Il Fiore e la Bestia

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  1. -Hidan
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    Il Fiore e la Bestia

    III


    Sarebbe potuta andare peggio, sicuramente, anzi, mi era andata fin troppo bene.
    Quasi mi meraviglia della potenza che un unico, singolo gesto come un bacio poteva avere. Le nostre labbra si toccarono per solo pochi istanti, e il cuore parve fermarsi e allo stesso tempo esplodere in mille fragili pezzettini. Una sua mano strinse la mia, mentre l'altra salì dalla spalla fino al mio collo, quindi arrivò fino ai capelli. Sentii le sue morbide dita sfiorare, smuovendo di soli pochi millimetri, le punte dei miei strani capelli blu, finché non decisi di porre fine a quel bacio, allontanandomi di forse una manciata di centimetri dalla sua bocca, mentre lei poggiava la sua fronte contro la mia. Notai i suoi grandi occhi, chiusi, e le sue guance irrimediabilmente rosse, come ogni volta in cui facevo una battuta su di lei. O su di noi. Sorrisi, quasi istintivamente, sapendo che lei non avrebbe visto quel dolce sorriso e il torpore del mio viso in quell'istante, in quel momento in cui non desideravo altro che continuare a baciarla fino all'alba, solo per poi iniziare di nuovo. Meika, anche in tutta la sua fragilità, dolcezza e timidezza, adesso era l'unica persona con cui sarei voluto stare.
    La vidi allontanarsi, riaprendo gli occhi, mentre le dita sfioravano la mia guancia, infine pizzicandola. Me l'ero dimenticato e, comunque, mi era andata più che bene. Eh si, me lo merito... Ridacchiai, mentre con la mano destra incominciai ad accarezzargli il collo e i capelli. Nulla da eccepire... Mi sedetti vicino a lei, incrociando le gambe. Secondo me è una storia divertente, Itai potrebbe farsi due risate se gliela racconto! Minacciai l'Akuma, ovviamente scherzando, ma con uno strano ghigno maligno in volto.
    Alla mia provocazione non ci fu risposta mai più dolce, visto che entrambe le sue braccia andarono a cingere il mio collo e il suo corpo andò a finire sul mio. Eravamo entrambi stesi a terra, con il mio volto tra le sue braccia e i suoi fianchi tra le mie, mentre le nostre labbra si toccavano, più e più volte, per non so quanto tempo. Alla fine poggiò le sue mani sul mio petto, stringendo il maglione, mentre io andavo a portare le mie braccia dietro al mio collo, con le mani incrociate, così da formare una sorta di cuscino per la mia testa. I miei occhi scuri erano persi dentro ai suoi, e lo stesso valeva per lei. Niente sembrava capace di distrarmi da quella visione, nulla poteva rompere quel momento magico... Finché non nominò la parola dolce.
    Oh? Il dolce! Vero! Lo vado a prendere io, tranquilla! Esclamai, ingenuamente, senza finire di ascoltare le parole di Meika, alzandomi bruscamente, facendola sobbalzare di lato, credendo di fare cosa gradita ad entrambi. Mi scaraventai in cucina, prendendo il dolce dal frigo. Aveva preparato il kuzumochi, svariati pezzi tutti ben ordinati in un unico grande piatto circolare. Posai un attimo il piatto sul piano della cucina, mettendomi a cercare lo sciroppo dolce in varie credenze. Non volli disturbare Meika e, come sempre, feci un piccolo errore. Piccolo, alla fin fine, cosa significava confondere la boccetta dello sciroppo con quella dell'aceto balsamico? Cosparsi il dolce con lo sciroppo - aceto n.d.r. - quindi riportai il tutto in salotto, poggiandolo sul tavolino e ritrovando Meika dove l'avevo lasciata, probabilmente meno felice. Sembra squisito! Sei stata bravissima e dolcissima stasera a cucinare e ad avermi invitato... Sorrisi, ancora ignaro di cosa stavo per fare, mentre prendevo un piccolo pezzettino dal piatto e glielo avvicinai alla bocca, cercandola di imboccare.
    Inguaribile romantico. O disastro, fa lo stesso.

     
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