Per un pugno di ryo

[Paese del Miele] [Free GdR + Addestramento]

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  1. Jotaro Jaku
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    La scalata e il serpente triste




    Mentre Jhin si dispiaceva per quanto successo al giovane Densen, il monaco portò avanti una lunga e noiosa spiegazione sul suo monastero e sul funzionamento dei turni, e sui componenti di suddetto monastero, e di cosa facessero, e come si erano organizzati. Il monco lo ascoltava con un'orecchio mentre sentiva Raiken con l'altro che si lamentava del monaco, del monco, e di qualunque altra cosa avesse attorno o che gli fosse capitata dal momento della sua nascita, fino a quel giorno. Sebbene il tremante non capisse perchè il colpo era partito, colpendo Densen, non si oppose alla richiesta di sicurezza avanzata dal ragazzo coi capelli a punta. Forse una delle sue armi aveva un problema; l'avrebbe controllata in seguito per assicurarsi che non ci fossero malfunzionamenti.

    - Beh allora che stiamo aspettando, portiamolo GELATAIO in questo monastero, che magari qualcuno lo rattoppa - [Alza una spalla a caso]

    Dopo una breve ma intensa camminata, a causa delle lamentele varie di tutto il gruppo, per le quali forse solo Densen era giustificato, i ninja peggio assortiti del continente arrivarono a quella che sembrava una vera e propria entrata, comprensiva di un intero volto di pietra, che sembrava più voler scoraggiare gli stranieri, piuttosto che indicare un monastero, con dei monaci, che meditano; insomma, un posto tranquillo. Dal momento però che quei monaci avevano pensato ad una entrata posta a cento metri dal suolo, idea che Jhin trovò fenomenale contro le invasioni dei ratti, il gruppo si sarebbe diviso, per raddoppiare le possibilità di essere accolti. O di restare fuori, ma nessuno dei presenti pensò a questa eventualità. I due con più legno che carne sarebbero saliti, mentre Raiken e lo zoppo Densen sarebbero rimasti in basso, in attesa di un tale Gado, un guardiano. Sicuro di trovare delle scale ad attenderlo, Jhin avrebbe seguito il monaco tutto legno e metallo.

    - Certo che CIPOLLE MARCE, RATTOPPO? è alto quello strapiombo. Come facciamo a salire? - [Jhin iniziò a sbattere la mandibola a caso]

    La risposta del monaco non avrebbe tardato ad arrivare, infatti Shiawase iniziò a camminare verticalmente, cosa che Jhin non notò subito, dal momento che stava cercando tra le sue cose, una sorta di corda da poter scoccare con un quadrello per potersi arrampicare. Poi notò. E gli cascarono le braccia, metaforicamente. Infatti solo una cadde a terra, cosa che fu prontamente risolta con un giro di chiave e una stretta di bullone. Il Monco aveva visto prima di quel momento i ninja arrampicarsi sulle superfici in quel modo, ma avendo quasi sempre vissuto in nave, non aveva mai avuto il bisogno di imparare a farlo, cosa che in quella situazione non sarebbe stata molto d'aiuto. Provò quindi ad emulare il monaco, ma nemmeno un piede rimase attaccato alla parete; gli mancava tutta la parete. Il legnoso davanti a lui però, se avesse sentito lamentele, probabilmente avrebbe risposo in maniera idiota, come Jhin aveva già potuto notare. Era solo. E se non si fosse mosso sarebbe rimasto lì fino a natale. Poteva fare il giro, ma avrebbe impiegato circa una settimana

    - Oh fantastica ROSTICCIANA situazione. - [si sbatte di nuovo una mano in faccia da solo]

    E niente, provò nuovamente. Senza successo. Quindi provò a riflettere sul funzionamento di quella pratica; non era un ignorante, era in grado di eseguire perfettamente la creazione della forma usando il chakra, quindi doveva essere in grado di scalare una fottuta parete, quindi provò a eseguire proprio quella tecnica, in maniera ridotta, sotto ai suoi piedi. Se poteva creare un'arma usando il chakra, poteva creare qualcosa delle dimensioni di una spugna, appiccicosa, sotto ai suoi piedi, cosa che effettivamente fu in grado di fare: uno strato rettangolare alto circa cinque centimetri, di colore bluastro, si materializzò sotto le suole, permettendogli di.....restare attaccato. Scosse la testa, sospirando. Lo strato di chakra era troppo spesso, aveva posato il primo piede, ed era rimasto incollato, quindi aveva fatto salire il secondo, e aveva cementato pure quello.

    - PELLICANO No, no decisamente non ci siamo. -

    Mentre si trovava fermo a pochi centimetri da terra, posto parallelamente al terreno, provò a modificare la composizione di chakra del costrutto che aveva impasto sotto ai suoi piedi. Voleva diminuirne la densità, in questo modo, secondo lui almeno, il potere collante sarebbe diminuito. Beh, diminuì troppo la densità, portandola a un valore negativo, opposto a quello di contrasto della parete. In quel momento, Raiken e Densen, avrebbero visto qualcosa simile ad un missile, simile a Jhin, ma sbraitante, schizzare in direzione opposta alla parete, e finire conficcato in uno dei cumuli di rottami situati poco lontano., dal quale, poco dopo, sarebbe riemerso il Monco, tremante, mentre inveiva contro tutti gli dei dei pirati ninja.

    - BALENOTTERA No, no SICURAMENTE non ci siamo. -

    Si trascinò nuovamente verso la parete, mentre il monaco gli aveva dato ormai una buona ottantina di metri verticali. Questa volta provò a modificare tutti e due i fattori di rischio, diminuì moltissimo la quantità di chakra, creando appena una patina sotto le sue suole, e portò la densità di tale patina, a metà di quella iniziale. Teoricamente non sarebbe rimasto attaccato, e sempre teoricamente, non sarebbe partito come un missile impazzito nella direzione opposta. Quindi se avesse funzionato, avrebbe iniziato a camminare. Nel caso in cui avesse avuto difficoltà a staccare i piedi, avrebbe diminuito la densità del chakra. Se non fosse riuscito a farli aderire, l'avrebbe aumentata, sempre mantenendo la stessa quantità di energia.


    [Densen, Raiken e Gado]



    Poco lontano, davanti alla porta principale, i due ragazzi, lo zoppo e il malpettinato, si trovavano davanti ad una nuova, sibilante, difficoltà, un enorme serpente con gli occhi più neri della notte, che avrebbe potuto stritolarli, divorarli, avvelenarli o pietrificarli in un solo istante, anche tutte e 4 le cose contemporaneamente. Il serpente si sarebbe avvicinato ai due ninja, per poi fermarsi a un paio di metri da loro. Ovviamente non capì una sola parola di quanto pronunciato dai ninja, ma in qualche modo, sembrava comprendere le loro volontà. Quando Raiken disse "voglio morire", il serpente sembrò come annuire, e sollevandosi da terra con la testa, risultando molto, molto più alto del giovane, capelli compresi, si preparava a dargli la morte.
    Senza volerlo, sarebbe stato proprio Densen a salvarlo; poichè nella lingua parlata dal serpente, ogni parola era diversa da quella dei ninja, ma non il suo nome, e quando il giovane lo pronunciò, l'animale, che a quanto pare non aveva idea di cosa fosse il sarcasmo, sembrò placarsi, annuì alla frase di Densen, e si avvicinò a lui, abbassandosi ad altezza ginocchia. Fissà la ferita per qualche istante, e in quel momento cominciò ad annusare i due avventurieri, riconoscendo un odore familiare, che lo portò a muovere l'estremità della coda come un cane felice.


    -Sssssshiawasssse, amico -

    Negli anni, il serpente si era edotto in minuscola parte alla lingua comune, grazie ai monaci, e con difficoltà, riuscì a comprendere appena un quasi niente di quello che i ninja gli avevano appena detto, ma abbastanza per fargli abbassare la guardia. Si girò su se stesso, in direzione della porta, e quella si spalancò, con un lento suono di qualcosa di roccioso, e pesante, che veniva spostato. Il serpente si diresse verso l'interno, voltandosi di 3/4 per fare cenno con la testa, ai visitatori, di seguirlo. Scomparendo nell'oscurità della porta.
    Se i ninja lo avessero seguito, avrebbero trovato davanti a loro una grande sala, completamente scolpita nella pietra, con molto muschio a ricoprire le superfici. La temperatura era bassa e l'aria fresca, sembrava di stare in una grotta sottomarina, o dietro ad una cascata. In qualche modo, dei corsi d'acqua sotterranei dovevano bagnare il monastero, rendendo quel posto tutt'altro che caldo, come all'esterno.
    Disposti nella sala erano presenti a casaccio, panieri, cesti e bauli di ogni tipo, in legno e metallo, gran parte dei quali aperti e contenenti ogni genere di cose, dalle armi ai rottami, al cibo, alle scorte mediche; fu proprio davanti al cesto che conteneva questi oggetti, che il serpente si fermò, indicandolo con la testa, e sibilando.


    - Ssssssoccorsssso, ferita. -

     
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