La Vendetta dell'Avarizia

[Add TS per Ryuu Mizukyio]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Vendetta dell'Avarizia

    I




    [16 anni prima]

    I Draghi Gemelli tremavano. Sapevo di essere giunti al capolinea della loro stessa esistenza. Eppure tremavano per motivi differenti. Lei, sudata e stanca tremava per il dolore e la stanchezza del parto avuto poche ore prima. Lui invece per il dolore di aver perduto tutto ciò che con lei aveva costruito.
    A Kiri presto la notizia si sarebbe diffusa: i Draghi Gemelli erano morti, ma erano certi che il loro gesto sarebbe stato riconosciuto ed apprezzato. Si erano sacrificati per il bene del loro bambino e per il bene del Villaggio. Ryuu sarebbe cresciuto felice ed accettato sotto la luce di genitori che avevano deciso di dare tutto per il bene altrui. Lui piangeva, lei gli teneva la mano.
    Prese una boccetta e la passò alla moglie. Non voglio che tu mi veda morire... mormorò. Lei gli sorrise, passò una mano sul suo viso e lo baciò per un'ultima volta.
    Ti amo.





    [15 anni e 6 mesi prima]

    Non c'era peggiore vendetta che gettare infamia sui morti. Yoku Akita ne era certo. L'uomo e la donna che avevano tradito la sua fiducia avrebbero dovuto pagare caro. Non poteva più catturarli e torturarli ed uccidere il loro figlio non sarebbe servito a nulla. Un infante senza colpe poteva divenire facilmente un martire.
    No, doveva infangare la loro esistenza che avevano voluto proteggere con una morte che si definiva eroica. E lì il contorto animo umano così incline alla malvagità gratuita avrebbe attecchito con successo. Allora Yoku entrò nella più infame delle bettole di Kiri, sedette al bancone del più pettegolo dei baristi ed ordinò del whisky liscio che tracannò in un solo sorso.
    Ma lo sai dei Draghi Gemelli? Sì, ho saputo che si sono uccisi per evitare di essere costretti di uccidere il Mizukage. Ciò che ha diffuso la famiglia, almeno. Baggianate, sta a sentire, quei due si sono uccisi perché non sono riusciti ad uccidere il Mizukage. Fa comodo tenere nascosta la cosa, avere dei traditori nelle proprie fila significa essere deboli. E così iniziò a diffondersi la falsa voce che i Draghi Gemelli non fossero altro che sporchi traditori... ed a nulla valsero le smentite della famiglia.
    La cattiveria del popolino poteva essere atroce.




    [Oggi]

    Le informazioni che mi erano giunte erano disarmanti. Possibile che Hayate avesse deciso un'approccio così diretto, quasi folle, come catturare il Sanbi? Qualcosa in quella storia puzzava tremendamente. Ero certo che il Sanbi fosse libero ma quando gli avevo domandato dove fosse mi aveva risposto che non lo sapeva. Dunque era stato rinchiuso all'interno di una reliquia? E che ne era stato di Takuma?
    Il pensiero di qualcosa di brutto successo al mio allievo mi provocò una stretto al cuore tremenda, ma il destino era probabilmente implacabile. Se anche fosse sopravvissuto all'estrazione probabilmente era stato ucciso dai suoi assalitori. Quando tornai a casa quella sera l'umore era più che nero ed Ayame lo notò immediatamente. Entrai in cucina senza dire una parola, accarezzando distrattamente la testa di Jukyu che disegnava qualcosa seduta al tavolo. Entrai direttamente in cucina ed aprii il frigorifero per tirarvi fuori una birra fredda.
    Persino chi non mi aveva mai visto sapeva che c'era qualcosa che non andava in me quella sera. Ayame poteva quasi indovinare i miei pensieri se mi avesse osservato per altri dieci minuti. Non potevo nasconderle assolutamente nulla: era in grado di cogliere le mie più piccole espressioni ed i miei gesti più nascosti che nessun altro riusciva a percepire. Rimase sulla soglia della porta della cucina e mi fissò per qualche secondo, mentre rimasi lì, con la birra in mano ancora chiusa.
    Ehi... mormorò, avvicinandosi appena. Mi sfiorò la schiena con la punta delle dita e poi mi abbracciò da dietro, poggiando la fronte contro di me. Sospirai, sapendo già di doverle spiegare ogni cosa.
    Il Sanbi è stato liberato, è stato messo in una reliquia ed ho saputo che questa reliquia è in mano ad un Hayate. Dissi con tono aspro, lasciando la lattina di birra sul ripiano, per poi voltarmi, passando le braccia attorno alla vita di Ayame.
    Il Sanbi...? Allora Takuma-kun... Probabilmente è morto. Aggiunsi con voce atona, eppure lei comprese dai miei occhi quanto quel pensiero mi ferisse.
    Ero stato affezionato a Takuma.
    In ogni caso, il Sanbi non può rimanere nella maniera più assoluta in mano ad un Hayate. Dovrò recuperarlo.
    Lei mi fissò ma non disse nulla. Semplicemente si alzò sulla punta dei piedi e mi baciò le labbra a lungo, teneramente. Ok. Niente prediche questa volta? Dissi allora, un po' sorpreso.
    No, non posso farci nulla. Lo sapevo che sposandoti sarebbero successe queste cose, te l'ho sempre detto. Ed ora sei anche il Kage, è una tua responsabilità.
    Già.
    Era una mia responsabilità.




    Nella casa di Ryuu Mizukiyo l'aria era diversa quella sera. Il ragazzo doveva essere uscito (ma i nonni erano inconsapevoli che era già sulla via di casa) per cui decisero di parlare liberamente senza paura di essere ascoltati. I tre nonni del giovane avevano sempre cercato di proteggerlo dall'infamia che i suoi genitori gli avevano attirato addosso. Era una falsità assoluta e senza pari e Ryuu questo lo sapeva bene, tuttavia buona parte del villaggio ancora credeva a quella storia iniziata da un tale poco raccomandabile in una bettola di quarta categoria quasi sedici anni prima.
    Credo che sia giunto il momento che sappia. Fu Daisuke a parlare, osservando distrattamente al di fuori della finestra la tarda sera kiriana. Tutto era avvolto in una leggera nebbiolina, come quasi sempre.
    È un ragazzino... rispose Ayaka appena timorosa. L'argomento la atterriva molto dopotutto, ma era indubbio il fatto che Ryuu ormai fosse cresciuto. Era un vero Shinobi, forse nascondergli la verità che essi conoscevano non era la cosa giusta da fare.
    Ryuu è un ninja. Ed è anche un ragazzino. Puntualizzò Kazuko. Quella era la verità, Ryuu era sia un ninja ma era ancora un ragazzino! Solo i Kami sanno cosa può fare un ragazzino con la sua forza se dovesse conoscere una verità che non può controllare.
    Ma cara... lui è qui! rispose Daisuke, agitandosi. Potrebbe venire a saperlo da altri, potrebbe conoscere la sua identità a nostra insaputa e sarebbero grossi guai se dovesse avere un colpo di testa!
    Yoku Akita... spregevole maledetto. Se penso a ciò che ha fatto alla mia bambina... Ayaka si portò una mano al petto, stringendo il vestito in segno di profondo dolore. Dunque è certo?
    Il Mizukage è stato piuttosto chiaro a riguardo. Ha detto di stare attenti, perché a quanto pare Yoku Akita bazzica nel Paese dell'Acqua ancora una volta.
    Quel bastardo infame la deve pagare! Che ha detto il Mizukage, se ne occuperà lui?
    Non ha voluto dirmi altro cara, ma penso proprio che lui sappia dove sia e che se ne occuperà. Ha detto che c'erano dietro cose che era meglio che non sapessi. In ogni caso credo che Ryuu debba sapere tutto.
    ANCORA? strillò allora la moglie di Daisuke al suo sottomesso marito. È SOLO UN RAGAZZINO! È PERICOLOSO ED HO GIA' PERSO UN FIGLIO PER COLPA DI QUELL'INFAME!
    Probabilmente però Ryuu aveva sentito tutto. Perché sarebbe rientrato in casa all'incirca quando sua nonna materna aveva iniziato ad inveire conro quel tale Yoku Akira. Cosa avrebbe fatto Ryuu nel conoscere l'identità dell'uomo che aveva costretto alla morte i suoi genitori e dopo essere venuto a sapere che era nel Paese e che non solo, il Mizukage intendeva occuparsene?

     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    Qualcosa da nascondere


    Un sottile strato di nebbia avvolgeva le strade di Kiri, mentre il sole andava pian piano inabissandosi nell'oceano facendo risplendere l'acqua come se fosse disseminata di diamanti lucenti. Con l'allontanarsi della calda stella, l'aria fresca della sera cominciava a prendere il sopravvento su quella che già era un'umida giornata d'inverno, ma per dei ragazzi nel pieno della giovinezza e sempre straripanti di energia non era un problema approfittare di una giornata di scarsa nebbia per correre a tuffarsi in mare.
    Il trio di amici, l'unico di cui faceva parte Ryuu, aveva deciso di provare il "brivido" di un bagno fuori stagione e nel tentativo di provare a scaldarsi (ma anche no) avevano cominciato con lo schizzarsi l'acqua addosso, e anche se era chiaro a tutti e tre fin dall'inizio che non fu per niente una buona idea, il divertimento aveva preso il sopravvento.
    NOOOOOO! Basta, è CONGELATAAAAA Se tu non la smetti, noi non smettiamo! Ha ha ha ha ha MAIIII Ha ha ha ha ha
    Tanto intenso era il momento che stavano vivendo in quel momento eppure così poco ci volle per mandarlo in frantumi.
    Una piccola ma compatta palla di neve impattò contro la nuca del genin, bloccando all'istante quel che stava facendo e costringendolo a guardare nella direzione da dove era venuta, gesti che a catena fecero d'istinto anche i suoi amici per capire cosa fosse successo. La vista non fu affatto gradevole, quando si accorsero che la palla era stata scagliata da un trio di soliti ragazzi che non sopportavano la vista di Ryuu e che non perdevano occasione di emarginarlo e schernirlo quando gli andava. Niente di nuovo per il giovane ninja, ma ogni volta faceva male come la prima, e ogni volta cercava di non infuriarsi e non reagire alle provocazioni per non finire nei guai usando le sue abilità da ninja, ma non tutte le volte gli riusciva bene di trattenere i suoi impulsi.
    Sebbene non gli avesse provocato nessun dolore ed il freddo che la neve portò tra i suoi capelli andava svanendo rapidamente, quel che rese ancora più irritante quel gesto, fu il ragazzo che l'aveva attuato, ovvero il solito ragazzino del clan Shinretsu (di un paio di anni più grande di Ryuu) che si divertiva ad usare la sua abilità innata per puro divertimento, non possedendo nessun'altra qualità da ninja.
    Pur facendo parte di un importante clan con importanti abilità genetiche non aveva mai voluto interessarsi a diventare uno shinobi come la maggior parte dei suoi parenti, usando la sua posizione in un importante e famoso clan del villaggio per guardare Ryuu dall'alto verso il basso come fosse un essere inferiore.
    Ti piace il freddo, eh? Perchè non giochiamo un po', è divertente.
    I due amici del genin cominciarono a guardarli in cagnesco come al solito per via della loro solita prepotenza nei confronti del loro amico, ma quel giorno Ryuu non aveva voglia di litigare, tantomeno con quei soggetti, quindi cercò di sopprimere come al solito l'istinto di vendicarsi e cercò di calmare i suoi compagni.
    Avete finito di fare gli imbecilli o dovete continuare?! Prova a non usare il ghiaccio e vedi come ti gonfio! Sei proprio uno stronzo!
    CHE?! Ripetilo, dai, e ti faccio vedere io!
    Ragazzi, lasciate perdere, che ci provate a fare? Andiamo, chissenefrega.
    I due ragazzi non si sentirono di controbattere a quella richiesta, seguendo in silenzio il loro amico fuori dall'acqua e rivestendosi velocemente, coprendosi anche con degli asciugamani per non prendere ulteriore freddo ed ignorando gli ulteriori commenti e scherni dell'altro trio, mentre gli passavano davanti per tornarsene a casa.
    O meglio, non tutti rimasero in silenzio.

    Siete tre stronzi!

    Come al solito Keiko non riuscì a tenere a freno la lingua, pur di difendere il suo migliore amico, non dando il tempo agli altri 2 di fermarla e attirando su di sé l'ira dei tre giovani, che subito si lanciarono verso di loro per rispondere alla provocazione e pestarli, dato che non aspettavano altro che una scusa per farlo. Vedendo il pericolo imminente, Ryuu non poté far altro che reagire di conseguenza e nel giro di trenta secondi erano già tutti e 3 stesi per terra, in preda alle sofferenze appena infertigli.
    Keiko sapeva perfettamente che ormai il suo amico era diventato abbastanza forte da riuscire a battere quei tre rompiscatole da solo, quindi si fece deliberatamente prendere di mira per poterlo spingere a dargli una bella lezione per come lo avevano trattato, dato che lui sembrava non averne voglia, e difatti ci vollero un paio di colpi ben assestati ad ognuno di loro per farli crollare inerti, sotto lo sguardo soddisfatto della ragazza e di Izumo.
    KEIKO-CHAN! La devi smettere di provocare la gente solo per farmela picchiare! La prossima volta non intervengo.
    Bugiardo, non lo faresti mai. He he, però devi ammettere che è stato divertente.
    Anche se non gli era piaciuto particolarmente picchiare... ok, in effetti gli era piaciuto e la soddisfazione di averli pestati era immensa, quindi non poteva di certo avercela con i suoi amici, anche se quello che aveva appena fatto avrebbe avuto qualche ripercussione in futuro.

    ...


    Il sole era ormai appena tramontato e la visibilità cominciò a scarseggiare, quindi dopo essersi separato da Izumo e Keiko si diresse anch'egli verso casa sua, ma di certo non poteva immaginare che quella che sembrava una sera come tante altre si sarebbe presto trasformata nella sera in cui la sua vita cambiò e che non avrebbe più dimenticato.
    Difatti, dopo aver varcato la soglia di casa non trovò nulla di anormale: dall'unica luce accesa che notò dall'esterno, i nonni dovevano essere sicuramente tutti e tre in cucina a chiacchierare, ma fu mentre era intento a togliersi le scarpe che si accorse che non doveva trattarsi di una conversazione normale, e ancor meno piacevole. Anche se nonna Ayaka non parlò con una voce particolarmente alta, poté intuire perfettamente dal suo tono che qualcosa non andava. Poche volte nella sua vita aveva visto o sentito la sua adorata nonna materna giù di morale, e quella volta non sbagliò di certo, ma fu quando l'anziana signora terminò la sua frase, che capì finalmente di cosa stessero parlando: la morte dei suoi genitori.
    Non era un argomento ricorrente, specialmente davanti al nipote, ma comprese subito che doveva essere una cosa che non avrebbe dovuto sentire, eppure non gli passò neanche per la mente di andarsene, poiché ebbe un tuffo al cuore quando sentì pronunciare da sua nonna le ultime parole che si sarebbe immaginato.
    Se penso a ciò che ha fatto alla mia bambina...
    La donna si riferì al nome pronunciato pochi istanti prima e che Ryuu non riuscì a cogliere, ma da quel momento rimase come ipnotizzato dalle voci provenienti dalla cucina, non sapendo più cosa pensare. Cosa poteva significare? Stavano davvero parlando di uno dei responsabili di quella tragedia in cui furono coinvolti i suoi genitori o stava fraintendendo? E perchè ne parlavano in quel momento, mentre lui non avrebbe dovuto essere in casa? Per fortuna non sembravano essersi accorti che fosse appena rientrato, quindi decise di avvicinarsi alla porta molto lentamente e senza chiudere la porta di ingresso per evitare di essere sentito e poter ascoltare meglio ciò che avevano da dirsi.
    A mano a mano che il discorso proseguì, molte delle sue domande trovarono risposta, ma per ogni dubbio dissolto, altri due si insinuavano nella sua mente, continuando a tormentarlo con mille pensieri.
    Il Mizukage è stato piuttosto chiaro a riguardo. Ha detto di stare attenti, perché a quanto pare Yoku Akita bazzica nel Paese dell'Acqua ancora una volta.
    Quel bastardo infame la deve pagare! Che ha detto il Mizukage, se ne occuperà lui?
    Non ha voluto dirmi altro cara, ma penso proprio che lui sappia dove sia e che se ne occuperà. Ha detto che c'erano dietro cose che era meglio che non sapessi. In ogni caso credo che Ryuu debba sapere tutto.
    Che c'entra il mizukage, che cosa sa? Ma chi è questo Yoku? Perchè non me ne hanno mai parlato?
    Ryuu stava seriamente cominciando a non capirci più niente e non riusciva a comprendere il motivo di tanti segreti, rimanendo immobile al suo posto mentre ad appena due metri da lui si parlava di cose alquanto scottanti e che lui non doveva sapere. Il mizukage. Il mizukage sapeva tutto. Avrebbe voluto scappare via all'istante ed andare a bussare alla sua porta per chiedergli spiegazioni, ma suo nonno sembrava disposto a parlargli nonostante non fosse a conoscenza di tutti i dettagli, quindi sarebbe potuto bastare per cominciare, dopodiché avrebbe deciso cosa fare.
    ANCORA? È SOLO UN RAGAZZINO! È PERICOLOSO ED HO GIA' PERSO UN FIGLIO PER COLPA DI QUELL'INFAME!
    A quel punto non ci vide più e le emozioni che stava cercando di contenere esplosero in una volta. Perché tanti segreti nei confronti di quell'uomo e perché era così pericoloso parlarne? Ormai era chiaro che centrasse qualcosa con la morte di sua madre e suo padre e non avrebbe più tollerato altre bugie, quindi entrò nella stanza furioso come non lo era mai stato con i suoi nonni, deciso a volerne sapere di più.
    ADESSO BASTA! Mi sono stufato di tutti questi segreti! Voi sapete cosa è successo veramente e adesso voglio che me lo diciate. Io ho il diritto di sapere la verità!
    Chi è questo Yoku e perché dite che è così pericoloso?

    Era certamente arrabbiato con loro per avergli tenuto nascosto la verità sulla morte dei suoi genitori, ma allo stesso tempo si sentiva male nel rispondere in quel modo ai suoi nonni e mancandogli di rispetto, tuttavia non aveva intenzione di mollare la presa e se non avessero soddisfatto le sue richieste sarebbe dovuto ricorrere a misure drastiche ed andare a svegliare il mizukage anche contro la loro volontà. Ormai aveva deciso che era giunto il momento di conoscere la verità e ci avrebbe provato con tutte le sue forze.
     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    II



    L'ingresso e le parole del ragazzo ebbero un grande impatto sui tre anziani nonni di lui. Lo avevano allevato con tutto l'affetto possibile e per loro, indipendentemente da quanto fosse cresciuto negli ultimi tempi, sarebbe rimasto sempre un bambino. È l'inevitabile maledizione che di cui i nonni sono vittime dal primo momento in cui vedono i loro nipoti, ancora di più nel momento in cui essi sono cresciuti al pari di figli.
    Nella stanza calò un silenzio di tomba. I tre si guardarono per dei lunghi istanti, scambiandosi occhiate differenti. Il nonno era arrabbiato, sua moglie preoccupata, la consuocera assai triste. Poi, forse con un attimo di sorpresa da parte di Ryuu, fu proprio il nonno a prendere la parola contravvenendo ai divieti della sua autoritaria - ai limiti della vessatrice - moglie.
    Ryuu-kun, devi sapere che l'uomo che costrinse i tuoi genitori a fare ciò che hanno fatto si chiama Yoku Akita. Un mercenario nukenin pericoloso che a quanto pare in passato è stato legato ad un movimento controrivoluzionario per riportare la cosiddetta "Nebbia di Sangue" a Kiri. Tutti i Kiriani sapevano cosa volesse dire quel termine.
    Orrore, morte.
    La Nebbia di Sangue aveva generato i più forti Shinobi che Kiri avesse mai conosciuto, eppure la stava portando verso l'inevitabile rovina. Non cercarlo, Ryuu. Non sei pronto. Il nonno sembrava quasi supplicante dinanzi al nipote. Che poteva fare Ryuu? Aveva saputo che il Mizukage era a conoscenza della situazione di Yoku Akita. Ma i suoi nonni gli stavano pregando di non andare. Tutti quanti, sebbene solo il nonno paterno avesse espresso quel pensiero con le parole: tutti fissavano il giovane nipote con l'aria di chi temeva un probabile colpo di testa con gravi - e probabilmente irreversibili - conseguenze.




    Ero in casa. Ayame era sveglia mentre Jukyuu e Nana si erano appena addormentate. La leggera camicia da notte che indossava la giovane donna lasciava intravedere la curva dell'addome gonfia per la gravidanza che con la lentezza tipica degli umani andava avanti quasi inesorabile. Stavo preparando quanto serviva per la missione che mi accingevo a compiere quella notte. La spada era legata al mio fianco e pendeva minacciosa. Con precisione infilavo tutto l'equipaggiamento necessario all'interno della sacca, mentre Ayame, al mio fianco, mi guardava non senza un minimo cipiglio di preoccupazione.
    Andrà tutto bene Ayame, non guardarmi così. Dissi dopo un po'. Quello sguardo mi stava scavando la nuca come uno scalpello. Questo Akita... cosa ha fatto? mi domandò.
    Sedici anni fa minacciò due ninja di Kiri, marito e moglie, per far uccidere loro il Mizukage. Non ci riuscì, i due si rifiutarono ed a quanto pare costò loro la vita. Qualcosa nel mio tono però doveva averla convinta che non le stavo dicendo tutto. Mise una mano sulla mia, stringendomi appena le dita. Minacciarono di morte il bambino non appena nato di lei, ma lei lo diede alla luce e poi si uccise. Quel ragazzo oggi è un mio allevo.
    Avevo la tendenza ad essere preoccupato per i miei allievi, sopratutto in questo genere di questioni. Avevo deciso di non arrogarmi il diritto di dirlo io a Ryuu così avevo avvisato suo nonno, lasciando al suo tutore la scelta sul da farsi. Ryuu era un bravo ragazzo ed uno Shinobi che ritenevo promettente e quando pensavo all'immagine che lui aveva di se stesso finivo per irritarmi.
    Poteva essere maggiormente autonomo, ne aveva il diritto, eppure per qualche ragione rimaneva nella calda ala protettiva dei suoi nonni senza mai prendere realmente un'iniziativa. Quella debolezza che aveva dimostrato fino a quel momento mi aveva preoccupato al punto che non l'avevo ritenuto pronto di sapere da me direttamente la verità sulla morte dei suoi genitori.
    Che cosa orribile... disse Ayame, sinceramente dispiaciuta. Annuii gravemente, chiudendo la sacca, per poi dirigermi verso l'armadio per prendere il mio mantello.
    Tuttavia, è il Sanbi che occupa i miei pensieri Ayame. Come abbia fatto Yoku Akita a soggiogarlo non ne ho idea. Era la cosa che più di tutte mi lasciava ben sperare: che il Sanbi fosse ben richiuso in una Reliquia e che potessi tirarlo fuori dalle grinfie di Yoku senza dover affrontare un nemico che non potevo sconfiggere da solo.
    Non è libero. A volte mi chiedo come fai a sapere queste cose con certezza.
    Mi grattai il capo ritrovandomi a pensare che non c'era un modo di definire a parole quello che accadeva nel Mondo Profondo con facilità. Mh i Bijuu un tempo erano un'unica creatura. Esiste una dimensione nella quale essi possono comunicare se non sono sigillati in un Jinchuuriki e Chomei mi ci può portare. Lì il Sanbi mi ha detto che non è libero... anzi, sembrava agitato. Non sapeva spiegarmi il perché tuttavia.
    Cosa poteva agitare persino il possente Isobu, il Re dei Mari?

     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    La fuga


    Il cuore di Ryuu batté all'impazzata. Non aveva mai alzato la voce con i suoi nonni in quel modo e non era solito parlare di quelle faccende così delicate, quindi in quei momenti non riuscì a tenere a freno le gambe, lasciandole tremare e continuando a fissare i suoi interlocutori in attesa di una risposta.
    Le sue parole sembravano aver colpito nel segno, mettendo in difficoltà i nonni da cui ormai pretese di avere delle spiegazioni dettagliate sulla fine dei suoi genitori e di cui loro avevano sempre saputo chi fosse il colpevole. Yoku Akita, quel nome gli si era stampato nella mente e nessuno sarebbe stato capace di farglielo dimenticare, dato che dopo anni e anni in cui alla versione raccontatagli dai suoi parenti dovette credere come un dogma di fede mentre tutto il villaggio affermava il contrario, finalmente aveva scoperto un particolare in più che avrebbe potuto condurlo alla verità, quindi non poteva lasciarselo scappare.
    Ryuu-kun, devi sapere che l'uomo che costrinse i tuoi genitori a fare ciò che hanno fatto si chiama Yoku Akita. Un mercenario nukenin pericoloso che a quanto pare in passato è stato legato ad un movimento controrivoluzionario per riportare la cosiddetta "Nebbia di Sangue" a Kiri.
    Le sue parole furono chiare e precise e non ci furono giri di parole nel'affermare che l'uomo responsabile della morte dei suoi genitori era tornato nel Paese dell'Acqua, e a quanto ne sapevano, poteva anche trovarsi al villaggio.
    Fino a quel momento Ryuu non sapeva come avrebbe reagito alle rivelazioni che stavano per svelargli, che non fecero altro che confermare i suoi peggiori timori, quindi come avrebbe potuto rimanere impassibile. Il ninja che portò tanta disgrazia ed infelicità nella sua famiglia e che fu la causa del motivo per cui Ryuu dovette crescere senza genitori era più vicino di quanto potesse immaginare ed il mizukage probabilmente conosceva anche il punto preciso. Era tutta la vita che quel giovane ninja soffriva, veniva maltrattato da tutti per le voci sulla morte dei suoi genitori ed era costretto a vedere i suoi carissimi nonni scacciati da quasi tutto il resto del quartiere come fossero animali, e sapere chi fu l'autore di tanto male gli scatenò una profonda rabbia che a stento riuscì a controllare, cominciandosi a mordere in modo ossessivo il labbro inferiore in quei silenziosi istanti che si susseguirono alle parole del nonno.
    I suoi occhi erano quasi gonfi di lacrime e lì davanti a lui c'erano quelli che avrebbero dovuto essere i suoi nonni, ma che invece gli fecero da genitori fin da quando era nato.
    Non cercarlo, Ryuu. Non sei pronto.
    Era a loro che doveva il ninja e l'adulto che era diventato e non avrebbe mai potuto mancargli di rispetto o essere in collera con loro, anche per avergli nascosto dei simili segreti sul suo passato. Ma quella volta non poteva dargli ascolto, poiché il dolore che sentiva dentro nel sapere che in qualche modo tutto quello che era successo fosse anche in parte dovuto a lui, solo per il fatto di essere nato, era troppo forte per starsene fermo senza far niente dopo quello che aveva appreso. In qualche modo lui doveva saperne di più e che non avrebbe mai potuto lasciarsi sfuggire quell'occasione di incontrare l'altro responsabile del drastico cambiamento della vita sua e di quella di tutta la sua famiglia e che aveva osato portare tanto male, ma che per di più aveva intenzione di far precipitare di nuovo il villaggio in quel baratro di orrori e crudeltà che era la "Nebbia insanguinata". Soltanto un pazzo avrebbe voluto gettare nuovamente il villaggio della Nebbia in uno dei periodi più oscuri che aveva vissuto, un marchio che purtroppo non era mai stato dimenticato del tutto, quindi non c'era nessun dubbio che andasse assolutamente fermato e se il mizukage intendeva fare qualcosa in proposito, Ryuu ne avrebbe fatto parte.
    Guardando gli sguardi quasi imploranti dei suoi nonni di non commettere una follia, stavolta sapeva che non avrebbe potuto accontentarli.
    Ojii-san, obaa-san...perdonatemi.
    Anche i suoi occhi erano imploranti e chiedevano di non essere fermato, perchè sapeva benissimo che nonostante gli acciacchi dovuti all'età, le sue 2 nonne erano ancora in grado di stargli dietro e fermarlo se solo avessero voluto, ma nonostante tutto volle provare ugualmente a fare quello che al quel punto sentiva di dover fare sin dall'inizio.


    Usando tutte le sue forze compì un rapidissimo scatto verso il corridoio per poi usare il muro di quest'ultimo su cui si andò ad appoggiare per correggere immediatamente la direzione e darsi una spinta verso le scale che portano al piano superiore, raggiungendo immediatamente la sua stanza per raccogliere il suo equipaggiamento che poteva servirgli per qualunque evenienza, con un unico gesto senza fermarsi, e saltando dalla finestra, ritrovandosi di nuovo fuori ed inoltrandosi nella foschia del villaggio.
    Se avesse percepito che le nonne gli stavano dietro, avrebbe provato a cambiare continuamente direzione senza uno schema preciso e svoltando ad ogni angolo che incrociava nel tentativo di far perdere le sue tracce, mentre se le due donne avessero compreso che fermarlo non sarebbe bastato a bloccare il suo spirito, avrebbe continuato dritto più veloce che poteva e con una meta ben precisa.
    In ogni caso, il suo obbiettivo sarebbe rimasto il medesimo, dirigendosi alla residenza del mizukage. Le informazioni che aveva ottenuto dai nonni non gli bastavano, ma il mizukage era con molte probabilità a conoscenza di maggiori dettagli e lui non poteva lasciarsi sfuggire un'occasione del genere. Sapeva benissimo che non era la migliore delle opzioni presentarsi a casa sua a quell'ora della sera, ma non poteva fare altrimenti, perchè semmai si fosse fermato a ragionarci razionalmente sarebbe tornato immediatamente indietro e questo non poteva permetterselo.
    Voleva sapere. Doveva sapere. Ormai era giunto il momento di fare i conti con la realtà e ne aveva tutto il diritto.
    Non sapeva ancora cosa avrebbe potuto dirgli una volta arrivato al suo cospetto, ma c'era una forza che lo spingeva ad andare avanti e che non aveva voglia di fermarsi.
    Forse per il vento freddo negli occhi, forse per tutte le emozioni improvvise che avevano sconvolto una normale giornata, forse ripensando a come potesse essere stata la sua vita con i suoi genitori, durante il tragitto gli sfuggirono un paio di lacrime che vennero portate via dal vento e si persero tra le strade brumose del villaggio.
    L'onore dei suoi genitori, dei suoi nonni e della sua famiglia era stato infangato la notte in cui nacque e così era rimasto per 16 anni ed il colpevole aveva finalmente un nome.

    Sotto i pochi raggi della luna che filtravano tra la nebbia, continuò la sua corsa senza tregua con sguardo impassibile ed avvistando infine l'abitazione dell'attuale capovillaggio, rallentando il passo per poter riprendere fiato. Mentre procedeva con l'avvicinarsi si guardò intorno per capire se ci fossero guardie o sentinelle a proteggere il mizukage, ma non incrociò nessuno sul suo cammino, arrivando davanti alla porta ed alzando la mano per bussare, ma qualcosa gli bloccò il movimento.
    Il cuore gli batteva forte. Non era mai stato lì per non volerlo disturbare nella sua abitazione privata, figurarsi di sera dopo il tramonto, ma la sua determinazione nel voler andare avanti lo convinse a procedere a colpire leggermente la porta con le nocche per tre volte. E lo avrebbe rifatto con un po' più forza poco dopo, se nessuno avesse risposto al primo richiamo.
    Cosa avrebbe potuto pensare il mizukage ritrovandoselo davanti a quell'ora, con tutte le sue armi indosso e lo sguardo ancora semi sconvolto, ma determinato? E se avesse rifiutato la sua richiesta di partecipare ad una qualsiasi spedizione che aveva in programma nei giorni seguenti per andare a recuperare quell'uomo? L'unica cosa che gli importava era di incontrarlo faccia a faccia per poterlo guardare negli occhi, non sapendo cosa avrebbe fatto a quel punto, ma il solo pensiero di quell'uomo in libertà lo faceva imbestialire.
    Quando e se finalmente qualcuno fosse andato ad aprirgli la porta, lo avrebbe salutato molto cortesemente, scusandosi innanzitutto per l'orario e avrebbe chiesto di poter parlare col mizukage (se non fosse stato lui ad aprire). Ad ogni modo, una volta ritrovatosi davanti a lui, avrebbe iniziato a parlargli dopo un po' di esitazione iniziale.
    Buonasera, mizukage-sama. Mi scusi per l'orario. Ehm...Ho saputo di Yoku Akita e so che ha intenzione di occuparsene. Voglio venire anche io.
    Non ci fu bisogno di aggiungere altro, il discorso era chiaro e dal suo volto si poté ben capire che fosse più che sicuro di quel che diceva e che qualcosa lo aveva certamente turbato poco prima, quindi avrebbe dovuto essere piuttosto evidente cosa fosse successo.
     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    III




    Il bussare di Ryuu interruppe il discorso tra me ed Ayame all'improvviso. La giovane donna guardò alla porta per un istante, poi mi fissò. Avevo già controllato il chakra di chi era lì dietro e sapevo appartenere al giovane Mizukiyo. Mi sorpresi per il suo vigore: era cresciuto molto da quel giorno sul tetto e da quando era partito per il Paese del The in cerca di Ocha.
    È Ryuu... a quanto pare suo nonno ha parlato. Non vedo perché sia qui, altirmenti. Dissi non senza nascondere una piccola soddisfazione.
    Temevo che il nonno del ragazzo credendo di poterlo proteggere non gli avrebbe riferito nulla e temevo che se l'avesse fatto comunque gli avrebbero impedito di agire come meglio credeva. A volte quei tre anziani signori davano l'impressione di avere scarsa quanto nessuna fiducia nel nipote e sopratutto si stavano comportando in maniera eccessivamente protettiva impedendogli di crescere come poteva e doveva.
    Aprigli per favore Ayame, fallo sedere... io finisco di preparar tutto. Ayame annuì, prendendomi il viso tra le mani per darmi un lungo bacio. Quello che non avrebbe potuto darmi davanti al mio allievo.
    Fa in fretta. Sarà sconvolto, poverino. Disse. Si mise addosso una lunga vestaglia di colore blu scuro e con passi rapidi arrivò fino alla grande porta del palazzo.


    Quando Ayame aprì la porta forse Ryuu sarebbe rimasto stupito nel trovarsi dinanzi una giovane donna di circa ventiquattro, massimo venticinque anni dai corti capelli neri ed un viso dolce. Era facile notare l'addome curvo per la gravidanza.
    Entra Ryuu, Itai ti sta aspettando. Disse soltanto. Si voltò e condusse il giovane in salotto, indicandogli di sedere lì. Vuoi qualcosa? Dell'acqua o un the? Non essere impaziente, Itai sta arrivando, si sta preparando.
    Quella frase forse fece capire a Ryuu che Ayame sapesse benissimo per cosa mi stessi preparando. Se per caso Ryuu avesse chiesto qualcosa Ayame glie l'avrebbe portata ed in ogni caso si sarebbe seduta al suo fianco. Poteva leggere la grande agitazione del ragazzo nei suoi occhi e nei suoi gesti e stando a ciò che gli aveva detto Itai era più che giustificata.
    Itai mi ha parlato di cosa è successo ai tuoi genitori, per cui immagino che tu sia qui per chiedergli qualche informazione in più, no? Se Ryuu le avesse rivelato l'intenzione di seguirlo Ayame avrebbe sospirato. Se credi che sia la cosa giusta è bene che tu la faccia. Mi dispiace tanto per quello che è successo, ma che te ne fai del dispiacere di una donna che nemmeno conosci dopotutto... ah Itai.


    Ero ricomparso quasi silenzioso nella stanza, non visto da nessuno. Il mio equipaggiamento era completo, la spada pendeva al mio fianco. Ero evidentemente pronto per andare in missione. Mi avvicinai a Ryuu ed Ayame, sfiorando appena il viso di lei con la punta delle dita. Hai conosciuto mia moglie vedo. Dissi. Lei si alzò, sfiorandosi appena il ventre con la punta delle dita. Ah no, non mi sono presentata. Sono Ayame Shinretsu, anche se immagino che ormai si sappia chi sia la moglie del Mizukage... Detto ciò mi strinse un attimo le dita, quasi a volermi augurare buona fortuna e lasciò la stanza. Quando fui solo con Ryuu lui mi espresse la sua volontà di seguirmi con un certo vigore.
    Qualcosa bruciava in lui, era evidente. Mi sedetti al suo fianco, guardandolo con la coda dell'occhio.


    jpg



    Misi una mano sulla sua spalla, stringendola. Ryuu, cosa intendi fare, vendicarti? Yoku Akita non è alla tua portata. Era l'amara verità: un Nukenin classificato con il grado A era troppo forte per un semplice Genin. Non ho intenzione di lasciarti indietro, tuttavia se è la vendetta che cerchi... non è questo lo scopo principale della missione. Quell'uomo ha con se la Reliquia del Sanbi ed io devo recuperarla. Il tre code deve essere nuovamente di Kiri. Può essere che saremo costretti a fuggire oppure a prendere la reliquia e scappare lasciandolo libero. Ryuu, sei consapevole di questo? Come poteva esserlo? Dopotutto le informazioni che avevo dato a suo nonno erano centellinate. Potrebbe essere pericoloso. Se il Sanbi dovesse liberarsi dovremmo fuggire. Per un po' potrei rallentarlo, ma non posso sconfiggerlo da solo. Allora Ryuu, vuoi venire in una missione di altissimo rischio senza assicurazione di vendetta? Doveva comprendere il perché voleva essere lì. Doveva comprendere il suo desiderio di vendetta e razionalizzarlo per indirizzarlo nel modo migliore. Doveva capire, al di la di ogni possibile dubbio, che la vendetta fine a se stessa non gli avrebbe restituito i suoi genitori e non avrebbe migliorato l'opinione della sua famiglia.
    Doveva iniziare ad agire più razionalmente di quanto avesse mai fatto fino a quel momento. L'essere lì faceva onore alla sua indipendenza, ma si sarebbe dimostrato maturo abbastanza da comprendere quali erano le priorità della missione?

     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    Vendetta


    La tensione del genin non accennava a scendere nell'attesa che qualcuno lo venisse ad aprire, perchè per quanto fosse ansioso di essere ricevuto dal mizukage e poterlo mettere al corrente delle sue intenzioni, allo stesso tempo cominciava a sentirsi anche piuttosto a disagio nell'essere andato a bussare a quell'ora della sera a casa di qualcun altro. Non era del tutto convinto di quello che stava facendo, ma la determinazione e la rabbia che provava in quel momento, lo spingevano ad andare avanti.
    Per fortuna non passo molto tempo prima che una bella donna piuttosto giovane e dai capelli scuri come i suoi gli si presentò davanti spalancando la porta. Non l'aveva mai vista di persona, ma doveva trattarsi di certo della moglie del Mizukage. Gli venne un dubbio che potesse essere una sua domestica, ma essendo in vestaglia sembrava poco credibile. Una cosa che lo stupì, però, fu il pancione abbastanza evidente che la camicia da notte mal occultava, e rimase leggermente stranito da quella situazione, perchè poteva solo immaginare cosa volesse dire essere la moglie di un uomo così importante come il capo del villaggio. Il ruolo del kage non doveva essere per niente semplice, ma anche quello di sua moglie, probabilmente in costante pensiero che potesse rimanere ferito o ucciso in combattimento o preso di mira da altri villaggi ninja rivali, doveva essere molto stressante, specialmente se c'erano anche dei figli di mezzo.
    In quel momento si rese conto che oltre ad essere il capo dei ninja del villaggio, Itai Nara era anche marito e padre, quindi per un attimo ci ripensò al fatto di aver bussato a tarda ora alla sua porta, ma prima che potesse esprimere quei suoi pensieri fu la donna a parlare, lasciandolo completamente sbigottito.
    Entra Ryuu, Itai ti sta aspettando.
    Non capiva come potesse essere possibile che lo stesse aspettando, essendo arrivato di corsa e senza alcun preavviso, eppure era come se sapessero già del suo arrivo. Il ragazzo non poteva neanche sospettare di quali abilità il Mizukage fosse capace, ma visto l'invito non volle farsi ulteriori domande e far attendere oltre la giovane donna sull'uscio di casa sua, quindi rispose cortesemente dopo essersi inutilmente presentato ed entrò insieme a lei.

    Trovarsi in quella casa gli faceva un po' strano e si guardò intorno incuriosito di sapere in che genere di ambiente vivesse il capovillaggio, sentendo l'odore di quella nuova casa in cui non era mai entrato e scrutando in giro più per un innocente curiosità che per un ossessivo interesse. Arrivato nel salotto, venne invitato a sedersi ma prima di farlo esitò un po' per la situazione di disagio nel trovarsi in casa altrui a quell'ora, arrendendosi infine alle convenzioni sociali per evitare di far insistere la donna, che subito dopo gli offrì anche qualcosa da bere, ma stavolta non se la sentì proprio di accettare, non avendo in effetti né sete né voglia di rilassarsi per il complesso stato d'animo che stava provando. Si impensierì un po' quando sentì che l'uomo si stesse preparando, immaginando che si fosse già messo a letto e che si stesse vestendo solo per andare a parlare con lui, ma ormai era lì e non poteva tirarsi indietro, quindi sarebbe rimasto fino all'ultimo e se necessario si sarebbe imposto con tutte le sue forze pur di farsi accettare per un'eventuale missione.
    Rimasti da soli tutti e due, Ryuu non riuscì a nascondere il suo nervosismo per quelle notizie che solo poco prima aveva strappato ai suoi nonni e che in quegli attimi di silenzio riaffiorarono come se le avesse ascoltate in quel preciso momento, non riuscendo a tenere ferma la gamba destra che ondeggiava da un lato all'altro, mentre le mani erano ferme su entrambe le ginocchia ed il suo sguardo perso nel vuoto e mentre la moglie del kage toccò quegli argomenti scottanti che ormai aveva già affrontato quella sera.
    Itai mi ha parlato di cosa è successo ai tuoi genitori, per cui immagino che tu sia qui per chiedergli qualche informazione in più, no?
    Il ragazzo era visibilmente agitato per la situazione e non sapeva proprio cosa risponderle, se dirle tutta la verità o meno, ma alla fine le parole gli vennero fuori pian piano, cercando di parlare con calma e rispondendo unicamente alla sua domanda, non essendo suo solito spiegare le proprie intenzioni ad una persona appena conosciuta, anche se non lo faceva per mancanza di fiducia ma per via che era piuttosto riservato.
    Bé...si. Ho saputo una cosa poco fa dai miei nonni e voglio chiedergli una cosa.
    Non proferì altre parole, rimanendo sul vago e attendendo poi insieme a lei l'arrivo del marito che poco dopo si presentò nella stanza quasi come se fosse stato sempre lì, e la donna fu la prima ad accorgersene, seguita poi dallo sguardo di Ryuu.
    Quella vista lo fece rimanere alquanto perplesso: l'uomo non aveva indossato una cosa qualunque per incontrarlo, così come credeva, ma sembrava invece pronto per uscire ed aveva indosso l'equipaggiamento da ninja, come se fosse pronto a partire per una missione. La cosa lo sconcertò non poco, ma non volle essere sgarbato, salutandolo con rispetto ed alzandosi dal suo posto, cosa che fece anche sua moglie per avvicinarsi a lui e ricordandosi subito dopo di non essersi ancora presentata a Ryuu.
    Ah no, non mi sono presentata. Sono Ayame Shinretsu, anche se immagino che ormai si sappia chi sia la moglie del Mizukage...
    Ah, si si. A-auguri per il bambino.Furono le uniche parole che il giovane riuscì a dire, prima di rimanere completamente solo col Mizukage e confessargli le sue intenzioni, sedendosi nuovamente sul divano con le braccia appoggiate sulle gambe.

    Ormai si era riacceso quel fuoco che da quando era entrato in casa e aveva avuto a che fare con la dolce signora era andato via via scemando, ed avendo finalmente detto quello che si sentiva dentro all'uomo che era stato il suo chiodo fisso dal momento in cui venne a conoscenza dell'esistenza di Yoku Akita, non sapeva più cosa dirgli se non che avrebbe voluto partecipare alla spedizione per prenderlo. In quei momenti non sapeva più cosa doveva pensare e come avrebbe potuto finire quella situazione, sentendo ormai solo un grande dolore dentro che non riusciva più a controllare e che in qualche modo doveva acquietare, cosa che in parte riuscì a fare lo stesso Mizukage ponendogli una mano sulla spalla. Anche se poteva sembrare strano fu di aiuto per Ryuu, che si sentì leggermente confortato da quel piccolo gesto di una persona così importante che aveva sempre guardato solo come il ruolo che ricopriva, ma che da quel momento cominciò a vedere anche il suo lato di persona comune. Mentre quest'ultimo parlò, il ragazzo ascoltò le sue parole senza dire una sillaba e con lo sguardo basso ed orientato leggermente verso di lui, ma senza guardarlo.
    Ryuu, cosa intendi fare, vendicarti? Yoku Akita non è alla tua portata.
    Già...cosa voleva fare? Nemmeno lui lo sapeva con certezza e non avrebbe saputo rispondere a quella domanda. L'unica cosa che gli si era fissata in mente era di volerlo vedere, poter guardare l'uomo che gli aveva sconvolto l'esistenza...ma cosa avrebbe fatto da allora in poi, una volta riuscito nel suo scopo?
    Non ho intenzione di lasciarti indietro, tuttavia se è la vendetta che cerchi... non è questo lo scopo principale della missione. Quell'uomo ha con se la Reliquia del Sanbi ed io devo recuperarla. Il tre code deve essere nuovamente di Kiri. Può essere che saremo costretti a fuggire oppure a prendere la reliquia e scappare lasciandolo libero. Ryuu, sei consapevole di questo?
    Fu in quell'istante che Ryuu lo guardò negli occhi, sebbene questi non erano rivolti direttamente a lui. Finalmente comprese le reali intenzioni del Mizukage e del perché si trovava anche lui con tutte le sue armi indosso: l'idea che il suo superiore avesse in mente di partire immediatamente in spedizione per acciuffare quell'uomo gli arrivò come un fulmine a ciel sereno, poiché un po' per la confusione nella sua testa assorta da mille pensieri, un po' perchè non si aspettasse che il Mizukage partisse in missione a quell'ora, non aveva capito che intendesse farlo subito. Involontariamente gli aveva chiesto di partire immediatamente con lui, tuttavia per quanto rimase sorpresa dalla cosa, non ne fu neanche lontanamente dispiaciuto, perché comprese che se non avesse agito istintivamente andando a bussare alla sua volta proprio quella sera, probabilmente non avrebbe avuto più molte occasioni di incontrare l'uomo che tanto stava cercando. Quello che però il ninja stava cercando di fargli capire è che benché non avesse problemi a partire insieme a lui, lo scopo della missione era un altro, ovvero riprendere la reliquia contenente il demone dalle 3 code che in qualche modo era caduta proprio in suo possesso.
    Potrebbe essere pericoloso. Se il Sanbi dovesse liberarsi dovremmo fuggire. Per un po' potrei rallentarlo, ma non posso sconfiggerlo da solo. Allora Ryuu, vuoi venire in una missione di altissimo rischio senza assicurazione di vendetta?

    Vendetta...ancora quella parola. Al solo sentirla di nuovo gli occhi gli si riempirono di lacrime.


    Il suo sguardo tornò ad essere basso.

    Era davvero la vendetta che cercava? Non aveva mai sopportato quel genere di cose, eppure da quando aveva saputo del responsabile della morte di sua mamma e suo padre sentì una rabbia inarrestabile che lo logorava da dentro.
    Pur senza accorgersene si era fatto prendere dall'odio e probabilmente tutti quei sentimenti negativi si sarebbero presto trasformati in qualche insano gesto vendicativo che avrebbe potuto compiere.
    Una lacrima cominciò a scorrere sul suo viso. E poi un'altra, e un'altra ancora.
    I-io...non lo so, io...non mi voglio vendicare.
    Non lo so cosa farei se avessi quell'uomo davanti. Ma non...non lo voglio uccidere. Io lo voglio vedere. Lo voglio guardare negli occhi. E voglio che paghi per quello che ha fatto.
    Ma non lo voglio uccidere.

    Queste furono le parole che il ragazzo pronunciò con voce strozzata riguardo alle sue intenzioni nei confronti di quell'individuo spregevole che aveva sconvolto la sua vita e quella della sua famiglia. In cuor suo non aveva mai desiderato la vendetta, tutto ciò che chiedeva era giustizia. Giustizia nei confronti di chi aveva sofferto tanto per i crimini di un singolo uomo. Odiava quel farabutto ma non a tal punto da desiderarne la morte, e ancor meno ucciderlo lui stesso. Ma in qualche modo avrebbe voluto ugualmente contribuire alla sua cattura.
    Io voglia aiutare a prenderlo, non ce la faccio a starmene con le mani in mano a casa facendo finta di niente.
    Dopo aver parlato, cominciò ad asciugarsi gli occhi con la manica della felpa, per poi cercare anche di pulirsi la faccia dalle lacrime e schiarirsi la voce, nel tentativo di calmarsi e pensare lucidamente, riprendendo anche a guardare il suo interlocutore negli occhi. Il Mizukage gli aveva già dato il permesso di unirsi a lui, ma gli aveva esplicitamente chiesto di dare priorità non al suo obbiettivo, ma al recupero del demone in suo possesso. Al ragazzo non erano mai andati molto a genio i demoni, considerandoli dei mostri che causavano solo guai e calamità, ma se avrebbero dovuto riprenderne uno per evitare che venisse usato per causare ulteriori disastri non poteva di certo tirarsi indietro.

    Da quando aveva svolto le sue prime missioni, in cui prendeva ogni situazione sottogamba ed agendo impulsivamente era passato del tempo, e nel frattempo era maturato ed aveva cominciato a prendere il suo lavoro e la salvaguardia del villaggio più seriamente. Se la missione aveva come scopo primario il recupero di quel prezioso oggetto, a lui stava bene, considerandolo comunque un onore partecipare ad una missione con il Mizukage in persona e una grande occasione per poter guardare finalmente in faccia il responsabile di quanto accaduto la notte in cui nacque.
    Se devo rispondere alla sua domanda, Mizukage-sama, si: sono disposto a partecipare alla missione, anche se è molto rischiosa. Certo, voglio incontrare quell'uomo, ma le prometto che non mi farò distrarre dai miei sentimenti, anche se vorrà dire lasciarlo fuggire. Se dobbiamo recuperare quella reliquia per il bene del villaggio, io ci sto. Voglio venire con lei.
    La determinazione era tornata a vivere nei suoi occhi e la tristezza di prima stava lentamente svanendo dai suoi occhi, dando la sua risposta con estrema fermezza ed essendo consapevole che sarebbe stata una missione rischiosa. Se anche il ninja più forte del villaggio parlò con timore dell'eventualità in cui il demone potesse liberarsi, poteva solo lontanamente immaginare quanto potesse essere spaventosamente potente un simile mostro, tuttavia essere in sua compagnia gli diede una specie di sicurezza, benché con un avversario simile neanche lui avrebbe potuto fare molto.
    In ogni caso si sentiva pronto a partire. Non aveva portato provviste con sé, ma fortunatamente grazie allo scatto impulsivo che ebbe quando scappò di casa, si era già ritrovato con tutte le sue armi addosso, quindi non restava altro da fare che attendere che il Mizukage prendesse la sua decisione ed accordarsi sul da farsi.
     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    IV




    Osservai Ryuu confidarmi le sue intenzioni in religioso silenzio, senza dir nulla finché non ebbe finito di parlare. Le sue lacrime non mi turbarono per niente, erano quasi giuste in una situazione come quella. Akita era l'uomo responsabile della morte dei suoi genitori ed anche se non ne eravamo ancora a conoscenza anche colui che li aveva vigliaccamente infamati dopo la sua morte. Quando lui terminò gli feci cenno di alzarsi.
    Hai molto più autocontrollo di quanto ne avessi alla tua età. Io mi sarei fiondato a spaccargli il culo. Dissi senza troppi giri di parole. Nel mentre dal piano di sopra, saltando le scale a due a due, giunse Yogan nella sua simpatica forma umana. Ohi Itai, andiamo allora?
    Sì. Viene anche lui Yogan. dissi alla dragonessa, iniziando a camminare verso l'esterno del palazzo. La ragazzetta, decisamente più bassa di Ryuu, mi seguì quasi saltando dopo aver squadrato il ragazzo per alcuni istanti. Si avvicinò a me e si librò in volo come se la gravità non avesse effetto, avvicinando le labbra al mio orecchio.
    Ma che ha? Sembra sconvolto. Te lo vuoi portare davvero in missione? Tranquilla, è meglio così. Risposi semplicemente, battendo delicatamente una mano sulla sua testa. Non avevo intenzione di ribadire cose che avrebbero potuto impensierire Ryuu. Avrei spiegato a Yogan con calma quella storia qualora fossimo stati soli.


    All'esterno la dragonessa prese la sua forma animale, mutando da una ragazzina di tredici anni dagli accesi capelli rossi ad una enorme dragonessa lunga quaranta metri dello stesso colore dei capelli in forma umana. Saltai sul suo dorso, accomodandomi con fare esperto nei pressi della sua testa, invitando Ryuu a fare lo stesso.
    Ci metteremo poco così. Spiegai. Andiamo, Yogan.
    La dragonessa annuì con un cenno della testa e si librò agilmente in volo, puntando rapida verso nord laddove le informazioni che avevo avuto dicevano si nascondesse Yoku Akita. Non avevo un granché da dire a Ryuu, però avrei risposto volentieri alle sue domande. Il viaggio sarebbe durato circa mezz'ora all'incredibile velocità di Yogan e ben presto la dragonessa arrestò la sua corsa, volando placidamente in circolo. La notte nascondeva i dettagli del suolo sotto di noi e si vedeva ben poco ai raggi della luna.
    Scendi fino a circa cinquecento metri, provo a percepirlo. Dissi alla dragonessa. E così lei discese senza esagerare la picchiata. Quando fummo in quota mi concentrai per percepire fonti di chakra, ma qualcosa di possente si innalzò dal suolo e riuscì ad evitare il contatto con me, toccando per qualche strana ragione il ragazzino che era al mio fianco.



    A... Aiuto...



    Una soffusa richiesta di aiuto proveniente da una voce... umana! Non era una voce di un Bijuu! Era la voce di un giovane che non poteva avere più di vent'anni! Dopo aver ascoltato quella voce qualcosa si sarebbe risvegliato nella mente di Ryuu, come una sorta di prurito intellettuale. La consapevolezza immotivata che ci fosse qualcosa di sbagliato. Se me ne avesse parlato avrei confermato la sua impressione.
    C'è qualcosa che non va qui, ho sentito due fonti di chakra anche se una estremamente debole... Yogan, scendiamo. Avevo avvertito lapresenza di Akita ma nient'altro. Yogan discese rapida e silenziosa atterrando in una valle tra alcuni bassi monti, lussureggiante nonostante la stagione. Proprio a fondovalle c'era una costruzione di pietra che sapevo essere un vecchio avamposto kiriano ormai abbandonato da decenni. La costruzione era simile ad una torre per metà abbattuta e si vedeva abbastanza bene alla luce della luna. Inoltre un fuoco acceso al suo interno lasciava intendere che fosse occupata.
    Avviciniamoci. Yogan aveva ripreso la sua forma umana e così, senza attendere, ci avvicinammo rapidamente verso quella torre solitaria.


    Quando fummo vicini feci cenno ai due di essere silenziosi: con calma ci avvicinammo alla torre e dunque guardai all'interno. Ciò che vidi era un uomo seduto per terra in una specie di posizione meditativa e disteso davanti a se... Takuma. Il Jinchuuriki del Sanbi giaceva disteso sullo schiena con gli occhi sbarrati. Era dunque lui la seconda fonte di chakra che avevo sentito? Ma come poteva essere ancora vivo se il Bijuu gli era stato estratto.
    Yoku Akira era un uomo sulla quarantina. Il viso perfettamente sbarbato era allungato ed arcigno, distorto da un ghigno che non lasciava mai il suo volto. L'uomo aveva gli occhi chiusi mentre lo guardavo dalla mia posizione defilata ma un istante dopo li riaprì.



    Avanti Mizukage, perché non la smetti di nasconderti? So benissimo che sei lì. Le sue pregevoli parole mi fecero comprendere che anche lui doveva essere un sensitivo. Mi voltai a guardare Ryuu e senza dire una parola saltai al di là della finestra.
    Per niente lieto di incontrarti, Yoku Akita. Dimmi, cosa ti spinge a catturare il Sanbi e rimanere così vicino a Kiri? Follia? Domandai allora.
    Chi sa. Disse lui ridacchiando. Ti porti mocciosi dietro, eh?
    Moccioso a chi? Yogan, calma. Posso arrostirlo? Ti sta provocando. Che trappola hai preparato, Akita? Dubito che tu sia così idiota.
    Yoku si alzò allora, con le braccia distese lungo il corpo e mi guardò con intensità. I miei giorno di vendetta contro Kiri sono finiti. Io ho uno scopo maggiore ora, io mi sono ritrovato sotto la sua guida... alzò le mani Ed io avrò tutto per questo. Potere. E sopratutto la vita eterna! E per farlo dovrò averli tutti. Tutti e nove. Il primo l'ho preso ed ho trovato un modo per attirarti qui, Mizukage... e prendere il secondo.


    La mia mano destra sfiorò l'elsa della mia spada. Un fendente e sarebbe potuto finir tutto. Un fendente rapido come il vento... ma c'era qualcosa di strano: tutto lì lo era. Si era lasciato trovato con una facilità sorprendente, il che poteva significare che eravamo nel suo campo d'azione. Ryuu, allontanati. Ordinai allora al ragazzo, quasi avvertendo cosa sarebbe accaduto da lì a poco. Ma qualcosa rimbombò solo nella mente di lui. La stessa voce di prima, che pareva provenire da quel giovane disteso in terra.


    Non farlo... Non scappare...
    Il Sanbi... Il Sanbi è...

    ... Avvicinati...



    Yoku Akita spalancò gli occhi con un gesto di piacere e mise una mano in terra. RYUU SCAPPA MALEDIZIONE! Urlai al ragazzo mentre la mano destra stringeva l'elsa della spada facendone scattare l'apertura, ma Yoku Akita avviò la sua trappola. Il corpo di Takuma, come se manovrato, si alzò e si mise davanti a Yoku Akita.
    Fermai la mia offensiva, immediatamente. Cosa...
    Sai Mizukage ho trovato un metodo davvero geniale, devo ammettere, per separare un Bijuu dal suo Jinchuuriki e poi utilizzarne subito il corpo per sigillarlo come se fosse una reliquia. È estremamente utile sai, peccato che se muore il BIjuu finisce per liberarsi. Ghignò, quasi sadico. Stava sfruttando Takuma come scudo umano! Allora Mizukage-sama, difficile combattere così, vero?


    Ti... prego... avvicinati...
    Non dirlo... ad Itai...
    Ti fermerà... fallo...
    ... Aiutalo... solo tu... solo tu puoi...
    Toccami...



    Ryuu continuava a ricevere quei messaggi dei quali io ero inconsapevole. Non sapeva cosa Takuma aveva dovuto preparare con l'aiuto del Sanbi. Qualcosa che per pura sfortuna, avrebbe cambiato il resto della sua esistenza.

     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    La voce nella mia testa


    Le parole del Mizukage gli furono di estremo conforto, dopo che finalmente ebbe dato sfogo alle sue lacrime trattenute per tutta la serata, dal momento in cui aveva sentito parlare i suoi nonni di quel discorso che aveva portato a tutto quello. Era infatti grazie a loro se ora si trovava in quella casa e aveva avuto l'occasione di partecipare alla spedizione dove avrebbe potuto incontrare il bastardo che gli aveva causato tanto male, e non si sarebbe certamente lasciato sfuggire quell'occasione.
    Fu però quasi improvvisamente che i due vennero interrotti da una ragazzina piombata nella stanza dopo essere scesa pesantemente dalle scale e che in un primo momento Ryuu scambiò per una delle figlie del Mizukage, ma dopo che ebbe sentito pronunciare il suo nome non ebbe più dubbi che si trattasse proprio della giovane che aveva già incontrato tempo addietro. Le uniche cose che gli erano rimaste impresse nella memoria quando la vide per la prima volta furono il rosso acceso dei suoi capelli e il suo nome, quindi a quel punto fu assolutamente certo che la persona che aveva appena troncato il loro discorso era nientemeno che il gigantesco drago del suo capovillaggio nella sua forma umana, ed il fatto che entrambi parlarono di "andare" poteva significare solo che avrebbero viaggiato su di lei.
    C-ciao.
    Cioé...sul serio, andiamo con...oh porca vacca.
    La notizia fece momentaneamente dimenticare a Ryuu lo scopo di quell'uscita notturna, non pensando ad altro che a come sarebbe stato montare su quell'incredibile animale e volare nel cielo, alzandosi intanto di scatto per seguirli all'esterno e rimanendo a fissare la ragazza mentre questa si librava in aria come se fosse uno spettro incorporeo. Non gli importò cosa sussurrò all'orecchio del Mizukage, l'unica cosa che gli interessava e che non stava più nella pelle di voler fare era salirle in groppa a quel drago e spiccare il volo nella notte.
    Fino ad allora non aveva mai avuto l'occasione di cavalcare eanche un cavallo anche se aveva sempre voluto farlo, eppure era in procinto di cavalcare un drago, cosa che non avrebbe mai sicuramente immaginato.

    L'emozione di quando la vide infine tramutarsi in quella creatura maestosa e gigantesca fu immensa, avendola vista solo rare volte di sfuggita, ma soltanto in una sola occasione nel momento in cui effettuava la trasformazione, non ricordandosela neanche tanto enorme e stupenda. Quando se lo ritrovò davanti non riuscì a trattenere una mezza risata per lo stupore di come fosse la prima volta che lo vedeva e non si fece certamente ripetere di salire a bordo quando gli venne detto, saltandogli immediatamente in groppa a meno di mezzo metro da Itai, per non sentirsi isolato.
    Andiamo, Yogan.
    Il dorso della dragonessa era piuttosto duro e per niente comodo per il povero sedere di Ryuu, ma in fondo per un viaggio come quello valeva la pena soffrire un po', viaggio che cominciò immediatamente al comando del Mizukage, quando l'enorme animale si alzò in volo come una saetta, decisamente molto più veloce di quanto il genin avesse mai viaggiato. Infatti ci mancò poco che venisse sbalzato via dall'improvvisa partenza se non fosse stato per la sua prontezza di riflessi di tenersi forte a quelle ruvide scaglie che gli graffiarono solo leggermente le dita grazie ai suoi guanti.
    In pochissimo tempo furono ad un'altezza simile a cui il giovane aveva solo sognato di potersi trovare, osservando il suo amato villaggio come non l'aveva mai visto e provando anche un po' di timore nel caso in cui sarebbe potuto precipitare in quell'immenso vuoto, ma d'altronde non aveva nulla da temere se continuava a restare aggrappato e vicino al ninja più potente del villaggio. In quei momenti il cuore gli batté all'impazzata e avrebbe voluto sfogarsi urlando di gioia, mentre il volo proseguiva al chiarore della luna ed il vento freddo gli scompigliava i capelli, ma non ebbe tuttavia la forza di lasciarsi andare così facilmente dopo tutte le vicende che gli stavano accadendo.
    Man mano che i minuti passavano e il paesaggio scorreva veloce sotto i loro piedi, a centinaia di metri di distanza, cominciò quasi ad abituarsi a quell'incredibile esperienza che avrebbe voluto non finisse mai, ma in fondo stava affrontando quel viaggio per un motivo ben preciso e non era certo una gita di piacere. L'uomo che aveva fatto assassinare i suoi genitori era sempre più vicino e presto l'avrebbero incontrato, e solo il pensiero di come avrebbe potuto reagire trovandoselo davanti lo faceva diventare sempre più serio, lasciandolo in silenzio e assorto nei suoi pensieri per tutta la durata del viaggio.

    Dopo circa una mezz'ora di volo a quella velocità, avevano ormai percorso una quantità di strada incredibile e visto il modo in cui la dragona aveva arrestato la sua corsa fece intuire al ragazzo che molto probabilmente avevano raggiunto il proprio obbiettivo e non restava altro da fare che scendere. Ovviamente si affidò all'esperienza del Mizukage, attendendo i suoi ordini in merito al prossimo passo da fare, e difatti non ci volle molto perché questi disse alla ragazza-drago di iniziare la discesa, ma fu in quel momento che le cose presero una piega che nessuno dei tre si aspettava.
    Mentre discendevano ad una moderata velocità, Ryuu fu investito da una voce che rimbombò nella sua testa come se gliela avessero urlata all'orecchio, eppure fu più che certo che si trattasse di un grido soffocato proveniente da chissà dove, non essendoci apparentemente niente nelle vicinanze.

    A... Aiuto...


    Quell'improvviso fatto lo scosse enormemente, mettendolo fortemente in guardia ed intimorendolo su quanto era appena avvenuto, dato che in un certo modo si rese conto che c'era qualcosa di brutto in agguato.
    Che cos'era? Ho...ho sentito una voce. Chiedeva aiuto.
    Il Mizukage non seppe dargli una risposta precisa, ma una cosa certa era che stava sicuramente succedendo qualcosa di strano, e lui non era l'unico ad essersene già accorto.

    Yogan atterrò subito dopo in una piccola valle isolata, dove si poteva vedere a malapena per via della poca luce lunare, facendo scendere i suoi passeggeri e ritrasformandosi nell'apparente innocua ragazzina dai capelli rossi. Se vi fosse passato in un altra occasione, Ryuu avrebbe sicuramente notato il buono stato in cui si trovava il posto nonostante il freddo invernale in cui si trovavano, ma in quel momento era molto inquieto per quella brutta faccenda in cui si era immischiato e la stranezza che gli era capitata poco prima, durante la discesa al suolo.
    Se il suo Kage aveva avvertito due distinte fonti di chakra, così come forse aveva saputo che il giovane genin si era presentato alla sua porta quella stessa sera prima che bussasse, ammesso che una era di Akita, l'altra di chi avrebbe mai potuto essere? Se fosse stata della reliquia del Sanbi se ne sarebbe dovuto quantomeno accorgere, ma probabilmente era colui che si era messo in contatto con il ragazzo. Ma cosa potesse mai volere e perchè avesse scelto proprio Ryuu era un mistero ancora da risolvere.

    Avviciniamoci.


    Il genin già sapeva che era troppo tardi per tirarsi indietro, ma non l'avrebbe comunque fatto per nessuna ragione anche se ne avesse avuto la possibilità, quindi eseguì l'ordine di muoversi verso una vecchia struttura abbandonata, ma in cui sembrava esserci ancora qualcuno. In un silenzio quasi tombale, passo dopo passo il giovane procedette avvicinandosi alla torre con cautela e nonostante considerasse l'onore più grande mai avuto fino a quel giorno essere in missione con il Mizukage in persona, continuava ad avere un senso di inquietudine, che non era per il timore di quello che avrebbero trovato in quel luogo isolato da tutto, ma un pensiero scaturito dal momento in cui quella voce entrò in contatto con lui.
    Una volta quasi arrivati a destinazione il caposquadra impose agli altri due di essere ancora più silenziosi, prendendo ad avvicinarsi molto lentamente alla loro meta, e una volta lì, i due giovani attesero che desse un'occhiata all'interno per avere un quadro della situazione.

    Furono altri lunghi istanti di silenzio, che però vennero interrotti dalla voce di uno degli uomini che si trovava all'interno, il quale invitò proprio il Mizukage ad andare allo scoperto come se già sapesse che lo stesse spiando. Ryuu ormai non capiva più cosa stesse succedendo, né tantomeno il significato dello sguardo che gli diede l'uomo difronte a lui un attimo prima di scavalcare l'ostacolo che aveva davanti ed entrare, ma nonostante tutto si sentì di seguirlo all'interno e di mettersi al suo fianco, così come fece anche Yogan, dato che ormai era più che palese che si fosse accorto anche di loro. Il cuore gli batteva all'impazzata e la scena che si trovarono davanti non aiutava certo a rimanere calmi e rilassati, avendo ormai visto un uomo dall'aria minacciosa seduto difronte ad un cadavere disteso a terra, ma tutto cominciò a prendere senso quando il Mizukage procedette a parlare con lui.
    Per niente lieto di incontrarti, Yoku Akita. Dimmi, cosa ti spinge a catturare il Sanbi e rimanere così vicino a Kiri? Follia?
    Yoku Akita...nell'attimo in cui Ryuu sentì pronunciare quel nome rimase come pietrificato, essendosi reso conto che l'uomo davanti a lui era proprio quello che stava cercando e che aveva tanto odiato per molti anni. Era partito dal villaggio per poterlo guardare negli occhi e prima che se ne potesse accorgere lo stava già facendo, aveva finalmente trovato la persona per cui l'onore della sua famiglia era stato così infangato, l'essere che gli aveva portato via un'infanzia felice mandando a morte i suoi genitori. Il responsabile di tutto ciò era lì, a pochi passi di distanza davanti a lui, ed in quel momento strinse i pugni per cercare di contenere la propria rabbia, avendo purtroppo promesso al Mizukage che non si sarebbe fatto coinvolgere dai sentimenti, ma non sapeva fino a che punto avrebbe potuto resistere.
    Non aveva mai saputo come avrebbe reagito una volta trovatoselo difronte ed ora che lo stava sperimentando, provava un rancore ed una rabbia che non avrebbe immaginato, ma sforzandosi ugualmente di contenerle.
    I miei giorno di vendetta contro Kiri sono finiti. Io ho uno scopo maggiore ora, io mi sono ritrovato sotto la sua guida... Ed io avrò tutto per questo. Potere. E sopratutto la vita eterna! E per farlo dovrò averli tutti. Tutti e nove. Il primo l'ho preso ed ho trovato un modo per attirarti qui, Mizukage... e prendere il secondo.
    Ryuu si inquietò nuovamente a sentire quelle parole, sgranando gli occhi per l'assurdità appena sentita. La spaventosa assurdità che per quel viscido essere a quanto pare non solo una fantasia, ma sembrava più che convinto di quel che diceva, cosa che agitò il genin già più di quanto non fosse prima, potendo solo immaginare cosa avrebbe potuto fare con tutti i bijuu. Come a confermare che ci fosse un pericolo imminente, il Mizukage gli ordinò di allontanarsi, comando che in un primo momento lo fece rimanere spiazzato, dato che non avrebbe mai voluto abbandonare il campo, ma non volendo andare contro il suo volere si decise a malincuore di obbedirgli.
    Tuttavia, prima che potesse spostarsi anche solo di un centimetro, la voce che aveva sentito poco prima tornò a risuonargli in testa con nuove parole.

    Non farlo... Non scappare...
    Il Sanbi... Il Sanbi è...

    ... Avvicinati...


    Come se gli fossero state bloccate le gambe, rimase lì fermo, sempre più confuso dalla situazione e non sapendo più cosa fare e da che parte andare. L'unica cosa che ormai riuscì a comprendere fu che la voce che continuava a tormentarlo nella sua stessa mente doveva provenire da quel ragazzo che fino a quel momento aveva creduto morto, ma cosa voleva da lui?
    Il Sanbi?! Cosa, "il Sanbi"? Dov'è? In quegli attimi, il panico prese il sopravvento, soprattutto quando si sentì urlare nuovamente di scappare, eppure non ebbe la forza di farlo. Lui era l'unico a sentire quella voce e gli stava chiedendo aiuto, cercando di dargli delle spiegazioni. Ma ancora non riusciva a comprendere perché voleva che si avvicinasse e soprattutto dove fosse il Sanbi.
    Non ebbe molto da riflettere, però, perché in pochi attimi Yoku Akita poggiò una mano a terra ed immediatamente il corpo privo di forze del ragazzo steso a terra si alzò come fosse guidato come un burattino, piazzandosi tra quello che probabilmente lo stava manovrando ed il suo avversario.
    Sai Mizukage ho trovato un metodo davvero geniale, devo ammettere, per separare un Bijuu dal suo Jinchuuriki e poi utilizzarne subito il corpo per sigillarlo come se fosse una reliquia. È estremamente utile sai, peccato che se muore il Bijuu finisce per liberarsi.
    Dopo quelle parole, Ryuu ci vide finalmente chiaro e capì come stavano le cose. Il Sanbi era ancora intrappolato nel corpo del ragazzo che probabilmente voleva evitare di venire controllato in quel modo, quindi era per quello che stava chiedendo aiuto. Ma perché proprio a lui e non al Mizukage?

    Ti... prego... avvicinati...


    Ma perché? Perché io? Che dovrei fare?
    Ormai il giovane genin non non sapeva più come reagire ad una simile richiesta, avendo dall'altra parte il suo superiore che gli aveva già intimato più volte di andarsene alla svelta e cercando di parlare al ragazzo che si era messo in contatto con lui, ma senza successo. Il suo respiro si faceva sempre più pesante per l'incredibile tensione che aveva addosso, così come i battiti del suo cuore continuavano ad accelerare e le gambe a tremare.

    Non dirlo... ad Itai...
    Ti fermerà... fallo...


    Ma che...Non posso farlo...

    ... Aiutalo... solo tu... solo tu puoi...
    Toccami...


    Quell'assordante richiesta di aiuto continuava a rimbombare nella testa di Ryuu, non dandogli neanche modo di pensare a cosa fare o come potesse accontentarlo, tuttavia anche se sconvolto non se la sentì di abbandonarlo, riuscendo solo a spostare la tremolante gamba destra più indietro come per potersene scappare. Nonostante tutto quello che stava succedendo nella sua testa e che gli altri non potevano percepire, non poteva starsene a guardare mentre l'assassino di sua madre e suo padre continuava con le sue malefatte, specie se si trattava di controllare tutti i Bijuu mettendo a rischio milioni di vite. Infatti, quella mossa servì a ben altro, ovvero per dargli modo di abbassare lentamente il baricentro per far si che né il Mizukage, né Yogan ci facessero caso, ed approfittando della confusione dei suoi compagni avrebbe impiegato tutte le sue forze per spingersi contro il terreno e fare un rapido scatto in avanti, verso il ragazzo manovrato come una marionetta che tanto aveva implorato il suo aiuto.
    Sapeva che il suo capovillaggio era molto più rapido di lui ed avrebbe potuto fermarlo in qualsiasi momento, ma contando sulla sua distrazione per la strana situazione in cui si era trovato, cercò di correre il più in fretta possibile sforzando al massimo le gambe ed impastando anche una certa quantità di chakra per darsi più sprint, così da cercare di arrivare il più lontano possibile tendendo il braccio e la mano aperta contro il giovane e fissandolo intensamente, contraendo i muscoli del viso per lo sforzo con la speranza di riuscirlo a sfiorare almeno con la punta delle dita e puntando al suo torace come se fosse l'ultima cosa che avrebbe mai fatto.
     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    V



    E così un nuovo Jinchuuriki sorge. O forse, per meglio dire, un nuovo Jinchuuriki è costretto a sorgere. Ryuu non poteva minimamente immaginare cosa il Sanbi aveva preparato. Poiché il Bijuu desiderava la libertà ma era conscio che nelle mani di Yoku Akita non l'avrebbe avuta di certo e sarebbe dunque stato costretto a rimanere sigillato in un corpo mano reso al pari di una reliquia solo per tendere una trappola al Mizukage.
    Non desiderava essere manipolato da altri che non fosse se stesso, motivo per cui, a dispetto di quanto Yoku Akita avesse potuto provare a fare, lui aveva preparato qualcosa per contrastare il fin troppo efficace piano dell'uomo. Takuma era d'accordo. Non che di quel ragazzo rimanesse molto dopo la sua separazione al demone ma era ancora abbastanza vivo da poter ragionare efficacemente e comprendere che il piano che aveva creato era il migliore possibile data la situazione alquanto disastrosa.
    Così con le sue infinite conoscenze il Sanbi aveva preparato una trappola contro la trappola di Yoku Akita nel momento stesso in cui era riuscito a percepire una seconda fonte di Chakra e, cercando di imitare la voce di Takuma, aveva spinto l'inconsapevole Ryuu a toccarlo. E quel tocco cambiò qualsiasi cosa.


    Rimasi sorpreso quando Ryuu disobbedì ai miei ordini. Immaginai, come'era normale data la situazione, che volesse attaccare Yoku Akita dopo averlo visto. Magari aveva semplicemente perso la bussola quando aveva visto l'uomo che aveva provocato la morte dei suoi genitori e fino ad un certo punto era comprensibile. Ma c'era qualcosa di strano nel suo movimento: non era contro Yoku che si era gettato, bensì contro Takuma!
    Compresi, o credetti di comprendere, le sue intenzioni e così cercai di ribaltare la situazione sfruttando quella sorpresa. Feci un balzo in avanti proprio mentre Ryuu toccava Takuma ed il corpo del Jinchuuriki non si mosse. Yoku non comprese ma si ritrovò dinanzi me, furioso. Tirai indietro un pugno e lo feci scattare in avanti, colpendolo con quanta più forza potevo nell'addome. Non sapevo ancora cosa stava accadendo alle mie spalle.


    Nel momento in cui Ryuu toccò Takuma il sigillo fu attivato. Complice la volontà del Sanbi di non opporre resistenza fu facile il trasferimento: Ryuu poté vedere qualcosa di simile all'inchiostro avvolgersi attorno al suo braccio, come le spire di due serpenti che scomparirono sotto i suoi vestiti. E mentre ciò succedeva lo avvertì: chakra. Moltissimo chakra, estremamente potente, così possente da poter essere avvertito persino da lui che non era un sensitivo giacché stava entrato senza sosta nel suo corpo per completare un sigillo che avrebbe inequivocabilmente legato la sua vita all'esistenza del Sanbi.
    Ed il Tre Code accettò di buon grado quella soluzione, anche se le sue intenzioni non potevano di certo considerarsi le migliori. Ryuu non avrebbe subito quel processo senza sofferenze però. Il Sanbi avrebbe accelerato la sua strada verso il sigillo con dolore: si sarebbe sentito bruciare completamente e non avrebbe potuto far nulla per fermare quella sensazione così orrenda.


    Nel mentre Yoku Akita si inginocchiò tenendosi l'addome con le braccia per via del fortissimo colpo che gli avevo riservato. Ma la sua attenzione fu immediatamente catturata da ciò che stava accadendo tra Takuma e Ryuu. L'uomo ringhiò la sua furia tra i colpi di tosse.
    No... non è possibile... no... COME È POSSIBILE! A quelle parole mi voltai anch'io ad osservare la scena. Vidi solo il corpo esanime di Takuma cadere all'indietro e sbattere inerme al suolo come una bambola di pezza mentre Ryuu rimaneva cosciente ma in preda ad evidenti dolori. Non ci volle molto per comprendere: fu Chomei ad avvisarmi di quanto accaduto.
    Ho parlato con Isobu, mi disse Aveva un piano, lo ha elaborato quando ci ha percepiti arrivare assieme a Ryuu.
    Un piano? E perché non dirmelo prima? Non voleva correre il rischio che tu rifiutassi. In ogni caso, si è sigillato dentro il ragazzo.
    COSA?!
    L'aveva detto che non ti sarebbe piaicuto. Ma era l'unica cosa da fare rispose infine Chomei. Sospirai, tirando un ultimo calcio sul torace di Yoku per abbatterlo momentaneamente, avvicinandomi a Ryuu e Takuma. Misi una mano sul collo di Takuma cercando di tastarne il polso e ne fui sorpreso quando riuscii ad avvertirlo: era debole, ma era vivo.


    Dunque mi avvicinai a Ryuu, analizzandolo col mio occhio interiore, riscontrando come - inevitabilmente - il Sanbi fosse ormai dentro di lui. Ryuu? Ehi, Ryuu, calmati ed ascoltami Misi le mani sulle sue spalle cercando di fermarlo Il Sanbi ti è stato sigillato dentro Ryuu, mi ascolti? Si è sigillato dentro di te per evitare di rimanere nelle mani di Yoku Akita, gli dissi, sperando che mi ascoltasse ma lo sguardo del ragazzo era perso. Quasi assente, forse aveva già iniziato a vagare nei recessi della sua mente alla ricerca della bestia che, seppur con riluttanza, aveva deciso di legarsi a lui piuttosto che rimanere prigioniera di un uomo disprezzabile come Yoku Akita.
    Non che il Sanbi lo giudicasse per le sue azioni, piuttosto per i suoi scopi: erano totalmente incompatibili con la sua visione del mondo, ancor di più di rimanere legato ad un ragazzino imberbe quale era Ryuu. Era persino più giovane di Takuma!
    Ryuu? Provai a dire, ma lui, probabilmente, non mi ascoltava.




    Tutto era oscuro. Non c'era un cielo, non c'erano muri, non c'era terra su cui posare un piede. C'era solo l'immensa oscurità di chi si è perduto nella propria anima e che ancora non riesce a ritrovare la giusta strada. Dove doveva andare? Cosa doveva fare? Se aveva compreso cos'era successo Ryuu doveva riuscire ad uscir fuori da quello stato. Per andare dove?
    Stava a lui decidere. Scavare più a fondo, trovare il Sanbi e dunque parlarci, oppure cercare di svegliarsi e tornare nel mondo dei vivi. Solo una cosa però avrebbe indirizzato il povero ragazzo costretto ad una vita dura per scelte altrui. Una profonda voce del tutto diversa da quella che poco prima l'aveva chiamato eppure, in un certo qual modo, simile. Non si poteva ancora spiegare il perché di tutto ciò. E quella voce Ryuu non l'avrebbe udita provenire da una particolare direzione, piuttosto avrebbe avuto l'inequivocabile certezza che proveniva da dentro se stesso.

    Non perderti...



     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    Perso nel vuoto


    Fu solo un attimo. Un attimo in cui cambiò tutto. Ryuu si lanciò più veloce che poté su quel ragazzo controllato da Yoku Akita, ignorandone le conseguenze, ma al contrario delle sue aspettative, non si vide bloccato dal Mizukage, riuscendo a posare la mano sulla reliquia umana del Sanbi.
    In quell'istante si sentì completamente bloccato da una forza misteriosa che dal palmo della mano si sentì scorrere rapidamente prima nel braccio e poi diffondersi in tutto il corpo, provocandogli un atroce dolore come non l'aveva mai provato. Istintivamente provò a staccarsi immediatamente da quella fonte di sofferenza, credendo di essere caduto in una trappola, ma tutto quello che riuscì a fare fu urlare con tutte la voce che aveva in corpo.

    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH



    Quella sgradevole sensazione di non potersi sottrarre dall'essere pervaso da quella forza estranea che gli provocò non poco dolore, gli fece credere di essere ormai spacciato, non riuscendo a reagire in altro modo se non opponendo un'inutile resistenza mentre guardava inerme delle inquietanti forme nere salirgli lungo il braccio ed insinuarsi sotto la manica della sua felpa.
    Era tutto inutile, non riusciva a capire cosa stesse succedendo e tutto quello che poteva sentire, era il chakra, quella spropositata quantità di chakra portata da quegli strani segni che si insinuava dentro di lui, dalla punta delle dita fino alla testa, portandogli un dolore costante che riusciva a percepire in ogni centimetro del suo corpo. Tutto quello che poteva fare fu lamentarsi di tutta sofferenza gridando a squaciagola e sperando che finisse presto, finché ad un certo punto si interruppe di colpo.

    Buio...


    Riaprì lentamente gli occhi, come se si stesse svegliando da un lungo sonno. Non sapeva dire quanto tempo fosse passato. Un secondo, un mese, un anno, non riusciva a capirlo. Intorno a lui c'era solo il vuoto assoluto. Non c'era niente... né luce, né vento, né suoni di alcun tipo. Niente. Solo oscurità.
    Si trovava sospeso in un immenso oceano di oscurità, ed in qualunque direzione guardasse, la vista era la medesima.
    Ma dove sono?...Che è successo?
    Tutto quello che poteva fare era porsi delle domande, alle quali però non c'era nessuno che potesse rispondere, e tastare il suo corpo in cerca di qualche ferita dopo che gli tornò in mente l'orribile esperienza vissuta dal momento in cui entrò in contatto col corpo di quell'uomo.
    Che cosa poteva essere successo? Si ricordò di tutto il chakra che lo invase, eppure non ne avvertiva più la presenza, e sul suo braccio non c'erano più quei misteriosi segni neri.
    Che fosse stato solo tutto un incubo? O forse era in quel momento che stava sognando? In quello spaventoso silenzio assoluto che lo circondava stava pian piano lasciandosi andare alla disperazione e alla paura, cominciando a dubitare di essere ancora vivo e non sapendo più cosa fare. Era completamente solo, perso nel vuoto e non sapeva come uscirne.
    Qualcosa avrebbe dovuto fare, ma proprio non sapeva cosa.

    Non perderti...


    Una profonda e possente voce lo scosse improvvisamente, mentre cercava inutilmente di trovare una spiegazione a tutto quello che gli stava capitando. Ancora una volta sentì una voce parlagli direttamente nella sua testa, in qualche modo familiare eppure allo stesso tempo diversa rispetto alla precedente. Oltre al timbro, decisamente più scuro ed inquietante, stavolta rimbombò più forte.
    Ryuu si sentiva confuso ed agitato, ma se qualcuno stava cercando di mettersi in contatto con lui, forse non era tutto perduto. Quella voce gli sussurrò di non perdersi, quindi probabilmente voleva dirgli di non mollare. Un modo per uscire da quella situazione ci doveva pur essere, quindi con un po' di incertezza e di timore, provò a spostarsi da quella sua posizione fluttuante, muovendo le gambe in cerca di un appoggio, ma senza successo.
    Cercò in qualche modo di muoversi, agitando le braccia come per spostare l'aria attorno a sé, o scalciandola con i piedi, ma non servì a niente. Non c'era assolutamente niente a cui potersi aggrappare e non riusciva a capire come spostarsi. Come doveva fare a trovare l'uscita se non poteva muoversi.
    Se c'era qualcuno nascosto in quell'oscurità, chiunque avesse cercato di contattarlo o qualunque altra presenza, doveva cercare di farsi trovare, dato che non apparentemente non c'era alcun modo di fare il primo passo.

    EEEEEEEHIIIIIIII. C'E' QUALCUNOOOOOOOOOO?


    In una qualche maniera avrebbe dovuto uscire di lì, e al momento l'unica cosa che gli sembrò sensata fu urlare nel tentativo di avere una risposta.
     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    VI



    Povero piccolo ragazzino sperduto. In che altro modo si poteva definire Ryuu Mizukiyo in quel momento, catapultato in una realtà nella quale non vi erano appigli? Non vi erano davvero? Attorno a lui non c'era nulla se non un vuoto immenso senza aria - eppure respirava - senza acqua - eppure sentiva qualcosa di umido attorno a se - senza luce - eppure poteva vedersi come se fosse giorno -. Cosa poteva fare quel povero piccolo ragazzino sperduto dentro se stesso? Molto, in realtà. Non si era perso, ma si stava perdendo. Più tempo rimaneva bloccato in quella specie di realtà, più difficile sarebbe stato uscirne. Però mancava l'appiglio. Quella corda robusta, la mano amica allungata ad afferrarti, una improvvisa sporgenza che ti tiene in piedi fermando l'inesorabile caduta. Non vi era assolutamente nulla, finché qualcosa non accadde.
    Dapprima un'esile figura perlacea, semitrasparente e priva di colore comparve dinanzi lui. Era una figura umana, ma i tratti erano confusi e sfocati, sicché non si poteva comprendere se fosse un uomo o una donna. Poi, lentamente, quel fumoso gas perlaceo senza volto iniziò ad essere plasmato dalla sua stessa volontà e con una lentezza esasperante prese la forma distinta di un giovane ragazzo.


    Aveva i capelli chiari, gli occhi verdi ed un fisico chiaramente allenato dal tempo e dall'esperienza. Era più anziano di Ryuu, ma comunque giovane, dimostrando un paio di anni in meno del Mizukage probabilmente (che rimaneva pur sempre un giovane uomo di non più ventisette anni dopotutto).
    Scusa, esordì il ragazzo. La sua voce era la stessa che gli aveva parlato, dicendogli di fare quanto aveva fatto! Ma era anche diversa, più umana. Ryuu si sarebbe potuto rendere conto che quella voce mancava di qualcosa rispetto a ciò che aveva ascoltato nella sua testa: mancava una specie di eco profondo e bestiale, appena udibile, così poco accentuato da poter essere confuso per non-esistente ma ora che mancava si comprendeva quanto importante fosse stato nel rendere il comando meno umano e più bestiale.
    Io sono Takuma Muramasa e direi che sono ormai l'ex Jinchuuriki del tre code, disse il ragazzo avvicinandosi a lui, fluttuando con la sua volontà. Posò una mano sulla sua spalla, ma Ryuu quasi non la sentì. Sono ciò che rimane di Takuma. Ho chiesto al Sanbi di farmi parlare con te e stranamente ha acconsentito, sospirò. Scusami. Devi sapere cosa ti ho fatto e perché l'ho fatto. Purtroppo, per una serie incredibile di sfortunati eventi sono stato catturato da Yoku Akita mentre viaggiavo per allenarmi. I suoi scopi bé... ho capito solo una cosa, che è entrato a far parte di questa... cosca? Organizzazione criminale? Non lo so, ma si fanno chiamare Hayate e lui bé... a quanto ho capito, si è dato il soprannome di Avarizia di Hayate, Takuma incrociò le braccia al petto. Sicuramente appropriato. Vuole tutto, vuole più denaro, vuole più donne, vuole più tempo, sopratutto più tempo e crede di poter usare i Nijuu per ottenerli e dunque li vuole tutti. Non potevo permetterlo e non potevo permettere che il Sanbi fosse liberato. Certo, non ho le capacità di far nulla ma lui sì, il Sanbi poteva preparare tutto... Ci ho messo un po' a convincerlo, ma alla fine si è dimostrato più collaborativo di quanto credessi. Probabilmente non vuole essere liberato qui, lontano dal mare, quella però era solo una supposizione di Takuma, che non poteva sapere di certo quali fossero i reali scopi del Sanbi.
    Avevo preparato tutto. Il Sanbi ti ha contattato mentalmente e toccandomi ha attivato il sigillo... Ryuu, perdonami per ciò che ti ho fatto, ma ora sei il nuovo Jinchuuriki del Sanbi, chinò il capo, dispiaciuto per avergli accollato quel peso. Ma non poteva mettere al rischio Kiri ed il Sanbi solo per la sicurezza di un ragazzino sconosciuto! Sigillarlo dentro di lui era l'unica strada che aveva visto (e che il Sanbi aveva visto) per non cadere nel gioco dell'Hayate! Devi trovare il Sanbi, Ryuu. Devi riuscire a contattare il tuo mondo interiore e stabilire un contatto con lui, la figura di Takuma si fece sempre più chiara, sempre più trasparente. Stava svanendo nel nulla. Il mio tempo qui è terminato. Scusami ancora... e trova il Sanbi. Forse non vorrai avere niente a che fare con lui, ma devi, DEVI trovarlo comunque!


    Takuma Muramasa scomparve, lasciando nuovamente Ryuu solo con i suoi pensieri. Già, i pensieri. Non era forse il Mondo interiore un mondo di chakra e pensieri? Ryuu avrebbe fatto bene a comprendere quel particolare per poter raggiungere il Sanbi, altrimenti non sarebbe mai potuto uscire da quel limbo in cui, per qualche ragione, era stato forzatamente scagliato.


    Trova il tuo mondo interiore tramite la concentrazione e descrivilo (come ti appare) ma non descrivere il Sanbi, non ancora!
     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    Il nuovo Jinchuuriki


    Nessuno aveva risposto al grido di aiuto del ragazzo. In quei momenti stava cadendo sempre più nello sconforto, ma c'era una cosa che lo spingeva ad andare avanti: la voce che poco prima lo aveva contattato, per quanto inquietante potesse essere, aveva cercato di dirgli di continuare a cercare un modo per uscire da quella situazione, quindi doveva significare che non era tutto perduto.
    Scrutò l'orizzonte in tutte le direzioni, in cerca anche solo di uno spiraglio di luce che gli avesse potuto indicare una via, un modo per liberarsi da quella situazione, ma sembrava esserci nient'altri che lui in quel luogo immenso, ed apparentemente impossibilitato a muoversi, incatenato in quell'oscurità che lo avvolgeva come una mosca in una ragnatela.

    Improvvisamente, però, una misteriosa figura luminosa cominciò a materializzarsi davanti ai suoi occhi, attirando la sua attenzione. Una figura che sembrava a malapena umana e che Ryuu si chiese inesorabilmente chi fosse e cosa volesse da lui, mentre questa cominciava lentamente a prendere una forma sempre più concreta. Pian piano si definirono i capelli, i tratti del volto, le mani, i piedi, ed il giovane genin poté infine identificare in quella figura il ragazzo controllato da Yoku Akita.
    Non capiva ancora il motivo per cui fosse lì anche lui, ma attese con pazienza che gli dicesse qualcosa, e difatti fu lui il primo a prendere la parola.
    Scusa.
    Ormai il giovane non ebbe dubbi che a contattarlo fosse stato proprio lui, sebbene la sua voce ora fosse molto più chiara e senza l'inquietante eco di sottofondo, ma a quel punto cominciò a domandarsi il perché di quelle scuse. Ryuu si ricordava perfettamente quanto era accaduto, ma adesso che aveva l'occasione parlare direttamente con lui sentiva il bisogno di conoscere le conseguenze di quel gesto che lo aveva convinto a fare, restando in silenzio per ascoltare quanto aveva da dire.
    Io sono Takuma Muramasa e direi che sono ormai l'ex Jinchuuriki del tre code
    Quella frase lasciò un po' interdetto Ryuu, che stava lentamente cominciando a covare un dubbio che avrebbe voluto non scoprire mai. Se quanto disse Takuma era vero ed il Sanbi non si trovava più dentro di lui, restavano pochissime spiegazioni possibili, ma a mano a mano che proseguiva col suo discorso il campo continuava a restringersi, facendo crescere l'ansia del ragazzo.
    A Ryuu non interessarono più di tanto le spiegazioni su come fosse finito tra le grinfie di Yoku e della sua organizzazione, perché in quel momento mille domande affollavano la sua mente, domande e preoccupazioni a cui voleva trovare una risposta, quando infine l'ex jinchuuriki gli spiegò senza ulteriori giri di parole come stavano realmente le cose, dicendogli le ultime parole che avrebbe mai voluto sentirsi dire.
    Ryuu, perdonami per ciò che ti ho fatto, ma ora sei il nuovo Jinchuuriki del Sanbi.

    In quell'istante Ryuu sentì qualcosa rompersi irrimediabilmente dentro di lui, come se il mondo gli fosse appena crollato addosso, e perdendo lo sguardo nel vuoto mentre la sua mente si affollò di una moltitudine di emozioni, avendo capito che quell'immane quantità di chakra che si trasferì dolorosamente dentro il suo corpo era proprio il demone a tre code rinchiuso dentro Takuma.
    Da tutte le storie che aveva sentito, i bijuu non erano altro che mostri troppo potenti e pericolosi, capaci di portare solo caos e paura, e che dovevano essere tenuti sotto controllo rinchiudendoli in dei contenitori umani. Possibile che a lui era capitata quella sfortuna di diventare proprio uno di quei contenitori, destinato a portarsi dentro quel pesante fardello per il resto della sua vita?
    Devi trovare il Sanbi, Ryuu. Devi riuscire a contattare il tuo mondo interiore e stabilire un contatto con lui
    Oramai al genin non poteva più interessare cosa avesse da dire il suo interlocutore, al quale volse nuovamente il suo sguardo, ricominciandolo a guardare negli occhi, ma con uno sguardo di disperazione e allo stesso tempo di risentimento nei suoi confronti. Anche se aveva ben capito che non gli era rimasta altra scelta che agire in quel modo, per quante volte si potesse scusare, in quel momento era l'unico con cui potesse prendersela, l'autore di quella sua sciagura.
    Continuò a rimanere in silenzio e ad osservarlo, mentre la sua figura si iniziò lentamente a svanire, divenendo sempre più trasparente.
    Il mio tempo qui è terminato. Scusami ancora... e trova il Sanbi. Forse non vorrai avere niente a che fare con lui, ma devi, DEVI trovarlo comunque!
    E così come era apparso, svanì sotto i suoi occhi, lasciandolo nuovamente solo, ma stavolta con l'animo profondamente abbattuto e sconvolto. Il suo sguardo tornò a perdersi nel vuoto, mentre cominciò ad essere tormentato da mille domande in preda alla disperazione in cui stava sprofondando sempre più dal momento in cui ricevette quella drammatica notizia.

    Perché proprio a lui? Aveva già sofferto molto per la mancanza dei genitori che gli erano stati portati via, e adesso avrebbe dovuto anche farsi carico di quell'immenso peso? Cosa aveva fatto di tanto grave per meritarsi un simile destino? La gente già lo disprezzava così com'era, ma da allora avrebbero avuto anche un motivo in più per farlo, non riuscendosi neanche lui stesso a definire in un altro modo se non come un mostro. Non c'era alcun dubbio che la sua vita non sarebe potuta essere più la stessa.
    Ripensò al suo Mizukage, che si trovava nella sua stessa situazione senza però dare mai a vedere un cenno di cedimento o venire disprezzato, ma stranamente neanche quello riuscì a tirarlo su di morale, considerandolo probabilmente un caso particolare e continuando a disprezzare con tutte le sue forze quella terribile condizione di cui era entrato a far parte.
    Avrebbe tanto tanto voluto lasciarsi andare e piangere, ma non era il momento buono per farlo. In un attimo si ricordò della voce che aveva sentito prima dell'arrivo di Takuma e che gli aveva suggerito di non perdersi, intuendo che l'unica altra presenza oltre a lui, in quel luogo che aveva capito essere una sorta di universo creato dalla mente, doveva trattarsi del Sanbi che cercava di mettersi in contatto con lui. Il solo pensiero di avere quel mostro dentro di sé gli scatenava un forte timore oltre che un profondo disgusto, ma ormai non poteva farci niente. Anche l'ex jinchuuriki aveva cercato di dirglielo, che anche se non avesse voluto averci niente a che fare, l'unico modo per andarsene da quel luogo era riuscire a trovarlo.
    Ryuu aveva sentito solo parlare dell'aspetto del demone a tre code, ma come il resto dei demoni non poteva che aspettarsi un essere spaventoso e gigantesco e sentiva crescere un senso di inquietudine solo immaginandosi di dover incontrare un simile mostro faccia a faccia. Purtroppo, malgrado fosse l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, si trovava obbligato a farlo per poter finalmente uscire da quella situazione.

    A quel punto tirò un lungo sospiro e si convinse che avrebbe dovuto trovarlo, e ricordandosi di come lo spirito di Takuma si mosse verso di lui, capì che essendo in un mondo non fisico non c'era bisogno di muovere il corpo per potersi spostare. In men che non si dica chiuse gli occhi e cominciò a spostarsi dalla sua posizione, librandosi in alto grazie al solo pensiero di volerlo fare. Guardò soddisfatto i risultati del suo ragionamento, riaprendo gli occhi e fluttuando in avanti, e se si fosse trovato in un altra situazione sarebbe rimasto a giocare come un bambino, volando dappertutto, ma in quel momento non aveva la forza di sorridere.
    Va bene, basta cazzate. Prima lo trovo, prima esco da qui.
    Il suo sguardo era serio come non mai ed allora ricominciò a guardarsi intorno per capire che direzione prendere, ma non c'era niente di niente che avrebbe potuto dargli anche una minima indicazione, quindi si ricordò che Takuma parlò di trovare un "mondo interiore" e di mettersi in contatto con il Sanbi per uscirne. Quella frase gli fece comprendere che probabilmente avrebbe potuto cercare all'infinito in quel luogo, senza avere alcuna possibilità di venirne fuori, e collegando finalmente il motivo per cui sentì la voce del demone provenire da dentro se stesso, quando provò a contattarlo con la sua vera voce, doveva molto probabilmente voler dire che avrebbe dovuto trovarlo così come era riuscito a muoversi pochi secondi prima: col pensiero.
    Doveva essere per forza così che avrebbe dovuto farlo, l'unico modo per creare un contatto e raggiungerlo nel luogo dove era rinchiuso. Senza pensarci ulteriormente, anche se con un po' di inquietudine, congiunse le mani formando il sigillo della pecora come per richiamare il chakra, e concentrandosi per cercare di trovarlo dentro di sé, provando a rintracciare quella fonte di chakra estranea che si era forzatamente introdotta dentro di lui e che lo aveva chiamato.
    Dove sei?
    Lo so che mi cerchi anche tu.
    Fatti sentire.

    Sarebbe rimasto in quella posizione finché non fosse riuscito a focalizzarsi abbastanza anche su una minima traccia che avrebbe potuto creare un collegamento per portarlo al suo obbiettivo, e avrebbe infine riaperto gli occhi nell'istante in cui sentì un rilassante scroscio d'acqua avrebbe raggiunto le sue orecchie ed una leggera brezza accarezzato il viso.

    Una forte luce lo investì e ci volle un po' per abituarsi a quel repentino cambio dall'oscurità assoluta in cui si trovava, ma una volta riusciti ad aprire gli occhi senza fatica poté mirare il curioso paesaggio che lo circondava. Un minuscolo pezzo di terreno roccioso, spoglio di qualsivoglia flora e fauna, e intorno al quale c'era soltanto acqua. Acqua, acqua e ancora acqua, in qualunque direzione si voltasse. Un oceano apparentemente senza fine e chissà quanto profondo.
    Non sapeva come, ma era finito su quel minuscolo gruppo di scogli che probabilmente non raggiungeva i 20 metri di diametro, sperduto in mezzo ad un oceano sovrastato da un cielo completamente bianco, senza sole, luna o stelle. [Immagini di Riferimento 1 - 2] Il panorama lo trovò estremamente gradevole e rilassante, con l'acqua che si abbatteva dolcemente sulle rocce, trascinata da qual leggero vento, un luogo rasserenante e in cui non si viene disturbati da alcun pensiero.
    Probabilmente era quello il mondo interiore di cui gli parlò Takuma, ma a quel punto avrebbe dovuto esserci anche il Sanbi, di cui però non vi era traccia. Si voltò intorno nella speranza di avvistarlo ma non riuscì a vedere niente se non l'immensa distesa d'acqua, dove ormai cominciasse a sospettare che si trovasse. Decise quindi di raggiungere l'altra parte dell'isoletta, e saltando si roccia in roccia verso il centro per poco non cadde nell'immensa voragine che fino a quel momento era rimasta nascosta dagli scogli e che ricopriva almeno la metà dell'isola.
    Era alquanto curiosa, perché sporgendosi leggermente, stando attento a non cadere, poté vedere (o non vedere) quanto fosse immensa, talmente grande da non vedere il fondo, né tantomeno le pareti, come se quella che credeva una minuscola isola fosse soltanto la punta di un'immensa caverna sottomarina, e probabilmente doveva essere lì che era rinchiuso il demone.
    Ormai non aveva altre scuse, doveva scendere ed affrontare la bestia faccia a faccia. Rimase per vari istanti ad osservare il vuoto che lo sottostava, avendo timore di quello che avrebbe potuto incontrare ma sapendo al tempo stesso che non c'era altra soluzione: se il Sanbi era lì sotto lui doveva andarci. Camminò lungo tutta la circonferenza dell'entrata della caverna, cercando un qualsiasi modo per scendere, ma non trovò assolutamente niente che potesse aiutarlo nella discesa o a cui avrebbe potuto aggrapparsi.
    Immobile, sul ciglio della voragine, aveva in mente solo una cosa: quel che doveva essere fatto, andava fatto. Quindi quasi con un crampo allo stomaco, si riempì i polmoni d'aria come se dovesse andare in apnea e fece un passo in avanti, lasciandosi cadere nel profondo vuoto e tornando avvolto nell'oscurità, ignaro di quello che lo aspettava.
     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    VII




    Un tuffo nella più totale oscurità. Così iniziano molte storie alquanto strane e pericolose, che sembrano condurre verso esiti imprevisti ed imprevedibili. Il giovane Ryuu precipitò per diversi secondi incurante della sua salute fisica, forse nella certezza che quello non fosse che un mondo spirituale dove il suo corpo reale non poteva essere leso ed atterrò, tuffandosi in un lago interno alla grotta di acqua salata. Scese a fondo diversi metri poi ne risalì spinto da quella legge fisica che imprimeva una spinta contro la gravità ai corpi immersi in un fluido. Quando riemerse e riaprì gli occhi vide come quella grotta in realtà non fosse buia. L'apertura in alto era piccola quanto una monetina ma il mare sotto di se era luminoso! La spinta continuò forte, oltre quanto era normale, fino a far riemergere completamente Ryuu che posò i piedi sull'acqua come se fosse terra, scoprendo che sì, poteva camminare sopra di essa.


    Ma solo guardando avanti nelle profondità della grotta avrebbe visto il cancello. Un enorme cancello di pesante sbarre metalliche con una complessa serratura spiraliforme separava Ryuu dalla bestia codata che attendeva dall'altra parte. Possente. C'era solo un aggettivo per definire quell'essere. Il carpace verde e spinoso gli garantiva un senso di solidità estremo, ma il suo viso, con quell'occhio perennemente chiuso, era assolutamente spaventoso. Che pensieri si celavano dietro quell'orbo sguardo crudele che fissava Ryuu con malizia e superiorità?



    Che bella idea ha avuto Takuma... consegnarti a me...


    Le parole del Sanbi erano prive di sincera malvagità. Era chiaro che intendesse sfruttare Ryuu per ottenere ciò che gli era stata negata anni addietro: la libertà!

    Sai perché ho accettato di farmi rinchiudere in te, mocccioso? Sai? Per le tue gambe. Perché sulle tue gambe arriverò al mare. Ed ora tu mi ci porterai.


    Non era una richiesta, quanto più un secco ordine preciso e conciso che non ammetteva defezioni. Ryuu doveva eseguirlo. Avrebbe dovuto tacere e dunque abbandonare la propria vita mentre il demone forzava la sua uscita dal sigillo, liberandosi. E se Ryuu avesse rifiutato allora l'occhio del Sanbi si sarebbe infiammato carico d'ira e disprezzo.

    Tu... OSI!


    A quell'urlo le acque attorno a Ryuu si sarebbero agitate fortemente ed all'improvviso quella solidità che le aveva fino a quel momento trattenute scomparve. Il giovane ricadde in acqua ma non vi era alcuna spinta verso l'alto a farlo galleggiare quella volta! Anzi, una forza difficile da contrastare lo stava spingendo verso il basso, sempre più profondamente e man mano che sprofondava diveniva sempre più difficile risalire! Il Sanbi stava cambiando le regole di quella dimensione per affogare e torturare Ryuu! Una voce, però, assai famigliare risuonò nella testa del giovane. Un consiglio, forse fondamentale. Puoi controllare questa dimensione, puoi cambiarne le leggi come vuoi! Non lasciare il controllo al Sanbi!, era quello il punto: prendere il controllo e cambiare le leggi che governavano quel posto. Ci sarebbe voluto uno sforzo mentale e di concentrazione sovraumano e Ryuu avrebbe scoperto che la carenza di ossigeno per quanto "spirituale" aveva sintomi fisici alquanto precisi sul suo cervello. Doveva agire in fretta!

     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    Faccia a faccia con il demone


    Lunghi istanti passò in balia del vuoto, precipitando come un sasso verso una meta sconosciuta. Fu un gesto avventato, quasi folle, ma se avesse voluto scoprire cosa si celava all'interno e se i suoi timori erano fondati, non aveva altra scelta.
    Cosa lo aspettava, non lo sapeva, e mentre il vento dovuto a quella rapida discesa gli passava tra i vestiti ed i capelli, potè accorgersi del freddo e la grande umidità che regnavano nel posto, in qualche modo come se fosse l'esatto opposto della realtà al di fuori della grotta. Continuò a scendere quasi senza timore, sempre con le palpebre sigillate per tenersi all'oscuro di quello che si trovava al di sotto. Oramai non poteva farci più niente, tutto quello che doveva succedere era successo, il bijuu si era insinuato dentro di lui ed avrebbe fatto parte per sempre della sua persona, quindi non restava altro da fare che affrontare la faccenda a viso aperto e sperare che una volta toccato il fondo, potesse nuovamente risalire.
    All'improvviso, una sensazione del tutto familiare ma completamente inaspettata lo avvolse, ritrovandosi all'improvviso immerso in un mare d'acqua salata che inevitabilmente lo ricoprì interamente andandogli a finire anche nel naso, dandogli una momentanea sensazione di affogamento anche dovuta all'impatto imprevisto. Istintivamente smise di respirare e provò ad aprire gli occhi per cercare di capire dove si trovasse, ma data la salinità dell'acqua, non fu in grado di vedere subito chiaramente, puntando quindi verso l'alto e muovendo le braccia per cercare di risalire, mentre, dopo aver raggiunto il picco più basso della sua discesa, cominciò prima lentamente e poi sempre più velocemente a risalire.

    Per fortuna, grazie alla spinta verso l'alto che stava ricevendo per via del grande tuffo che aveva fatto, non ci volle molto ad arrivare in superficie, potendo finalmente sputare via l'acqua che gli aveva invaso le narici e prendere di nuovo fiato, mentre si accorse di star salendo forse un po' più del normale, arrivando fino ad uscire con le ginocchia e continuando a salire. In breve si ritrovò completamente fuori dall'acqua, o meglio, sull'acqua.
    Restò per un paio di istanti immobile, per cercare di capire se fosse stabile in quella posizione, con le ginocchia leggermente piegate e le braccia distese in orizzontale come a voler tenere l'equilibrio. Non accadde più nulla e dopo aver provato ancora a tastare il liquido luminoso su cui poggiava i piedi con la punta di una scarpa, si rese conto che evidentemente, per qualche motivo, non c'era pericolo di sprofondare ancora. Era fuori, ma ormai era bagnato fradicio, dovendo spostare i capelli all'indietro per evitare che gli coprissero la visuale.
    Quella strana acqua su cui si trovava emetteva un bagliore azzurrognolo, fievole ma che consentiva a Ryuu di vedere abbastanza bene l'interno della caverna in cui si trovava, decisamente immensa rispetto a come avrebbe potuto mai immaginarsela dall'esterno. La cosa che però andò più ad attirare la sua attenzione, ovviamente, non fu la grandezza del luogo e la lucentezza dell'acqua, ma l'enorme cancello che poté vedere una volta voltatosi verso sinistra. Immediatamente sentì crescere un senso di inquietudine e paura, avendo capito che era infine giunto alla sua meta.


    Avvolto nell'oscurità che regnava dall'altro lato del freddo cancello si doveva trovare per forza il demone a tre code, il responsabile di tutto quello che il povero ragazzo si era ritrovato ad affrontare, uno dei mostri che non avrebbe mai voluto vedere e che in quel momento avrebbe dovuto incontrare faccia a faccia. Non gli restava altro da fare che farsi forza e cominciare a muovere i primi passi verso di lui, inizialmente frenato dal tremolio delle gambe per il timore di ritrovarsi quella bestia davanti, e poi procedendo comunque a passo lento come a voler rimandare quel momento.
    Cosa avrebbe fatto una volta che lo avrebbe potuto guardare negli occhi? Gli avrebbe parlato? Avrebbe cercato di farlo ragionare o avrebbe continuato a guardarlo con disprezzo per tutto quello che gli aveva provocato?
    Man mano che si avvicinava, più la figura dall'altra parte cominciava a farsi più nitida, illuminata dalla luce blu che proveniva dal basso e che rivelò le reali mostruose sembianze del mostro, e più i battiti del suo cuore ed il suo respiro acceleravano, travolto da così tante emozioni contemporaneamente.
    Non poteva credere di trovarsi al cospetto di uno dei bijuu. La prima cosa che notò fu il suo unico occhio rosso, che spuntava dalle ombre e sembrava scrutarlo fin nel profondo della sua anima, per poi notare finalmente le sue abnormi dimensioni. Non aveva mai visto un essere tanto grande e spaventoso, con delle specie di spine sparse per tutto il carapace che ne accentuavano il minaccioso aspetto. Era assolutamente mastodontico, e la sola mole sarebbe bastata ad incutere timore nella maggior parte delle persone, figuriamoci in un piccolo ragazzo spaesato e sconvolto. Non aveva zampe posteriori, ma le immense mani con tanto di enormi artigli compensavano egregiamente quella mancanza.
    Stava finalmente guardando il Sanbi nel suo vero aspetto, faccia a faccia, che non tardò a far sentire la sua possente e profonda voce mentre il minuscolo ragazzino continuava ad avvicinarsi.

    Che bella idea ha avuto Takuma... consegnarti a me...


    Era lì, proprio difronte a lui, a soli pochi metri di distanza e rinchiuso in quella gabbia sigillata dal quale gli sarebbe stato impossibile evadere. In quei momenti, Ryuu cominciò a provare anche rabbia e rancore nei suoi confronti, oltre alla paura ed il disprezzo che già lo pervadevano. Rabbia dovuta ai modi arroganti e pieni di presunzione di quella superba creatura che lo fissava come un essere inferiore, e rancore per l'aver finalmente cominciato a parlare con il responsabile delle sue sofferenze, che era perfettamente cosciente di quanto aveva fatto.
    Non avendo mai incontrato un bijuu prima, si era sempre affidato alle voci che giravano sul loro conto, riguardo i loro cuori colmi d'odio e malvagità, ma già da quella prima frase potè notare di persona l'animo oscuro del Sanbi, che non tardò a mettergli in chiaro la situazione parlandogli come se fosse un Dio. Al ragazzo non erano mai piaciute le persone che si sentono superiori ad altre, figuriamoci se si tratta di un mostro simile, quindi cominciò inevitabilmente ad aggrottare la fronte e guardarlo con aria rabbiosa mentre il suo cuore non accennava a voler rallentare i battiti e l'acqua che gocciolava dai capelli continuava a scendergli lungo il volto.
    Non poteva fare altro che ascoltare quanto quel bestione avesse da dirgli, per quanto le sue parole gli scaturissero sempre più collera e ribrezzo.

    Sai perché ho accettato di farmi rinchiudere in te, moccioso? Sai? Per le tue gambe. Perché sulle tue gambe arriverò al mare. Ed ora tu mi ci porterai.


    Quel viscido essere stava tentando di provocarlo ed incutergli paura, apparentemente svelando le sue carte e cominciare a dare ordini come se fosse lui il padrone, ma nella testa di Ryuu c'era solo la palese motivazione che si sia fatto sigillare in lui per scappare da Yoku, non volendo finire nelle sue mani. Il Sanbi provò ad intimorirlo ordinandogli di sacrificarsi per liberarlo vicino al mare, come se davvero non avesse altra scelta che suicidarsi per consentire a lui di fuggire.
    Il genin forse non era mai stato un tipo molto arguto ma quel concetto lo capì chiaramente al primo istante, continuando a fissare silenzioso il volto del demone e ovviamente non considerandola neanche come ipotesi, l'idea di sciogliere il sigillo soltanto perché glie lo voleva imporre il suo bijuu. Ormai era rinchiuso nei meandri della sua mente e anche se la cosa non gli piacesse neanche un po', ci sarebbe rimasto.
    Il silenzio del Sanbi lasciava intendere che probabilmente si aspettava una risposta, quindi continuandolo a fissare in malo modo, Ryuu si decise a rivolgergli la parola, non curandosi neanche di alzare troppo la voce.
    Hai finito?
    Se hai finito, fammi uscire.

    L'unico suo pensiero era quello di abbandonare quel posto e non rimetterci mai più piede, fregandosene altamente di cosa volesse il bijuu e non volendone sapere. Lui si era sigillato dentro il suo corpo, scombinandogli la vita più di quanto già non lo fosse, quindi perchè mai avrebbe dovuto dargli retta?
    Era solo un mostro che ormai si trovava rinchiuso nel suo corpo per evitare che scorrazzasse in giro causando danni, per cui non aveva niente da spartire con lui.

    La sua risposta, però, sembrò non essere stata presa molto bene dal Sanbi, che andò immediatamente su tutte le furie levando un potente urlo e smuovendo le acque su cui il ragazzo poggiava i piedi con il solo pensiero. Ryuu poté a malapena accorgersene, in quanto le suole delle sue scarpe persero istantaneamente la presa sul liquido, cadendo nuovamente in quella fredda acqua luminescente. Il genin tentò di rimanere a galla aiutandosi con braccia e piedi, ma si sentì inesorabilmente trascinato giù da una potente forza che non si riuscì a spiegare, finendo col dover prendere fiato prima di ritrovarsi completamente sott'acqua, andando sempre più a fondo in qualunque modo tentasse di sottrarsi a quella spinta verso il basso.
    Nuotare contro quela forza sembrava un impresa impossibile e servì a ben poco, se non a farlo stancare più rapidamente e fargli sentire il bisogno di respirare. Continuava a scendere sempre più giù e la pressione dell'acqua andava aumentando, e cominciava a farsi sentire.
    Era sicuramente opera di quel maledetto demone, eppure anche se era consapevole di trovarsi in un mondo non fisico, le sensazioni che provava erano più che reali e andavano peggiorando. Come se non bastasse, l'acqua gli strappò dal collo anche la collana col suo prezioso ciondolo, che provò immediatamente ad afferrare, ma senza riuscirci, guardandolo allontanarsi mentre lui continuava a scendere, impotente e facendosi scappare anche un po' d'aria dalla bocca. La situazione stava precipitando sempre di più e la paura di morire affogato andava aumentando, non riuscendo a vedere una via d'uscita, quando sentì improvvisamente una voce nella sua testa che lo incoraggiò a non mollare.
    Puoi controllare questa dimensione, puoi cambiarne le leggi come vuoi! Non lasciare il controllo al Sanbi!
    Quella voce la conosceva fin troppo bene, ma non ebbe la forza di elaborare a chi appartenesse, dato che ormai il sangue richiedeva sempre più nuovo ossigeno che continuava a non arrivare, cominciando a rallentare le sue capacità cognitive. Non sapeva quanto tempo fosse già passato, forse un minuto, ma che gli sembrò certamente molto di più, sentendo il bisogno impellente di aprire la bocca per respirare.

    La cosa fondamentale, però, è che riuscì a recepire il messaggio appena inviatogli: ancora una volta sarebbe stato inutile resistere fisicamente, ma avrebbe dovuto sforzarsi mentalmente per riuscire a sovrastare il controllo che il bijuu aveva preso su quel luogo.
    Doveva assolutamente sbrigarsi, ma agitarsi ulteriormente avrebbe solo peggiorato ulteriormente la situazione, quindi ancora una volta congiunse le mani formando il sigillo della pecora, che era solito usare per concentrarsi, per provare l'ultimo tentativo.
    Posso controllarlo, posso controllarlo, posso controllarlo.
    Cercò in qualche modo di provare a fermare la forza che continuava a trascinarlo a fondo, concentrarsi sul desiderio di risalire in superficie, ma la sola volontà, quella volta sembrava non bastare, in quanto c'era qualcun altro di mezzo che gli remava contro e che ne aveva il controllo. Si trovava nella sua stessa mente eppure qualcun altro ne aveva preso possesso, rivoltandogliela contro, ed il solo pensiero di quella situazione lo faceva imbestialire. Il Sanbi probabilmente stava usando le sue forze per contrastarlo, ma in qualche modo avrebbe dovuto riuscire a prendere il sopravvento o sarebbe finito tutto.
    Il giovane genin stava quasi per cedere, non sapendosi più concentrare a dovere data l'ormai grande mancanza di ossigeno al cervello che si stava facendo sentire, unita alla pressione dell'acqua che gli stava facendo fischiare le orecchie sempre più forte e cominciando quasi ad avere degli spasmi muscolari. Cosa sarebbe successo se non ce l'avesse fatta? Sarebbe davvero morto lì, in quel modo? E che ne sarebbe stato dei suoi nonni?
    I nonni... erano stati loro a regalargli il ciondolo, quel ciondolo che significava così tanto e che rappresentava le speranze che avevano riposto in lui quando gli diedero il suo nome. Non poteva mollare, aveva giurato che avrebbe riscattato l'onore della sua famiglia dimostrando di poter diventare Mizukage, quindi non poteva finire così. L'onore dei suoi genitori era sulle sue spalle e se fosse morto in quel momento, sarebbe andato tutto perduto, perciò non era ancora arrivato il momento di morire, non poteva.
    Con le forze che ancora gli restavano, cercò di focalizzarsi al massimo sul suo obbiettivo, deciso più che mai a non voler lasciar vincere il demone.
    Non era per niente facile, ma in qualche modo avrebbe dovuto farlo, cacciando via la presenza del demone e riprendendosi finalmente ciò che gli apparteneva. Non poteva lasciarlo fare senza reagire, per cui si concentrò sull'acqua che lo circondava, poi sulla caverna in cui si trovavano entrambi e poi sull'isolotto sperduto in quell'infinito mare... tutto quel mondo non era altro che parte della sua mente e quindi doveva essere lui ad averne il controllo.
    Questa è la mia mente, brutto bastardo. Qui comando io!
    Sforzandosi di contrastare il potere del Sanbi, avrebbe continuato ad opporgli resistenza, cercando di risalire a galla imponendo il suo volere in quella dimensione che gli apparteneva e che il bijuu stava tentando di usare per ucciderlo.
    Se lo sforzo non fosse stato sufficiente avrebbe dovuto cercare di sforzarsi ulteriormente, ma se invece fosse bastato a fargli prendere il controllo della situazione, sarebbe risalito velocemente, non resistendo più dopo essere stato forse sui due minuti in apnea, ed afferrando al volo il suo prezioso ciondolo che lentamente andava a fondo verso di lui.

    Una volta potuta mettere la testa fuori dall'acqua tirò nei polmoni quanta più aria poté, con una grandissima inspirazione e continuando a respirare affannosamente per ricominciare a far circolare normalmente l'ossigeno nel sangue, tossendo anche, inizialmente. Se fosse riuscito realmente a prendere il controllo di quella dimensione, l'avrebbe sfruttata per tirarsi fuori dall'acqua come già gli era capitato in precedenza, salendo al di sopra del livello ed appoggiandocisi in ginocchio.
    I bijuu portavano solo problemi ed il fatto che aveva rischiato di morire appena dopo esserselo ritrovato sigillato dentro ne era la prova. Mentre finiva di prendere fiato e l'affanno accennava a diminuire, alzò lo sguardo verso di lui, fissandolo ancora una volta in modo furioso e stavolta alzando la voce palesemente più che irritata.
    Nessuno ti ha invitato a venire qui, né ti ci hanno costretto. Ci sei venuto di tua spontanea volontà.
    Quindi ora smettila di fare lo stronzo e fammi uscire!

    Non sapeva ancora in che modo avrebbe potuto abbandonare quel luogo, ma se Takuma lo aveva indirizzato verso di lui, una ragione doveva esserci e magari era lui a dovergli dire come fare. A quel punto il bijuu non gli faceva più paura, perché se era riuscito ad ottenere il controllo della sua mente, non aveva più di che temere finché il mostro restava dietro le sue sbarre.
     
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    La Vendetta dell'Avarizia

    VIII



    Dietro la sua prigione di chakra sagomato come delle sbarre il Sanbi vide il giovane ragazzo ribellarsi alla sua volontà. Stupito si accorse che pian piano stava conquistandosi il diritto di comandare quel territorio. Il Sanbi parve improvvisamente spaventato dal fatto di non potersi liberare facilmente di quel ragazzino. Temeva, più di ogni altra cosa, di rimanere bloccato lì e di nuovo esser costretto a vedersi negata la sua libertà. Erano stati giorni felici quelli che avevano preceduto l'arrivo di Takuma Muramasa e di quella stupida giara che in maniera imprevista lo aveva rinchiuso! Il ragazzino sembrava essere davvero ostinato! Quando rimerse dall'acqua parlò con il tono arrogante tipico di chi non comprendere la situazione in cui si è cacciato. Il Sanbi fissò Takuma al di dietro delle sbarre con suo unico occhi aperto carico di furia mista a sorpresa. Dunque snudò le zanne nella sua bocca in un sorriso carico di malvagità.



    Puoi uscire quando vuoi, moccioso



    Era vero, ma non era ancora giunto il momento di ciò. Ryuu avrebbe visto la mia figura materializzarsi davanti lui, frapponendosi fra il Demone e la sua persona. Il mio viso non era dei più felici, ma quando voltai il capo per vederlo poté vedere un sorriso di comprensione nascermi sulle labbra. Andiamo a fare due chiacchiere, Ryuu? Ah, ti dispiace, Sanbi?
    Nara... cosa vuoi, questa cosa non ti riguarda, il tono del Sanbi non ammetteva repliche. Ed aveva ragione. Non mi riguardava minimamente. Tuttavia avevo comunque alcune cose da dire a Ryuu. Misi una mano sulla spalla del ragazzo .
    Lo so, infatti non mi intrometterò tra di voi, ma devo parlargli comunque prima, è un mio allievo dopotutto, e senza attendere la risposta schioccai le dita, finendo in una dimensione apparentemente diversa. In realtà era la stessa identica dimensione che Ryuu conosceva, solo che in quel momento ne avevo assunto il controllo, cancellando qualsiasi cosa: il demone, il mare, il cielo e la terra. Rimanevamo solo noi due in un nero che pareva inchiostro.
    Quello che è successo è imprevisto Ryuu, dissi con tono serio. Non volevo che accadesse qualcosa del genere, tuttavia, anche se non l'hai cercato... Bé, eccoti qui e da questa cosa non potrai sfuggire, te ne rendi conto?, non ne ero certo. Ma adesso che era un Jinchuuriki non poteva accontentarsi di essere solo un contenitore! Devi riuscire ad ottenere il potere del Sanbi Ryuu, dissi con voce seria. Ora che sei un Jinchuuriki devi anche imparare a sfruttarne i poteri. Puoi farlo ora o potrai farlo in futuro, ma dovrai scendere a patti col Sanbi... cosa ti turba Ryuu?, domandai al ragazzino. Era comprensibile che fosse turbato, ma era per me essenziale comprenderne il perché.


    Breve post di intermezzo per far chiarire le idee a Ryuu prima dei cazzotti :wosd:

     
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