Il Sangue che lava il Sangue

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Il Sangue che lava il Sangue

    I



    Le informazioni contenute nella cartella affidata a Keiji erano abbastanza chiare riguardo dove trovare Atushi Hanaka. L'uomo viveva nella zona portuale di Kiri ma non era chiaro se da solo o con qualcuno. L'indirizzo era chiaro e facilmente raggiungibile. Anche se non conosciuto sarebbe stata sufficiente domandare qualche indicazione a dei pescivendoli presso il ricco mercato portuale o qualche signora un po' attempata per ritrovare la via. La strada era una stretta via ben ordinata e pulita a circa cento metri dal mare, la cui visuale era totalmente oscurata dalle molteplici case costruite sul lato rivolto al mare. Piccole e confortevoli villette a schiera unifamiliari col tetto in legno e dagli intonaci colorati. Un negozio di alimentare "Da Gosho" era strategicamente collocato al centro della vita e dalla sua vetrina si potevano ammirare diverse prelibatezze pronte per esser vendute.

    Hanaka viveva in una di quelle comodo villette, al numero 4. Da fuori la villa non presentava nulla di così strano: c'era un piccolissimo giardino sul davanti con un piccolo vialetto di ciottoli che portava alla porta d'ingresso sovrastata da una piccola tettoia in legno. L'intonaco delle pareti esterne era di un piacevole quanto anonimo giallo tenue che si confondeva benissimo con l'ambiente circostante. Da lì si potevano vedere due finestre che portavano che connettevano due stanze dei piani superiori col mondo esterno. Una di queste era aperta, ma dalla strada non si riusciva ad intravedere se vi fosse qualcuno. Un ampio finestrone si apriva invece a piano terra e lì era facile notare la presenza di due persone all'interno della casa. Una donna sulla quarantina, dai fianchi larghi ed il seno cadente, appesantita dalle gravidanze ma con una solarità che la rendeva ancora in qualche modo attraente. I capelli neri erano appena ingrigiti alle radici e legati in una coda che le ricadeva morbidamente sulla schiena. Era impegnata in un attento lavoro di ricamo mentre nella stanza c'era una bambina di circa tre anni che disegnava spensieratamente sul pavimento.

    Non c'era traccia di Atsushi, almeno per il momento - e da quanto potevano vedere all'esterno - l'uomo che cercavano non c'era. C'era la sua famiglia in vista, e niente più. Per strada della gente, poca, ma amichevole. Il contesto era chiaro, stava a Keiji decidere come agire.


    Avete piena libertà di azione. Se volete info in più possiamo procedere con brevi interpost.
    Buon game :zxc:

     
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    Capitolo Primo



    Atto I
    Missioni importanti, piccoli accompagnatori. †


    Avevo apprezzato la caparbietà e la volontà del piccolo ninja che alla riunione si era offerto volontario per ricoprire un qualche ruolo a Kiri, nonostante la sua evidente inesperienza ed immaturità prima come persona e poi come shinobi. Proprio per questo mi sarei aspettato tutt'altra scelta da parte del Mizukage quando, riuniti tutti i volontari della riunione nel suo ufficio in Amministrazione, mi affidò Takeshi. Che stessi sottovalutando il giovane ninja? Tutto poteva essere, sarei stato lieto di essere smentito.
    La cartelletta che Itai mi aveva fornito riguardo l'obiettivo della missione parlava di un certo Atushi Hanaka, probabile membro della Nebbia Insanguinata - nome che mi piaceva parecchio, nonostante la natura dell'organizzazione - ancora in vita e forse ancora attivo, della sua ipotetica abitazione e dove trovarla. Ciò che dovevo fare era semplice, o per lo meno, pareva: catturare vivo - perché poi l'altra ragazza, Maya, l'avrebbe dovuto torturare al fine di cavarne altre informazioni - e portarlo al Kyuudaime.
    Arrivai nella zona del porto immediatamente dopo la riunione conscio di poter correre abbastanza velocemente da arrivare in anticipo rispetto al Nishimura. Diedi una occhiata sommaria alla zona: una via costeggiata sia a destra che a sinistra da case, vicino al mare ed al porto, zone che però erano ostruite visivamente dai grandi edifici costruiti tutt'intorno e che gettavano la loro ombra quasi ovunque. Il sole filtrava a fatica tra il cemento di una villetta a schiera e il legno dei loro tetti. L'unico punto di interesse della zona, l'unico edificio non privato di tutta la via, era un negozio di alimentari, "Da Gosho", con la cui locazione divideva in due tronconi la strada, così da essere perfettamente raggiungibile da ogni cittadino. Dovevo scoprire quale fosse la casa del sospettato e quello pareva l'unico posto dove andare a chiedere qualche informazione. Mentre riflettevo proprio su questo, in lontananza vidi arrivare il mio piccolo compagno. « Ben Arrivato, Takeshi. » dissi, con un lieve sorriso soltanto lievemente visibile da sotto la bende. « Io non sono il Mizukage » aggiunsi subito, cambiando tono di voce, facendomi più schietto e severo. « Voglio che mi sia mostrato il rispetto che la mia anzianità e l'esperienza maturate meritano. » Mi fermai un attimo, osservando il ninja. « Il Kyuudaime ti ha affidato a me, quindi mi aspetto che tu sappia ricoprire il tuo ruolo e rispettare il tuo posto nella nostra collaborazione. » Concluso questo breve vade mecum su come rapportarsi col sottoscritto, tornai a sorridere come inizialmente, rialleggerendo anche il tono di voce. « Prima di muoverci però, ho bisogno che tu mi illustri brevemente e con poche parole, ciò che sei capace di fare. In cosa ti trovi meglio, insomma, tra taijutsu, ninjutsu e genjutsu, dove ti collocheresti sul campo di battaglia e anche quale sia l'equipaggiamento che ti sei portato dietro. » Avrei atteso una sua risposta prima di avanzare un'ultima richiesta. « Bene, adesso colpiscimi al volto, senza aiutarti col chakra. » dissi, nuovamente con tono grave e serio. Vi era una doppia prova in quella mia richiesta: Takeshi avrebbe dovuto in primo luogo mostrare le sue capacità di ninja ed il suo grado di preparazione e poi avrebbe dovuto sottostare ad un ordine, per quanto bizzarro ed assurdo potesse sembrare. Mi chinai sulle ginocchia, così da poter scendere ad una altezza a lui abbordabile.




    StatisticheStatus
    Forza: 600
    Velocità: 500
    Riflessi: 500
    Resistenza: 475

    Agilità: 500
    Precisione: 500
    Concentrazione: 500
    Intuito: 500

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]


    [Slot Gratuito]



    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.



    OT/
    Per prima cosa scusate il ritardo, è un periodaccio. :ghu:
    Piccolo interpost per Drake, dopo la sua risposta andrò avanti con la mia stesura del piano e confronti, poi passiamo all'azione vera e propria. :guru: /OT
     
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  3. The_Drake
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    Il Sangue che lava il Sangue



    La serata passo inquieta, molto inquieta: da una riunione ero finito in una missione ad alto rischio e cavolo dovevo giocarmela bene, sia per la buona riuscita dell'operazione, sia per non screditarmi subito difronte a tutti; Dovevo ascoltare il ninja che mi avevano affiancato, o meglio a cui ero stato accozzato, cercando di essere un suo bravo paggetto: avevo di certo le mie idee e non mi mancava un cervello, ma se ci fossero stati problemi sarei morto, stavolta seriamente.
    Rimasi a leggere le informazioni sul brutto ceffo che avremmo dovuto catturare: possibile che una persona del genere fosse un ricercato della Nebbia di Sangue? Ma poi co'era questa organizzazione? Madonna, odiavo essere ignorante sulle cose: non potevo nemmeno parlarne con Onori, mia madre, perchè se fosse successo qualcosa non volevo ripercussioni, poi era una missione mia, privata, cosa c'entrava lei? Dovevo proteggere le persone a me care e tenerle lontani dai miei casi.
    Fui vago nel raccontare la giornata a mia madre, cercando di farle capire che non doveva preoccuparsi, cercando di non spiegarle nulla, mi morsi diverse volte la lingua; Un thè rilassante prima di dormire e via a letto: stavolta, dopo qualche giorno, dormii profondamente, quasi il mio corpo richiedesse un recupero di forze, nessun sogno, nessun strano movimento nella notte, solo il cullare della notte.

    E' il momento di andare o arriverò in ritardo...


    Corsi nel distretto portuale.
    Dovevo studiare ben la zona, sarebbe servita per l'intera missione e ci sarebbe venuto comoda: due occhi in più erano sicuramente meglio di nulla; Non era nulla di particolare, visto che si trattava di una via abbastanza lunga, con casette molto piccole, monolocali per i lavoratori del loco, disposte lungo le due sponde della strada.
    Nella stessa l'unica zona di particolare attenzione fù l'alimentare "Da Gosho", che vista l'ora e vista la mia golosità richiamò subito l'attenzione; Visto il commento di Keiji il giorno precedente non sarebbe stato male comprargli qualcosa da mangiare. Aspetta stupido che non sono altro... Dissi tra me e me a bassa voce: quella era una missione, non era una scampagnata; Forse anche il solo mostrare la mia faccia quel giorno sarebbe stato un errore, forse avrei dovuto essere più furbo di così, mostrandomi defilato rispetto a tutto.
    Decisi quindi di fermare il mio passo e procedere verso la zona del porto.
    Vidi in lontananza Keiji, già pronto per la missione: io era in orario questa volta, quindi non doevo preoccuparmi di rimanzine o cose strane. Buongiorno Keiji-san. Stavolta come avete notato non sono in ritardo: son pronto per questa missione! Dissi solare come il mio solito, anche se era un sentimento che venne deturpato dalla severità del mio compagno di missione, che iniziò subito con una certe severità a imporsi. Non vi dovete preoccupare Keiji-san, non ho intenzione di rovinare questa missione, che è una chance importante più per voi, che per me. Starò alle tue regole, cercherò di dare il meglio e di sfruttare al meglio le mie capacità, cercando di non delurla e di non deludere il Mizukage-dono. Dissi, tornando serio per qualche secondo, sperando che le mie parole convincessero il ninja; Mi chiese poi sulle mie capacità ninja e su quello che veramente ero capace di fare: ma il problema, lo sapevo io? Cioè, io Takeshi, mi ero mai fermato a farmi un esame di coscenza per capire in che cosa ero veramente bravo e in cosa eccellevo? Keiji-san, non mi prendiate per uno sprovveduto o per una persona che non sà di stare in questo mondo, ma ora come ora, neanche al rango di Genin, quello che sò fare è "non cacciarmi nei guai". Le mie tecniche e le mie abilità servono per "svignarmela", jutsu di utilità che mi servono in caso di pericolo per non essere un obbiettivo mobile...finora purtroppo, complice il regime di pace che vige nell'Accademia ed a Kiri, mi è capitato rare volte di dovermi difendere da qualcosa e di usare queste jutsu per scopi offensivi. Esordì come premessa, per poi essere più preciso. Più specificatamente, sono in grado di creare dei cloni d'acqua, per ora solo uno grazie ad un meccanismo ninja del villaggio per l'emissione della giusta quantità di liquido...sono capace di scomparire dalla vista del nemico tramite una genjutsu, anche se in modo rischioso, per la mia persona, se non sono a debita distanza. Per il resto niente di particolare per il corpo a corpo...per cui posso fare affidamento solo all'allenamento Accademico. Per l'equipaggiamento, vediamo...ho una manciata di kunai, spiedi ed un tekken, mia arma preferita in caso di combattimento ravvicinato, un respiratore per le immersioni, il marchingegno già citato e dei tonici per curare ferite e energie chakriche...niente di speciale purtroppo. Dissi abbastanza sconsolato, visto che effettivamente, parlandone ad alta voce, era veramente una lista misera e che difficilmente sarebbe tornata utile al ninja di alto rango. Ad ogni modo decida pure lei dove posizionarmi...penso che ora come ora io non possa esser definito come jolly, ma solo come supporto alla sua persona..sempre se posso esser considerato un supporto e non una zavorra. Se vuole al massimo mi posso trasformare in qualcosa che le può venire utile... Finì la mia frase, sperando che Keiji trovasse sul serio qualcosa di utile in quell'accozzaglia di cose. Di sicuro, non sono uno sprovveduto e se dovrò seguire degli ordini o se dovrò giocare di squadra, non sarò di certo quello che si nasconde dietro la sua sottana! Tirai fuori lo stesso coraggio che avevo dimostrato dal Mizukage e alla riunione, ormai trovandomi bene nella parte del "ninja volenteroso".
    Poi una richiesta da Keiji che mi lasciò completamente spiazzato: mi chiedeva di colpirlo al viso; Ma perchè!? Cosa!? Esordì di colpo, quando il ninja, che non sembrava scherzare, si inchinò alla mia altezza così da facilitarmi il compito: io pensai in quegli attimi e forse compresi la sua mossa e il suo modo di fare. Keiji-san, ho capito benissimo cosa vuole capire da me: se sarò in grado di eseguire gli ordini, i suoi ordini per la precisione, fino in fondo: ma la prego, non mi chieda di colpire un ninja stimato dal villaggio e dal Mizukage stesso. Non si preoccupi della mia persona, eseguirò i suoi ordini, alla lettera, perchè non ci voglio lasciare le penne e perchè sò che in caso contrario potrei mettere in pericolo pure lei...come le ho già detto, sarò pure un bambinetto ed una mezza cartuccia rispetto a voi, ma ho comunque una testa per pensare: se lei vuole un soldato, una marionetta, le dico che non l'avrà assolutamente...se chiede per un compagno di squadra, che rispetterà gli ordini del suo capo squadra, allora posso darle il mio appoggio al cento per cento. Ma non mi chieda, ora, solo per dimostrazione, di picchiarla, in quanto lei non è un mio nemico. Dissi seriamente in volto, sperando di convincerlo, sperando che le mie parole potesseor smuovere l'animo di quel ninja così fiero.
    In caso contrario, beh, ero apposto con la mia coscenza e sarei stato contento comunque di ciò che sarebbe successo da li in avanti: magari aiutare nell'allestimento della sala interrogatori.
     
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    Affermarsi
    Capitolo Primo



    Atto II
    Verba Volant


    Il ragazzo arrivò puntuale come ci si aspettava facesse. Rispose a tutte le mie domande, anzi, forse fece qualcosa di più, dilungandosi in spiegazioni spesso superflue e irrilevanti ma non per questo inutili. Purtroppo la situazione richiedeva l'essere concisi e rapidi, non eravamo lì per discutere amabilmente. Appresi che era in grado di trasformarsi, di occultarsi e di creare cloni d'acqua, tutte facoltà che io non avevo: a me piaceva - e piace tutt'ora - menare le mani. Ero cerebrale, sì, ero accorto, ero tremendamente silenzioso ma non ero un abile trasformista. Su questo ci completavamo discretamente. L'equipaggiamento era essenziale e, Tekken esclusi, seppur avesse dimostrato di essere interessato al combattimento corpo a corpo, non riuscivo a vederlo come un combattente fisico, probabilmente per via della tenera età. Poi aggiunse: « Di sicuro, non sono uno sprovveduto e se dovrò seguire degli ordini o se dovrò giocare di squadra, non sarò di certo quello che si nasconde dietro la sua sottana! » disse, fiero nel tono. « Lo spero bene, Takeshi. » Aggiunsi, incrociando le braccia. Poi venne la parte divertente: il mio ordine di colpirmi al volto, con seguente mio abbassarmi. Il ragazzo parve dapprima sconvolto, emettendo uno stridulo grido. Poi si ricompose e mi diede un'altra risposta eccessivamente lunga per i miei gusti. « Keiji-san, ho capito benissimo cosa vuole capire da me: se sarò in grado di eseguire gli ordini, i suoi ordini per la precisione, fino in fondo: ma la prego, non mi chieda di colpire un ninja stimato dal villaggio e dal Mizukage stesso. Non si preoccupi della mia persona, eseguirò i suoi ordini, alla lettera, perchè non ci voglio lasciare le penne e perchè sò che in caso contrario potrei mettere in pericolo pure lei...come le ho già detto, sarò pure un bambinetto ed una mezza cartuccia rispetto a voi, ma ho comunque una testa per pensare: se lei vuole un soldato, una marionetta, le dico che non l'avrà assolutamente...se chiede per un compagno di squadra, che rispetterà gli ordini del suo capo squadra, allora posso darle il mio appoggio al cento per cento. Ma non mi chieda, ora, solo per dimostrazione, di picchiarla, in quanto lei non è un mio nemico. » Lo guardai interdetto, inclinando la testa lievemente verso destra. « Avevo detto brevemente e con poche parole. » dissi dapprima, fissandolo negli occhi. « Ma se vuoi parlare, parliamo. » Mi ritirai su, incrociando nuovamente le braccia. « Le parole volano, Takeshi. Io non ti conosco. Come posso fidarmi di te? La parola di Itai non è abbastanza. » Dissi, scocciato. « Ah, e dubito fortemente di essere stimato dal Mizukage. Certo, lui stima tutti ed è tanto buono ma ... » feci una breve pausa e voltai gli occhi al cielo. « Non è questo il punto. Nell'ultimo discorso ti sei contraddetto più di una volta. Hai sostenuto di non essere una marionetta che esegue ordini ma semplicemente un compagno che lo fa, tuttavia ti sei rifiutato immediatamente al primo ordine. Che poi ... » Mi fermai, sorridendo divertito, pur rimanendo al quanto irritato. « Colpirmi? Credi davvero di essere in grado di colpirmi? » Velocissimamente allungai il mio braccio destro dalla posizione conserta che aveva e lo diressi sulla spalla del ninja, afferrandogliela in un piccolo buffetto amichevole, fintando un colpo al volto e deviando soltanto all'ultimo secondo la traiettoria. « Chiuderò un occhio. » Dissi, quasi scherzando. « Ma non voglio sentirti declinare un altro mio ordine, chiaro? » Aggiunsi, vitreo. Itai aveva i suoi modi di fare con le nuove leve, io il mio - che ritenevo oltremondo più efficace e producente.
    Feci un passo indietro, dandogli le spalle: « Per prima cosa, dimentichiamoci i nostri nomi. D'ora in poi io sarò Alpha, e tu sarai Bravo. Per seconda cosa, invece, cerchiamo di capire come fare ad ottenere informazioni su dove possa abitare il nostro obiettivo. L'unico punto di interesse della zona è quell'alimentari. » Feci un cenno con la testa indicando la direzione del negozio. « Direi di fingerci parenti ed andare a comprare qualcosa da mangiare e chiedere qualche sommaria informazione. Conosciamo il nome del nostro bersaglio: utilizziamolo. Non avrebbe senso cercarlo per connotati fisici o mostrando una foto. Andiamo. » Dissi, voltandomi verso l'alimentari, incamminandomi e tendendo la mano al piccolo - avrei cercato di simulare una sorta di relazione padre-figlio data la mia non più giovane età, dopotutto il mio vero figlio era ben più grande di quel ragazzino. Camminai sorridendo, giochicchiando con i sassi a terra e parlando del più e del meno con Takeshi con estrema leggerezza. Il mio repentino cambio di registro avrebbe potuto confondere il ragazzo ma alla fine sapeva bene che eravamo in missione e che recitare è la base principale d'azione delle spie. Quando arrivai al negozio, chiesi dapprima qualcosa da mangiare, indicando il pane caldo presente in vetrina. « Salve, vorrei questo filoncino di pane. E' caldo? Può rimpirmelo di salumi per mio figlio? » dissi, affabilmente. « Non so se si ricorda di me, vivevo qui qualche anno fa ... ci siamo trasferiti per lavoro. Ero venuto a trovare il signor Hanaka, è una vita che non ci vediamo, saprebbe per caso indicarmi la casa che, purtroppo, non la ricordo più? » In base alle informazioni che avremmo ricavato dalle parole dell'oste, avrei chiesto a Drake cosa fare e come agire. Per il momento doveva limitarsi a fingersi mio figlio.




    StatisticheStatus
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    Riflessi: 500
    Resistenza: 475

    Agilità: 500
    Precisione: 500
    Concentrazione: 500
    Intuito: 500

    Vitalità


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    Legenda


    Narrato
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    Il Sangue che lava il Sangue



    Da quella discussione capii che quello che avevo davanti non era un ninja come me, ma una persona forse più matura e meno entusiasta di ciò che gli accade attorno, una persona che la fiducia negli altri forse l'aveva persa o che comunque preferiva dosarla solo alle persone che lui riteneva veramente degne: diverso da me, che provavo a darla a chiunque, perchè speravo che tutti avessero un lato positivo; Era molto duro e molto serioso nel suo modo di fare, forse lo faceva per indole o forse per spiegarmi.
    Forse non aveva afferrato il mio esempio: non era un confrontare due ruoli, ma la metafora che stava dietro a questi. Una marionetta, un soldato non pensa, agisce secondo un copione deciso da altri; Un compagno di squadra, agisce perchè si fida, pensa comunque con la sua testa ed è lui stesso a decidere cosa fare e se fidarsi.
    Mi morsi la lingua, non valeva la pena rispondere, non in quel frangente, visto che eravamo in missione in due e non volevo instaurare un rapporto negativo fin da subito: come dicevo, davo fiducia a tutti e sapevo di poter trovare qualcosa di positivo anche in Keiji.
    Pure la sua dimostrazione di forza: OK, ho capito che era una prova di fiducia, ma secondo me non era un tentativo di pugno in faccia a fare un ninja ed un buon compagno; Avevo deciso, avrei dimostrato a Keiji che si poteva essere dei buoni compagni anche senza quelle "prove", cercando di rigare dritto e di fare tutto secondo copione, magari con qualche virgola per rendere il tutto più personale. Non ti preoccupare Keiji-san, non ti deluderò! Dissi, concludendo quello scambio di opinioni, cercando di essere anche abbastanza conciso.

    Hai ragione Keiji-san, praticamente questo distretto sono solo case portuali...unica differenza che ho notato arrivando qui è proprio quel alimentari


    Ascoltai le parole di Keiji, anzi Alpha, per la missione ed annuì senza dire una sola parola, tutto era molto chiaro.
    Mi prese per mano ed iniziammo a camminare per strada verso l'alimentari: la gestualità del ninja di Kiri cambiò radicalmente, forse per reggere la messa in segna; Capii abbastanza agilmente quale fosse il suo piano, avrei dovuto solo non rovinare il piano e reggergli il gioco: alla fine dovevo fingere di essere quello che ero, un bambino, ma senza conoscenze ninja, senza essere uno studente Accademico.
    Entrammo nel negozio e Alpha fù il primo a prendere la parole, fingendo di voler prendere del pano ed iniziare a raccimolare informazioni per il nostro bersaglio: dovevamo esser cauti, sopratutto io; Decisi di essere disinvolto e di dirigermi verso il signore o la signora che mi avrebbe servito il panino che aveva ordinato il mio compagno di squadra.
    Avrei incollato la faccia, se ci fosse stata una vetrina, classica da banco dei salumi, per poi iniziare ad appannarla come uno stupido del mio respiro, cercando quale salume fosse il più buono: ci avrei comunque guadagnato un panino, tanto valeva farlo buono no? Se mi qualcuno mi avesse rivolto la parola, magari per scegliere il salume, avrei staccato la faccia dal vetro. Voglio tanto prosciutto, che questa mattina non ho mangiato molto e ho lo stomaco che brontola... Dissi, cercando di far finta di avere sul serio uno stomaco brontolante, mettendo quindi due mani su di esso e facendo una faccia un poco contorta e affamata allo stesso tempo.
    Io dovevo sembrare affamato, un poco lo ero, il resto del lavoro era di Keiji.
    In altri casi, avrei taciuto continuando ad osservare i salumi o spostandomi lungo l'alimentari, osservando cosa c'erano negli scaffali: ovviamente nel raggio d'azione del suono delle parole di Alpha; Volevo e dovevo capire cosa diceva per agire di conseguenza.
     
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    Il Sangue che la via il Sangue

    II



    Gosho era un uomo sulla cinquantina e venti anni passati a lavorare come pescatore e scaricatore al porto di Kiri Ed ognuno di quegli anni aveva gravato sulla sua schiena ed il peso dell'età - inesorabile - aveva aggravato il carico sulle sue spalle ormai ricurve e sulla sua schiena ormai schiacciata. Ma il suo sguardo era vispo e vigile, un'intelligenza attiva e mondana, poco adatta alle complesse strategie militari o alla fine arte scientifica. Non era un uomo che apprezzava l'arte o la fine bellezza, poteva essere considerato da molti volgare ed un po' gretto, ma era difficile che visto un viso lo dimenticasse e sentito un succulento pettegolezzo se lo lasciasse sfuggire. Così, quando i due giunsero nel negozio domandando di Hanaka il bon Gosho fissò Keiji con aria carica di sospetto.
    Vivevi qui? Strano, non mi ricordo decisamente di te, disse mentre prendeva il filoncino di pane e glie lo tagliava, riempiendolo di salumi come richiesto. Ne del tuo ragazzo, io ho buona memoria per le facce sai?, aggiunse con tono schietto, mentre richiudeva il panino e lo avvolgeva nella carta, allungandolo verso il ragazzo. Sono venti Ryo. Che facevi poi tu? Non mi ricordo proprio di te e ti giuro che la cosa mi è nuova. Hanaka vive al numero quattro comunque, com'è che conosci quel noioso figlio di triglia ammuffita?, era chiaro che fare affidamento sulla scarsa memoria dell'uomo non aveva pagato, giacché era evidente che lui fosse realmente convinto di ricordarsi tutto. Magari non era realmente così, ma ciò non avrebbe intaccato la sua convinzione. In ogni caso la sua curiosità era stata stata stimolata, e difatti aveva posto più di domande di quante fossero state le risposte che aveva dato. Potevano - con cautela - approfittarne o meno. Dopotutto l'indirizzo l'avevano ottenuto (anche se era scritto chiaro e tono nel fascicolo che gli era stato fornito).

     
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5 replies since 5/4/2016, 18:25   91 views
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