La natura Morta

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    L'Oscuro passato







    Quando l’insistente trio si ripresentò alla capanna il vecchio era nuovamente steso, nella sua folle apatia badava poco a ciò che lo circondava, probabilmente fino a quando il suo stomaco non avesse deciso di essere vuoto da troppo tempo e l’istinto lo portasse a lamentarsene.
    Quando Youkai entrò nella stanza stava borbottando chissà che cosa a di certo non si aspettava il ritorno del suo incubo peggiore, non ne aveva sentito la voce quel giorno e tantomeno ne aveva visto la mimica, sgranò gli occhi e prese ad arretrare nel letto, fino a cadere rovinosamente, ma parve non sentire alcun dolore: troppa paura.

    Ti… ti p-pr-prego!

    Prese a mugugnare e piangere al contempo, una scena fin troppo avvilente per chiunque avesse un cuore dentro al petto.
    Ma quello di cui si stava parlando era un valoroso ninja della foglia, uomini forgiati da continue battaglie, come poteva essersi ridotto in quello stato?

    Non uccidermi!
    Non lo fare!


    Di sicuro Youkai era riuscito a prendere le giuste sembianze per avere risposte certe: il volto che il vecchio aveva visto quel giorno era proprio quello!
    Raccolto in un angolino l’uomo aveva preso a farneticare qualcosa di incomprensibile, sarebbe stato impossibile comprendere di più da i suoi ricordi senza un metodo d’azione più preciso di quello usato dallo svogliato ninja.
    Qualche anno prima, durante quel terribile evento l’uomo era stato esclusivamente uno spettatore, uno shinobi non coraggioso, ma nemmeno codardo. Ciò che aveva visto infatti non rappresentò in quel momento un pericolo della Foglia, certo, forse qualcuno aveva perso la vita in quel frangente aveva visto una persona arrivare ed una andare via, ma come potevano i tre saperlo?
    Ma era certo che ogni sua parola, per quanto sconclusionata, fosse reale, quel giorno nulla sarebbe cambiato se il suo spirito non l’avesse portato ad analizzare il cratere poco dopo l’avvento del fulmine. Aveva atteso che il predatore se ne andasse per poi razzolare nella sua culla come un topo, ma non riusciva ad accorgersi che ogni passo verso la collina era un passo verso la morte della sua ragione e quando posò il piede all’interno di quella zona maledetta lui venne corroso, come la natura stessa. Il suo corpo riuscì a resistere, a riprendersi, ma per la sua testa era troppo tardi, il male vi aveva fatto breccia contaminandola senza scampo, sarebbe scappato a gambe levate, rincorso da ombre che solo i suoi occhi potevano vedere e rendendo il suo incubo ancora più grande di quanto non fosse stato in realtà.
    Tutte quelle paure gli scorrevano davanti come un film rovinato in un cerchio quasi impossibile da interrompere.
    C’era per quegli shinobi un modo per interromperlo?
    Intanto il vecchio aveva preso a dondolarsi compulsivamente con le mani alle tempie.

    Non di nuovo… non quel nero… basta… basta…

    Gli occhi si muovevano spiritati per tutta la stanza cercando di aggrapparsi a chissà quale speranza, ma non c’era nulla che potesse salvarlo dal suo incubo… tranne la vetrinetta dove erano conservati i suoi medicinali.
    Si, tra di quelli c’era sicuramente la soluzione, quando sentiva i ricordi terrorizzarlo sua moglie prendeva sempre qualcosa da li.
     
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