Buon sangue mente eccome

Free per Sho, Oda e Keiji

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    Visitare ed Evitare

    Quella mattina Ahri Yamanaka si era alzata, stranamente, con il sorriso e non con le solite lamentele. Sapeva già di quale giorno si trattava, lo aveva atteso con impazienza e non aveva fatto altro che farla pesare al suo povero marito il fatto che lui non potesse parteciparvi. Difatti, circa un paio di settimane prima, aveva deciso che si sarebbe auto invitata a casa dei suoi due pargoletti Sho e Oda. Sapeva che erano stati in svariate missioni per conto del villaggio, Sho aveva pesino trovato lavoro; qualcosa che riguardava aiutare gli animali gli sembrava di aver capito. Sapeva benissimo che era un torturatore, ma nella mente di una madre, immaginarsi il proprio figlio distruggere mente e corpo delle proprie vittime non era proprio fattibile. Accarezzare un bel cane dopo averlo salvato dal randagismo era una visuale ben più rassicurante e piacevole. «Aaah! Che bello avere un figlio che si occupa di tutti quei poveri animali senza casa.» «Ehm... Ahri, cara, te l'ho già detto molte volte... nostro figlio, Sho, si occupa di un altro genere di animali...» «Ma che ne sai tu, Tsuki! Sai solamente andare in giro e prendere a pugni le persone. » «Ma... cara, anche i nostri figli prendo a pugni le persone...» «Eccolo che si giustifica di nuovo...» In un modo o nell'altro riusciva sempre a vincere la discussione, vuoi perché dopo un po' di tempo i suoi interlocutori cadevano nella disperazione, vuoi perché poteva vantare una ferrea determinazione. Determinazione che non sembrava far leva su Oda che doveva ancora decidersi a fare il passo fondamentale nella sua vita. Era decisamente il più incline caratterialmente ad apprendere le doti del clan Yamanaka ma, chissà per quale motivo, non gli aveva ancora chiesto di apprenderle. «Te l'ho già detto, Oda! Non è che il fatto che tu non sia biondo possa impedirti di entrare nel clan!» Ma poi sorrideva sempre, lei da giovane gli assomigliava molto. Non era così fissata sul paranormale, ma reputava che sia lei, sia ogni altro membro del suo clan avessero una qualche sorta di dono con le persone. Inutile dire che voleva che quel dono appartenesse anche a suo figlio.
    2823-108684175

    Passò gran parte della mattinata a prepararsi, anche se si era già prefissata di andare a trovargli di sera. Prima di passare da loro si sarebbe fermata al negozio di fiori di Hakuro, sperava solamente che questa volta gli fossero stati propinati fiori quanto meno presentabili e... «...Non le solite erbacce che mi dai sempre Haruko.» Una donna tanto sfacciata, in grado di offendere le qualità dei fiori direttamente in faccia alla venditrice. Quest'ultima, ormai abituata al carattere di Ahri, si spaccava sempre il culo in modo da procurargli i fiori più freschi e duraturi che riusciva a trovare, inutile dire che la Yamanaka era sempre incontentabile.
    Una volta comprati i fiori tornò a casa, era il momento di preparare il pranzo a quel insaziabile energumeno di suoi marito. Per la strada di ritorno sorrideva di già, il momento era sempre più vicino.

    La giornata passò in maniera sorprendentemente rapida, sia per Ahri sia che per Oda, Sho e Keiji. Quest'ultimo non era entrato da molto a Konoha e, per fortuna, aveva trovato l'ospitalità del torturatore e di suo fratello. Dopo un lungo viaggio proveniente da Kiri, e una lunga e sofferente attesa alle mura, Sho e Keiji erano finalmente entrati nel villaggio della Foglia. Non avrebbero avuto il tempo di girare molto, ormai era sera ed era il momento di mettere qualcosa sotto i denti, di sicuro Oda sarebbe stato a casa a preparare la cena rigorosamente attento a non versare il sale per terra. Ogni volta che cucinava era praticamente un misto tra tortura e piacere.
    Poco dopo aver iniziato a mangiare, come un timer perfettamente sincronizzato per romperti l'anima, il campanello suonò. Non era ben chiaro il numero di volte che quel pulsante fu premuto, ma si poteva facilmente approssimare una ventina di click nell'arco di qualche decina di secondi. Un marchio di fabbrica, praticamente i due Saitama potevano già sospettare su chi fosse il misterioso disturbatore. Non restava che alzarsi ed andare ad aprire.



    /OT Eccoci con il primo giro di "presentazione". Ryose te puoi praticamente gestirti la giornata come più ti aggrada, S h o ! e Ade Geist voi siete da poco entrati a Konoha. Praticamente avete il tempo di riferire la morte dello stupratore di bambini ed andare a casa. OT/
     
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    UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

    E' ormai pomeriggio inoltrato quando la lama di luce che penetra dalle tapparelle malmesse, Sho è quello che sa usare le veneziane, raggiunge l'occhio di Oda, bastano pochi secondi prima che quel piccolissimo cambiamento diventi così fastidioso da costringerlo ad aprire gli occhi.
    La goccia che scava la roccia, direbbe qualcuno, Che ore sono? sussurra mentre si stropiccia l'occhio il minore dei fratelli Saitama, ma nessuno può rispondergli, Sho è in viaggio da diverso tempo ormai.
    Si alza in piedi, ancora completamente avvolto nelle coperte, come in un bozzolo, saltellando raggiunge la scrivania e l'orologio, Tardi aggiunge con un una nota di disappunto, sono le 3 del pomeriggio e non ha molto tempo...

    […]


    Dopo una rapida doccia e una colazione abbondante a base di dolcetti è in strada, ha una direzione precisa, passa vicino al mercato e si ferma di scatto all'ingresso di un antiquario, l'insegna recita: "Emporio Jiruma".
    Vuoi togliere questa scala da qui, Jiruma?
    Sto arrivando, quando smetterai di credere a quelle stupidaggini?

    Il vecchio negoziante si avvicina con passo incerto e con mano tremolante sposta la scala, utilizzata probabilmente per raggiungere uno scaffale particolarmente alto, quel tanto che basta per cui Oda riesca ad entrare senza doverci passare sotto.
    Jiruma è un vecchietto dalla pelle sottile come un foglio di carta, magro all'inverosimile e con diversi denti mancanti, molti si chiedono se sia più vecchio lui o le schifezze che vende nel proprio negozio, ma nonostante l'apparenza da vecchio rimbambito sa ancora come mandare avanti la baracca e il suo sguardo sveglio e attento ne è la prova.
    Beh ragazzo, ti sei deciso a prenderlo finalmente?
    Si, lo prendo
    Molto bene, lo avevo già impacchettato.

    Il sorriso sdentato di Jimura si allargò ancor più del solito quando ricevette il compenso, in cambio l'anziano porse un pacchetto di carta molto ben fatto al giovane, quindi infilandosi la mano sotto il cappello e grattandosi la testa salutò Oda, invitandolo a tornare se avesse avuto bisogno.
    Un'altra particolarità di Jimura è il suo cappello, un enorme cappello di lana, che fa sembrare la sua testa enorme e oblunga.
    Arrivederci testone!

    [...]


    Mentre tornava a casa fu vittima di una serie di sfortunate coincidenze: inciampò diverse volte, si prese una secchiata d'acqua dalla signora che stava innaffiando il giardino e infine, giunto davanti casa, si rese conto di aver perso il portafoglio, ma stranamente era felice.

    “Che quest'affare porti veramente sfiga? Non possono essere tutte coincidenza, adesso devo metterlo in camera dentro il baule, Sho non deve vederlo assolutamente, poi studierò il da farsi, se ho veramente messo le mani su un oggetto posseduto questa potrebbe essere la prova che gli Yokai, gli spettri e i demoni esistono”
    Entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle, mise il pacchetto in un vecchio baule sotto il letto e poi inizio a preparare la cena, non avendo particolari doti culinarie avrebbe preparato il solito:Riso in bianco.

    [...]


    Quando Sho arrivò a casa c'era una sorpresa, o meglio un ospite, Oda si presentò molto semplicemente, ma prima salutò suo fratello.
    Bentornato, ho fatto la mia specialità!
    Ah, hai portato ospiti, meno male che ho preparato un po' di carne alla piastra oltre al riso.
    Piacere, io sono Oda.

    Sia Sho che Keiji avrebbero notato dal primo boccone come la carne fosse insipida, Oda aveva deciso di non toccare il barattolo del sale e di stare lontano dagli specchi per quel giorno, o dalle scale, o dalle strade battute dai gatti neri.

    "Non va bene, non va bene per niente"
    Sicuramente il fatto di avere in casa degli ospiti insieme a quello che secondo Oda era un potente porta sfiga, non andava assolutamente bene anzi era da evitare, ma magari se non avesse dato peso al problema il tutto si sarebbe risolto l'indomani, tanto quanto poteva mai essere forte quel coso?

    Neanche il tempo di mettersi a sedere che subito il campanello suonò almeno una ventina di volte, l'espressione di Oda si fece subito depressa, purtroppo era impossibile non riconoscere la mamma ed era impossibile nascondersi: erano stati scoperti.
    Ci vai te questa volta
    "Quell'affare è troppo potente come catalizzatore di sfortuna, forse devo seppellirlo in giardino, agirò non appena avrò una scusa per allontanarmi, prima che succeda un macello"
     
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    Sangue amaro ma buon sangue
    Capitolo Primo


    Atto I
    Agognato Riposo †

    Dopo una notte a dir poco movimentata, una mattinata all'insegna della più fervida fantasia nonché abilità di togliersi dagli impicci, un pomeriggio estenuante in viaggio ed un calar della sera speso nell'attesa, ero finalmente giunto a Konoha. Sebbene Sho si fosse dimostrato un giovane compagno di viaggio discreto e nient'affatto invadente, il fatto che fossi stato spogliato della mia amata Saruhyondo mi faceva sentire così solo e abbandonato al mondo che la sensazione di malinconia e stanchezza si accentuarono ancora di più. « Posso chiederti, Sho, di introdurmi al mio alloggio? Ho troppa stanchezza addosso per sostenere anche solo il più breve ed informale dei dialoghi verbalizzanti. » dissi al mio accompagnatore, accennando un sorriso. L'idea di incontrare l'Hokage in quegli abiti, con quella fermezza mentale mi faceva rabbrividire. « Necessito anche di pulire un po' i miei abiti, come puoi ben vedere. » aggiunsi, facendo una sorta di spallucce, dopo essermi squadrato da testa ai piedi. Avrei a quel punto seguito Sho per il resto della giornata, sperando che, almeno questa volta, accogliesse le mie parole e mi facesse davvero riposare, non come aveva detto - ma non fatto - durante il pomeriggio.

    [...]


    Quando arrivammo a casa di Sho appresi che non abitasse da solo o con la famiglia ma con suo fratello, che si presentò dicendo di chiamarsi Oda. « E' un piacere, Oda, io sono Keiji. » Poco prima il ragazzo aveva accennato alla cena, cosa che mi fece venire un certo languorino; in quel momento ero sospeso tra la necessità di riposarmi e la voglia di mangiare un boccone. Il mio innato senso di educazione mi costrinse a sedermi a tavola con i due fratelli, ad una sola condizione, però: « Posso mettere a lavare questi vestiti e presentarmi con qualcosa di più comodo? »
    Rapidamente mi fu indicata la mia camera, vi entrai e chiusi la porta dietro le mie spalle. Mi tolsi il cappotto cerimoniale completamente insanguinato e lo poggia per terra cercando di sporcare il meno possibile. Lentamente poi, inizia a togliermi i bendaggi dal volto, dalle braccia ed infine dal petto e le riposi anch'esse col cappotto. Mi riaffacciai dalla porta, decisamente imbarazzato, dicendo « Siamo andati via da Kiri di fretta e furia, a ben pensarci, non ho nient'altro da potermi mettere. Risulterei troppo sfacciato se vi chiedessi un cambio pulito? In tal caso, però, vorrei anche farmi una doccia, prima, per non imbrattare niente. »
    L'alternativa era andare a tavola a petto nudo, cosa che sarei stato costretto a fare, in caso di declino della mia richiesta.

    [...]

    Felice nella pulizia dei miei nuovi abiti o nella frescura dell'assenza di questi, mi sarei seduto a tavola con i due fratelli, iniziando a gustare il pranzo preparato dall'appena conosciuto Oda. Non era male, seppur un po' insipido, decisamente insipido; il ragazzo mi sembrò poi decisamente agitato, come se qualcosa lo stesse turbando, assorto nei suoi pensieri. Era molto diverso da Sho. Stavo tagliando il secondo boccone della mia cena e prendendo un po' di riso quando un suono squillantissimo destabilizzò la mia ritrovata calma. Forse per via della stanchezza che avevo in corpo, forse per via della concentrazione che lentamente stava abbandonando le mie membra, il mio cervello interpretò il rumore del campanello come la campana d'allarme dell'Esercito Maeda. Prontamente mi alzai in piedi brandendo coltello e forchetta come se fossero due spade e, mettendomi in guardia, lanciai indietro la sedia facendola cadere. « Che diavolo succede!? » dissi a voce decisamente alta. « Camerati, non facciamoci cogliere impreparati! » aggiunsi, completamente immerso nella precedente vita militare. Terminata la frase realizzai subito l'ambiguità della situazione, sentendomi incredibilmente in imbarazzo. Quando poi l'ospite si avvicinò, mi resi immediatamente conto dello scherzo che mi aveva giocato il mio sesto senso.

    Le posate mi caddero di mano, cadendo a terra in una danza metallica.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    La mamma è sempre la mamma





    Sembrava impossibile ma ce l'avevamo fatta, eravamo entrati a Konoha dopo aver superato i controlli del guardiano, mi sentivo felice di essere di nuovo a casa, anche se avevo una strana ed insolita voglia di gustarmi un drink.
    Il mio compagno di viaggio era visibilmente stanco ed afflitto dalla separazione dai suoi beni alla quale era stato costretto da Atasuke.

    -Vedrai che ne avranno buon cura e che li riavrai come nuovi, mi prendo personalmente il compito di assicurarmi che sia così.-

    Gli dissi sorridendo.

    -Certo! Ti ospiterò da me, non è un castello ma per riposarti andrà più che bene, da Raizen andremo una volta che ti sarai ripreso.-


    Così dicendo mi diressi verso la mia dimora, Oda sapeva che sarei rientrato oggi, quindi probabilmente sarebbe stato a casa a prepararmi da mangiare, una cosa gentile, certamente, ma sconveniente in quel particolare momento.
    Volevo tanto bene a mio fratello, ma tra quello e presentarlo a qualcuno vi era una gran differenza, soprattutto in casa nostra, dove avrebbe sicuramente espresso al massimo la sua follia con discorsi di demoni e fantasmi.

    [...]



    Aprii la porta e feci cenno a Keiji di entrare, mi tolsi le scarpe ed allungai la testa verso la cucina, da dove avevo sentito provenire un rumore, vidi così Oda intento a cucinare, come avevo previsto.

    -Oda sono a casa, abbiamo anche un ospite.-

    Dissi avanzando verso mio fratello ed indicandogli il kiriano.

    -Lui è Keiji, è qui per questioni amministrative , roba noiosa, starà da noi fintanto che rimarrà a Konoha.-

    I due si presentarono in maniera normale, il che mi fece fare un respiro di sollievo, dato l'aspetto di Keiji, completamente insanguinato, non mi sarei stupito se Oda lo avesse preso per un demone e cercato di esorcizzare.
    Condussi quindi il mio ospite verso il bagno per permettergli di darsi una ripulita e gli portai dei vestiti vecchi di mio fratello, erano circa la sua misura data la stazza di Oda, anche se non gli fossero entrati precisi poco importava, mi pareva di essere stato comunque abbastanza ospitale.
    Aspettai quindi che Keiji finisse nel bagno prima di farmi anche io una doccia, potevo non essere cosparso di quel liquido cremisi come lui, ma certo era che anche io avevo dovuto affrontare un lungo viaggio, questo certo non mi faceva profumare di rose.

    [...]



    Mi sedetti a tavola una volta che il pranzo fu ultimato, mi bastò un boccone pr capire che Oda aveva fatto qualcosa che non andava, il piatto era estremamente insipido, non è che c'era poco sale, non ce ne era affatto.
    Se si fosse trattato di una qualsiasi altra persona avrei pensato ad una svista, una semplice distrazione, ma era mio fratello quello in balle, lui e le sue folli credenze mi erano ben noti, e se non aveva messo il sale , sapevo che era perché aveva paura della sfortuna.
    Strinsi gli occhi fino a ridurli a fessure mentre guardavo Oda, non volevo certo approfondire la questione con un ospite lì davanti, sarebbe venuta fuori una discussione ai limiti della follia, di quello ne ero cosciente, mi limitai quindi a far capire a mio fratello che sapevo che c'era qualcosa di storto nel suo comportamento e che, prima o poi, me lo avrebbe dovuto spiegare.
    Mi alzai da tavola per prendere il sale, anche se Keiji non aveva espresso opinione sul pasto era palese che ne volesse un po' anche lui, probabilmente le sue buone maniere gli avevano però impedito di farlo presente.
    Neanche il tempo di arrivare alla saliera che il campanello squillò con una modalità inconfondibile, Oda mi guardò con occhi di ghiaccio, sapevo che sarebbe toccato a me aprire.
    Intanto il ninja della nebbia mi dimostrò di essere assai più stanco di quanto pensassi, delirando in preda a quelle che ritenni visioni scatenate dal perforante ed insistente suono del campanello.

    -Ahahahah keiji non ti preoccupare, è solo mia madre, quelli che si devono preoccupare, purtroppo, siamo io e Oda!-

    Così dicendo mi diressi alla porta, ma solo dopo aver messo la saliera su tavolo, davanti a mio fratello.

    -Ciao mamma, che inaspettata sorpresa.-

    Dissi una volta trovatami davanti mia madre, con un sorriso fin troppo fasullo.

    -Prego entra, stavamo mangiando, abbiamo un ospite stasera, cose ninja che non ti sto a raccontare.-

    Introdussi quindi mia madre nella sala da pranzo.

    -Mamma, Keiji. Keiji, questa è mia madre.-

    Un attimo di assoluto silenzio invase la stanza, non potevo sapere che quello che sarebbe accaduto dopo avrebbe completamente sconvolto la mia vita.
     
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    It's just YOU against YOU

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    Il Fantasma del Rapporto Passato

    « Tesori miei! Sono io! » Continuò a spingere per un numero innumerevoli di volte sul campanello della porta.
    Non gli era mai piaciuto attendere, e il pensiero di poter riabbracciare i propri pargoletti dopo tanti giorni era così forte da diventare insopportabile dover attendere anche qualche secondo sull'uscio della loro porta.
    Finalmente, dopo essersi praticamente accatta al campanello, dando vita ad un rumore continuo e alquanto fastidio, per chiunque ma non per lei, la porta si aprì, facendo comparire dietro di essa la figura di Sho. « Oh Sho, mio pargoletto, come stai? » Entrò di prepotenza nella casa, richiudendo alle sue spalle il portone. « Vieni a dare un bacio alla tua dolce madre! Dille anche quanto sei contento di vederla e di come sei felice di questa sorpresa!. » Si avvinghiò al figlio dai capelli color corvino e incominciò a stampargli sulla guancia in ripetizione le sue labbra, lasciandogli evidenti tracce del leggero velo di rossetto che si era passata prima di uscire di casa.
    « Quindi avete ospiti? E ti pare una ragione sufficiente per non passarmi a trovare dopo così tanto tempo? Capisco che i tuoi cari animaletti abbiano bisogno di tanta cura e dedizione, ma anche a me farebbe piacere un po' di affetto di tanto in tanto! » Rimproverò il figlio, mentre gli metteva in mano il mazzo di fiori che aveva comprato nella mattinata. « Non sono un granché ma quella fannullona di una Haruko aveva solo questi... » Non si stava giustificando, non era il tipo, diceva semplicemente quel che pensava.
    « ODA! BAMBINO MIO! Vieni ad abbracciare la tua mamma! » Si fece largo nel corridoio che portava alla cucina con la sua solita voce alta e squillante. Entrò in cucina e, senza fare troppo caso all'ospite davanti a lui, abbraccio l'altro figlio, assicurandosi di lasciargli sulla guancia gli stessi segni di rossetto che aveva lasciato all'altro figlio, così che nessuno dei due potesse rimanere offeso per un'eventuale mancanza di attenzione. « Quanto mi siete mancati! Fatevi stringere un po'! » Il che era un vero eufemismo, visto che il povero Oda venne letteralmente stritolato dalla Yamanaka. Dopo qualche, lunghissimo, secondo, lasciò andare il minore dei due fratelli Saitama. « Allora, che vi state mangiando? Pane e mortadella da due soldi? Potevate invitarmi a cena, avrei preparato io qualcosa per voi. Tanto non siete capaci a cucinare nulla, lo so benissimo, e da quando vivete da soli avete entrambi perso peso! Guardati qui, sembri uno fantasma! » Non che fosse la parola giusta da utilizzare in quel contesto, vista anche la propensione all'esoterismo e al paranormale del figlio, ma lei non se ne interessava più di tanto.
    Insomma, come se l'altra persona non esistesse, la madre incominciò ad aggirarsi per la cucina. Lei stava rivedendo i suoi figli dopo tanti giorni, e a lei tanto bastava; sicuramente il primo ninja di Kiri che passava da lì non attirava la sua attenzione quando poteva attirarla il controllare cosa i suoi pargoli stessero mangiando per cena. « Ecco... Come immaginavo! Chi ha preparato questa schifezza, eh? » Si girò insoddisfatta e irritata verso il centro della stanza, con tanto di pentola utilizzata per preparare la cena.
    E allora lo vide.
    Alto, moro, con le stesse bende di un tempo. Gli abiti scuri, gli occhi profondi.
    Era lui.
    E se non era lui, era un fantasma.
    Il fantasma del rapporto passato.
    « AHHHHHHHHHHHHH! » Uno strillo acuto e prolungato, così forte da far sembrare che gli stessi vetri delle finestre fossero sul punto di infrangersi. Lasciò cadere la pentola, riversando la cena sul pavimento, mentre le mani andavano alla testa, stringendosi i lunghi capelli biondi. « TU... TU! » Fece dei passi all'indietro, appoggiando le spalle contro il muro.
    « TU! SEI UN FANTASMA! NON SEI VERO! NON SEI VERO! »

    Cosa significavano quelle parole criptiche? Quali misterioso passato collegava quella persona con il ninja di Kiri?
    Presto quell'incontro avrebbe cambiato per sempre la vita dei fratelli Saitama, ma loro ancora non lo sapevano.
    Una cosa, però, era certa: i fantasmi non erano mai piacevoli entità da incontrare. Soprattutto per Oda.
     
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    Sangue amaro ma buon sangue
    Capitolo Primo


    Atto II
    Intrecci del Destino †

    Le posate rimbalzarono a terra più volte; il tintinnio metallico si fermò soltanto quando le due si scontrarono tra di loro, arrestando i loro movimenti. La riconobbi subito: il tempo per lei si era come cristallizzato; non una ruga, non una macchia, il volto era perfetto e fine come sempre - se si escludono le due cicatrici che si era fatta da giovane. Quel giorno aveva i capelli raccolti sopra la testa: il suo corpo disegnava una linea leggermente ondulata come il grano al vento, il fisico era rimasto atletico. Eppure erano passati tanti di quegli anni.
    Lei invece parve non accorgersi del sottoscritto. Almeno inizialmente. Si comportava come se non ci fosse nessun altro in casa se non i suoi due figli - eh, già, i suoi due figli - eppure c'ero io. Il suo carattere estroverso, fino ai limiti dell'isteria, era ciò che mi aveva reso schiavo del suo sguardo e con l'età quella dolce caratteristica non si era altro che accentuata. Rimasi attonito a fissarla: avrei voluto poter godere di quei movimenti abitudinari e semplici per tutti quegli anni in cui non avevo avuto più sue notizie.
    E proprio a quel pensiero tornai in me: era stata lei ad abbandonarmi, con una lettera, tra l'altro. Non potevo essere neanche certo del suo nome, dopo quello che mi aveva lasciato scritto. Quando l'ho conosciuta era una ninja col coprifronte di Iwagakure, eravamo nemici sul campo di battaglia, adesso me la trovavo davanti come una ninja, forse ritirata, di Konoha. In gioventù faceva la spia, si occupava per la foglia di supervisionare i rapporti tra Taki e Iwa ed io fui solo una conoscenza momentanea, una macchia di colore, forse, nella sua missione. O, più probabilmente, una copertura perfetta. Poi, d'un tratto, con la padella nella quale Oda aveva cucinato quel pollo senza sale nella mano, si voltò e mi riconobbe. Il pollo avanzato e l'utensile da cucina andarono a trovare le mie posate per terra; il pollo non era un ottimo danzatore, come il sottoscritto - Sho durante il viaggio mi aveva raccontato di come suo fratello, invece, fosse un abilissimo ballerino di latino-americano -, e si accasciò subito al suolo; la padella invece, roteò vorticosamente per un po' emettendo un rumore insopportabile. A questo, seguirono subito e urla di colei dalla quale non riuscivo a staccare gli occhi. Urla forti, penetranti. Non mi ricordavo che la sua voce potesse essere così irritante. Si portò poi le mani nei capelli, incredula, scuotendo la testa. « TU... TU! » disse, indietreggiando fino ad appoggiarsi dal piano cottura da poco lasciato, con sguardo sconvolto. « TU! SEI UN FANTASMA! NON SEI VERO! NON SEI VERO! » « Che faccia tosta. » sussurrai. « Non è che se scappi dalle persone queste poi muoiono, come per magia. » dissi, con tono serio e distaccato. Lo ero tutt'altro ma se adesso ero il cinico spadaccino di Kiri, l'ultimo membro di un clan quasi estinto che vive solo, burbero e scontroso, era solo colpa sua. « Vedo che ti sei fatta una famiglia. Sono contento per voi. » aggiunsi, poi. A quel punto ero certo che non fosse più il caso di continuare quella discussione, non volevo, e riportare alla memoria eventi passati non era certo la mia prima preoccupazione, avevo tutta una vita davanti e numerosi impegni accademici da rispettare. Non avrei riaperto un capitolo chiuso della mia vita passata. « Sho, sapresti indicarmi un albergo qui vicino? Non credo sia più il caso che io rimanga qua. »

    Quel giorno imparai una grande lezione: gli intrecci del destino sono capaci di annodare un infinito numero di strade al loro interno.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    Fantasmi





    "Oh. Porca. Merda."

    Il comportamento da folle di mia madre, il tono seccato di Keiji e la sua volontà di andare via, niente di questo aveva causato la mia preoccupazione.
    La cosa che fece scattare nella mia mente un segnale di allarme fu la parola "fantasma", non si poteva dire una cosa del genere davanti d Oda, soprattutto non identificando un tipo come il kiriano davanti a me come tale, già era pallido, come me del resto, a mio fratello non mancava certo il motivo di pensare che fosse un essere un essere dell'aldilà, e adesso? Adesso mia madre gli aveva pure dato del fantasma!
    Conoscevo Oda meglio di chiunque altro, sapevo benissimo che , se non fossi intervenuto immediatamente, avrebbe tirato fuori chissà quale rituale, quella situazione era già abbastanza strana senza che accadesse ciò.
    Scattai rapido verso dove era seduto mio fratello e tentai di poggiargli entrambe le mani sulle spalle e stringere, non forte da fargli male, ma abbastanza per fargli capire di restare seduto.

    -MACCHE' FANTASMA!-

    Esclamai con un tono di voce forse troppo alto.

    -Macchè fantasma...-

    Ripetei, più piano, schiarendomi la gola con un paio di colpi di tosse e cercai di esporre il mio miglior sorriso di imbarazzo.

    -Mamma, andiamo Keiji è un ospite, è qui per motivi accademici, non puoi trattarlo così, e tu...-

    Mi rivolsi quindi al kiriano.

    -Non c'è bisogno di cercare alcun albergo, qui a Konoha certo non siamo famosi per sfrattare gli ospiti perch...-

    Mi interruppi, la preoccupazione per la reazione di Oda alle parole di mia madre mi aveva distratto da quello che effettivamente era stato detto
    Mia madre conosceva Keiji? Perché mai? Il kiriano mi aveva parlato del suo passato militare, della guerra, discorsi generali durante il viaggio dal paese della nebbia, niente di più, perché mai una donna come mia madre doveva conoscerlo? In che situazione si erano incontrati?
    Corrugai leggermente la fronte, ed il mio volto assunse un'espressione dubbiosa.

    -Com'è che vi conoscete?-

    Chiesi curioso rivolgendomi sia a Keiji che a mia madre.
    Una domanda che sembrava semplice, ma che in sé custodiva una chiave per il mio futuro, peccato che io non lo sapessi.
     
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    Una serie di sfortunati eventi - parte II


    Quell'affare portava davvero sfortuna, ne era la prova il fatto che nostra madre fosse venuta lì proprio quella sera.
    Mi salutò baciandomi una guancia, sentivo il marchio, come se la pelle fosse stata incollata con un adesivo.
    Quindi mi abbracciò con una forza immensa, dopo tutto era una kunoichi, tanto che le mie coste gemettero. Non urlai solo perchè non avevo aria nei polmoni.
    Ci sei mancata anche tu
    Furono le uniche parole che riuscii a pronunciare, con voce bassa e grattata.
    "L'ultimo respiro della mia vita"
    Per fortuna la strega mi mollò, evitai di cadere a terra o di far vedere che mi ero fatto male, se si preoccupava della nostra salute sarebbe stata veramente la fine.

    Si voltò verso la cucina, lamentandosi di quello che avevo preparato e di come fossimo pallidi e sciupati, tanto da sembrare "fantasmi", poteva benissimo essere la maledizione di quella cosa che cominciava ad avere effetto.
    Ammisi di essere stato io a prepare il cibo, con un po' di vergogna, ma non dissi nulla riguardo alla maledizione che probabilmente mi stava già indebolendo.
    Sono stato io
    "in effetti mi sentivo debole, devo prendere un po' di sale grosso per scacciare via il maligno"
    Si immobilizzò guardando verso di noi, era forse rimasta male nel sapere che avevo cucinato io? Mi avrebbe ingozzato a forza? Che cosa diavolo voleva fare mia madre?!
    TU! SEI UN FANTASMA! NON SEI VERO! NON SEI VERO!
    Qualcuno ha detto ... FANTASMA?
    in un attimo sentii le mani di mio fratello sulle mie spalle, diceva che non c'era da preocuparsi, che i fantasmi non esistevano.
    "Ho capito il tuo gioco Sho, facciamo finta di niente e quando meno se lo aspetta.... ZAC lo esorcizziamo"
    Annui leggermente a mio fratello, scambiando con lui uno sguardo che solo due persone che condividono un segreto come quello possono capire.
    Giusto mamma, ma cosa dici, non esistono gli spettri
    Mio fratello allentò la presa, quindi mi alzai con cautela, andando verso mia madre, quindi avrei raccolto la saliera e l'avrei lanciata con una tragliettoria parabolica in modo che si frantumasse sul tavolo, spargendo il suo contenuto addosso a Keiji.
    Noi non mangiamo molto condito, magari lo vuoi insaporire un po', al volo Keiji!
    Ovviamente il lancio era corto, in modo che fosse per lui difficile prendere al volo la mia granata purificatrice, inoltre il mio avvertimento era in ritardo rispetto al lancio!
    "Il sale ti purificherà"
    Rimasi a guardarlo, aspettandomi che succedesse qualcosa, era la prima volta che esorcizzavo uno spettro ma mi aspettavo che succedesse qualcosa, magari urla di dolore

    ot: non ho segnato i danni della mamma, ma diciamo che sono almeno una medio-leggera sulle mie povere coste.
    L'amore di una mamma, ti lascia senza fiato
    PS: ho modificato il post da accordi con Sho


    Edited by Ryose - 16/3/2016, 19:56
     
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    Amore che Fuggi, da me Tornerai

    Quanto poteva essere divertente il destino.
    Il primo amore, quello che non era stato programmato, che non doveva essere programmato, era ora qui, dinanzi a me, avvolto nel suo solito lungo cappotto nero.
    Un capitolo oscuro della vita passata si era appena riaperto, dopo tanti anni che erano serviti a cicatrizzarlo. Non del tutto, ma abbastanza bene affinché non facesse più male come un tempo.
    Ero riuscita a risorgere, a continuare, a farmi una famiglia che, sebbene si basasse su delle bugie... Era comunque la mia famiglia, e ora il castello di carte rischiava di crollare, abbattuto da un macigno troppo pesante per tutti.
    « S-Si... » Quando il fiato si era fatto così pesante? « Si. Ci conosciamo... » Da dove iniziare? Come iniziare? Dove avrei trovato le forze?
    Le gambe parvero cedere, così tanto che fui costretta a far forza sulle spalle di Oda per non cadere, strattonando violentemente verso il basso il suo braccio sinistro. « Oh... Mi sto sentendo male... Una sedia ragazzi miei... Una sedia... » Ma i giramenti di testa erano ormai incontrollabili, e neanche mi accorsi quando le mie unghie - ero stata dall'estetista la mattina stessa, la quale, per la modica cifra di 150 ryo che avevo abilmente rubato dalle tasche di Sho, mi aveva fatto delle semi-permanenti di un graziosissimo color lilla - tentarono di stringersi attorno allo stesso braccio del malcapitato figlio.
    Mi sarei fatta trascinare fino alla prima sedia disponibile, gettandomi praticamente sopra e incominciando a respirare in modo affannoso. « Grazie angioletto mio... » Ora veniva la parte più complicata di tutta la faccenda: rispondere alle domande che si erano, ovviamente, venute a creare.
    « Sho... Oda... E' vero, io ho già visto questo ammasso di bende ambulante... » Il mio sguardo passo su Keiji. « Anche se era decisamente più bello anni fa... Comunque... » Incominciai a farmi aria con entrambe le mani, per recuperare la normale ossigenazione. « Sapete bene che ero una kunoichi... Una discreta kunoichi, per essere precisi. Ero giovane, piena di vita e speranza per il futuro, ma anche molto abile nella manipolazione delle persone attorno a me e nelle infiltrazioni... Quindi venni scelta per una missione tra Taki ed Iwa per raccogliere informazioni, e... E, per farla corta, fu lì che conobbi Keiji... » Non distolsi lo sguardo dai miei figlioli. « Conobbi... Bene... Keiji... Anche se non molto a lungo... » La voce si soffermò sulle parole "a lungo", quasi a rimembrare come la velocità in battaglia non era l'unica cosa che contraddistingueva il ninja di Kiri, visto che c'era qualcosa in cui era notevolmente più veloce... Ma questa magari è una storia per un'altra giocata.
    « Io me ne... Si, me ne innamorai anche per un periodo, ma... Ma avevo una missione, e non potevo comprometterla per i miei sentimenti personali, quindi dovetti lasciarlo... » Il battito aumentò nuovamente.
    Stava per venire la parte più difficile... Ma non avevo il coraggio di andare avanti...
    « C'è però una cosa che ora, devo dirvi... Mi ero promessa di non raccontarvelo mai, ma solo per l'amore che nutro nei vostri confronti... Sho... Keiji è... »

    Si sa, però, che il destino è oltremodo crudele e gioca, spesso, brutti scherzi.
    Anche quella volta non fu da meno e, infatti, a completare il grazioso quadro famigliare, stava per sopraggiungere sul luogo un'ulteriore figura.
    Era un uomo alto, molto ben piazzato, sicuramente di bell'aspetto per quanto ormai avesse quasi raggiunto i 50.
    Probabilmente, dopo Keiji, si era voluta mettere al suo fianco un bell'uomo. Non un gran ninja, ma anche l'occhio voleva la sua parte. [Img]Ovviamente senza pistole

    dbae6dee589727d4170d43302c45c4fb

    Il campanello di casa Saitama, suonò, interrompendo la quasi dichiarazione come un lampo a cielo aperto.
     
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    Sangue amaro ma buon sangue
    Capitolo Primo


    Atto III
    Vecchie Emozioni †

    La reazione di Sho ed Oda fu davvero singolare. Mi fece anche dimenticare, per un istante, il motivo per cui mi ero alzato ed ero in procinto di andarmene. Mi fece sorridere. Poi Oda si alzò e mi lanciò la saliera, con un lancio corto e strano, probabilmente gli era scivolato di mano. Non riuscii a prendere il sale che cadde sul tavolo, aprendosi e spargendosi da tutte le parti. Mi andò a finire su di un piccolo taglio che mi ero procurato alla Scogliera e per un attimo mi bruciò come l'inferno. « ARGH! Che dolore! » gridai, tenendomi il braccio. Poi in un istante il dolore passò, e tornai a concentrarmi su quello che era successo. Sho cercò di convincermi a rimanere, per poi rendersi conto quale fosse il vero e proprio punto della situazione: conoscevo sua madre. « Com'è che vi conoscete? » chiese, semplicemente. « Bhè ... » iniziai, timidamente. Ma ci pensò Lei a parlare per me. « S-Si... Si. Ci conosciamo... » disse, prima che le gambe iniziassero a cederle. Mi mossi istintivamente per cercare di afferrarla ma lei si riprese sulle spalle del figlio, senza che necessitasse del mio aiuto. « Oh... Mi sto sentendo male... Una sedia ragazzi miei... Una sedia... » continuò ansimando. Mi faceva pena vederla in quel modo. Almeno sapevo di essere invecchiato decisamente meglio di lei. Vidi Oda un po' in difficoltà, eppure quella donna di certo non poteva essere definita pesante: sapevo che il ragazzo era uno shinobi, poi, non mi aspettavo quella debolezza. « Sho... Oda... E' vero, io ho già visto questo ammasso di bende ambulante... Anche se era decisamente più bello anni fa... Comunque... » aggrottai nuovamente le sopracciglia. « Hey! » dissi, alzando il dito. « Ammasso di bende lo vai a dire a qualchedun altro! » Cercò poi un po' d'aria sciusciandosi con le mani, come si fa quando ha eccessivamente caldo - che fosse in menopausa? -. « Sapete bene che ero una kunoichi... Una discreta kunoichi, per essere precisi. » « Discreta come quando facesti saltare in aria quella cisterna che stavo sorvegliando? E' così che ci siamo conosciuti, per la tua "discrezione". » Una missione fallita ma comunque con un lieto fine. « Ero giovane, piena di vita e speranza per il futuro, ma anche molto abile nella manipolazione delle persone attorno a me e nelle infiltrazioni... [color=#D73939]« Appunto. » « Quindi venni scelta per una missione tra Taki ed Iwa per raccogliere informazioni, e... E, per farla corta, fu lì che conobbi Keiji... » Sì, mi conobbe eccome. « Conobbi... Bene... Keiji... Anche se non molto a lungo... » Affatto a lungo. « Uhm. » mugolai, senza voler cogliere la sua stupida frecciatina. La situazione era piuttosto delicata di suo. « Io me ne... Si, me ne innamorai anche per un periodo, ma... Ma avevo una missione, e non potevo comprometterla per i miei sentimenti personali, quindi dovetti lasciarlo... » « Una missione che fallisti, visto che scacciammo i ninja di Iwa con la forza. » volli aggiungere aspramente. Poi la vidi sbiancare, portare gli occhi al cielo e dire, con voce rotta: « C'è però una cosa che ora, devo dirvi... Mi ero promessa di non raccontarvelo mai, ma solo per l'amore che nutro nei vostri confronti... Sho... Keiji è... » A quelle parole sbiancai anche io. Cosa non voleva dire ai suoi figli di me? E soprattutto ... « IO SONO COSA? » dissi, alzando gradualmente il tono della voce. Ma non ebbi modo di ricevere risposta sul momento. Il campanello di casa suonò, interrompendoci.




    Legenda


    Narrato
    « <i>Citato!
    »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    Una serie di sfortunati eventi - parte III
    Rimasi stupito
    quando Keiji non cominmciò ad urlare e a maledirmi in lingue a me sconosciute, poteva non essere uno spettro... oppure poteva essere possseduto da uno spirito, in quel modo il sale non sarebbe bastato. Chiaramente dovevo provvedere il più in fretta possibile ad effettuare un esorcismo, ma mia madre mi fermò, si avvinghiò con una forza enorme al mio braccio, pugnalandolo con le sue unghie affilate come rasoi. Il dolore mi fece diventare le gambe di gelatina, infatti fui appena in grado di accompagnare mia madre a sedersi, il dolore fu tale che inavvertitamente richiamai una buona quantità di chakra verso il braccio, come contromisura difensiva.[5 leggere di danno al braccio]

    Mi mollò non appena fu sulla sedia, e mi ringraziò pure, maledetto demonio. Le sorrisi sereno, mentre mi stringevo con l'altra mano la terribile ferita che mi aveva procurato.
    Ascoltai la loro breve discussione e capii che non era proprio un fantasma vero, e meno male, ma più che altro una persona che mia madre non voleva incontrare.
    Siete stati insieme? Avrai almeno 100 anni Keiji !Dissi all'ex di mamma, sembravo ed ero veramente felice, dopotutto avevo appena scoperto di non avere uno spirito maligno in casa.

    Poi quando mia madre, piena di vergogna cominciò a borbottare smisi di ascoltarla, il campanello aveva attirato la mia attenzione.
    BABBO?!
    ehm, dico forse è nostro padre, Sho..
    Mamma, gli hai detto che venivi qui non è vero?

    Mi sarei quindi avviato ad aprire se nessuno mi avesse fermato.
    Comunque non capisco che ci sia di male, è successo tanto tempo fa ed è stata una storiella senza conseguenze, anche se direi di sorvolare sulla questione, non vorrei che la prendesse male...
    Davvero non avevo capito, purtroppo l'attenzione che davo alle chiacchiere di mia madre era veramente poca.
     
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    Babbo chi?





    Certo, uno lo sa che la propria madre, prima di essere tale, è una donna con dei bisogni, con un passato di gioventù alle spalle.
    Sono cose di cui uno è conscio, eppure avere lì uno che si era fottuto la mia mamma non è che proprio mi rendesse felice.

    -Ah, capisco.-

    Mi limitai a dire, freddo e distante, scrutando il ninja mascherato , mentre Oda porgeva una sedia a nostra madre.
    Perché stava reagendo così? Poteva non aspettarsi di rivedere mai Keiji, ma un mancamento solo per la sua visione sembrava eccessivo, oltre al fatto che certo non pareva esserne entusiasta.
    Oda , dal canto suo, non sembrava preoccuparsi della cosa, lo conoscevo bene e per lui tutto quello che importava in quel momento era che il nostro ospite non fosse un fantasma, uno spirito, uno yokai o vai a sapere te come chiamava lui quella roba.
    Mi sedetti anche io, respirando profondamente dalle narici mentre mantenevo le labbra serrate.

    "Andiamo, è una cosa del passato, Oda ha ragione, non te la puoi prendere, tu manco esistevi... Sì però si è anche fottuto la mia mammina... No, no, va bene così. Sho, sei un adulto e son cose che succedono queste, l'importante è che non se la sia fottuta DOPO. Sì, sì questa è la cosa fondamentale."

    Riottenni così la calma, ed il mio sguardo verso il nostro ospite si fece meno cupo ed indagatorio, tuttavia sembrava che le sorprese non fossero finite.

    -Keiji è cosa? Deforme sotto le bende? Bruttino?-

    Prima che mia madre potesse continuare suonarono di nuovo alla porta, una composizione caratteristica di una persona, che anche Oda sembrò riconoscere: Nostro padre.
    Mio fratello si recò ad aprire la porta ed io di certo non lo avrei fermato, anche se l'argomento trattato in quel momento non era certo tra i migliori.
     
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    Sotto le bende








    Mentre i tre si interrogavano su cosa stesse per dire la Yamanaka il campanello suonò nuovamente visto che nessuno si era degnato di aprire, anche se con maggiore insistenza.
    Quando la porta venne aperta l’uomo, che in un primo momento sfoggiava un gaudente sorriso, si incupì gradualmente, guardando Sho in un primo momento e poi il nuovo arrivato, il gomitolo di bende.

    Oh, eravate occupati, vedo.

    Ahri parve stizzita da quel commento, colpita di sorpresa per un errore che non sapeva nemmeno di poter compiere.

    Oh Tsuki, basta!
    È successo tanto tempo fa!


    Le emozioni di poco prima avevano leggermente fiaccato la donna, anche se pareva che quell’argomento la esasperasse già da un po’ di tempo.

    Tu cosa ci fai qui, pezzente?

    Si girò nuovamente verso Ahri, poggiando bruscamente il mazzo di fiori su un ripiano vicino a lui, non si sapeva per cosa li avesse portati, ma era certo che non si aspettasse quell’accoglienza.

    Credevo avessi deciso di chiudere con questa storia e che tutte le discussioni a riguardo fossero bastate.
    Invece no, pare che sia ancora tutto in sospeso.


    La donna dopo un primo momento di contrizione si incattivì, dopotutto veniva accusata soltanto perché chissà quanti pianeti si erano allineati quel giorno senza che lei lo volesse o sperasse.

    Ma cosa potevo saperne?
    È sbucato fuori dal nulla!
    E poi lo sai che è stata una cosa passeggera, durante quella missione ho dovuto accontentarmi, non era possibile avere di meglio!


    I due continuavano a discutere e gesticolare senza sosta, l’uno in piedi, aggressivo e in procinto di passare alle mani, mentre l’altra seduta e sulle difensive. Tirava una strana aria, i presenti sapevano che la Yamanaka aveva uno spirito forte e che nessun uomo avrebbe potuto mettergli i piedi in testa, ma quando anche lei era certa di essere in torto le cose cambiavano leggermente. Una forte morale può essere un arma a doppio taglio che può impedire di difendere al meglio la propria posizione.

    Certo, l’ho capito!
    Ma se fai così non me lo dimostri per niente!


    Se i due pargoli avessero provato ad intervenire entrambi si sarebbero girati imponendo il silenzio con impeto, mentre se fosse intervenuto Keiji le reazioni sarebbero state differenti, mentre la donna si sarebbe dimostrata comprensiva l’uomo l’avrebbe guardato con disgusto.

    Stai zitto, vermicello bendato.

    Cosa che fece sbattere il piede per terra ad Ahri, richiamando l’attenzione di tutti.

    Basta con questa storia!
    Non è colpa sua!
    Non del tutto! Non ha mai saputo nulla e io non potevo di certo dirglielo!
    Non avevo la minima intenzione di…


    Venne interrotta dal legittimo marito su un attimo di esitazione.

    Di? Di? Di? Di cosa?!?

    Ma nonostante l’ira lei continuò a parlare, più smorta ed un po’ vergognosa, era evidente un po’ di rossore.

    Di instaurare una relazione con… unomino

    La frase andò calando di decibel, impedendo gradualmente ai più lontani di poterla ascoltare tanto che Keiji non riuscì ad udire la conclusione al contrario degli altri tre ben più vicini. A quella rivelazione si tranquillizzò di colpo, esibendo uno dei ghigni più soddisfatti mai visti dai presenti.
    La rivelazione, di cui Keiji era al momento all’oscuro tranquillizzò Tsuki, che riuscì a prendere meglio la situazione, probabilmente desideroso che quell'affermazione venisse fatta in pubblico.

    Quindi non sanno ancora niente?

    La donna scosse il capo e l’uomo annuì gravemente.

    Beh con tutte quelle bende non è facilissimo.

    L’uomo parve realizzare solo in quel momento che il precedente obiettivo della sua ira, che adesso pareva compatire, era totalmente bendato.

    Già, perché diavolo hai tutte quelle bende addosso?
    Non ti è scomodo toglierle ogni volta di dosso, sarà un lavoro lungo…


    Beh, considerando il tempo “di impasto” necessario per poter “sparare il serpentello acquatico” il tempo direi che è un alleato prezioso

    Ironizzò Ahri, non era dato sapere cosa vi fosse alle spalle di quei commenti, ma alla donna l’ironia veniva così naturale che un fondo di verità ci fosse.

    Togliti le bende Keiji, aspetteremo.

    Chiese la donna con gentilezza.
     
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    Un buon Padre
    Capitolo Secondo


    Atto III
    Concetti Importanti †

    Oda aprì la porta ed una figura molto esile e lungilinea entrò. Un uomo, forse della mia stessa età, mi guardava con sguardo torvo. I due figli, dai commenti precedenti, mi avevano fatto capire che si trattasse di loro padre. « Salve. » risposi io, distaccato ed un po' freddo, ma sempre composto, al ghigno maleducato che l'uomo osò pronunciare, senza neanche presentarsi. Ahri, dal canto suo, ebbe una reazione a dir poco eccessiva. « Oh Tsuki, basta! È successo tanto tempo fa! » Si stavano ovviamente riferendo a me. Incrociai le braccia, mentre guardavo l'uomo, cercando i suoi occhi. Sembrava turbato più di quanto, semplicemente, un uomo dà a vedere riguardo un antico amante della sua attuale compagna. C'era altro sotto. Mentre lo scrutavo, si rivolse verso di me. « Tu cosa ci fai qui, pezzente? » Lo guardai a metà tra l'incredulo e l'adirato. « Cosa? » L'uomo posò con violenza il mazzo di fiori che si era portato dietro - e che io fino a quel momento neanche avevo visto, forse perché ancora completamente immerso nella dilaniante curiosità su cosa fossi io - e si voltò verso la kunoichi della foglia. « Credevo avessi deciso di chiudere con questa storia e che tutte le discussioni a riguardo fossero bastate. Invece no, pare che sia ancora tutto in sospeso. » Io me ne stavo in silenzio, non capivo tutto quel crescendo di tensioni che si era venuto a creare. Certo, non avrei mai pensato che avrei rincontrato l'unica donna che avevo mai amato in vita mia in una circostanza come quella, anzi, non pensavo che l'avrei mai rincontrata dopo il modo in cui ci eravamo lasciati. Ahri però si arrabbiò molto, rispondendo con tono decisamente fermo alle accuse del marito. « Ma cosa potevo saperne? È sbucato fuori dal nulla! E poi lo sai che è stata una cosa passeggera, durante quella missione ho dovuto accontentarmi, non era possibile avere di meglio. » Questa volta fui io a girarmi di scatto verso la donna, ancora con uno sguardo a metà tra l'incredulo e l'adirato. Non diceva sul serio. Non poteva. Soprattutto perché lei non c'era mai davvero stata in guerra, era soltanto una spia, stava solo fingendo. Era l'unica che aveva le spalle protette, l'unica che non sarebbe mai potuta morire in nessuna circostanza: lei non combatteva, lei spiava Taki per Konoha, fingendosi una pentita di Iwa. Continuai, però, nonostante tutte le offese che stavo prendendo, a starmene zitto; almeno fin quando l'uomo non alzò eccessivamente la voce, mancando di rispetto a tutti in quella stanza. « Certo, l’ho capito! Ma se fai così non me lo dimostri per niente! » « Porta un po' di rispetto per tua moglie! » dissi, con lo stesso tono di voce, sbattendo una mano sul tavolo. La risposta fu lapidaria, per quanto banale e priva di spunti propositivi. « Stai zitto, vermicello bendato. » All'udire la mia reazione, Ahri sbattè il piede ancora più forte, riportando il silenzio. « Basta con questa storia! Non è colpa sua! Non del tutto! Non ha mai saputo nulla e io non potevo di certo dirglielo! Non avevo la minima intenzione di… » La donna dai capelli biondi partì in quarta, fermandosi poi all'improvviso, quasi esitando. Il marito la incalzò e la donna finì la frase senza che io potessi sentire bene tutte le parole. « Di instaurare una relazione con… un... » mi parve di sentire "spadaccino" alla fine ma non avrebbe avuto molto senso come frase. Tutti però, dopo quelle parole parvero sollevati. Feci finta di niente, nonostante avessi palesemente allungato il collo per sentire meglio ed aggrottato le sopracciglia in un gesto di concentrazione. « Quindi non sanno ancora niente? Beh con tutte quelle bende non è facilissimo. » L'uomo continuava a parlare come se fossi lontano. La cosa mi irritava a dir poco e tutto ciò era ben visibile sul mio viso. « Già, perché diavolo hai tutte quelle bende addosso? Non ti è scomodo toglierle ogni volta di dosso, sarà un lavoro lungo… » Lo era eccome. Era più un rito. Non viaggiavo sempre con le bende, le mettevo soltanto quando era necessario farlo. Ahri disse qualcosa che non compresi, la situazione pareva abbastanza strana già di suo. Poi mi invitò a qualcosa di particolarmente strano. « Togliti le bende Keiji, aspetteremo. » Poggiai la mano sul volto, cercando, sotto l'orecchio, il nastro che teneva stretto il bendaggio sul viso. Diradandolo, sentii la pelle respirare un poco e rilassarsi, non più costretta. « Porto queste bende perché mi ricordano chi ero. » Il volto era libero, passai a srotolare le braccia ed il collo. « È piuttosto facile parlare quando nella vita si è stati mantenuti dalla moglie spia e dai figli ninja. » dissi, guardando negli occhi il padre di Sho ed Oda, non riuscendo più ad ingoiare i bocconi amari che mi aveva servito. « È facile quando non si conosce il sacrificio, gli stenti, l'inedia. » Mancava solo il busto. « Porto le bende perché la mia anima di soldato è tenuta insieme dai ricordi delle battaglie. Alcuni, però » tolsi il ogni ostacolo tra il mio petto e la mia schiena, mettendo a nudo i segnif60bea67c8cbb8fad4b76fd2ec59ee8d980c9643_hq dei rituali Maeda. « sono semplicemente un'onta che non sempre si ha piacere di portare. » Guardai Ahri, fissandola qualche istante prima di pronunciare le mie ultime parole sull'argomento. « Ma a quanto pare, a Taki non ero un pezzo sacrificabile solo per il mio patrigno. »




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    Che sta succedendo?





    -Ciao anche a te eh Pa...-

    Dissi ironico quando mio padre varcò la soglia di casa senza nemmeno degnarsi di salutare, un comportamento alquanto strano da parte sua, di solito infatti era una persona pacata ed allegra.
    Anche lui sembrava conoscere Keiji e non in senso buono, tuttavia il ninja di Kiri non sembrava conoscere mio padre, almeno è quello che capii a giudicare dal suo sguardo.
    Quindi, se non si erano mai incontrati, perché mio padre sapeva di lui? Perché mia madre avrebbe dovuto parlare con lui di un amante passato, e perché questo astio nei suoi confronti.
    Cominciò quindi un'accesa discussione tra i miei genitori, qualcosa che francamente non avevo mai visto, prprio per la natura di mio padre.

    "Ma che diavolo sta succedendo?"

    Pensai quasi incapace di parlare.

    -Mi spiegate che cosa...-

    Nemmeno il tempo di finire la frase che lo sguardo dei miei mi fece capire che non era il caso di continuare a parlare.
    Tuttavia la situazione continuava ad essere sempre più pesante e i toni verso Keiji sempre più offensivi, non potevo certo permettere che il mio ospite venisse offeso oltre.
    Quando mia madre gli intimò di togliersi le bende sbatti con forza la mano sul tavolo per poi esclamare:

    -Ma insomma! Qui Keiji è MIO ospite! Non è certo questo il comportamento che mi aspetto da voi nei suoi confronti! Non sapete cosa è il rispetto? Keiji, non sei obbligato a toglierti le bende se non vuoi...-

    Ma il ninja della nebbia aveva già cominciato a farlo, che cosa c'era sotto di esse che tanto dovevamo vedere? Era forse per quello che tutta quell'assurda situazione si era venuta a creare?

     
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