[Gioco] Gli infami venti di Shulva

Quest Livello B

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  1. Yusnaan
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    Parlato Ryuu
    Parlato Sanbi


    Gli infami venti di Shulva

    I - Il peso che porto dentro


    Non molti giorni erano passati da quando il genin della Nebbia vide sigillarsi dentro di sè il bijuu a tre code. Il loro rapporto era praticamente inesistente, non c'erano stati dialoghi da allora e il Sanbi preferì starsene in silenzio a contemplare la sua nuova prigione e guardare dagli occhi del suo jinchuuriki la vita che il ragazzo avrebbe voluto vivere senza il pensiero di avere un mostro dentro il suo corpo. Ma per quanto avesse cercato di ignorarlo continuando il suo lavoro come se niente fosse, a volte si ritrovava a fissare il vuoto per parecchio tempo, riflettendo sulla sua attuale condizione e non volendo immaginare cosa sarebbe potuto accadere se avesse perso di nuovo il controllo come quella sera.
    Dei veri e propri momenti di depressione in cui se ne stava in solitario e si interrogava sul suo futuro, chiedendosi come avrebbe fatto a poter continuare la sua carriera ninja. E se il Sanbi avesse preso il controllo su di lui durante una missione? Avrebbe potuto attaccare involontariamente i suoi compagni, proprio com'era successo con il Mizukage. Come avrebbero potuto fidarsi di lui? E se avesse deciso di confessarlo a tutti, come avrebbero reagito? Avrebbero avuto paura, isolandolo?
    Purtroppo, lui continuava ad aver paura del peso che si portava dietro, al contrario del Sanbi che gioiva nel vederlo sprofondare sempre più nella paranoia.
    Fu proprio in uno di quei momenti di vuoto, che si ritrovò a fissare la lama del kunai che aveva stretto in mano, nel buio quasi totale della sua camera, seduto sul letto e con le spalle appoggiate al muro, accarezzando dolcemente la punta del pugnale con le dita ed immaginando chissà solo cosa.
    Il suo sguardo era spento, come lo era stato tutti i giorni da quella drammatica notte, e nell'oscurità e nel silenzio che regnavano in quella stanza, ad un certo punto spostò lentamente lo sguardo verso l'altro, arrivando ad incrociare quello del grosso panda di peluche vinto alla festa della fondazione. Gli occhi del pupazzo brillavano al chiarore della luna che filtrava dalla finestra, e nella posizione in cui si trovava, appoggiato al muro dall'altra parte della stanza e voltato verso il letto, sembrò quasi fissare volontariamente il genin, che rimase per molti istanti in silenzio a fissarlo a sua volta.
    .....
    ....Che cosa vuoi?.... Che hai da guardare?....
    .....
    ....Ti faccio schifo?.... O hai paura?....Hai paura? Eh?....
    HAI PAURA DEL MOSTRO?

    E in un attimo, la lama del kunai si ritrovò a trapassare la testa del peluche, arrivando a conficcarsi nella parete alle sue spalle, dopo essere stato lanciato con tanta foga dal genin, che subito dopo tornò in sè, battendo poi volontariamente la nuca contro il muro due volte per cercare di riprendersi.

    [.....]


    Il giorno seguente iniziò come tutti gli altri, arrivando al gate in orario e cercando di svolgere le sue mansioni normalmente, anche se in quel periodo era molto difficile riuscire a scorgere un sorriso sul suo volto, nonostante provasse ad essere sereno senza pensare il bijuu. La mattinata procedette tranquilla, le solite scartoffie da compilare e la gente da perquisire, finché non si presentò al cancello uno straniero con un colorito alquanto insolito e degli abiti che il genin ancora non aveva mai visto, ma dalla voce ed i modi con cui si rivolse a lui per entrare al villaggio, sembrava avere abbastanza fretta. Il guardiano però non poteva mancare al suo lavoro, quindi dopo una rapida perquisizione di routine fece passare il giovane senza fare storie, lasciandolo alle sue faccende apparentemente urgenti.
    Un altro fatto insolito, però, si verifico non molto tempo dopo che quel tipo lasciò l'ingresso del villaggio, quando arrivò una missiva indirizzata proprio a lui, firmata dal Mizukage, che richiedeva la sua presenza immediata ai moli di Kiri. Il fatto che non sapesse dell'assenza del Mizukage fu una fortuna, così potè evitarsi strane domande in proposito, rimanendo solo alquanto perplesso per quella convocazione improvvisa.
    Per la miseria, una missione di livello B. Disse, per poi rivolgersi agli altri guardiani senza nascondere la sua fretta. Ragazzi, scusate, devo proprio andare. Una missione urgente, non so quanto starò via, ci vediamo. E detto questo si precipitò all'interno del villaggio per correre immediatamente a casa a prendere il necessario per il viaggio.
    Non aveva mai ricevuto una convocazione così urgente, specie per andare in un luogo così sperduto, o quanto meno sconosciuto da quelle parti, e se si fosse trovato in un ben altro stato d'animo avrebbe fatto i salti di gioia, ma in quel momento non si sentì in vena di festeggiare.
    Dopo aver spiegato rapidamente ai nonni l'accaduto, salì di corsa in camera per prendere tutto il suo equipaggiamento ed infilare nello zaino qualche vestito di ricambio e un impermeabile (che non si sa mai). A quel punto, alzò un attimo gli occhi e notò il kunai lanciato la sera precedente e ancora conficcato nella parete dietro al panda. In quel momento riprese a sentir crescere un senso di angoscia, riflettendo che stava per iniziare una missione in compagnia di altre persone ed avendo il timore che il demone potesse attivarsi per peggiorargli la situazione.

    Bè? Ti sei fermato?


    Dopo giorni interi di silenzio, quella voce che tanto aveva odiato e temuto risuonò nuovamente nella sua mente, scuotendolo nel profondo. Sapeva che non avrebbe potuto evitarlo per sempre, ma quell'improvvisata gli ricordò che lui era sempre presente ed ascoltava e vedeva tutto, mettendogli comunque una certa insicurezza che il bijuu notò, ridendo divertito per aver raggiunto il suo scopo.
    Il genin sapeva che quel bastardo voleva solo mettergli paura. Stava cercando di indebolirlo psicologicamente sfruttando la sua già debolezza attuale, ma Ryuu non voleva certo lasciarlo vincere. Non poteva lasciarsi andare, facendo esattamente ciò che voleva il demone, doveva tenere duro e se si fosse controllato al meglio, avrebbe anche potuto svolgere la missione tranquillamente, quindi dopo aver respinto quei brutti pensieri ed aver estratto il kunai dal muro ignorando la provocazione del Sanbi, lo sistemò nel suo porta-oggetti, scendendo poi al piano di sotto e finendo di riempire lo spazio vuoto nello zaino con delle vivande preparate al volo dalle nonne.

    In men che non si dica si inoltrò nuovamente tra le strade del villaggio, dirigendosi verso il porto. Purtroppo il demone faceva parte di lui, doveva solo imparare a tenerlo sotto controllo, anche se non poteva fare a meno di temerlo e temere al tempo stesso quello che sarebbe potuto succedere se solo si fosse impossessato della sua volontà. Stavolta non ci sarebbe stato il Mizukage a proteggerlo da sè stesso.
    Una volta giunto nei pressi del porto, vide in lontananza i suoi due amici con cui aveva già svolto una missione, avvicinandosi a loro per poi salutarli abbozzando un sorriso. Era decisamente contento di rivederli e di intraprendere un'altra missione insieme, ma anche loro avrebbero potuto notare che c'era qualcosa di diverso in lui, non avendo quel solito entusiasmo che lo contraddistingueva. Dopo essersi riuniti, si avviarono sui moli, incontrando il ragazzo che avrebbero dovuto accompagnare e Ryuu scoprì con sorpresa che si trattava dello stesso giovane frettoloso che quella stessa mattina si era presentato alle mura, capendo finalmente il perchè di quell'aspetto e quegli abiti decisamente esotici.
    In un primo momento, Akira non si ricordò il nome del ragazzo, e anche Ryuu doveva ammettere di non averci prestato molta attenzione per la fretta che la missiva gli aveva messo addosso, quindi se Meika non avesse saputo aiutare il suo amico, si sarebbero trovati tutti e tre in una situazione alquanto imbarazzante, dato che sarebbe toccato a Ryuu tirare fuori dalla tasca la missiva per rileggerne il nome, cercando (senza successo) di non farsi vedere e presentandosi poi al ragazzo.
    Ehm...Riwa, giusto? Piacere, Ryuu Mizukiyo.
    E dopo quell'iniziale figuraccia, si sarebbero imbarcati per raggiungere il Paese del Miele, dove avrebbero dovuto reclutare l'ultimo membro del gruppo prima di dirigersi nella misteriosa Shulva. Per fortuna il viaggio non fu particolarmente lungo e Ryuu passò il tempo in compagnia dei suoi amici, anche se mantenne per una buona parte del tempo un comportamento un po' distratto e non essendo molto incline a ridere e scherzare.
    Il pensiero della presenza fissa del Sanbi anche in quei momenti, riusciva a metterlo di malumore, e non se la sentì di divertirsi come nulla fosse, non riuscendo a liberarsi completamente dei brutti pensieri che lo tormentavano, immaginando che avrebbe potuto perdere il controllo della sua volontà per colpa del demone. In quei momenti, l'unico ad avere paura di Ryuu era Ryuu stesso. Se qualcuno avesse chiesto il perchè di quel suo comportamento, avrebbe risposto tranquillamente di non preoccuparsi e che non era nulla di importante.

    Arrivati infine a destinazione, attesero l'arrivo dell'ultimo ninja, che Ryuu scoprì con molto piacere che si trattava del monaco che aveva incontrato già un paio di volte alla festa della fondazione ed allo Shi-e-en, anche se quell'ultimo incontro non durò che qualche rapido scambio di parole. In ogni caso fu proprio contento di rivederlo, salutandolo quasi fraternamente.
    Ciao Haruki! Sono Ryuu di Kiri. Continuiamo a incontrarci per caso, però è divertente. Come va? La prima volta che si incontrarono neanche capì che si trattava di un ninja, ma la cosa che gli fece strano vedendolo arrivare, fu sapere che sarebbe stato proprio lui a dover partire in missione con loro. Per una missione di un livello così alto, per giunta. Non che dubitasse delle sue abilità di combattimento, ma non capiva come avrebbe fatto a combattere liberamente nonostante fosse privo di vista e a seguirli.
    Se il monaco avesse riconosciuto in Akira e Meika i due ragazzi che quasi lo aggredirono alla festa della fondazione non accorgendosi che fosse cieco, dopo che questi si scusarono Ryuu si rese finalmente conto che furono proprio loro a rimanere coinvolti in quell'incidente.
    Ah, è vero. Eravate voi due, non ci avevo fatto caso. In effetti quello fu il primo incontro anche tra Ryuu e i due compagni kiriani, ma per qualche strano motivo non collegò mai le loro facce a quelle dei suoi amici.
    In ogni caso, dopo essere saliti a bordo di un carretto che li avrebbe portati all'ultima tappa del loro viaggio, Ryuu si sarebbe sistemato poggiando lo zaino a terra e continuando a chiacchierare con i suoi compagni di viaggio, non facendo ormai neanche più caso al continuo sorseggiare di Akira per mantenersi idratato.
    Nonostante non si trovasse molto lontano dal Paese dell'Acqua, il genin non era mai stato nel Paese del Miele, godendosi la bella giornata che si prospettava ma restando comunque il più delle volte distratto e preoccupato da quel peso che si portava dietro, non essendosi ancora abituato a quella situazione, e se gli altri avessero provato a farglielo notare, avrebbe sempre negato che ci fosse qualcosa che non andava, mettendo anche in mezzo banali scuse come un mal di testa o l'essere sovrappensiero.
     
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