La Corte di Kusa

Febh, Raizen e Kiyomi al Mercato (nero)

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    Quando il piccolo drago gli diede spiegazioni Raizen non ne rimase del tutto convinto.

    Mh, per questa volta passa, ma tieni a mente, per quanto tu ne abbia bisogno non puoi mordere tutti, anzi, generalmente non puoi mordere nessuno, i tuoi dentini non sono decisamente la cosa più piacevole del mondo da avere sottopelle.

    Spiegò pazientemente
    Le risposte di Kyomi lo convinsero ben poco, era evidente che non comprendesse i costi che il mondo ninja poteva comportare, e probabilmente proprio a quel particolare il Colosso ancorava i suoi dubbi.

    Mh… sarà ch…

    Ma venne interrotto da Febh i cui discorsi non fecero che insospettire ulteriormente Raizen che, suo malgrado, dovette mettere da parte le domande, forse lontano dalla corte le avrebbe riprese. Schivò lo scappellotto di Febh, con un lieve broncio.

    Questo posto ha regole un po’ strane, e son più che sicuro che ci perdo di più a rispettarle anzichenò.

    Constatò prima di alzarsi, ignorando il pagliaccio dato il divieto di Febh ed il fatto che era completamente sparito in pochi istanti.

    Direi che possiamo andarcene.
    Prima mi procuro qualche sacca di sangue però, sicuramente mi servirà in questi giorni, e non vorrei riprovare il morso di questo serpentello antipatico.


    Avrebbe fatto i suoi acquisti prima da uscire da quel delirio miniaturizzato, con la curiosità di sapere cosa sarebbe successo se il jutsu fosse stato disattivato: quel posto sarebbe esploso o imploso?
    Fare un altro giro alla corte con un sensitivo non sarebbe stato male, anzi, con tutti gli strambi personaggi che ci aveva incontrato probabilmente sarebbe proprio stato divertente, magari poteva addirittura rivoltargli contro quello strambo meccanismo.

    Si chiama Kushami, comunque, ma dormiva, e tra voi due non so chi abbia il carattere peggiore.
    Volevo evitare avvelenamenti, e contando dall’uovo da cui è saltata fuori dovresti avere più di un pagliaccio custode per evitare di lasciarci le penne.


    Usciti all’aperto avrebbe messo le mani lungo i fianchi con un grosso sospiro, quel piccolo draghetto che ora si portava dietro era uno tsunami dalla potenza inquantificabile nel mondo da cui veniva, si era accorto comunque che pareva non possedere quella memoria istintiva posseduta da tutti i draghi.
    Nessuna malvagità, forse, ma neanche la minima consapevolezza di appartenere ad una stirpe leggendaria e maledetta, una storia da costruire, forse con un buon inizio.
     
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