Il Fiore e la Bestia

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  1. -Hidan
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    Il Fiore e la Bestia

    II


    L'ultimo mio tentativo di brindisi andò a buon fine. Meika sorrise, leggermente arrossata in volto, dopo aver letto chiaramente nei suoi occhi la volontà di ficcarmi le bacchette nella trachea quando proposi di brindare alle spade. D'altronde, me lo dovevo aspettare, però la mia poca lucidità unita alla frenesia e all'entusiasmo di aver recuperato il metallo - e anche di essere tornati vivi da Genosha, ovviamente - avevano preso, ancora una volta, il sopravvento. Sorrisi a mia volta, brindando, e bevendo un bel sorso di vino dal bicchiere, senza sorseggiarlo come da prassi e buon costume. Dopo aver dormito sotto una coperta di orso appena scuoiato le buone maniere erano andate a farsi benedire ai kami. Non male, vero? Esclamai, soddisfatto della scelta. In verità mi ero fatto consigliare dal venditore, visto che di vino non ne sapevo nulla, però fui gratificato comunque dal buon sapore della bottiglia acquistata. Di solito bevevo acqua. Tanta acqua, e Meika lo sapeva, però per una sera potevo fare uno strappo alla regola. Comunque non penso forgeranno mai una spara-dardi... Con tutto il rispetto, eh... Però sprecare così del buon metallo... Sarebbe un oltraggio! Mi ficcai un pezzo di carne in bocca. Diciamo entrambe! Un altro pezzo di carne in bocca. E' tutto molto buono, anche se il sunomono non mi ha mai fatto impazzire. Comunque si, mi sono addormentato e non ho pranzato, per questo sono così affamato. Ammisi, anche se nulla di quello voleva togliere qualcosa alla bontà dei piatti preparati da Meika. Così la serata continuò, mangiammo e bevemmo vino a quantità, tralasciando volutamente l'acqua. Mi accorsi di poter bere una grande quantità di vino senza sentirlo troppo andare alla testa, molto probabilmente era perché avevo così tanta acqua in corpo che l'alcol si disperdeva meglio che negli altri corpi. Lo stesso non si poteva dire di Meika, la quale espressione, quando ormai la bottiglia era quasi terminata, poteva raramente tradire una condizione leggermente brilla. Non glielo feci notare, sperando, però, che le sue condizioni non peggiorassero in breve tempo. Sapevamo entrambi molto bene che, prima o poi, qualcuno avrebbe introdotto l'argomento principe. Sapevo che il momento sarebbe stato, molto probabilmente, dopo il fantomatico dolce preparato, ma un leggero pizzico di ansia adesso era comprensibile. Quello che era successo, prima nella grotta, e poi nel rifugio a Genosha, almeno finché il fantastico trio di guardini strampalati non decise di interromperci, non poteva passare inosservato, ed entrambi avremmo avuto bisogno di parlarne. Io, volontariamente, forse con un po' di timore, avevo deciso di non pensarci, di agire seguendo le emozioni quando tutto ciò mi si sarebbe parato davanti, e adesso, che sentivo il momento arrivare fatidico, anche nolente, non potevo permettere ai pensieri di scorrere indisturbati nella mia testa. La felicità del momento, sconfinata, in mezzo a tanto gelo e paura, era stato un faro in quell'isola prigione. Mi resi conto di fissare il piatto, quasi imbambolato, quando Meika interruppe il silenzio che si era creato. Eh! Sì, cosa? Pensavo di essermi perso un passaggio, di non aver sentito l'inizio della frase. Si stava scusando per aver preparato il sunomono, doveva essere questo. Non ti devi scusare, Meika... Non hai colpe. Come poteva saperlo, d'altronde? Dico veramente, non ha importanza! Non avevi alcun modo di saperlo! Il dolce può aspettare, è tutto squisito! Perché così tanti sensi di colpa per un insignificante piatto di contorno?! Veramente c'hai pensato così tanto? Non pensavo di essere stato così duro. Non è stato un errore! Cosa dici?! Cosa ti salta in mente?! Si stava logorando da tutta la cena per quel piatto, come avevo fatto a non notarlo prima? Non mi perderai... Sei impazzita? Cercai la sua mano sul tavolo, incominciandola a stringere. Non mi perderai per un banalissimo ed idiota sunomono! Solo allora capii di non aver assolutamente compreso nulla. Ah. Mi sentii morire, desiderando di esplodere al momento, o di prendere fuoco, o di essere inghiottito in una voragine. Non parlavi del sunomono allora...
    Questa poteva essere una delle migliori gaf della storia del mondo ninja. Dovevo recuperare il filo dal discorso, ma non avevo idea di come fare. Avevo pensato stesse parlando del piatto fino a dieci secondi prima, dimenticando quasi quello che aveva detto. Meika non aveva atteso il dolce, e neanche la fine della cena, prendendomi completamente di sorpresa. Dovevo fare qualcosa, altrimenti sarei stato divorato dalla sua furia omicida. Quella era una dichiarazione, la dichiarazione di Meika, la migliore amica fino ad un giorno prima, la persona con cui avevo condiviso più avventure, emozioni, pericoli, gioie e dolori in tutta la mia vita. Era la figura più importante di tutta la mia vita, lo sapevo, sunomono o meno. Lei aveva parlato di dimenticare, di scuse, di errori, di perdite, ed io di verdure sotto aceto. Ero nel panico più totale, e c'era solo un modo per uscirne. Divenni paonazzo definitivamente, se già non lo ero diventato prima, ma decisi di mettermi, seppur le ginocchia tremassero. Avrei incominciato a camminare, girando intorno al tavolo, e finendo con il mettermi in ginocchio a pochi centimetri da Meika. La guardai negli occhi, grandi e bui, per molti, silenziosi istanti. Anche io sono stato sincero... Poggiai le mie mani sulle sue spalle, mentre la destra si avvicinava lentamente al suo collo, sfiorandolo delicatamente. I nostri due visi erano ormai a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. E se c'è una cosa di cui sono sicuro in questa vita è... E' che non mi perderai. La baciai quindi sulle labbra, non fugacemente, ma un bacio lungo e passionale. Non posso perderti, lo capisci? Non adesso... Il cuore si era quasi calmato adesso, ora che mi ero liberato di quel peso.
    La mia idiozia non mi aveva dato la possibilità di ragionare, cosa in cui non ero particolarmente avvezzo, ma che forse in quella situazione sarebbe potuto essere solo un problema.
    I sentimenti non mentivano e non sbagliavano mai.

     
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