguardo. E dal modo in cui arrossiva capiva che aveva davvero molta strada da fare per diventare una Genin.
    Ma le difficoltà non l’avevano mai spaventata. Era caparbia e determinata. Forse anche più sveglia dei suoi coetanei, quando la sua mente non era tra le nuvole. Peccava di concentrazione, era decisamente il suo peggior difetto. Spesso assumeva un atteggiamento piuttosto frivolo e superficiale. Eppure pochi erano riusciti a penetrare quella corazza di finta spensieratezza. E raramente qualcuno era andato al di là dei suoi solari sorriso, che celavano ben altro.
    Le sue incerte e sconcertanti domande vennero risposta “malamente” da Atasuke e dal teppista. L’Uchiha probabilmente stava recitando un copione per poter entrare nelle grazie dei membri dell’Arena del Purgatorio. Tutto sommato questa missione restava una missione d’infiltrazione, anche se aveva preso una piega decisamente diversa. Ayuuki non riuscì a trattenere un rossore in viso per l’imbarazzo. - Credevo che per “potere” vi riferiste a qualcosa di meno concreto. - Mostrò ancora una volta la sua ingenuità. Ma era certa che nessuno avrebbe dato peso alle sue parole, quindi continuò a camminare senza proferire parole.
    La sua testolina si soffermò sulle abilità che avevano dimostrato Yoshimizu e il teppista. Il primo era riuscito ad estrarre la lama di Atasuke-sama con la forza del solo pensiero, invece il secondo aveva modificato le dimensioni della sua arma contundente. Purtroppo erano solo supposizioni quelle della Fuyutsuki, e i suoi occhi erano ancora increduli a ciò che aveva visto.
    - Voglio solo essere sicura di aver compreso le regole dei combattimenti. L’incoscienza è il primo passo verso la disfatta. - Era impossibile non aver paura di tizi così pericolosi e al di là della propria portata. Ma mascherò il tutto con un finto sentimento di prudenza. Era una ragazza che si buttava a capofitto nelle situazioni, e sperava d’imparare ad essere più calma e previdente con gli insegnamenti dell’Uchiha. Il suo carattere irruento e la mancata concentrazione che spesso dimostrava potevano essere un problema.

    [ … ]

    La Fuyutsuki si ritrovò davanti ad un cunicolo buio, in un punto impreciso della selva che circondava il Villaggio di contadini che aveva appena visitato. Ayuuki fissava l’ignoto nella speranza di non perdere se stessa e tenere ben saldi i nervi. Alla fine trovò dentro di sé il coraggio per incamminarsi in quell’anto oscuro. Il ricordo di Ai-oneesan era stato provvidenziale. Perché era partita in questa folle missione? Perché si allenava giorno dopo giorno per poter superare i propri limiti? Perché aveva accettato di fidarsi di Atasuke-sama? La sua unica risposta coincideva con il caro volto della sorella. I suoi occhi cristallini la scrutavano da lontano, o almeno sperava che la Mukenin non avesse tagliato tutti i ponti con il passato.
    Lei non lo aveva fatto. Anche quando il nome di sua sorella era comparso sul Bingo Book degli Anbu inseguitori di Konoha, la Fuyutsuki non aveva mai smesso di cercare la ragazza e credere in lei. Erano unite da un legame inscindibile. Gli anelli in ottone tra i capelli della studentessa erano un suo regalo prima della sua iscrizione in Accademia. Non se ne separava mai. Non aveva mai pensato, nemmeno per un secondo, che Ai-chan avesse dimenticato le sue origini. Doveva esserci un motivo dietro al suo tradimento, e lei era lì per scoprirlo.
    - … - La situazione psico-emotiva in cui si trovava non la fece ragionare con lucidità. Ecco perché i Chuunin dell’Accademia cercavano di estirpare ogni sentimento superfluo nelle nuove leve, a parte la cieca fedeltà per la Volontà del Fuoco. I sentimenti potevano essere un ostacolo, o un punto di forza. Era proprio con questi che voleva riportare a casa Ai-oneesan. Non si accorse minimamente di aver quasi smascherato l’identità di “V”. Lo aveva chiaramente chiamato con il suo vero nome, un errore fatale in una missione d’infiltrazione. Attese che il grosso macigno alle loro spalle si chiudesse per sprofondare nella disperazione. - Gomennasai! - Chinò il busto in direzione del Maestro del Karyuuken e mostrando un inchino, per poter nascondere in parte il suo imbarazzo.
    Le rovine erano dominate dall’oscurità. Rabbrividì alla tetra risata che rimbombò nell’antro e cercò lo sguardo scuro dell’Uchiha. - Siamo in trappola? - Cercava un minimo di rassicurazione dall’esperto Chuunin. Probabilmente era tutta colpa sua se erano finiti in quelle rovine buie e senza una via d’uscita. Evitò di pensarci troppo e proseguì il percorso insieme ad Atasuke-sama.
    I suoi occhi cristallini non ebbero nemmeno il tempo di abituarsi all’oscurità, che dopo la malefica risata che riecheggiò nella dura pietra delle mura, si accesero alcune torce. Ciò che stupì maggiormente la studentessa era la tonalità di quel fuoco. Aveva un brutto presentimento. Sospirò leggermente e stringendosi nelle spalle iniziò ad attraversare quel corridoio. Le punte delle dita scivolarono lungo i simboli e le incisioni sulla fredda parete. Non riusciva a comprendere il significato di quelle incisioni. Era una lingua antica? Oppure disegni geometrici appartenenti ad un estinta civiltà?
    - Sembra un labirinto! - Sbottò la Fuyutsuki improvvisamente. Era stata in silenzio per limitare eventuali parole inopportune o che potessero metterli in pericolo ancora una volta. Ma stavolta non riuscì a trattenersi. I cunicoli si diramavano in più sentieri. E i due Ninja furono costretti a seguire la tetra voce. Finalmente giunsero in una sala con un trono in pietra e un altare.
    Il cuore della studentessa iniziò a battere non appena notò la figura rincurva e gracile del vecchietto. La sua voce era flebile e rauca, ma da quella figura non traspariva debolezza e vecchiaia, anzi. L’uomo sembrava avvolto da un’aura di pura malvagità e potere. Forza e potenza riunite in un unico essere. Almeno questa fu la sua impressione, suggestionata forse dalle fiamme azzurrine e dalla tetra atmosfera. Probabilmente era il maestro dell’Arena del Purgatorio. - … - Le parole della misteriosa figura sorpresero la Fuyutsuki. Quell’uomo possedeva un dono, forse l’onniscienza. Aveva intuito l’identità che si celava dietro la maschera demoniaca dell’Uchiha e iniziò a descrivere con precisione ciò che tormentava realmente Ayuuki.
    Dietro quei sorrisi e quell’atteggiamento frivolo ed ingenuo c’era ben altro. E la figura ammantata stava demolendo con una facilità disarmante tutte le barriere che la ragazza aveva dovuto erigere negli anni. Rimase in silenzio, senza avere la forza di replicare. Nemmeno il battibecco tra l’Uchiha e l’uomo sembrò destare la ragazza dai suoi pensieri.
    I suoi occhi incrociarono quelli malevoli dell’uomo. Si era avvicinato quanto bastava per porgerle la mano, per offrirle il suo aiuto. La ragazza si sorprese di come fosse bianca la sua pelle e il volto segnato dalla vecchiaia. Ma a pochi passi da sé, aveva quasi l’impressione di percepire quel “potere” di cui si era tanto parlato. Cos’era il Potere? Una domanda che continuava a ronzarle in testa.
    -Tu vuoi ritrovare tua sorella... Tu vuoi riaverla con te... ma hai paura. - Era vero, tremendamente vero. Ciò che la Fuyutsuki desiderava era proprio ritrovare Ai-chan e riportarla al Villaggio di Konoha, non come prigioniera, ma come prima erede legittima del Clan, pupilla di Ryuhei-sama. Era disposta anche a chiedere clemenza in ginocchio all’Hokage. - Temi di averla persa, temi di non essere alla sua altezza, temi di non poterla salvare da se stessa e dal villaggio, temi che i guardiani la troveranno e la distruggeranno anziché portarla da te. - Ogni timore veniva a galla al freddo e disarmante elenco dell’uomo. Sembrava quasi che le stesse leggendo il pensiero. Come sapeva tutte queste cose? Ma in quel momento era l’ultimo dei suoi problemi. Non riusciva a reagire a quelle tremende verità. Nonostante la Volontà del Fuoco ardeva dentro di sé, era disposta a tutto pur di salvare sua sorella. - Temi che il tuo clan sia disonorato, temi che non possiate più essere degni del dovuto rispetto. - Ed anche questo era vero. Le responsabilità che suo padre le aveva caricato sulle spalle rischiavano di schiacciarla. Non poteva fallire.
    L’offerta dell’oscuro maestro era chiara. Le bastava allungare una mano per ottenere il potere. Era ciò di cui aveva bisogno per poter riportare a casa Ai-chan. Si girò indietro per poter osservare il volto dell’Uchiha, contrariato dalle teorie della figura ammantata. I fiumi di parole che ne seguirono, in un duello di dialettica senza esclusioni di colpi, non raggiunsero le orecchie della ragazza. Era troppo assorta nei suoi pensieri. Era davanti ad un bivio ancora una volta.
    La cieca forza da un lato ed il mite equilibrio dall’altro. Erano due dottrine di pensiero completamente opposte. Da un lato c’erano le tenebre e dall’altro la luce. L’anziana figura incarnava il potere assoluto, invece l’Uchiha la determinazione e il duro lavoro nell’ottenerlo. Fece un passo.
    - I..Io.. - La voce iniziò a tremarle. Si sentiva al centro di due fuochi. Il primo rappresentava tutto ciò in cui aveva creduto, la Volontà del Fuoco. L’altro invece risplendeva di una luce tetra e sinistra, ma celava dentro di sé una potenza fuori dal comune. Poteva diventare una grande Kunoichi in breve tempo con il suo aiuto. Ma ciò significava voltare le spalle in tutto ciò in cui aveva creduto.
    Strinse i pugni e ritornò in sé, rendendosi conto di aver fatto qualche passo in avanti e ritrovandosi ora tra i due uomini. Era stata tentata dal potere, ma l’innocenza del suo animo non era ancora stata contaminata dall’oscurità. - Sono partita per questa missione con un unico obbiettivo! Trovare informazioni su mia sorella. - La sua voce ritrovò vigore dopo un attimo di esitazione. - Hai ragione.. è vero.. non posso negarlo. Ho paura di fallire. Mi sento inadeguata in molte situazioni e mio padre non sarà mai orgoglioso di me, come lo era di Ai-oneesan. - Era pronta ad affrontare tutte le sue paure. Strinse i pugni, era il momento di dare una risposta concreta.
    - Ma non cerco il potere. - Fece alcuni passi indietro per allontanarsi da quella malevola figura. Quell’uomo poteva essere il suo ponte per poter ottenere la forza necessaria per riportare indietro Ai-chan. Ma non era il modo giusto per farlo. - L’uomo dietro di me è riuscito ad insegnarmi qualcosa, nonostante non sia una studentessa modello e non possieda spiccate doti innate. - Affiancò l’Uchiha e gli donò una leggera occhiata. - Equilibrio. - Durante la prova pratica era stata avventata e poco lucida nello sferrare le sue offensive, per questo aveva fallito miseramente. - Non so se è davvero intenzionato a salvare mia sorella dal giudizio del Villaggio. Ma mi fido di lui! Troverò sicuramente un modo per salvare tutti e seguire il mio Nindō! - In realtà non aveva ancora ben capito come mai l’Uchiha era così interessato a trovare un modo per riportare a Konoha la Mukenin.
    - La vera forza stà nei sentimenti. Devo solo riuscire a trovare il giusto equilibrio dentro di me ed evitare che questi possano bloccarmi o sopraffarmi nelle situazioni di pericolo. Quando sarò pronta.. la paura diventerà coraggio, l’esitazione invece determinazione e le debolezze in punti di forza. - Che fosse stata influenzata dal pensiero dell’Uchiha era innegabile, due facce della stessa medaglia come lo Yin e Yang. - Ho bisogno di qualcuno che possa controllare ed incanalare le mie emozioni. Solo così potrò ottenere il vero potere. E questo può farlo solo l’Uchiha al mio fianco! - Ormai le coperture erano saltate, quindi non badò molto alla questione.
    - Andiamo via. - Si rivolse stavolta ad Atasuke-sama e diede le spalle all’uomo per compiere i primi passi verso il corridoio che avevano precedentemente seguito. - Ah! La prossima volta che ci incontreremo.. ti dimostrerò cos’è la forza dei sentimenti e metterò K.O. uno ad uno i tuoi discepoli. - Questa era una promessa.


     
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