Missione nel Quartiere dei Piaceri

La giornata era iniziata decisamente male.
L'arrivo della missiva recapitatale da un funzionario del Villaggio l'aveva lasciata del tutto interdetta, senza contare che Akemi non le aveva mai accennato nulla rispetto alla possibilità che, presto o tardi, qualcuno sarebbe infine venuto a cercarla per sfruttare le sue abilità.
Piuttosto carenti, a dire il vero; ma pur sempre meglio di niente.

- Che cos'è una 'missione formale interna al Villaggio'? - chiese quindi, leggendo dal foglio.

Akemi, seduta sul tatami, sorbiva in silenzio il suo té e non sembrava particolarmente turbata da quella svolta inattesa.
Nonostante facesse ancora molto freddo indossava un elegante kimono estivo dalle trame floreali e quel giorno aveva deciso di lasciare sciolti i folti capelli fulvi che le ricadevano con grazie sulle spalle.
Era tornata a casa da poco da una missione di ricognizione lungo il perimetro del Paese delle Risaie, ma questo non significava che vi sarebbe rimasta a lungo. Era anzi piuttosto probabile che sarebbe ripartita la mattina seguente, con poco preavviso, e che intendesse godere di tutte le comodità di casa sua prima di andarsene di nuovo.
Si limitò a osservare la figlia con aria indifferente e a consumare i suoi sottaceti come se non fosse successo nulla di importante.

- Un gran seccatura. - rispose quindi, dopo qualche secondo. - Significa solo una gran seccatura.

Chiharu si inalberò e gettò la lettera da una parte, visibilmente scocciata.
Sapeva che negli ultimi tempi il Villaggio del Suono si trovava a corto di personale; durante una delle missioni condotte dalla madre erano morti un paio di chuunin freschi di promozione, segno che il loro addestramento non era stato sufficientemente incisivo da salvare loro la vita in situazioni di pericolo.

- Che cosa vogliono da me? Non sono una kunoichi di Oto.

- Non ancora. - riprese la donna, sibillina. I suoi profondi occhi scuri scrutarono la figlia con uno sguardo colmo di comprensione, come se potesse indovinarne i pensieri senza fatica. - Ma presto lo sarai.
Anzi... - aggiunse subito. - ... lo sei diventata in questo momento.

Posò la tazza e le bacchette sul tavolino di legno dipinto e uscì senza aggiungere altro: la loro conversazione era già terminata, con sommo disappunto della giovane otese.
Da anni Chiharu si addestrava nelle arti marziali per entrare all'Accademia e seguire le orme di sua madre: non aveva desiderato altro sin da quando era bambina. Ma obbedire agli ordini di un uomo al servizio del Villaggio e svolgere delle incombenze per suo conto era del tutto diverso.
Viveva a Oto perché Akemi aveva avuto la compassione di adottarla quand'era ancora in fasce, ma questo non significava che lei provasse qualche genere di sentimento patriottico.
I suoi genitori provenivano probabilmente dal Paese della Luna e dunque il Suono non era affatto il suo Villaggio natale.
Era il luogo in cui viveva: non avrebbe potuto fare altrimenti.
Ma giurare lealtà ai suoi valori... Questo era fuori discussione.

~

L'edificio dell'Amministrazione era un luogo drammaticamente triste, dall'aria tanto mesta che Chiharu si stupì nel non trovarlo abbandonato.
La solerzia dei burocrati nell'archiviare pratiche e nell'accogliere i visitatori si scontrava con l'aspetto desolante dell'edificio ma non contribuiva certo a renderlo meno deprimente; un uomo al bancone la indirizzò subito verso l'ufficio di Yakushi, che la stava aspettando alla sua scrivania.
Di lui non sapeva niente, se non che era un jonin dall'esperienza pluriennale, più volte coinvolto in missioni pericolose per conto del Villaggio, con tendenze al sadismo e dai metodi decisamente poco ortodossi; ragion per cui il funzionario all'accoglienza aveva pensato bene di manifestare tutto il suo dispiacere per le sorti della ragazza.
Guardandolo lo si sarebbe potuto trovare un uomo di bell'aspetto, se non fosse stato per il volto coperto di cicatrici e per la presenza al suo fianco di un rettile dallo sguardo intelligente che gli conferiva un'aria davvero poco raccomandabile.

- Yakushi-san. - esordì, chinando il capo in segno di reverenza. - Mi chiamo Chiharu Asai e sono stata convocata al vostro cospetto per una missione per conto di Oto.
Richiesta che mi lasciato piuttosto perplessa, dal momento che non possiedo alcun grado ninja: vi prego quindi di chiudere un occhio sulle mie alquanto scadenti abilità e di essere comprensivo nei miei confronti.
- gli disse con un punta di sarcasmo nemmeno troppo velato.

Quel giorno aveva deciso di indossare un kimono color seppia cucito a mano da una famosa sarta del Paese della Nuvola a cui aveva applicato, all'altezza del petto, un fiore bianco colto durante il tragitto.
Chiharu era una ragazza dall'aria semplice, senza alcun segno particolare - fatta eccezione per il disarmante pallore del suo viso - che vestiva sempre in maniera sobria e veniva ricordata da tutti per i suoi modi educati anche se quantomai adulatori.
I suoi profondi occhi scuri erano illuminati da un bagliore di straordinaria vivacità, in netto contrasto con tutto il resto della sua persona, fatto che coglieva di sorpresa la maggior parte della gente, tendente, per abitudine o forse per pigrizia, a giudicare il prossimo dalle apparenze.
Ma quel Febh Yakushi di studenti in erba doveva averne visti tanti e non si sarebbe certamente fatto impressionare dalla prima ragazzetta dalla lingua un po' troppo sciolta presentatasi nel suo ufficio.

Le ragioni della sua presenza in quell'ufficio furono presto chiare: uno scambio di persona.
Era Akemi ad essere stata convocata dall'amministrazione, non lei; avrebbe dovuto pensarci subito, non poteva trattarsi che di un errore.
Ad ogni modo, ringraziò l'uomo con un breve inchino, prima di rivolgere uno sguardo alquanto sospettoso alla lucertola parlante.

- Sì, Akemi Asai è mia madre. - rispose secca e con tono inespressivo. - Comunque, ehm... farò del mio meglio per portare a termine l'incarico, Yakushi-san.

Si congedò subito dopo, seguita dall'animale che aveva accettato, seppur con una certa riluttanza, di seguirla per aiutarla ed evidentemente sorvegliarla durante quella sortita alquanto singolare.
Dare una lezione ai gestori di una bisca clandestina? Che compito era mai quello?
Aveva sempre pensato che gli shinobi dovessero occuparsi di questioni più nobili e delicate come missioni internazionali o di ordine interno, garantire l'ordine e la pacifica convivenza tra i cittadini, far rispettare le regole e aiutare il prossimo.
Quello che le era stato aveva affidato sembrava piuttosto un lavoro da faccendieri della mala.


~


Chiharu conosceva bene il Quartiere dei Piaceri.
Sebbene non fosse solita frequentarlo di sovente, le piaceva mangiare in un ristorantino di periferia che cucinava dell'ottimo cibo da strada a buon mercato e in porzioni abbondanti.
Si concesse infatti un cartone di frittura prima di recarsi all'ingresso della bisca a passo svelto, ma senza dare l'impressione di volersi affrettare più del dovuto.
Quella zona del Villaggio era un luogo frequentato da un gran numero di persone di diversa estrazione sociale e costituiva a tutti gli effetti uno dei principali motori economici della zona.
Ta era una nazione a vocazione prettamente agricola, ma Oto riusciva a dare lavoro a molte donne - ma anche a molti uomini - impiegate in alberghi, bettole da quattro soldi come anche in raffinate case da té, negozi di animali, bordelli o lussuosi ristoranti in cui i clienti più facoltosi potevano permettersi l'intrattenimento offerto da cortigiane e danzatrici di gran classe.
Tutto sommato l'atmosfera che si respirava per quelle strade non era così squallida come si sarebbe potuto pensare in un primo momento; fatta eccezione per i locali più sordidi e miserabili della città, quelli per gente disposta a spendere poco più di una manciata di ryu per un amplesso veloce e poco impegnativo alla luce impietosa di una lampada ad olio, buona parte delle case da gioco o di incontri recavano insegne luminose e colorate e si poteva intravedere, dietro graziosi paraventi, donne dall'aspetto pulito e dall'aria gentile.
A Chiharu non era mai stato dato il permesso di allietare le sue serate in luoghi come quelli, ma nulla le vietava di farlo quando Akemi era lontana e non era in grado di sorvegliarla.
Intrattenersi con una donna o magari scommettere qualche soldo in una partita a dadi non le erano mai sembrate attività troppo disdicevoli per una ragazza come lei, sulle cui spalle non gravavano, per sua fortuna, l'onore di un clan nobile o il buon nome di una ricca famiglia del Villaggio.
Era una persona come tante che si mescolava benissimo nel tessuto sociale della città.
Aveva un aspetto ordinario, degli abiti ordinari, un modo di fare ordinario.
A chiunque che non l'avesse osservata bene non sarebbe sembrata una ragazza a cui dare troppa attenzione. Perciò, una volta giunta all'ingresso della bisca, Chiharu si limitò a osservare con aria noncurante il buttafuori e valutare rapidamente il da farsi.
Era un biondino a cui piaceva darsi delle arie per sembrare un duro, niente che potesse impensierirla; per prima cosa gli si avvicinò continuando a sbocconcellare la sua frittura, dopodiché gli rivolse un enorme sorriso prima di salutarlo con un breve cenno della mano.

- Ehi! Come va? gli chiese, guardandolo con aria trasognata. - Purtroppo ci sono dei problemi con i vostri pagamenti.
Non che a me importi qualcosa, beninteso. Ma ai tizi che mi hanno mandato non va molto a genio.

Gli parlò con una tranquillità sovrannaturale, come se non stesse affatto cercando di intimidirlo o di minacciarlo; a chiunque fosse passato di lì in quel momento sarebbe solo sembrato di stare assistendo a una conversazione tra due vecchi amici che si salutavano e si aggiornavano sulle ultime novità.

-Ora ti devo pestare, così sapranno che ho fatto il mio lavoro.
Niente di personale. - aggiunse infine, caricando un pugno verso di lui.

Fu un attacco rapido, inaspettato e anche piuttosto infido.
Lo scopo della giovane era quello di colpire il buttafuori con un violento montante sotto il mento, portato avanti con il braccio sinistro, poco dopo aver impastato un po' di chakra nella mano per potenziare il colpo. [I Slot Azione - Montante][Velocità: 100][Forza: 150][Consumo Chakra: 5]
A quel punto, senza perdere altro tempo Chiharu lo attaccò nuovamente con un calcio rotante; impastò altro chakra nella gamba destra, compì una rapida rotazione verso sinistra e cercò di colpire il ragazzo al petto, con lo scopo di sbalzarlo via, a qualche metro da lei. [I Slot Tecnica - Note del Dolore: Do! Re!][Velocità: 100][Forza: 175][Consumo Chakra: 10]

Dopo aver subito malamente sia il montante che il potente calcio rotante, il ragazzetto rotolò via andando a sbattere contro il muro dell'edificio e rivolgendo alla giovane improperi di vario genere, a cui lei però non prestò particolare attenzione.
Lo vide correre nella sua direzione con la chiara intenzione di colpirla al ginocchio, cosicché le bastò abbassarsi un poco per frapporre al colpo il suo braccio destro [I Slot Difesa - Parata][Riflessi 125][Ferita Leggera][Consumo Chakra: 2,5] e in seguito spostarsi rapidamente verso destra per evitare il pugno al fianco [II Slot Difesa - Schivata][Riflessi 100]; si difese dal secondo attacco coprendosi il naso con l'avambraccio [III Slot Difesa - Parata][Riflessi 125][Consumo Chakra: 2,5] preparandosi quindi a contrattaccare.
Come aveva immaginato l'attacco del buttafuori si era rivelato piuttosto blando; il braccio destro le doleva un po' in seguito alle due parate che aveva effettuato poco prima, ma non era nulla che potesse davvero impedirle di continuare lo scontro.

Per prima cosa etrasse la sciabola dal fodero di cuoio con un gesto rapido benché poco elegante e la impugnò saldamente con la mano destra [Gratuito - Estrarre Arma: Dadao]; dopodiché menò un rapido fendente all'altezza del petto del biondino, con l'intenzione di ferirlo gravemente [I Slot Azione - Fendente][Velocità: 100][Forza: 100][Dadao].
In seguito, ripetè lo stesso gesto stringendo però l'elsa dell'arma con entrambe le mani e in senso inverso, da destra verso sinistra, anche questa volta all'altezza del petto [II Slot Azione - Fendente ][Velocità: 100][Forza: 100][Dadao].
A quel punto tentò un affondo al basso ventre, trovandosi in una posizione favorevole a quel tipo di attacco.
[III Slot Azione - Affondo ][Velocità: 100][Forza: 175][Consumo Chakra: 10]

Nel frattempo Chiharu, alle prese con il suo primo pestaggio per conto del Villaggio, scoprì di essere in presenza di uno spettatore; si trattava di un uomo piuttosto giovane e ben vestito che li osservava con un'espressione sorniona e a tratti persino divertita. A giudicare dall'aspetto non doveva essere un mascalzone qualsiasi; forse uno shinobi di Oto trovatosi laggiù per caso, oppure un pervertito qualunque che considerava eccitante guardare una ragazzina nel bel mezzo di un combattimento di strada.
Non ci voleva poi molto per trasformare una schermaglia come quella in una scena di ben altro genere; serviva solo una fantasia galoppante e una vivace immaginazione per calarsi in situazioni triviali e decisamente indecenti.

- Oh fate pure! - gli rispose la giovane, scoccandogli uno sguardo che avrebbe dovuto far impallidire il più pericoloso dei Nukenin - Mettetevi comodo, Shimon-san.
Vogliate scusarmi se non vi faccio tante cerimonie: al momento sono piuttosto occupata.

Lo guardò con un'espressione a metà tra il disprezzo e il dileggio, non sapendo nemmeno lei se sorprendersi o sdegnarsi.
Che posto era mai quello? Due ragazzini si picchiavano per strada e gli adulti rimanevano a godersi lo spettacolo?
Akemi aveva ragione: quella missione era solamente una gran seccatura, ma stava prendendo una direzione a dir poco pericolosa.
D'altra parte Chiharu non era altro che una campagnola cresciuta da sola a causa delle continue assenze della madre adottiva; non aveva frequentato l'Accademia e non aveva familiarità con gli usi e costumi della gente di città.
Tutto la meravigliava e spesso anche le cose più normali riuscivano ad avere per lei il peso di un oltraggio o di una sfida alle regole del buonsenso.
Per fortuna, pensò, lo scopo di quel lavoro non era quello di far fuori il teppistello di periferia a guardia della bisca, ma solo di cambiargli i connotati per fare in modo che il messaggio arrivasse alle persone giuste.
Perché allora Shimon aveva parlato di macello?
C'era forsa qualcosa che Febh non le aveva detto?
E dov'era finito il dannato rospo che era venuto con lei?

Nonostante fosse riuscita a mettere fuori gioco il buttafuori della bisca, la faccenda non era certo finita lì.
Il suo compito consisteva nel mettere paura al proprietario dell'attività clandestina e quindi tornare da Febh per fare rapporto, così Chiharu fece per rinfoderare la sciabola con l'intenzione di fermarsi in quel ristorantino all'angolo a mangiarsi un'altra generosa porzione di frittura di polipo.
Ma le cose non andarono così.
L'uomo dai capelli verdi, dopo aver assistito al pestaggio del giovane, si rivelò essere il capo della bisca, nonché l'esponente di un gruppo ch'egli chiamava "le Asce".
La proposta di unirsi alla sua banda era piuttosto allettante, se non fosse che Chiharu non voleva avere niente a che fare con i malviventi di Oto e con la criminalità organizzata.
In primo luogo, non sentiva la necessità di ottenere protezione o qualche altro genere di vantaggio offerto in cambio dei suoi servigi.
Riteneva altresì probabile che tra gli sgherri della malavita si aggirassero individui molto più pericolosi di lei e non aveva la minima intenzione di morire prima ancora di aver raggiunto la maggiore età.
Per ultimo, era certa che Akemi non avrebbe mai accettato di vederla scorrazzare in giro a qualsiasi ora del giorno e della notte a spaccare mascelle o intimidire i nemici della banda.
Era certa che l'Amministrazione avrebbe potuto garantirle divertimento e protezione sufficienti a rappresentare la scelta migliore, in una situazione come quella, dal momento che i metodi utilizzati dalle loro gerarchie non differivano poi molto da quelli dei volgari criminali delle periferie.

- Sono lusingata, Shimon-san. Davvero. - rispose allora, sorniona, difendendosi dal ceffone spostandosi appena di lato. [I Slot Difesa - Schivata][Riflessi 125][Consumo Chakra: 2,5] - Le vostre maniere così raffinate convincerebbero chiunque.
Ma sono desolata nel constatare che tutto sommato non ho il potere di prendere una simile decisione.

Frappose tra sé e il pugno diretto allo stomaco il suo braccio sinistro, cercando così di assorbire il colpo, che però le causò comunque un certo dolore [II Slot Difesa - Parata][Riflessi 150][Bende rinforzate: Resistenza 3, Potenza 10][Consumo Chakra 5][Ferita Mezza Leggera], dopodiché, incapace di sfuggire al terzo, pericoloso ceffone, rimase immobile prendendoselo in faccia mentre contemporaneamente contrattaccava con un rapido affondo diretto allo stomaco di lui [S&M - III Slot Difesa + I Slot Azione - Affondo][Velocità: 100][Forza: 150][Consumo Chakra: 5][Ferita Mediograve]

- Temo che rimarremo entrambi delusi dall'esito di questa nostra conversazione. aggiunse quindi, dando segno di aver accusato il colpo appena ricevuto.

Erano stati sufficienti pochi fraseggi per metterla in seria difficoltà; il teppistello che aveva sistemato non era stato un grosso problema, mentre quel gerarca delle Asce era probabilmente un avversario molto oltre il suo livello.
La lucertola di Febh avrebbe anche potuto iniziare a darle una mano, a meno che l'intento del suo padrone non fosse stato quello di mandarla davvero a morire come carne da macello; in quel caso avrebbe fatto meglio a fuggire a gambe levate senza guardarsi indietro.
E pazienza se si trattava di un'azione molto poco onorevole.