La Vendetta dell'Avarizia

[Add TS per Ryuu Mizukyio]

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  1. Yusnaan
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    Parlato Mizukage


    La vendetta dell'Avarizia

    Contatto umano


    Gli occhi di Ryuu erano quasi gonfi di lacrime per lo sfogo che stava in qualche modo scaricando, ma invece delle parole di conforto che si era aspettato, il Mizukage gli rimproverò il suo carattere infantile.
    Un vero uomo non si lascerebbe intimorire rimanendo a frignare sul suo destino, comprenderebbe che non può più cambiare ciò che è diventato e farebbe di tutto per non lasciarsi piegare dal fato.
    Quelle parole lo colpirono molto pesantemente, facendolo sentire quasi in colpa per il modo in cui si era comportato fino a quel momento. Cominciò a ripensare molte volte a quella frase, rendendosi conto che forse il Mizukage non aveva molto torto. Anche se lui non aveva più di sedici anni, lamentarsi di tutto e mettersi a frignare non era il comportamento migliore che avrebbe dovuto assumere, e la cosa lo fece sentire anche stupido, ora che vedeva le cose dall'esterno, tirando in dentro il labbro inferiore e mordendoselo.
    Aveva lo sguardo basso per non voler guardare negli occhi il suo maestro, ma quando questi gli fu vicino e gli poggiò una mano sulla spalla, non potè fare a meno che alzare gli occhi verso i suoi.

    Lo sguardo del suo maestro era severo, ma non arrabbiato. Non sapeva che pensare, restando in silenzioso ascolto.
    Io non ho scelto di essere un Jinchuuriki, Ryuu
    Già... anche lui era un jinchuuriki. A volte Ryuu se ne dimenticava, ma proprio forse era proprio quello che cercava di dirgli il Mizukage, essendo per lui una cosa normale esserlo e che forse non costituiva questo grande cambiamento che si aspettava.
    Da lì, Itai cominciò a condividere con lui la storia di come divenne un jinchuuriki, così che magari avrebbe potuto vedere le cose anche dal suo punto di vista.
    Come te lo sono diventato per errore. Il mio sensei, che era un Jinchuuriki anche lui, mi aiutò quella prima volta e riuscii ad ottenere l'accesso ai poteri del Bijuu. Tuttavia il percorso non fu irto di fatiche, sai?
    Per quanto non lo avesse mai visto lamentarsi del proprio demone, non poteva certo immaginare che non avesse dovuto affrontare chissà quali fatiche e pericoli per arrivare al punto in cui si trovava. Non doveva essere stato un cammino semplice, avere un bijuu dentro, eppure da quella storia che andava raccontando non sembrava nominare i problemi dati dal demone. Ryuu seguì attentamente il suo discorso come se stesse ascoltando dei consigli di vita da un fratello maggiore, e non volle perdersi assolutamente quel momento che in fondo gli piacque molto, anche se non aveva mai avuto nè fratelli, nè genitori, rimanendo ad ascoltare quello che aveva da dire.
    Sentì quando gli parlò della di come aveva sfruttato il potere del demone per liberare una donna, arrivando alla conclusione che fosse sua moglie, ma rimase letteralmente shockato quando gli disse che invece era morta davanti ai suoi occhi.
    Hai idea di quanto puoi soffrire nel vedere la donna che ami e che porta in grembo tuo figlio esploderti davanti agli occhi? Dimmi Ryuu, pensi ancora che la tua vita sia incasinata per colpa del Bijuu? Tutto ciò che ti sto dicendo non è mai successo per colpa di Chomei, sai?
    Quella cosa lo fece riflettere parecchio su quante cose orribili avesse visto il Mizukage, cose che probabilmente lui non poteva neanche immaginarsi, sentendosi quasi ridicolo per essersi lamentato così per delle cose che in confronto alle sue sembravano sciocchezze. Non poteva neanche lontanamente sapere cosa potesse significare perdere moglie e figlio e vederli morire, eppure non aveva attribuito niente di tutto ciò al demone.
    Gli erano accadute cose orribili, ma ovviamente non poteva di certo dare la colpa al suo bijuu, e nonostante tutto si dichiarò felice com'era, con la sua famiglia ed il suo ruolo di Mizukage.
    Probabilmente non aveva tutti i torti. Dal momento in cui aveva saputo di essere diventato un jinchuuriki, Ryuu aveva immaginato delle cose orribili che sarebbero potute accadere quando la notizia avesse fatto il giro del villaggio, pensando all'emarginazione ancora più grande che la gente avrebbe avuto nei suoi confronti e della sua famiglia o di persone come Yoku che avrebbero voluto impossessarsi del Sanbi, senza lasciargli respiro, ma difronte a lui c'era un altro jinchuuriki che stava cercando di parlargli. Tutti sapevano che fosse tale, eppure è riuscito a diventare Mizukage, avere una moglie e dei figli ed essere amato.

    Credeva fosse un caso particolare, quello di Itai, ma forse aveva solo un modo molto errato di vedere la realtà delle cose. Cosa sarebbe successo se si fosse reso conto di essere nel torto? Non aveva mai vissuto niente di tutto ciò in prima persona e la cosa lo aveva molto spaventato, ma se si fosse sbagliato riguardo a tutto? In quei momenti non riuscì a capire perchè, ma dopo aver ascoltato la storia del Mizukage cominciò a sentirsi un po' meglio, perchè in qualche modo pensò che forse avrebbe potuto ancora vivere in maniera serena nonostante il bijuu sigillato dentro di lui. Un altro jinchuuriki con più esperienza era lì difronte a lui che cercava di aiutarlo ad aprire gli occhi, anche se malgrado il conforto, avvertiva comunque ancora un po' di angoscia per la paura di ciò che lo attendeva.
    Anche l'altra mano del suo maestro arrivò a poggiarsi sull'altra sua spalla, avvertendo quel contatto umano che tanto gli era mancato in quegli anni, nonostante avesse i suoi nonni che lo abbracciassero, e tirando giù il groppone che gli era venuto in gola.
    Dimmi, adesso, dopo aver ascoltato la mia storia, sei davvero sicuro di non poter essere felice? Sappi una cosa: se non collaborerai con lui prima o poi lui ti ucciderà. Allora?
    Non poteva dargli torto, stava iniziando a capire che forse avrebbe potuto in ogni caso provare a vivere una vita felice, e la situazione era che doveva imparare a contenere il bijuu, volente o nolente. Anche se lo ripugnava dirlo, si convinse che la sua risposta sarebbe stata positiva.
    Eppure non riusciva a dirla. Non ce la faceva a pronunciare quelle parole, accettare il bijjuu dentro di sè ed usarne il potere. Le mani del Mizukage lo avevano lasciato e si era allontanato, ed in quel momento si sentì come fosse nuovamente solo, come se a separarli fosse un chilometro e non un semplice passo, tornando con lo sguardo verso il basso e fissando quel pavimento scuro, quasi inesistente.
    Sentiva che doveva accettare quell'idea, ma in qualche modo non si sentiva pronto, più per paura di fallire che per l'odio per il Sanbi che era andato quasi leggermente scemando.
    Era lì, fermo con la fronte rivolta verso il basso, cercando la forza di proseguire, ed allora, come fosse in trance, quasi involontariamente, fece un passo in avanti continuando a tenere lo sguardo basso ed appoggiando la cima della fronte sul petto del suo maestro, quasi come a cercare di nuovo quel contatto e calore umano che aveva avvertito poco prima e che sentiva il bisogno di risentire sulla sua pelle, quel contatto che lo faceva sentire al sicuro e gli dava coraggio.
    Rimase per qualche lungo istante in quella posizione senza emettere un fiato, continuando a fissare il vuoto. Sapeva di dover prendere quella decisione, perchè non avrebbe certo voluto morire per colpa del Sanbi. Ora faceva parte di lui, ma non gli avrebbe impedito di poter ottenere ciò che voleva e realizzare i suoi sogni, di diventare Mizukage proprio come l'uomo difronte a lui. In quell'istante, forse grazie a quella vicinanza di cui andava in cerca, si sentì la forza di rispondere, anche se lo fece a tono basso come se comunque non avesse piena voglia di farlo.
    Va bene. Cosa devo fare? Sul finire della frase si distaccò dal suo maestro, facendo un passo indietro e guardandolo nuovamente negli occhi, in attesa che gli dicesse qualcosa.
     
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