Il Fiore e la Bestia

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  1. -Hidan
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    Il Fiore e la Bestia

    V


    Per fortuna, grazie anche alla frivolezza della situazione, contornata da quel leggerissimo velo di romanticismo che, anche se inconsapevolmente avevo provato a disfare con i miei fraintendimenti e casini vari, riuscii a scampare dalla sfida di Meika, ritrovandoci in men che non si dicesse a rotolare per terra. E mentre noi eravamo lì, distesi, senza pensieri se non quello che l'uno provava per l'altro, a baciarci, stringerci, giocare e scherzare, la pioggia cadeva battente sulla città, cancellando e spazzando via preoccupazioni e paure che fino a poco prima sembravano assalire i nostri cuori. Ad ogni tuono stringevo di più il suo corpo contro il mio, ad ogni nuova folata di vento un nuovo bacio sostituiva l'altro, ed ognuno era più intenso dell'altro. La mia mente era svuotata, il petto era pieno, ed ogni attimo in cui le nostre labbra si toccavano e poi si dividevano, sembrava che un'eternità passasse prima che il tutto ricominciasse da capo. Ancora, e ancora.
    Quando l'ennesimo tuono fece tremare l'aria attorno a noi, nel nostro piccolo regno sicuro che ci eravamo creati in quella sala da pranzo, Meika allontanò il suo viso dal mio, poi tutto il corpo, alzandosi in piedi e, facendolo, mi tirò a sé. Feci forza sulle gambe, e la seguii in piedi, in silenzio. Il gioco di ombre tra l'oscurità della sala e la sottile luce dei fulmini fuori non permettevano ai miei occhi di mettere a fuoco il suo viso, quindi con la mano destra cercai il suo volto, incominciando dai capelli, spostandogli la solita ciocca dietro l'orecchio, per poi scendere lentamente, dall'orecchio, alla guancia, alle labbra. Sussurrò il mio nome, e mi fece strada, tenendomi per mano. Non era più tempo di parlare, le parole avrebbero solo potuto far male, quindi mi limitai a seguire i suoi passi, dapprima sulle scale, poi nella sua stanza, e quando arrivammo nelle vicinanze del suo grande letto, bloccai il suo cammino, tirandola a me, lasciando la sua mano per afferrare i suoi fianchi con entrambe le mie mani. Avvicinai lentamente il mio viso al suo, toccando con il mio naso il suo per qualche, breve istante, prima di baciarla intensamente. Facendo forza sulle braccia, la presi in braccio, tenendola sospesa in aria dai fianchi, quindi, continuando a baciarla, la poggiai delicatamente sul letto, ed io mi distesi sopra di lei, sentendomi, per qualche tempo, in un certo senso, completo, come mai prima di allora.

    [...]

    La pioggia, dopo qualche ora, non aveva ancora finito di scendere. La fine della tempesta era vicina e almeno, in quel momento, il peggio era passato, infatti i grossi nuvoloni neri avevano lasciato apparire una splendente luna piena che con la sua luce illuminava i nostri corpi nudi, coperti solo da un leggero lenzuolo. Meika appoggiò la sua testa contro il mio petto ed io, in tutta risposta, le passai il braccio sotto la testa, sostituendomi al cuscino, mentre con quello opposto incominciai, delicatamente, ad accarezzare la sua spalla. Dopo tutto quel tempo di silenzio assordante, Meika parò nuovamente. Mh? Non potevo credere che quella era stata la sua prima preoccupazione dopo quel momento. Fammi capire... Non avrai mica pensato a qualche Kappa mentre noi... Beh, hai capito... Ridacchiai, mentre con una certa forza mi girai sul fianco, finendo per mettermi nuovamente sopra di lei, con entrambe le braccia ai suoi lati, e ricominciando a baciarla. Potevi dirmelo prima! Mica mi offendevo! La abbracciai e, sfruttando il peso del corpo e le mie braccia, girai su me stesso, abbracciandola attorno alla vita e finendo con me sotto, e lei sopra il mio corpo. La guardai, sorridente. Penso che potrebbe essere una buona idea... Sono brutti, e non sanno cucinare, però sono compagni fidati... Tua madre si fidava di loro, e loro l'hanno ripagata, in un certo modo. Baciai il suo naso. Potremmo farci una passeggiata la settimana prossima... Avvertendo Itai prima, questa volta. L'ultima cazziata mi era bastata, e non volevo che la mia permanenza sulle mura continuasse ad oltranza. Questa volta non dovrebbe esserci pericolo... Non dovrebbe... Non era mai detta l'ultima parola, la nostra sfortuna ormai era rinomata. Mmmhhh... La mia testa vagò tra i mille pensieri, dall'Artista al padre di mia madre, a Mizukami. Era ancora spezzata, era ancora nella teca su Aogashima. Dopo che la mia visita all'Artista si era rivelata, almeno per quanto riguardava quell'aspetto, fallimentare, non avevo più cercato veramente un modo per poter riforgiare la spada del clan di mia madre, e, tutto d'un tratto, mi sentii come in colpa per quella mancanza. Avevo dato importanza al mio addestramento, alla ricerca delle nuove spade di Kiri, alla mia crescita personale, lasciando da parte la promessa che avevo fatto a mio nonno. Forse potrebbe essere utile anche per me... Una strana idea nacque nella mia testa. Se non avevo trovato nessuno in grado di riforgiare Mizukami... Lo farò io! Esclamai, tutto d'un tratto, mettendomi improvvisamente in piede, lasciando cadere Meika al lato del letto, mentre le mie nudità erano messe in chiaro dalla luce della luna. Un uomo nudo, in piedi su un letto, che aveva appena deciso di diventare un fabbro.
    Tutto ciò che una donna poteva desiderare.


     
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