An ache so deep

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    An ache so deep

    Post Primo




    C'era una bella giornata, quel dì a Konohagakure. Gli uccellini cinguettavano, svolazzando da un albero all'altro ed il vento soffiava gentile. Al di sotto delle alte montagne che raffiguravano i volti degli Hokage, si espandeva un immenso villaggio; il verde dominava padrone di fiori e piante, con gli alberi che contornavano quella splendida vista come se fosse un enorme parco. L'arrivo imminente della primavera rendeva il tutto più bello; un dettaglio, che forse, passava inosservato dagli abitanti di Konoha, essendo abituati a quel genere di ambiente e di vita. Ma per un motivo o per un altro, un ragazzo dalle ciocche bionde trovava sempre affascinante il suo villaggio ricco di colore e di vita. Si trovava all'entrata di un negozio floreale; stava ammirando il cielo con gli occhi semi-chiusi, cercando segni di pioggia o di nuvole nere. Qualche secondo più tardi, dopo aver abbassato la testa e aver posato la mano che faceva da ombrello contro la luce diretta del sole, fece un sorriso soddisfatto. Scrollò le spalle e diede una rapida occhiata a destra e sinistra per controllare la quantità di persone che affollava le vie del suo Villaggio Ninja. Non c'erano molte persone, eppure la giornata era così bella...

    Si diresse all'interno del negozio, facendo una smorfia ed un sospiro infastidito.
    Il negozio era largo circa sei metri e si estendeva in profondità per altri dodici. Era abbastanza grande da ospitare un buon deposito di merce. All'esterno erano esposti diversi vasi marroncini di fiori rossi, viola e gialli, ordinati in modo simmetrico e rettangolare. Ai due lati dell'entrata, invece, c'erano due piante alte circa due metri, che si avvolgevano ed incorniciavano la porta con rami ed estensioni. Non c'era un ombrello a proteggere l'entrata, era stato fatto apposta per far penetrare i raggi ultravioletti nel negozio per dare energia alle piante, poi loro sapevano cosa fare per mantenersi belle e vive; viziate dalle mani più esperte, ognuna riceveva una quantità d'acqua ad intervalli differenti, a seconda della specie. Emanavano tutte un profumo delizioso, che si poteva sentire dall'esterno e adirittura anche più in lontananza, se il vento si comportava da alleato.
    All'interno, i due muri (a sinistra e a destra) non erano visibili, ma soffocati da scaffali pieni di vasi che ospitavano un po di tutto. Dai fiori più comuni a quelli meno conosciuti, dalle piante più vendute a quelle con meno successo. Insomma; nel negozio di fiori degli Yamanaka non ci si poteva lamentare di nulla, anzi, si aveva semplicemente l'imbarazzo della scelta.
    Circa dieci metri in profondità, c'era la cassa, la quale ospitava il membro del clan di turno. Più in fondo ancora, c'erano altri vasi di piante e fiori, posti con cura e attenzione in un certo ordine e posizione, in modo tale da creare un effetto di colori piacevole agli occhi, per attirare la gente. La porta che dava le spalle al cassiere, invece, conteneva gli utensili necessari al manenimento delle piante, plus una cella frigorifera e qualche sedia.

    [...]



    «Andrete in fallimento.»



    Una ragazza dai lunghissimi capelli corvini sedeva qualche metro in profondità del negozio vicino alla cassa; i suoi occhi scurissimi scorrevano passivi sulle frasi e parole di un enorme libro che teneva in mano. Di tanto in tanto, si muoveva per risistemare i suoi occhiali indietro sul naso, sembrava molto concentrata e completamente disinteressata agli avvenimenti che le capitavano intorno, ma era solo un impressione.
    «Il tuo senso dell'umorismo mi prende sempre alla sprovvista.» rispose il biondo leggermente offeso, pulendosi le mani sul grembiule bianco che teneva addosso. Arricciò il naso, contraendo le labbra con disappunto e poi affilò lo sguardo verso la sua amica, allungando le iridi per scrutarla nel complesso in una lunga occhiata attenta, che pur non pungeva.
    «Ormai non dovresti più stupirti, Inoichi, ci conosciamo da quando eravamo semplicemente due ammassi di pianti, bisognini ed insonnia genitoriale.» esclamò la ragazza del clan Nara, che sembrava aver crepato quel viso passivo e paralizzato in un sorriso affettuoso. Lo osservò da sopra gli occhiali per qualche secondo, senza alzare la testa, poi gli riabbassò e sfoglio una pagina in avanti, mordendosi il labbro inferiore e raddrizzando la schiena sullo schienale.
    «A me ingozzavano di cibo, da piccolo, pensavano fossi malato, ero troppo magro per gli standard si aggiunse alla conversazione un ragazzo dai capelli rossi che fino ad allora era rimasto disteso in silenzio su tre sedie unite in fila, a divorare un pacco di patatine al gusto di formaggio. Per essere un Akimichi, era magro ed allenato, ma la passione per il cibo non gli mancava. Era sporco intorno alla bocca e sui vestiti. Sorreggeva con noia il pacco di patatine nella mano sinistra; aveva sporcato di briciole e resti intorno a sè, per terra.
    «Non centrava niente, questo.» concluse Inoichi con una smorfia e, dopo aver rubato una manata di patatine dal suo amico, di diresse dietro la cassa. Rimanendo alzando ma piegato, sposto il peso del corpo sulla gamba sinistra e posò il gomito destro sul tavolo, sorreggendo la testa con il palmo, mentre con l'altra mano stava piano piano finendo la sua scorta di patatine.
    «Voi due, sembrate che state per morire!» esclamò a quel punto la ragazza nel veder poltrire i suoi due amici. «Che seccatura.» aggiunse infastidita, alzandosi con uno sbuffo dalla sedia e chiudendo bruscamente il libro con un tonfo che fece trasalire i suoi compagni. In piedi troneggiava su di loro; rammolliti. Inspirò rumorosamente.
    «Vado a prendervi un caffè. Non voglio più sentirvi dire che non sono generosa. E tu, Inoichi, mettiti composto. Dovresti lavorare, se un cliente entra e ti vede così se ne scappa subito. Ringrazia che non lo dica a tuo padre, dovresti occuparti di questo negozio in sua assenza.» Fece una pausa per riprendere fiato e continuò sentenziosa puntando il dito verso un vaso di Dionee alla sua destra, un metro più in là.
    «Queste...» agitò il dito violentemente verso quel vaso, alzando un pochettino la voce per farsi sentire «...stanno morendo.»
    E così uscì con passo marcato dal negozio, lasciando il libro sulla sedia ed i suoi due amici nella stessa posizione e con la stessa espressione di prima, forse solo un po cambiata. Dopo che i suoi lunghi capelli svolazzanti svoltarono l'angolo, Inoichi si risollevò dalla sua postazione e, di malavoglia e con braccia incrociate, andò a dare un'occhiata alle sue piante carnivore. Nel viaggio, stava estraendo un paio di guanti dalla tasca del grembiule.



    Edited by Eldingar - 1/3/2016, 12:12
     
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    Una passeggiata per schiarirsi la mente



    La giovane ragazza bionda e dalle lentiggini sul viso aveva deciso di uscire di casa per prendere una boccata d'aria fresca.
    Erano state settimane infernali dove il suo umore era andato da felice e spensierato a terribilmente irritabile e scontroso.

    La giornata era bellissima nel suo villaggio natale, gli uccellini cinguettavano, il sole era alto nel cielo e nessuna nuvola in vista per kilometri.
    Insomma na giornata che avremme messo allegria a qualsiasi persona ma non a lei.

    Indossava la sua solita tuta rossa con due righe laterali bianche sulle maniche e sulle gambe dei pantaloni.
    Una canottiera bianca le faceva da maglietta sul seno fasciato perchè non le desse troppa noia nei movimenti.
    Era un'abitudine che aveva preso da quando le erano spuntati i primi accenni di seno, si sentiva meglio senza che quei meloni le stessero sempre davanti ad oscurarle la vista verso il basso.
    I sandali da ninja crepitavano sul terreno mentre camminava a passi abbastanza veloci.

    Non aveva altro da fare se non camminare, perchè per lei era l'unica valvola di sfogo quando qualcosa non andava nella sua vita sin dal risveglio.
    Teneva le mani dentro alle tasche dei pantaloni della tuta serrate a pugni stretti.
    I capelli biondi erano legati in due codine sulla testa che sobbalzavano ad ogni passo cadenzato della ragazza.
    Gli occhi castano-ambrati erano fissi davanti a se senza guardare esattamente nessun punto di preciso persa nei suoi pensieri.
    Esprimevano un'aria scocciata per chiunque li incrociasse nel suo cammino.

    Ad un certo punto della sua camminata che si era fatta ancora più svelta, notò un movimento con la coda dell'occhio e lo sguardo si posò su un uomo che pensa di conoscere.

    Ma sì!

    Era un suo compagno di accademia. Non ci aveva parlato molto, di solito se ne stava in disparte a prendere appunti durante la lezione. Non comunicava molto con nessuno.
    A dirla tutta era una tipa un po' solitaria.

    Non sapendo cosa fare rallentò il passo pensando che faccio? Lo saluto o deve essere lui a salutarmi? Devo camminare ed andare avanti facendo finta di non averlo visto? Sta lavorando forse è meglio non disturbarlo... Insomma che faccio?Non vorrei essere io a parlare per prima, la cosa mi mette a disagio.

    Si fermò a pochi passi dal negozio e dal ragazzo di cui non conosceva nè il nome nè il cognome.
    Probabilmente l'aveva detto la prima volta che si era dovuto presentare in classe, ma evidentemente non aveva prestato molta attenzione agli altri che la circondavano quel giorno perchè troppo presa dalla sua nuova prospettiva di vita.
    Quella di diventare un ninja.
    Era sempre stato il suo sogno ma ci aveva messo tanto per realizzarlo ed entrare in accademia visto che i suoi erano molto contrari ritenendo quel lavoro pericoloso.
    Le parole di suo padre erano state Non ho intenzione di seppellire mia figlia prima che lei abbia seppellito me. ma picchia e mena l'aveva spuntata ed aveva avuto il loro consenso.

    Fece un respiro profondo coff coff fece per attirare la sua attenzione sempre rimanendo con l'espressione imbronciata sul viso e guardandolo intensamente con gli occhioni castani.
    Pensò e girati cavolo!
     
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    An ache so deep

    Post Secondo


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    «Caspita. Stanno morendo davvero!»
    Le piante carnivore del negozio floreale di Inoichi Yamanaka davano segni di cedere. Erano le Dionee, molto rare. Avevano la forma di una bocca con denti affilati, sulla pianta della loro "bocca" c'erano diversi sensori che, se venivano toccati in due posti differenti, facevano chiudere la bocca, e con loro veniva intrappolato ciò che avevano dentro. Il biondo provò ad infilare un dito in una Dionea e ad accarezzarle la cavità. Si chiuse di scatto. Per fortuna il loro meccanismo a scatto ancora funzionava.
    Lo studente trovò divertente giocare con i suoi fiori per un po (che tuttavia non avevano abbastanza forza da affettargli il dito e tantomeno di lascarglielo intrappolato). Erano quasi come degli animaletti.
    Peccato che stavano per morire- pensò il ragazzo dispiaciuto. Era dopotutto anche colpa sua...
    Raddrizzò la postura e si guardò intorno, contando tutti i vasi rimanenti delle Dionee. Erano tre. Tutte con un'aria cadente e floscia. Avevano perso un po del loro colorito vivace.
    «Chojiro, dovrete aiutarmi a portarle a casa, qui non possono restare. Gli Yamanaka non vendono piante morte.» disse il ragazzo deciso, sospirando rumorosamente. L'Akimichi stava masticando, perciò rispose solo con un "Ok" gestualizzato dalla mano libera e sporca dei resti delle patatine. Il rosso si rese conto di ciò e se le leccò una per una. Inoichi distolse lo sguardo.
    Un rumore aveva attirato la sua attenzione. Girando il capo verso l'entrata, il biondo notò una figura stante. Affilò lo sguardo e scrutò la ragazza nel complesso. Tsuzuki Haruhi, compagna d'accademica. Non ne ricordò però il nome; non avevano mai avuto contatti amichevoli, ma si conoscevano di vista.
    «Salve!» disse Inoichi, sorridendo. Sarà venuta per fare compere?
    «Serve una mano?» chiese curioso, emulando un tono professionale.
    Si avvicinò quindi di qualche passo alla sua conoscente e si tolse i guanti, posandoli nelle tasche del grembiule. Dopo arricciò il naso e sfarfagliò le ciglia. Non sapeva se doveva usare un tono formale oppure amichevole, perciò lasciò che fosse Tsuzuki a deciderlo.
     
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    Fare amicizia?




    La giovane ragazza continuò ad osservare il suo compagno di accademia che si stava sollazzando infilando le mani dentro a delle piante carnivore da quello che i suoi occhi castani potevano vedere.
    Aspettò ancora che lui si girasse e la notasse battendo nervosamente il piede sinistro sul terreno impaziente.
    Cavolo e girati! Invece di stare a giocherellare con quelle cavolo di piante carnivore... perchè non ti giri?Ma che me ne importa che si giri o meno?Non è nemmeno solo... pensò mentre osservava il trio che parlava delle piante che stavano morendo a quanto aveva capito.
    Si ricoderà di me? Non ci ho mai nemmeno parlato, non mi piace... non mi riesce, in realtà, fare amicizia non è proprio il mio massimo... e questi chi sono? Non li conosco nemmeno di vista...

    Il viso si rabbuiò ancora di più fosse stato solo sarebbe stato diverso, ma non essendo brava con le presentazioni fissava il trio senza dire una parola.

    Quando il ragazzo biondo si girò e le chiese se voleva qualcosa in tono formalissimo il volto della ragazza non si scompose anzi sembrò arrabbiarsi per quel lei datogli dal ragazzo.
    Ciao... non mi serve nulla,ma come mai stai infilando le dita dentro alle piante? Non ci siamo mai parlati eppure ci vediamo a lezione ogni giorno. Non darmi del lei, non sono così vecchia. E' una cosa che mi irrita terribilmente sentirmi dare della vecchia.
    disse con tono burbero guardando fisso il ragazzo negli occhi senza nemmeno un accenno di sorriso.

    Spostò l'attenzione sui suoi accompagnatori, di cui uno si stava leccando le dita dopo aver finito di mangiare qualcosa.

    Visto che non mi ricordo come ti chiami e non conosco queste persone che sono con te,mi presento sono Haruhi Tsuzuki. Noi ci vediamo ogni giorno in classe, non pensavo lavorassi qui. Non ti facevo proprio un tipo da fiore.... hai il pollice verde?

    Niente tono formale per la ragazza quando si presentò non era da lei, certo sapeva distinguere quando essere formale e gentile e quando no,ma aveva giudicato una cosa da non fare questa volta essendo lui un compagno di classe.
    Rimase con le mani dentro alle tasche dei pantaloni della tuta da ginnastica rossa mentre cominciò a camminare a passi lenti fino a trovarsi vicino ai tre così da poterli vedere meglio in viso.

    Chissà chi sono? Sembrano più o meno della mia età e devono essere amici suoi...io sono un tipo di persona che la ami o la odi e penso di non stare simpatica a molti, ma sarà poi sempre colpa mia? No! Non fasciarti la testa prima di essertela rotta... non ti ha nemmeno ancora risposto... non puoi sempre immaginare tutto prima o poi succederà davvero quello che immagini e rimarrai sola... ok smettila e cerca di sorridere ed essere carina...
    Dopo aver pensato ciò un pallido sorriso apparve sulle labbra della giovane ragazza dai codini biondi.
     
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    An ache so deep

    Post Terzo



    Inoichi era rimasto paralizzato nella sua posizione, con gli occhi fissi sulla sua interlocutrice.
    «Oh... non badare a queste piante per favore!» cercò di distogliere l'attenzione di Tsuzuki dalle Dionee morenti, non voleva assolutamente che fossero viste in quello stato. Dovevano essere portate via il prima possibile.
    «Non ti ho dato del lei, ti ho detto se serviva una mano...» fece una breve pausa e poi continuò, cercando di sorridere in una maniera amichevole ed anche professionale «Comunque sia, io mi chiamo Yamanaka Inoichi. Piacere!» le pose una mano e, se la ragazza avesse acconsentito il gesto, Inoichi avrebbe cercato di stringergliela. Dopo l'avrebbe ritratta e se la sarebbe riposta nella tasca dei pantaloni.
    Il capo si voltò verso la figura del suo amico e, con uno sguardo severo come quello della Nara, lo invitò a rialzarsi ed a ricomporsi. L'Akimichi capì e si mise seduto con noia su una delle tante sedie messe in fila che fungevano da letto. Le briciole li caddero sui vestiti, ormai intorno al rosso si era creato un banchetto per piccioni. Metà del pacco era finito per terra.
    «Lui è Akimichi Chojiro, anche lui viene all'accademia, forse ci hai visto insieme e... ci sarebbe anche Shikako ma è uscita poco fa a prenderci un caffe!»
    «Nah, io scommetto che era una scusa. Perderà sicuramente tempo in un negozio di suo gradimento prima di tornare!» Chojiro si aggiunse alla conversazione. Si guardava intorno con una smorfia di disapprovazione, notando il porcile che aveva fatto intorno a sè. Sapeva che toccava a lui pulire.
    «Piacere Tsuzuki, ti avrei offerto delle patatine ma sono appena finite, come vedi! Non mi picchiare, per favore.» concluse in modo sarcastico, pulendosi la bocca con il tessuto del manico della maglietta. Anche lui sorrise, per poi alzarsi ed andare lentamente a prendere una scopa dallo sgabuzzino del negozio.
    «Se vuoi puoi unirti a noi! Potremmo andare a giocare palla avvelenata in quattro in giro per il Villaggio dopo la chiusura del negozio! Beh... sempre se non hai impegni...» L'idea venne al biondo quasi all'istante. Il trio necessitava proprio di un'altra persona disponibile a giocare in due squadre da due un gioco che da molto avevano programmato.

     
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    Giocare a palla?

    Post III




    La ragazza dai capelli dorati guardò il biondo che le stava davanti e fece spallucce.
    Non è che me ne importi molto se le piante stanno male oppure no... quindi tranquillo non ti giudicheròDisse guardandolo negli occhi con i suoi castano-ambrati mentre volto rimase serio.

    Spostò lo sguardo sull'altro ragazzo che aveva appena finito di mangiare un pacchetto di patatine, si stava pulendo le dita e la maglia dalle briciole che erano cadute dal sacchetto.
    Con la vista periferica vide un movimento di mano del giovane che le stava accanto quindi rivolse lo sguardo di nuovo sul biondo e strinse con la mano destra la sua con stretta sicura quasi maschile.

    Ascolta la presentazione dei due. Ma solo io non provengo da una famiglia rinomata nel villaggio? Sono figlia di nessuno?... i miei non fanno i ninja... non valgono molto nemmeno nel loro posto di lavoro quindi io... ok, basta con questo pensiero non è un cognome che cambia quello che sei... adesso presta attenzione a quello cheil cicciobomba dice o farai anche la figura della stupida.
    pensò mentre spostò lo sguardo su quello che aveva appena finito di pulirsi e le aveva detto qualcosa sull'offrire patatine e il non essere picchiato.

    lo so che ho un aspetto che potrebbe essere minaccioso ma non vado in giro a picchiare la gente pensò mentre lo sguardo si fece velato come dire non prendermi per il culo.
    Tranquillo non ho proprio intenzione di piacchiare nessuno, questa è la mia faccia, non è che faccio a botte tutti i giorni... anzi mi capita piuttosto di rado. Però delle patatine magare le avrei volute ho un pochino di fame...rispose mentre un sorrisetto strafottente le si dipingeva sulle labbra.
    Si voltò di nuovo verso il biondo e sentì la sua proposta. è forse la prima volta che qualcuno mi chiede di unirsi a loro per giocare... di solito io non ero contemplata nei giochi, ma che sto aspettando devo accettare, ce la posso fare è un' occasione d'oro. pensò mentre la testa già annuiva vigorosamente.

    Sì va bene andiamo a giocare mi va. Sono brava nel gioco della palla avvelentata.Ho un'ottima mira e poi se vi manca un giocatore io posso unirmi tranquillamente, non ho altro da fare per oggi.
    Stavolta sul volto con le piccole lentiggini della biondina apparve un sorriso reale e sincero.

     
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    Post Quarto



    Invitare un quarto membro nel giovanissimo trio Ino-Shika-Cho era una cosa che il biondino non faceva con frequenza, soprattutto se la persona in questione era uno sconosciuto/a. Di solito i tre giocavano o si allenavano insieme ai compagni d'accademia solo se questi erano entrati in una certa confidenza con loro. Questo però non dava l'esclusiva a nessuno, i ragazzi erano aperti a nuova possibilità di stringere amicizia con chiunque, con una Shikako tuttavia spesso diffidente.
    Inoichi sospirò rugginosamente, socchiudendo le ciglia con semplicità e sbattendole per degli istanti che parvero davvero lunghi, prima di riaprire gli occhi su Tsuzuki.
    «Se hai un'ottima mira lo confermeremo insieme, sempre se ci sarai...» il ragazzo spezzò il discorso, voltandosi bruscamente verso la parte dello sgabuzzino, dal quale provenivano rumori di cose che caddero ed impattarono contro qualcosa. Apparentemente, Chojiro non era in grado nemmeno di prendere una scopa senza combinare qualcosa. Un gemito ed un'imprecazione fecero arricciare le labbra di Inoichi che, fingendo di ignorare l'amico, ritornò a posare lo sguardo sulla sua interlocutrice.
    «...come dicevo, sempre se ci sarai, più tardi. Devo lavorare ancora nel negozio per un paio d'ore e poi sarò... cioè saremo liberi. In assenza di mio padre mi prendo io cura di questo piccolo giardino!» concluse, sorridendo alla ragazza con un'espressione imbarazzata.
    Si sentì un tonfò, come un corpo che sbatte su una porta. Era di nuovo l'Akimichi che combinava casino, stava cercando di uscire dallo sgabuzzino sfondando la porta.
    «E' chiusa!» disse il rosso.
    Inoichi si diresse quindi di malo modo verso lo sfondo del negozio ed aprì la porta che pareva tener bloccato il suo amico dentro quello spazio ristretto.
    All'apertura della porta, Chojiro cadde in avanti.
    «Vorrei tanto assumerti solo per poi lincenziarti a malo modo!» scherzò sarcasticamente Inoichi. «Dai alzati, puliremo dopo tutto.»
    «Cooomunque, tornando a noi. Sei sicura che non ti interessa nulla? Ogni fiore ha un significato particolare, magari potresti donarne uno a qualcuno, che nasconde un messaggio segreto di cui solo un conoscitore del Hanakotoba può essere a conoscenza. Qualsiasi tipo di messaggio, non solo di amore, ovviamente!» esclamò entusiasta Inoichi, cercando di stuzzicare l'interesse della ragazza.
    «Beh, al massimo ti facciamo uno sconto. Prendi dieci paghi uno.»
    Lo Yamanaka guardò l'amico con un espressione perplessa.
     
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    Incidenti?

    Post IV




    Dopo? Perchè non dovrei esserci? Ma che cosa dice? Prima mi invita e poi mi sfida? Io ho un'ottima mira anche se non gioco spesso con altre persone... ma guarda te. pensò la giovane ragazza in tuta incrociando le braccia sul petto e squadrando il ragazzo che le stava parlando in quella maniera così irrispettosa, ma il broncio sparì quando lui le spiegò che doveva ancora lavorare.

    Ho detto che non ho nulla da fare quindi ci sarò sicuramente. Vuoi una mano a pulire? Il tuo aiutante sembra che abbia un problema... disse sogghignando indicando con l'indice della mano sinistra la porta da dove provenivano rumori sospetti di cose che cadevano e di qualcuno che cercava di rimetterle a posto.

    Le scappò una risata quando vide l'altro che non riusciva ad uscire dallo stanzino e si era chiuso dentro.s...scusa non dovrei ridere ma la scena è in qualche maniera così ilare che non ne posso fare a meno... Allora posso dare una mano?chiese ai due guardando prima il proprietario del negozio di piante e poi il suo amico che si era chiuso nello sgabuzzino ed era uscito cadendo di faccia.

    ma che faccio? Io non mi propongo mai di aiutare gli altri... io... solo perchè ti hanno invitato adesso ti dai la libertà di chiedere di dare una mano a degli sconosciuti? Io voglio essere accettata ma io non sono una tipa così, ma alla fine è vero... ho del tempo libero e invece che bighellonare da sola potrei rimanere qui e dare una mano. Almeno impiego anche le mani in maniera utile e produttiva. pensò sorridendo smettendo finalmente di ridacchiare.

    Ascoltò con attenzione la proposta del ragazzo biondo e scosse la testa vigorosamente, muovendo le mani davanti al suo viso.No, stavolta passo. Io non ho segreti da conservare, non ne ho mai avuti e non penso che ne avrò mai. Ma poi d'amore? Mi hai guardata bene? Ti pare che io sia come una di quelle ragazzine che si prendono una cotta e vogliono in qualsiasi maniera confidarsi al loro diario o trovare il modo di piacere al fighetto di turno? Non sono il tipo... io non mi innamoro mai e non ho nemmeno delle cotte... quindi questa volta passo, ma la mia proposta di dare una mano è sempre valida, visto che comunque dovrei aspettare che voi finiate di lavorare per giocare insieme.

    Dicendo queste parole fece spallucce e sorrise tornando a mettere le mani nelle tasche della tuta rossa rimanendo in attesa di una risposta da parte del due visto che l'ultimo membro del loro gruppo si era dileguato.


     
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    An ache so deep

    Post Quinto



    Inoichi diede velocemente una gomitata nascosta al fianco di Chojiro, che lo fece rimanere senza fiato per quei pochi secondi che servirono per far rispondere il biondo.
    «Sta scherzando, qui si paga tutto a prezzo pieno!»
    Sorrise imbarazzato.
    «Non c'è bisogno che dai una mano, davvero. Non mettiamo a lavoro i nostri clienti di solito ahahahah.»
    Fece una piccola pausa, si ripulì di nuovo le mani sul grembiule e lasciò spaziare lo sguardo con la sua interlocutrice. Si soffermò un millisecondo in più prima di continuare.
    «Penso comunque di essermi espresso male...» o meglio, Tsuzuki non aveva capito niente- pensò Inoichi «...ho detto che i fiori non servono solo per messaggi d'amore. Non sapevo che ci fosse questa convinzione fra i civili ma sappi che i fiori nascondono precisi e diversi significati. Si possono regalare per qualsiasi motivo, o semplicemente si possono comprare per piacere personale.» provò disperato il ragazzo l'ultimo tentativo di convincere la sua conoscente a comprare qualcosa dal suo negozio.
    Quel giorno non c'erano stati molti clienti.
    Intanto, dalla luce che proveniva dall'entrata, un'ombra slanciata appariva dal nulla. Avanzava lentamente verso i ragazzi, la sua figura si faceva sempre più chiara e dettagliata, fino a quando uno sfavillo di luce proveniente da una lente tagliò la vista ai presenti per un istante.
    «Oh guarda, una cliente, mi sa che stasera mangerai caro!» Shikako era tornata con due coppe di caffè per mano. I suoi lunghissimi capelli neri le sobbalzavano sulle spalle dopo ogni passo. Si fermò davanti al biondo e gli porse un bicchiere di plastica con coperchio, contenente un caldo liquido marroncino. Fece lo stesso con l'altro suo amico, ignorando Tsuzuki.
    «Caffè al latte con molto zucchero per te, checca, e Cappuccino per Chojiro.»
    Conosceva bene i gusti dei suoi due amici, e conosceva bene anche i propri. Portava con sè anche una busta contenente un pacco di 12 ciambelle con diverse creme. Ne erano rimaste solo otto.
    «Mangiate.» Shikako posò il suo carico vicino alla cassa; estrasse altre due ciambelle per sè e si abbandonò di nuovo sulla sua sedia, immergendosi nella lettura.
    Chojiro era partito all'azione; era pronto per fare di nuovo briciole dappertutto.
    «Vuoi qualche ciambella, Tsuzuki?» Chiese Inoichi, invitanto la Haruhi al banchetto, cercando di rimediare alle buone maniere della Nara.
     
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    L'ultima arrivata.

    V Post




    La biondina osservò la reazione del giovane ragazzo che diede una possente gomitata al suo amico più in carne.
    Ascoltò le parole del giovane biondo con faccia molto seria.
    Io non possiedo molto il pollice verde... le piante di casa le cura mia madre, perchè la sola volta che ho tentato di prendermi cura di una piantina, per inciso era una piana grassa, è morta di sete... e non capisco proprio come sia stato possibile. Io non sono il tipo da tenere vicino a se cose di cui ci si deve prendere cura... disse in risposta al tentativo imperterrito del ragazzo di venderle una pianta.
    Non conosco i messaggi dei fiori, ma sono curiosa di impararli. So che ogni fiore ha un significato diverso, ma non ne so nemmeno uno. Io mi ero proposta perchè non ho nulla da fare mentre aspetto che tu chiuda il negozio! Ma se non vuoi aiuto posso rimanere qui ad osservarvi...disse mentre un pallido sorriso le si dipingeva sulla faccia e incrociava le braccia al petto sotto al seno fasciato.

    Meno male non ha insistito con la storia dell'aiuto, il mio dovere l'ho fatto... ma ha ragione io sono una cliente... o meglio una compagna di scuola quindi perchè dovrebbe accettare il mio aiuto? Io sono solo una sua conoscente... Mentre pensava questo il suo sorriso sparì dalle sue labbra egli occhi si velarono un momento di tristezza.

    Fu solo un attimo perchè fu interrotta nella sua malinconia dall'ultimo membro mancante della compagnia del biondo.
    Una ragazza con i capelli scuri recante dei caffè e una scatola di ciambelle che la ignorò prettamente.
    La cosa la fece infuriare, le sopracciglia nere si aggrottarono lo sguardo divenne pieno di astio verso la donna che non l'aveva considerata.
    Ma che diavolo? Poteva salutare... guarda te... che sgarbata... pensò mentre volse lo sguardo castano sul biondo e sull'amico che si era avvicinato alla scatola di ciambelle.
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    Ha appena finito di mangiare un pacchetto di patatine e sta passando anche alle ciambelle! Ma come fa?!pensò sbattendo un momento gli occhi con la faccia interrogativa e un po' schockata.

    Sì, grazie mille mi andrebbe una ciambella... quali sono?Quelle con la glassa?chiese sorridendo appena al ragazzo e guardando la scatola di ciambelle mentre si presentava all'ultima arrivata e spiegava il perchè era lì.
    Io sono Tsuzuki Haruhi è un piacere conoscerti. Sono una compagna di classe del tuo amico qui presente, che stava cercando di farmi compare una pianta che io non prenderò perchè morirebbe dopo nemmeno un'ora. Mi ha anche invitato giocare con voi. Spero non sia un problema. sorrise verso la donna dai capelli scuri nella maniera più gentile e cordiale che potesse fare.


     
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    «Oh beh, osservarci...» Inoichi allargò il sorriso, volutamente contraddittorio.
    «...non ci piace essere vegliati, ecco.» piccola pausa, il ragazzo si girò a guardare i suoi due amici, in una corta occhiata attenta, che pur non pungeva.
    «Possiamo farci compagnia a vicenda, se vuoi. Come ho detto non c'è bisogno che tu dia una mano! Non c'è poi molto da fare qui...»
    [...]
    Shikako era arrivata, ignorando completamente il buon senso e, di conseguenze, Tsuzuki. Forse pensava che era una semplice cliente con la quale non era in dovere di giocare il teatrino sorridente e disponibile, essendo lei lì solo per compagnia.
    Aveva semplicemente portato il caffè e le ciambelle. A differenza di quel che si poteva credere, non era tirchia. Non avrebbe impedito alla Haruhi di assaggiare quei dischi caldi e morbidi. E nemmeno Inoichi, per questo offrì con naturalezza qualche ciambella alla Studente.
    «Suppongo che siano quelle con la glassa, sì. Prendi pure!»
    Tsuzuki accettò volentieri.
    Si erano appena incontrati e lo Yamanaka non conosceva di certo la personalità della sua interlocutrice, ma fu sorpreso nel scoprire che fu lei a fare il primo passo con la Nara, presentandosi. In quel preciso istante, il ragazzo si sentì un po in colpa per non aver fatto da intermediario, ma si limitò semplicemente ad ascoltare ed afferrare una ciambella calda, per poi mangiarla osservando la scena che gli si prostava davanti.
    «Io sono Tsuzuki Haruhi è un piacere conoscerti. Sono una compagna di classe del tuo amico qui presente, che stava cercando di farmi compare una pianta che io non prenderò perchè morirebbe dopo nemmeno un'ora. Mi ha anche invitato giocare con voi. Spero non sia un problema»
    Shikako rialzò lo sguardo dal suo libro, incuriosita. Osservava la ragazza sopra i suoi occhiali. Si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi accennò ad un sorriso prima di rispondere.
    «Sei dell'accademia ninja? Questo nome non mi è nuovo. Pensavo fossi una cliente.» rise in un sussurro «Beh ovvio che non lo sei... la sfiga ha voluto che oggi questo negozio di fiori fosse invisibile all'occhio del pubblico o visibile a solo pochi privilegiati. In poche parole, non ci sono stati clienti. Questa biondina...» si riferiva allo Yamanaka «...sarebbe comunque felice se tu comprassi qualcosa!» concluse, sospirando rugginosamente.
    «Non serve Tsuzuki, davvero». intervenne prontamente il ragazzo «Se non vuoi comprare nulla non importa. Comunque... dicci qualcosa su di te piuttosto. Noi... beh.» Inoichi inghiottì ciò che stava masticando prima di continuare. Non era educato parlare con la bocca piena «Non so se ci conosci, siamo la nuova generazione Ino-Shika-Cho. Suppongo che avrai parlato di questa formazione... si tratta di un'antica tradizione dei nostri clan. Una tradizione che comprende l'unione delle nostre innate in battaglia, sfruttandole insieme per combinazioni devastanti, versatili e potenti.» troppo vanto, il ragazzo cercò di cambiare approcciò e quindi continuò, imbarazzato. «Beh... questo però non importa. Parlaci di te.» concluse, continuando a mangiare la sua ciambella ripiena. La crema stava iniziando a colargli giù per la mano senza che lui se ne accorgesse. Si era sporcato di zucchero intorno alla bocca.
    Aveva preso nella mano libera la sua coppa di caffè e ne trasse un sorso corto.
    Aveva un'espressione soddisfatta.
     
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    Chi sono io?

    VI post




    La giovane cercò di sorride rassicurante verso il ragazzo prendendo una ciambella con la glassa rosa sopra.
    Gli occhi castani dorati osservarono quella prelibatezza che di solito non arrivava mai sulla tavola della biondina con le lentiggini.
    Sembra deliziosa... Mio padre guadagna così poco e così saltuariamente che non ci possiamo permettere dolci a casa, forse una volta all'anno e di solito è per il mio compleanno... loro possono mangiarle sempre? pensò mentre osservava il ragazzo che ne aveva mangiata un'altra.

    Mentre dava un morso a quella prelibata ciambella e le papille gustative venivano prese d'assalto da un sapore intenso dolce e cremoso del ripieno di fragola ascoltò la risposta della ragazza Nara che avendo abbassato il libro le aveva sorriso.
    Sì forse hai sentito il mio nome perchè sono la studente più anziana della classe... disse mandando giù il secondo boccone della ciambella finendola tutta.
    Il tono delle sue parole era tra rabbia e tristezza.
    certo che hai sentito il mio nome, sono la deficente di turno... quella che forse non riuscirà mai a diventare ninja... perchè troppo vecchia...
    Sentì le lacrime salirle agli occhi dalla rabbia ma le ricacciò indietro subito NO! Non puoi piangere davanti a loro, se lo fai, oltre che essere la più tardona della classe sarai anche una bambina piagnucolosa e non un'adulta... è tutta colpa di mio padre se non sono entrata prima in accademia. pensò per poi portare lo sguardo sul ragazzo ascoltando il suo discorso sul suo trio.
    Annuì sì che ne aveva sentito parlare di quel trio mitico e che durava da generazioni.

    Vedendo che si era sporcato tutto con il ripieno della ciambella prese un fazzoletto pulito dalla tasca destra dei pantaloni della tuta da ginnastica rossa e glielo passò guardando da un'altra parte per non far vedere agli altri che era arrossita nel fare quel gesto.

    La domanda che il biondino le pose subito dopo la fece sbiancare, ma solo un minuto.
    Li guardò a turno e poi disse cercando di essere più naturale possibile e di sorridere.
    Io non appartengo ad un clan famoso, non ho nulla di particolare come voi tre o altri. Io vengo da una famiglia normale... nessuno dei miei parenti o dei miei genitori è ninja, io sarei la prima. Mio padre non ha mai voluto che io entrassi in accademia ecco perchè sono entrata così tardi, non perchè sono ripetente e stupida ma solo perchè ho dovuto lottare con mio padre perchè mi desse il suo benestare... Che dire?Mio padre non so nemmeno se ha un lavoro... visto che lo vedo pochissimo e di solito sta a bere sakè... mia madre è casalinga e il vecchiaccio vorrebbe che io fossi come la sua mogliettina... ma io sono differente da loro... ecco ...ecco questo è tutto...

    Era rossissima in volto e i pugni si erano sbiancati per la rabbia che covava dentro, ma non aveva abbassato la testa era orgogliosa di essere riuscita ad entrare in accademia e averla avuta vinta con suo padre. Come mai ho parlato così della mia vita intima? Che... cavolo mi è successo? si chiese portando innavvertitamente la mano sul petto sentendo un calore intenso nel punto del cuore dove esso aveva cominciato a battere più forte.
    Spostò lo sguardo verso gli altri per vederne le reazioni mentre il sorriso le era sparito del tutto sulle labbra.


     
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    An ache so deep

    Post Settimo



    «Sì forse hai sentito il mio nome perchè sono la studente più anziana della classe...»
    «Beh sì, diciamo che l'ho sentito per questo.» Shikako non conosceva Tsuzuki, aveva solo sentito qualche pettegolezzo su di lei, ma non tanto per il suo tempo trascorso all'accademia quanto per la sua fama da attaccabrighe. Probabilmente Chojiro anche per questo avevo detto "non picchiarmi" prima.
    Quest'ultimo, quando mangiava, preferiva non parlare. L'arrivo delle ciambelle lo fece tacere con facilità. Non era un ragazzo di tante parole quando c'era il cibo, infatti le conversazioni con lui erano sempre state brevi con la presenza di qualcosa da mangiare.
    Comunque sia, la bionda aveva avuto un momento di cedimento per il fatto di essere una vecchia studente dell'accademia. Nessuno lo notò, era stata brava a nascondere ed a tirare indietro le lacrime.
    Quindi la Haruhi dimenticò presto il suo momento di tristezza, ed il suo animo gentile soppresse ben presto quel lato cupo, fatto sta che si avvicinò prontamente per ripulire il muso di Inoichi dallo zucchero e dalla crema. Non solo lei si era imbarazzata nel fare quel gesto, ma anche lo Yamanaka. Shikako non lo notò, ma a Chojiro gli sfuggì una risata soffocata. La planò con fretta, visto che i due ragazzi dalle ciocche dorate avevano iniziato a conversare tra loro.
    La storia di Tsuzuki era abbastanza triste, un padre che non sostiene la propria figlia nelle decisioni non è qualcosa che si può combattere facilmente -penso il ragazzo. Eppure, la studentessa non si scoraggiava, nè per il poco sostegno e tantomeno per i suoi lenti progressi.
    «Tsuzuki...» iniziò Inoichi, avvicinandosi leggermente di più alla Haruhi «...che significa che non vieni da una famiglia normale? E che non hai nulla di particolare?» affermò, cercando di trovare un sincero contatto visivo «Il solo fatto che continui a perseguire i tuoi sogni nonostante gli ostacoli dimostra che sei una ragazza molto coraggiosa e determinata. Konoha ha bisogno di gente come te! Non pensare solo alla potenza militare, ci sono ben altre cose che vengono valutate in una Kunoichi. Fatti forza, vedrai che prima o poi ce la farai. Anzi...» fece una piccola pausa, nascondendo in un finto e lungo sospiro un'occhiata furtiva ai suoi due amici. «Piuttosto di un gioco, non ti andrebbe un allenamento?» chiese, senza chiedere "permesso" ai suoi due compagni di squadra.
    Inoichi aveva un cuore spazioso, e non era da lui abbandonare qualcuno in difficoltà, sia che si trattasse di un familiare o di un perfetto sconosciuto. Fino a quando qualcuno era sinceramente bisognoso, l'istinto e la ragione del ragazzo lo mettevano in moto di fretta.
     
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    Nuova proposta.

    VII Post




    Haruhi era pronta ad un commento più acido da parte della giovane Nara che invece si limitò solamente ad ammettere che aveva sentito nominare il nome della giovane ragazza che le stava davanti con la faccia inbronciata.
    Osservò la reazione del ragazzo amico del biondino che non parlava ma le riportò alla mente quello che aveva detto appena l'aveva rivolto la parola.

    "non picchiarmi".

    Sospirò mentre gli occhi castani si velarono di tristezza e pensò scoraggiata osservandoli ad uno ad uno.
    Tutti pensate le stesse cose di me... che sono attaccabrighe e sono violenta... sarà capitato se no due volte e non è mai stata veramente colpa mia se ho fatto a botte... i pettegolezzi però sono difficili da far tacere vedo....

    Dopo essersi avvicinata e aver pulito rossissima in faccia il viso del ragazzo che le aveva cercato di vendere in tutti i modi una piantina,fulminò con lo sguardo il suo amico mangione che a quella scena aveva accennato una risata.

    Ma guarda te?! Questo è peggio di un bambino... io non ho scritto crocerossina in faccia dannazione! Ma non posso nemmeno parlare con uno che ha la crema sul viso... mi viene istintivo di pulirlo! Mi dà proprio noia parlare con qualcuno che ha il viso sporco... è degradante anche per il mio interlocutore penso. sospirò accartocciando il fazzoletto e mettendoselo di nuovo in tasca non sapendo davvero dove buttarlo.

    Anche se la domanda l'aveva colta di sorpresa la giovane donna aveva detto la verità invece di mentire sulla vita miservole che aveva condotto fino ad allora.

    Ascoltò attentamente le domande del ragazzo e sospirò dicendo:
    No! Io provengo da una normalissima famiglia rispetto alle vostre... la mia famiglia non ha mai voluto che un loro membro diventasse shinobi... diciamo che sono tizi molto calmi e che non hanno molte aspirazioni. Capito adesso?

    Quello che il biondino le disse poco dopo la fece arrossire non poco.Nessuno le aveva mai fatto notare che anche lei aveva delle doti positive e che era una ragazza forte.
    Suo padre le aveva sempre detto che non sarebbe mai diventata niente di più che una casalinga tutta dedita ai figli e al marito.
    La vedeva già a cucinare e lavare la schiena al marito da lui prescelto per lei così da potersi arricchire con un matrimonio di convenienza visto che spendeva tutti i soldi in alcol e ad ogni ora del giorno.
    Non aveva mai sentito nessuno incoraggiarla a non arrendersi e proseguire per la sua strada.

    Le si disegnò un sorriso sul volto pieno di lentiggini e socchiuse gli occhi felice sentendo di nuovo quel calore nel suo petto.
    Di nuovo questa sensazione ma che cosa sarà mai?Come mai mi sento scaldare il petto quando mi dice queste cose? Solo perchè nessuno me le ha mai dette?Si chiese preoccupandosi di questa cosa fisica che provava.

    Dopo aver ascoltato la proposta di lui annuì vigorosamente ma disse guardando anche gli altri due suoi compagni del mitico trio.Sì ci sto ma loro che ne dicono? Non voglio separarti dal tuo gruppo, però la proposta mi piace parecchio, adoro allenarmi e non mi sono mai allenata in compagnia di qualcuno...
    Che stupida questo non lo dovevo proprio dire... che penseranno adesso di me?Sono già strana di mio... ok!Niente panico! Metti su il tuo sorriso migliore e testa alta Haruhi! Disse a se stessa mentre sorrideva prendendo un'altra ciambella e l'addentava voracemente.


     
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    Post Ottavo



    «No! Io provengo da una normalissima famiglia rispetto alle vostre... la mia famiglia non ha mai voluto che un loro membro diventasse shinobi... diciamo che sono tizi molto calmi e che non hanno molte aspirazioni. Capito adesso?»

    Ormai non era solo Inoichi e Haruhi che partecipavano alla conversazione, ma anche l'attenzione di Shikako e Chojiro era rivolta verso i due biondini e verso la questione in sè, sarà stato per l'argomento o la loro timidezza dell'esporlo.
    «Le nostre famiglie sono anche normalissime!» a parlare fu la giovane ragazza dai lunghissimi capelli corvini che come sempre osservava i presenti da sopra i suoi occhiali. «Avrai frainteso male... oppure sarà stato lui a non sapersi spiegare, fatto sta che comunque fra i nostri clan c'è solo un rapporto d'amicizia e di fiducia, il che si riperquote su delle formazioni particolari nei combattimenti. Noi abbiamo solo delle innate, nulla di più. Non sono queste che fanno un vero Ninja!» concluse, allungando la mano verso la scatoletta di ciambelle, per scoprire con grande dispiacere che non era rimasto più nulla da mangiare. Ella guardò malissimo l'Akimichi, che si era ingozzato come un disperato. Non disse nulla, si sarebbe vendicata più in là.
    Intanto la conversazione andava avanti, le belle parole del biondino avevano emozionato la sua interlocutrice, probabilmente non le venivano rivolti spesso dei complimenti o delle parole di conforto. Oltre a ciò, lo Yamanaka aveva proposto alla ragazza di allenarsi con loro, tutti e quattro insieme. Haruhi giustamente chiese se per gli altri due questa cosa andava bene, quindi egli si limitò semplicemente ad aspettare una risposta.
    «Non vedo perché no.» rispose Shikako distratta
    «Si! Perfetto!» disse Chojiro, riprendendo l'uso della parola dopo aver masticato ferocemente gli ultimi pezzi di ciambella.
    «Quindi è fatta! Che ne dici se ci allenassimo dopo la chiusura del negozio? Che, approposito, penso chiuderò fra poco. Carenza di clienti, sto sprecando tempo qui!» il che non gli piaceva molto. Voleva impiegare le sue giornate in qualcosa di sensato, in qualcosa che fruttasse qualcosa, anche una minima soddisfazione! Nonostante la bellissima giornata, le persone non si erano decise di mettere passo dentro quel luogo pieno di fiori e piante.
    Felice di essere arrivato alla conclusione di finire prima di lavorare, quel dì, Inoichi diede un'altra sorseggiata al suo caffè in via di raffreddamento. Quel liquido color cioccolato aveva un gusto buonissimo, non solo perché era la bevanda calda preferita dello Yamanaka ma anche perché quest'ulimo non aveva avuto il tempo di berlo, quella mattina. Distratto nel suo mondo e con la testa piena di impegni, aveva passato una giornata incasinata tra l'accademia, lo studio ed il lavoro al negozio. In più, sarebbe pure andato ad allenarsi, più tardi, solo che aveva la sensazione che anche quella volta sarebbero finiti tutti quanti a poltrire o a giocare, come dei bambini di cinque anni.
     
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