L'Acchiappasogni

[Corso alle Basi] [Haseya & Sanjuro]

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    Che c'entro io? Proprio non riuscivo a capire dove voleva arrivare.
    Comodamente e sgraziatamente disteso sulla comodissima poltrona che avevo fatto acquistare per il mio ufficio alle mura, ovviamente con i soldi destinati alla ristrutturazione e al mantenimento della naturale efficienza di funzionamento richiesta dall'Amministrazione di Kiri stessa, ascoltavo, attentamente ma non per questo poco dubbioso, il funzionario di villaggio che mi era venuto a trovare. Non per cortesia - ci mancherebbe - ma per necessità.
    Mentre continuava il suo lunghissimo discorso, senza farci troppo caso, leggevo il rapporto che aveva portato con sé, passando velocemente da un foglio all'altro, sfogliandolo proprio come chi non sapeva cosa doveva farsene di tutte quelle informazioni. Sbuffai, gettando la cartellina sulla scrivania. Amico mio... Interruppi l'uomo davanti a me. Tutto molto bello, tutto molto emozionante, lavoro sicuramente ben fatto ma... Ti sei resi conto di dove sei? E soprattutto con chi stai parlando? Chiesi, leggermente spazientito, mentre mettevo i piedi sulla mia scrivania e, di conseguenza, sul rapporto stesso, sebbene sotto i miei calzari fossero presenti molti altri fogli, registri e permessi di vario genere e natura. So bene con chi sto parlando, e la mia presenza qui non è casuale. Sei quello che è stato ritenuto più adatto al compito. Inarcai un sopracciglio, restando però in silenzio. La ragazza è forte, almeno fisicamente, ma non possiamo dire altrettanto del suo spirito. Sebbene i rapporti medici e psichiatrici sul suo conto siano nettamente migliorati dal suo arrivo all'ospedale, dopo l'attentato e la morte di Fujiko qualcosa è cambiato nuovamente in lei. Adesso sembra stia ricominciando a parlare, ma sono sicuro che per Kiri potrebbe rivelarsi una pedina ben più importante se... Incrociai le braccia al petto. Se? L'uomo si riavvicinò alla scrivania, prendendo il rapporto su Haseya che mi aveva portato. Se correttamente instradata. La conosco bene, ho stilato i suoi rapporti medici fin dal suo ritrovamento. Serve qualcuno che riesca a indirizzare le sue capacità e che non la faccia cadere nel baratro della solitudine. E' gentile, altruista, mette la vita degli altri prima dei suoi stessi interessi... Ma senza disciplina tutte queste abilità possono andare sprecate, o peggio, perdute... Buttai fuori l'aria dai polmoni, togliendo le gambe dalla scrivania e incrociandole, mentre le braccia si incrociavano dietro la testa. Cosa posso fare io? Non sono un medico, figurarsi uno psicologo! O meglio, uno psichiatra! Ribattei. Tu sei qualcosa di ancora meglio... Sei un ninja fedele a Kiri, da quel che si dice in Amministrazione e all'ospedale anche molto bravo, anche se non molto disciplinato... Feci spallucce. Non potevo dargli torto, d'altronde, viste anche le condizioni del mio ufficio, letteralmente sommerso da lavoro arretrato. Sai, però, cosa significa la parola "sacrificio"... Ho letto svariati rapporti su di te, sulle tue missioni e capacità... Hai già addestrato qualche allievo dell'Accademia da genin, ora che sei un chunin le tue responsabilità sono anche aumentate. Sei un guardiano. E no, non intendo solo perché sei responsabile della protezione delle mura del nostro villaggio. Sei un animo protettore di indole, il tuo spirito protettivo aleggia su tutti coloro che ti circondano. Come Haseya metti davanti alla tua vita e ai tuoi interessi quelli degli altri, dei tuoi amici e dei tuoi compagni... Del tuo villaggio... Se c'è qualcuno che è in grado di rompere i cupi pensieri di Haseya quello, sono certo, che puoi essere tu. Scosse il capo, quasi sconsolato. Evidentemente, però, mi sbagliavo... Dirò a... Alzai la mano destra, mostrandogli il palmo, per interrompere le sue parole. Parli troppo... Medico... Mi alzai dalla sedia, incominciando a camminare, diretto verso l'uscita del mio ufficio. Va bene. Ci proverò. Avrò bisogno di un aiuto, però... Termino il turno notturno all'alba. Digli che domani mattina si dovrà presentare nella periferia nord di Kiri, dove le mura incontrano le montagne. C'è la vecchia zona paludosa lì, digli di cercare la dimora di Sanjuro. Non ci sono mai stato neanche io, quindi non so darti indicazioni troppo precise a riguardo. Mi troverà già lì. Se non mi fossi addormenyato, ovviamente. Aprii la porta, notando solo con la coda dell'occhio che l'uomo, ora felice e sorridente in volto, mi stava ringraziando con un piccolo inchino, ma ormai ero già fuori dal mio ufficio. Salii sulla sommità delle mura, osservando il mare in lontananza, con il sole che ormai stava scomparendo in lontananza, insieme al suo lieve torpore. Ci sono cascato anche questa volta...
    Sussurrai a bassa voce, al vento del mare.

    La mattina successiva, alle sette, più o meno, avrei trovato la vecchia dimora dello strampalato Sanjuro nella piccola zona paludosa. Ad Haseya sarebbe stato riferito di presentarsi in quello stesso luogo alle ore nove, visto che probabilmente Sanjuro avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo per prepararsi.

    Hai capito bene. Sei in grado di farlo, o confido troppo nelle tue capacità ore che le tue arti son state sigillate? Potrai usare benissimo il mio chakra per il rituale, ovviamente... Il piano, d'altronde, era abbastanza semplice: entrare nella testa di Haseya e sconfiggere i suoi Demoni.
    Una volta per tutte.

    Ok, benvenuti a voi!
    Sarà un corso un po' particolare, sia perché Jotty non è sicuramente un bel bimbo che si appresta ad entrare nel GdR, sia perché si svolgerà direttamente dentro la testa di Hisaya. In che modo? Lo scoprirai poi :guru:

    In questo post, per Ebanus, abbiamo una semplice presentazione della trama della giocata, del mio personaggio e del PNG di riferimento. A te descrivere in che modo vieni a conoscenza della convocazione e di come giungi sul posto. Ti ricordo alcune regole generale del GdR: puoi muovere solo le azioni del tuo personaggio, dei png sottoil tuo controllo o di scena. Non puoi mai, ed in nessun modo, decidere nel tuo post ciò che fa un personaggio in reazione alle tue azioni!

    Per Jotty, so che mi saprai reggere il gioco :guru: Quindi, fallo :addit:


     
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    Non un minuto più tardi, ho faticato molto per farti avere lui come istruttore. Lo ha ripetuto due o tre volte, sottolineando l'ovvio con fare imperativo. Normalmente sa che non mi piace essere disturbata quando mi reco al monumento, quindi non stava certo esagerando in ciò che diceva. L'ho sempre trovato buffo, con quella larga stempiatura portata con orgoglio, la barba grigia e corta, con un pizzetto talmente lungo dal farlo sembrare una capra. Non hanno capre a Kiri. Però so come sono fatte, da qualche parte devo averlo visto, certo. Innegabili sono i gusti dell'addestratore in fatto di luoghi d'incontro. Tutti usano la struttura d'addestramento, in fondo. Comoda, spaziosa, provvista di strumenti e medicazioni, sempre pronta ad affrontare ogni evenienza. Però non mi dispiace l'orario, c'è ancora la nebbia. La vista limitata, i suoni ovattati, la luce del sole che si infiltra timidamente nel banco come tante piccole lance di luce. Sono in anticipo, mi fermo appena fuori dalle mura e mi distendo sotto un albero al limitare della zona paludosa. Dieci minuti, chiudo gli occhi, esalo profondamente. Un istruttore, un uomo, vuole che mi diriga in un luogo isolato e lontano dal villaggio. Una palude, alberi fitti, luce quasi del tutto assente. Grandi acquitrini dimora di insetti e raganelle, profondi abbastanza da divorare e nascondere qualsiasi cosa si voglia nascondere. Ma lui non mente, si fida dell'istruttore, dovrei farlo anche io. Provo ad alzarmi, il fiato viene tagliato bruscamente, mi siedo prima che le gambe si lascino andare. Sono stata stupida, non avrei dovuto pensarci, respirare diventa sempre più difficile. La gola si stringe, mi sento soffocare, fa come ti hanno insegnato. Ricordi felici, memorie appaganti, lascia che la mente seppellisca i tuoi timori. Non funziona, c'è un piccolo ruscello artificiale, lo usano per l'allevamento dei pesci d'acqua dolce. Le gambe sono come due tronchi, non è lontano, riesco a sentirne il suono. Immergo la testa al suo interno, aspetto per mezzo minuto, lascio che l'acqua fredda porti via la paura. Il respiro torna normale, prendo un po di fiato, mi asciugo il volto con l'avambraccio. Sto commettendo uno sbaglio, forse dovrei rimandare. No, non puoi. Ricorda perché lo fai. Non dimenticarlo. Avevano detto che non era il caso, che entrare all'accademia non era la scelta ideale per me. Rimanere all'ospedale, prendermi cura dei bambini, aiutare il vecchio Maeda a preparare i tonici. Non era una brutta vita, ma non era la mia vita. Non dimenticare. Non ho dimenticato. Devo diventare più forte, devo diventare come loro, devo diventare invincibile. E poi... E poi? Un sentiero, scavato dai passi della gente che è venuta qui prima di me, si addentra nella palude. Inspiro profondamente. Nonostante l'area, l'aria d'un tratto non sembra poi così fetida, anzi, sembra leggera e fresca come quella portata dai venti nordici. Sorrido, addentrandomi nelle tenebre dell'acquitrino, all'improvviso mi sento molto meglio. Felice. E poi li troverò, e gli strapperò il cuore. Gli stringerò la trachea fino a sentirla collassare sotto i palmi delle mie mani. Forse è per questo che li chiamano Cremisi? Forse sono abituati a morire dissanguati? Smettila. Non è davvero il momento per questo genere di cose. Lei non approverebbe.

    Chi sceglierebbe mai di abitare in un posto come questo? L'aria e ricolma del puzzo di muffe e funghi, misto a quello che sembra essere odore di carne putrefatta. Una palude di tutto rispetto, come quella nelle storie che-... non mi piace. Odio le paludi. Piene di insetti, piccoli e fastidiosi, il loro ronzio mi scava nelle orecchie come un urlo. Le rane però sono carine, mi diverto a guardarle mentre gonfiano le loro guanciotte umidicce, gracchiando sonoramente sedute sui bordi dello stagno. Poi le vedo, in lontananza, luci verdognole. Pochi passi in avanti e mi ritrovo di fronte a quella che immagino sia la mia destinazione. Una casupola che se ne sta in disparte, isolata, al centro dello specchio d'acqua. O per lo meno ciò che ne rimane, buona parte della struttura sembra essere sprofondata nel corso di quelli che saranno stati anni. Un lungo pontile di legno, per lo più marcio, collega la struttura al resto della palude. Le lanterne poste ai lati del pontile sono più recenti, non intaccate dall'umidità del luogo, le fiamme all'interno sembrano essere opera di un qualche Ninjitsu. Un cartello solitario, anche'esso recente, reca la scritta Casa di Sanjuro. Il nome le era familiare per qualche motivo, qualcuno lo aveva nominato una volta, tanto tempo fa. Ad ogni passo il pontile scricchiola, minaccia di cedere sotto la mia mole, mi osserva. Mi stava spettando, se ne sta nascosto tra le ombre della sua dimora, lo sguardo fisso sul pontile. Non ha importanza, non adesso. Allungo il passo, mi avvicino alla casupola. Entro.
     
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    L'errore più grande di Akira



    Quella "calda" mattini kiriana, Sanjuro era occupato in cose da sciamani, come sempre. Un verdetto qua, una previsione là, uno squartamento di verro più, una lettura della mano meno, un giorno come tanti. Quando Akira giunse alla casa dello sciamano la trovò chiusa, e sarebbe stato costretto a bussare, per attirare l'attenzione dell'uomo, intento a fare appunto, cose da sciamani.
    Quando Sanjuro fosse uscito, lo avrebbe trovato senza maschera, con la sua normale pelle, anche se cosparsa di qualcosa simile al borotalco, ma più gelatinosa, il che la rendeva estremamente chiara. Gli strani occhi grigio chiaro brillavano nell'oscurità della palude; Sanjurò lo fissò, da dietro le pitture facciali, per qualche secondo, quindi si girò e tornò dentro casa, facendo cenno al neo chunin di seguirlo, affinchè entrasse a sua volta nella strana pagoda.
    L'interno della casa era allucinante; non solo perchè il pavimento stesso era inclinato, dato che la casa era semi sommersa, ma era piena di cianfrusaglie, tendine colorate sporche, giare piene di schifezze, boccette, oggetti in legno dal significato miserioso, e molte maschere appese un po' ovunque. Ah, candele, una enorme quantità di candele, dato che alla casa mancava del tutto l'energia elettrica. E il riscaldamento. E un impianto di acqua pulita.




    Del bagno meglio non parlare affatto.
    Sanjuro afferrò una sedia malconcia da un angolo e la passò all'Hozuki, perchè si sedesse e gli spiegasse il motivo della sua visita. Sanjuro non era stupido, sapeva che quella non era una visita di cortesia, doveva esserci sotto qualcosa di grosso, e sicuramente il motivo della presenza del chunin qui poteva essere uno solo. Sbottò.

    - Sentiamo, in che modo lo sciamano più potente che si sia mai visto deve aiutarti a salvare il mondo dai Trombotalpa ? -

    Qualunque cosa fossero i Trombotalpa, s'intende. L'uomo fissò Akira, serio, si aspettava una risposta in merito alla minaccia di cui sopra. Ne era convinto.
    Ma non vi fu risposta, almeno non riguardo i Trombotalpa. L'amico gli parlò di questa giovane, una nuova leva di Kiri, che aveva bisogno di combattere i propri demoni o una cosa del genere, che aveva una sorta di brutta personalità, o che aveva dei demoni con una personalità, o che aveva un raffreddore demoniaco, o che aveva perso le ciabatte, Sanjuro si grattò lentamente ma ripetutamente il mento per tutta la durata della conversazione, annuendo saltuariamente, e emettendo mugolii di approvazione. Ovviamente non aveva capito assolutamente nulla.

    - Allora è deciso, appena arriverà procederemo con il rituale, ma non fraintendermi, certo che sono in grado di farlo, solo che non so quanto ci vorrà. E abbiamo solo un problema, per un rituale di congiunzione psicofisicoastralepatica come quello che mi chiedi, i due medium devono congiungere il loro io natocosciente in maniera totalmente asmatica. - Notando una eventuale espressione confusa, Sanjuro avrebbe reso la cosa più semplice. - Per fartela breve, dobbiamo essere il più simile possibile, o all'esterno, o all'interno. - In caso di ulteriore chiarimento, lo sciamano avrebbe continuato - Per fartela ancora più breve, dovrai essere il mio riflesso su questo piano mentre io uso il tuo chakra, o non ti coniugherai con me. -

    Dal momento che le spiegazioni di Sanjuro erano incomprensibili, spesso anche a se stesso, avrebbe concluso:
    - Ho capito, per fartela ancora più breve, vieni con me. - Avrebbe afferrato Akira e lo avrebbe portato nel retro.
    Dall'esterno, solo una voce sarebbe stata udita. - Non opporti ragazzo, è l'unico modo. Prima si fa, meglio si sta. -


    [All'arrivo di Haseya]

    Quando la giovane donna fosse giunta alla casupola, poco prima di entrare avrebbe notato due figure estremamente simili uscire dalla pagoda, il primo era Sanjuro, il secondo, per sua grossa sfortuna, Akira. La congiunzione per il rituale di Sanjuro prevedeva l'unione fisica e mentale, per questo motivo, Akira avrebbe dovuto privarsi degli abiti normali, e indossare le vestigia sciamaniche. Sanjuro lo aveva avvertito che la potenza di tali vestigia sarebbe stata troppa per un adepto come Akira, ma con il suo aiuto, avrebbe potuto resistere a tale potere almeno per qualche ora. Le vestigia sciamaniche comprendevano nell'ordine: un paio di infradito gialle, taglia 42, una sorta di mini gonnellino di cartone a coprire le parti intime, pitture sul corpo di colore chiaro con disegni mistici, dalla testa ai piedi, tracciate con una base andante di polvere bianca dalla provenienza sconosciuta, con i tratti di dettaglio scuri, in guano.
    Sulla testa, Akira avrebbe indossato una coroncina di piume di pipistrello. Come Sanjuro avesse trovato un pipistrello con delle piume, faceva parte del potere stesso del misticismo.

    - Benvenuta, Gassan mi ha avvertito del tuo arrivo - Disse Sanjuro indicando un bastone appoggiato alla casa, e spostando l'attenzione di tutti su di esso, per una decina di secondi di silenzio imbarazzante. Quindi lo prese e lo portò con sè. - Mi dice Akira qui, che hai bisogno di un rituale per sconfiggere i tuoi demoni. Vieni, ho tutto quello che ti serve, andiamo dietro la mia umile dimora. -
    Quindi usando il bastone a mo di ombrellino come fanno le guide turistiche per non farsi perdere di vista dai clienti, Sanjuro avrebbe portato i due ospiti, più Gassan, lungo il pontile, per una decina di metri fino a dietro la casa, dove il legno era stato disposto a formare una piazzola piuttosto grande, di cinque metri di lato, di forma quadrata, prima di proseguire con i suoi percorsi dentro la foresta. Sanjuro fece disporre Haseya seduta a terra, al centro della piazzola, quindi iniziò a disegnare dei simboli a terra usando una polvere azzurrina tirata fuori da un sacchetto, tirato fuori da un altro sacchetto, tirato fuori da sotto la sua gonnella multiuso da sciamano, processo durante il quale non parlò con nessuno, era troppo concentrato.

    - Dunque ragazza mia, non avere paura, non sentirai nulla, a parte un leggerissimo bruciore alla testa. Ora chiudi gli occhi, e pensa a un sasso che fissa un altro sasso, entrambi circondati da rane tristi che ridono. -

    Quindi si sarebbe rivolto ad Akira, e gli avrebbe lentamente affidato Gassan. La profondità di questo gesto avrebbe reso l'aria densa, mai aveva ceduto a qualcuno il suo bastone. Il suo sguardo si fece serio, e avrebbe parlato sussurrando, in modo che la ragazza non sentisse le sue parole.

    - Akira, ne va della sua vita. Ti cedo Gassan, il primo passo del rituale, è saltare tre volte su una gamba sola ripetendo ad ogni salto il mantra del medium, "Gyoza gyoza tonkatsu torikatsu", con il quale mi passerai la tua energia. Non sbagliare, o sarà peggio per tutti noi. Quando avrai fatto restituiscimi il bastone, e potremo iniziare. Una volta iniziato il rituale, dovrai sedere accanto a lei a gambe incrociate, e occhi chiusi, io vi terrò connessi. -

    Quindi avrebbe atteso che Akira eseguisse la prima parte del rituale, senza di essa infatti, Sanjuro non avrebbe potuto iniziare la connessione.


    [Una volta che Akira ha eseguito il mantra del medium]


    Sanjuro avrebbe ripreso Gassan dalle mani di Akira, radioso come non mai.

    - E' incredibile, lo hai fatto davvero. E io che pensavo di essere quello scemo. - Rise sotto i baffi, quindi con dei gesti casuali invitò Akira a sedersi accanto alla ragazza, e una volta che lo avesse fatto, avrebbe impugnato Gassan orizzontalmente e lo avrebbe posizionato sopra alle teste dei due ninja, in modo da coprirli entrambi. Ne sarebbe seguito un movimento discendente, concretizzato in una possente bastonata in testa, contemporaneamente ad entrambi, che li avrebbe fatti addormentare sul colpo. In quel momento, per un motivo ignoro a tutti i kami sulla terra, i simboli a terra si sarebbero illuminati di un verde spettrale, e i due ninja, Akira e Haseya, si sarebbero inconsciamente abbracciati a terra, come se tenuti assieme da una forza misteriosa. Mentre Sanjuro era a gambe incrociate, con Gassan orizzontale sulle ginocchia. A un metro da terra. I misteri del misticismo.




    Edited by Jotaro Jaku - 28/12/2015, 22:17
     
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    II


    Il piccolo rifugio dalla civiltà di Sanjuro era... Era proprio adatto a lui.
    Mi ero addentrato nella palude senza la speranza o la velleità di trovare qualsiasi dimora degna di un ex guardia del Signore della Terra dell'Acqua, ma quello che trovai di fronte a me superava ogni mia più fervida immaginazione.
    Lo sciamano di Genosha era pazzo, e quello era fin troppo chiaro - forse anche a lui stesso - ma non pensavo esistesse malattia mentale alcuna che permettesse ad un uomo di vivere in una sorta di palafitta, mezza inclinata e mezza sommersa dall'acqua salmastra di un piccolo laghetto putrido. Seguii il sentiero, illuminato da strane e mistiche torce color verde, fino alla piccola casetta e, dopo aver bussato, la figura del guardiano di Genosha decise di apparire di fronte a me. Ehm... Tirai su il sopracciglio destro, con le braccia completamente distese lungo i fianchi - giusto perché non potevo staccarsi, altrimenti sarebbero cadute - alla vista di un Sanjuro praticamente nudo, con la pelle coperta da una stranissima crema di colore bianco. Buongiorno Sanjuro... Ti... Ti disturbo? Forse avevo avuto una pessima idea.

    Lo sciamano mi fece accomodare in quello che lui definiva dimora, ma che in verità sarebbe stata inospitale anche per dei senza tetto. La sporcizia e l'assenza di ogni comodità erano i padroni di quel luogo, se si voleva escludere l'odore di... Beh, per quel che riguarda i nostri affari, basta dire che era sgradevole. Seguii, apparentemente soltanto senza tentennamenti, visto che pensai di fuggire da quell'uscio non appena lo sciamano mi girò le spalle, Sanjuro all'interno della sua sporca casa. No, dico veramente Sanjuro... Se disturbo magari torno più tardi, non voglio essere invadente! Pestai una specie di melmetta di color verde muschio con il piede destro, dalla dubbia provenienza ma dal sicuro essere vischiosa. O magari non torno proprio... Cercai di pulirmi la suola della scarpa con una tendina mezza strappata che strusciava a terra da una finestra vicina la porta. Avevo avuto decisamente una cattiva idea.

    Mi fu data una sedia decisamente scricchiolante per sedermi, e lo feci con estrema cautela, per non rischiare di finire con il sedere a terra e, magari, su qualche altra misteriosa salsa mistica. Ehm... Grazie. Riuscii a dire, prima che Sanjuro se ne uscisse con un qualcosa di stranamente non sensato. Tromboche? Esclamai, cadendo quasi dalla terra per evitare di scoppiare dal ridere in faccia allo sciamano. No, no Sanjuro, il mondo lo salviamo domani, oggi abbiamo altre questioni da risolvere. Fu così che incominciai a raccontare le vicende del giorno precedente, sulla nuova studentessa e sui suoi problemi, ed infine al piano che avevo escogitato per risolvere tutta la faccenda. Sembrava avesse seguito tutto il ragionamento, quindi fui soddisfatto della correttezza con cui ero riuscito a comunicare la vicenda, almeno all'inizio. Finché non incominciò a parlare lui stesso. Sembrava parlasse utilizzando parole casuali, inventate al momento o forse la sera prima mentre fumava muschio bianco ammuffito. Insomma, fui io a non capire nulla delle sue parole. Continuai ad osservare lo strambo ninja con espressione spaesata, di chi aveva capito ormai troppo tardi di aver fatto un errore mastodontico, ma ormai non potevo oppormi o tirarmi indietro. Seguii il pazzoide nudo dietro la baracca e... Mi pentii, per la prima volta in vita mia, di essere diventato un ninja. Ci deve essere un altro modo... Cercai di oppormi alla potenza del misticismo. DEVE ESSERCI! Le urla sarebbero state ben udibili a tutti passanti, se mai ci fossero stati passanti in quella palude salmastra periferica.
    Purtroppo non c'erano altri modi.

    Seguii Sanjuro fuori dalla sua dimora, quando ormai il nostro legame psicofisicoastralepatico era compiuto e ben saldo.
    Ero nudo. Con delle ciabattine troppo piccole, un ridicolo gonnellino, e marchiato con solo i kami sanno cosa. A tenere ordinati - stranamente - i miei capelli, una strana coroncina di un animale ancor più strano incorniciava il mio volto.
    Ma non avevo tempo di lamentarmi, Haseya era arrivata. Una ragazza dalla straordinaria altezza, sicuramente non passava inosservata come magari lei stessa desiderava. Sanjuro parlò per primo, indicando uno strano bastone, a cui aveva dato un nome, e aggiungendo che era stato quel pezzo di legno ad avvertirlo della venuta della ragazza. In verità sono stato io, ma... Come non detto. Fa nulla, non ha importanza. Cercai di intervenire, capendo però quanto poca credibilità poteva avere un uomo in gonnella che smentiva un suo simile. Mi avrebbe battuto sicuramente con l'esperienza. Feci cenno con la mano destra alla ragazza di avvicinarsi. Seguici, non avere paura. Io sono Akira Hozuki, e lui è Sanjuro. Il bastone, a quanto sembra, è Gassan. Passai la mano sul volto, confuso anche con me stesso. Stavo presentando un bastone ad una persona. Ok, sto degenerando... Parlai da solo. Cercai di recuperare credibilità, se mai avessi potuto farlo, scuotendo la testa. Dicevamo... Seguici. Avrei seguito in fila indiana, anche per non rischiare di cadere nell'acqua salmastra che circondava la palafitta, giungendo alla piattaforma che avevamo sistemato poco prima. Fidati di me e di Sanjuro. E anche di Gassan, perché no. So che sembra, anzi sembriamo, dei tipi strambi, ma sappiamo quello che facciamo. In verità non ne avevo idea, e probabilmente neanche lo sciamano, ma non potevo mostrare insicurezza a mia volta. Segui le sue indicazioni, presto verremo a te. Se niente e nessuno fosse esploso.
    Lo sciamano allungò verso di me il bastone. La prima parte del rituale mi vedeva come protagonista. Avvicinai lentamente le mani al bastone, guardandolo fisso, e più avvicinavo le mie dita più l'aria sembrava tremare intorno a noi. Quando il pugno si strinse intorno al legno, tornai in me stesso, come se l'incanto si fosse spezzato. Quanto potere... Farò del mio meglio. Impugnai Gassan con due mani, chiusi gli occhi, concentrandomi per prepararmi al rituale. Quando mi sentii pronto, dopo qualche minuto di assoluto silenzio, tirai su la gamba sinistra, restando in equilibrio solo sulla destra, quindi saltai, tre volte, ripetendo la frase pronunciata da Sanjuro. Gyoza gyoza tonkatsu torikatsu! Gyoza gyoza tonkatsu torikatsu! Gyoza gyoza tonkatsu torikatsu! Tutta la mia agilità e la mia abilità furono concentrati in quei tre salti, rapidi ma precisi, al termine dei quali avrei riconsegnato il bastone a Sanjuro, buttando fuori l'aria dai polmoni per lo sforzo, sudato e con un sorriso in volto. Anff-Anff... Ci sono riuscito... Anff... Mi accorsi solo allora di tremare per l'eccitazione. Il rituale stava per compiersi.
    Solo che il mio lavoro era stato del tutto inutile. Ero stato preso in giro. Dannato imbecille! Non riuscii più a nascondere la frustrazione per essermi soggiogato alle pazzoidi indicazioni di un folle senza le mutande, e questa esplose. In particolare esplose verso lo sciamano, sotto la forma di un pugno, discendente, diretto alla sommità del capo di Sanjuro, atto a cercare di ficcare il guardiano di Genosha nel terreno come un chiodo nel muro. Contemporaneamente, però, Gassan colpì la mia testa, facendomi perdere coscienza, mentre lo stesso bastone, un po' per volontà di Sanjuro, un po' perché il mio pugno avrebbe portato l'uomo in gonnella a cadere sulle sue ginocchia, colpì anche la testa di Haseya.
    Il rituale, in un modo o nel'altro, era completo.

    stained_glass_by_pania_of_the_reef

    Riaprii gli occhi, dopo non so quanto tempo, in un luogo diverso da quello in cui mi ero addormentato. Ero seduto per terra, e Haseya era ancora senza sensi vicino a me. Sanjuro, apparentemente dormiente anche lui, era seduto a gambe incrociate, lievitando ad un metro di terra.
    Mi alzai, quasi a fatica, trovandomi ad osservare lo spazio intorno a me. L'oscurità faceva da padrone in quel posto. Eravamo su una specie di piattaforma circolare di oscurità e vetri colorati, dal diametro di circa 30 o 40 metri, e il buio inghiottiva nelle sue fauci tutto il resto. Sanjuro, svegliati! Dove... Dove diavolo siamo? Già immaginavo la risposta dello sciamano... Che ovviamente sarebbe stata un qualcosa di simile al "non ne ho idea". Mi avvicinai a Haseya, scuotendola da una spalla. Allora... Stai bene? Mi sarei occupato di lei prima di sedermi, anche io a gambe incrociate, ma con il sedere ben a contatto con il terreno, a differenza di Sanjuro. Haseya... Mi è stato richiesto di addestrarti, ma a modo mio. So che il tuo problema non è mancanza di abilità o capacità, per quelle avrai tempo per esercitarti... Quello che preoccupa tutti di te è ciò che succede dentro di te. Noi siamo qui per questo. Ma, prima di aiutarti, dobbiamo sapere ciò che a nessuno hai mai detto. Questo è il momento... Guardai la ragazza negli occhi, senza distogliere lo sguardo neanche per un istante. Il momento di liberarti delle tue paure. Se non lo fai adesso, non lo farai mai più in tutta la tua vita. Oggi ti libererai di loro e risorgerai, oppure... Cadrai con loro, nell'oblio dell'oscurità e potresti finire con il perderti... Per sempre.

    Eccoci qui, dopo le feste!
    Parlami di Haseya, di ciò che teme, ciò che desidera, dei suoi sogni e dei suoi desideri. Fammi/Facci capire il tuo personaggio, descrivendolo. Poi, dal prossimo post, incominciamo a fare sul serio.

    Jotty, te attendi lei prima di postare, poi proseguiamo come sappiamo :guru:


     
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    II



    Deve aver mentito, ha mentito, giusto? Non lo farebbe mai, non ha senso, perché mai dovrebbe averlo fatto? Che avessero ingannato anche lui? Non ve ne è motivo. Un disguido, allora? Impossibile, non ci sono altre capanne in questa palude, o individui sufficentemente folli dal volervi dimorare all'interno. Quindi questo sarebbe l'aspetto di uno sciamano? Credo che la gonnella sia fatta di cartoncino. No, nessun dubbio, è cartoncino colorato. Quel che è peggio, uno dei due deve essere il mio rinomatissimo istruttore. Istruttore abbastanza decerebrato da vestirsi di cartoncino e piume proprio come l'abitante di questa casa. O quello che la palude non ha ancora inghiottito della stessa, ad esser precisi. Forse dovrei chiedere di farmi addestrare dal bastone, sembra essere di gran lunga il più sano di mente tra i tre. SMETTILA. Non c'è nessun errore, nessuno sbaglio, il più giovane e fisicamente formato dei due è chiaramente il genere di persona che sa il fatto suo in uno scontro, probabilmente anche il vecchio stramboide ne sa più di te s è riuscito a farlo vestire come un perfetto ritardato. Non dovrei giudicare un libro dalla copertina, è ingiusto, bisogna sempre fidarsi del proprio istinto. Ma posso fidarmi di loro? Un rituale, sciamano di nome e anche di fatto. Seduta in ginocchio nel mio punto del cerchio d'evocazione, preferisco chiudere gli occhi ed estraniarmi dai suoni circostanti, dicono che sia d'aiuto per questo genere di pratiche. L'unica cosa che sento sono i passi incostanti e saltellanti del più giovane, il mio addestratore, impegnato in una sorta di danza rituale. Ho sentito di ninja che usano uno stile di combattimento simile ad una danza, ma mai di danze usate in rituali. Preferisco risparmiarmi lo spettacolo, non vorrei finire col ridere di lui, o avere un ricordo tanto sciocco di una tale persona. Perché i ricordi sono importanti, ed è sempre bene apprendere solo quelli che vale la pena ricordare. Poi un suono limpidi, legnoso, un forte impatto sulla mia nuca. Ed è il buio. Il sonno senza sogni.

    Cerco di non pensarci, ma lo sogno ogni notte, come un parassita che si fa strada nel mi cervello mordendo e graffiando. Mi riporta a quel giorno, come un incubo, come una maledizione, mi perseguita. Non è colpa mia, mi sono detta, mentendo. Inutile, so di chi è la colpa. Era passata l'ora di pranzo, il sabato ramen, una tradizione non scritta dell'ospedale. Mi piaceva il ramen, di tanto in tanto lo mangio anche adesso, ma se posso preferisco evitarlo. Era tutto perfetto, anche a distanza di pochi minuti dall'attentato, erano tutti al sicuro dentro al struttura. Ma non c'erano le polpette di pesce, le mie preferite, Fujiko ne comprava sempre una porzione per me. Non ha importanza, sarà per la prossima volta, errare è umano. Le dissi questo. BUGIARDA. Ho tenuto il muso per un paio di minuti, a lei dispiaceva, mi trattava come una figlia. La piazza del villaggio è vicina! Questione di qualche minuto! Ed ho aspettato. Poi sono venute le esplosioni e le urla, ed io ho aspettato. Il vecchio Maeda mi ha chiamato, dice che c'è bisogno di me nella sezione di primo soccorso. Nessuno ha visto Fujiko. Aiutavo i feriti leggeri, cercavo il suo viso tra di loro. ma lei non era li. Dopo cinque ore e un centinaio di bendaggi, il peggio sembra essere passato. Mi dirigo nell'area di terapia intensiva, cerco i suoi occhi tra i volti mascherati dei medici. Non era li. Chiedo agli altri se l'hanno vista arrivare, evitano la domanda, fanno spallucce. Ma c'era ancora un posto. Secondo livello sotterraneo, quarta porta a sinistra, il punto più freddo della struttura. Lei aveva una vecchia ferita sul palmo della mano sinistra, se l'è procurata afferrando al volo un kunai diretto verso un suo compagno, ne parlava con una nota d'orgoglio. Fu così che la notai, con un telo bianco disteso sul corpo, la mano che penzolava sul lato, forse per negligenza di uno dei medici. Inspirai profondamente, sentii i polmoni gelarmisi nel petto, tremavo. Volevo solo mettere a posto la mano, ma mi sono soffermata, era così fredda. Ed era morta, non volli scostare il telo, per rispetto. PAURA. Avevo paura di cosa ci fosse la sotto, di cosa avrei visto. L'ultimo ricordo di lei, che sorrideva con quel suo fare materno, dicendomi di aspettare al tavolo. Non l'avrei più rivista. ASSASSINA. Per delle polpette di pesce. Potevo evitare, lasciar perdere, una settimana d'attesa. Saremmo rimasti al tavolo, a parlare, a vedere Maeda che perde a dadi bugiardi. Ma lei è morta. ASSASSINA. Ed è colpa mia. Io... l'ho uccisa.Non volevo... Uno scossone, un terremoto? Una morsa, intorno alla spalla, qualcuno che mi percuote. Ho la vista offuscata, piangere nel sonno, mi succede sempre. Mi sento tramortita, la testa mi gira, muovo istintivamente l'avambraccio destro per pulirmi gli occhi. Ed era li. Voleva i miei segreti, mi ha trascinato non so dove, come se questo dovesse significare qualcosa. Era questo che voleva? Vuole salvarmi?Non essere arrogante. Al di la della fiducia, della paura, della menzogna, del dolore. Al di la del rispetto per un superiore, per un confidente, per un amico, per un maestro. Ci sono segreti che non vanno rivelati, che ti restano dentro, come un veleno. Ti uccidono lentamente, giorno dopo giorno, senza che nessuno se ne possa accorgere. Vuole salvarmi.Non puoi salvare tutti quanti. Non voglio essere salvata. Non perché sia colpa tua, o di qualcun'altro. Semplicemente, non lo merito.

    Il pavimento è pieno di riflessi colorati, con buona ragione, visto che è letteralmente un mosaico di ogni sorta di vetro colorato. Si estende per metri e metri, culminando in una tenebra senza fine che minaccia di divorare tutto quanto da un momento all'altro. Prendo le debite distanze, per rispetto. DISGUSTO. Lui non mi ha fatto niente, ma non voglio che mi si avvicini. Non voglio che mi tocchi. Mi siedo con le ginocchia rivolte al suolo, le natiche che si adagiano sui polpacci. Annuisco, verso di lui, sorrido come se nulla fosse successo. Per dirgli che, in fondo, gli sono grata. Non importa se abbia fallito, ma ha provato. Proprio come lei. Ha provato nonostante tutti gli altri avessero fallito. Ma lei c'era quasi riuscita. Quasi. Ora non ha importanza. Lei è morta. Ed una parte di me se ne è andata insieme a lei.
     
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    La paura più grande di Akira



    Quando Akira, ancora vestito in maniera ridicola, si avvicinò allo sciamano per avere spiegazioni, Sanjuro rispose, restando ad occhi chiusi, tranquillizzando l'amico sulla loro situazione, del resto era tutto normale, tutto secondo i piani; si trovavano sulla costiera di Kiri, pronti per un allenamento con i propri demoni interiori. Quindi l'uomo aprì gli occhi, si guardò attorno, e annuì un paio di volte.
    - Beh. Non ne ho la minima idea. Qualcosa deve essere andato storto. -
    Non sembrava preoccupato, dopotutto il misticismo, si sa, è qualcosa di mutevole, di incomprensibile, a volte ti porta dove chiedi, a volte ti chiede dove stai portando quel pesce, a volte ti pesca distratto mentre passi una porta. O almeno, questo era quello che Sanjuro ripeteva ogni volta che un ignorante gli chiedeva informazioni riguardo le sue pratiche mistiche. Quindi, interrotta la meditazione, lo sciamano toccò di nuovo terra, usando di nuovo l'amico Gassan come un semplice bastone da passeggio.
    - Non ci resta che usa cosa da fare, scoprire dove ci troviamo tramite un rituale mistico. -
    Chissà a cosa si riferiva Sanjuro. Una seduta spiritica? Voleva mettersi in contatto con gli spiriti di quella dimensione? O forse voleva canalizzare l'energia dei presenti per creare uno squarcio nella realtà e scoprire la loro posizione nell'universo trascendentale? Nessuno poteva sapere meglio di lui quale arcana macchinazione doveva essere necessaria per fissare il loro punto sulla mappa delle dimensioni mistiche.

    - EEEHHHHYYYY C'E' NESSUNOOOOOOOOOOUUOUOUHOOOO? DOVE SIAAAAAAAAMOOOOOOO, EHILAAAA' . - Si, stava urlando.

    Pochi istanti ancora, e qualcosa sarebbe cambiato. Le ombre di Haseya e Akira avrebbero iniziato a bollire, restando immobili se loro si fossero mossi, allungandosi o rimpicciolendosi, ma sempre nella stessa posizione, quindi qualcosa sarebbe sorto da entrambe.
    Dall'ombra di Haseya si sarebbe fatta strada una figura esile, piccola e dai lineamenti femminili, la quale avrebbe poi assunto la colorazione ambrata simile dei vetri che abbellivano il luogo dove i ninja si trovavano. Una bambina. Uscita da chissà dove, e chissà con quali intenzioni, era ora dove pochi istanti prima si trovava l'ombra della ninja, avendone presto il posto. Le due ragazze non erano collegate, almeno non visivamente.

    Allo stesso modo, dall'ombra di Akira, sembrò iniziare ad uscire qualcosa, ma molto più lentamente, come se l'ombra del ninja non fosse abbastanza grande per far passare la creatura che vi stava sorgendo, la quale gorgogliava e si lamentava per non riuscire a passare.
    Sanjuro intervenne rivolgendosi ad Akira.
    - Concentrati ragazzo, quella è l'ombra di una delle tue paure più grandi, concentrati e scoprirai di che si tratta. E' così recondita e segreta che magari nemmeno tu sai di cosa si tratta, stai in guardia. -

    E infatti, pochi secondi ancora e dall'ombra sarebbe uscito un uomo, o almeno, la forma era quella di un'uomo, alto circa due metri, con braccia e gambe, ma con il corpo a forma di rettangolo gigante, senza la testa. Quando la figura avesse assunto la stessa colorazione dello spettro di Haseya, sarebbe stato chiaro cosa il chunin aveva davanti. Un uomo-spugna, gigante!

    - Dannazione ma quello è l'uomo-spugna! Il più antico e potente nemico del tuo clan! Come immaginavo! -
    Ovviamente non era affatto lo spettro della paura di Akira, semplicemente quella dimensione aveva dato forma a quello che, SECONDO SANJURO, doveva essere la più grande paura di Akira, ovvero una spugna gigante. Di forma umana. Il quale si sarebbe lanciato contro il chunin, cercando di assorbirlo come si fa con una pozza d'acqua quando uno ci immerge appunto..una...spugna.




     
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    L'Acchiappasogni

    III


    Qualcosa doveva essere andato storto.
    Strano.
    Non succedeva mai a me, e Sanjuro era poi un'attestazione di sicurezza vincente. Puoi scoprire dove ci troviamo, almeno? Chiesi sconsolato, ma non del tutto afflitto ancora da quella stramba situazione. Situazione che peggiorò ancora quando lo sciamano mise in scena il suo rituale mistico, che consisteva nell'urlare a pieni polmoni in quel luogo di assoluto e quasi sacro silenzio. Diedi una gran pacca sulla spalla dell'uomo in gonnellina. Ben fatto. Fu l'unica cosa che riuscii a dire, preso ormai dalla disperazione di dover passare il resto dell'eternità in quell'angusto e buio spazio solo con una ragazza problematica e Sanjuro. E non erano i problemi della ragazza, e neanche la ragazza stessa, a preoccuparmi.

    O meglio, avrei dovuto preoccuparmi anche di quelli. La ragazza schivò il mio tentativo di aiutarla, quasi disgustata dalla mia presenza. Mh? Mi rimisi in piedi. Come, scusa? Non essere arrogante? A me? Non esserlo te, ragazzina. Non pensare di essere la sola ad aver perso qualcuno. Il mondo è pieno di persone come te, di persone che non hanno mai conosciuto i propri genitori, di persone che si sono visti portare via tutto meno che la vita. Non ti credere speciale, non lo sei. Sanjuro avrebbe potuto vedere il cambio repentino d'animo in quella situazione. L'allegro e spensierato Akira aveva lasciato quel luogo. Non vuoi essere salvata dici... Dici che non posso salvare tutti... Ti sbagli. E proprio mentre stavo parlando, la mia e la sua ombra incominciarono a contorcersi, la mia più lentamente della sua, e ben presto ci trovammo di fronte ad una bambina e ad una enorme spugna assassina. MA COSA DICI?! MA QUALE NEMICO DEL MIO CLAN?! SEI TE CHE TI SEI FUMATO IL DORSO DI UN ROSPO SEMPLICEMENTE!
    Quella situazione incominciava ad essere altamente imbarazzante. Più imbarazzante sarebbe stata ancora se mi fossi fatto prendere da quell'essere a metà tra il comico e l'horror. La spugna umanoide si avventò su di me, correndomi contro e cercando quasi di placcarmi. Ci bastò poco affinché io la saltassi, superandola in altezza di almeno due metri abbondanti, atterrando dietro di lei di qualche metro con un mezzo salto carpiato. [Slot Difesa I] Qualcosa aveva attirato ben di più la mia attenzione in quel momento, e per questo decisi di non contrattaccare, PERCHE' DIAVOLO INDOSSA DEI PANTALONI E UNA CAMICIA BIANCA CON LA CRAVATTA ROSSA!? Quella domanda era esistenziale per il proseguimento della nostra storia. Va bè, ho capito, fa niente! Sanjuro, passami Gassan! Gli faccio vedere io cosa significa dare fastidio agli uomini del misticismo! E con il braccio destro invitai lo sciamano a tirarmi il bastone, tenendolo teso verso la sua direzione.

    Intanto anche la bambina aveva incominciato a muoversi. Dopo aver guardato profondamente Haseya negli occhi per qualche lungo e silenzioso istante, partì verso di lei, con fare evidentemente poco amichevole. Bruciò rapidamente i pochi metri che li separavano [Slot Movimento Gratuito] per tentare un diretto destro allo stomaco di lei. La differenza in altezza era abissale, ma non sembrò scalfire in nessun modo l'animo di quell'essere.
    Sia se il pugno fosse stato schivato sia che fosse stato parato o subito, avrebbe utilizzato la rotazione delle gambe per rientrare con un gancio sinistro, o destro, che mirava a colpire il fianco della ragazza, in particolari il rene, a seconda del lato in cui si sarebbe potuta spostare. Un terzo colpo poi si sarebbe rapidamente succeduto a questi, ovvero un calcio laterale con la gamba destra - o sinistra, se la ragazza si fosse portata verso la destra della bambina-ombra - con l'obiettivo di colpire gli arti inferiori di Haseya, in particolare il ginocchio della gamba più vicina. Tutti i colpi erano portati con una forza e una velocità decisamente non preoccupante per alcun ninja. [Statistiche]

    Haseya! Avrei urlato, mentre la ragazza si sarebbe dovuta difendere. Io sono arrogante, ma tu sei solo una vigliacca. Smettila di fuggire, combatti. Oppure muori, tanto una vita come la tua non vale la pena di essere vissuta. Ovviamente, anche se avesse tentato di morire, non sarebbe mai successo. Non in quel posto, non con me.
    Io l'avrei salvata.
    Io avrei protetto tutti.

    Incominciamo a menare un po' le mani :wosd:

    Qualche informazione utile:
    I combattimenti sono divisi in round. Ogni round è composto da un turno difensivo e uno offensivo, ovviamente viene prima la difesa e poi la fase offensiva. Tu decidi la tua offensiva, ma non puoi mai decidere la difesa del tuo avversario: l'autoconclusività è severamente bandita e punita!
    Per la difesa, ovviamente, puoi decidere se schivare il colpo, pararlo, o, infine, subirlo (no, non costa slot difesa xD). Alcune cose che non puoi fare durante il tuo turno difensivo: non puoi effettuare azioni che costringano l'avversario a difendersi prima del termine della sua offensiva (il S&M è una particolarità, così come il counter, ma li vedremo più in là), non puoi quindi effettuare azioni come, ad esempio, lanciare un kunai mentre il tuo avversario ti corre incontro, o interporre una spada al suo pugno. Puoi parare un pugno con una spada, mostrando il piatto, ma non il filo, per capirci.
    Per quel che riguarda l'attacco, hai a disposizione 3 slot azione che puoi utilizzare per attaccare in mischia (pugni, calci, testate, quant'altro), per muoverti (nel regolamento hai la tabella dei movimenti), attaccare a distanza (lancio di oggetti), effettuare prese o disarmi (a questi dedichiamo un altro post, quindi evitali). Ci sono poi alcune azioni che non consumano slot, ma sono tassativamente indicate nel regolamento (esempio estrarre armi). Per adesso rimaniamo sul semplice: vedi di mettere in piedi un'offensiva e una difesa adeguate alle mosse del tuo avversario!

    Se hai qualsiasi dubbio, non esitare a contattarmi! Fammi vedere che sai fare!




    Edited by -Hidan - 19/1/2016, 11:19
     
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    "Mors mea, tacci tua."

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    L'Acchiappasogni


    III



    Non ha senso arrabbiarsi, non mi è mai piaciuto arrabbiarmi, agire con fare collerico, alzare la voce. Non come lui. Non è una persona malvagia, ne violenta, anche se ha dovuto fare cose di cui si è pentito. Perché la guerra è anche questo, la responsabilità di prendere una vita e il doverne accettare il peso. Il modo in cui ha reagito, l'inattaccabile dedizione nel suo ruolo di guardiano, l'incapacità di accettare la sua imperfezione umana. Non puoi salvare tutti, non c'è motivo per negarlo, la semplice prospettiva di aver dato comunque il meglio di se dovrebbe bastare. Ma per alcuni, semplicemente, non è mai abbastanza. Fanno di ogni fallimento un chiodo, da piantare oltre i muscoli e sino alle ossa, ed anche quando l'abitudine e il tempo lo fanno quasi sparire, il dolore rimane. Rimpianto per chi non si è riusciti a salvare, rimorso per ogni vita andata sprecata, con la consapevolezza che forse si poteva fare meglio. Fallire è una realtà costante, ma molti preferiscono nascondere e dimenticare. Ogni errore è una lezione, dimenticare l'errore significa dimenticare la lezione, ignorare la propria crescita come individui senzienti e logici. Non posso impedirgli di essere ciò che è, nel bene e nel male. Inoltre, vista la stramba situazione in cui è stato messo, non posso certo fargliene una colpa se ha perso un tantino la pazienza. Una spugna gigante come nemico giurato? Ultima conferma del completo fallimento del rituale. O no? Ignoro cosa abbia creato questo costrutto illusorio o proiezione mentale, così come ignoro la funzionalità di quanto dovesse accadere. Dovevano fare qualcosa, a detta del Genin doveva salvarmi. Salvarmi, da cosa? La proiezione della mia ombra, una bambina, nulla in comune con me. Cosa dovrebbe rappresentare?


    Ciao.



    Unica certezza, non è amichevole. Ancor prima di attaccare, gli occhi la tradiscono. Ne ho visti di bambini all'ospedale, racconto loro storie, gli do da mangiare, gli rimbocco le coperte. Alcuni di loro mi chiedono di metterli sulle spalle, farli girare per la stanza. Ed i loro occhi, senza peccato, privi di dolore, innocenti. Non come i suoi, quelli non sono gli occhi di una bambina. Il primo colpo arriva con fare prevedibile, impongo il ginocchio frontalmente per bloccare il diretto, anche con le ginocchiere non è difficile capire che la forza impressa nello stesso non è certo quella di una bambina. Indietreggio di pari passo con la sua avanzata, il secondo colpo segue il primo con rapidità, come un gatto che tenta di menare quante più sfuriate possibili prima di ritirarsi. Una mezza rotazione a sinistra, quel tanto che basta per imporre il ginocchio anche contro il secondo colpo, assorbendone l'impatto. Eppure non rinuncia, è audace e temeraria, mena un calcio direttamente sulla protezione. Non mi piace correre rischi, ragion per cui scatto indietro quel tanto che basta per imporre l'altro ginocchio contro il suo calcio. E nel mentre il mo maestro non si fa scrupolo di esprimere qualche giusto verdetto su quanto la mia esistenza sia inutile, poiché non consona a quello che lui giudica come vivere. Ma non sono arrabbiata, scossa, o delusa dalle sue parole. Anzi, è buona educazione rispondere quando qualcuno ti sta parlando.


    Nega l'arroganza e poi giudica le esistenza altrui. Arrogante ed ipocrita.



    A ragion del vero, se fossi stata una vigliacca avrei passato il resto dei miei giorni a rammendare feriti all'ospedale. Non mi sono mai considerata speciale, ognuno ha le sue sofferenze, le sue imperfezioni, ciò che li rende umani. Ma per lui sono solo uno strumento rotto, e deve ripararmi. Gli è stato ordinato, però credo che gli importi veramente di me. Ma ha tirato le somme senza avere tutti i valori, ed ha ottenuto il risultato sbagliato. Ed adesso siamo in una zona illusoria generata da un rituale riuscito male, combattendo con spugne giganti e bambine possedute. Giusto, la bambina. No, non è una bambina, in verità è solo un manichino d'addestramento. La differenza sostanziale? La stazza. Scatto in avanti mangiando la distanza con la lunghezza schiacciante delle mie gambe. Nessuna ginocchiata, raffica di pugni, qualcosa di subdolo e scorretto. La chiamiamo "schiaccatella, all'accademia. Stampare tutto il tallone sulle dita di un piede, un dolore non indifferente ed un danno comunque degno di nota. Un altro passo, schianto frontale col ginocchio, normalmente fatto per colpire la zona addominale o il petto. Vista la stramba situazione, l'unico bersaglio a portata è la faccia. Non nego un certo sforzo di volontà nel cercare di colpirla. Pur con la consapevolezza di trovarmi in un luogo che di fatto non esiste, pur consapevole che quella non era altro che una marionetta, stavo comunque colpendo una bambina. Scaccio i pensieri, eseguo una rotazione completa e cerco di stampare lo stinco direttamente nel fianco della piccola marionetta, chiedendomi se con il poco peso di cui dispone non finirà con l'essere scaraventata fuori dal cerchio decorato.


    Non riesco ancora a comprendere il senso di questo luogo.



    Non sono sicuro, ma il danno ricevuto si ottiene contrapponendo la tua Resistenza (Base & Protezioni) con la Forza nemica, si? O lo devo prendere solo come misura indicativa e decidere io?

     
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    Le temibili arti delle spugne assassine



    - Ragazzo, sei forse impazzito? I dorsi dei rospi si leccano, non si fumano. Non mi stupisco che tu non sia ancora riuscito a ottenere una promozione con errori così fondamentali. -

    Disse Sanjuro rispondendo ad Akira, con la semplicità di chi i rospi li lecca per davvero, da una vita. Il chunin quindi evitò l'assalto della spugna gigante assassina, per poi rivolgere allo sciamano altre domande prive di senso. Sanjuro, dalla sua posizione meditativa, sbuffò, aprendo gli occhi per un momento, per rivolgersi all'Hozuki.

    - Perchè ha gusto. -

    Quindi rifiuto di passare il bastone al chunin, spiegandogli che la presenza di Gassan era necessaria, poichè era lui a mantenere stabile quel mondo onirico, e che se il bastone si fosse distratto, sarebbe tutto andato in malora, e loro avrebbero potuto restare bloccare dentro a quel mondo nelle loro menti, forse per sempre. Sanjuro fungeva semplicemente da reggi-Gassan. Intanto anche Haseya era alle prese con il suo demone, ma lo sciamano era certo che la giovane avrebbe superato le sue parole, quindi si rivolse alla giovane, con una frase che, secondo lui, l'avrebbe aiutata a superare i propri freni.

    - Non dimenticare che indipendentemente dalle nostre ansie e dalle nostre paure...- Beh almeno stava iniziando bene... -...prima o poi dobbiamo morire tutti. -

    Appunto.
    Quindi tornò a concentrarsi sulla spugna assassina, che a differenza di Akira, aveva tutta l'intenzione di combattere. Quindi si strappò dal torso alcune palline di spugna e le lanciò in direzione del chunin, a grande velocità. [Forza 800 - Danno 0]
    Le quali se avessero impattato contro Akira, semplicemente sarebbero cadute a terra, dato che erano palline di spugna. Ma Sanjuro avrebbe comunque avvertito il suo amico.

    - ATTENTO AKIRA, QUEI LETALI PROIETTILI DI SPUGNA ANTI-HOZUKI VOGLIONO ASCIUGARTI. -



    Proiettili spugnosi da lancio anti-Hozuki
    Villaggio: Clan di Spugne assassine Anti-Hozuki
    Posizioni Magiche: Strappare un pezzetto di spugna (1 x proiettile)
    L'utilizzatore, unicamente una spugna assassina anti-Hozuki, strappa dal proprio torso una pallina di spugna, per poi darle la forma di proiettile, fallendo, perchè la materia delle spugne non è poi così duttile. Il proiettile così creato avrà una forza di lancio superiore all'Hozuki avversario, senza però infliggergli alcun danno. Essendo una pallina di spugna.
    Tipo: Suponjijutsu
    (Livello: 6 / Consumo: 1 pezzetto di spugna)
    [Da mini-spugna assassina anti-hozuki in su]


    Quindi il mostro si sarebbe nuovamente lanciato verso il chunin, stavolta con una tecnica misteriosa, a cui il mostro poteva attingere. La moltiplicazione delle spugne.
    Il mostro gigante compose un paio di sigilli e si divise in due diverse spugne, identiche all'originale, ma stavolta con la metà del volume. Si era praticamente separato a mezzo.
    Entrambe le mini-spugne erano anche vestite come l'originale, raddoppiando lo stile.
    Entrambe le mini-spugne caricarono Akira, di nuovo con l'intento di abbracciarlo e asciugarlo, sperando di averlo molto indebolito con i precedenti proiettili anti-Hozuki.



    Moltiplicazione delle spugne anti-Hozuki
    Villaggio: Clan di Spugne assassine Anti-Hozuki
    Posizioni Magiche: Un paio (2)
    L'utilizzatore divide in due il proprio volume, creando due spugne identiche e doppiamente letali contro un Hozuki. I vestiti vengono replicati, perchè gli Hozuki possono aver sconfitto il clan delle spugne assassine, ma non sconfiggeranno mai il loro stile.
    Tipo: Suponjijutsu
    (Livello: 6 / Consumo: \\)
    [Da mini-spugna assassina anti-hozuki in su]


     
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    L'Acchiappasogni

    IV


    Inutile provarci.
    Ero entrato in una spirale di idiozie senza fine.
    E la cosa mi piaceva alquanto.
    Si, si... Tieniti pure Gassan! Sbeffeggiai lo sciamano. Mi occuperò di questo tizio spugnoso da solo. Esclamai, ritraendo il braccio teso e preparandomi allo scontro fisico con l'essere mostruoso. Ma questo nascondeva più sorprese di quanto avessi solo osato immaginare.
    In men che non si dicesse la spugna-umana, o l'uomo-spugna che dir si voglia, staccò dal proprio corpo minuscoli pezzettini del suo spugnoso manto, tirandole verso di me. Sanjuro provò ad avvertirmi della pericolosità di quei colpi: erano veri e propri proiettili anti-Hozuki!
    Dovevo schivarli, ne andava della mia stessa vita. Non potevo morire assorbito in tal modo, in una dimensione che non esisteva in nessun posto se non nella testa di Sanjuro. Solo che non potevo evitarli. N-U-U-U-O-O-O-O-O-O-O-O...! Avrei incominciato a gridare, con fare tragico, come nei migliori film d'autore in cui, all'apice della scena di pericolo assoluto, quella che precede di pochi istanti l'attimo fatale, partiva l'effetto rallentato. Non eravamo in un film, quindi avrei pensato io a ricreare io quell'effetto, incominciando ad urlare, soffermandomi su ogni singola lettera. A-A-A-I-I-U-U-T-O-O-O-O...! Il corpo avrebbe incominciato a muoversi, ma anche questo era ormai afflitto dalla sindrome da slow motion. Il risultato sarebbe stato un idiota che avrebbe cercato di schivare i proiettili lasciandosi cadere verso l'indietro, tenendo però i piedi ben attaccati al suolo per tutto il tempo dell'improbabile schivata. [Gif di Riferimento] Ma, come detto, erano troppo veloci.
    Era tutto inutile. Proprio quando credevo di poter evitare ogni singolo proiettile anti-Hozuki, l'ultimo di questi sfiorò il mio busto, quel tanto che bastava per farmi perdere l'equilibrio e cadere con le spalle a terra. MI HA COLPITO! MI HA COLPITO! STO PER MORIREEEE! Incominciai a dimenarmi a terra, sbattendo i piedi, mentre le mani andavano a coprire, come se fossi stato trapassato, il punto del costato colpito dal proiettile di spugna. Tutto questo per una decina di secondi abbondanti, finché non ebbi il coraggio di togliere le mani e guardare.
    Nulla.
    Idiota di uno sciamano! Altro che proettili anti-Hozuki! Mi rialzai di scatto, con un colpo di reni. E' SEMPLICE SPUGNA! Gridai, infuriato per la paura che mi aveva messo inutilmente addosso.
    Ma non era ancora finita. La spugna gigante divenne... Due spugne. Esattamente due identiche spugne, solo grandi la metà di prima. CHE MINCHIA FA PURE QUESTA. Non aveva senso. Nulla aveva senso con Sanjuro, d'altronde. Dovevo smettere di chiedermi il senso delle cose quando stavo con lui.
    I nemici giurati del mio clan si gettarono verso di me, nuovamente con l'intenzione di abbracciarmi, probabilmente. Eh va bene, ora basta. Dovevo far finire quella follia, quindi decisi di non muovermi. Attesi i nemici fermo, statuario, come solo chi combatte con delle spugne zombie può essere, e quando sarebbe state abbastanza vicine, avrei semplicemente allungato le braccia, cercando di fermarle tenendo ferma la loro testa/estremità superiore della spugna. La differenza di statura si sarebbe fatta sentire.
    Se fossi riuscito nel mio intento, ovvero bloccare l'avanzata delle spugne, mi sarei soffermato sullo scontro di Haseya. E sulle sua parole, soprattutto sulle sue parole.
    Mh? Come dici? Alzai il sopracciglio destro. Negare? Io sono assolutamente ed estremamente arrogante. Mai negato in vita mia. Risposi, quasi sorpreso da quelle parole, solo poco dopo aver ammesso di mia iniziativa quel lato del mio carattere. Ma ipocrita... Oh, no, ragazzona mia, ti sbagli proprio... Scossi la testa, sorridendo beffardamente. Dimostrami che mi sbaglio. Prova a farlo. Invitai la studentessa a combattere. Stupiscimi. Fammi ricredere su tutto ciò che ti riguarda. E non aveva tanto tempo per farlo.

    Resistette, in un modo o nell'altro, al primo attacco della ragazzina d'avorio, e contrattaccò con la giusta solerzia. I colpi arrivarono tutti al bersaglio finché, dopo l'ultimo calcio sul costato, il fantoccio venne sbalzato lontano, cadendo al suolo e rimanendoci per qualche secondo.
    Giusto qualche secondo, giusto il tempo per essere circondata da un'aura luccicante. La bambina incominciò a rialzarsi, e quando si fu rimessa in piedi, era cresciuta. Sembrava che fossero passati tre o quattro anni in una manciata di secondi. Cosa stava accadendo?
    Non avrebbe avuto tempo per farsi troppe domande. La ragazzina si mosse verso di lei, come se non avesse risentito in alcun modo dei colpi portati da Haseya.
    Eliminò la misera distanza che li separava [Slot Movimento Gratuito] e si preparò per una nuova offensiva. All'incirca ad un metro da lei, il fantoccio d'avorio improvvisamente fermò la sua corsa, facendo perno sull'avampiede sinistro e, sfruttando la velocità del movimento, tentò di colpire la parte superiore del busto di Haseya con un calcio circolare alto. [Slot Azione I] Sia che il colpo fosse andato a segno, sia che fosse stato parato o schivato, recuperato l'assesto e quindi l'equilibrio, avrebbe tentato di portare una gomitata, concludendo la rotazione, ma solo se fosse stata in grado di raggiungere l'obiettivo. Se invece la distanza fosse stata superiore, la gomitata sarebbe stata sostituita da un simil pugno a martello laterale. Il gomito avrebbe fatto schizzare ed allungare l'arto sinistro, con il tentativo di colpire ancora il busto di Haseya, e qualsiasi parte del suo corpo sarebbe andata comunque bene. [Slot Azione II] A quel punto la rotazione sarebbe terminata, e l'essere sarebbe stato ora perfettamente frontale rispetto ad Haseya, ad una distanza praticamente zero per ogni colpo. Eccezion fatta per una testata, e proprio quello sarebbe stato l'ultimo colpo portato. Una testata diretta verso il plesso solare della ragazza di Kiri. Terribilmente efficace. [Slot Azione III]
    Forse quel posto non aveva alcun senso, ma non per questo non era pericoloso.

    L'essere sta crescendo così come le sue statistiche, come puoi vedere.
    Prima di continuare, però, qualche appunto:
    1 - Vero che non l'ho fatto neanche io, forse per fretta nell'altro post, ma nei combattimenti cerca di dare evidenza off gdr delle azioni che fai, che siano semplici slot azione o slot tecnica. Non c'è bisogno di usare il neospoiler o il turbospoiler, ma danne comunque evidenza in qualche modo.
    2 - Risposta alla tua domanda: il danno si calcola misurando la potenza del colpo avversario (di base è 10) alla tua potenza difensiva (di base, 0). Ovviamente, se nella parte del corpo hai una protezione, quella è la tua potenza difensiva, solo per colpi fisici, infatti le protezioni (mi riferisco solo agli equipaggiamenti di protezione) non proteggono da attacchi con il chakra (ninjutsu, spade ricoperte di fuoco, genjutsu, ecc). Al termine di questo primo conteggio, ogni tacca di vantaggio della Forza (attaccante) rispetto la Resistenza (difensore), aumenta di 5 la Potenza dell’attacco, viceversa, ogni tacca di vantaggio della Resistenza (difensore) rispetto la Forza (attaccante), diminuisce di 5 la potenza dell’attacco. L’aumento di potenza si applica come ultimo bonus dopo gli altri garantiti da tecniche/abilità. La potenza minima è 3 (Lieve).
    - Colpo Senz’arma: La Potenza del colpo senz’arma è 10. I [Potenziamenti] incrementano la potenza del colpo senz’arma. La Potenza massima aggiuntiva al colpo senz’arma per la differenza tra Forza e Resistenza è pari a +10 da Studente, +20 da Genin, +30 da Chunin, +40 da Jonin.
    - Colpo con Arma: La Potenza dell’offensiva varia in base all’arma [Mischia], [A Distanza]. La Potenza massima del Colpo con Arma, esclusi tutti gli altri potenziamenti quali tecniche, meccanismi ecc… è pari a al doppio della Potenza dell’arma stessa. La Potenza minima del Colpo con Arma è sempre pari alla metà della Potenza dell’arma stessa.
    - Sempre parienergia il difensore, il danno viene calcolato come nel Colpo con Arma.

    Introduciamo gli impasti di chakra.-
    Puoi impastare il chakra per migliorare le tue prestazioni. Uno studente può impastare massimo 2 tacche a round, per un consumo 1/2 basso (1/4 basso ogni tacca da studente, in sostanza), quindi vedi te se hai bisogno o meno! Ogni tacca in più al limite dato dal grado, "costa" 1/2 di vitalità oltre al normale consumo in chakra. Cosa diversa è il CAP, ovvero il numero massimo di tacche ottenibili in una singola statistica come addizione di tutte le conoscenze possibili (abilità, impasti, tecniche e via discorrendo). Le tabelle complete sui CAP, Impasti massimi per grado e via dicendo le trovi nel regolamento se hai bisogno più in là.

    Buon post!


     
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    L'Acchiappasogni


    IV



    Da quanto tempo sono bloccata qui? Sembrano minuti, potrebbero essere ore. Perché sono qui? Per un addestramento specializzato, sotto la vigile tutela di un maestro esperto. La verità? Mi hanno ingannato. Non per via dello sciamano, di individui insoliti a Kiri ce ne sono in abbondanza, lui non è il peggio che si possa trovare. Per via del luogo in cui mi trovo? Ogni maestro sceglie il metodo d'allenamento più adeguato per i propri allievi, usare un'illusione per simulare uno scontro è una pratica lungi dall'essere ignota. Certo la mancanza di controllo della stessa potrebbe essere considerato come un punto a sfavore, ma essere un ninja significa anche sapersi adattare, saper reagire ad una condizione inusuale, ingegnarsi. Un'opportunità in più per apprendere, per migliorarmi. Ma la verità è che questo non è un allenamento, non sono qui per questo. Lui è qui per aggiustarmi, perché è questo che vedono in me, un'arma difettata. Lui non mi conosce, dubito che gli importi davvero qualcosa di me, ma segue gli ordini. Un buon soldato, sempre pronto ad obbedire, come è giusto che sia. Opera del medico, immagino, gli avrà elencato la mia infanzia dilaniata, forse lo ha spinto ad empatia. Non mi importa nulla di te. O della sua opinione nei miei confronti, di provargli che mi sbaglio. Che io sia in errore? Non esiste un punto di vista errato, solo diverso. Tutto ciò che mi riguarda non è nulla più di una necessità accademica, per lui. Anche se fallisse, questo non intaccherà la sua fama, non rovinerà la sua reputazione. Tutto ciò che importa, adesso, è il manichino. Secondo lo sciamano dovrebbe essere una manifestazione delle mie paure, nato dalla mia ombra, nutrito dai miei timori. O forse sono solo io, o quello che gli altri vedono in me. Una bambola di porcellana, fragile, pronta a spaccarsi in mille pezzi al primo colpo. Sei esattamente come gli altri, sei qui per aiutarmi, ma non sai nemmeno quale sia il problema. Perché la verità è che non c'è nessun problema, sto bene. Mi rifugio nel silenzio per trovare la pace, diffido degli uomini perché la vita mi ha insegnato così. Tutti cercano di aiutarmi, quando in realtà non desidero altro che la pace. Sto bene. Non ho bisogno di nessuno che non abbia nulla da potermi insegnare per diventare più forte.


    Si può contare sull'aiuto degli altri, si può aver fiducia negli altri, ma alla fine la sopravvivenza ha come unico fattore se stessi. E mentre il mio maestro si impegna attivamente a combattere una spugna dall'aspetto umanoide, sotto la guida dello strambo sciamano, io ho ancora il manichino con cui dover litigare. Non sembra sentire i miei colpi, non che la cosa mi sorprenda, in fondo si tratta comunque di un manichino generato in un'illusione di alto livello. Sembra sia cresciuto, credo che la cosa non finirà qui, ma per il momento posso solo perdurare e cercare di arrivare alla conclusione di questa stramba e folle situazione. Sembra sia diventata ben più veloce e determinata di prima, schivare non sembra sia più un opzione. Dovrò incassare, e aspettare, prima o poi tutta questa foga le se ritorcerà contro. Due roteazioni in sequenza, irrobustisco gli avambracci con una quantità irrisoria di chakra [Slot Difensivo I/II], gli impatti sono considerevoli ma non forti abbastanza dal riuscire ad arrecare danno alcuno. Poi si ferma, esita per predisporre un attacco più forte dei precedenti, ma le sue azioni divengono ovvie. Carica frontalmente per colpirmi con una testata, scanso il colpo con una semi rotazione sulla destra [Slot Difensivo III] per mettere il manichino in posizione di svantaggio. Faccio scattare il piede destro in avanti per piantonarlo sul quello della creatura [Slot Azione I], dovrebbe bastare per farle perdere l'equilibrio. A questo punto dovrebbe avere qualche attimo di smarrimento, senza contare che mi troverei fuori dal suo campo visivo. Un pugno secco e diretto sulla nuca[Slot Azione II], per tramortirla nella speranza che effettivamente possa risentire del colpo, mezzo passo indietro per caricare una ginocchiata da stampare con un movimento conciso sul suo fianco destro[Slot Azione III], quel tanto che basta per farla indietreggiare nuovamente. L'illusione non reggerà ancora per molto, devo solo risparmiare le forze. Almeno sai parlare? Domando rivolgendomi al manichino, del quale tutt'ora ignoro il vero scopo.


    Okey, sono quasi certo di aver fatto tutto secondo le regole, ma ho un piccolo dubbio. Il limite degli Impasti è globale o suddiviso ine gual misura tra le azioni Difensive ed Offensive?

     
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    La Meika del regno dei Porri



    Mentre Akira era alle prese con due spugne che cercavano di prenderlo a testate, la giovane Haseya si addentrava in un combattimento mentale con il prodotto del suo subconscio, lamentandosi e gemendo con se stessa, e con Akira, riguardo lo stato delle cose. Sanjuro d'altro canto, era in meditazione così profonda, da arrivare a porsi domande misteriose, domande che solo un grande maestro del misticismo poteva porsi. Perchè le infradito hanno il filo tra pollice e indice? Per soffriggere i porri è meglio l'olio di oliva o l'olio di semi? Meika resterà al fianco di Akira, o fuggirà con un esotico Sunese dal carnato olivastro e dal grosso equipaggiamento?
    Proprio durante questi pensieri, le due spugne, tenute ferme da Akira, esplosero. Esatto, letteralmente esplosero, come fossero due palloni di cuoio, dai quale schizzarono fuori shuriken e kunai praticamente in ogni direzione, e a differenza della spugna, quelli sembravano far male davvero, come fossero di vero acciaio, ma ricoperti di spugna, che avrebbero causato al ninja un pesante rallentamento della propria velocità. [-2 Tacche]
    Ne schizzarono parecchie decine da ciascuna spugna, come se due cactus fossero detonati tra le mani al Kiriano. Le uniche parole che uscirono dalla bocca di Sanjuro furono...

    - Pardon, colpa mia, mi sono distratto, torno concentrato sui miei pensieri. -

    Fu proprio in quel momento, che dai corpi di quelle che un tempo erano spugne assassine anti-Hozuki, e dai loro abiti stilosi, una strana figura sembrò farsi strada. Aveva i lineamenti di una donna, ma si muoveva, cresceva e ribolliva come se fosse stata fatta di argilla, o di brodo di pollo. Pochi istanti, e una donna, dalla forma e dalla grandezza di Meika, si materializzò davanti ad Akira. Aveva delle infradito gialle, e dei grossi porri al posto della braccia e delle mani. Era vestita come al solito, per il resto, tranne per l'espressione molto arrabbiata, e i porri, che erano appunto, al posto...delle braccia.
    La strana Meika cominciò a digrignare i denti e a sbuffare, in direzione di Akira, come se avesse del rancore represso verso di lui, o dovesse vendicarsi di qualcosa. Nuovamente Sanjuro si rivolse ad Akira.

    - Oh tranquillo Akira, quella non è davvero Meika, puoi picchiarla, è solo uno spirito assassino della tua paura di fallire davanti ai suoi occhi. -

    La finta ragazza si avventò su Akira, come a volerlo afferrare con le porro-braccia, ma dato che la cosa era scientificamente impossibile, al massimo avrebbe potuto schiaffeggiarlo violentemente, o annegarlo di puzza, dal momento che Sanjuro era convinto che i porri avessero un odore orribile. [Stat pari alle tue]

    - Ah ovviamente i porri sono elettrificati, mi stavo chiedendo se dei porri ti avrebbero mai potuto ferire e mi sono detto "di certo lo farebbero se fossero porri elettrici" quindi sta attento a non farti colpire, resisti, anche tu Haseya, che il rituale per riportarvi a casa è quasi completato. -

    Dopotutto, se anche Meika-porro era letale, ormai Gassan aveva accumulato abbastanza misticismo da chiudere la questione entro pochi minuti, Haseya non stava avendo grossi problemi, e Akira avrebbe certamente saputo come reagire quando la copia di porro della sua ragazza avesse iniziato a sparare raggi laser e a far piovere meteore, Sanjuro almeno ne era certo.




    Edited by Jotaro Jaku - 24/3/2016, 22:11
     
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    L'Acchiappasogni

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    Fermai le spugne che, piccole com'erano, non riuscivano a raggiungermi con le braccia per... Per non so bene cosa. Non avevo idea di cosa avessero idea di fare, ma non volevo neanche scoprirlo, poco ma sicuro.
    Sanjuro, insomma che facciamo qui? Ce ne andiamo o... Qualcosa interruppe il mio discorso. CHE DIAVOLO! Le due spugne mannare parvero divenire immobili per un brevissimo istante. Si congelarono. Quindi sentii come un movimento provenire dall'interno del loro corpo morbido e soffice... E, come d'incanto, esplosero.
    I loro corpi si divisero in una miriade di kunai e shuriken, di spugna anch'essi, che partirono a gran velocità verso le direzioni più disparate. Non potei in alcun modo evitarli: era stato tutto troppo inaspettato, troppo veloce. Per mia fortuna, però, il mio corpo non era quello di un ninja comune, e le varie armi superarono il mio organismo acquatico, apparentamente senza alcun danno. Qualcosa però non andò come avevo previsto, infatti le armi di spugna sembrarono come debilitare il mio corpo, assorbendolo quasi.
    SANJURO! Gridai, estremamente indispettito.
    Già quel posto era un inferno. Già non aveva senso, e quel poco di senso che aveva sembrava potesse implodere da un momento all'altro. Lui si permetteva anche di perdere la concentrazione. Pensa a qualcosa di sensato. SENSATO. Scandii ogni singola lettera, sperando di incutergli abbastanza timore da non fargli più perdere la concentrazione.
    Povero illuso.
    Dai corpi esplosi delle spugne mannare incominciò a prendere forma un'altra figura. Sanjuro... Avevo perso le speranze, mentre da me stava prendendo forma una figura a me anche troppo conosciuta. Perché? Perché ho accettato tutto questo.
    Perché l'ho riportato a Kiri.
    Perché sono nato.
    Tutte domande perfettamente legittime quando vedi prendere forma davanti a te una figura con l'aspetto della tua ragazza ma con due enormi porri al posto delle braccia.
    DI CHE DIAVOLO DI PAURA STAI PARLANDO. Sbottai, mentre facevo un paio di passi all'indietro. La sensazione di scompenso del mio corpo ancora non era svanita. Ma anche te hai ragione, Sanjuro... La colpa è mia. Mia. Non tua... Sbuffai, con le braccia distese lungo il corpo. Che io sia dannato, maledizione. Ma tutto quello non bastava. HAI FATTO ELETTRIZZARE DEI PORRI?! TU HAI IL MUSCHIO IN TESTA! Ma la sosia di Meika dalle braccia di porro non parve perdere tempo, avventandosi contro di me.
    Non sapevo se quello che aveva detto Sanjuro era vero o meno, però non avevo intenzione di scoprirlo.
    Scartai velocemente l'attacco della donna-porro, piegandomi leggermente prima sulle gambe e, aiutato con il chakra, feci un piccolo balzo alla destra della stramba figura. [Slot Difesa] Questo è meglio che Meika non lo sappia... Sussurrai, mentre atterravo su entrambe le gambe, preparandomi subito al contrattacco. Mi ero stufato di schivare passivamente gli attacchi maldestri di quelle buffe figure umanoidi.
    Ero un esperto del corpo a corpo, ma ero un seguace della via della spada, non delle scazzottate. Quella volta avrei dovuto arrangiarmi.
    L'offensiva iniziò con un calcio circolare basso, diretto verso la gamba esterna, all'altezza del ginocchio. Tsk. Sbuffai, accorgendomi della poca reattività del mio corpo e decidendo, quindi, di utilizzare il chakra. [Slot Azione I] Il calcio sarebbe stato seguito da un piccolo spostamento laterale che mi avrebbe permesso di arrivare proprio alle spalle dell'immaginazione dello sciamano. A quel punto avrei caricato il pugno destro e, mirando alla testa, avrei tentato di colpirla dietro la nuca con un diretto. [Slot Azione II] A quel punto, con il braccio sinistro, sarei scattato in avanti e avrei tentato di afferrare la sua testa tramite i capelli. [Slot Azione III] Se la presa fosse andata a buon fine avrei cercato di assorbire la sua forza. [Slot Tecnica]
    Assorbimento Idrico
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può assorbire liquidi se effettuata una presa sull'avversario: il danno della presa è convertito in malus di tacche e status per l'avversario. Ogni 5 di potenza della presa l'avversario subirà 1 tacca di malus in Forza per 2 round mentre l'utilizzatore avrà un bonus di 1 tacca in Forza per 2 round. Il malus massimo è pari a 3 tacche. Per ogni 20 di potenza la vittima sarà Stordito per 2 round mentre l'utilizzatore può ridurre di 1 round la durata di un qualsiasi Status subito.
    L'utilizzatore dovrà terminare la presa una volta utilizzata questa tecnica.

    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 3 / Consumo: MedioAlto )
    [Richiede Corpo Liquido II]

    [Da Genin in su]
    A quel punto avrei lasciato la presa, saltando indietro di circa 4 metri. [Slot Movimento Gratuito]
    Sciamano! Avrei urlato. Quanto tempo ci mettiamo per tornare indietro allora? Domanda legittima. Ero sicuro che se avessimo continuato di quel passo, in circa un paio di minuti mi sarei trovato ad affrontare un esercito di golem color arcobaleno in grado di sparare ninjutsu dalle orecchie.


    Nel frattempo Haseya continuava il suo scontro contro la bambola. I colpi del manichino vennero parati o schivati abilmente dalla ragazza che, quindi, iniziò la sua offensiva con la stessa efficacia con cui l'aveva portata precedentemente. Il primo colpo andò a segno, così come il pugno alla nuca.
    La bambola pareva non tentare neanche di schivare i suoi attacchi. Li subiva, quasi non sentendoli. Pareva solo cambiare, colpo dopo colpo.
    Proprio mentre Haseya stava per portare la sua ginocchiata, la diavoleria creata dalla mente di Sanjuro, o dalla mente stessa di Haseya, o da Gassan, modificò nuovamente la sua forma, crescendo quasi improvvisamente. I capelli divennero neri e lunghi, il viso mutò, così come la conformazione dell'intero corpo.
    Adesso era chiaro ad Haseya: la bambola si stava trasformando in Fujiko, l'ex amministratrice di Kiri.
    La ginocchiata venne assorbita dal costato della figura misteriosa, che contrattaccò in contemporanea con un gancio sinistro, rivolto verso il volto della povera Haseya, che presto si sarebbe trovata ad affrontare la sua mentore. [S&M]
    Sia il pugno fosse andato a segno o meno, la copia di Fujiko sarebbe caduta a terra, a circa due metri da Haseya per via del suo colpo. Si rialzò velocemente, come sempre, quasi senza sentire dolore. Una parvenza di sorriso sembrò apparire sul volto chiaro della donna, quindi si passò di nuovo all'azione.
    Bruciò i pochi metri che la separavano dalla ragazza energumena, caricando un diretto sinistro rivolto al suo volto. O almeno quello sarebbe apparso agli occhi della ragazza: infatti, proprio quando il pugno era a pochi centimetri dal volto, questo cambiò direzione. La mano si aprì, e andò a mirare alla base del suo collo, cercando di stringerlo, imprigionando Haseya in una sorta di presa. [Slot Azione II] A quel punto avrebbe sfruttato la presa per tirare leggermente verso il basso il capo della ragazza per colpirlo con una poderosa ginocchiata, lanciata con la gamba destra. [Slot Azione II]
    Se non l'aveva capito dalle sembianze fisiche del suo avversario, la cosa si stava facendo dannatamente seria.
    Di certo non grazia a Sanjuro o Akira.

    Per quanto riguarda il tuo post va bene, più o meno. Prima di tutto quando pari i colpi subisci comunque un danno, per quanto minimo e adattato alla situazione, quindi avresti dovuto subire almeno Lieve (che, ti ricordo, è il danno minimo che si può subire). Seconda cosa, nell'ultimo slot difensivo dichiari agilità per schivare il colpo. Immagino sia solo una svista: non farti ingannare dal nome, la statistica da tenere in considerazione in difesa sono i Riflessi, non l'Agilità.
    Per quel che riguarda la tua domanda, gli impasti sono riferiti ad ogni singolo slot, quindi puoi impastare il tuo massimo ad ogni slot. Chiaro? Bene ^^

    Ho introdotto qui il S&M (Subisci e Mena): è una meccanica che permette, al costo di 1 slot azione e 1 slot difesa, di effettuare un attacco fisico in contemporanea all'ultimo attacco nemico che, però, dovrai subire del tutto, seppur potendo attutirlo tramite protezioni, o variare leggermente la direzione del colpo. Detto ciò non ne devi fare uso per forza, era per mostrarti un suo utilizzo in combattimento.

    Per quel che riguarda le prese consumano 1 slot azione come le altre azioni ma infliggono danno ogni slot azione in più impiegato nella presa. Il danno è calcolato come ti ho spiegato nel post precedente (è uguale ad un colpo corpo a corpo senza armi).
    Le prese, in caso che la forza/resistenza sia maggiore della forza dell'attaccante, sono "autoconclusivamente" spezzate (ovviamente a scelta del difensore).

    Se la cosa ti aggrada puoi utilizzare gli slot tecnica da questo post.
    Hai a disposizione due slot tecnica a round, di cui uno sfruttabile per effettuare una tecnica avanzata. Gli altri slot tecnica possono essere utilizzati p per fare tecniche base, o per altri fini (esempio attivare tecniche speciali ad attivazione oppure per determinate conoscenze). Le tecniche si dividono in taijutsu, ninjutsu e genjutsu, di cui penso conosci le differenze.

    Ultima chicca: come vedi le tue azioni offensive non sempre procedono come vorresti, per questo hai la possibilità di sviluppare più alternative offensive a seconda delle azioni del tuo avversario. Ovviamente più complete e dettagliate queste saranno, meno probabilità avrà l'avversario di effettuare una difesa agevole.


     
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    L'Acchiappasogni


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    Non si può correre per sempre, per quanto si possa rimandare uno scontro arriverà il giorno in cui ci troveremo con le spalle al muro. Non ci saranno vie di fuga, non ci saranno seconde possibilità, non ci sarà nessuno ad aiutarci. Finché quel giorno non giungerà, nostro dovere fare del nostro meglio per migliorarci, per divenire più, per far si che quello scontro non segni la nostra fine. Ma quando si deve affrontare un fantasma, allora che cosa si deve fare? Quando ci si ritrova davanti ad una battaglia che ormai sembrava essere svanita, dissipata nel tempo, allora che cosa si deve fare? Che cosa devo fare? ASSASSINA. Non sono un mostro, non posso ucciderla, non voglio ucciderla, non devo ucciderla. Però a lei questo non sembra importare, continua a colpirmi, non si ferma, nemmeno per un istante. Sorride quando le sue mani si stringono attorno al mio collo, la schiena che impatta violentemente al suolo, la ginocchiata non era però così forte. COLPEVOLE. Lo merito, non è forse così? Non è sempre stato così? Gli allenamenti, il desiderio di voler combattere per il villaggio, di votarmi anima e corpo al campo di battaglia, di rischiare la vita per la grande causa del Paese. La morte, ecco cosa mi aveva davvero attratto, il vero motivo per cui ho deciso di abbandonare l'ospedale. La prospettiva di poter morire, una morte degna, guadagnata versando il sangue degli altri. ODIO. Lei mi odia, con tutto il cuore, vuole uccidermi. Mi sento soffocare, i muscoli incapaci di contrarsi per l'eccessiva pressione, il soffio vitale dell'aria intorno a me ormai negato. Sento gli occhi gonfiarsi, le lacrime scivolare sulle guance, sino a cadere sul suolo vetrato. Sembra tutto così confuso adesso, a malapena riesco a sentire le urla degli altri, il corpo sembra farsi leggero, però riesco a vederla, mi sta guardando. Sorride, è felice, va bene così. Sto morendo? Credo di si, questa sensazione è così familiare, credo di averla già provata, una volta. Molto tempo fa, prima di Kiri. Prima...


    Prima... quando ero lontana da qui, così a nord da poter vedere la neve, faceva davvero freddo. Però stavo bene, anche se eravamo pochi, anche se vivevamo di caccia e pesca. Facevamo i buchi nel ghiaccio, per prendere i pesci, insieme a lei. Lei mi somiglia, sorride sempre, mi mette sempre addosso quel grosso abito imbottito. Pizzica, ma mi tiene calda, al sicuro dai venti gelidi. Ed ero felice anche io, pur avendo così poco, pur essendo così distante da tutto e da tutti. Poi, però, giunsero loro. E da quel giorno non fui mai più felice, non importa cosa o chi cercasse di farmi pensare altrimenti. Quando le squadre di pattuglia Kiriane riuscirono a trovarmi, ormai avevano già fatto di me quel che volevano. Ricordo che mi lasciavano a digiuno, in gabbia, scommettendo su quanto sarei durata prima di cominciare a delirare. Fujiko, lei si interessò molto a me, per pura professionalità. Fu solo dopo qualche mese che comincio a sviluppare un attaccamento emotivo, con lei sorridevo sempre, anche se non ero davvero felice. Però faceva quello che poteva nei suoi limiti, mi voleva bene, ed io ne volevo a lei. Sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male. Tu... Le mani scattano in avanti per afferrarle la trachea. [S&M] No, afferrargli, si tratta solo di un patetico burattino. Sono comunque più grande di lei, più robusta, più pesante, il vantaggio mi appartiene. Cerco di rotolare sulla destra, per invertire le nostre posizioni, costringerla al suolo e cercare di stamparle una testata dritta dritta sul viso [Azione II], tenerla al suolo con la mia mole, negarle ogni movimento. Tu sei solo un fantasma. Lasciare che il senso di colpa mi tormenti per il resto della vita non servirà a correggere i miei errori, non la farà tornare in vita, non cambierà ciò che è già stato. Lascio la mano destra libera, carico indietro e poi colpisco ancora. [Azione III] Un singolo pugno diretto alla mascella, per toglierle dal volto quel sorrisetto sbiadito e imperfetto. Perché nessuno ha il diritto di prendere il suo volto. Perché nessuno sa sorridermi come faceva lei.


    Dovrebbe essere tutto in ordine, credo.

     
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    Impegnato nell'apertura del passaggio, Gassan iniziò a vibrare, mentre Sanjuro lo sorreggeva. Quando Akira si avventò sulla porro-Meika, questa riuscì a seguirne i movimenti a malapena, voltandosi lentamente e pigramente verso il ninja di Kiri, mentre questo la colpiva prima con un calcio, facendola piegare sul lato doveva aveva ricevuto il colpo, quindi con un attacco alla nuca, facendola sobbalzare in avanti e cadere a terra, poggiandosi sulle mani, anzi, sui porri.
    Non fu difficile per il chunin afferrarle i capelli per eseguire la sua tecnica, sentendo distintamente dell'acqua venire irrorata dalla spugna al suo corpo.
    Quindi si allontanò.
    Qualcosa però era cambiato in lui, e lo avrebbe avvertito proprio in quel momento; se ci avesse fatto caso, ad ogni suo colpo andato a segno, avrebbe avvertito una sensazione quasi impercettibile, ma dopo aver assestato più di un colpo alla porro-Meika, e dopo averle afferrato i capelli, la sensazione sarebbe stata ben chiara. Si sarebbe sentito rallentare, come se avesse sul corpo un peso sempre maggiore distribuito ovunque. Qualcosa lo stava rallentando. Le spugne anti-Hozuki si basavano proprio sul farsi colpire dai loro nemici per asciugarli lentamente [-3 Tacche in velocità].
    Porro-Meika cadde a terra per qualche secondo, iniziò a vibrare leggermente, quindi tornò di nuovo in piedi. In quel momento, dal terreno ai lati di Akira apparvero due grosse bolle di sapone, sferiche, che crescevano sempre di più.
    Ricordavano le bolle che i bambini lanciavano per strada giocando, erano trasparenti, e la loro untuosità rendeva la luce simile ad un arcobaleno, quando erano da essa attraversate.
    Scoppiarono, e al loro posto apparvero due enormi spugne, grandi 3 volte Akira, due enormi golem di forma umanoide, gialli e porosi. Ovviamente con una cravatta rossa.

    - Hey hey hey non sono stato io stavolta ! -

    I due golem, pur non avendo una cavità orale, emisero un ruggito assordante, e si lanciarono in direzione di Akira, facendo tremare il terreno sotto di loro [Vel 400][Slot azione I x2]
    Lo scopo dei due mostri era di abbattere il ninja a suon di pugni spugnosi, dato che la loro fisionomia era talmente sproporzionata, da impedire l'uso delle gambe, troppo corte, per i calci. In compenso avevano dei bicipiti 2 volte e mezzo quelli di un uomo, ed entrambi cercarono di colpire Akira con un diretto. Un golem tirò all'altezza della sua cintola, l'altro all'altezza della testa. [Slot azione II x2][For 0 Vel 400]
    In quel momento, gli occhi della porro-Meika si illuminarono di una luce rossastra estremamente pericolosa, le sue mani, ovvero i porri, che non avevano dita, composero alcuni sigilli semplicemente strusciando assieme, e dal cielo color "strana dimensione" iniziarono a cadere delle enormi meteore. Fatte di spugna gialla. [Cadono a caso nel campo, Forza 800 contro un Hozuki, Potenza 50 contro un Hozuki. Valori raddoppiati se l'Hozuki è maschio. Triplicati se è del segno dell'ariete]

    - Chiedo scusa stavolta è colpa mia. -

    Sanjuro appoggiò Gassan sulle sue gambe incrociate, e compose il sigillo della capra, canalizzando le sue energie mistiche per cercare di aiutare Akira in qualche modo.
    Lo sciamano non era il sovrano di quel mondo, ma era in grado di modificarne alcuni aspetti come aveva fatto, in maniera contorta, fino a quel momento, facendo apparire qualcosa di estremamente potente, in grado di supportare il chunin.

    - Attenzione Akira, quelle meteore sono letali per te. Userò tutta la mia energia mistico-planare intrinseca per canalizzare il tuo desidero di vittoria e il mio di ramen ai gamberi, e creerò per te un alleato di disumana potenza. Resisti! -

    L'energia misticoplanare intrinseca di Sanjuro non era roba con cui scherzare, si trattava di un particolare tipo di chakra posseduto solo dallo sciamano, utilizzabile solo in dimensioni parallele, e dalla potenza terrificante. Ovviamente non esisteva affatto.
    Mistici flussi di energia iniziarono a vorticare attorno a Sanjuro, tanto che i presenti furono investiti da forti tempeste di vento, capaci quasi di farli volare via. Il terreno iniziò a tremare, e nel cielo nero comparvero delle crepe. La potenza era palpabile.
    Uno schiocco. Sanjuro battè le mani, e qualcosa comparve in mano ad Akira, in un lampo di luce misticoplanare. Un, ombrello. Di legno.
    L'oggetto era proprio un ombrello di legno, con i triangoli in tela, di colore giallastro vomito. Aveva un filo che lo teneva chiuso, e un comodo gancio al manico per appenderlo a qualcosa. L'elsa era ovviamente ad uncino, per un pratico trasporto al braccio.

    - USALO BENE ! -


    CITAZIONE

    Ombrello di Legno Antispugna di Sanjuro [Mischia]
    L'ombrello di legno antispugna di Sanjuro è stato creato convogliando tutta l'energia mistica dello sciamano nel sogno di Haseya e non può esistere in nessun altro luogo. E' sbilanciato sul manico, ottimo per la pioggia e per resistere alle meteore di spugna. Può essere usato come arma se l'utilizzatore ne ha il coraggio. Non ha alcuna capacità particolare.
    Tipo: Deflettente (?)
    Dimensione: Media
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: //)



    Edited by Jotaro Jaku - 18/4/2016, 08:14
     
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18 replies since 21/12/2015, 15:34   461 views
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