Il Fiore e la Bestia

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  1. -Meika
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    Il Fiore e la Bestia

    IV



    Dolce. Non avrei dovuto pronunciare quella parola. Akira come ogni perfetto uomo che non comprendeva ciò che volesse dire una donna - ma che comprendeva perfettamente ciò che voleva dire il suo stomaco - si alzò, accorrendo a prendere il dolce che avevo preparato.
    Sospirai, rimettendomi seduta, cercando di sistemare (senza troppo successo) i capelli vagamente disordinati e calmare il battito del mio cuore che non accennava a ridursi. Sentii Akira armeggiare in cucina, ma non feci nulla, lasciandogli il compito di portare in tavola il kuzumochi. Quando lo vidi tornare non vidi lo sciroppo ma vidi che il denso liquido scuro era già stato versato sulla pietanza... per cui immaginai che l'avesse già fatto.
    Hai già versato anche lo sciroppo. Dissi facendogli spazio sul tavolino ingombrato di piatti e vettovaglie. Misi il mio piatto vuoto sul suo e ci sedemmo nuovamente vicini dalla mia parte.
    Ora, io non potevo immaginare che fosse stato in grado di incasinare qualcosa di semplice come un kuzumochi. Ero troppo con la testa tra le nuvole per immaginare che la zaffata di aceto che mi arrivò al naso provenisse dal dolce e non dal sounomono come immaginai. Così, seppur non senza imbarazzo (lui probabilmente era molto più romantico di me) accettai di assaggiare il primo boccone di quello che lui aveva trasformato in un disastro culinario.
    Bé, sì, volevo farlo... risposi abbastanza pateticamente ai suoi complimenti, dunque tirai indietro una ciocca di capelli per avvicinarmi verso il cucchiaino che reggeva il boccone della pietanza.


    Necessitai di alcuni secondi per elaborare il fattaccio. Non appena la lingua rimescolò gli ingredienti nella mia bocca la disgustosa combinazione di sapori esplose e tutte le reazioni che ne conseguirono furono riflessi di autodifesa: innanzitutto misi la mano sinistra davanti la bocca, mentre il mio viso assumeva un'espressione a metà tra il sorpreso ed il disgustato. Dunque la estra afferrò la bottiglia d'acqua e riempì un bicchiere mentre - per forza di cose - ero costretta a mandare giù il boccone dall'insolito sapore dolce-acido. Dunque tracannai con poca eleganza l'intero bicchiere di acqua, tossendo alla fine.
    Non... mangiarlo... riuscii a dire alla fine.
    Bleah. aggiunsi poi, osservando il "piatto".
    Devo aver sbagliato qualcosa, è disgustoso. E si vedeva che non era una esagerazione. Le mie reazioni erano state troppo forti per essere considerate una semplice "vergogna" per un piatto venuto male. Così mi alzai, afferrando il piatto di kuzomochi, per portarlo in cucina.
    Scusa, questa è venuta male davvero... Aggiunsi, sempre con quel tono disgustato. Mi voltai per andare a gettare il piatto quando sentii l'odore dell'aceto farsi più forte. Qualcosa allora iniziai ad intuirla: avvicinai il piatto al viso, lo annusai e conclusi che sì, quello era odore di aceto. Allora non mi fu difficile fare due più due.
    Ehm... Akira? Per caso hai preso la boccetta che c'era sul ripiano, quella con l'etichetta rovinata? Domandai... ed ovviamente era sì. Potevo vedere di lì che quella boccetta era spostata mentre quella dello sciroppo (che riposava tranquillamente in frigorifero) non era da nessuna parte. Così allora, morendomi un labbro, posai nuovamente il kuzomochi sul tavolo e mi sedetti.


    Con calma.


    Ma non potevo resistere.
    Improvvisamente le mie labbra si piegarono in una specie di sorriso evidentemente trattenuto. Hai... hai messo l'aceto sul kuzomochi... avrei dovuto aggiungere qualcos'altro a quella frase, ma non ci riuscii perché scoppiai a ridere, stendendomi a terra. Non potevo non ridere.
    Certo, Akira avrebbe potuto pensare che sarebbe stato normale che mi fossi infuriata, ma se ci pensava da che mi aveva conosciuto ero solita reagire con "rabbia" solo quando mi metteva in imbarazzo. Quella volta non ero io ad essere in imbarazzo, anzi, probabilmente lui si sarebbe sentito in imbarazzo per aver rovinato il dolce. Non che me ne importasse: per diverse ragioni quella serata da intendersi romantica stava proseguendo come circa i due terzi delle volte in cui, insieme, finivamo per fare cavolate o disastri di altro tipo.
    Passò più di un minuto prima di calmarmi, ed avevo le lacrime agli occhi. Non mi alzai però, guardando Akira dal basso verso l'alto, asciugandomi le lacrime che erano scese per il divertimento.
    Scusa per la risata. Dissi, non senza un po' di affanno nella voce. È che... dai come ci sei riuscito! Per caso ti ho mandato la testa tra le nuvole? Allungai una mano, punzecchiandogli un fianco con un dito. Cercavo di essere maliziosa, ma dopo tutto quello che era successo era più probabile che risultassi comica. Non fa niente, davvero. Era solo un dolce. Aggiunsi poi, giusto per essere sicura che non si sentisse troppo in colpa. Perché non lo provi? Così siamo pari. suggerii, quasi sfidandolo con lo sguardo. Sarebbe stato coraggioso abbastanza da assaggiare un cucchiaio della sua stessa opera culinaria?







    Edited by -Max - 10/1/2016, 15:52
     
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