Una sfida rimandata da tempo.

Ryoshi Vs Nakora

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    Una sfida rimandata da tempo.


    Link alle schede:nakora / ryoshi

    Durata: x + 1 presentazione
    Arena e Meteo: Città abbandonata
    Regolamento: superiore
    Regole Speciali:No Morte No danni permanenti.


     
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    Che Nakora non avesse digerito il mio peccato originario era evidente. La missione con Sho ne era stato un evidente messa alla prova, e le relazioni tra noi continuavano ad essere viziate da questa mia malefatta. Purtroppo, essendo in un certo senso più legati di quanto si volesse vedere, ed uniti da molti più fili conduttori di quanto si potesse immaginare, era necessario mettere finalmente a tacere questa faccenda.
    Un galantuomo si sarebbe scusato mandando dei fuori, ed una qualsiasi nobildonna li avrebbe accettati con un sorriso, digerendo, o fingendo per sempre di aver digerito e perdonato l'uomo per l'accaduto. Purtroppo, nella storia odierna i due protagonisti non possono essere appellati come " galantuomo " e " nobildonna". Due servi di Oto senza tanti scrupoli, indubbiamente le buone maniere non erano per loro, e cercare di ricorrerci non avrebbe fatto altro che alimentare un rancore originario. Io, da bambino qual'ero avevo deciso di risolvere la cosa nel modo più animalesco possibile, ed ero certo che anche la mia compagna odierna di combattimento avrebbe gradito. Non importava chi dei due sarebbe uscito vincitore dalla faccenda, l'unica cosa importante era darsele di santa ragione. Una buona scazzottata, un po' di sangue ( non mestruale, spero ) e tante grida di dolore avrebbero sotterrato per sempre l'accaduto.
    Arrivai per primo, come giusto che sia essendo io colui che ha dato il Là a questo combattimento, invitando formalmente Nakora con una missiva. Mi avrebbe trovato seduto, vestito come sempre di una semplice tunica nera, i ciuffi rossi vagano liberi, contornando i miei occhi verdi, ben spalancati. Sapevo che ci sarebbe stato da divertirsi, e già gioivo delle sofferenze cui l'arena avrebbe fatto da spettatrice. Da tempo sfortunatamente non godevo di questo genere di sensazioni primitive, e non vedevo l'ora, nel bene o nel male, di tornare a viverle.
    L'aspettavo, come stavo appunto dicendo, seduto davanti alla torre della piazza centrale, proprio davanti a quello che doveva essere l'ingresso principale. Attorno a noi c'erano solo vecchi edifici abbandonati. Sfortuna loro, solo le pietre avrebbero potuto assistere allo spettacolo, mentre gli unici esseri viventi della zona erano pantegane ed uccellini, che invece di godersi il panorama sarebbero corse a nascondersi.
    La natura di per se è ricca di crudeltà, la base della sopravvivenza si basa proprio a spese altrui, eppure, davanti alla ferocia molti dei classici figli della natura preferiscono scappare piuttosto che gustarselo. Tutto ciò è per me inspiegabile.


    Nakora. Si, mi sono preso gioco di te mentendoti la prima volta che ci siamo incontrati, fingendomi un'altra persona. Direi, oggi, di seppellire questa faccenda per sempre. Che sia l'ultima volta che si combatte da nemici, o perlomeno, con ostilità.


    Avrei detto quand'essa fosse giunta. Già. Non potevamo mantenere fede alla prima promessa, chissà quali evoluzioni ci avrebbe riservato il destino. Nonostante senza saperlo avevamo una sorta di guida spirituale in comune, proprio lui ci avrebbe potuto condurre a scontrarci inconsciamente. O chissà, magari domani ci saremmo ritrovati fianco a fianco nella stessa battaglia. Questo non potevamo saperlo, ma riguarda il secondo comma, beh, indubbiamente potevamo oggi gettare le basi per combattere senza ostilità. D'ora in avanti.
    L'avrei salutata porgendo la mano, vecchia maniera, per poi allontanarmi a dovere.
     
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    La vita a volte sapeva essere veramente imprevedibile.
    Ormai era passato decisamente del tempo dalla missione con Sho e Ryoshi, e per quanto provasse un senso di antipatia verso il secondo si teneva occupata senza pensarci.
    Certo non metteva in dubbio che rivederlo non le avrebbe procurato alcun piacere, anzi probabilmente sarebbe finita per tentare di bistrattarlo ancora una volta.
    Per tanto quando le arrivò la lettera dal bambino... Beh, rimase per qualche istante ferma col foglio in mano mentre lo rileggeva, come per essere sicura di aver capito bene chi era il mandante.
    Rialzò lo sguardo e macinò i pochi metri che separavano l'entrata della casa e camera sua, mentre percepiva distrattamente il freddo pungente infastidirle le piante dei piedi a contatto con il legno del pavimento.
    Si era portata una mano sotto il mento guardando davanti a sè con fare pensieroso, mentre l'altra mano teneva il foglio spiegazzato e ancora aperto un po' più in basso.
    Se non ricordava male Ryoshi le aveva accennato qualcosa a riguardo all'inizio di quella vecchia missione, però lei sinceramente non aveva mai preso sul serio la cosa.
    Insomma credeva l'avesse detto tanto per calmare le acque sul momento, evidentemente però si sbagliava.
    Entrata in camera sua riportò ancora una volta lo sguardo sul foglio, battendo con l'indice dell'altra mano un paio di volte sulle sue labbra.
    Un po' alla volta le labbra si incurvarono, arrivando così a formare un sorriso smagliante.
    C'era anche da chiedersi se avrebbe accettato? Certo che sì!
    Sfogarsi a parole e insulti non aveva il minimo senso per lei, di sicuro dialogare a suon di pugni e calci era molto meglio se non l'unico modo per far capire all'altro quanto le aveva dato ai nervi quel suo modo di fare.
    La mano che teneva il foglio si chiuse a pugno, schiacciandolo e riducendolo ad una palletta per poi lanciarla via alle sue spalle con aria distratta, mentre si fiondava sui cassetti così da tirare fuori vestiti ed equipaggiamento, sicchè vista l'ora a cui si era svegliata era ancora in canotta e biancheria intima.
    In tutto quello vide chiaramente il Nibi ghignare, sembrava contenta anche lei di poter esprimere le proprie emozioni in quel modo. Dopotutto da quando si erano unite i pensieri che fossero dell'una o dell'altra non aveva più granchè importanza, condividevano la stessa coscienza e dopo l'allenamento con Itai si erano avvicinate ancora di più, tant'è che a volte le sembrava quasi che le loro personalità fossero in procinto di fondersi l'una con l'altra una volta per tutte e in maniera definitiva.

    Ehi Nako! Che è tutto questo casino?

    La voce della sua gemella la riportò alla realtà coi piedi a terra.
    Non sapeva spiegare il perchè, però anche soltanto sentire la voce della sorella e sapere che era presente la metteva di buon umore.
    Comunque sia non esitò a risponderle mentre finiva di infilarsi i pantaloni, chiudendo il bottone e infilando la cintura.

    Niente Yushino, non ti preoccupare! Devo solo andare a regolare qualche conto con un amico, ci vediamo dopo!

    Gridò quelle parole mentre finiva di vestirsi e indossare l'equipaggiamento, per poi voltarsi così da guardarsi allo specchio ed essere sicura che fosse tutto al suo posto.
    Non le sembrava di aver dimenticato nulla, per tanto si incamminò verso la porta di casa a passo veloce mentre salutava vagamente la gemella con un cenno della mano e un sorriso.
    Una volta fuori si incamminò tra le strade di Oto, andando dritta verso il luogo dell'incontro.
    Quella giornata stava iniziando bene.

    [...]

    Non fu difficile localizzare la zona esatta, le rovine che la circondavano non lasciavano dubbi in merito al fatto che fosse quello il luogo giusto.
    Per tanto si incamminò tra gli alberi, le piante rampicanti che si annidavano tra gli edifici malridotti e le macerie che ogni tanto si trovavano lungo il cammino, questo finchè non raggiunse un ampio spiazzo alla cui estremità opposta da cui era venuta lei, si trovava proprio Ryoshi.
    Era esattamente come se lo ricordava: All'apparenza un semplice bambino con una tunica nera e dei capelli rossi sparsi al vento.
    Senza esitare continuò a camminare così da andare incontro a Ryoshi, il quale le porse la mano per stringergliela mentre le rivolgeva alcune parole.
    Non si sarebbe sorpresa se l'altro con quella stretta di mano avesse provato a giocarle qualche scherzetto, però voleva ancora una volta credeva nel suo onore e dignità personale, per tanto non si rifiutò e gliela strinse di rimando.
    Come il bambino ebbe terminato di parlare e di stringerle la mano, lei non rispose in alcun modo e invece di allontanarsi continuò a camminare avanti guardandosi sempre e comunque le spalle, con tutte le intenzioni di entrare all'interno della torre e raggiungere la cima.
    Nel mentre prese parola, così da dare una spiegazione a quel suo atteggiamento e risponderli a dovere.

    Quando le nostre nocche saranno soddisfatte allora sarà tutto risolto. Comunque io ho intenzione di andare sulla cima, decidi te se seguirmi o fermarmi e combattere già da ora.

    Disse senza battere ciglio.
    Una cosa però alquanto curiosa che Ryoshi avrebbe potuto notare però, sarebbe stato il fatto che il tono utilizzato per quelle parole non era stato nè acido nè tanto meno nervoso o simili. Apparentemente non sembrava fosse arrabbiata e anche il fatto che avesse detto al bambino di scegliere il momento da cui iniziare, beh, lasciava ben intendere il suo stato d'animo attuale. Aveva apprezzato la proposta di risolvere le cose a quel modo.
     
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    Ebbene, dopo una veloce stretta di mano la mia cara rivale del giorno non si perse in chiacchiere. In un certo senso adoravo il suo modo di fare. Nessuna perdita di tempo, andava dritta al sodo e non mancava mai di comportarsi come una sorta di stronza maleducata. Mi piaceva, utopicamente parlando visto che rimango un bambino di dieci anni.


    Pare dunque voler rischiare la sorte...

    Mentre ero rimasto in attesa del suo arrivo avevo dato uno sguardo intorno a me, e sembrava proprio che la zona fosse in rovina, nel senso più dispregiativo possibile del termine, e che soprattutto la torre non avesse più una struttura abbastanza solida da assicurare un'arena solida e priva di rischi. La vidi entrare dentro, diretta a prendere le scale per salire verso la cima. Guardai attentamente la struttura, sembrava quasi vibrare. Sorrisi sghignazzando: ci saremmo divertiti.


    L'hai detto, lo scontro inizia adesso!

    Lei aveva optato per la scelta più lunga e pericolosa, quella delle scale interne. Io invece optai per la sicurezza e per le mie doti, che nell'ottica di superiorità devono sempre essere sfruttate al meglio. Poggiai immediatamente un piede sulla struttura, ed iniziai a correre verso l'alto furtivamente evitando di farmi vedere dalle finestrelle che davano sulle scale, cercando di rimanere occultato. La torre era alta trenta metri, ed indubbiamente passando dall'esterno e correndo in verticale avrei impiegato meno tempo di Nakora ad arrivare in cima. Una volta giunto a poco più di metà della torre preparai la prima offensiva. Lei sarebbe salita, ed io sarei rimasto appeso all'esterno della torre attraverso il chakra adesivo. Solo se si fosse sporta dalla finestra mi avrebbe potuto vedere, appiccicato al muro. Per l'offensiva avrei cercato di usare i miei sensi, in fondo potevo cercare di sentire i suoi passi e cercare di immaginare la sua posizione. Infine, qualora non ne fossi stato sicuro, avrei potuto usare lo specchietto dal bordo della finestra per controllare la sua posizione, ma senza per questo dovermi esporre alla vista.


    Sei stata tu a dire che il combattimento è iniziato...

    Era un combattimento, senza regole, e se pensava che sarebbe stato privo di colpi bassi, o di puri cazzoti si sbagliava. Rimanendo all'esterno della torre, dove lei non avrebbe potuto vedermi senza mettere direttamente la testa fuori da una delle finestrelle che si stagliavano vicino alle scale, avrei iniziato a prepararmi al combattimento. In quelle rovine non mancava di certo del materiale sabbioso, ma volevo essere certo di averne in quantità sufficiente a ciò che necessitavo. Tutta la torre era coperta da polvere, e non sarebbe stato facile per nessuno notare la differenza tra essa e la mia sabbia. Non lo sarebbe stato nemmeno per Nakora, che si sarebbe ritrovata, mentre saliva le scale per andare sul tetto della torre, proprio nella mia sorta di trappola. Rimanendo all'esterno dell'edificio attesi di sentire il suo passaggio all'interno, e proprio quando lei fosse stata dall'altra parte del muro dietro il quale ero nascosto avrei iniziato. La sabbia depositata sui gradini sui quali saliva avrebbe atteso il suo passaggio, e subito dopo l'avrebbe attaccata da dietro, andando a stritolare le caviglie della povera otese. Slot azione 2 .


    Cosa potrebbe fare istintivamente qualcuno che si sente preso alle spalle ?

    Non sapevo cosa sarebbe successo, la presa alle caviglie avrebbe potuto farla cadere o meno, in ogni caso la sabbia l'avrebbe rincorsa, ma indubbiamente era facile pensare che se avesse seguito l'istinto si sarebbe voltata, cercando di guardare da dove proveniva l'attacco. Ritenendo che si sarebbe comportata in questa maniera la mia seconda offensiva sarebbe partita esattamente da davanti alla ragazza, secondo la strada che stava facendo prima della presa alle gambe. Dalla sabbia sul pavimento e sui muri davanti a lei sarebbe partito un grosso costrutto dal diametro di 1 metro sarebbe partito da 4 metri davanti alla ragazza, cercando di travolgerla. slot azione 3. Infine, qualunque fosse stato l'esito del costrutto, la sabbia che lo aveva creato avrebbe cercato di stringersi attorno alla ragazza, per realizzare il famoso funerale del deserto. slot tecnica 1 .

    Al termine dell'offensiva mi sarebbe piaciuto parlare, ma per il momento avevo cercato di non farmi individuare, attaccandola dall'ombra. Era stata lei a dare inizio alla cosa, e non si poteva certo sperare ch'io non avrei colto al volo l'occasione. Ero già stato abbastanza galantuomo da invitarla a saldare il debito, non volevo esagerare.


    50 bassi : - 1 / 4 chakra adesivo - 3 bassi per gli attacchi con la sabbia ( 3 attacchi con 2 unità ) = 46.75
     
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