La Fonte Dorata

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  1. -Hidan
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    La Fonte Dorata

    XII


    AHIA...!
    Non sapevo neanche come, ma ero tra le sue braccia.
    Avevo gridato, mosso Sameha, consumato quasi del tutto il mio chakra, e poi ero tornato nel mio limbo di quasi morte... Finché, sentito il calore delle braccia di Meika circondarmi, riaprii gli occhi. AHIA...! Ripetei, quando fiondò il suo viso contro il mio petto, mentre le mani si chiudevano intorno alle mie spalle. Lo sai che non posso promettertelo... Eheh... Abbozzai una risatina, prima che il mio corpo si ribellò nuovamente bruciando di dolore. Pensavo fosse finita... Bisbigliai, quasi con un sussulto, prima di sentire le sue labbra sulle mie.
    Ahia.
    E mi lasciai andare, addormentandomi, con il mio cuore accanto al suo.
    Ero al sicuro.

    Quando mi risvegliai non avrei saputo dire o indicare il quantitativo di tempo che avevo trascorso addormentato.
    Eravamo tornati alla Fonte Pura ed ero completamente disteso, con la mia testa sulle gambe di Meika e una sua mano tra i miei scombinati capelli.
    Ciao... Abbozzai un sorriso. Beh... Poteva andare peggio, no? Anche sul limite del burrone, il mio spirito sornione rimaneva intatto.
    Il problema dei Naga e della Fonte Insanguinata era stato, per ora, debellato.
    Non sconfitto o eliminato, visto che, presto o tardi, si sarebbero ripresentati, reclamando quel che la loro furia e follia li spingeva a fare: la guerra.
    Il nostro intervento, però, per quanto folle anch'esso, e spregiudicato come le azioni dei kappa della Fonte Dorata, ci avevano permesso di scoprire le guerrafondaie mire di Chi-Hi o, forse, dell'intera Fonte Insanguinata.
    Le altre Fonti, adesso, potevano finalmente riunirsi per combattere il nemico comune, e riportare nuovamente stabilità nel Bosco delle Mille Fonti, diviso da fraintendimenti, invidie e gelosie da troppo tempo.
    Quello sarebbe stato il futuro, il presente vedeva il contratto dei kappa nuovamente in mano alla Fonte Pura.
    Meika Akuma, dopo Mei Terumi.
    Di madre in figlia.
    Ero felice e orgoglioso di lei.
    Chiusi nuovamente gli occhi, al sicuro, tra le sue braccia...

    Era passato poco più di un giorno dalla grande esplosione e la fine delle ostilità con i naga.
    Grazie alle abilità del mio clan e alle acque della Fonte Pura, la mia guarigione era stata molto più rapida di quella di un qualsiasi altro ninja avvelenato quasi a morte e ridotto a mille pezzi da un'esplosione di una potenza inaudita.
    Erano stati proprio i veleni a dare il problema maggiore al mio corpo. Le abilità mediche di Meika erano state di certo d'aiuto, ma il mio organismo aveva assunto così tante tossine da mettere k.o. anche un elefante, quindi sentivo ancora qualche strascico di tanto in tanto.
    Quando giunse la sera del secondo giorno, mi ritrovai, per la prima volta in due giorni, da solo con Meika senza essere mezzo morto. Devo dire che già mi sento meglio... Ma no, non sono al cento per cento... La fortuna di essere Hozuki, un altro ninja sarebbe morto almeno tre volte! Ahahah! Forse la cosa non faceva così ridere, ma tant'è. Quei due mi devono un favore, d'altronde avevo stretto un patto con il loro capo. Abbiamo recuperato il metallo, mi spetta una parte della cometa... E inoltre devono farmi un corso intensivo da fabbro! Da domani mattina inizio... Ho parlato oggi con loro. Cinque giorni mi hanno detto che basteranno per insegnarmi le basi e qualche trucco dei grandi fabbri della Fonte Dorata... Per il resto dovrò allenarmi a casa, da quel che dicono. Non volevo diventare il più grande fabbro del continente, poco ma certo, ma essere autonomo nella gestione della mia personale collezione sarebbe stato senza dubbio vitale...
    E Mizukami ancora attendeva...

    Aiutai il corpo di Meika a sedersi sul mio, afferrandola saldamente per i piccoli fianchi e tenendo le mie mani sul suo bacino.
    Ascoltai le sue parole, adagiando il mio capo contro il suo petto.
    Potevo sentire ogni singolo battito del suo cuore.
    Ieri... Ieri ho avuto anch'io... Le parole erano deboli, quasi come se mi stessi vergognando di quel che era successo. Paura... Ma non paura di morire, paura di non poter essere più al tuo fianco. Sollevai il capo, cercando e trovando le sue labbra. Non lo faccio apposta a ritrovarmi sempre nei guai... Lo giuro... Però finisce sempre così... E te sei sempre lì, a prenderti cura di me. Finché tu sarai lì, io non me ne andrò. La baciai ancora, e ancora. Grazie per essere sempre qui, con me.
    Spensi le candele.
     
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