Il Fiore e la Bestia

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  1. -Hidan
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    Il Fiore e la Bestia

    I


    Appena sentii il rumore della porta di casa chiudersi, con i passi di Ryo che si allontanavano dal piccolo vialetto della mia proprietà, tornai con tutto il corpo all'interno della grande vasca, immergendomi completamente nell'acqua calda. Il continuo fluire dell'acqua a quella temperatura, con complicità delle finestre e delle porte chiuse, aveva dato origine ad un livello di umidità e vapore nell'aria per cui tutte gli specchi del bagno erano ormai appannati, mentre in tutta la stanza sembrava esserci una fitta nebbia, come in una classica mattinata di Kiri. Quello era il mio habitat perfetto, dove potevo ritrovare le energie perdute e lasciarmi andare al meritato riposo dopo essere sopravvissuto a quei giorni di immotivato - con il senno di poi - pericolo.
    Eravamo riusciti a rimanere in vita anche quella volta, io e lei insieme.
    Fin da quando ci eravamo conosciuti non ricordavo una missione, un evento - tranne pochissimi casi sporadici - in cui non avevamo rischiato di finire male per colpa di qualcosa di realmente più grande di noi. Fin dalla nostra prima missione, quando eravamo solo degli studenti, in cui ci trovammo ad affrontare la Confraternita della Nebbia di Sangue, passando per l'attacco a Suna da parte dei Kijin, per la nostra gita fuori porta a Taki, in cui riuscimmo a sviluppare le nostre relative tecniche di clan sopite, quindi di nuovo Taki, e alla fine Genosha. Sempre insieme, o quasi, ad affrontare pericoli ed avventure, che fosse una valanga di neve o un guerriero dell'estremo ovest aveva poca importanza. Io finivo sempre a terra, quasi morente, e lei era sempre pronta a curarmi, al mio fianco.
    Sorrisi da solo, al ricordo di tutti quei eventi, e ancor di più quando finalmente giunsi al pensare dell'ultima sera, in quel piccolo e caldo rifugio in mezzo a tanto gelo e pericolo. Ai suoi grandi occhi che guardavano i miei, alle sua calde labbra che sfioravano le mie. Non che fosse andato tutto per il meglio, visto anche la presenza ingombrante e alcolica di Samoru, e quelle non meno fastidiose dell'Eremita e di Sanjuro. Però, sebbene in quel momento avrei voluto tagliare la testa a tutti i presenti, mi avevano, in un certo modo, salvato.
    Così avrei fatto se avessimo continuato a rimanere soli in quella stanza?
    Sinceramente, non riuscivo a trovare una risposta, anche se, in quella stanza, in quel momento, non avevo nessuno a cui rendere conto. Cosa rappresentava realmente Meika per me?
    Lei era stata forse la mia prima vera amica, forse qualcosa in più, anche se non l'avevo mai veramente vista come tale, vista anche la mia sporca abitudine di provarci con tutte dato il mio innamoramento facile, ma ero pronto a fare un qualcosa in più ancora? Cosa volevo? Cosa voleva il mio cuore?
    Non riuscivo a trovare una risposta a quei quesiti, e più il tempo passava in quella vasca, più le domande parevano rimanere senza risposta. Sbuffai, spazientito dalla mia stessa persona, perennemente in bilico tra l'amore per l'inesplorato e per quello certo, per l'odio tra le catene della sicurezza e per la solitudine, alzandomi dopo non so quanto tempo dalla vasca ed uscendo da essa, dopo che anche l'acqua era diventata fredda e il vapore si era dissolto nella stanza. Non persi tempo ad asciugarmi ed incominciai a girare per casa nudo, bagnando con il corpo ogni stanza in cui entravo, finché non decisi di lasciarmi cadere sul letto, mettendomi un cuscino sulla faccia, quasi a soffocarmi da solo. Sono un idiota... Non che fosse una novità, ma ogni tanto faceva bene ricordarselo anche da solo. E mentre maledivo me stesso e la mia indecisione, senza accorgermi, mi addormentai, lasciando posto ai sogni in cambio dei miei cupi pensieri.

    Mi svegliai quasi come mi addormentai, solo che parecchie ore dopo.
    Troppe ore dopo.
    Il pomeriggio era passato ed ormai la sera sopraggiungeva, quando, tirando via il cuscino dal volto, mi accorsi che avevo poco più di mezz'ora di tempo per raggiungere Meika a casa sua. Saltai giù dal letto, ancor più preoccupato di come mi ero addormentato. Se fossi arrivato in ritardo avrei avuto ben poche preoccupazioni per tutto quello che c'era stato, visto che Meika mi avrebbe probabilmente creato un meteorite immaginario per farmela pagare. Ormai asciutto, sebbene ancora - come sempre - spettinato, decisi in poco tempo il vestiario per quella sera: pantaloni color bianco con un maglioncino a dolcevita color blu. In men che non si dicesse riuscii anche a pettinarmi, più o meno, riuscendo a dare un senso a quella folta chioma di color blu, con il mio ciuffo albino ben sistemato davanti a tutti. Uscii di casa quasi correndo, e correndo raggiunsi il quartiere Akuma, passando prima per un piccolo botteghino da cui comprai una bottiglia di vino bianco abbastanza pregiato. Va bene che non ero un signore con le buone maniere, ma presentarmi a mani vuote sarebbe stato anche troppo scortese. Arrivato ormai in prossimità della casa di Meika, smisi di correre, con un fiatone evidente. Recuperai in poco tempo il fiato, e quando il fiatone fu del tutto scomparso, mi apprestai ad andare a bussare alla porta di Meika.
    Quando lei mi aprì la porta con indosso un alquanto stravagante grembiule, non riuscii a trattenere le risate. Direi che sono anche troppo elegante questa sera allora! Ho portato una bottiglia di vino, così... Per festeggiare... Scherzai, mentre Meika mi faceva accomodare in casa, correndo però subito in cucina. La seguii poco dopo, notando come si fosse data un gran da fare. Ah però! Non sapevo fossi una cuoca provetta! Ero abituato alle lepri allo spiedo... Sorrisi, mentre mi avvicinai, quasi d'istinto, alle sue spalle, mentre lei era intenta a continuare a cucinare. Appoggiai le mie mani sulle sue spalle e la baciai delicatamente sulla guancia, allontanandomi immediatamente. Mi piace tutto, non preoccuparti... Sono di bocca buona! Esclamai, prima di spostarmi nel soggiorno, tutto adibito alla cena nel migliore dei modi possibili. Pochi minuti dopo Meika mi raggiunse, sedendosi di fronte a me al tavolo, dopo aver abbandonato quel divertente grembiule e aver portato le mille pietanze. Oh, che peccato... Quel gamberone ti donava proprio. Gli sorrisi, prendendo le bacchette in mano. Sono sicuro che sarà tutto buono, non preoccuparti! Presi, dopo di lei, un gamberone fritto dal centro tavola, portandolo immediatamente alla bocca. L'essermi addormentato non mi aveva permesso di pranzare, e mi accorsi di essere affamato come un lupo solo quando l'impanatura del gamberone toccò la mia lingua. Mandai giù il boccone. E' ottimo! Dissi. Anche se si dice che fritti sono buoni anche i calzari ninja! Continuai, scherzando, e a riprova di ciò portai alla bocca subito un altro boccone di gambero e verdura. Dici bene! Risi. Il suo primo appunto è stato che ero stato rimasto genin anche troppo a lungo, e ha aggiunto immediatamente che una delle spade deve essere mia! Passai a mangiare un boccone di riso. Non che abbia tutti i torti, penso proprio di essermela meritata! Presi la bottiglia di vino dal centro tavolo, e riempii i bicchieri, porgendo a Meika il suo e prendendo poi il mio. Allora... A che brindiamo...? Chiesi, mentre mi pulivo le labbra dalla pastella del fritto. Alle Sette? Ero certo che mi avrebbe fulminaot con gli occhi. Scherzo, scherzo... All'essere vivi? Riprovai. A... Noi?
    Questo doveva andare bene.
     
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