La Fonte Dorata

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Fonte Dorata


    XII

    C'erano state diverse volte in cui Akira mi aveva fatta preoccupare. Diverse volte in cui si era gettato a capofitto nel pericolo senza pensarci due volte, affrontando nemici più forti di lui senza pensare alle conseguenze principalmente perché quegli stessi nemici lo avevano fatto arrabbiare per una ragione o un altra.
    Ad esempio, a Suna, i Kijin avevano lasciato morire i bambini, uccidendone fisicamente uno solo per far comparire uno di loro nell'accampamento.
    Poi era iniziato il senso di protezione nei miei confronti. Qualcosa che faceva traballare la mia presupposta stabilità mentale tra il senso di fastidio ed il senso di piacere. Ormai però sapevo che anche se fossi stata la migliore kunoichi della storia lui avrebbe cercato comunque di proteggermi. Era fatto così, non sarebbe cambiato ed io non lo avrei cambiato.
    Tutte quelle volte era sempre stata preoccupazione. Il vago timore che gli accadesse qualcosa, soffocato dall'incrollabile certezza che alla fine ne sarebbe uscito vivo e vegeto. Quella volta era molto diverso. Quella volta speranza e paura si scambiarono di posto e la certezza che fosse morto soffocava la tenue fiammella di speranza.

    Suigo si avvicinò a me, inginocchiandosi e posando una mano sulla mia spalla. Meika, dobbiamo tornare a casa... mormorò il Kappa. Quelle parole mi procurarono un convulso singulto di rabbia e dolore e con entrambe le mani spinsi via Suigo, alzandomi in piedi.
    No, dissi allora, ferma. Io non vado da nessuna parte senza di lui.
    Meika-chan... Suigo, triste, abbassò lo sguardo e Shosei fece un passo in avanti, poggiandosi al bastone nodoso.
    Bambina mia iniziò a dire, avvicinandosi a delle macerie Akira è un ragazzo dalle pelle davvero dura. Quel suo corpo non si uccide facilmente.
    Quelle parole mi ridiedero speranza. L'esplosione è stata troppo forte. Non so se è riuscito a rimanere tutt'uno. Ammisi, dando voce alle mie più nere paure.
    Ma non so, con il bastone colpì un sasso, facendolo volare via. Ecco, magari muovendo questo e quello lo troviamo.
    E stavo per fiondarmi a scavare a mani nude in quei sassi quando sentii un urlo. Furioso, o non so bene cosa. Una risposta alle mie invocazioni precedenti forse.
    Un raggio di chakra spaccò i detriti e per poco non colpì il vecchio Kappa, mandandolo a sedere, ma facendolo ridere.
    Risi anche io, lasciando andare le lacrime di tensione che avevo accumulato dentro, fiondandomi verso Akira.
    Era sepolto sotto non so quante pietre, vivo, un po' deformato a causa dei danni subiti ma sapevo che non c'era molto di cui preoccuparsi. Lui non poteva spezzarsi le ossa, non poteva essere schiacciato. Se era lì e parlava era debole ma era ancora vivo e vegeto.
    Non riesci proprio a non finire mezzo morto? Dissi, ridendo, per niente arrabbiata con lui. Proprio non ci riesci. Lo tirai fuori dalle macerie e lo strinsi a me, forte, affondando il viso contro il suo petto polveroso, stringendolo per assicurarmi che fosse vivo.
    Promettimi che non farai più nulla del genere. Ti ho visto sai, ho visto la tua faccia. Gli misi una mano sul suo viso, lo baciai, e posai la fornte contro la sua.
    Non mi accorsi del tocco gentile di Shosei. Non mi accorsi che tutto stava svanendo.

    Eravamo tutti alla Fonte Pura. Io, Shosei, Suigo, Kawako, Kawataro ed Akira. Tutti sopravvissuti ad un'ordalia che aveva avuto pochissime possibilità di finire bene.
    Kawako, Kataro... grazie, ci avete salvato la vita.
    Eravamo in debito gracchiò Kawako Ora siamo pari.
    ...Quindi l'avete fatto per questo? Dissi e poi sospirai, scuotendo il capo. Non sembrava esserci modo di instillare un po' di buon cuore in quei Kappa. Kawako ignorò la domanda e si voltò, pretenzioso. Sorrisi appena, di nascosto, pensando che forse none ra stato solo per saldare il debito.
    Shosei, cosa... come sei arrivato? Dissi all'improvviso. Il Kappa sedette. Avevo fatto poggiare la testa di Akira sulle mie gambe, probabilmente si reggeva in piedi a malapena.
    Il tuo sangue bambina mia. Non è proprio quello di Mei, ma è qualcosa di simile. Suigo è riuscito ad usarlo per evocare me. Beh, forse c'è riuscito solo perché lui è un Kappa, normalmente tu non lopotresti fare. Per quello c'è bisogno del contratto. Shosei batté il bastone contro l'erba ed in una nuvola di fumo comparve un grande rotolo di pergamena ingallito dal tempo e verdastro. Decisamente antico.
    L'ho preso dal mio compare, alla Fonte Dorata. Ho sbagliato a pensare che l'avrebbe responsabilizzato. Mandarvi dai Naga? Che follia è stata. In compenso ora che sappiamo che i Kappa della Fonte Insanguinata sono alleati con i Naga, state pur certi che nessuno delle altre tre Fonti vorrà più avere a che fare con loro. C'era rabbia, sottile ed appena percepibile, nella voce sorniona di Shosei. Ed ancora una volta, Meika-chan, ti abbiamo immischiato nei nostri problemi e ne sei uscita viva. Purtroppo temo però che questa storia non finirà bene. Prima o poi i Naga si vendicheranno. Ma per allora, saremo pronti bambina. Forse davanti a questa minaccia le tre fonti torneranno ad essere una sola.
    Il Kappa dispose il rotolo davanti a me ed io mi avvicinai, stanca, dopo aver posato gentilmente la testa di Akira sull'erba. Lo aprii, senza pensare a cosa vi avrei trovato dentro.
    L'ultima firma col sangue di quel contratto era una sequenza di Kanji che conoscevo bene. Fin troppo bene.

    照美めい


    Mei Terumi. È vero, mia madre è stata l'ultima ad aver firmato il contratto. Dissi, guardando quella firma. Con un dito accarezzai gentilmente il sangue incrostato, sorridendo, nostalgica.
    Chissà che avrebbe pensato Mei, sapendo di tutto ciò che avevo fatto lì, alla Fonte ed a Kiri. Cos'ero diventata. Sarebbe stata fiera?
    Aprii una leggera ferita con la punta di un kunai e col sangue, di fianco a quello di mia madre, incisi i kanji che componevano il mio nome.

    あくま冥花



    Il contratto era firmato. Ed io potei lasciarmi andare, distendermi di fianco ad Akira, stanca per quell'avventura. Non ascoltai le parole di Suigo e Shosei. Mi addormentai poco dopo, esausta, con la testa poggiata sul petto di Akira, ancora sporchi per la battaglia e tutte le avventure, ma con le membra troppo esauste persino per festeggiare.

    [Nella Tana dei Naga]
    ME LA PAGHERANNO l'urlo d Nagon scosse la foresta. Il braccio del signore dei Naga era ferito, ma sopratutto era ferito il suo orgoglio. Il tridente giaceva per terra spezzato nell'oscurità nella grotta nella quale era riuscito a rifugiarsi, rotto non dall'esplosione ma dall'opposizione all'attacco dell'Hozuki.
    Quei Kappa, quei mocciosi, tutti quanti. Me la pagheranno. Brucerò le Fonti, TUTTE LORO! Altre urla di dolore, altre urla di rabbia, altri oggetti che venivano rotti sotto la furia indibile di Nagon.

    [Alla Fonte, nei giorni successivi]
    Ci volle un giorno di riposo intero prima che io ed Akira fossimo abbastanza in forze da essere rimessi in piedi. Io però non avevo alcune ferita grave, mentre Akira - come al solito - aveva esagerato ed aveva ingurgitato più veleni di quanto fosse raccomandabile fare per la propria salute.
    La seconda notte da che eravamo stati richiamati alla Fonte io ed Akira ci trovavamo nella stanza che Shosei ci aveva dato nel suo palazzo. Quel palazzo aveva tante stanze, ma ne usavano davvero poche: i Kappa preferivano dormire nell'acqua. Quando avevo chiesto il perché del palazzo, Shosei aveva risposto che lo avevano costruito gli umani e che loro si limitavano a tenerlo pulito.
    Potremmo partire domani, dissi, non convinta. Ma non sono del tutto sicura che quei veleni abbiano finito con te. Inoltre Kawako e Kawataro non sono ancora andati via. So che tornare alla Fonte Dorata non è piacevole, ma non volevi farti insegnare qualcosa tu? Aggiunsi. Avevo detto quelle parole camminando distrattamente per la stanza, fermandomi vicino alla finestra.
    Sai, Akira, ieri mi sono davvero spaventata. Quando cerchi di strafare mi fai sempre preoccupare, ma dentro lo so che ce la farai. Ieri invece ero certa che saresti morto mossi qualche passo fino verso di lui, mettendomi a cavalcioni sul suo corpo, avvicinando la testa alla sua.

    p0pmlky



    Posai una mano sul suo viso, guardandolo negli occhi. È stato orribile. Sai, ogni volta che finiamo nei guai, anche quando eravamo senza speranze a Genosha, sono sempre rimasta sicura del fatto che impegnandomi potevamo farcela. Sapevo che potevo fare qualcosa, o che potevi fare qualcosa tu. Ieri no. Ieri ero totalmente senza speranza. Con le dita tracciai il profilo del suo viso, poi chiusi gli occhi, baciandolo appena. Non potevo fare nulla. Non farlo ancora. Non lasciarmi mai più senza speranza.
    Lo abbracciai, poi, dal nulla risi. Alzai lo sguardo, accarezzandogli ancora il viso. La vita è strana. Lo capisci meglio quando una come me si innamora di un pazzo con tendenze suicide. Grazie per essere venuto qui con me. Lo baciai ancora una volta, ma quella volta non parlai più.
    Il veleno, dopotutto, non lo faceva stare così male. No?

    Fine *_*!
    Il metallo è in tuo possesso, decidi che farne nel tuo post conclusivo.

     
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