Per un pugno di ryo

[Paese del Miele] [Free GdR + Addestramento]

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  1. Jotaro Jaku
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    Il Monco e la signora T.




    Che il monco fosse in zona era evidente, lo avrebbero sentito arrivare da parecchie centinaia di metri. Un orecchio sopraffino lo avrebbe sentito giungere con una settimana di anticipo. Non tanto per la gamba destra, messa assieme con rottami di scarto raccolti un po' ovunque, i cui meccanismi cigolavano praticamente ad ogni passo. Non tanto per le viti, che tenevano assieme la sua spalla finta con il resto del braccio destro, altrettanto finto, messo assieme con dei pezzi meccanici trovati in una fabbrica crollata. Quanto, più che altro, per la signora T.
    Un passo dopo l'altro, Tremito, così lo avevano soprannominato i pirati quando era ancora un fanciullo moltoplegico, stava percorrendo la strada costiera che delineava il Paese del Miele, diretto a quella che era conosciuta come una discarica a cielo aperto, molto gustosa per gli avvoltoi di rottami.

    Clang....clang......clang....crunc.....clang....clik..clik..clang

    L'inconfondibile suono del ginocchio meccanico che scattava ad ogni passo. Non solo, ma la sua stessa statura era stata modificata, dato che la gamba destra era più lunga della sinistra di qualche centimetro, obbligandolo a stare piegato leggermente verso la gamba buona.
    Addosso il tipico spolverino che portava ormai da una vita, in testa un cappello strano per pararsi dal sole, e una maschera bianca in faccia per proteggere i suoi clienti, dal pessimo aspetto che un volto ustionato poteva offrire. E con lui che non parlava affatto, a completare l'indissolubile legame, la signora T.

    [Tic della testa, movimento di scatto a destra] - CALDO - [dita che scattano][ispira a caso]
    - Marmitta di mare- [sbatte un occhio] - FUNAMBOLO -

    Eccolo lì, Tremito, un tempo un bambino con i natali di Suna, con i genitori piccoli artigiani, lasciato a rosolare nel deserto, e poi marcire per parecchi anni con i pirati. Era diventato un uomo, almeno in parte, con i pezzi che gli restavano, e una sindrome nervosa che non gli dava tregua, della quale però, lui non era minimamente consapevole. Anzi, era convinto, pezzi mancanti a parte, di essere in ottima salute, eccezion fatta per una piccola, e inesistente, allergia al pelo di volpe. I tic e gli spasmi non si fermavano mai, nemmeno mentre dormiva.
    Non in un solo istante, negli ultimi 20 e passa anni, era rimasto senza la signora T.

    [Digrigna i denti] - Gnniiieeee- [stringe e rilascia la mano sinistra][tossisce] - LA PUZZA -

    Eppure c'erano dei momenti in cui i tic si alleggerivano, momenti in cui la concentrazione era tale da permettergli di restare immobile, di diventare una sfinge. Quando mirava. Se era immobile con il suo bersaglio nel mirino delle balestre, non un sussulto, non una parola, non un capello di troppo che si muoveva, e la mira era straordinaria. Il problema arrivava poco prima di mirare, o un istante dopo aver premuto il grilletto. Come quando aveva piantato quei trentasei quadrelli nella gamba del mercante a cui aveva chiesto l'ora. O quando aveva centrato precisamente in mezzo agli occhi, quella bambina che stava venendo rapita, per fermare l'aggressore..Una serie di, sfortunati eventi che lo aveva portato ad essere ricercato, assolutamente senza motivo, in svariati agglomerati urbani.

    - Ahhhh finalmente la discarica ! CHEPPUZZA DI..ZZZENZERO. Era da una vita che stavo camminando BLU E GIALLO HO DETTO, per raggiungere questo posto MAIALE. -

    Davanti a lui, finalmente la discarica a cielo aperto, un paradiso per quelli come lui. Molti dei disperati lo riconobbero subito, e lo lasciarono persino passare quando si avvicinava, nonostante lui, a parte gli spasmi e i suoi meccanici, non fosse affatto un individuo violento, tutt'altro, era sfortunato. Come quando era stato scelto da quel venditore di brocche rarissime, per sorreggergli un istante quel rarissimo vaso di vetro rosso mentre lui si allacciava un sandalo. Beh, non poteva immaginare che dopo aver retto immobile un oggetto così fragile per trenta secondi, starnutisse, facendo partire un colpo al balestrino, uccidendo sul colpo l'uomo. Così, appoggiò il vaso delicatamente, per poi tornare alle sue faccende.
    Comunque, immerso nel saccheggiamento, i suoi occhi brillarono quando riuscì a trovare una particolare chiave in mezzo alle macerie, ma proprio mentre stava per afferrarla, uno dei tanti barboni gliela arraffò di sotto il naso, scappando a corsa verso la riva. Urlando di aver rubato al Monco.

    [...]

    Più o meno in quel momento, Raiken arrivava con la sua bagnarola assieme al monaco. Più o meno in quel momento, Jhin, slacciava il balestrino dalla sua fondina sul fianco, e con la meno destra, meccanica, mirava verso il furbetto ladrone. Pochi istanti, e avrebbe fatto fuoco.

    - TESTA A PIGNA -[sbatte un occhio]

    Già. Aveva appena sparato, e il braccio si era mosso. Un sibilo nel vento avrebbe annunciato il quadrello della piccola balestra a una mano, proprio mentre il barbone si trovava a circa due metri dal ragazzo dai capelli gialli. Un gustoso CRACK, e la testa del malcapitato sarebbe letteralmente esplosa addosso al ragazzo. Inzuppandolo dalla testa ai piedi di una zuppa mista di frammenti di ossa, cervella e sangue. Da una distanza siderale.

    - Accidenti, volevo solo UNO STRUZZO azzopparlo. -




     
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