Colpo Grasso a Konohagakure

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    Un anziano burocrate sedeva dietro una vecchia scrivania di legno, mentre io me ne stavo in piedi poco distante, aspettando che si decidesse a parlare. Era un uomo minuto, sulla sessantina. Aveva il volto segnato da profonde rughe, mentre radi capelli bianchi coprivano il suo cranio. Indossava un abito scuro di modesta fattura, caratterizzato da un taglio piuttosto semplice. Ciononostante, nel complesso appariva ben curato e ordinato. Evidentemente, doveva essere uno di quegli uomini che tengono molto ad un certo genere di formalità. Uomini del tutto diversi da me, che anche per una convocazione così formale avevo deciso di mettermi un paio di pantaloni neri e una maglietta verde. Lo stesso abbigliamento che avrei scelto per andare a fare la spesa o per rimanere a casa tutto il giorno. Con buona pace dei miei genitori, non ero mai stato il tipo da badare a simili particolari. Probabilmente, ciò mi faceva apparire scialbo e poco professionale. Anzi, dallo sguardo che quell'uomo mi aveva riservato appena entrato nella stanza, direi che non c'erano dubbi su quanto il mio aspetto facesse pensare di me. A quel pensiero scrollai con noncuranza le spalle. Avevo smesso di preoccuparmi di certe cose molto tempo prima. Indubbiamente, non mi sarei messo ad arrovellarmi per cercare di cambiare l'opinione che la gente aveva di me.


    Mentre ero lì ad annoiarmi, lo potevo osservare scartabellare tra solo-i-Kami-sanno-quanti fascicoli. Trattenni a stento uno sbadiglio, mentre i miei occhi guizzavano da un punto all'altro del piccolo ufficio in cerca di qualcosa che potesse attirare la mia attenzione. Sfortunatamente, non trovai niente di interessante, pertanto dovetti tornare a contemplare l'uomo che mi stava difronte. Non potei fare a meno di domandarmi quali pensieri attraversassero la sua mente. Probabilmente, quelle lamentele che solitamente gli anziani rivolgono nei confronti dei giovani: "ormai i ragazzi non sanno più cosa sia la buona educazione", "se mi fossi conciato così ai miei tempi..", etc. Ad un certo punto, l'arrivo di quello che doveva essere il mio compagno di missione mi sottrasse a quel supplizio. A giudicare dal suo aspetto, doveva avere circa la mia età, anche se era molto più basso e magro. A differenza di quanto si potesse dire di me, quel ragazzo appariva del tutto comune. I capelli neri scompigliati, così come gli occhi azzurri e i tratti morbidi, gli donavano un aspetto piacevole alla vista, ma non abbastanza da lasciare un'impressione nitida. Per questo un po' lo invidiavo. Essere delle mie dimensioni può avere dei vantaggi, ma porta con sé molti altri inconvenienti. Ad esempio, quello di dover prestare molta attenzione agli stipiti delle porte. Per non parlare di quanto la mia stazza intimorisce i bambini. Molti tra i più piccoli si mettono addirittura a piangere vedendomi! Appena mise piede nella stanza, lo salutai con la mano, ma non feci in tempo ad aggiungere nient'altro, poiché l'anziano aveva finalmente deciso di emettere qualche suono. Bene, ora che siete arrivati entrambi, posso comunicarvi i dettagli della missione. Parlava con una lentezza e un tono che avrebbero fatto addormentare profondamente perfino un leone affamato. Ieri dei ladri hanno rubato un importante carico diretto alla residenza del Daimyo. Si tratta di una preziosa partita di spezie importate dall'ovest. È necessario che voi le recuperiate al più presto e le riportiate al Villaggio. A quel punto, avrebbe preso due dei plichi posti sulla scrivania e li avrebbe porti agli studenti. In queste cartelle è contenuta una mappa, con tutte le indicazioni per raggiungere il vostro obiettivo. Trovare anche altri dettagli necessari per la buona riuscita della missione. Dovrete agire questa notte, quindi avete tutto il tempo per esaminare i documenti. Per quanto riguarda il resto, siete liberi di comportarvi come più vi compiace. Non siamo interessati alla sorte di quei criminali, anche se sarebbe bene che venissero sottoposti alla giustizia dell'Hokage. Fece una breve pausa, poi tornò a rivolgersi a noi. Ora, se non avete altre domande, potete andare.


    Appena la porta dell'ufficio si fosse chiusa alle nostre spalle, mi sarei presentato al mio compagno. Io sono Itaru Akimichi. Piacere di conoscerti. Mentre un sorriso gentile compariva sul mio volto, il mio stomaco iniziò a produrre dei rumori inconfondibili. Incapace di contenere i miei impulsi fisici, arrossì per l'imbarazzo. Non credevo che il ragazzo si sarebbe stupito per quell'evento, d'altronde noi Akimichi eravamo piuttosto noti per il nostro appetito. Tuttavia, non si poteva dire che quello fosse il modo migliore per iniziare un rapporto d'amicizia. Fortunatamente, sapevo come risolvere entrambi i miei problemi in un colpo solo. Beh, che ne dici di discutere della missione davanti ad una buona ciotola di Ramen? Conoscono un posto perfetto in cui potremmo parlare tranquillamente.


    Edited by Bartok. - 25/4/2016, 16:01
     
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    Quella giornata non era iniziata esattamente nel migliore dei modi.
    Sono in ritardo cavoli. Quando il giorno prima Shin aveva ricevuto la convocazione aveva saltato per la gioia. Finalmente la sua prima missione! Per quanto banale potesse essere, era comunque un inizio. Incapace di stare fermo, aveva controllato e ricontrollato che l'equipaggiamento fosse in ordine e poi era andato a coricarsi presto per essere carico l'indomani. L'emozione tuttavia gli aveva impedito di chiudere occhio se non all'albeggiare, quando era crollato in un sonno simile al letargo. Un sonno così profondo da cui neppure la sveglia, puntata per le otto, riuscì a richiamarlo. Quando aprì finalmente gli occhi ormai erano quasi le undici. E mancavano venti minuti all'incontro. Proprio oggi dovevo svegliarmi tardi dannazione?! Questo pensiero attraversò nuovamente la sua mente mentre correva a perdifiato per le vie del villaggio della Foglia. Aveva saltato quasi tutti i rituali mattutini ed era a malapena presentabile, addio sogno di fare bella figura. Accidenti a me, sono un disastro...
    Finalmente lo studente raggiunse l'ufficio e bussò rispettosamente, cercando con poco successo di regolarizzare il respiro e sistemarsi i capelli. Avanti! La voce giunta da oltre la porta lo fece sobbalzare. Finalmente era giunto il momento di fare il suo ingresso trionfale nel mondo degli shinobi, pensò tra sé e sé. O per lo meno di non inciampare entrando.
    Il funzionario aveva un aspetto per nulla impressionante, ma metteva comunque in soggezione Shin. Lo stesso non si poteva dire di quello che doveva essere il suo compagno di missione. Lo superava in altezza di tutta la testa, se non di più, e doveva essere almeno due volte lui. Di certo farà fatica a non dare nell'occhio. Tuttavia la sua attenzione fu presto assorbita dalla voce dello shinobi anziano. Un sacco di domande si accavallavano nella sua mente, ma Shin era troppo intimorito per proferire altre parole che non fossero. Certo signore. Grazie signore. Buona giornata signore. Pronunciate con un tono di voce poco fermo tra l'altro. Beh speriamo che quelli del servizio informazioni abbiano fatto un buon lavoro e ci sia tutto scritto nel fascicolo.

    Una volta fuori dall'ufficio ebbero luogo le presentazioni. Piacere mio, il mio nome è Shin Kinryu, spero di lavorare bene insieme. Detto questo chinò lievemente il capo in segno di rispetto. Non conosceva molti ninja della sua età ed era sempre felice quando gli era data la possibilità di fare amicizia con qualcuno. Non che fosse molto portato, la schiettezza con cui trattava le persone faceva sì che più di qualcuno lo trovasse antipatico. Rispose di ricambio al sorriso del compagno, ma prima che potesse pensare a qualsiasi altra cosa il brontolio dello stomaco di Itaru riempì il corridoio in cui si trovavano. Ed in quel preciso momento Shin si ricordò di aver saltato la colazione per essere lì puntuale. Si mise a ridere, non per scherno, ma per il sollievo. Scusa, ridevo perché mi hai tolto dall'imbarazzo di dover chiedere di andare a mangiare, sai ho saltato la colazione e muoio di fame! Accetto volentieri la tua proposta, fai strada!

    Seduti al chioschetto del ramen, Shin studiava i dettagli della missione mentre roteava distrattamente le bacchetta dentro la ciotola vuota. Allora, sembra che la spezia sia tanto preziosa quanto rara, quindi dovrebbe essere contenuta in una scatoletta grande all'incirca così mimò con le mani la forma dell'ipotetico contenitore La probabile sede dei ladri è nel porto fluviale, credo che intendino far uscire la refurtiva dal paese il prima possibile. Intorno si trovano per lo più magazzini dismessi, non dovremmo trovare molta gente da quelle parti, propongo di avvicinarci dai tetti sul retro della struttura. Che ne pensi? Fissò l'Akimichi. Il suo fisico era veramente possente, ma Shin non aveva mai giudicato un libro dalla copertina. Anzi, gli ispirava simpatia e stava considerando di offrirgli il pranzo. Dimenticandosi per un istante della missione avviò una conversazione più personale, per conoscere meglio il suo collega. E così è la prima volta che vai in missione come me? Non sei emozionato? Io vorrei tanto fare bella figura con i superiori, ho intenzione di fare carriera. Sorrise della sua battuta, poi portandosi un dito al mento continuò. Siamo entrambi studenti, eppure non ricordo di averti mai visto in giro per l'Accademia. Però se ti avessi incrociato prima me ne ricorderei di sicuro, ecco... si rese conto che non era propriamente carino soffermarsi sul suo aspetto così fuori dal comune, ma ormai doveva finire la frase quindi cercò di trovare le parole migliori. ...diciamo che lasci il segno! E sorrise di nuovo socchiudendo gli occhi e portando le braccia incrociate dietro la testa.
     
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    Ramen, Ramen e ancora Ramen

    Colpo Grasso a Konohagakure - Post II



    Shin sembrava un tipo a posto. Ovviamente, era ancora presto per capire veramente di che pasta fosse fatto, ma non sembrava che ci fosse niente di strano in lui. Inoltre, doveva essere abbastanza alla mano e non potei che essere grato di ciò. Avrei odiato dover collaborare con uno di quei ninja che si prendono troppo sul serio. Quelli che camminano con il petto gonfio, così ritti da spingerti a domandarti se qualcuno non gli abbia infilato una naginata su per il culo. Essendo nato in un clan nobile, avevo una certa esperienza con questo genere di shinobi.


    Seduti al banco del chiosco che avevo scelto, rimanevano davanti a noi solo i resti di due abbondanti porzioni di Ramen. Ovviamente, non mi sentivo per nulla sazio e pertanto ne avevo ordinato un altro piatto. Roteando le bacchette, Shin incominciò a discutere della missione. Avevo già dato una rapida occhiata ai documenti prima che ci servissero il pranzo, quindi avevo già assimilato la maggior parte delle informazioni. Il fatto che io fossi una schiappa nel combattimento non mi impediva di brillare in altri campi. Ho sempre avuto un'ottima memoria, ma attraverso l'allenamento sono riuscito addirittura a migliorarla. Annuii, mentre lo osservavo mostrare le dimensioni della scatola che avremmo dovuto recuperare. Prima che proseguisse nel suo discorso, l'avrei interrotto brevemente per mostrargli qualcosa che avevo scoperto sfogliando i fascicoli. Guarda qui. Gli indicai un paragrafo di poche righe a metà di pagina 7. Dice che dovrebbe essere marchiata con il sigillo del Daimyo. È un informazione che potrebbe tornarci parecchio utile. Poi, l'avrei lasciato concludere il suo discorso, prima di aprire nuovamente bocca. Mi sembra una buona idea. Gli risposi poco prima che una grossa massa di spaghetti sparisse nella mi bocca. Anche se forse dovremmo dividerci. Divorai un'altro fascio di pasta, lasciando la ciotola praticamente vuota. Il contenitore è molto piccolo e potrebbero averlo nascosto dovunque. Separandoci potremmo perlustrare più rapidamente il magazzino. Sai, vorrei concludere questa cosa il prima possibile. Mi voltai verso Ayume, la figlia del proprietario, sorridendo. Quel semplice gesto d'intesa fu sufficiente a far comparire un'altra ciotola di Ramen davanti a me. Indubbiamente, Shin avrebbe capito che sono un cliente abituale del ristorante in cui avevo deciso di portarlo.


    A quel punto, la discussione prese una piega molto più personale. Cercando una risposta alle sue domande, sollevai lo sguardo con fare meditabondo, mentre tenevo una bacchetta tra gli indici. Non molto, a dire il vero. Non stavo mentendo per mostrarmi coraggioso o strafottente, non avrei mai fatto una cosa tanto sciocca. Beh, anche se è la prima volta per entrambi, si tratta di un compito piuttosto semplice. Mi sistemai gli occhiali e poi aggiunsi: D'altronde se non fosse così, non l'avrebbero affidato a noi. Ovviamente, avevo intenzione di impegnarmi perché entrambi ritornassimo vittoriosi e incolumi da quella piccola missione, ma anche in caso di fallimento non ne avrei fatto un dramma. La mia carriera ninja non sarebbe mai decollata e questo lo sapevo già da molto tempo.


    Difronte alla sua domanda riguardo all'accademia, cercai di andare dritto al sodo, senza inutili preamboli. Immagino. Non è molto comune vedere in giro qualcuno alto più di due metri e che pesa come un ippopotamo. Sorrisi, per cercare di non metterlo a disagio. Questo era uno di quegli argomenti che andavano toccati il prima possibile, pertanto avevo intenzione di sbarazzarmi immediatamente dell'imbarazzo. Non avevo problemi a scherzare sul mio aspetto e volevo che se ne rendesse conto. Probabilmente, ci si aspetterebbe che io sia stato vittima di bullismo durante l'infanzia, ma non ho mai sperimentato nulla che potesse essere descritto come tale. Nel mio clan tutti abbiamo un'aspetto simile, inoltre la fama di mio padre mi ha sempre protetto dai bambini delle altre famiglie che frequentavamo. Non che ce ne fosse bisogno, non uscivo spesso dal quartiere Akimichi. Dunque, durante la prima parte della mia esistenza, ho avuto tutto il tempo per accettarmi per come sono, senza sentire il peso del giudizio altrui. È normale che tu non mi abbia mai visto, non passo molto tempo in accademia. Come molti altri ragazzi dei grandi clan di Konoha, vengo principalmente educato dai miei parenti. Mi sarei limitato a quella breve risposta, senza aggiungere null'altro. Non mi era mai piaciuto discutere di me stesso. Al mondo esistevano argomenti ben più interessanti della mia vita, come, ad esempio, quella del mio compagno di missione. Il suo cognome non mi diceva nulla, ciò mi fece supporre che non fosse un membro della nobiltà. Ad ogni modo, che mi dici di te? Che tipo di ninja vorresti diventare? La mia voce avrebbe suggerito vivo interesse mentre gli ponevo quelle domande. Anche se non amavo parlare, sono sempre stato un buon ascoltatore. Devo ammettere di non aver mai sentito il cognome Kinryu. Non appartieni a nessun clan ninja, vero? Mi pulii la bocca con un tovagliolo, prima di decidere che forse era arrivata l'ora di smettere con il ramen. Per passare ai dolci, ovviamente.
     
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    Shin ascoltò con attenzione le osservazioni del compagno. Dividerci dici? Mmm... ci riflettè qualche istante mordicchiando inconsciamente le bacchete di legno per poi proseguire poco convinto Potresti avere ragione... un'altra breve pausa, durante la quale lo fissò con attenzione ...ma dobbiamo considerare che potrebbero avere degli uomini di guardia, e così raddoppieremmo le possibilità che diano l'allarme. Inoltre, per quanto mi costi ammetterlo, non mi piace l'idea che non ci sia nessuno a coprirmi le spalle. E' pur sempre la mia prima missione. A quel punto sorrise, come se non volesse prendere sul serio le sue stesse parole. Erano quasi a tutti gli effetti ninja e non avrebbero dovuto incontrare grosse difficoltà ad affrontare criminali comuni, tuttavia non avevano a disposizione dati sui tutti i componenti della banda e faticava persino a immaginare cosa avrebbero trovato nel magazzino. Certo che mangia davvero tanto! Chi sa che conto... Però non posso fare la figura della femminuccia che si sazia con un chicco di riso. Quindi, seguendo l'esempio di Itaru, ordinò un'altra porzione alla gentile ragazza dietro al bancone. E, adesso che la osservava meglio, anche carina. Fu richiamato alla realtà dalla voce davanti a lui. Stava rispondendo alla sua domanda "personale". Cercando di sdrammatizzare Shin lo interruppe un secondo Ippopotamo...esagerato! E ricambiò il sorriso. Stavano trattando l'argomento in modo leggero, in modo da archiviare quel tema ostico il prima possibile. Il giovane poteva solo immaginare quante volte prima di quel giorno l'Akimichi si fosse ritrovato nella stessa situazione o peggio, fosse stato deriso per il suo aspetto non propriamente leggiadro. Deve avere di certo un carattere forte se riesce a scherzarci sopra, conosco gente che non uscirebbe neppure di casa per la vergogna. Lo studente stava guadagnando punti ai suoi occhi. Per quanto riguarda me c'è poco da dire. La mia famiglia si è trasferita a Konoha solo una trentina di anni fa, al termine dell'ultima grande guerra. Il paese in cui mio nonno è cresciuto non esiste più a quanto pare, ma non è un argomento su cui è facile estorcergli informazioni. A quanto mi hanno raccontato qualcuno di noi ha sempre scelto la strada del guerriero, ma non siamo propriamente un clan dedito alle arti ninja. I miei gestiscono un emporio! Detto questo esclamò in una risata squillante, prima di tornare improvvisamente serio. Quando riprese a parlare, dimostrava più anni di quanti effettivamente ne aveva. Eppure ho la sensazione che questa pace in cui siamo cresciuti sia solo apparente, e che un giorno dovremo combattere per difenderla. Ed io voglio averne le forze, per questo ho scelto di entrare in Accademia. A quel punto, quasi rendendosi conto d'improvviso di aver abbassato il tono della voce ed assunto un'espressione ombrosa, si alzò di scatto e batte una mano sul tavolo. Ma perché piuttosto non mi presenti la tua amica? un sorrisetto complice comparve sul volto di Shin mentre con minimi segni del capo indicava verso il chiosco. Non sapeva neppure lui da dove usciva tutta quell'intrapendenza, solitamente era molto più timido e posato. Forse, l'accenno alle nuvole che si radunavano sul loro futuro lo spingeva semplicemente ad apprezzare di più il presente.
     
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    Quando Shin finì di parlare della missione, mi limitai a scrollare le spalle. Se insisti, possiamo fare come dici. In effetti, procedere con cautela ci avrebbe permesso di evitare molte seccature. Ovviamente, ci avremmo impiegato più di quanto avrei voluto, ma dovevo accontentarmi di quel compromesso. Ero convinto che i maestri dell'accademia mi considerassero poco adatto a compiti importanti e ciò mi aveva portato a pensare che mai mi avrebbero affidato qualcosa di pericoloso o troppo impegnativo. Per questo motivo, non ero molto preoccupato di ciò che avremmo dovuto affrontare. In quel momento, tuttavia, il ragionamento di Shin mi obbligava a confrontarmi con una differente prospettiva. Potevo rischiare di ferirmi gravemente o peggio. Scacciai rapidamente qui pensieri dalla mia mente, cercando di ritornare alla sicurezza precedente. Sto viaggiando troppo con l'immaginazione. Non avrebbero mai mandato due studentelli a rischiare la propria vita sul campo di battaglia durante una situazione di relativa pace, come quella attuale. Come hai detto, non abbiamo tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione. A questo punto, penso sia meglio decidere direttamente sul campo, dopo aver capito che cosa effettivamente ci aspetta. Non appena finì di parlare, Ayume ricomparve con il dolce che avevo ordinato. Una fetta di torta al cioccolato ricoperta di panna comparve difronte a me. Aveva davvero un aspetto delizioso. Mentre Shin mi parlava della sua famiglia, iniziai a mangiarla voracemente con una forchetta.


    Esattamente come avevo previsto, la sua storia era molto più interessante della mia. Quante erano le possibilità di essere l'erede di un clan proveniente da una terra sconosciuta e ormai scomparsa? Io non avevo mai lasciato le mura di Konoha, se non per qualche breve viaggio nelle terre del Fuoco. Ovviamente, non lo invidiavo per quella situazione. Preferivo di gran lunga la tranquilla sicurezza del clan Akimichi alla sua condizione. Io non avrei voluto reggere il peso di una cultura ormai dimenticata. Anche quando Shin menzionò la ragione per cui aveva scelto di entrare in Accademia, non potei che realizzare la differenza che ci separava. Non avrei mai nemmeno immaginato di poter giocare un ruolo importate nella vita del Villaggio, figuriamoci nel mantenere la pace o difenderla da qualche nukenin. Io, al massimo, sarei diventato uno di quei tanti piccoli uomini ai margini della storia, quelli che non vengono mai menzionati nei libri e nei racconti. Non avevo dubbi su questo fatto.


    Prima che potessi formulare una risposta, il ragazzo cambiò rapidamente discorso. Sul mio volto avrebbe visto comparire un'espressione di sorpresa, rapidamente sostituita da una smorfia di perplessità. Beh, perché no? Dissi, sollevando le sopracciglia. A quel punto, alzandomi in piedi, abbandonai il mio amato dolce. Feci un cenno con il capo a Shin, invitandolo a seguirmi. Avvicinatomi al bancone, iniziai a conversare amichevolmente con Ayume. Conoscevo lei e la sua famiglia da ormai molti anni, quindi non avevo avuto problemi a trovare una scusa per attaccare bottone. Nel bel mezzo della conversazione, mi sarei bruscamente interrotto. Ah, che maleducato. Mi sono dimenticato di presentarti il mio amico. Lui è Shin Kinryu, è uno studente come me! Speravo che il ragazzo ottenesse ciò che voleva, tuttavia non potei che domandarmi se non avessi dovuto avvisarlo che Ayume era fidanzata. Beh, immagino lo scoprirà presto. D'altronde, Akihito lavora come aiuto cuoco nel ristorante.
     
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    L'Akimichi introdusse Shin alla soave fanciulla che li aveva serviti poco prima. Onorato di fare la sua conoscenza. lo studente chinò lievemente il capo in segno di rispetto prima di proseguire Mi sembra di capire che Itaru sia un cliente...affezionato. aveva cercato la parola più appropriata, ma quella era l'unica che gli veniva in mente. Si girò a sorridere al compagno e poi si rivolse nuovamente alla giovane Ayume Ma da oggi potrei diventarlo anch'io! Tutto qui è delizioso. E sorrise nuovamente, questa volta all'indirizzo della ragazza. Solo allora gli sovvenne che la frase poteva essere interpetata con ambiguità e riprese a parlare con foga per coprire quanto aveva appena detto. Il ramen, il ramen era delizioso! Oh e anche la torta che ha portato al mio amico ha proprio un'aria deliziosa... e il posto è veramente tranquillo, lontano dal chiasso e... delizioso insomma! A quel punto si bloccò imbarazzato, fissando il tavolo, mentre le orecchie arrossivano lievemente. Idiota, ma ti sembra il modo di iniziare una conversazione? Rialzò lo sguardo solo quando udì la risatina che la ragazza cercava di mascherare con una mano davanti alla bocca. Ti ringrazio il cuore di Shin perse un colpo notando che era passata al tu Mio padre sarà felice di sapere che siamo...deliziosi. Per quanto fosse percepibile una bonaria ironia, lo studente rimase affascinato da come la cameriera succhiuse gli occhi pronunciando quelle parole e si perse ad osservarla con attenzione. I tratti del viso erano estremamente armoniosi e la ciocca di capelli corvini che faceva capolino dalla cuffietta faceva risaltare la carnagione candida. Di cosa potrei parlarle per farla rimanere qui un altro po'? Di certo non la posso invitare a bere qualcosa con noi visto che sta lavorando, magari potrei... Mille idee si affastellavano nella mente di Shin. Non aveva nessuna esperienza nel parlare con una ragazza che reputava valesse la pena di conoscere meglio perché fino ad allora aveva avuto solo amici maschi. E pochi anche di quelli. Gli unici rappresentanti del sesso opposto con cui aveva avuto rapporti negli ultimi anni erano la madre e la sorella minore, ma non erano per niente di aiuto in quel caso. E fu così che perse l'attimo. Richiamata da alcuni clienti alcuni tavoli più in là, Ayume si scusò e fece per andarsene. Tuttavia, dopo aver fatto pochi passi, si voltò nuovamente verso Itaru. Il tuo amico è simpatico, tornate a trovarci presto! A quel punto, salutando con la mano libera, si allontanò rapida.
    Se da una parte era un peccato che se ne fosse già andata, pensò Shin, dall'altra era sollevato: avrebbe avuto più tempo per escogitare qualcosa. Beh, è andata bene come primo approccio direi. La frase, detta sospirando tra sé e sé, era comunque udibile al compagno. Come risvegliandosi da un sogno, Shin si scosse e fissò l'Akimichi. Stavo quasi dimenticando perché eravamo qui. Potremmo fare un sopraluogo preliminare per raccogliere le informazioni che ci mancano e delimitare l'area. Come te la cavi con la tecnica della trasformazione? Ovviamente nessuno conosceva il loro viso, essendo degli anonimi studenti, e sarebbe stato sufficente un banale travestimento. Tuttavia Itaru avrebbe dato troppo nell'occhio visto la mole, soprattutto considerando che non ci sarebbe stata una gran folla tra la quale confondersi. E poi ho bisogno di una passeggiata per digerire, quindi propongo di muoverci. Per non sfigurare davanti al suo nuovo amico si era ingozzato e ora sentiva una leggera pressione sullo stomaco. Sinceramente, dubitava la sentisse anche l'Akimichi, ma quattro passi intorno ai vecchi magazzini in pieno giorno non sarebbero parsi troppo sospetti, se avessero assunto le sembianze di due operai della zona.
    I due studenti si alzarono, pagando il dovuto. Shin ebbe la sensazione che il cuoco lo stesse squadrando, come se stesse cercando di capire se poteva rappresentare una minaccia, ma non riusciva a comprendere il perché avrebbe dovuto farlo. Me lo sarò immaginato, da quando abbiamo seguito il corso di pedinamento in Accademia sono diventato paranoico. Allontanandosi dal chiosco cercò un'ultima volta con lo sguardo Ayume, ma doveva essere rientrata per riconsegnare i piatti vuoti o portare fuori quelli pieni. Peccato... Beh, se la missione andrà bene so dove venire a festeggiare! Da quel momento cercò di scacciare la soave immagine della ragazza dai suoi penseri. Nessuna distrazione quando si era in missione, lo ripetevano sempre i sensei dell'Accademia. Eppure quei capelli corvini...
     
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    Fortunatamente, Shin era inconsapevolmente riuscito a evitare una situazione piuttosto imbarazzante. Gliene fui immensamente grato. Non avevo alcuna intenzione di assistere ad un litigio tra lui ed Akihito. Sarebbe stata un'enorme seccatura vederli prendersi a cazzotti, sopratutto perché sarei dovuto intervenire. E ovviamente, chissà cosa sarebbe successo se mi fossi messo in mezzo. Ripensando a quanto poteva capitare, mi sentii profondamente fortunato. I Kami dovevano volermi bene quel giorno.


    Quando il ragazzo menzionò la tecnica della trasformazione, non esitai a dargli prova delle mie abilità. Composi rapidamente il sigillo della capra e una piccola nuvola biancastra avvolse interamente il mio corpo. Pochi istanti dopo, quando il fumo era ormai scomparso, la mia enorme mole aveva lasciato spazio a qualcosa di ben più modesto. Shin avrebbe visto difronte a se un suo clone, identico in tutto e per tutto all'originale. Quella tecnica era sempre stata una delle mie preferite, quindi non avevo incontrato alcuna difficoltà nel replicare perfettamente i lineamenti e il vestiario del mio compagno di missione. Probabilmente, ci sarebbe cascato anche un chunin. Ovviamente, non avevo la pretesa di ingannare perfino un Jonin. Sul mio nuovo volto comparve un sorriso amichevole, mentre la mia voce sarebbe apparsa molto diversa. Ti sembra sufficiente? Avevo tentato di replicare quella di Shin, ma le mie abilità non erano sufficientemente sviluppate. Il risultato non poteva essere paragonato a quello ottenuto con il suo aspetto e, probabilmente, solo poche persone non si sarebbero accorte della differenza. Forse solo Ayume e il tizio dell'accademia. Poi, senza attendere una risposta, avrei annuito, rispondendo alla sua proposta. Ad ogni modo, mi sembra un'ottima idea. Almeno potremo finalmente decidere come agire. Dopo aver sciolto quel semplice inganno, decisi di mostrare a Shin un'altra delle mie abilità. Oltre che con la tecnica della trasformazione, me la cavo anche con questa. Allungai la mano verso il chiosco dov'eravamo seduti e concentrai una modesta quantità di chakra nelle dita. Pochi istanti dopo, la bottiglia d'acqua appoggiata sul tavolo sarebbe finita nelle mie mani.
    Tecnica del Furto - Tounan no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può sfruttare dei fili di chakra per agganciarsi ad uno o più oggetti entro 6 metri e prelevarlo, senza toccarli. L'azione è considerata un movimento furtivo; non esiste un raggio minimo di percezione. La vittima avrà percezione ridotta di 5, se non si aspetta un'azione simile; ogni Unità d'oggetti prelevata riduce il malus di 1.
    Può essere usata in combinazione con la 'Tecnica dell'Arma Fantasma' spendendo uno slot tecnica base.

    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 6 / Consumo: Basso ogni slot )
    [Unità massime: 1 per Grado]

    [Da studente in su]
    Non sapevo se Shin fosse riuscito a vedere i fili di chakra afferrare il bersaglio che avevo scelto, quindi aspettai qualche secondo prima di parlare nuovamente. In ogni caso, gli avrei comunque spiegato ciò che avevo appena fatto. È la tecnica del Furto. Non è molto difficile da imparare o da eseguire, ma sono sicuro che potrebbe tornarci utile per la nostra missione, non credi? Finita quella piccola dimostrazione, mi sarei limitato a seguirlo verso il magazzino. A circa metà strada vidi una gelateria che non conoscevo. La cosa non poté che stupirmi, considerando la mia enorme passione per quel dolce. Incapace di resistere ai miei impulsi, avrei indicato l'insegna e poi, con un sorriso sornione stampato in volto, mi sarei nuovamente rivolto al mio compagno: Che ne dici di fermarci a prendere un bel gelato?


    Visto che è una free, non segno il chakra rimasto. Per ora non dovrebbe servire. ^^
     
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    Gelati e ricognizioni
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    Itaru diede sfoggio della sua abilità con la tecnica della trasformazione in modo alquanto teatrale e Shin non potè trattenersi dall'esclamare a mezza voce Esibizionista... Sul volto dello studente era comparso tuttavia un sorrisetto compiaciuto. La somiglianza era notevole e, come se si trovasse davanti ad uno specchio, Shin iniziò a sistemarsi i capelli che risultavano fuori posto nella replica. Non male comunque, anche io me la cavo se ti fidi sulla parola. In fin dei conti era un jutsu basilare tra i primi ad essere insegnati agli studenti che intraprendevano la carriera da shinobi. L'Akimichi gli mostrò quindi un'altra delle sue tecniche. Per Shin non era una novità, l'aveva già vista usare dal compagno di allenamenti Shunsui. Annuì convinto alle parole dello shinobi. Non è molto facile da usare in combattimento, ma in missione non si sa mai. Io invece sono più specializzato sul corpo a corpo, quindi se dovremo vedercela con qualcuno lascia fare a me! il giovane alzò un pollice per dare enfasi alla sua affermazione.
    Dopo quel piccolo show i due ripresero a camminare, ma dopo pochi minuti l'attenzione di Itaru fu attratta da una gelateria posta lungo la strada. Osservando gli occhi del ragazzo brillare per l'eccezionale scoperta Shin non seppe dirgli di no. D'accordo, un gelatino veloce abbiamo il tempo di prenderlo dopo tutto... In cuor suo sapeva già che non sarebbe stato per nulla -ino, non quello di Itaru almeno. Avvicinandosi al negozio lasciò all'amico il compito di ordinare per primo, approfittandone per passare in rassegna i gusti. Nutella come al solito o cambiamo? Mmm... Alla fine optò per un gusto più fresco come il melone. Nonostante l'estate non fosse ancora giunta la temperatura quel giorno era piuttosto calda. Per un po' continuarono a camminare in silenzio, troppo concentrati sul cibo. Avevano appena finito di godersi la loro merenda quando entrarono nel quartiere del porto.
    Le strade erano gremite di lavoratori che attendevano alle più diverse mansioni. Alcuni camminavano in fretta verso la loro destinazione dando l'impressione di essere piuttosto occupati, ma qualcuno se la prendeva più comoda, avendo evidentemente appena concluso il proprio turno. Shin concentrò la sua attenzione proprio su di questi. Conscio che il loro obiettivo si trovava in tutt'altra direzione, si rivolse a Itaru deciso. Seguimi per soggiungere poco dopo con un sorrisetto in volto Come te la cavi con l'alcol? Non avrebbero dovuto certo ubriacarsi per quello che aveva in mente, bastava reggessero un bicchiere a testa. Per il canto suo, nonostante avesse solo diciassette anni, gli era capitato di condividere alcolici con i famigliari senza risentirne particolarmente. A passo sostenuto si diresse verso una costruzione bassa posta tra due strade affollate. Entrando, i due dovettero farsi largo tra una marea di marinai, addetti ai moli e ai carichi, doganieri, polizia portuale e alcuni shinobi che si trovavano lì per chi sa quali affari. La massa dell'Akimichi per una volta tornò a loro vantaggio in quanto molti si scansavano spontaneamente temendo di finire schiacciati dall'omone. Non trovando nessun posto a sedere si appogiarono al bancone, dove Shin ordinò una birra per non dare nell'occhio. Aveva ammonito il compagno dall'ordinare qualsiasi cosa non contenesse alcol. Piuttosto non prendere nulla. Ora ce ne stiamo qua dentro una mezz'ora: scegli un paio di manovali dall'aria truce e memorizza più particolari possibili, così potremo riprodurli più tardi. Ed occhi aperti, se senti discorsi che potrebbero riguardare in qualsiasi modo il nostro bersaglio o vedi qualcuno di particolarmente sospetto. Ovviamente aveva badato di dare tutte quelle istruzioni prima di entrare e sottovoce, in modo che nessuno li sentisse. Non aveva ritenuto opportuno nascondere il fatto di essere degli -aspiranti- ninja. Era piuttosto consapevole che, per usare una battuta che aveva sentito una volta in un film, puzzavano ancora di latte. Ma proprio per quello riteneva che sarebbero stati ignorati. Di sicuro se fossero stati lì per una missione sarebbero stati più furtivi, di certo un qualsiasi criminale avrebbe ragionato così. D'altro canto Shin non riteneva neppure che sarebbero stati così fortunati da trovare indizi utili, ma memorizzare come si muoveva e comportava un portuale poteva tornare utile in futuro. Ad un certo punto si rivolse a Itaru Scusami se ti ho dato ordini secchi prima, sono abituato ad agire con decisione. Penso che nella nostra professione sia una dote da sviluppare, un secondo di ritardo potrebbe essere fatale. Per quello che aveva potuto conoscere fino ad allora del compagno dubitava che se la sarebbe potuta prendere per così poco, ma era meglio mostrargli subito anche quel lato del suo carattere se dovevano lavorare insieme.
     
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    A differenza del mio compagno, che aveva comprato una piccola coppa di gelato al melone, io mi ero preso una porzione ben più abbondante. I gusti che avevo scelto erano: cioccolato, crema, panna e caffè. Quattro grosse sfere servite su una larga cialda alla cannella. Inutile dire che, mentre camminavamo per le vie di Konoha, benché le dimensioni del mio dessert fossero di gran lunga maggiori, fui io a terminarlo per primo. Anche se non avevo ereditato il coraggio e la fierezza degli Akimichi, in quanto ad appetito, non avevo nulla da invidiare ai miei famigliari. Inoltre, avevo preferito divorarlo rapidamente anche per ragioni estremamente pratiche. La strada sulla quale ci trovavamo era affollatissima e la mia stazza mi rendeva molto più difficile attraversarla, sopratutto senza sbattere continuamente contro degli estranei. Non avevo intenzione di mettermi a litigare con qualcuno per avergli rovesciato addosso il gelato. Anche perché mi sarebbe dispiaciuto davvero tanto non riuscire a mangiarmelo tutto: era davvero delizioso! Sarei sicuramente tornato in quel locale. Infatti, dopo essermi pulito le mani con un fazzoletto, estrassi dalla tasca posteriore dei miei pantaloni un piccolo taccuino e appuntai il nome della gelateria.

    Ad un certo punto, Shin mi chiese di seguirlo verso un edificio basso che si trovava a lato di quella viuzza gremita di gente. Senza rimostranze, mi limitai a farmi guidare da lui verso quello che doveva essere un Bar. A giudicare dall'aspetto, appariva abbastanza rispettabile, anche se indubbiamente non vi avremmo trovato qualcuno della nobiltà Konohaniana. Hyuuga, Uchiha e anche molti dei suoi cugini disdegnavano le zone più "popolari" del villaggio, preferendo la compagnia di persone del loro stesso rango. Era un comportamento che trovavo molto fastidioso, sopratutto perché molte di quegli individui con cognomi altisonanti non avevano nulla in più rispetto al più infame dei mendicanti della Foglia.

    Alla domanda del mio compagno risposi con un esercizio di umiltà. Non bevo spesso alcolici, ma non dovrei avere nessun problema a reggere qualche bicchierino. Ciò nel codice degli Akimichi significava che avrei potuto trangugiare una botte di Sake con la stessa tranquillità con cui lui avrebbe ingollato un bicchier d'acqua. Avevo glissato su questo particolare perché non il tipo da vantarmi di queste "virtù" immeritate. Inoltre, avevo già dato prova delle mie capacità di ghiottone, quindi sarebbe stato meglio non esagerare. Più avanti, quando ormai avevamo raggiunto la soglia del locale, Shin si rivolse nuovamente a me, anche se questa volta lo fece a voce bassa, così che nessun altro potesse sentirci. Beh, sembra che a qualcuno piaccia dare ordini. Pensai tra me e me, mentre avrei risposto con un semplice cenno di assenso. Shin mostrava una certa intraprendenza che io non avevo mai posseduto. Non mi piaceva essere al comando e prendermi la responsabilità di scegliere per qualcun altro. Io volevo solamente stare nella mia stanza a mangiare patatine e a leggere manga.

    All'interno del locale, a differenza di quanto era successo nella strada, la mia massa ci era stata d'aiuto, poiché, vedendomi arrivare, molti degli avventori preferivano scansarsi, così da evitare di rischiare di essere travolti o calpestati. Al bancone imitai Shin, ordinando una birra per poi dedicarmi al nostro obiettivo. Oh, nessun problema. C'è chi è nato per comandare e chi per obbedire. Replicai, con un lieve sorriso stampato in volto. A quel punto, mi girai verso l'interno del bar, cercando di scorgere qualche particolare che ci avrebbe aiutato nella nostra missione.


    Edited by Bartok. - 19/6/2016, 22:06
     
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    Quiete prima della tempesta
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    Dopo aver osservato per quasi un'ora facce truci poco raccomandabili e volti induriti da una vita di stenti e privazioni come può esserla quella dei marinai, d'acqua dolce tanto quanto d'acqua salata, i due decisero che era giunto il momento di levare le tende. Non avevano avuto molta fortuna nella loro raccolta discreta di informazioni; non che Shin vi sperasse in ogni caso. Mentre uscivano dal pub notò che il sole si stava abbassando veloce all'orizzonte, tingendo il cielo di rosso. Tra poche ore sarebbe stato buio e loro sarebbero dovuti entrare in azione. Conscio che il compagno avrebbe brontolato se non si fossero fermati a mangiare qualcosa, o peggio temendo che sarebbe svenuto nel bel mezzo della missione se lasciato a stomaco vuoto, Shin fece un'ultima deviazione. Dirigendosi verso le banchine, seguito a ruota dall'Akimichi, giunse di fronte ad un banchetto dove alcuni uomini friggevano il pesce fresco appena consegnato, rivendendolo per una cifra modica in comodi coni di carta. Se vuoi del buon pesce fritto devi venire qui. Spero che ti piaccia! Rifocilliamoci per bene, più tardi non avremo tempo per altri spuntini!

    Le prime stelle iniziavano a fare capolino nel cielo nero. I due studenti si erano portati sul tetto di una struttura vicina al loro bersaglio per poter osservare la situazione. Su suggerimento del Kinryu entrambi erano trasformati in manovali del porto, in modo da celare la loro identità, anche se di certo sarebbero risultati comunque fuori posto. L'edificio su cui si trovavano era una triste palazzina abbandonata di almeno cinque piani. In alcune stanze trovavano saltuariamente rifugio sbandati e poco di buono, ma quella sera sembrava deserto. Accostato ad esso si trovava una struttura più bassa, di tra piani, che doveva essere stata una distilleria molto, ma molto tempo prima. Era possibile accedere alla sua terrazza attraverso una scala antincendio tutta arruginita del palazzo che vi passava proprio di fianco. Da lì, con un salto di due metri, si poteva raggiungere il soffitto spiovente dell'edificio dove si sarebbe dovuta rientrare la refurtiva. Il magazzino era un poco più basso, probabilmente formato da un ampio spazio centrale, circondato da scaffalature, e da un mezzo piano dove un tempo erano stoccati le merci. Almeno queste erano le informazioni contenute nel rapporto che gli era stato consegnato quella mattina: la realtà avrebbero dovuto scoprirla da soli entrando. Silenziosamente Shin fece notare al compagno la presenza di diversi lucernari, alcuni dei quali sembravano socchiusi, sebbene con quella tenue illuminazione non potesse esserne certo. Di sicuro il posto appariva dall'esterno abbandonato e non vi era traccia di nemici. Questo non lo rilassava neppure un poco, chi sa quali sorprese avrebbero trovato all'interno. Si mise a ragionare a voce alta in modo che Itaru potesse sentirlo ed eventualmente dare la sua opinione. Secondo il rapporto la banda responsabile del furto è composta da sei individui, ma se siamo fortunati non saranno tutti nel loro covo. Suppongo che almeno uno sia di guardia all'ingresso principale nonostante sia chiuso... indicò un cancello scorrevole dall'aria malmessa ...ed un altro sul retro, da quella parte, vedi la piccola porticina sulla vietta laterale? Rimase in silenzio, non serviva aggiungere che non aveva idea di dove si trovassero gli altri e che anche quelle, in fin dei conti, erano supposizioni. Ci sono delle piccole finestrelle su tutti i lati dell'edificio escluso quello frontale, forse una persona minuta potrebbe passarci. Guardò l'Akimichi, a cui quella parola di certo non si poteva applicare. Oppure come notavamo in precedenza potremmo forzare uno dei lucernari sul tetto e calarci da lì. Io propongo quell'opzione, ma vorrei sentire la tua opinione. Sarebbe rimasto dunque in attesa, magari il compagno aveva notato dettagli che a lui erano sfuggiti. Da lì a poco non ci sarebbe più stato tempo per le parole. Shin si godè per alcuni istanti la sensazione della brezza notturna sul volto. Quella tranquillità non era destinata a durare: era la classica quiete prima della tempesta.


    In verde Shin, in azzurro Itaru. I segni in rosso sono le scale antincendio, in marrone gli ingressi ai due edifici, in giallo le porte e il cancello del magazzino. Il soffitto degli edifici è una terrazza piatta, quello del magazzino un tetto a spioventi leggermente inclinato. In bianco i lucernari. Su i tre lati sono presenti finestre al pian terreno. Quello davanti la via principale è un canale. La larghezza delle stradine laterale è di poco inferiore ai due metri. Enjoy ^^
     
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    I miei occhi guizzavano da una a parte all'altra del magazzino, sondandone la struttura per cercare di capire quale fosse il punto migliore per mettere in atto il nostro piano. Non avrei risposto a Shin, preferendo rimanere in silenzio, così da concentrarmi maggiormente. Avevo bisogno di maggiori informazioni per prendere una decisione saggia. Ovviamente, si trattava pur sempre di una missione da studenti, quindi non mi aspettavo di dover affrontare chissà quale avversario, ma non avevo intenzione di rischiare troppo. Desideravo tornare a casa illeso e senza affaticarmi troppo, pertanto era necessario elaborare il piano migliore possibile. Dubitavo della mia capacità di creare una strategia adatta ai miei scopi, ma avrei fatto comunque un tentativo. Forse mio padre aveva ragione. Forse avrei dovuto credere di più in me stesso. Scacciai rapidamente la sua immagine dalla mia mente. Non era il momento di mettersi a ragionare sulle mie paturnie adolescenziali sul rapporto genitori-figli. In seguito a quel flusso di coscienza rapidamente troncato, la mia espressione sarebbe immediatamente cambiata. Pensare a Ozai mi aveva fornito un'ottima idea per portare a termine la missione con il minimo sforzo possibile.Non era insolito che vedendo mio papà, a causa del suo aspetto e della sua fama, molti dei suoi nemici desistessero dall'affrontarlo, preferendo la fuga. Alla mia maniera, anche io avrei sfruttato la paura per evitare di affrontare i banditi. Probabilmente, se gliel'avessi raccontato, non sarebbe stato fiero di me. Beh, non si può sempre avere tutto dalla vita. Pensai, inarcando le sopracciglia.


    Cercando di fare il meno rumore possibile, avrei condiviso con Shin la mia illuminazione. Ho un piano. Io entro dal lucernario, tu fa quello che preferisci. Userò la tecnica della trasformazione per distrarre i banditi, tu nel frattempo recupera la refurtiva. Non appena avremo preso ciò he ci serve, scapperemo dall'uscita più vicina. D'accordo? Una volta ottenuto il consenso dell'altro studente, mi mossi rapidamente e con la massima furtività verso la scala più vicina, così da poter scendere sul tetto dell'edificio adiacente a quello su cui ci eravamo piazzati. Dopo essermi guardato attorno per controllare che nessuno potesse vedermi, proseguii fino a raggiungere l'estremità opposta. A quel punto eseguii un grande balzo, atterrando sul magazzino dove era stata portata la rara spezia destinata al Damyo. Mi abbassai, stendendomi completamente sulla superficie del tetto e, facendo attenzione a non scivolare, strisciai fino a raggiungere uno dei lucernari. Diedi una rapida occhiata all'interno della struttura, così da poter valutare le mie possibilità d'azione dopo la mia entrata scenica. Speravo non ci sarebbe stato bisogno di combattere, ma non potevo esserne sicuro al 100%. Prese le dovute precauzioni, mi alzai in piedi, poi colpii rapidamente la superficie in vetro con un calcio, mandandola in frantumi. Sfruttando la caduta dei frammenti come copertura, mi sarei immediatamente buttato nell'apertura che avevo appena creato. Prima di attraversarlo, tuttavia, avrei composto un rapido sigillo, così da eseguire la tecnica della trasformazione. Avrei ingrandito il mio aspetto, mutandomi in una creatura mostruosa che avrebbe causato incubi per molte notti agli sventurati che mi avrebbero visto. All'interno del magazzino, avrei preso a seminare il caos tra i presenti, ammesso che ce ne fossero, così da dare una possibilità a Shin agire indisturbato
     
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    Shin rivolse uno sguardo perplesso al compagno. Non aveva contemplato la possibilità di separarsi per portare a termine la loro missione, ma l'espressione convinta dell'amico lo convinse. Doveva avere in mente un buon piano.
    D'accordo, mentre tu li tieni occupati entrando dall'alto forzerò una delle porte posteriori muovendomi di soppiatto in modo da non essere scoperto. Fece una breve pausa, non aveva idea di come comunicargli la riuscita o meno del piano. Avrebbero improvvisato. L'intera operazione non durerà più di cinque minuti, se non hai mie notizie prima esci dal magazzino. Il punto di ritrovo è il pub del porto dove ci siamo fermati nel pomeriggio. In mezzo alla gente sarà più facile far perdere le nostre tracce. Lo fissò un'ultima volta, prima di scattare verso la sua posizione. In bocca al lupo.
    Mentre l'Akimichi scavalcava il parapetto atterrando sul tetto del magazzino, Shin si calò appostandosi all'angolo dell'edificio. Durante il sopraluogo aveva notato una piccola porta d'emergenza, probabilmente sbarrata, che faceva proprio al caso suo. Se qualcuno la sorvegliava lo faceva dall'interno, visto che la strada dove lo studente si trovava era deserta. Attese, in silenzio, con tutti i muscoli tesi. Il tempismo era essenziale. Non appena udì il suono di vetri infranti colpì con un pugno potenziato dal chakra la malmessa maniglia, facendola scattare. Per un istante trattenne il respiro, ma non si udiva nessun rumore provenire dall'interno. Con ogni precauzione, entrò nella struttura.
    Nella penombra che lo circondava riusciva a distinguere le sagome di bassi mobili, probabilmente si trattava di un ufficio contabile dove in passato venivano registrate le transizioni commerciali. Sbaciò leggermente la porta successiva che dava sul magazzino vero e proprio, constatando che l'intervento di Itaru aveva gettato i criminali nel caos più totale. Terrorizzati dalla figura bestiale comparsa dal lucernario scappavano in ogni direzione. Shin ne vide uno gettarsi addirittura dal piano rialzato pur di sfuggirle, atterrando malamente al suolo. Nonostante si fosse procurato un'evidente storta tuttavia quelli continuò ad arretrare, cercando di raggiungere il cancello principale che due suoi compagni, altrettanto spaventati, stavano spalancando per darsi alla fuga. Un quarto uomo, correndo verso un'altra uscita, passò a pochi passi da Shin senza notarlo. Non ci pagano abbastanza per questo lavoro!
    L'unica persona che sembrava mantenere la calma si trovava al centro dello spiazzo principale, vicino ad una cassa rovesciata su cui era appogiata una scatoletta intarsiata. Doveva trattarsi del capo che faceva la guardia al suo prezioso bottino. Razza di smidollati, rimanete ai vostri posti! Il Kinryu prese la sua decisione senza esitare. Componendo un unico sigillo aumentò esponenzialmente la rapidità dei suoi movimenti, rendendosi impercettibile. Prese il boss alle spalle, colpendolo con un potente gancio alla nuca. Simile ad uno spaventapasseri privato del suo sostegno l'uomo cadde al suolo, privo di coscienza. Quando lo studente rialzò gli occhi per studiare la situzione, si rese conto che la loro missione era compiuta. Nel magazzino erano rimasti solamente lui, il malavitoso suo prigioniero e il compagno, ancora trasformato in mostro. Il giovane si grattò perplesso dietro la testa. D'accordo che avevano affidato quella missione a degli studenti, letteralmente, alle prime armi, ma se la immaginava un po' più tosta. Tuttavia decise di non lamentarsi e ringraziò con una muta preghiera i kami per averli favoriti quel giorno. Facendosi incontro ad Itaru gli battè una mano sulla gamba bestiale. Può bastare credo. Abbiamo sia la merce che il responsabile, successo al 100%! Una volta sciolta la tecnica della trasformazione gli avrebbe dato il cinque. A recuperare i pesci piccoli ci avrebbero pensato le forze di polizia in un secondo momento. Andiamo a consegnarli alle autorità e poi dritti a mangiare qualcosa, sono esausto! In realtà il ragazzo era apposto così, ma era certo che l'Akimichi gli sarebbe stato grato per quella proposta. L'amicizia in fin dei conti era anche questo, conoscere i desideri dell'altro e soddisfarli prima che vengano espressi.


    Ringrazio Bartok per la giocata. Alla prossima!
     
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