Il Fiore e la Bestia

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  1. -Meika
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    Il Fiore e la Bestia

    III



    Poi arrivavano quei momenti in cui ti chiedevi come fosse possibile che ti piacesse un tale idiota.
    Mentre lo pensavo immaginai che a qualsiasi donna fosse capitato almeno una volta nella vita ma sospettavo che Akira me ne avrebbe dato occasione più e più volte.
    Aveva frainteso tutto! Per un lungo istante rimasi in silenzio, con lo sguardo perplesso, stringendo appena la sua mano nella mia. Poi man mano che la consapevolezza delle sue parole giunse al mio cervello venendo – con un po' di difficoltà – elaborate la mia mandibola si separò sempre più dalla mascella fino che non assunsi la classica posa “a bocca aperta”.

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    ... Il sunom... rimasi così in silenzio. L'altra mia mano, lentamente, andò a stamparsi davanti la mia faccia mentre l'emozione che fino a quel momento avevo provato fu all'improvviso allentata assieme alla tensione da una specie di risata sincera ma nervosa allo stesso tempo.
    ... provai a pensare a qualcosa, ma mi accorsi che dalle mie labbra sarebbero uscite solo minacce o imprecazioni, così finii per star zitta, ma dietro di se Akira poteva percepire (sebbene non lo stessi effettivamente creando) il suo peggior nemico: un uomo alto sei metri composto del tutto da rotoli di carta assorbente.
    Il peggior nemico di qualsiasi Hozuki.


    Lui, invece, rimase in silenzio. Risi poco ma quando rialzai lo sguardo vidi che era arrossito. Per la seconda volta da che lo conoscevo era rimasto senza parole. Il risultato, dovetti ammettere con me stessa, era notevole.
    Si alzò, si avvicinò a me ed io gli feci appena posto. D'un tratto sembrava essere tornato serio. Fino a poco prima la stanza era piena di parole, risate, di profumo di cibo e vino. Sembrava essere tutto sparito: c'eravamo solo noi ed il rumore del nostro cuore.
    Poi parlò e le sue parole furono dolci. Alzò le mani, le posò sulle mie spalle esili ma la destra proseguì verso l'alto sfiorando il mio collo. Parlò ancora, confessando che non l'avrei perso. Compresi che avevo detto un sacco di idiozie solo perché non avevo idea di dove iniziare: era la prima volta che mi succedeva, Era la prima volta che in vita mia dovevo affrontare quei discorsi e l'alcool che avevo ingerito più che disinibirmi aveva avuto l'effetto di farmi confondere le idee ancora di più. Lui rese tutto facile invece. Si avvicinò e disse la sola cosa che infondo ero certa di voler sentire e quando vidi il suo viso avvicinarsi al mio istintivamente, come se fosse un comando dettato dalla natura, chiusi gli occhi ed inclinai appena il capo, accettando e ricambiando quel bacio forse inatteso ma decisamente sperato che non fu come quello di Genosha. Non era un semplice contatto, dolce ma fugace, un gesto avventato eppur timido. Mi sentii avvampare e la sinistra andò sulla sua mano destra, stringendola appena ma senza spostarla mentre la destra passò al fianco del suo collo fino ai suoi capelli, che accarezzò con leggerezza per un lungo istante.
    Quando le nostre labbra si separarono decisi di non allontanarmi per niente, rimanendo con la fronte appoggiata contro la sua e con gli occhi chiusi. Le guance erano inevitabilmente arrossate ed il cuore sotto l'improvviso stimolo emotivo si stava muovendo ben oltre quelle che erano le mie reali necessità fisiologiche. Ogni battito sembrava essere un tuono nelle mie orecchie ma forse, per la prima volta da quella notte al rifugio mi sentivo realmente tranquilla.
    Non mi perderai. mormorai allora, con la voce ridotta ad un soffio. Mi allontanai allora giusto un po' per aprire gli occhi e vederlo in viso, mentre la mano destra andò sul suo viso seguendo la linea della mandibola per un tratto. ...Anche se rimarrai un grandissimo idiota. puntualizzai, riferendomi ovviamente alle sue parole di prima, tirandogli un delicato pizzico senza intenzioni nocive proprio dove avevo fermato le dita. La sounomono! Se non fossi la ragazza in questa storia sarebbe da raccontare ai posteri ed inserire nel libro delle cose da non dire ad una ragazza! Cosa che ovviamente non avrei fatto. Non volevo che si sapesse in giro che nel momento in cui mi ero dichiarata a lui Akira fosse riuscito magistralmente a fraintendere il mio decisamente confuso discorso in maniera così plateale.
    Però ero felice.
    Ero felice che avesse detto quelle parole, ero felice che mi avesse baciata ed alla fine quel malinteso non era forse una delle cose che mi piacevano di lui? L'essere sempre così spensierato eppure serio, se necessario? Un grosso peso sembrava che fosse sparito dal mio stomaco assieme alla paura di essere respinta.
    Allora passai entrambe le braccia attorno al suo collo e lo baciai e senza rendermene conto finimmo distesi in terra ed io addosso a lui. Quando allontanai il mio viso dal suo nuovamente non lo feci di molto. I capelli ricaddero in avanti ed anche se non fossero chissà quanto lunghi sapevo che gli solleticavano appena il viso. Misi entrambe le mani sul suo petto, stringendo appena, con delicatezza, il suo maglione tra le dita.
    Ci sarebbe il dolce... sussurrai ...ma per me può rimanere lì per un bel po'. Aggiunsi poi, abbassandomi nuovamente su di lui.
    Il dolce poteva attendere.
    Tutto il mondo poteva attendere, anche la notte intera.




    Edited by -Max - 6/1/2016, 12:01
     
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