La Neve sporca di Sangue

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  1. Sanjuro
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    Incontro tra sciamani



    Con un rapido movimento delle articolazioni mistiche, Sanjuro riportò il tentacolo verso l'alto, facendolo schioccare a mo di frusta per far volare i due poveri malcapitati nuovamente sulla terra ferma; nel farlo anche Gassan tornò al suo posto, conficcandosi accanto allo sciamano, il quale aveva già disteso le sue energie, come se nulla fosse successo. Probabilmente nemmeno lui si era reso conto di cosa aveva fatto.
    Mentre Sanjuro tornava in posizione eretta, non senza fatica, data l'artrosi alle ginocchia, Keiji gli si stava avvicinando, con Munkeke in spalla a peso morto, ancora svenuto, o quasi. Il Kenkichi chiese a Sanjuro se lo sciamano conoscesse capacità mediche per ravvivare il poveretto, ed effettivamente quello era proprio il campo di Sanjuro; lo sciamano vantava centinaia di ricette per ogni occasione per poter guarire malattie, alleviare pruriti e sollevare maledizioni; qualunque cosa lo spadaccino avesse chiesto, Sanjuro avrebbe impacchettato.
    Non fu necessario, proprio mentre gli occhi dello sciamano si erano illuminati, potendo essere d'aiuto al suo compare, questi si rimangiò tutto, scettico riguardo le capacità dello sciamano, e scattò verso il villaggio, che fortunatamente non era lontano. Keiji era troppo veloce, anche con il corpo di Munkeke in spalla, e Sanjuro, facendo spallucce, afferrò Gassan, e si incamminò a sua volta, fermandosi spesso lungo la via innevata alla ricerca di foglie e ghiande nascoste dalla neve e dal ghiaccio; tutti ingredienti per preparare qualcosa che avrebbe potuto curare il male del suo collega sciamano, sia fisico che mentale, che spirituale. Soprattutto spirituale.
    Quando Sanjuro fosse arrivato al villaggio, avrebbe già trovato tutto predisposto: Munkeke "ricoverato", Keiji chissà dove, e tutto il villaggio in preda a chissà quale parapiglia. Tutte ansie che lui non comprendeva. Fece nuovamente spallucce, e continuò a cercare ingredienti, sempre accompagnato dal suo migliore amico, Gassan.


    [...]

    Sarebbe passato del tempo. Secondo Sanjuro pochi istanti, secondo Gassan intere epoche, secondo il gabbiano sulla testa dello sciamano, appena una settimana di martedì pomeriggio; ma alla fine lo strambo dottore di palude venne mandato a chiamare, mentre, piegato sulle ginocchia, era intento a rovistare sotto una casupola in cerca di un ratto per chissà quale motivo.
    Quando Sanjuro arrivò alla casupola dove stava riposando Munkeke, lo salutò chinando leggermente la testa, e sputando a terra esattamente davanti a lui, formando un triangolo equilatero con la punta dei piedi.
    Piedi, ricordiamolo, che al momento vedevano la mancanza di una delle sue infradito gialle, scomparsa assieme a Munkeke durante il loro primo incontro. La primissima cosa che Sanjuro fece, prima ancora che l'Alto sciamano iniziasse a parlare, fu quella di porgere una mano in avanti, verso di lui, rivelando una sorta di pallina sporca color gelatina verde. Con l'altra mano, Sanjuro sbattè Gassan alla sua maschera un paio di volte, per poi allargare il braccio, come a significare chissà cosa. Stava aspettando che Munkeke prendesse il suo tonico fatto in casa e lo ingoiasse. [Artigianato - Farmacista]
    La creazione di Sanjuro non avrebbe aiutato Munkeke a richiudere le ferite del corpo, ma lo avrebbe rinvigorito nell'animo, spronandolo a tornare in forze [una sorta di tonico per la vitalità]. Tra sciamani si sarebbero capiti subito.
    Quindi Munkeke avrebbe iniziato una lunga digressione, intervallata da alcune domande di Keiji, che Sanjuro non avrebbe interrotto in alcun modo, se non per prendere la tazza da Keiji, dopo che questi si era scolato quasi totalmente il prodotto birroso composto dalla polvere dell'Alto sciamano e dai suoi rimasugli di saliva. Rendendosi conto che il suo amico spadaccino, oltre che scettico era pure un egoista, avrebbe sospirato, guardandolo e scuotendo la testa. Il Kenkichi doveva aver davvero gradito la brodaglia sciamanica, dato che ben poca ne era rimasta per il povero Sanjuro, il quale, dando fondo alle sue conoscenze alchemiche, e forse stupendo anche Munkeke, tirò fuori dalla sua gonnella una coda di ratto, forse recuperata in precedenza durante l'attesa, e la inserì nella tazza, usandola come cucchiaio per girare l'intruglio.
    Per un qualche misterioso antico sapere, la tazza con la brodaglia sembrò nuovamente riempirsi dal nulla. Sanjuro forse conosceva quel composto, e sapeva che una coda di ratto di Azumaido era in grado di attivare chissà quali legami chimicomolecolarmistici in grado di rigenerare la bevanda.
    Bevve, di gusto, conscio dei poteri rinfrancanti della bevanda, ma lasciandone comunque una buona metà, e generosamente, a differenza del suo compagno di viaggio, la porse nuovamente a Keiji.


    - Keiji-san, avete gradito, eccone un'altra mezza tazza abbondante, non deludete l'ospitalità dello Sciamano, e servitevi pure. - Ovviamente la coda di ratto era ancora dentro, e spuntava dal lato del contenitore di coccio. Alla salute.

    Il racconto di Munkeke toccò vari argomenti, dai suoi compiti come sciamano del luogo, alla tomba, agli spiriti, agli stranieri che lo avevano sconfitto, ai Kenkichi, alle spade, alle ricette per caramellare i caribù, e Keiji sembrò molto interessato dalla narrazione, tanto da introdursi a volte in mezzo ad essa per ribadirne i concetti, o per chiedere informazioni. Era un ninja molto sveglio Keiji, Sanjuro questo lo aveva capito, sebbene fosse tocco e si lavasse i denti con le alghe; e lo stimava per il suo acume, quindi non lo disturbò. Quando la coppia ebbe finito di scambiarsi una rapida serie di colpi a suon di informazioni, Sanjuro non aveva ancora aperto bocca. Aveva davanti a sè una importante missione, dei nemici sconosciuti, persino destini in pericolo; era impellente raccogliere quanto più possibile per partire alla volta del loro obiettivo. Non solo, ma Munkeke era anche una fonte non indifferente di sapere sciamanico, sarebbe stato inestimabile tutto il bendidio sciamanico che egli poteva riversare sullo sciamano di Kiri, quindi, una volta sicuro di non interrompere la discussione, Sanjuro avrebbe esordito. Sempre con la maschera in faccia....

    - Munkeke-dono. Dov'è la mia ciabatta? -

    Silenzio. Da sotto la copertura di legno, Sanjuro continuò a fissare lo sciamano. Immobile.
    Aveva appena sentito dire che era stato sconfitto da stranieri potentissimi. Che una spada Kenkichi leggendaria stava per essere distrutta. Che forse alcuni erano in pericolo, aveva persino sentito di una ricetta caramellosa con la carne di caribù, QUINDI....


    - Esatto Munkeke-dono, l'avete ricevuta durante il nostro primo saluto, ed è scomparsa con voi. Dov'è finita la mia ciabatta? - Attese

     
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60 replies since 9/3/2016, 01:11   1792 views
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