Creature del Male, Parte II

Kawa no Kuni

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    Una timida pioggia iniziò a ticchettare sulla vegetazione nella penombra della valle. Era il tramonto, ed ormai tutto stava iniziando a perdere la sua luce. Gli animali diurni fuggivano nelle proprie tane, al riparo dalle insidie della notte, rifuggendo quelle tenebre che così bene riflettevano le loro paure più primordiali. Al contempo, i predatori notturni erano in procinto di risvegliarsi e tornare a macchiare di sangue la terra umida della notte.

    Sicuramente, quella era l'ora che più rappresentava l'avvento del Flagello Immortale.

    jpg

    Egli camminava piano, senza tradire fretta alcuna nel suo portamento, inoltrandosi verso le profondità della valle. Mentre si muoveva, per quanto ad ogni passo la pioggia cadesse più forte, nessuna goccia osava bagnare la sua figura: a causa dell'incessante crescita dei suoi poteri, ormai anche l'acqua stessa era terrificata alla sola idea di avvicinarsi all'Avatar. Aveva lasciato Shutei ed il Risorto alle sue spalle. L'ingranaggio infernale concepito dalla mente dell'Immortale era ormai partito e presto l'intera società civile ne sarebbe stata scossa nelle fondamenta. Aveva garantito ai due guerrieri di cui si accompagnava alcune ore di libertà, per prepararsi alla violenza del giorno successivo al meglio. Egli aveva fatto lo stesso: si era incamminato in quella valle oscura, senza temere alcun male, perché il suo potere era con lui.

    Il suo desiderio era semplice: raccogliere immense quantità di energia da tutto l'ambiente circostante, piegando la natura in forme turpi e grottesche nel processo, e manipolare quella stessa forza vitale per i suoi empi scopi. Provava una sorta di piacere selvaggio al pensiero di rivoltare l'essenza primigenia di tutte le creature che abitavano il continente su quelle stesse creature: shinobi, civili, donne, vecchi e bambini. Nulla e nessuno sarebbe sfuggito alla nera ondata di marea che il Flagello rappresentava. Un passo alla volta, la sua oscurità accecante avrebbe tinto il mondo per sempre, derubandolo della sua luce.

    Giunto in una piccola radura nella densa macchia vegetale in cui si era addentrato, l'Avatar arrestò il suo passo. Davanti a lui, un enorme faggio, vecchio almeno un paio di centinaia di anni, assorbiva gran parte della pioggia cadente senza quasi muoversi, tanto appariva coriaceo e resistente. Molti lo avrebbero definito un miracolo della natura. Gli occhi scintillanti di Jeral, violacei nella penombra, caddero sull'albero e lì vi rimasero per qualche istante, mentre egli ponderava cose che all'uomo non è dato sapere. Poi, la sua espressione cambiò. Da una di imperscrutabile contemplazione, la maschera che aveva in volto mutò in una di sottile sorpresa, curiosità, ed infine anticipazione di un massacro. Qualcuno di tanto pazzo da provare a pedinare il Flagello esisteva ancora, quindi [Sesto SensoPercezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva.


    Sesto Senso [2]
    Arte: L'utilizzatore può percepire la presenza di manifestazioni di chakra entro 900 metri (3 passi); può essere applicata Percezione del Chakra. Sono necessari 2 round di concentrazione.
    (Consumo: Basso)
    ]
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    jpg

    Concentrandosi più a fondo per qualche istante, Jeral ottenne una chiara immagine dell'energia dello spericolato individuo che, a circa una cinquantina di metri dietro di lui, si muoveva nella foresta verso la direzione dell'Avatar. Aveva a che fare con un guerriero: il chakra che percepì era piuttosto sviluppato, anche se non enorme. Percepì anche una profonda oscurità nell'anima di chi lo seguiva: era come osservare un pozzo nero, senza sentimenti o compassione. Un assassino? Possibile. Si chiese se fosse un sicario mandato dall'Accademia per la sua testa, dopo i vari massacri del Ferro, della Felce e dell'Onda, nonché la questione della Tetracoda e le mura di Oto. Quei pensieri gli strapparono una risata divertita: in effetti, più di un mortale seduto su una sedia aveva ormai diverse ragioni per volere il Flagello morto. Poveri sciocchi. Se solo avessero saputo.

    « ... »

    Camminò fino al tronco dell'albero e si appoggiò di schiena alla corteccia, incrociando le braccia in una posizione rilassata. Il suo sguardo crudele era fisso verso la posizione del sicario, ma Jeral non fece altro per fargli notare che era stato individuato: perché privarsi del gusto di scorgere le reazioni del nuovo arrivato? C'era infatti qualcosa di singolare in quest'ultimo, qualcosa che l'Avatar aveva notato percependone l'energia vitale: per quanto sviluppata, per quanto oscura, essa era anche, in un certo qual modo, evanescente. Non aveva mai percepito nulla di simile, se non in un'occasione, nello sventurato giorno in cui aveva camminato nella terra degli Hyuga della Foglia durante l'attacco di Hayate.

    Che anche il sicario facesse parte di quell'organizzazione?

    OFF GAME
    Jeral, Flagello Immortale
    Nukenin A Nera

    Energia Vitale: 30/30
    Vitalità: 18.5/18.5
    Danni: /
    Status: /
    Buff: Rigenerazione x4 (Vitalità ed Energia Vitale); Rigenerazione x 1.5 (Chakra)


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    Chakra Rimanente: 1490/1500
    Spese di Chakra:

    -1x Basso (10)[Sesto Senso]

     
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    × Legenda
    Narrazione
    «Dialoghi»



    Tanto, troppo tempo era passato da quel fatidico giorno. Il lavoro di tutta una vita era stato stravolto, e un sentimento, sempre più flebile, è andato via-via a disperdersi. In quel mondo così strano nessuno ti ripagava per il tuo essere buono, anzi. Quando ti comporti bene con tutti, prima o poi qualcuno ti ficca un coltello nella schiena, dopo averti baciato sulla guancia e averti tradito. Era andata così, durante una missione, prima ancora che Karasu avesse perso la memoria del suo nome e la ragione per via del tradimento. Era un Uchiha quello che si ricordava; quegli occhi cremisi riempiti di rosso, con dei puntini neri su di essi. Erano quegli gli occhi del tradimento, ed era quegli occhi che desiderava avere sopra ad ogni altra cosa. "Non sono stato io a tradire" - pensò seguendo un uomo che voleva incontrare; un uomo che desiderava incontrare più di ogni altro al mondo. Dopo quel periodo di riposo solitario; dopo quel periodo passato lontano da Konoha, lontano da quei traditori del clan Uchiha, lontano, ahimé, dal suo ex migliore amico di quel clan, era venuto il tempo di tornare. Tornare per mettere a fuoco Konoha e il mondo intero. Tornare, per bruciare ogni cosa, iniziando dal centro e proseguendo verso l'esterno. Dopo quell'evento, sentiva solo tanto rancore, tanta negatività a circondarlo in tutto e per tutto. Se prima cercava l'amore, ora cercava l'odio; se prima cercava la vita, ora voleva soltanto portare la morte. Era così che funzionavano le cose: prima sei tradito e poi tradisci. Prima un Uchiha ti pianta un coltello nella schiena, e poi tu, savato dai corvi, dai Karasu, ti rifugi lontano da quel villaggio ipocrita e maledetto. Da quel villaggio in cui abitano solo false maschere.
    "Karasu" - pensò fra sé e sé saltarellando fra un albero e un altro sempre di più avvicinandosi all'obiettivo, che ora sostava sotto a un'enorme faggio. Quali pensieri vi erano nella sua mente? Quali preoccupazioni ne facevano danzare l'anima?.. Quella figura tanto a lungo cercata e bramata, avrebbe segnato la fine del buon vecchio foglioso, ninja che si era sempre preoccupato di aiutare tutti. Quella figura che stava cercando era la fine di un Karasu, e l'inizio di un altro. Era la trasformazione del corvo dal bianco al nero, di colui che si fece aiutare dai corvi pur di sopravvivere, e che, nonostante tutto, divenne uno di loro.
    "Sharingan" - pensò ancora, ricordandosi quegli occhi strambi che tanto desiderava fare suoi. Poi balzò su di un albero, quindi ancora su un altro.

    CITAZIONE
    Chakra Adesivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità sulle superfici verticali.
    (Mantenimento: ¼ Basso)
    [Da Genin in su]


    Li sopra, a circa 100 metri distanza dall'obiettivo nella foresta, ebbe l'accortezza di toccare la corteccia apponendoci un unico sigillo.

    CITAZIONE

    Tracciamento del Sigillo di Dislocazione Remota
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tocco (0)
    L'utilizzatore può tracciare un sigillo di dislocazione remoto toccando un obiettivo o una superficie. I sigilli remoti permettono un teletrasporto senza limite massimo di distanza. E' possibile avere un singolo sigillo remoto ogni livello nella tecnica speciale posseduto.
    Tipo: Fuuinjutsu
    (Livello: 3 / Consumo: Mediobasso )
    [Richiede Dislocazione Istantanea II]

    [Da genin in su]

    Quindi continuò, saltando dall'albero all'albero, fino a giungere in prossima del faggio sotto al quale sostava la figura incapucciata. Per via della pioggia si fece rapidamente furtivo [Furtività: 9+4,5]

    CITAZIONE


    Nemico Prescelto [0]
    Speciale: L'utilizzatore seleziona un obiettivo singolo o un gruppo definito, definendolo come proprio nemico prescelto. Ogni azione intrapresa contro di essi ha Percezione o Furtività incrementata di 4,5, oppure entrambi incrementati di 3. Il nemico prescelto può essere assegnata da terzi, nemico personale o per ottenere vantaggi.

    sterzando rapidamente prima verso destra, quindi in alto, e poi gettandosi a capofitto sul faccio sotto al quale sostava il tizio cercato.
    "Eccomi" - pensò Karasu, lasciandosi quindi andare in una corsa verso il basso sulla corteccia del faggio, per precipitare dall'alto immediatamente di lato dell'obiettivo. Quest'ultimo avrebbe potuto vedere un uomo in un lungo mantello nero, con una maschera metallica sulla cui fronte vi era dipinto un corvo nero intento ad alzarsi in volo. Se Jeral invece avesse guardato gli occhi, avrebbe visto un occhio marrone pieno di odio e rancore, mentre l'altro non lo avrebbe visto affatto per via del D-Visor situato su di questo. Solo per un attimo Karasu lo avrebbe fissato negli occhi, per poi parlare, mettendo una mano sulla sua katana.
    «Io ti cercavo,» - avrebbe detto questi con una voce fredda, glaciale, priva di una qualsiasi ragione o sentimento. - «E voglio seguirti.» - A tali parole egli avrebbe aperto il palmo dell'altra mano: se Jeral l'avesse afferrata, si sarebbero immediatamente ritrovati a 100 metri di distanza da li.





    Chakra: 58 Bassi / 60 Bassi
    Vitalità: 16 leggere

    Slot Tecnica I -
    Slot Tecnica II -

    Slot Difesa 1 - ///
    Slot Difesa 2 - ///
    Slot Difesa 3 - ///

    Slot Azione 1 - Dislocazione
    Slot Azione 2 - ///
    Slot Azione 3 - ///


    Equipaggiamento:
    Katana: 1/1
    Maschera: 1/1
    Mantello: 1/1
    Rivestimento mimetico (sul mantello e maschera): 1/1
    Kunai: 10/10
    Fascia da combattimento: 1/1 (braccio destro)
    Tonico di ripristino: 1/1
    Tonico di recupero: 2/2
    D-Visor (sull'occhio sinistro): 1/1
     
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    Alcuni minuti passarono nella penombra della valle, scanditi dal ticchettio della pioggia scrosciante ovunque. Jeral, al riparo sotto l'enorme faggio al centro della radura, osservava a braccia conserte la boscaglia davanti a sé, in attesa della mossa del sicario. Nessun rumore o foglia mossa in lontananza, però, sembravano anticipare la venuta di qualcuno. Ma il Flagello aveva letto l'anima del suo pedinatore e ciò che aveva visto gli dava una certezza: sarebbe giunto al suo cospetto, una piccola oscurità evanescente di fronte ad un oceano color pece, per chissà quale scopo.

    Fu un attimo.

    L'Avatar non si era distratto per un istante, eppure, mentre quelle considerazioni gli attraversavano la mente, un'ombra scintillante entrò prepotentemente nel suo campo visivo dall'alto. I suoi occhi violacei catturarono l'immagine di un mantello del colore della notte sormontato da una maschera metallica dalla quale, tetre e quasi vitree, due sfere color nocciola lo fissavano freddamente. Nonostante fosse stato colto di sorpresa, l'Immortale rimase immobile; il suo corpo non tradì alcun nervosismo per quella improvvisa apparizione: era come se fosse solo caduta un'altra goccia di pioggia. Fissò il nuovo venuto diritto negli occhi, ignorando la katana che stringeva in una mano. Ci sapeva fare se gli era arrivato così vicino, al centro di una radura, senza che Jeral si accorgesse di nulla.

    Quando, dopo lunghi secondi, l'altro parlò, la sua voce maschile suonò fredda e impersonale alle orecchie del Flagello. Lo stava cercando. Dunque, come Jeral aveva sospettato, sapeva chi aveva davanti. Questo rendeva le cose interessanti. Un attimo dopo, altre tre parole risuonarono dall'interno della maschera metallica: "e voglio seguirti". A quella repentina dichiarazione si accompagnò un gesto inconsueto, che fece saettare gli occhi dell'Avatar verso la mano che gli veniva offerta.

    Un sorriso feroce gli si dipinse all'istante in volto.

    Chiunque fosse, da ovunque venisse, l'uomo mascherato aveva fegato. Aveva osato molto, con le sue parole e con le sue azioni. Soprattutto, la sua mano aperta simboleggiava la sua disponibilità a subire il tocco del Flagello. Mentre le mani di Jeral abbandonavano la posizione incrociata in cui stavano riposando, quest'ultimo guardò di nuovo nelle fessure della maschera che nascondevano gli occhi del sicario.

    jpg

    « E così farai, fino alla tua morte. », disse, e la sua voce era una fiamma nera nella pioggia.

    La sua mano si strinse su quella del nuovo venuto, similmente ai talloni di un'aquila sulle carni di un tenero volpino [FOR:Nera].

    In un istante, il mondo mutò. Senza che neanche avesse tempo di rendersi conto del modo, l'Immortale si vide trasportato in un altro luogo senza il suo consenso. Sentì le suole dei suoi stivali poggiare sulla corteccia di un albero a qualche metro da terra, mentre la pioggia scrosciava tutto attorno. Diamine. Quel tizio gli piaceva. Era un uomo di fatti: senza inutili giri di parole, aveva subito provato il proprio valore al Flagello Immortale. Un valore, tra l'altro, a dir poco considerevole. Jeral lo sapeva bene: quella era l'arte proibita del Quarto Hokage, come l'aveva definita Soken Hyuga. Una manipolazione dello spazio-tempo superiore persino a quella perpetrata dall'Avatar stesso. Non si lasciò impressionare: poteva essere una tattica ben congegnata per guadagnare la sua fiducia e ottenere informazioni per conto di qualcun'altro.

    « Ciò che brandisci è un dono raro e prezioso, ma tradisce le tue origini. »

    La stretta sulla mano dell'altro si fece all'improvviso implacabile, nel duplice intento di costringere l'uomo in ginocchio e di rendergli la fuga impossibile [FOR:Nera+4Nera (Base) + 4 tacche (Mediobasso)].

    « Rivela ciò che nascondi. », fu il comando perentorio che, tramite il contatto esistente tra i due, il chakra nero dell'Immortale veicolò al sistema nervoso dell'uomo mascherato, mentre l'illusione si impadroniva della sua mente [Interrogazione MentaleInterrogazione Mentale
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tigre (1)
    L'illusione si attiva tramite il contatto con la vittima. L'utilizzatore sarà in grado di interrogarla, cercando di estorcerle le informazioni direttamente dalla propria psiche leggendo la mente. Può essere utilizzata anche su bersagli incoscienti, riuscendo a comunicare mentalmente. L'utilizzatore vedrà le immagini dei pensieri superficiali della vittima, la quale è consapevole dell'interrogazione. Per mostrare un'immagine diversa dal reale pensiero è necessaria molta concentrazione, uno slot difesa e un consumo pari a medio ogni domanda. L'efficacia è pari a 30. Ogni domanda oltre alla prima richiede slot azione/tecnica.
    Tipo: Genjutsu - Tameshi
    [Livello: 4 | Consumo: Mediobasso ogni domanda]
    [Da Genin in su]
    ][POT:8530 (base) + 55 (Simbolo della Psiche Eretico)

    Tecnica Economica [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire la tecnica avanzata risparmiando il 25% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Alternativamente è possibile risparmiare il 50% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 3 round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.
    ]
    .

    « Il tuo nome. »

    « La tua storia. »

    « Le tue abilità. »

    « Il tuo scopo. »

    « I tuoi capi. »

    « Le tue informazioni sul Flagello Immortale. »

    « Le tue reali intenzioni sul voler seguire il Flagello Immortale. »

    Ad ogni ordine inquisitorio, l'uomo avrebbe sentito la mole titanica della coscienza dell'Avatar sfiorare la sua, minacciando di inghiottirla al primo cenno di resistenza. Quell'interrogatorio, avrebbe compreso se abbastanza sveglio, era la prova che era riuscito a guadagnarsi per sopravvivere all'incontro con il Flagello Immortale. L'unica prova.

    L'avrebbe superata?

    OFF GAME
    Jeral, Flagello Immortale
    Nukenin A Nera

    Energia Vitale: 30/30
    Vitalità: 18.5/18.5
    Danni: /
    Status: /
    Buff: Rigenerazione x4 (Vitalità ed Energia Vitale); Rigenerazione x 1.5 (Chakra)


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    Chakra Rimanente: 1400/1500
    Spese di Chakra:

    -1x Mediobasso (20)[Impasto]
    -7x Mediobasso (70)[Interrogazione Mentale]{-50% TA Economica}

    ______________

    Angolo Commenti

    Naturalmente, ogni interazione è ipotetica a prescindere dalla scelta stilistica del modo di narrazione utilizzato.

     
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    × Off-Game ×


    × Legenda
    Narrazione
    «Dialoghi»



    Al sorriso del Flagello Karasu non si scompose, né si mosse. La faccia rimase uguale e impassibile, fredda come la sua maschera. Nessuna emozione albergava nei suoi occhi che Jeral avrebbe poi fissato, e nessuna vi avrebbe preso vita. Era un assassino, un robot. Su un occhio portava il D-Visor per vedere meglio le proprie prede, mentre nell'altro occhio portava solo il gelo e tutta le nagtività possibile di quel mondo che voleva vedere in fiamme. Nessuna emozione venne rivelata nemmeno dopo, quando Jeral accettò la sua mano e quando gli disse che sì, l'affare era, probabilmente fatto. Il corvo rimase ad essere il corvo. Lo rimase anche quando un attimo balenò e si ritrovano a una distanza inimmaginabile dalla loro posizione iniziale, sulla corteccia di quell'albero sul quale vi era il sigillo. Mano nella mano, similmente a un padre e un figlio, ricomparvero a pochi metri da terra, lontanissimi da dove erano, da quel faggio secolare. Il resto venne da sé, e fu proprio così come il corvo lo aveva immaginato: alla stretta della sua mano si lasciò piegare di forza provando non poco dolore per via della presa e si mise in ginocchio dinnanzi all'uomo che aveva cercato per così tanto tempo. Quando poi arrivò la tecnica e il chakra oscuro, molto simile al suo stesso gli pervase corpo e anima, aprì le porte della sua psiche a Jeral in modo completo e totale.
    Nessuna parola però sarebbe stata pronunciata da Karasu; questi anzi avrebbe anzi visto delle immagini complete e dettagliate, realistiche, senza nessuna nota falsa dentro. Erano dei ricordi, o almeno così Jeral li avrebbe potuto comprendere. Dei ricordi vecchi, ma nemmeno troppo: dei ricordi pieni di emozioni, tra le quali vi era solo molto rancore.

    In risposta alla prima domanda, Jeral avrebbe visto prima un ragazzo dai lunghi capelli corvini, con un sguardo felice, ma solitario e un altro shinobicon gli occhi tipici di un Uchiha a fianco a lui. Quell'immagine sarebbe scomparsa subito, sostituita da un branco di corvi intenti a tirare fuori dalla schiena del ragazzo con i lunghi capelli corvini di prima un pugnale. Alla fine sarebbe apparsa solo una maschera, quella del shinobi dinnanzi a Jeral. Una maschera raffigurante un corvo. Perché era così che si chiamava ora. Karasu. Corvo. O colui che fu tradito, e salvato dai corvi divenne uno di loro.

    Per rispondere alla seconda domanda, Karasu si sarebbe concentrato prevalentemente sulla sua nascita e sulla sua amicizia. Era nato a Konoha una ventina di anni prima, in una famiglia completamente composta da membri del clan Uchiha. Entrambi i genitori di Karasu che Jeral avrebbe visto avevano sviluppato lo Sharingan. Poi Jeral avrebbe visto i tentantivi di Karasu di sviluppare anch'egli quel dono oculare, senza però riuscirci, cosa che lo portò su una strada piena di studio e di insidie per imparare a usare la tecnica proibita del Quarto. Un dettaglio importante in tutto quello vi era l'amicizia profonda di Karasu con un altro ragazzo del clan che era riuscito a sviluppare lo Sharingan: Jeral avrebbe visto i loro giochi, i loro allenamenti, le loro passeggiate, i loro pasti, i loro dialoghi, le loro storie. Poi avrebbe visto una missione dura, durissima, forse mortale: Jeral avrebbe visto i due accerchiati dai nemici. Questi dissero che i due avrebbero dovuto combattere e colui che avrebbe vinto sarebbe stato salvato. Poi una sola immagine: Karasu con un pugnale nella schiena in una pozza di sangue.

    In risposta alla terza domanda Karasu avrebbe mostrato la sua vita dopo la sua prima morte. Inseguiva le prede leggendone le tracce lasciate in giro per l'ambiente, e le assassinava furtivo, nascosto, celato. Era un inseguitore e un assassino, dunque; un avventuriero libero come un corvo che girovagava per il mondo cacciando prede sempre più nuove. In contempo era mutato anche il suo chakra: una volta era di tipo fuoco, ma dopo quell'evento era diventato d'ombra. Era una specie di negatività dilagante; un male che avrebbe potuto far appassire le piante e distruggere la terra. Era la morte; era l'ombra. Non per ultimo avrebbe mostrato a Jeral la sua abilità nell'uso della katana e del chakra abbinato alla sua lama: era quello il suo modo preferito per uccidere.

    Alla domanda sullo scopo Karasu, forse per la prima volta dopo tanto tempo, avrebbe sorriso, mostrando delle immagini chiare e inequivocabili.
    In primo luogo, sopra ogni altra cosa voleva sviluppare lo Sharingan: quel che non aveva fatto durante la sua prima vita, avrebbe voluto farlo durante la seconda.
    In secondo luogo voleva il completo sterminio del clan Uchiha, compresa la sua famiglia e la famigia del suo ex migliore amico.
    In terzo luogo aveva fatto nascere nella mente l'immagine di Konoha completamente distrutta dalle esplosioni e dalle fiamme; un villaggio che non esisteva più. Un villaggio distrutto.
    Infine, come ultima immagine avrebbe fatto vedere a Jeral tutto il continente ninja. Da nord a sud, da est a ovest era completamente in disperazione, in fiamme, nel caos più totale e macabro. Era un posto ove fratello uccideva fratello, e figlio pugnalava il padre per un briciolo di pane. Era l'inferno in terra.
    Erano quelli i suoi scopi, e l'ultima era la sua utopia maggiore.

    Alla domanda sui capi Karasu mostrò lo stesso corvo di prima, libero nel cielo com'era. E la risposta era semplice: non aveva capi.

    Sul Flagello Immortale fece nascere solo qualche immagine molto caotica. Voci che aveva sentito, niente di più; per poi arrivare alla traccia che aveva riconosciuto e seguito, analizzato, e che, da bravo inseguitore, lo aveva portato in quella foresta.

    Sulle reali intenzioni Karasu avrebbe mostrato le stesse immagini di prima, i suoi scopi. Erano quelle le intenzioni: uccidere, distruggere, gettare nel caos il mondo intero.

    Una volta risposto alle domande, andò oltre. Con la mano libera tirò fuori un kunai con un sigillo sopra e lo scagliò a 15 metri a destra, facendolo impattare contro la corteccia. Poi sparì, ricomparendo direttamente sull'albero a 15 metri a sinistra di Jeral, con la stessa maschera impassibile di poco prima.







    Chakra: 56 Bassi / 60 Bassi
    Vitalità: 16 leggere

    Slot Tecnica I -
    Slot Tecnica II -

    Slot Difesa 1 - ///
    Slot Difesa 2 - ///
    Slot Difesa 3 - ///

    Slot Azione 1 - Lancio kunai
    Slot Azione 2 - Dislocazione
    Slot Azione 3 - ///


    Equipaggiamento:
    Katana: 1/1
    Maschera: 1/1
    Mantello: 1/1
    Rivestimento mimetico (sul mantello e maschera): 1/1
    Kunai: 10/10
    Fascia da combattimento: 1/1 (braccio destro)
    Tonico di ripristino: 1/1
    Tonico di recupero: 2/2
    D-Visor (sull'occhio sinistro): 1/1
     
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    Mentre l'uomo mascherato si inginocchiava, un fiume di immagini fluì nella mente del Flagello, dandogli le risposte che desiderava. Aveva davanti un reietto, un uomo che desiderava vedere il mondo bruciare e che avrebbe venduto l'anima al dio o demone che avesse realizzato la sua visione di dolore e morte.

    Era venuto nel posto giusto.

    Per diversi minuti, Jeral scavò nei ricordi del Corvo: tale, apprese, era il nome con cui egli era rinato a nuova vita dopo un infame tradimento ad opera di colui che, una volta, aveva considerato come suo fratello. Vide occhi scintillanti di cremisi, illuminati da un febbrile disio di potere e freddi quasi come quelli nocciola di cui l'uomo ora faceva mostra; vide le piume di corvo, il sangue macchiare la terra, la rinascita di un killer. Lo scorse in azione, effimero come la vita umana ed intoccabile come la speranza, mietere esistenza dopo esistenza, senza mai fermarsi, nella febbrile ricerca della quantità di sangue che finalmente avrebbe estinto la sua sete di vendetta.

    E per la seconda volta il Flagello sorrise.

    jpg

    « Mi compiaccio di te, Corvo. »

    Aveva davanti un uomo libero, senza scopo oltre a quello dei propri istinti più oscuri, e dalle abilità considerevoli. Il suo odio per la vita su quel continente ed il suo desiderio degli occhi scarlatti avrebbero impedito che la sua fiamma vitale si estinguesse prima di vedere entrambe le proprie ossessioni soddisfatte. Aveva davanti a sé un mortale che poteva usare. Un mortale che poteva indottrinare. Un mortale che poteva portare con sé nella sua marcia sul mondo ninja. La presa sulla mano dell'altro venne meno, e questi diede ulteriore dimostrazione dei suoi poteri spaziotemporali.

    « Da questo momento mi appartieni. Nemmeno la morte in persona potrà strapparti il mio collare. », sancì in tutta chiarezza, accarezzando l'idea di trasformare l'anima di quel mortale in qualcosa di ancora più nero e cupo, sì che nemmeno la Tenebra avrebbe potuto fare di peggio. Karasu non poteva saperlo, ma ciò che l'Immortale aveva appena detto era piuttosto letterale: nemmeno la morte lo avrebbe liberato dal Flagello. Da quel momento, per tutta l'eternità egli sarebbe appartenuto all'Avatar e, facendo il suo volere, avrebbe finalmente visto il mondo in cenere come così ardentemente il suo cuore bramava.

    jpg

    « Inchinati di tua sponte davanti a me, e lascia che la mia oscurità guidi la tua a vette inarrivabili. »

    [Se Karasu collabora]

    Il Flagello osservò il terzo uomo, dopo la Serpe e la Nemesi, ad inchinarsi di propria volontà davanti a lui. Egli era Karasu, il Corvo Inafferrabile, e avrebbe servito bene il suo signore. Gli occhi violacei dell'Immortale scintillarono di potere e questi li sollevò verso il cielo nero, perforando le nubi con il suo sguardo. Là in alto, al sicuro dal capriccio dei cumulonembi, la creatura dell'Avatar attendeva una chiamata.

    « Seguimi, Corvo. Presto avrai in pasto le carogne dei mortali accademici. »

    Disse, e senza attendere una risposta si incamminò nella foresta in direzione del Risorto e di Shutei.

    OFF GAME

    Buona prova. Benvenuto a bordo :guru:

     
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    «Dialoghi»


    Non avevo alcun dubbio sull'aver mostrato quelle immagini, quei ricordi all'uomo giusto. Non lo cercava per caso, e quella sua scelta era ben definita e pensata da molto, moltissimo tempo. Non era un qualcuno che si lasciava guidare da passioni fugaci, tutt'altro. Quel suo male, quella sua radice l'aveva cresciuta, l'aveva addomesticata affinché fosse rimasta per sempre con lui. Affinché fossa maturata. Era una scelta ponderata quella; una scelta che meritava di essere vista da un'altra angolazione, da un angolo... un angolo migliore. Del resto era pur sempre ben conscio di non poter inseguire da solo le proprie passioni. Era ben conscio di non poter realizzare da solo i suoi desideri, e quello che cercava non era tanto un padrone, quanto un mentore. Un qualcuno che potesse permettergli di dare sfogo alle proprie fantasie di orrore più sfrenate, senza però che questi ne limitasse particolarmente la libertà. Perché sì, in effetti la libertà era ciò che il Corvo amava di più, e nel momento in cui avrebbe sentito che qualcuno lo limita, avrebbe subito abbandonato la compagnia intrapresa. D'altro canto, qualora fosse riuscito a uccidere suo padre e sua madre, non gli sarebbe rimasto che cercarsi un altro padre, e un'altra madre.
    "Nessuno nasce per volontà propria" - ripensò Karasu - "nessuno sceglie da sé il villaggio in cui nascere".
    «Io ti seguirò,» - replicò Karasu con voce fredda. - «Ma non ti apparterrò mai. Ti seguirò, eseguirò i tuoi ordini, e mi subordinerò a te come a un capo, ma non sarò mai un oggetto di tua proprietà. Io sono un Nukenin. Io sono un uomo libero dai vincoli del villaggio, della famiglia, del clan, dell'etica, della morale. Sono libero dalle regole fisiche spazio-temporali. Sono libero di scegliere.» - Poi si fermò un attimo, ancora sulla corteccia dell'albero sul quale si era teletrasportato.
    «Ma se proprio lo vuoi... realizza prima i miei desideri, e poi non avrai solo le mie abilità in cambio. Avrai la mia anima in cambio.» - E ovviamente, alla richiesta di inchinarsi, Karasu non lo avrebbe fatto.
    Non si sarebbe mai inchinato a nessuno.
    Non si era inchinato a Konoha, e non lo avrebbe fatto nemmeno con il Flagello dinnanzi.
    Lui, Karasu, era un corvo libero.






    Chakra: 56 Bassi / 60 Bassi
    Vitalità: 16 leggere

    Slot Tecnica I -
    Slot Tecnica II -

    Slot Difesa 1 - ///
    Slot Difesa 2 - ///
    Slot Difesa 3 - ///

    Slot Azione 1 - Lancio kunai
    Slot Azione 2 - Dislocazione
    Slot Azione 3 - ///


    Equipaggiamento:
    Katana: 1/1
    Maschera: 1/1
    Mantello: 1/1
    Rivestimento mimetico (sul mantello e maschera): 1/1
    Kunai: 10/10
    Fascia da combattimento: 1/1 (braccio destro)
    Tonico di ripristino: 1/1
    Tonico di recupero: 2/2
    D-Visor (sull'occhio sinistro): 1/1
     
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    « ... »

    Il Corvo, il misterioso ninja che dal nulla gli era comparso davanti chiedendogli di seguirlo, non si inchinò per la seconda volta. In piedi sui rami di un albero vicino, la figura mascherata del teleporta affermò con veemenza la propria natura di creatura libera da ogni cosa, persino le leggi fisiche. Per un certo verso, Jeral apprezzò quel discorso. Aveva davanti un mortale che aveva sfidato l'ineluttabilità della scatola in cui ogni essere umano vive, sbeffeggiandone le regole a fondamento. Poteva comprendere il filo di pensiero che aveva portato il Corvo a quella conclusione: egli era un reietto, tradito dalla sua patria e da coloro che amava, e per trovare una nuova identità si era lasciato tutto alle spalle, rifugiandosi nell'illusione della libera scelta.

    Rimaneva da vedere quanto valesse.

    Perché solo quello era il punto. Agli occhi del Flagello, il Corvo era uno strumento che forse si sarebbe potuto dimostrare utile, oltre che un mortale da trascinare nell'oscurità così che potesse iniziare a vedere. Per il momento, però, l'altro non aveva fatto altro che mostrargli un'arte proibita: uno spettacolo d'effetto, ma fine a sé stesso se non accompagnato da diverse altre abilità. Servire l'Avatar non era un privilegio concesso a tutti.

    « Metterò alla prova la tua fedeltà e le tue abilità. », disse, dopo un lungo silenzio.

    La proposta finale del Corvo, oltre che ridicola in sé, gli aveva fatto dubitare dell'amore per la libertà che asseriva di avere.

    « Dimostrami la tua utilità e riavremo questa conversazione. », sancì. « Ora seguimi. D'ora in avanti parlerai solo se interpellato. »

    Senza attendere oltre, Jeral si mosse verso il punto di incontro con la Nemesi ed il Risorto. Aveva già in mente il modo di utilizzare le abilità del Corvo per il piano che aveva preparato da tempo: avrebbe solo dovuto aggiornare gli altri due delle variazioni, e poi avrebbero finalmente dato inizio alla loro marcia di distruzione e morte sotto l'egida del Flagello Immortale.
     
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