[Gioco] Gli infami venti di Shulva

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    Jotty2Hotty

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    Uno sporco mistero



    Il gruppo avrebbe potuto attraversare la palude senza problemi, senza intoppi, e senza incontrare anima viva nei tre giorni che avrebbero impiegato per superare le acque limacciose che li separava dalla valle di Shulva. Ad ogni passo, il giovane Riwa si mostrava più irrequieto, sentiva di avvicinarsi a casa, e nutriva nel cuore una speranza che aveva quasi abbandonato; quella di poter varcare le soglie di pietra della città sotterranea, con una soluzione al loro problema, con la possibilità di portare aiuto ai suoi compagni, al suo comandante, e a tutti gli Shulviani rimasti, per liberarli da quel gravoso giuramento che li legava alla città infame, ma non fu quello che trovarono, varcata la soglia della vallata di Shulva.

    Corvi



    Una nuvola di corvi volava in cerchio sulla valle. Una distesa sterminata di tende e carri bruciati da tempo, ormai solo in fumo, centinaia, centinaia e centinaia di cadaveri di contrabbandieri e malviventi, disposti a casaccio sui prati che un tempo sorvegliavano l'entrata della città infame.
    La quantità di corpi era allucinante, e altrettanto incredibile il numero di divoratori di carcasse provenienti da chissà dove, volati attraverso le montagne, attirati nei giorni dall'odore dei cadaveri, che ora quasi non veniva più percepito se non dentro la valle. Erano morti da tempo.
    Forse poco dopo la partenza del ragazzo qualcosa era avvenuto, qualcosa che nemmeno lui si stava aspettando, tanto era impietrito dal terrore di quella visione terrificante; e corse. Si lasciò alle spalle i ninja, e corse giù per la collina in direzione dei portoni di pietra, senza curarsi dei presenti ormai morti, e senza fare caso ai corvi, così numerosi da coprire il sole. Nulla lo avrebbe fermato, mentre si avvicinava alla porta di casa.
    Quando i ninja lo avrebbero seguito, avrebbero notato come non ci fosse ombre di superstite, tutti morti. Eppure nessun segno di battaglia, piccole risse si, quando si era scatenato il panico, dovevano essere scoppiate delle diatribe, qualcuno era pugnalato, qualche testa era caduta, ma nulla che avesse marciato su di loro. Quello non era un campo di battaglia, era più un lazzeretto. Tanti dei morti più vecchi erano ammassati tra di loro, forse prima ancora che scoppiasse il caos.
    Quando avessero raggiunto il ragazzo, lo avrebbero trovato afflosciato a terra, in ginocchio, con lo sguardo fisso verso le grandi porte, che ora giacevano completamente chiuse, sigillate. Non avrebbe mosso un muscolo, nè risposto a una sollecitazione, solo una flebile frase sarebbe uscita dalla sua bocca, a ripeetizione ogni qualche secondo, come in preda alla follia.


    -.....le porte....hanno chiuso le porte....-
    -....hanno chiuso.....le porte.......-
    -....perchè.....le porte.....hanno chiuso...-



    E niente, non si sarebbe mosso da lì. Nemmeno quando i corvi gli avessero banchettato accanto, nemmeno quando la nuvola di becchini alati avrebbe coperto il sole, nemmeno quando uno dei corpi si fosse mosso, in preda al dolore di non aver ancora avuto la grazia della morte, compiendo un impetuoso scatto da terra, agguantando Meika per una gamba, come per chiedere aiuto, conficcandole le unghie ormai marce della mano nella coscia, per tirarsi su, e spirare subito dopo, cadendo nuovamente a terra. Nemmeno quando il respiro della ragazza avrebbe iniziato a farsi sostenuto, obbligandola a cadere a terra su 4 arti per la fatica. Nessuna risposta dalla città, la ragazza avrebbe avuto bisogno di tornare alla civiltà, alla svelta.

    - ...le porte.....hanno chiuso....le porte....-



    Edited by Jotaro Jaku - 29/11/2016, 21:57
     
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    Gli Infami Venti di Shulva

    IV - Dramma


    L'aria umida della palude, in qualche modo, ricordava vagamente il Paese dell'Acqua al giovane genin, che però non giovò di certo al suo umore già sotto i piedi. Come per i giorni precedenti, il ragazzo preferì starsene principalmente sulle sue, non dando eccessiva confidenza ai suoi compagni di viaggio, perennemente preoccupato che potesse in qualche modo arrecare danno a loro o che avrebbero potuto fargli troppe domande (paradossalmente) sul suo comportamento distaccato.
    Tuttavia, il suo scopo ormai era salvare quelle povere persone intrappolate nella loro stessa città e circondate da guerra e chi solo sa cos'altro, quindi man mano che si avvicinavano alla loro meta, sentiva crescere un senso d'ansia che avrebbe potuto appagare soltanto arrivando a vedere la città coi suoi occhi.

    La paura cominciò ad assalirlo nel momento in cui, usciti dalla fitta boscaglia, niente era come avrebbe dovuto essere. Ovunque posasse lo sguardo, non si vedeva che morte; uno spettacolo tremendo a cui nessuno seppe dare una spiegazione concreta, vita la quantità immane di corpi ammassati o sparsi per l'intera vallata, con una moltitudine di specie animali a cibarsi dei resti.
    Il fetore putrido emanato da quello scempio, superava di gran lunga la puzza della palude che per 3 giorni aveva riempito le loro narici ed impregnato i vestiti, costringendo Ryuu a doversi mettere una mano davanti a bocca e naso per cercare di filtrare il più possibile l'aria respirata, ma naturalmente senza molto successo.
    Seguendo il cittadino di Shulva dentro il macabro paesaggio, non ci si poteva non chiedere cosa potesse essere accaduto. Non sembrava esserci stata una battaglia, eppure vi erano parecchi particolari del tutto insoliti, a cui il Mizukiyo non seppe trovare una spiegazione, se non l'opera di qualche genjutsu o del gas che aveva infettato la città, come aveva sentito dire da Riwa. Un evento del genere sarebbe stato da considerarsi una tragedia indipendentemente da chi avesse colpito, ma ciò che più interessava al genin kiriano in quel momento, erano chi doveva essere ancora in vita, ovvero gli shulviani dentro la città.
    Disgraziatamente, la porta di accesso era stata sigillata, ma d'altro canto, ciò stava a significare che probabilmente qualcuno lo avesse fatto per difendersi dall'orrore che si stava consumando all'esterno, e quindi il genin arrivò alla conclusione che forse sarebbero potuti essere ancora vivi, nonostante i pericoli si celassero anche all'interno.

    Non fece in tempo a finire di elaborare quel pensiero, però, che qualcosa si mosse in tutto quel silenzio tombale, spaventando ed agguantando Meika, su cui venne attirata immediatamente l'attenzione di Ryuu e sicuramente anche degli altri presenti. La scena fu alquanto raccapricciante, in quanto ci si rese conto che non tutte le persone erano morte, sebbene quello che afferrò la loro compagna per una gamba, sembrò morire subito dopo.
    Il Mizukiyo rimase qualche istante in attesa, come ad aspettare le reazioni degli altri e i loro pareri, dato che non sembrava essere successo di grave, ma fu ciò che accadde poco dopo a sconvolgerlo del tutto, mettendolo in allarme. Meika iniziò a sentirsi sempre peggio, fin quando non accusò degli strani sintomi e cadde a terra dalla stanchezza; il genin si precipitò su di lei, in ansia per la sua salute e preoccupato che avesse contratto un qualche genere di virus, magari con la puntura di un insetto nella palude. Non sappe proprio che altro fare, se non controllarle le pulsazioni e farsi prendere totalmente dal panico più totale.
    Merda. Merda! Non sta bene, non sta bene! Che facciamo? Io non so niente di medicina, è lei il medico. Come si fa a guarire qualcuno se è il medico, il malato?! Facendosi aiutare da Akira o Aruki, avrebbe suggerito di stenderla a terra ed avrebbe cercato di parlarle, ma il suo fare colmo di ansia e panico non avrebbero fatto quasi certamente alcun bene al povero ragazzo di lei, probabilmente allarmandolo ancora di più. Meika, ci senti? Che dobbiamo fare? Come ti senti? Avrebbe detto il genin, provando a parlare con lei sperando che fosse cosciente, ma a quanto pare, la situazione andava peggiorando. Avrebbero dovuto decidere in fretta cosa fare, in quanto la porta di pietra che conduceva alla città non dava segni di vita, e il povero shulviano rimasto chiuso fuori, sembrava in preda alla disperazione, come se non vi fosse rimedio a quella situazione.
    Sembrava assurdo, visto quanto erano vicini ad una città, ma l'unica soluzione possibile, per non rischiare che le condizioni di Meika si aggravassero, pareva essere tornare indietro per dove erano venuti ed arrivare al primo villaggio sul loro cammino per far visitare la loro compagna. Per quanto la città di Shulva potesse essere in pericolo, loro non ne potevano sapere più di quanto potessero supporre dai racconti di Riwa, quindi in quel momento, secondo il parere di Ryuu, la cosa che più importava era salvare la vita della loro compagna, in pericolo certo. Parere che espresse senza perdere altro tempo ai suoi compagni di squadra, per quanto gli stringesse il cuore abbandonare anche solo momentaneamente gli shulviani, sentendosi un po' egoista.
    Ragazzi, dobbiamo tornare indietro. Non possiamo andare avanti con Meika in queste condizioni, e la porta di Shulva non sembra neanche volersi aprire, quindi secondo me è meglio tornare al villaggio dopo le paludi, facendo il più in fretta possibile. Lì credo che ci dovrà essere qualche dottore.
    Se fossero stati d'accordo sul da farsi, non c'era altro tempo da sprecare in chiacchiere, quindi avrebbe usato i suoi cloni acquatici per trasportare la ragazza, se non ci avesse pensato prima Akira, non sapendo più che altro fare per aiutarla. Prima di partire, avrebbe cercato anche di convincere il giovane dalla pelle scura a seguirli per non restare solo, ma se avesse voluto restare nei pressi della sua casa, non avrebbe insistito più di tanto.
    Se invece i suoi compagni di viaggio non avessero ritenuto saggia la sua scelta, a quel punto non avrebbe più saputo che inventarsi, stando a sentire le loro idee, ma restando comunque convinto che sarebbe stato meglio prendere la strada del ritorno.
     
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