La Cerca dei Kiseki

[Quest di Villaggio]

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  1. - Hohenheim -
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    Quest di Villaggio
    La Cerca dei Kiseki
    Deserto dell'Anauroch


    Hohenheim disse a Zong Wu:


    ‘La precedente missione si è conclusa con esito negativo. Le fonti non riportano perdite tra il gruppo che è andato alla ricerca delle pietre… tuttavia nessuna è stata riportata a Suna. Nell’unico rapporto che ho letto, si parlava di una Piramide nel deserto. Sono andato personalmente ad esplorarla ma senza successo. Aspettatevi trappole, trabocchetti, enigmi e avversari di ogni genere. Chi ha costruito le difese della Piramide dove mi sono recato, l’aveva farcita di ogni granello di astuzia che si può immaginare. Questa volta sarà anche peggio, perché questa volta siamo certi che i Kiseki si trovino lì, ed il loro potere non controllato avrà certamente incrementato la sfida che dovremmo affrontare’



    [...]



    Il gruppo avanzò in formazione e tanto velocemente quanto il più lento del gruppo permise. Il deserto dell’Anauroch si dispiegava in infiniti saliscendi sabbiosi che potevano fiaccare anche il più valoroso dei guerrieri. Quella era la casa di tutti loro, ma 20 kilometri sarebbero stati duri da affrontare. Tuttavia, il campo base li aveva riforniti di acqua in abbondanza e di vestiti che li avrebbero difesi dal sole tanto quanto dalla sabbia. Sfortunatamente, per proteggerli da quello che sarebbe venuto sarebbe servito ben altro.


    I bip-bid dei congegni cerca Kiseki ideati da Hoshi si fecero, dopo qualche tempo, sempre più intensi. Mentre il gruppo avanzava, inoltre, sembrò loro che i puntini mostrati sui display stessero scendendo di quota. Solo arrivati ad un centinaio di metri dal luogo designato, ebbero la certezza che, qualsiasi cosa stessero cercando, si trovasse sotto terra. In superficie, invece, un gruppo di colonne spezzate a metà o semplicemente erose dal tempo li attendeva in mezzo al vento che spirava forte in quella zona. Il gruppo si sarebbe sparpagliato per indagare: il luogo era quello, non ci potevano essere dubbi a riguardo.


    Hohenheim sentiva che quello era il posto giusto. Non era il suo istinto a parlare…era il suo Kiseki. Hohenheim avrebbe quasi potuto fare a meno di guardare il dispositivo che gli aveva dato Hoshi…avrebbe comunque trovato quel luogo. Forse per via della similarità dell’energia che ora scorreva dentro di lui ed in quel luogo, fu proprio Hohenheim a trovare qualcosa di interessante. Al limitare del circolo di quella zona, una colonna spezzata si ergeva in diagonale dalla sabbia, arrivando fino al busto di un uomo adulto. La parte alta era piatta e ricoperta da svariati centimetri di sabbia. Il chunin la rimosse con una mana, fino a scoprire la roccia di cui era costruita: solo allora si rese conto che quel monolite era stato realizzato appositamente di quella dimensione e di quella forma. Sulla sommità, una sagoma a forma di rombo tracciava una fessura profonda quattro centimetri.


    ‘ Spostatevi dal gruppo di colonne’



    Disse il bambino. Intanto, prese il Kiseki Verde e lo fuse con il suo corpo così da creare una chiave perfetta per quell’apertura. Inserendola, pronunciò delle parole che non conosceva, sebbene gli fossero venute naturalmente:


    ‘Kuchiyose No Jutsu! Sabaku no Kamaitachima Shutsugoku!’



    Mentre una buona parte della sua energia spirituale gli veniva sottratta, ci fu una detonazione di energia dalla colonna, mentre un’onda d’urto di chakra Verde intenso si spandeva nella sabbia sotto i piedi del gruppo di Sunesi. Dopo pochi secondi, la sabbia al centro delle colonne iniziò a muoversi mentre un piccolo terremoto fece tremare il gruppo di Shinobi. Contemporaneamente, le colonne si raddrizzarono mentre altre ne comparirono, così da formare un percorso che conduceva al centro del complesso. Lì una struttura in marmo dalle sfumature marrone-arancio era comparsa, un cubo di lato tre metri. Su una facciata, un buco oscuro si era aperto, mentre la luce del giorno lasciava vedere solo i primi scalini di una scala che portava indefinitamente sotto il manto sabbioso del deserto.


    ‘Prendete le torce nella vostra dotazione! Si scende’’



    [...]



    Una lunga discesa portò il gruppo infine ad una stanza circolare di raggio 10 metri, dove l’unica luce presente era quella delle torce che avevano appresso. Come nella Piramide dove doveva essere custodito il Kiseki Nero, l’aria era stantia a causa della scarsa aerazione. Le pareti erano decorate con rune e disegni incisi direttamente nella pietra, il cui significato era ormai andato perduto. Analogamente alla Piramide, tre sentieri si diramavano da quella stanza: il primo si allontanava verso sinistra sullo stesso piano dove si trovava ora il gruppo; il secondo puntava con decisione verso il basso, mentre l’ultimo saliva leggermente.


    Nuovamente guidato dalla Kiseki, il chunin disse:


    ‘Zong Wu e Shokuto voi esplorerete il passaggio su questo livello. Zong, mi è stato detto che sei un ninja molto abile ed hai la più completa fiducia di Hoshi, quindi avrai anche la mia. Ryoshi e Jin prendete il passaggio che conduce in basso: Ryoshi sei a capo, avendo già visto di cosa questi luoghi siano capaci. Hoshi, tu verrai con me per il sentiero che punta in alto. A tutti infine, buona fortuna…e ritornate vivi. Fra 5 ore vi voglio rivedere in questa sala.’



    E così il gruppo di sunesi venne diviso: tre gruppi, tre strade e sei kiseki.


    [Zong Wu & Shokuto]



    Il sentiero era sufficientemente largo per lasciarli passare uno di fianco all’altro, ma non molto di più. Con il passare dei metri, inoltre, un nuovo odore iniziò a farsi strada nell’aria, sufficientemente forte per cui entrambi poterono avvertirlo distintamente: sembrava essere l’odore di un animale selvatico…


    Improvvisamente, il corridoio in cui si trovarono terminò, aprendosi in una sala molto vasta a pianta rettangolare. Colonne [Pot 20, durezza 3] e statue [Pot 20, durezza 2] si alternavano l’una di fila all’altra sorreggendo piccole fiaccole che emanavano una tenue luce arancione. Non era fuoco: ma lievi emanazioni di chakra. Camminando nel salone, sufficientemente largo da contenere il palazzo del Mizukage, notarono che il pavimento era adorno di una curiosa serie di disegni: come grossi cerchi di raggio un metro, leggermente allungati per far posto a due punte. Curioso: sembrava l’orma di un animale, se fosse chiaramente stato possibile che un animale così grande esistesse.
    Arrivati al centro della stanza, fu possibile vedere la fine del salone: sul muro, un portone alto 3 metri e largo 2 li attendeva aperto. Dovevano solo riuscire a superarlo. Questo era probabilmente quello che i due ninja avrebbero pensato: ma non sarebbe stato così facile. Arrivati al centro della stanza, avrebbero chiaramente sentito il rumore di una porta che si chiudeva, mentre il passaggio che li aveva appena condotti a quella sala venne chiuso da una lastra di pietra. Contemporaneamente, la porta alla quale puntavano iniziò anch'essa a chiudere, per loro fortuna, lentamente. Tuttavia, il suono più spaventoso venne dalla loro destra: suono di zoccoli che rimbombavano in una carica diretta senza ombra di dubbio verso di loro. Bastarono pochi secondi per individuarlo: era un fachiro del deserto, ma alto 7 metri e lungo 20. Due lunghe zanne spuntavano ai lati della sua bocca [Potenza 60], ognuna lunga come un uomo, e un suo zoccolo era sufficiente a schiacciare i due ninja in un colpo solo. Un suono bestiale emerse dal suo naso suino, mentre la carica lo portava rapidamente verso il gruppo [Vel. Nera, For. Nera], ognuna delle sue zanne rivolta verso un ninja. Zong Wu avrebbe dovuto faticare il doppio per salvare se stesso ed il povero studente. Ma non poteva fare tutto da solo. La loro unica via di uscita si stava rapidamente chiudendo. Essendo Zong l’unico in grado di fronteggiare la bestia, sarebbe toccato a Shokuto trovare un modo di tenerla aperta. Tuttavia, nella carica la bestia aveva buttato giù colonne e statue, inondando il pavimento di macerie. Shokuto avrebbe dovuto essere molto cauto: più di una volta avrebbe rischiato che una colonna o una statua lo schiacciasse [3 attacchi. Vel 220, 250, 300]. Una volta arrivato alla porta avrebbe infine dovuto trovare un modo per bloccarla: un compito non facile [For. della porta 400].


    [Ryoshi & jin]



    Ryoshi e Jin si ritrovarono anch’essi dopo una decina di minuti in una nuova area del mausoleo. In quella stanza, il giallo e l’arancio la facevano da padrone. Lo avrebbero visto nei pilastri intarsiati con fili d’oro e rame, alle montagne di monete che erano sparse per terra ed in ogni luogo, fino alle decine e decine di casse che occupavano quasi tutto lo spazio disponibile eccetto piccoli corridoi tra di esse. Le casse avevano tutte dei coperchi in pietra su cui erano stati colati dei rivestimenti in oro rosso, larghe circa due metri per settanta centimetri. Inoltre, c’erano 7 pilastri alti circa un metro e mezzo, sparsi per tutta la stanza distanti l’uno dall’altro circa 10 metri. Su ognuno c’era un enorme vaso color ebano stracolmo di sabbia. Alla fine della stanza, due rampe di scale conducevano ad una porta chiusa. Su di essa c’era una scritta:


    CITAZIONE

    IOOIIOI


    Tuttavia, i ninja non avrebbero avuto troppo tempo per ragionare su cosa significasse. Infatti, una volta messo piede sul primo gradino della scala, avrebbero sentito il rumore di 30 sarcofagi aprirsi contemporaneamente! Alle loro spalle, videro con orrore degli esseri umanoidi avvolti da bende farsi largo ed e uscire con difficoltà dalle loro tombe d’oro [Mummie: energia Bianca. Se siete in mischia con loro, ognuna effettua un attacco di tipo presa con potenza 10]. Mugugnando parole incomprensibili, gli esseri avrebbero cercato di raggiungere sempre il più vicino dei due ninja, di afferrarlo e poi divorarlo: certo, erano lenti e goffi, ma erano molti e la probabilità di uscirne vivo, una volta catturato nella loro presa, era molto bassa. Inoltre dovevano scoprire la chiave di accesso alla porta alle loro spalle: l’unica cosa che potevano fare era esplorare la stanza, evitando che le mummie li uccidessero.


    [Hoshi]



    Hoshi camminò al fianco di Hohenheim per quella che sembrò un’eternità. Persino per gambe allenate come le loro, affrontare una serie interminabile di scale poteva essere troppo. Inoltre, più salivano, più una specie di nebbia si diffondeva intorno a loro, bagnando i loro vestiti e i loro volti. Arrivarono ad un punto dove fu impossibile vedersi a vicenda, nonostante fossero a due passi l’uno dall’altro. Infine, ancora immersi nella nebbia, le scale terminarono in favore di un pavimento piano, del quale non era possibile distinguere nulla. Improvvisamente, un’accecante luce bianca li avvolte. Hoshi non riuscì a vedere nè percepire nulla per 3 secondi, poi la vista tornò.

    Di Hohenheim non c’era traccia, così come della nebbia. Il Jonin era in una specie di dojo. Il legno rivestiva ogni superficie, ed era così tirato a lucido che sembrava riflettere l’immagine di Hoshi. Nell’aria, tuttavia, volteggiavano particelle di sabbia provenienti da chissà dove. Improvvisamente, quelle particelle iniziarono a volteggiare in maniera agitata e si spostarono nella stanza fino a nascondersi dietro una delle numerose colonne che sorreggevano la struttura, dividendola in tre sezioni. Da dietro quella colonna uscì una donna.

    Era bellissima e completamente ammantata in un abito di seta costituito da innumerevoli strati uno sopra l’altro, uno più fine dell’altro, di color rosa, rosso e bianco. La donna portava un’acconciatura molto semplice, con uno chignon legato da un fermacapelli in legno semplice. Tuttavia, quando l’attenzione del jonin si fermò sul volto di quella persona, il sangue gli si gelò nelle vene. Avrebbe potuto riconoscere ovunque quell’espressione perennemente scocciata, sebbene più vecchio: quello era il volto di Deidara Yagi. Tuttavia, la sua faccia era una maschera di odio:


    ‘Tu ci hai tradito! Per colpa tua, il mondo brucerà!’



    Che cosa voleva dire? Cosa stava succedendo? Era solo un sogno? La ragazza iniziò a sfilare da pieghe invisibili della sua veste una, due, tre, quattro…6 lame. Due le impugnava con le mani, due le sorreggeva in bilico sugli avanbracci piegati, una era stretta tra coscia e polpaccio della gamba sinistra, ora sollevata; e l’ultima in bocca. Prima di morderla, avrebbe però detto:


    ‘Morirai per questo’



    Si sarebbe quindi avventato con Hoshi. Il suo stile di combattimento era qualcosa che il Jonin non aveva mai visto. La ragazza saltava in avvitamenti e piroette intorno a lui mentre le lame guizzavano ad una velocità incredibile [Nera + 5 tacche][Ogni Lama: Pot 70]. Nella prima piroetta tre lame cercarono di germire contemporaneamente il corpo del Kikuma, cercando di staccarli la testa, la gamba sinistra e lacerare il busto con fendenti orizzontali. Deidara atterrò con il piede destro ed, in una frazione di secondo ruotò su quel perno per menare contemporaneamente un calcio rotante al volto del jonin, con il piede sinistro, e due fendenti al ventre di Hoshi sfruttando la velocità nello spinning. Mentre così faceva, la lama che prima era sorretta dalla gamba impegnata nel calcio era stata lanciata in aria insieme a quella che aveva in bocca e quella nella mano destra. La ragazza avrebbe quindi eseguito un salto con avvitamento sul posto, afferrando tutte e tre le lame tra il busto ed il braccio destro, inserendosi perfettamente nella rotazione delle armi in volto, per portare un ultimo attacco: le tre lame sarebbero guizzate con rapidità in un ultimo fendente triplo, dall'alto verso il basso, mirando alla testa del Rosso.

     
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