Per un pugno di ryo

[Paese del Miele] [Free GdR + Addestramento]

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  1. -Hidan
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    Per un pugno di ryo

    I


    Il vento, ricco di salsedine, non faceva altro che arruffare i miei capelli biondi, creando piccoli nodi, mentre l'umidità gonfiava la mia già vistosa capigliatura, rendendomi più simile ad una pianta grassa da un insolito colore giallo limone che ad un ragazzo di poco più di vent'anni.
    Certo, un ragazzo che era stato messo nelle mani di un vecchio monaco con protesi in legno al posto degli arti che guidava una piccola nave piena di cianfrusaglie inutile, come strani marchingegni dalla dubbia utilità o pezzi di metallo arrugginito, che era stato costretto a scappare dalla sua casa, dai suoi amici, dalla sua famiglia. Non che ormai sperassi più di avere una famiglia, ormai erano morti.
    Ne ero certo, non si trattava semplicemente di una sensazione, di uno stato di cattivo umore passeggero, di un sentirsi perseguitato dal malocchio, era semplicemente la cruda realtà. Non c'era alcuna possibilità che si fossero salvati, e voi la pensereste come me se avreste potuto vedere con i vostri occhi la moltitudine di ninja dalla maschera cremisi riversarsi anche su un piccolo villaggio di costiera come il nostro, trucidando chiunque non si prostrasse al loro cospetto.
    Io mi sarei forse dover ritenuto un miracolato? Mi sarei dovuto additare come fortunato? Salvato ad un massacro, ad un genocidio, ad una guerra civile.
    Forse si, forse no, chi può dirlo.
    Potevo dire soltanto una cosa in quel momento.
    Muoviti a far attraccare questa zattera, monco di un monaco che non sei altro. Si, forse vi starete chiedendo il perché di tanta scurrilità nel rivolgermi a quello che, in un certo senso, era il mio salvatore, ma il motivo era semplicissimo: era una persona odiosa.
    Si chiamava Shiawase, ed era un uomo sulla quarantina da una folta chioma che gli arrivava fino a metà schiena, riccia e corvina, abbastanza smilzo di corporatura e con tutti e quattro gli arti mancanti: al loro posto aveva delle protesi di legno molto grezze, ma almeno funzionali alla sua vita da randagio. Indossava anche una maschera che gli copriva la fronte e gli zigomi, lasciando però scoperti bocca, naso e orecchie. Si vestiva per lo più di stracci color marrone, tagliati, sgualciti e maleodoranti. Sulla fronte della maschera era impresso il kanji rappresentante la parola "gioia".
    Ed infatti, quasi a testimonianza di ciò, ero su quella barca da due mesi ormai, da più di sessanta fottutissimi giorni, e quell'uomo non aveva fatto altro che essere felice.
    Due mesi in mare, andando prima verso nord, fino alla punta estrema del paese del Fulmine, fermandoci solo per pochissimi giorni in anfratti scogliosi dimenticati da tutti i kami dell'universo, magari per cercare di recuperare solo qualche inutile pezzo di legno o d'acciaio buttato in qualche discarica a cielo aperto, fare qualche baratto per un po' di cibo puzzolente e mezzo marcio, e poi ripartire, senza una meta precisa.
    Solo una cosa era sicura.
    Era sempre, costantemente, ininterrottamente, felice.
    Ed io, di converso, l'odiavo, dal mignolino dei piedi e fino all'estrema punta dei miei capelli. L'odiavo.
    Lui, ovviamente, l'aveva capito, risposte come quelle di sopra erano all'ordine del giorno, ma sembrava non importargliene. Lui ti guardava, e continuava a sorriderti.
    Oh, Raiken-kun, stiamo attraccando, come promesso! Lo sai che mantengo sempre le mie promesse! Eheheh! E continuava a sorridere, a darmi pacche sulle spalle, a dirmi di come era bella la vita. Ti strapperò una gamba e te la metterò al posto della testa, che a sua volta finirà al posto del tuo culo, così voglio vedere se sorriderai ancora. Strinsi il mio cinturone di tessuto per cercare di scaricare la rabbia. Eheheh! Sei proprio uno spasso Raiken-kun! Hai visto che cielo limpido oggi? E' una giornata bellissima! Non vedo l'ora di mettere piede a terra! Raiken-kun, ti ho mai detto che questo è il mio paese natio? Eheheh! Una terra bellissima! Sbuffai, superando il timone e dandogli le spalle, sporgendomi dalla piccola prua per sentire il vento tra i capelli, mentre, in lontananza, incominciavano ad apparire le prime sagome del territorio del Paese del Miele. O santo cielo, si, me ne hai parlato, e, giuro, se mi ripeterai la storia di quando eri solo un piccolo bambino monco, del tuo fottuto monastero dove ti seviziavano o di quando sei andato sul cazzo anche agli altri monaci che ti hanno cacciato perfino da un luogo di culto pur di non dover vedere più la tua lurida faccia, e, ripeto, giuro, ti ficco il timone nel cranio. Non lo guardai neanche in faccia mentre lo minacciavo, ma il tono della voce era molto serio, sebbene sapevo che era tutto, perfettamente, inutile.
    Io avevo fatto il callo a lui e alla sua infelice gioia di vivere, e lui aveva fatto l'abitudine a me e ai miei modi bruschi. Piuttosto, dimmi un po', che cazzo dobbiamo fare nel Paese del Miele? Cioè, voglio dire, lo sai che sto solo aspettando che tu attracchi in un diavolo di posto civilizzato e, preferibilmente, senza assassini dalle maschere cremisi a presidiare anche i cessi pubblici, così che io possa andarmene e lasciarti nuovamente da solo a gridare al vento la tua felicità? Sentii il rumore della sua mano di legno sbattere contro il timone. Eheheh! Lo so, lo so bene Raiken-kun! Ma, devi capirmi, avevo dei giri da fare! Questo, però, è l'ultimo! Il continente dell'est è mooooolto grande, con mooooolti paesi. Alcuni sono abitati da brave persone, altri da persone meno brave, però il Paese del Miele è un bel posto dove poter ricominciare una vita felice.
    z6ooNnk
    Guardai il cielo, quasi spazientito. Quante volte dovrò dirti che non voglio ricominciare la mia vita in questo dannatissimo paese? Ben che meno una vita felice, poco ma sicuro. Ho bisogno solo di un luogo dove poter fare qualche soldo facile. Secondo te posso trovare qualche lavoretto qui? Mi girai con il volto per guardare il monaco dai capelli riccioluti, il quale porto uno dei due arti meccanici al mento, facendo finta di pensare con quel suo sorriso beota in volto. Si, si! Perché no! Questo posto fa proprio per te! Si chiama la Costiera delle Stelle Cadenti! Eheheh! Un luogo molto accogliente, dove si possono fare un sacco di buoni affari a basso prezzo... Anzi, gratis! Eheheh! Il governante del Paese del Miele riceve un sacco di ryo per far scaricare in questo posto tutte le cianfrusaglie degli altri Paesi! Mi girai, lentamente, verso il monaco. Alzai un sopracciglio, con entrambe le braccia completamente distese lungo i fianchi. Cioè, dai, fammi capire, per favore, dimmi che non ho capito bene...
    Purtroppo avevo capito molto bene cosa Shiawase intendesse. Non che fosse difficile, ma la mia mente non credeva a nulla che i miei occhi non avessero visto in precedenza, e l'infinita tristezza di quella frase procurò in me una insensata voglia di sbagliarmi, di non voler veramente sapere cosa mi aspettasse una volta attraccato.

    Purtroppo, non mi ero sbagliato. Non mi ero minimamente sbagliato.
    E' tutto un sogno, solo un brutto sogno. Non era un incubo, era solo la cruda e dura realtà.
    Mi hai portato in una fottutissima discarica a cielo aperto. Un'enorme discarica a cielo aperto. Il tono era sostanzialmente privo di ogni forma d'emozione. Avevamo appena attraccato con la nave su un minuscolo molo di legno che, dopo una decina di metri di passerella, conduceva ad una insenatura nella roccia, la quale, a sua volta, tramite degli scalini, scavanti anche essi nella pietra, permetteva l'accesso alla parte superiore della scogliera.
    Era una zona per lo più rocciosa, dove delle montagne, seppur non molto alte, la facevano da padrone. Sopra di esse e via fino a dove l'occhio poteva vedere, una foresta pressoché infinita si ergeva verde e rigogliosa. Ma non era sicuramente tale paesaggio a rubare l'occhio. Non era il color arancio del sole che tramontava ad occidente, sul mare, mentre dall'altra parte il verde e il marrone davano vita ad un gioco di colori da far strizzare gli occhi e chiudere il cuore per l'emozione. Al più si doveva chiudere il naso.
    Era la spazzatura.
    Montagne di spazzatura.
    Vere e proprie colline di rifiuti si stagliavano per tutta la lunga costiera, mentre figure disperate, chi più chi meno, rovistavano tra i rottami, in cerca di qualche improbabile fortuna. O di cibo.
    Lo vidi, era proprio lì, a pochi metri da me. Un barbone ricoperto di stracci leccare un barattolo d'acciaio di quel che doveva essere, un tempo ormai assai lontano, un contenitore per del ramen.
    Eheheh! Allota? Ti piace Raiken-kun? Questo è il posto dove sono nato! Eheheh! Quanti bei ricordi mi sovvengono in mente! Sono così felice di essere tornato a casa! Eheheh!

    Chiudi. Quella. Fottutissima. Bocca.

    Eccoci qui *O*
    Giocata Free GdR e simil addestramento tra me, Jotty e Hoshi.
    Vedete voi che fare! Io ho presentato il png cardine della giocata, che sarà co-masterizzata da me (per la TS I di Jotty) e lo stesso Jotty.
    Buon divertimento! <3

     
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20 replies since 8/3/2016, 00:04   374 views
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