La Cerca dei Kiseki

[Quest di Villaggio]

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  1. Boreanz
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    Grazie al cielo stavano tutti bene. Il mio braccio sinistro era ancora dolorante, ma iniziai subito a correre verso il gruppo di ninja che aveva appena posto fine all'ultimo attacco dell'enorme guardiano. Mi fischiavano le orecchie per tutte le esplosioni che avevano squarciato l'etere negli ultimi minuti, ma l'adrenalina della vittoria mi scorreva potente nelle vene e potevo sentire che la stanchezza avrebbe impiegato ancora qualche minuto ad arrivare.

    « Ma che razza di sistemi, eh? », commentai, gioviale, mentre Hohenheim era impegnato a modellare due enormi costrutti alati. « Insomma... il Kazekage avrebbe anche potuto inserire un meccanismo di riconoscimento per i ninja di Suna! Anche se, forse, in effetti migliore riconoscimento della nostra abilità di superare situazioni simili non c'è! Hehehe. » Certe volte mi trovo a rispondere da solo alle mie domande, il che è d'aiuto, ma singolare: ormai l'ho accettato. Probabilmente dipende dal fatto che non mi piace troppo riflettere a fondo su tutto. Non sono mica uno scolaro!

    Comprendevo il motivo per cui il nostro Kage aveva impostato quelle difese senza una vera e propria "chiave": questa sarebbe potuta essere rubata, come il furto della Tetracoda ad opera di alcuni banditi aveva dimostrato diversi mesi fa. L'intervento di quel tetro nukenin chiamato Flagello aveva mandato all'aria i piani dei rapitori, nonché i nostri, ma il punto rimaneva lo stesso: la sicurezza della Sabbia non era perfetta. Il nostro Kage lo sapeva, e dunque aveva agito per proteggere al meglio i segreti dei nostri padri.

    Vidi Hoshikuzu, il jonin più grande di me solo di pochi anni, consegnare tutti e sette i Kiseki ad Hohenheim, affidandogliene la custodia. Evidentemente, il piccolo chunin dai capelli castani godeva della stima del Chikuma. Salimmo sulle creature di argilla senza esitare, tutti più o meno sfiniti, e iniziammo a volare verso casa. L'enorme mercenario, Zong-Wu, cadde in un sonno profondo, subito seguito da Hoshikuzu. Mentre il primo respirava profondamente, ma con tranquillità, il secondo iniziò subito a russare come una coppia di cinghiali. Non ci diedi peso, ridacchiando invece per la strana situazione. Se i due jonin della missione si sentivano sicuri abbastanza da poter dormire dopo aver recuperato i Kiseki, allora probabilmente non c'erano altri pericoli in vista. In ogni caso, però, io rimasi vigile: il lavoro mi venne reso facile dal mio braccio sinistro, che bruciava quietamente. Grazie alle cure che avevo ricevuto non era stato un problema eccessivo in combattimento, ma sapevo che ci sarebbero volute un paio di settimane prima che potessi tornare ad utilizzarlo.

    Anche per questo motivo, nonostante la mia natura a tratti solitaria, evitai di allontanarmi dalla comitiva quando arrivammo all'accampamento da dove eravamo partiti. La tentazione di scomparire nella sabbia e andare a passare qualche giorno di tranquillità in una delle mie oasi preferite era forte, ma sapevo di necessitare di cure mediche. La salute non è uno scherzo, soprattutto per un ninja (anche se atipico come me). Inoltre, parte di me desiderava vedere che ne sarebbe stato dei Kiseki: il Kazekage si era dato molta pena per proteggerli al meglio, ma ora che li avevamo recuperati il compito era sulle nostre spalle. Mi augurai che il Consiglio avesse preparato delle difese adeguate all'interno di Suna. Feci del mio meglio per aiutare a smantellare il campo base, evitando movimenti con il braccio sinistro, e quando tornammo verso il villaggio mi limitai a godere delle calde correnti di vento che, al di sopra delle aquile d'argilla, mi solleticavano le guance e mi attraversavano i capelli.

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    [...]

    Ero circondato da un vortice di colori, aromi e risate allegre. La loggia dei Sand Scorpions, normalmente una zona ad accesso ristretto, era stata allestita a festa con una competenza ed un gusto ammirevole: diversi drappi erano legati alla piccola torre e, catturando le raffiche notturne del deserto, creavano una melodia quieta che si mescolava con il suono di arpe e liuti del mio popolo. Ero vestito di bianco, con una semplice veste di lino che mi lasciava parte dell'addome e le braccia scoperte, e dei pantaloni pure bianchi, ampi quanto bastava perché si muovessero quando accarezzati dal vento.

    Hohenheim, dopo aver lasciato i Kiseki in mano ad un ninja con dei tatuaggi viola in volto, nei pressi del grande Tempio della Sabbia, aveva annunciato a tutti i ninja che avevano completato la missione della festa. Erano tutti lì. Da una parte, Hoshikuzu stava tracannando litri di birra in un modo simile a quello che avevo visto adottare ad un dromedario dopo una traversata del deserto di tre settimane, dall'altra il grande mercenario si stava abbuffando di carne. Hohenheim gironzolava da una parte all'altra, sorridendo quietamente e parlando un po' con tutti. Mi incamminai verso il tavolo delle vettovaglie, incerto. Non ero uso a consumare cibo preparato da altri, ma dopo un po' mi lasciai andare: sembrava tutto delizioso. Stavo masticando dei deliziosi acini d'uva dall'aspetto succoso, quando vidi Ryoshi, il giovane manipolatore della sabbia che era stato mio compagno di discesa nella catacomba. Era sdraiato su un paio di sedie, e sembrava soddisfatto e rilassato. Non lo disturbai, limitandomi invece a lanciargli un acino perché lo assaggiasse, annuendo con la testa verso di lui. Insieme avevamo lavorato bene, e le sue capacità erano una benedizione per la Sabbia.

    Pochi attimi dopo Hohenheim mi raggiunse e mi diede una pacca sulla spalla, comunicandomi la sua preoccupazione per le mie azioni di oggi. Gli sorrisi tutto denti, per nulla imbarazzato.

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    « Heheheh. Non ce l'avrei mai fatta se non avessi avuto il tornado di Hoshikuzu tramite cui muovermi. Per il resto... il motivo è lo stesso per cui metà dei mercanti di Suna mi teme: diverse volte, ecco... » - cercai un modo di spiegargli la cosa senza ammettere di essere stato più volte un disastro ambulante - « ...mi capita, puramente per caso, sia chiaro, di.. rompere tutto. Non faccio apposta, ma è stato così da quando ho memoria. La roccia di quel colosso non era diversa da quella del nostro deserto e colpire nel punto di massimo danno strutturale mi è venuto quasi naturale. » Poi gli tesi la mano destra, offrendo di stringere la sua. « Oggi ho visto arti ninja che non avrei mai pensato esistessero. Le tue esplosioni sono incredibili, Hohenheim. La sabbia e il vento non vogliano, ma se qualcuno dovesse tentare di sottrarre i Kiseki sono certo che incontreranno in te un ostacolo formidabile. », gli dissi, in tutta sincerità. Vederlo in azione. Allungai il braccio, afferrando una mela. « Non è un segreto che l'avventura e l'esplorazione siano il mio pane, ma spero che missioni così pericolose non diventino all'ordine del giorno, eheheh! »

    Pochi attimi dopo ci raggiunse anche Zong-Wu, l'enorme mercenario che brandiva terribili poteri elettrici. Non era più alto di me che di qualche centimetro, ma, nonostante il mio stesso fisico fosse ben muscoloso e definito, il suo era persino più massiccio. Considerando anche il suo sguardo dalla profondità insormontabile, egli aveva una presenza non comune. Mi si avvicinò e, dopo avermi messo una birra in mano, si complimentò con me per la mia folle azione contro il colosso, dicendomi di aver guadagnato il suo rispetto. Quelle parole mi fecero sorridere con un sorriso tutto denti, come era mio solito: non tanto per il complimento in sé, quando per l'onestà ed il cuore che le parole dell'altro mi comunicarono. Ebbi subito l'impressione che Zong-Wu fosse un uomo che viveva con tutto sé stesso. Presi un sorso di quella birra, a cui in realtà non ero abituato, e lo ringraziai con un cenno del capo. « Come dici, è stata un'azione piuttosto folle. Devo ringraziarti di nuovo per le cure mediche che mi hai prestato già nella catacomba. », disse, tamburellando il collo della bottiglia sulle bende che mi erano state applicate al braccio.

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    « Resterai a Suna? », gli chiesi poi, senza preamboli. L'uomo mi stava simpatico e la sua presenza poteva aiutare molto il villaggio: non era comune imbattersi in un ninja della sua forza.

    Il mercenario, però, non ebbe tempo di rispondere, perché in quel momento Hoshikuzu prese la parola. Tra un boccone e l'altro, il jonin ci lesse una lettera del Consiglio contenente le congratulazioni da parte del villaggio, agli occhi dei quali eravamo appena divenuti degli eroi - sul momento non seppi bene come reagire a una simile nozione -, nonché le regole stabilite dai suoi membri per l'accesso al potere dei Kiseki. Mi parvero di buon senso, ma la considerazione più importante che mi parve di poter fare da quanto udii era che, effettivamente, era stato deciso di sfruttare le antiche pietre per migliorare il potenziale bellico dei ninja di Suna. La crisi in cui versava il villaggio era innegabile, ma forse c'era più di quanto dicevano dietro a quella mossa. Alzai lo sguardo alla luna. Mentre l'aria della notte mi entrava nei polmoni, mi chiesi se qualche minaccia terribile ci aspettasse all'orizzonte.

    « Appena sarò guarito chiederò al Consiglio di farmi provare ogni singolo Kiseki. », annunciai, forte abbastanza perché tutti sentissero. Nonostante l'unica cosa che desideravo era tornare alla mia vita di tranquillità, archeologia e soprattutto caccia nel deserto, se davvero il villaggio era in pericolo, non c'era spazio per dubbi. Se con il mio gesto contro il colosso di roccia avevo guadagnato un minimo di visibilità, era mio dovere cercare di sfruttarla per incoraggiare tutti gli shinobi di Suna a fare del loro meglio per il nostro villaggio.
     
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